La soluzione Linn
La casa scozzese, che da molti anni si è orientata decisamente verso l'audio digitale, ha ormai una gamma completa di music server (loro li chiamano ormai genericamente "streamer") dotati di una centrale digitale con CPU programmabile, sulla quale possono essere implementate soluzioni anche innovative, senza complessi upgrade o sostituzione con nuovi modelli, ma solo con aggiornamenti del firmware. Come la soluzione "Space Optimisation" che punta a indirizzare, almeno in parte ma puntando alla semplicità realizzativa, il problema dell'ambiente d'ascolto e dei compromessi tra diverse funzioni cui deve sottostare.
Insieme ad un altro piccolo gruppo di appassionati ho potuto partecipare ad una prova abbastanza esaustiva (quasi due ore) di questo nuovo sistema durante una presentazione, organizzata dalla Linn stessa presso un noto negozio di strumenti musicali e alta fedeltà di Roma (Musical Cherubini) e ne riassumo le impressioni in questo post.
Come funziona la soluzione Linn
Sistemi di correzione dell'ambiente esistono da anni, ed esistevano anche ai tempi dell'analogico, il digitale consente però di abbassarne i costi ed incrementare le funzionalità. Sono sistemi di correzione comuni e in normale produzione per i subwoofer e per le soundbar per l'audio home theater virtuali, mentre sono applicati solo ad impianti di alto livello, e con soluzioni custom o sperimentali, se indirizzati ad impianti stereo o multicanale completi e dedicati alla musica.
Linn ha preferito una strada molto semplificata e di limitato impatto per chi utilizza l'impianto, decidendo di limitare l'intervento solo al dominio della frequenza (i sistemi più completi coprono anche la correzione di fase), solo alle frequenze inferiori, quindi ai "bassi" (fino a 200Hz), solo in sottrazione e soprattutto rinunciando all'uso del microfono per le misure.
La modellazione dell'ambiente d'ascolto
Normalmente i sistemi citati sopra utilizzano uno o più microfoni per rilevare le riflessioni in ambiente ed apportare le correzioni, per esempio con un equalizzatore a più bande, se nel dominio della frequenza. Linn ha deciso invece di seguire una diversa strada: calcolare un modello matematico della risposta teorica in ambiente per i diffusori di propria produzione, più quelli di molte altre case (tra cui anche le Nautilus e le Klipschorn, sarebbe interessante provarle), e di costruire un modello della stanza di ascolto attraverso un set di misure che possono essere rilevate anche dall'appassionato stesso (pur se è previsto un servizio di assistenza a domicilio), perché richiede solo l'utilizzo di un normale metro, più ovviamente l'inserimento delle misure rilevate sul programma di simulazione, che si chiama Konfig.
Una volta completato il modello della stanza e del posizionamento dei diffusori partendo dai modelli pre-impostati (stanze "standard") l'algoritmo messo a punto da Linn (ed ovviamente proprietario) indicherà i punti di intervento, cioè le riflessioni generate dall'ambiente nella gamma di frequenze 20-200Hz e la loro ampiezza, e consentirà di effettuare una correzione, solo in negativo, come accennato, ovvero riducendo queste variazioni e rendendo la riposta lineare, consentendo anche aggiustamenti manuali "ad orecchio". Altri correttori più completi possono intervenire invece anche sui "buchi", ma i risultati e gli effetti collaterali sono più difficili da controllare. Ovviamente il software consente anche di confrontare ad orecchio l'effetto dell'intervento e di ridurne l'intervento, se necessario.
Per approfondire gli scopi e il funzionamento del sistema è possibile consultare l'area della documentazione tecnica messa a disposizione dalla Linn, in particolare in questa sezione.
Come si presenta il programma di configurazione in uso dopo aver inserito le misure. NB: E' una immagine presa dalla rete (da un sito giapponese) non si riferisce alla prova commentata in questo post |
La prova
La dimostrazione prevedeva l'uso di diffusori non Linn, di uno streamer quasi entry-level (il Majik, ma il prezzo non è bassissimo, è sempre a standard Linn) e come ambiente una delle sale di ascolto di Cherubini, abbastanza vicina ad una forma standard (rettangolare) ma con una rientranza in parte corretta con due grandi elettrostatiche che facevano da (costosi) paraventi. I diffusori erano i notevoli e piuttosto noti Totem Forest Signature, casse molto semplici, reflex a due vie a torre, ma niente affatto entry level, e anche di notevole livello qualitativo, come abbiamo potuto ascoltare (le avevo sentite, modello precedente, anni addietro, e hanno confermato l'ottima impressione di allora). Erano posizionate non in modo ottimale ma neanche troppo bizzarro: potevano simulare un classico posizionamento sacrificato, ad esempio ai lati di una libreria, un po' troppo vicine alle pareti di fondo.
