lunedì 29 aprile 2013

Lezioni d'ascolto n.2

La seconda lezione d'ascolto condotta con il supporto dell'impianto top B&W + Classe' Audio installato nello Studio 3 dell'Auditorium di Roma era dedicato ad un confronto di grande attualità tra gli audiofili in questi ultimi anni, vinile contro digitale. All'inizio doveva essere tra incisioni in vinile e su CD tratte dallo stesso master analogico e digitale, usando un lettore CD di fascia altissima della Esoter, ma nell'incontro precedente avevo proposto al competente e simpatico Giancarlo Valletta, direttore marketing di Audiogamma e conduttore della serata, di incentrare invece il confronto sul digitale in alta definizione, per renderlo più equo. E l'invito era stato accolto, potendo ascoltare così a confronto proprio il master a 24/96 sia derivante da un trasferimento ed editing dell'originale analogico, sia nativo in digitale.


Il materiale musicale utilizzato era in buona parte lo stesso del precedente incontro, proveniente da master realizzati da Peter Gabriel, che collabora come noto con la B&W da diversi anni, e un altro realizzato proprio all'Auditorium utilizzando l'impianto da studio che stavamo ascoltando per mettere a punto la resa sonora, e dedicato a performance recenti di Gino Paoli accompagnato dal pianista jazz Danilo Rea e dalla sua sezione ritmica, un set rigorosamente acustico.

Protagonista della serata era anche il giradischi. Un nome che va un po' stretto ad una macchina da musica costruita con le tolleranze di un componente di una navetta spaziale (e costo proporzionale), prodotta da una società inglese specializzata in meccanica di precisione per il settore automotive (tra i clienti principali e' citata l'Aston Martin) ma il cui proprietario e' anche appassionato di musica e di analogico. La marca e' la ben nota Avid e il modello Acutus, il monumento al disco nero in vinile nella foto qui sopra, che non è neanche il top della gamma, ma è decisamente lontano dal concetto di entry level. Testina a bobina mobile Ortofon e pre phono sempre Classe Audio, se ricordo bene.

Di classe decisamente diversa il set digitale. Un convertitore della HRT, il modello Music Streamer HD con uscite bilanciate (ca. 500 €), buon componente ma certo non al top tra i DAC, e un MacBook Air con VLC come player. Meglio così, se si voleva verificare la potenzialità dell'alta definizione in quanto tale.

Il materiale musicale era ancora una volta proveniente dai master analogici e digitali di Peter Gabriel, che collabora da anni con la B&W, e da recenti registrazioni di Gino Paoli accompagnato dal pianista jazz Danilo Rea con la sua sezione ritmica, tutto rigorosamente acustico, messe a punto utilizzando proprio il notevole impianto dello Studio 3 che stavamo ascoltando. Anche questa volta ero con mio fratello, ascoltatore esperto che predilige musica operistica barocca, ma che non rifugge dal pop e dal rock. E con altri 50 appassionati, tra cui questa volta anche una discreta presenza femminile. La sala era del tutto piena. Potenza evocativa e presente del vinile.

Gli ascolti come la volta precedente erano in sequenza e dichiarati, quindi niente blind test e niente confronti immediati, difficili da organizzare con così tante persone e avendo poco tempo a disposizione per le sessioni di ascolto, più difficile sfuggire alla forza della suggestione, era necessaria grande concentrazione e astrazione.


Il primo ascolto era dedicato a Don't Give Up, il duetto di Gabriel con Kate Bush, master digitale da cui è stato tratto anche un vinile (da 180 grammi, prima qualità) ascolto prima del vinile e poi del master in HD. Diversi dei presenti hanno dichiarato di preferire il vinile. Ma si trattava a mio parere di una suggestione. Più lineare, musicale ed equilibrata la riproduzione in HD, si percepiva un alone di eco sulla voce di Kate Bush che prima non c'era, il basso era più netto e preciso. Anche se qualcuno aveva giudicato più naturale quello meno netto e lievemente gonfio del vinile. Sfumature ovviamente, ma la differenza a un orecchio appena attento non sfuggiva.

Il secondo ascolto a confronto partiva invece da un master analogico di parecchi anni prima, Shock The Monkeys, questa volta rimasterizzato in digitale. Qui era il vinile ad uscire meglio, più equilibrato, in linea con quello che ci si aspetta da un brano di forte impatto. Qualche asprezza e qualche forzatura avvertibile nel digitale, sempre a mio parere (ma condiviso) pur nei limiti di un brano pieno di suoni sintetici.

Conclusione: può essere che l'editing sia una operazione rischiosa e che sia meglio scegliere la tecnologia master originale? Mi guardo bene dal tirare questo tipo di conclusione con soli due ascolti.

Altri ascolti da un vinile di The Wall dei Pink Floyd da cui abbiamo ricavato che è una favoletta la storia delle B&W non adatte al rock (impressionante l'impatto nella grande sala, certo, avevano a disposizione 600W in multiamplificazione) e Gino Paoli a volume un po' troppo elevato per poter dare un giudizio sul realismo della riproduzione.

Quindi viva il vinile per chi ha tempo e risorse per dedicarsi a questa affascinante tecnologia vintage, ma avanti col digitale in alta definizione per chi mette al primo posto la conoscenza e l'ascolto della musica e un passo più indietro la scelta e la cura dell'impianto.

 

giovedì 11 aprile 2013

Ascolti a confronto all'Auditorium

I negozi di alta fedeltà si riducono di numero o si dedicano a mercati paralleli come l'Home Theater o gli strumenti musicali, ma i distributori, in partnership con gli stessi negozi  o con strutture pubbliche benemerite dedicate alla musica a 360° come l'Auditorium di Roma (in Italia ogni tanto si realizza anche qualcosa di nuovo che è anche destinato a durare) intervengono a coprire in qualche modo lo spazio rimasto scoperto, per fornire risposte e stimoli agli appassionati dei buoni ascolti.

