giovedì 23 luglio 2009

Fine di una lunga storia (la Rollei)

Finisce la lunga storia della Rollei, uno dei marchi simbolo della storia della fotografia. Franke & Heidecke, i fondatori, avevano iniziato negli anni '30 del 900 in un vero e proprio mercato di nicchia, le macchine fotografiche stereoscopiche, ma poi avevano azzeccato il modello che sarebbe diventato la Rollei per eccellenza. Si trattava della prima reflex moderna, biottica (quindi più semplice rispetto ad una reflex vera e propria) ma altrettanto efficace, a parte la limitazione dell'ottica fissa. Con una solida costruzione in metallo e ottimi obiettivi la classica Rolleiflex (e, in parallelo, la più economica Rolleicord) è stata usata per decenni dai fotografi professionisti sia per il reportage sia per servizi fotografici, vincendo nel tempo grazie anche al plus della efficiente sincronizzazione del flash. Tra i numeri uno nel mercato fotografico grazie anche alla eccellente qualità sino agli anni '60 e all'avvento delle reflex moderne, ha comunque proposto modelli interessanti anche tra le reflex monobiettivo sia 35mm sia 6x6. E poi, proprio quando sembrava ormai un marchio del passato, ha azzeccato un altro modello-tipo, la prima compatta 35mm, la Rollei 35, prototipo di un tipo di macchina fotografica che sarebbe diventata la più diffusa tra tutte dagli anni '70 in poi.

La notizia completa, da PhotoNet Forum, racconta degli ultimi vani tentativi di mantenere una piccola produzione per il mercato professionale, con in prima fila i discendenti dei fondatori (si intravede una vicenda alla Heimat) e la riduzione finale di tutta la storia Rollei al solo nome, da utilizzare sul mercato delle macchine digitali fatte in oriente per chiedere qualche euro in più agli acquirenti. Pura immagine riflessa di una lunga storia, che ha lasciato sedimenti e vaghe memorie che evidentemente ancora sono presenti nell'immaginario collettivo.

Sad news. Yesterday, the business section of the Hannoversche Allgemeine, reported that the last remaining employees of Franke & Heidecke (formerlyRollei Fototechnik) in Braunschweig have now been made redundant, Thecompany filed insolvency in February and the liquidator now sees little chanceof the company recovering, as it has as good as no assets (its premises arerented and the machinery is leased). He did, however, mention that certainparties are still interested in maintaining the production of RolleiProfessional cameras - who they are was not disclosed, nor was how they intendto operate. Good news for the 16 apprentices at the factory, they have beenpromised an opportunity to complete their apprenticeships at other companiesin the region. So, it looks like the professional segment of Rollei has nowended its long history after a brave attempt to keep it afloat by messrsFranke and Heidecke (descendants of the original founders of Rollei). Thename of Rollei continues in the marketing organisation that was spun off a fewyears ago to market Rollei-branded digitals manufactured in Asia and moved toBerlin. (23 luglio 2009)
Una piccola storia delle macchine fotografiche? La puoi leggere qui.

mercoledì 22 luglio 2009

Pirate Bay diventa buona

Leggiamo su Key4biz che:

Il nuovo proprietario di Pirate Bay Hans Pandeya, amministratore delegato della società GGF ha dichiarato: “Pirate Bay ha bisogno di un nuovo modello di business che soddisfi tutte le parti in causa: i fornitori di contenuti, gli operatori a banda larga, gli utenti e la giustizia. Chi crea e chi fornisce i contenuti deve essere pagato”. e, prima:

La Baia dei Pirati è stata acquista per circa 5,6 milioni di euro dal gruppo svedese Global Gaming Factory (GGF).

e, ancora prima:

il tribunale svedese ha condannato a un anno di prigione i quattro responsabili, infliggendo loro anche un risarcimento pari a 2,72 milioni di euro a favore dell'industria musicale e cinematografica. L’accusa è quella di pirateria.

