domenica 25 novembre 2012

Il vinile in pratica

Per chi ha iniziato ad ascoltare la musica ai tempi in cui il disco era di vinile, le azioni e gli accorgimenti per trattare in modo corretto i suddetti dischi erano noti ed  applicati da ogni appassionato appena un po' attento alla propria preziosa discoteca.

Il CD ha però generato una pausa di almeno 25 anni, una generazione, fino al ritorno del vinile (pur se non di massa) e può darsi che un ripasso di questi accorgimenti possa essere utile a chi l'ha scoperto o riscoperto.
Per tutti gli altri sono suggerimenti veramente banali, almeno credo. Al massimo possono costituire un ripasso.

La discoteca
La prima necessità da affrontare e' dove mettere i dischi e come disporli. Non è un problema se sono pochi, ma si spera che nel tempo diventino molti di più e di conseguenza bisogna trovare uno spazio adeguato. L'ingombro è ben maggiore rispetto ai CD, le copertine cartonate hanno una dimensione di 31x31 cm e quindi serve un ripiano di libreria di altezza adeguata, come quelli per i libri fotografici o per le enciclopedie, per chi ancora le ha. Perché i vinili vanno posizionati in piedi, mai sdraiati uno sull'altro. Perché pesano e il peso diseguale potrebbe deformarli, e certo nessuno vuole trovarsi nel tempo con i propri preziosi vinili ondulati.

LP pronti all'uso, ma sempre in posizione verticale.
L'archiviazione invece in una libreria chiusa e al riparo dalla polvere.

La copertina, la busta e le protezioni
I vinili nuovi a volte sono sigillati (sealed) con un rivestimento di plastica leggera che serve per proteggere la copertina cartonata durante il trasporto e/o l'esposizione nel negozio. Una volta aperta bisogna però toglierla perché è pensata per una tensione su quattro lati, e con un lato aperto potrebbe provocare una deformazione del vinile. Il rivestimento deve essere sostituito con una busta di plastica apposita, che si può trovare senza grandi difficoltà nei negozi specializzati di buste e cellophane o in rete.

Un classico di Miles Davis, Tutu, con la busta esterna di protezione
e la busta interna di carta originale per contenere il vinile.
La stessa cosa e' consigliabile fare per i dischi non sigillati o acquistati usati.

Il vinile e' poi protetto da una busta interna, normalmente di carta. Se fosse di plastica (e' molto raro), e' consigliabile cambiarla con una in carta perché può caricare elettrostaticamente il disco. Se l'album e' usato e la busta e' in buone condizioni si può lasciarla, negli altri casi, a meno che non sia una busta con foto o altro (come nel caso del disco di Miles Davis in figura) si può sostituire con una nuova, anche queste si trovano ormai con facilità.



Mettere il vinile sul piatto
Come tutti sanno la superficie del vinile si può sporcare e le tracce di polvere o altro possono avere effetto sulla riproduzione. In particolare sono molto temute le ditate che le mani anche minimamente sudate possono lasciare. Si possono togliere trattando il disco in vari modi ma è meglio evitarle, come è ovvio. Per estrarre il disco senza toccare le tracce con le dita bisogna farlo scorrere dalla busta di carta sulla mano aperta, fermandolo sul bordo con il pollice e bilanciandolo con il dito medio sul foro centrale della etichetta.


Come estrarre un vinile dalla busta interna
senza toccare i solchi con i polpastrelli
Il passo successivo sarà prenderlo con l'altra mano soltanto sul bordo e posizionarlo sul piatto, facendo attenzione a centrare il perno centrale del giradischi.
Una mano di dimensioni normali non ha problemi a tenere un disco in questo modo, anche se fosse la mano di una appassionata di vinile di genere femminile. Ho fatto fare con esito positivo un test di conferma  a mia figlia (che non è una appassionata di vinile, ma ha le mani piccole).

Per rimettere il disco nella copertina si seguiranno le stesse operazioni in sequenza inversa. Fare attenzione nell'infilare la busta con il vinile nella copertina cartonata a mantenere il lato aperto nella parte alta. In questo modo si protegge maggiormente il vinile stesso dall'ingresso della polvere e si evita anche che, prendendo l'album in mano, il vinile, più pesante, possa uscire e cadere dal lato aperto della copertina.