All'Auditorium sono riprese anche quest'anno le "Lezioni d'ascolto" curate (almeno le ultime due) dall'importatore del più importante marchio hi-fi per i diffusori (e uno dei più importanti in assoluto), mi riferisco ovviamente alla Bowers & Wilkins. Che è anche partner dell'Auditorium perché ha fornito la sonorizzazione di alcune sale studio. Tra cui quella dello Studio 3 dove sono organizzate per l'appunto queste serate, di cui riferisco alcuni risultati che ritengo interessanti, perché non capita di frequente l'opportunità di ascoltare un impianto di sonorizzazione al massimo livello, che difficilmente potremo avere nella nostra abitazione, ma di impostazione analoga a quello di un impianto casalingo.

Peter Gabriel mostra il suo studio compatto The Shed
al congresso della Audio Engineering Association (2007, da Wired)
Il primo incontro era dedicato al confronto tra vari formati di audio digitale in versione "musica liquida", compressi e non. Precisamente in formato compresso AAC 256K e Ogg Vorbis 320K(quello di Spotify, anche perchè proprio Spotify era la sorgente) e non compresso FLAC, in definizione standard e HD. Quest'ultima proveniente peraltro dai master, grazie al fatto che la B&W ha da anni in corso una collaborazione con Peter Gabriel, e proprio del musicista inglese, notoriamente da sempre interessato alla qualità delle registrazioni e alle tecnologie per raggiungerla al meglio, erano i brani di prova (Don't Give Up, il brano di So interpretato assieme a Kate Bush).

Il tutto veniva suonato, nella grande sala perfettamente insonorizzata con pannelli curvi in legno del Trentino, su un impianto con diffusori B&W 800 (il top della casa inglese) tri-amplificati con tre ampli professionali da 600 W e guidati da un pre a due telai della Classé Audio (la casa canadese entrata da qualche anno sotto il controllo della B&W). E cavi top, ovviamente. La sorgente era molto semplice a confronto: un MacBook Air collegato a un DAC USB della HRT (il modello con uscite bilanciate). Un impianto ovviamente molto costoso (molto, nell'ordine dei 100 mila €), analogo a quello usato negli studios Abbey Road di Londra, ma non incompatibile con un ambiente casalingo.

Gli ascolti erano in sequenza e mettevano anche a confronto tre diversi media player, iTunes "nativo", Amarra, il noto media player di fascia alta per Mac, e il gratuito VLC (o VideoLan). Gli ascolti hanno mostrato in modo abbastanza chiaro il miglioramento ottenibile con Amarra anche su file compressi  e la validità di un prodotto free come VLC. Foobar2000 era fuori gioco perché l'ambiente informatico era su Mac, altrimenti sarebbe stato un altro ascolto interessante. Da aggiungere che il curatore degli incontri, il simpatico e competente Giancarlo Valletta, responsabile marketing di Audiogamma, ha anche introdotto ogni ascolto con una spiegazione teorica, rapida ma esauriente, sui fondamenti della musica digitale.

Da precisare che gli ascolti non erano in blind test e neanche a commutazione istantanea e quindi fatalmente l'effetto suggestione poteva esserci, ma sarebbe stato probabilmente troppo complesso e dispendioso in termini di tempo un approccio diverso. D'altra parte lo scopo non era scegliere l'impianto, ma avere la possibilità di verificare realmente le sensazioni che può dare un impianto di alta fedeltà stereo perfettamente assemblato e a punto e di avere un aggiornamento sullo stato della musica liquida.

Visto che gli ascolti erano in gran parte di musica rock abbiamo anche potuto sfatare il pregiudizio che le B&W siano casse troppo neutre e asciutte per questo genere. Se opportunamente amplificate riempivano di musica ad altissimo volume, e con bassa distorsione, la grande sala con 50 persone sedute.

Una curiosità l'ascolto a confronto di un cavo di segnale buono e di uno top e costosissimo (oltre 1000 € al metro se ben ricordo), nonostante lo scetticismo generale l'uditorio (anche io e mio fratello, lo ammetto) una differenza l'ha percepita, essenzialmente, per quanto mi riguarda, costituita da un dettaglio superiore. Sfumature, ovviamente, che non saprei se giustificano la spesa e soprattutto se si ripetono in tutte le situazioni.


Lo studio anni '70 di Peter Gabriel
Come suonava in definitiva questo impianto stellare? Gli ulteriori ascolti utilizzavano come sorgenti file audio sempre provenienti dai master, registrati nello stesso auditorium in occasione della performance di Gino Paoli accompagnato dal pianista Danilo Rea, con scelte mirate su classici dei cantautori italiani (incluso Paoli stesso ovviamente), che hanno consentito di mettere alla prova l'impianto anche con musica suonata con strumenti acustici, più adatta, secondo me, a evidenziare le capacità di riproduzione fedele dei componenti audio. Il pianoforte in particolare veniva fuori con grande realismo. L'ascolto comunque, come sempre in questi eventi, era una specie di assaggio delle potenzialità, perché è difficile sistemarsi nella posizione ideale, c'è il "muro" delle persone davanti e il volume è sempre fatalmente troppo alto e non realistico (Paoli neanche a 20 anni avrebbe cantato così forte). Sempre interessante comunque.

Il secondo incontro era dedicato al confronto tra vinile e alta definizione, e ne parlerò nel prossimo post.