lunedì 13 luglio 2020

Stax SR-L500 e le altre cuffie elettrostatiche

Forse non serve ma una breve premessa non si può saltare. L'altoparlante elettrostatico è la principale alternativa all'altoparlante dinamico sin dagli anni '60 del secolo scorso. Semplificando al massimo e saltando una descrizione funzionale che si può trovare sul web senza problemi, l'altoparlante elettrostatico muove l'aria e quindi diffonde la musica con una superfice leggerissima nella quale ogni punto è mosso dal driver, mentre nell'altoparlante dinamico magnetico l'aria è messa in movimento da un altoparlante a forma di cono o di cupola di materiale rigido ma il driver agisce solo alla sua base.

Il risultato è che quasi nulla si perde in distorsione o risposta in frequenza non lineare rispetto al segnale elettrico in ingresso, nel quale era stata codificata la musica. Mentre nell'altorparlante dinamico le mai del tutto eliminabili deformazioni dell'equipaggio mobile introducono inevitabilmente distorsione e anomalie nella risposta in frequenza e nella risposta. Per dimensionare la differenza, un elettrostatico ha un tasso di distorsione di uno o due ordini di grandezza inferiori, una risposta ai transienti molto più veloce grazie all'equipaggio mobile estremamente leggero e una risposta in frequenza molto più lineare sia in ampiezza che in fase.

Bene, allora perché si continuano a costruire diffusori con altoparlanti dinamici?
Non solo, sono anche la quasi totalità. Il motivo è semplice: per muovere la quantità di aria necessaria a riprodurre le frequenze inferiori occorre una superfice molto grande e quindi diffusori molto ingombranti e ci sono quindi pochissimi esempi di diffusori elettrostatici full-range, che inoltre diventano costosissimi. La principale casa che produce ancora diffusori elettrostatici, la Martin Logan, adotta una soluzione ibrida con una sezione bassi con altroparlanti dinamici (woofer) e medio-alti elettrostatici.
Negli ultimi anni, inoltre, la tecnica degli altoparlanti dinamici ha fatto grandi passi avanti riducendo in parte il distacco.

Una immagine della STAX SR-L500, il modello oggetto della prova

 Le limitazioni del sistema elettrostatico diventano ovviamente meno stringenti se lo si vuole utilizzare per realizzare delle cuffie stereo e di conseguenza sin dagli inizi dell’Hi-Fi sono state progettate cuffie con questa tecnologia.
Rimangono sempre alcuni vincoli e costi più elevati rispetto alle cuffie dinamiche: a) e’ necessaria un’unità driver specifica, non si possono  collegare alle uscite cuffia standard; b)  non possono essere quindi usate in mobilità;  c) richiedono una costruzione particolare per la necessità di gestire in sicurezza corrente ad alto voltaggio (anche se a basso amperaggio).
Le marche che propongono modelli con questa tecnologia sono quindi state sempre poche e lo sono tutt’ora, al momento 3, Hifiman, Sennheiser e Stax, solo  quest’ultima con una gamma completa.

A cosa servono le cuffie elettrostatiche
In base alle premesse, ad ascoltare la musica con la migliore tecnologia disponibile, e quindi con la massima fedeltà al contenuto musicale. Un obiettivo di una certa rilevanza quindi, anche se ovviamente sempre con i limiti nella ricostruzione spaziale, tipici delle cuffie.
In un impianto ha anche un altro scopo:  costituire un riferimento per valutare gli altri suoi componenti. Per i loro limiti intrinseci non potranno mai avere le stesse prestazioni e quindi si potrà giudicare con precisione le loro carenze, il gap, grande o piccolo che sia.
Per questo scopo negli impianti tradizionali degli anni ‘70 erano sempre previste cuffie stereo di qualità.

Le cuffie elettrostatiche in prova: Stax SR-L500
Dopo tutta questa premessa teorica, però necessaria perché la tecnologia elettrostatica e’ molto poco diffusa e anche poco conosciuta, veniamo finalmente alla presentazione e breve prova sul campo delle cuffie da me recentemente acquistate.