La puntina sul solco
La puntina deve scendere pochi millimetri prima del primo solco, dove ci sono i solchi guida; con un minimo di attenzione è possibile riuscire in questa operazione senza farla scendere a musica iniziata (dove i solchi sono fitti) e possibilmente senza mancare il piatto. Se si sente un po' di rumore all'inizio nessun problema, e' la testina che cerca il primo solco guida. Conviene pero partire con il volume più basso de normale. È un mondo dove tutto è manuale.

Altra questione è selezionare e ascoltare una traccia interna. Per chi viene dal CD ed è abituato a creare una propria scaletta di ascolto può essere una sorpresa. I vinili sono fatti per ascoltare i brani in sequenza, dall'inizio alla fine. Ma con un po' di abilità si può far partire l'ascolto anche da una traccia interna. D'altra parte ai tempi del vinile questi dischi venivano usati anche dalle stazioni radio, e i tecnici di studio dovevano per forza individuare la traccia del brano scelto per l'ascolto dal conduttore o dal DJ. Erano però spesso facilitati da giradischi professionali come i leggendari EMT, che avevano una piccola luce sulla testina per illuminare la pausa tra un solco e l'altro e facilitare così la operazione. Chi abbia la stessa esigenza può provvedere posizionando una luce diretta sul piatto (ad esempio una lampada da tavolo) e facendo un segno sulla testina (una striscia di etichetta adesiva) per individuare dall'alto la posizione della puntina.



La pulizia del disco
Se il disco e' gestito con un minimo di attenzione l'unica pulizia che occorre fare consiste nella rimozione della polvere, che fatalmente si accumula nel tempo anche nelle case più pulite e per i dischi più chiusi in sportelli e simili (ma non a grande velocità, non occorre essere ossessivi, ovviamente si suppone che i dischi e i giradischi siano in un ambiente ragionevolmente pulito e adatto al soggiorno di umani).

Il sistema più efficace e ormai rodato negli anni (o nei decenni) sono le spazzoline con elementi in fibra di carbonio tipo "record brush". Il carbonio e' conduttore e quindi durante la pulizia può scaricare le eventuali cariche elettrostatiche, quelle che provocano i piccoli "tic" che a volte si ascoltano. E le setole sono abbastanza sottili da entrare nei solchi. La polvere poi si vede, se c'è, e si sposta gradatamente con un movimento a spirale fuori dal disco, pulendo poi ovviamente la spazzola dopo ogni passata sul bordo del supporto.



L'operazione di pulizia è semplicissima e intuitiva e deve seguire, come viene logico fare, lo stesso verso del movimento che farebbe il disco sul piatto. Ovviamente il piatto deve essere fermo.


Un accessorio ancora più efficace per togliere la polvere dalla superficie dei vinili è il sistema Nagaoka Rolling Cleaner, anche questo in uso da decenni e nuovamente in vendita da diversi anni. Un rullo con un materiale adesivo che cattura la polvere anche all'interno dei solchi, costa un po' di più ma è certamente più efficace, ma non essenziale per dischi ben tenuti. Da non utilizzare sul piatto del giradischi ma su un piano di appoggio diverso. Si può leggere una recensione dell'oggetto su TNT-Audio.

La pulizia della puntina
La puntina e' meglio lasciarla in pace il più possibile. Ma ovviamente può raccogliere la polvere per come lavora e quindi ogni tanto occorre controllarla ed eventualmente pulirla. Normalmente l'accumulo di polvere si può vedere in controluce e anche sentire (come distorsione) quindi non bisogna ripetere l'operazione tutte le volte.

Un'operazione molto semplice, lo strumento da utilizzare e' un normale pennello per dipingere (quadri ovviamente, non muri), di misura ridotta e con setole morbide. Il detergente, normale alcool denaturato. L'unica accortezza e' muovere il pennello 2-3 volte nel verso del cantilever (il braccetto sul quale è incernierata la puntina, molto delicato) quindi dalla testina verso l'esterno del braccio. Il tutto ovviamente con la massima delicatezza e attenzione.

E se il disco e' proprio sporco?
Si può lavare. Le macchine per farlo sono piuttosto costose e se i dischi da lavare non sono decine costa meno ricomprarli. Pochissimi super appassionati hanno nell'impianto anche questi oggetti, i "lava dischi". Alcuni negozi specializzati forniscono il servizio a 5-10 euro a disco inclusa busta interna nuova. Bisogna cercarli, ma almeno nelle grandi città si dovrebbero trovare. Esistono poi diversi sistemi casalinghi per la pulizia di dischi talmente sporchi da essere inascoltabili ma, a mio parere, in questi casi un recupero è veramente improbabile. Se non è proprio anche questo un hobby e se il contenuto non è proprio introvabile conviene ricomprarlo, magari in CD o con download digitale.