Quindi possiamo senz'altro concludere che i quattro fondatori di Pirate Bay, oltre a riuscire (indirettamente) a far eleggere al parlamento europeo il leader del Partito dei Pirati, dai giovani svedesi, hanno fatto alla fine anche un discreto affare, precisamente un affare da 5,6 - 2,72 = 2,88 milioni di Euro, 720 mila € per ciascuno, un appartamento a Roma potranno comprarselo, a Stoccolma forse anche due. E poi, la sentenza non è ancora definitiva.
Non è chiaro invece come quelli di GFG pensino di recuperare l'investimento. A 1 Euro per canzone comincerebbero a guadagarci (break even point) dopo aver venduto 5,6 milioni di canzoni. Ipotizzando ottimisticamente costi zero. Per un raffronto, l'intero mercato italiano 2008 del downlooad digitale (dati FIMI - Deloitte) è pari a 7 milioni di € = ca. 7 milioni di canzoni.
Certo, l'Italia è indietro sul download digitale (ma molto avanti sul P2P illegale) ma è un paese di 60 milioni di abitanti, mentre gli svedesi sono 9 milioni.
Probabilmente cercheranno di vendere spazi pubblicitari agli ignari visitatori ancora alla ricerca di musica gratis (per un po'). Quanto a trasformare un marchio famoso per la musica gratis in un posto dove si paga ... come dice lo stesso AD, si tratta di conciliare le esigenze di chi vuole farsi pagare con quelle di chi non vuole pagare. L'analoga iniziativa USA di Napster 2.0 non è stata un successo. Vivacchia perché fa parte di un gruppo, ma non è leader del settore.
Si sospetta che dietro ci siano le solite majors che finanziano chi libera la rete da pericolosi siti P2P ma ne dubito, non hanno più margini per queste operazioni.

Sicuramente quelli di GFG hanno dei finanziatori molto fiduciosi sulla musica in Internet come generatore di profitti e sul valore nel tempo dei marchi nel mondo Internet. Due elementi non sempre confermati dalla realtà.

giovedì 16 luglio 2009

Il CD è in omaggio

Agli inizi degli anni '80 il CD era qualcosa di prezioso. Prometteva "la perfezione del suono digitale" (pubblicità Philips) e costava più dell'obsoleto LP, con la sua testina che sfregava anacronisticamente contro il vinile nei (micro) solchi. Nella famosa (allora) catena di discoteche Ricordi, non avendo ancora espositori adatti, i CD li tenevano addirittura sotto chiave, in armadi con antine di vetro, per scongiurare il furto dei costosi dischetti (rubavano persino gli LP nascondendoli nei cappotti e negli eskimo, non avevano poi tutti i torti, a dire la verità).

Chi poteva mai prevedere che proprio la stessa Philips, con la mossa di mettere sul mercato il masterizzatore come componente "commodity" (dal prezzo calante velocemente, cioè), beninteso dopo aver abbandonato il mercato discografico cedendo la sua etichetta, avrebbe innescato una spirale interminabile di svalorizzazione del povero CD.
Che è arrivato infine al valore percepito ... zero. Apripista della nuova tendenza è la casa discografica Nonesuch per l'ultimo disco dei Wilco (che si chiama semplicemente The Album), un ottimo gruppo rock USA. E' disponibile in CD, d'accordo. Ma è disponibile anche in una bella versione in vinile da 180 grammi e in questo caso, per comodità dei compratori (per esempio per sentirlo in auto) è incluso gratuitamente lo stesso disco in formato CD. I prezzi? Tredici dollari (12,99) il CD e 20 dollari l'LP.

Così recita l'annuncio:

An audiophile, 180-gram vinyl pressing of Wilco (the album). This first edition pressing is manufactured in Germany and boasts a gate-fold cover. As a bonus, each vinyl copy also includes a copy of the album on CD. Side A: Wilco (the song) / Deeper Down / One Wing / Bull Black Nova / You And I / You Never Know Side B: Country Disappeared / Solitaire / I'll Fight / Sonny Feeling / Everlasting Everything

E' una mossa perfettamete logica, tenendo conto che il costo di una ulteriore copia su formato CD è di pochi centesimi, mentre il valore del grande LP si vede e si percepisce tutto. E i prezzi fotografano efficacemente i valori in campo.

Sarà alla fine l'LP il successore del CD come supporto fisico? Questo no, ma la ripresa del buon vecchio vinile continua.