Il produttore
La Stax e’ una casa giapponese che ha inizato a proporre cuffie elettrostaticihe nel 1960 e che non ne ha mai cessato la produzione.  Da diversi anni non era più distribuita in italia ma da 2 anni ha ripreso la distribuzione ed e’ spesso presente nelle mostre ad opera di alcuni negozi che la propongono. Ha una gamma completa che parte da un modello entry level a prezzo ancora umano per arrivare a modelli top dal costo di migliaia di Euro (come tutte le cuffie top).
Per il set completo cuffie + driver unit si parte da poco più di 1000 € per arrivare a 10.000 circa per i top di gamma. Anche per driver unit c’è tutta una gamma che parte da modelli semplici a modelli che includono anche un DAC o con finale a tubi.

Come è fatta e come si collega
La driver unit e’ l’equivalente di un ampli per cuffie, ma può pilotare solo cuffie elettrostatiche Stax, con un connettore a standard AEB. Ovviamente ha un controllo di volume e si connette all’uscita tape dell’amplificatore (o a qualsiasi uscita RCA pin jack).
La cuffia vera e propria e’ di tipo circumauruale (racchiude l’orecchio) per garantire il massimo isolamento e le massime prestazioni e il cavo a 5 poli e’ piuttosto consistente anch’esso.

La cuffia come arriva nel suo box
L’ascolto
Una volta collegata la driver unit con un buon cavo non bisogna fare altro che indossare le cuffie e avviare l’ascolto, il comfort non è ai massimi livelli ma nonostante sia piuttosto pesante si bilancia abbastanza bene sul capo e si può indossare anche a lungo, inclusi i mesi estivi. Questo nei modelli della serie L (lambda). Nei modelli superiori 007 e 009 con l’uso di materiali più pregiati il comfort dovrebbe essere un poco superiore.

Riguardo all’ascolto vero e proprio la prima cosa da descrivere e’ la prima impressione (che per me risale a qualche anno fa, non è la mia prima ES) che e’, lo devo dire, di stupore. Tutto quello che vorremmo apprezzare nell’ascolto ci viene proposto con disarmante facilità. Ci stupiscono in particolare:
  • la trasparenza: gli strumenti e la voce ci arrivano così come sono stati  registrati, grazie alla bassissima distorsione, e si sente
  • il bilanciamento ottimale tra di essi, grazie alla risposta in frequenza lineare, piatta
  • l’assenza di code e la risposta istantanea ai transienti
  • la risposta estesa alle basse frequenze riprodotte senza rimbombi ed enfatizzazioni derivanti dall’ambiente
  • la localizzazione immediata degli strumenti e voci nell’immagine stereo.
Per intendersi, non è che livelli simili di precisione non si possano apprezzare anche con cuffie dinamiche top di gamma, la differenza è che qui il risultato è garantito, dipende dalla tecnologia adottata e correttamente implementata, l'impressione netta è di essere arrivati al top e che non ci sia nulla da chiedere in più. Come conferma anche il fatto che ci viene naturale alzare il volume.

Alcuni esempi di ascolto
Beatles
Con una cuffia elettrostatica si parte inevitabilmente alla riscoperta di qualcosa che si conosce. Ad esempio i Beatles, White Album. Volevo riascoltare While My Guitar Gently Weeps di cui avevo revisionato la traduzione. La separazione tra gli strumenti e le voci non mi sembravano ottimali in un recente ascolto. Colpa del missaggio stereo? No, con la Stax si apprezza l'assieme ma volendo ci si può concentrare sui singoli strumenti, per esempio la chitarra acustica di George inevitabilmente meno evidente rispetto alla chitarra elettrica di Eric Clapton nell'ascolto precedente con la Grado SR-80. Oppure sull'accompagnamento al basso di Paul, dove potevo seguire bene le variazioni di ritmo e tono e apprezzare la precisione del grande Macca o, ancora, sulla chiara evidenza della voce raddoppiata per George, accorgimento spesso adottato qui nel missaggio. Ma la riscoperta più interessante è stata Dear Prudence, una canzone apparentemente "minore" in questo storico album, ma in realtà piuttosto interessante. Si apprezza ancor più il notevole apporto di Paul al basso, i continui cambi di tempo che arricchiscono un brano molto semplice come struttura e idea musicale, nettissimo il suono del suo celebre "violin bass" Hofner 500/1.