L'ultimo solco
Tutti i giradischi hi-fi sono manuali e quindi al termine dell'ascolto di una facciata occorre sollevare il braccio con la stessa levetta usata per calarlo sui solchi, spegnere il motore, riprendere il vinile e riporlo nella busta interna con le stesse operazioni manuali viste prime, al contrario. Se però bisogna passare alla seconda facciata occorre ruotarlo tenendolo con il palmo delle due mani, e aiutandosi con una rotazione del polso. Più difficile da spiegare a parole che da farsi, è un movimento che viene naturale se teniamo ben in mente che la cosa fondamentale è evitare di mettere le dita sui solchi e toccare solo il bordo del disco. Ovviamente in questa operazione di rotazione bisogna stare attenti a non far cadere il prezioso vinile. Non è fragile come il suo predecessore, il 78 giri, ma è meglio evitare di metterlo alla prova.

L'etichetta rivelatrice
Appoggiare il disco sul piatto centrando il perno centrale non è una operazione così facile come sembra. Inevitabilmente si appoggia quasi sempre il perno sulla etichetta di carta centrale una-due volte prima di infilare il foro. E si lascia così un segno rivelatore sulla etichetta stessa. Visibile in controluce, e che è una sorta di memoria del numero di volte che il disco e' stato suonato. Un disco nuovo non dovrebbe aver alcuna traccia sull'etichetta.

Chi rovina gli LP
La polvere che riesce comunque ad entrare nonostante le protezioni, la puntina che scende sui solchi anziché nelle pause, i numerosi ascolti, non sono queste le cause del degrado dei dischi in vinile, sino alla impossibilità di ascoltarli in modo decente. Un LP può essere invece rovinato in modo irrimediabile in due modi: 1) utilizzare un giradischi di bassa qualità o applicare un peso di lettura sbagliato in modo consistente (troppo elevato o troppo basso è la stessa cosa). Prima della diffusione di massa dell'hi-fi (seconda metà anni '70) si usavano giradischi con testina piezolettrica, se un disco è passato su un giradischi di questo tipo, anche per poche volte, è irrecuperabile per un ascolto adeguato. In seguito si sono diffusi giradischi e testine molto economiche, ma non erano in grado da sole di rovinare gli LP. Potevano esserlo invece la scarsa attenzione alle regolazioni di base, in particolare il peso di lettura o la correzione anti skating starata. Oppure: 2) archiviare i dischi senza copertine interne, senza copertine del tutto, appoggiati uno sull'altro, sotto libri pesanti. Tutte modalità che provocano irrimediabili graffi e ondulazioni della plastica con cui sono realizzati.

In sintesi, se siete interessati a LP usati, o qualche parente o amico ve li offre perché sta facendo trasloco e non sa più dove metterli, la prima cosa da chiedere è su quale impianto sono stati usati e come sono stati tenuti. Se non era a caratteristiche hi-fi e/o se sono stati archiviati male, possono essere interessanti solo per le copertine.

Il vinile non è affatto complicato

domenica 18 novembre 2012

Stato della musica liquida

Ogni anno di questi tempi pubblico un aggiornamento sulla situazione della musica liquida online. L'obiettivo è sempre lo stesso: verificare lo stato della musica liquida, ovvero la effettiva possibilità di passare ad una libreria musicale "liquida", dove gli acquisti si fanno con download dalla rete e i contenuti sono in alta definizione, e/o in multicanale, o almeno in qualità CD, a 16 bit e 44,1KHz ovvero, parola magica in rete, "lossless". (Altri report: link alle risorse sulla musica liquida).

Ma una libreria che consenta un ascolto che non sia un passo indietro rispetto alla qualità, una libreria non compressa. Perché per chi si accontenta di una libreria musicale con audio compresso la soluzione c'è già e anche da anni, si chiama iTunes (in Italia, peraltro, solo iTunes).