Il modello della stanza era stato ovviamente rilevato in precedenza, ma ci hanno fatto vedere come si procede: inserendo molte misure da rilevare e riportare con grande pazienza. Su un monitor veniva mostrato il modello calcolato e le correzioni che sarebbero state apportate,
I test di ascolto
Erano organizzati in modo semplice: due ascolti consecutivi di 30" del brano senza correzione, per familiarizzare con il brano stesso e individuare i momenti di confronto più efficaci, e aggiustare il volume, ed un ascolto a confronto con applicata la correzione.
I brani scelti erano un pezzo di musica soul-funky moderno con voce femminile (che non mi sono appuntato e non so individuare), un pezzo di musica italiana con voce maschile (De Andrè), un pezzo di prog (David Gilmour) e poi due pezzi a scelta dei presenti, io ho proposto come sempre jazz acustico con voce femminile e la scelta è caduta su Claire Martin, e un altro dei presenti un pezzo di classica con violini in evidenza, ma anche strumenti ad ancia in un passaggio della frase musicale.
I risultati
Nella descrizione dei test di ascolto vengono sempre evidenziate le differenze, come forse è giusto, ma penso che al lettore questo dia l'impressione che siano molto marcate ed immediatamente rilevabili. Come sa qualsiasi ascoltatore questo non avviene quasi mai (per fortuna, direi) e la differenza si percepisce in alcuni passaggi più complessi e anche in base alla sensibilità e alla attenzione, sempre selettiva, di chi ascolta.
Nel nostro caso le impressioni di ascolto, condivise con gli altri 4 partecipanti al test, erano anzitutto che la correzione non ha mai introdotto peggioramenti. I miglioramenti più marcati si percepivano nel brano soul-funky, sulla linea del basso elettrico, più precisa e "ritmica" e nel brano di progressive, dove il coro di voci che entrava a un certo punto era più dettagliato, con le voci meglio distinguibili, meno evidenti i miglioramenti con De Andrè, dove probabilmente ci concentravamo sulla voce particolare e ben nota del cantautore, e qualcosa di intermedio sulla classica, dove le differenze in meglio si percepivano meglio sugli strumenti ad ancia (non in evidenza nella registrazione) che risultavano più facilmente distinguibili. Non ho percepito grandi variazioni invece nella scena sonora, ma forse avrei avuto bisogno di più tempo e di brani di cui conoscevo meglio la spazialità.
Naturalmente si è aperto un dibattito su come un intervento sui soli rinforzi della stanza in fascia bassa potessero avere effetto anche sulla gamma media, ma un brano musicale come sappiamo è molto complesso e il nostro sistema uditivo lo è ancor di più, quindi non mi avventuro in teorie varie, ma sappiamo da sempre che la resa corretta sui bassi non ha benefici effetti solo sulla parte bassa del messaggio musicale.
L'ambiente della pubblicità Linn |
La correzione degli errori
E' stato fatto anche un test della correzione di un posizionamento dei diffusori volutamente sbagliato (troppo larghi e asimmetrici). Qui senza correzione c'era un buco al centro, come è ovvio, che veniva ridotto (anche se un po' spostato da un lato, mia impressione, ero in posizione centrale, anzi nella posizione ottimale) con la correzione. Un effetto apprezzabile, non del tutto naturale però, che mi ricordava la correzione per il posizionamento virtuale che fa il sistema Audison nella mia auto. A mio parere questi sistemi non devono servire per posizionare con la massima libertà l'impianto e correggere il cattivo posizionamento a posteriori, ma per migliorare un posizionamento su cui già all'origine abbiamo lavorato per renderlo il migliore possibile, pur con i vincoli che abbiamo nella stanza.
La soluzione a banda intera di Linn (Space Optimisation+)
Da aggiungere per completezza che i modelli superiori di streamer, quelli che supportano la tecnologia Linn Exact che ho trattato diversi mesi fa, consentono una correzione a banda intera e che include anche interventi sulla fase, ma non se ne è parlato nel corso della presentazione. Su questi modelli inoltre l'intervento è possibile anche sugli ingressi analogici, mentre quella che abbiamo visto era dedicata ed utilizzabili solo alle sorgenti digitali.
In sintesi
Per chi possiede già uno streamer Linn o è già orientato a farne la base del suo impianto ovviamente l'adozione e l'utilizzo dello space optimisation è praticamente un obbligo. Per gli altri è sicuramente un plus importante, per la importanza unanimemente riconosciuta , ma tanto più evidente quanto più elevata la sensibilità a questo aspetto, sia per massimizzare la resa del proprio impianto, sia per correggere posizionamenti non ottimali (ma si spera non "disperati").
Le Totem Forest Signature, co-protagoniste della prova |