Dead Can Dance
Netti e precisi i suoni etnici che punteggiano l'album Into The Labyrinth, ma l'obiettivo era ascoltare la versione per voce sola della ballata irlandese The Wind That Shakes The Barley, sempre alla ricerca delle differenze e dei plus rispetto agli ascolti precedenti con le casse acustiche o con la cuffia dinamica. Ottima presenza della voce e delle sue particolarità ma l'elemento distintivo che emerge con maggiore chiarezza è l'eco aggiunto (credo) nella registrazione, che appare ora molto naturale, quasi necessario. L'impressione è di ascoltare la voce limpida e il canto espressivo di Lisa Gerrard in un grande ambiente dal tetto altissimo nel quale ci siamo solo lei e noi che la ascoltiamo.

Miles Davis Quintet
L'album scelto è uno dei migliori (secondo me) pubblicati con lo storico quintetto degli anni '60,  Sorcerer. Anche qui nulla da dire sulla precisione sia ritmica sia timbrica degli strumenti solisti nel primo brano Prince Of Darkness (di Wayne Shorter come quasi tutti quelli di questo album del 1967) ovvero della tromba di Miles Davis che inizia e poi di Shorter al sax tenore che si alterna con lui, con successivi inserti di Herbie Hancock al piano acustico. Ma quello che emerge con maggiore nettezza è lo splendido lavoro di Andy Williams alla batteria, che spazia in tutto il brano con continue invenzioni ritimiche e di suono, potente e musicale. La batteria è uno strumento con una gamma dinamica molto ampia e qui si nota un altro plus delle elettrostatiche: la capacità di seguire senza andare in compressione una gamma dinamica molto estesa, anche alzando il volume i vari suoni della batteria rimangono sempre ben distinti, puliti e indistorti. Più indietro invece anche se ben distinguibile il contrabbasso di Ron Carter, una scelta in registrazione o del band leader? Altri particolari che si notano in cuffia. Passando a Limbo, un brano che inizia con Hancock e Ron Carter quasi da soli, il basso ritorna in evidenza, chiaro e ritmico come deve essere.


Prokofiev, concerti per piano e per violino
Anche gli ascolti di musica classica hanno confermato, come c'era da attendersi, la qualità del suono riprodotto in termini di timbrica, micro-dinamica, trasparenza già citati. Ho voluto approfondire un aspetto particolare della riproduzione della grande orchestra classica, la parte assegnata alla sezione dei contrabbassi, ai timpani, ai basso-tuba. In molte opere, anche durante le parti solistiche, è presente un tappeto sulle frequenze basse, fatto di note profonde e prolungate, sul quale si "appoggia" lo strumento solista o la sezione dei violini che espone il tema, la melodia principale.
Un effetto particolarmente difficile da ricreare in una normale abitazione, perché la riproduzione a queste frequenze coinvolge in modo accentuato la stanza stessa e le sue riflessioni, con il rischio di impastare il suono e renderlo una sola nota indistinta e continua.
La scelta è quindi caduta su un autore che adotta in modo marcato il "tappeto" dei bassi assieme ad un uso esteso delle percussioni e della dinamica dell'orchestra, e sui suoi concerti n.2 e 3 per piano, più il celebre concerto per violino.

Anche in questo caso l'ascolto in cuffia conferma i suoi plus, prima di tutto la dinamica, l'autentica esplosione al minuto 8:20 del concerto per violino (I movimento Notturno) gestita senza traccia di distorsione o di compressione, la sezione dei bassi al giusto livello, potente ma ben modulato, un complemento necessario alla melodia e agli interventi dei vari strumenti.
Un riferimento oggettivo quindi per la messa a punto dell'impianto in ambiente, sia attraverso spostamenti delle casse acustiche, sia con correzioni "fisiche" sia con l'equalizzazione personalizzata dell'ambiente, oramai una opzione accessibile nel mondo digitale.
Sappiamo ora che l'obiettivo è questo, non che la sezione bassi debba suonare come un contrabbasso jazz.