La situazione in sintesi
Anticipo subito i risultati di questo aggiornamento perché i passi avanti rispetto all'anno passato ci sono, ma sono minimi, e si possono sintetizzare in pochi punti:
  • per la musica classica la opzione liquida è una realtà in qualità CD, è a buon punto per l'HD, un po' più indietro per il multicanale;
  • per la musica moderna, lentamente, ma con progressione visibile, il portale americano HDtracks va acquisendo il ruolo che aveva iTunes ai primi tempi; catalogo in ampliamento anche con nuove case discografiche, incluse major in partnership; lontanissimo come ampiezza da iTunes o Amazon (per la musica solida) ma che comincia a consentire una scelta reale per lossless e HD;
  • Apple nonostante anticipazioni che si ripetono da anni non si decide ad uscire dal recinto della musica compressa, pur se compressa bene (AAC 256kbps), unica novità la sezione "masterizzato per iTunes" (ma sempre audio compresso);
  • le novità nel settore download digitale non riguardano per ora l'Italia (salvo iTunes Match) e non riguardano l'audio lossless, quindi in questa pagina non ce ne occupiamo;
  • per gli altri siti e portali lossless rimane quanto riferito nel post analogo dell'anno scorso, con minime variazioni; non si vedono alternative ad HDtracks.
Dedichiamo quindi il resto dell'analisi ad un punto sulla situazione nella classica, ad HDtracks e alle poche novità su iTunes. Ricordando che in un precedente post di settembre dedicato ad una verifica della convenienza economica tra musica liquida e musica solida.

La classica è già liquida (o quasi)
Per quanto riguarda la produzione lossless, nel settore della classica le case discografiche con la produzione più completa hanno da tempo siti che consentono il download dei loro album anche in questo formato. Tra le major, Deutsche Grammophon e Decca con il sito della DG, Hyperion tra le principali case indipendenti, e poi il portale eClassical che gestisce altre etichette indipendenti come la BIS. Prezzi per album in lossless dello stesso ordine di grandezza (o anche inferiori) dei corrispondenti in formato compresso su iTunes.

Rimangono indietro le altre major che hanno online parte della loro produzione ma solo per alcuni paesi (tra cui mai il nostro), come la Sony Classical. Da aggiungere anche che per DG non tutta la produzione e' subito disponibile, le nuove uscite sono in genere solo su supporto fisico. Una scelta che forse vuole tutelare la rete dei negozi tradizionali. Come se il sistema per salvarli possa essere l'esclusiva limitata nel tempo. La UMG è pur sempre una major, lenta (per usare un eufemismo) nel capire le opportunità che offre la rete.


Il catalogo disponibile per download in formato lossless, nonostante le major, e' ormai abbastanza vasto e si può concludere che un appassionato può coprire praticamente ogni sua esigenza con il download,soprattutto se non è troppo focalizzato sugli interpreti, e quindi può passare, se vuole, ad una libreria musicale completamente dematerializzata. I pochi titoli che veramente gli interessano e che sono disponibili solo su supporto fisico potranno essere trasferiti in digitale via ripping.

Classica in alta definizione
Anche per la musica in alta definizione la situazione sta evolvendo positivamente. DG e Hyperion non mettono online materiale in HD ma eClassical e diverse altre etichette indipendenti lo fanno. Esempi sono Channel Classics, 2L, Linn Records. Da citare anche il portale iTrax con un catalogo sempre di produzioni indipendenti, un poco meno vario e vasto di quello di eClassical. Le scelte per chi è interessato al HD saranno meno ampie ma la produzione non è limitante.

Come test della situazione attuale ho provato ad acquistare qualcosa su eClassical, che potrebbe diventare una specie di iTunes per la classica, almeno per le indipendenti. Ogni tanto fanno anche offerte speciali, come quella che ho sfruttato, che proponeva allo stesso prezzo il materiale in HD, SD o MP3. Nello specifico era un album della pianista giapponese Noriko Ogawa. registrato e pubblicato dalla BIS e dedicato a tre celebri sonate di Mozart.


Oltre un'ora e mezza di musica con una esecuzione eccellente dal punto di vista tecnico (forse un po' troppo "precisa", almeno a mia sensazione) in definizione 24/96 ad un costo totale che è inferiore a quello di un album in formato compresso su iTunes. Unica osservazione, per chi e' interessato anche al multi canale, che il disco originale (un SACD) prevedeva anche questa opzione, mentre la versione in download e' solo stereo. Altra osservazione sulla frequenza di campionamento, che non è 88,2KHz come in genere avviene dopo il trasferimento da SACD, ma lo standard 96KHz. Probabilmente la registrazione originale non era DSD.

Il download e' realizzato con semplicità e grande efficacia, si usa direttamente il browser senza dover installare nessun componente aggiuntivo. Sono disponibili anche le copertine e il libretto in formato PDF. Chi vuole ricreare il disco fisico può semplicemente stamparli con una stampante a colori mantenendo il formato originale e inserirli in un jewel box. Ho provato anche la conversione in DVD universale con Lplex e funziona tutto.


Per chi cerca materiale multi canale il supporto fisico rimane invece la fonte prevalente per la musica. In download digitale e' reperibile praticamente solo il materiale presente sul sito iTrax. Mentre una buona parte delle etichette indipendenti, come ad esempio anche la BIS citata prima, e' registrata anche su 5 canali, ma distribuita solo su SACD fisico.

HDtracks
A volte chi arriva per primo in un nuovo settore ne ricava veramente vantaggi. È il caso di HDtracks, il portale dell'etichetta audiophile Chesky Records degli omonimi fratelli, che ha iniziato da subito una politica di accordi con altre case discografiche che gli consentono ormai di proporre e veicolare un catalogo abbastanza ampio, che comprende anche alcune etichette delle major. Una strategia analoga a quella di iTunes dei primi tempi che fa ora di HDtracks una specie di iTunes in scala, ma con contenuti HD e lossless.


Nonostante il nome, anzi, i contenuti in qualità CD sembrano in quantità e peso prevalenti rispetto a quelli in alta definizione, beneficiando della perdurante assenza di iniziative in questo senso da parte di Apple iTunes e dei suoi concorrenti.

Facendo un rapido tour sul portale per vedere quello che c'è si nota una presenza buona di interpreti anche ben noti/e collocabili in area "alternative", con prevalenza dei nomi USA rispetto a quelli UK. Per esempio e' disponibile tutta o quasi la produzione di Ani Di Franco, di Cat Power, di Norah Jones, di Esperanza Spalding, di Tori Amos.


Poco materiale invece per Beth Orton o Laura Marling, per verificare alcuni nomi inglesi. Nulla per cose più recenti dello stesso ambito come Bon Iver ( ma in questo ultimo caso non è poi così male).

I prezzi per gli album in formato lossless, qualità CD, sono medi, considerando il cambio attuale (poco più di 1,2 per $). Per un album completo occorrono 11,98 $ (prezzo secondo l'uso americano), quindi intorno ai 10 € con il cambio applicato da PayPal. Quindi quasi uguale al prezzo in formato compresso AAC 256kbps su iTunes, sicuramente é più conveniente. Come documentato in un precedente post il CD "fisico" su Amazon, spedizione compresi, in diversi casi riesce però a costare anche di meno. Il vantaggio del digital download rimane quindi concentrato nel fattore tempo.


HDtracks per l'alta definizione
Passando all'alta definizione per la quale HDtracks sarebbe nato, si notano subito nella pagina iniziale le interessanti partnership che il portale ha stretto nel frattempo. Con la Warner / Atlantic, con la EMI/Virgin Classics, conla Naxos, con la Blue Note, e due "store" specializzati per la produzione riversata in HD dei Rolling Stones e dei Doors.


Qui i prezzi sono più alti, al cambio circa 15 € per un album normale a 96KHz, intorno ai 23 per la risoluzione massima (24/192 o 24/188,2), quando è disponibile. Nessuno sconto, come si vede per la compilation dei singoli degli Stones, per album più estesi. In più c'è da considerare che la maggior parte del materiale HD e ' acquistabile solo ad intero album, non per singolo brano. Il confronto in questo caso non si applica perché quasi sempre l'unica opzione di acquisto in HD è questa via digital download.

Come test ho acquistato, con pagamento via PayPal (unico possibile dall'Europa) un album recente di Esperanza Spalding in risoluzione 24/96.



Poiché un visitatore del sito aveva a suo tempo espresso critiche a HDtracks perché aveva acquistato materiale 24/96 (o 24/88.2) che in realtà risultava troncato sopra i 20KHz (ma un altro visitatore lamentava invece la fallace illusione dell'HD, perché  sopra i 20 KHz non c'e nulla di udibile per l'orecchio umano, opinioni divergenti) ho eseguito anche l'analisi spettrale:


Predominanza della parte bassa dello spettro (d'altra parte la titolare è una bassista) e nessun troncamento a 20KHz, e quindi nessuna incoerenza di HDtracks. Le frequenze oltre i 20Khz ci sono. Utili o inutili che siano (ma il plus principale dell'HD sono i 24 bit di risoluzione).