Un punto d' arrivo definitivo?
Ovviamente, no, esistono anche nella gamma Stax modelli superiori che in alcuni aspetti (per esempio proprio sui bassi) promettono ancora di più. E lo stesso vale per i modelli citati di Hifiman e Sennheiser, che sono di livello superiore come costo. Ma vale anche per i molti produttori di cuffie stereo che hanno adottato tecnologie diverse ma simili nei risultati, come la "magneto-planare" dove la membrana che genera il suono è immersa in un campo magnetico anzichè in un campo elettrico (e tutto è più semplice come costruzione). Bisognerebbe fare attenti confronti alternati concentrandosi sui dettagli, e poi ripeterli.

A parte la difficoltà di reperire e poter provare cuffie che costano dai 5000 € in su, non è davvero il mio obiettivo. Posso solo confermare che un paio di cuffie elettrostatiche ti fa letteralmente riscoprire la musica che ami, perchè dopo un ascolto ne segue inevitabilmente un altro e poi un altro ancora, sempre alla ricerca dei particolari che ci erano sfuggiti o al semplice godimento della musica riprodotta al meglio. Anche per chi non ama troppo le cuffie.
L'impegno economico è elevato certamente, ma si parte dal livello di uno smartphone o di un notebook di fascia alta. Ognunio può valutare in base alle sue priorità.


Appendice: Gli album usati nel test e il loro formato

The Beatles - White Album
CD "Mini LP" EMI Japan
Lettore Audio Analogue Paganini 192/24

Dead Can Dance - Into The Labyrinth
File Audio HD 24/88.2
J River Media Center + DAC Pro-Ject S2+

Miles Davis Quintet - Sorcerer
SACD Mobile Fidelity Sound Lab "Original Master Recording"
Lettore multiformato Oppo DV-980H

Sergei Prokofiev - Piano Concerto N.2,3 - Freddy Kempf - Bergen Philarmonic Orchestra - Andrew Litton
SACD BIS 1820
Lettore multiformato Oppo DV-980H

Sergei Prokofiev - Violin Concerto N.1 - Leonidas Kavakos - Marinsky Orchestra - Valery Gergiev
SACD Marinsky MAR0524
Lettore multiformato Oppo DV-980H

3 commenti:

  1. Anonimo14/7/20

    Molto interessante. Posso farti una domanda?
    Ho le Hifiman Sundara. Ritieni che già su queste cuffie si possa apprezzare quanto scrivi su While my guitar e Dear prudence?
    Siccome poi ho anche le Grado 80, mi chiedevo se potessi fare il confronto che hai fatto tu o non ha senso.
    Grazie
    enrico

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    Risposte
    1. Certo che un confronto ha senso. Le Hifiman che hai, come molti altri modelli del costruttore, usano una tecnologia magneto planare molto simile a quella elettrostatica, la differenza è che per muovere la sottile membrana che produce il suono utilizza un campo magnetico anziché un campo elettrico, quindi possono essere collegate a qualsiasi uscita cuffia. Le differenze con una normale cuffia con altoparlanti dinamici si dovrebbe quindi sentire. Come fascia di prezzo sono quasi equivalenti al modello base delle Stax (le SR-L300 al momento) con la differenza che non hanno bisogno dell’unità driver che ha un discreto costo. Però cuffie di questo livello danno il massimo delle loro prestazioni se collegate ad un amplificatore dedicato per cuffie. Se tu adotti già questa soluzione puoi fare un confronto nelle situazioni ideali.

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  2. Anonimo19/7/20

    Grazie tante per la risposta.
    Utilizzo un amplificatore per le cuffie, il Nuprime DAC 9H.
    Non ho la versione giapponese del Bianco, utilizzerò l'ultima, quella curata da Giles Martin, che acquistai anche in 24/96.
    enrico

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