Riguardo all'utilizzo pratico, il download su HDtracks è realizzato con una applicazione apposita da scaricare e installare, quindi già più scomodo e meno immediato all'origine, e in più, almeno in questo caso (in precedenza non mi era capitato) non funziona molto bene. Su Windows 7 e con una connessione di rete a 20Mb nominali, quindi in condizioni ottimali ala data, il download si è bloccato più volte. La procedura di resume è semplice e si effettua dal sito (bisogna reinstallare il componente) ma non ci si aspettano questi problemi da un download di contenuti audio, seppur HD, di circa 1GB come dimensione complessiva.
Da segnalare infine che formalmente HDtracks rimane sempre ad accesso limitato per gli acquisti agli utenti USA. Un blocco facilmente superabile usando PayPal per gli acquisti. Anche da questo lato tutto fermo quindi alla situazione di tre anni fa.

Apple iTunes
Commercialmente vivace e con continue novità, ma non sul versante audio. Qui il passo avanti e' stato passare negli scorsi 2 anni per tutto il nuovo catalogo dalla compressione AAC a 128kbps a quella a 256kbps, estendendo l'incremento di qualità anche alle intere librerie dei clienti, passando a iTunes Match.

Nulla invece all'orizzonte per la musica in formato lossless e a maggior ragione nulla neanche per l'alta definizione, nonostante le proposte e i contatti a suo tempo avviati da Neil Young, nuovo profeta dell'HD, incurante dei negazionisti tecnologici, con lo stesso Steve Jobs. La realtà e' che secondo Apple non c'è interesse per questo tipo di evoluzione, la qualità a 256 per l'ascolto in cuffia (prevalente ormai) o al limite con l'impianto audio 2.1 collegato al PC, e' più che sufficiente per la musica moderna. Stanno invece investendo sull'HD nel video, dove la differenza si "vede" più facilmente ed è ricercata.

Unica novità nell'audio e' la sezione "masterizzato per iTunes" (mastered for iTunes).


La risoluzione e' sempre 256kbps, in formato compresso, ma attraverso una serie di accorgimento il suono e' reso più ricco e con maggiore dinamica. Una opportunità sia per chi acquista da iTunes, sia per chi vi inserisce contenuti da vendere.


Provato a scaricare qualcosa (come alcune cose di Lana Del Rey e musica classica), come si vede nell'immagine si tratta di semplice audio a 256Kbps. L'ascolto e' buono, ma non potendo fare il confronto è difficile dire se ci siano miglioramenti significativi o almeno udibili. Sulla musica classica la impressione e' che un vero miglioramento si avrebbe passando al lossless, senza sforzarsi ulteriormente sulla compressione, che tecnicamente non serve più, come dimostra il materiale video HD generosamente inserito e scaricabile dal portale. Una iniziativa che non fa pare passi avanti verso l'audio di qualità.

Per l'audio di qualità su iTunes bisogna aspettare ancora.

sabato 17 novembre 2012

Musica public domain - Parte II

Per completare il post precedente sulla musica public domain può essere utile approfondire chi sono quelle compagnie che accampano diritti sui brani musicali eseguiti oltre 50 anni fa, e per conto di chi lo fanno.

Come si è visto le compagnie che hanno posto un claim su YouTube sono IODA e Believe, più la UMG (Universal Music Group, la prima delle major) ed altre per il brano Airegin eseguito dal quintetto di Miles Davis, ma solo in Germania. Vediamo chi sono.

IODA
Una compagnia inglese, recentemente fusa con la compagnia americana The Orchard, si occupa proprio di distribuzione di contenuti musicali in rete (digital copyrights) e quindi di esazione dei diritti per conto dei suoi clienti.


Il primo controllo e' quindi se tra i clienti di IODA ci siano effettivamente gli esecutori o gli autori dei brani su cui viene fatta una rivendicazione di diritti. Cominciamo dalla performance. La esecuzione originale del 1954 era stata registrata dalla Prestige Records, che quindi è il detentore dei diritti, ancora esigibili in USA come sappiamo (ma scaduti in Europa ). La Prestige Records ha cessato le attività da molti anni e tutto il catalogo e' stato acquisito da Concord Music Group, che a sua volta si appoggia per la distribuzione a livello mondiale alla UMG. Quindi cosa c'entra IODA? Cerchiamo nel suo sito un elenco degli artisti sotto contratto ma questo elenco non c'è. Poiché si è fusa con The Orchard possiamo cercare nel sito del "frutteto". Per gli artisti jazz c'è una apposita sezione, con un elenco a quanto si capisce esaustivo, comprendente anche alcuni musicisti storici, ma nessuno dei cinque esecutori dei due storici brani inseriti come test.



Un caso di furto di diritti?
Su Internet in numerosi forum si parla di IODA più o meno come si parla negli ultimi tempi di Equitalia, accusandola di tutto e in particolare di essere dedita sistematicamente ad accampare diritti su produzione originale, public domain e comunque non propria. Allo scopo di intercettare i guadagni pubblicitari su YouTube. Sono incappato in questa situazione e in una società che reclama diritti a prescindere? Non so se negli altri casi sia vero, ma in questo credo proprio di no. Compagnie multinazionali come la UMG sono molto attente nella tutela dei loro diritti, in particolari di artisti ancora attuali come Miles Davis e ancora attivi come Sonny Rollins, e ritengo improbabile che possano lasciare un concorrente libero di pascolare nei loro campi. E' più probabile che IODA abbia un accordo con la UMG o con l'editore di Rollins. Accordo non necessariamente né obbligatoriamente citato sul sito della organizzazione.

Believe
Anche questa è una società che si occupa di digital rights. Una piccola multinazionale attiva nei principali paesi europei più gli USA, Believe, come le società citate in precedenza, cura la tutela dei diritti digitali di una serie piuttosto ampia e significativa di artisti, anche italiani. Da notare che è stata fondata (nel 2004) dal creatore, in anni precedenti, del noto sito MP3.com (il primo a sfruttare la compressione della musica) e poi dell'altrettanto noto portale di digital download eMusic.


Anche per Believe la ricerca se tra gli artisti ci fossero Davis e Rollins non ha dato riscontri positivi. Valgono quindi le considerazioni fatte in precedenza.
Con l'aggiunta che, se accordo c'è, non è probabilmente di esclusiva, visto che società diverse lo accampano sulle stesse esecuzioni e/o sulle stesse composizioni. Può darsi che ci sia una suddivisione per paese. Certo,se fosse così, la suddivisione del ricavo pubblicitario ricorderebbe la divisione dell'atomo. Una quota a YouTube e una quota al "caricatore" (se partecipa alla pubblicità). Poi, per la quota YouTube, una parte a Google, una a IODA ed una a Believe. E poi da ciascuna di questi una ulteriore quota all'effettivo detentore dei diritti, UMG. E infine, buoni ultimi, e sempre in quota parte, gli eredi di Davis e il grande Sonny.

I diritti in Germania
Mi è capitato in altri casi (Dry Run di Joan Armatrading, sempre UMG la major) che il video sia caricato su YouTube e normalmente ascoltabile, ma bloccato in Germania. La legislazione del più grande paese europeo sembra quindi essere più restrittiva di altre.

In questo caso, in particolare, l'origine del nuovo copyright sembra essere una riedizione rimasterizzata dei classici di Davis e Rollins incisi per la Prestige negli anni '50. E' la serie Prestige RVG Remaster, pubblicata da Concord Music Group, dove RVG sta per Rudy Van Gelder, celebre produttore e tecnico del suono. Tra i brani rimasterizzati c'è Airegin ma non But Not For Me e difatti solo sul primo brano compare questo claim (con blocco) dei diritti. I controlli di YouTube sembrano quindi effettivamente mirati e non aleatori come affermato in diversi forum.

Sembra anche che, almeno in Germania, il remaster (con obiettivo di miglioramento della qualità) di una vecchia registrazione fa ripartire l'orologio della validità dei diritti per gli esecutori.
Resta il fatto che il brano che ho caricato su YouTube non proviene affatto da questo remaster. Proviene invece dalla digitalizzazione degli LP originali. Il concetto di tutela per un remaster è piuttosto vago, una volta che l'originale sia stato trasferito, compresso e ricompresso per YouTube.

Ultima osservazione su altre due compagnie di gestione diritti, una tedesca (Kontor New Media) ed una californiana (INgrooves) che si aggiungono alla lunga lista di quelli che si aspettano di guadagnare qualcosa, in questo caso dalla distribuzione digitale (ma non su YouTube) di questo brano.

sabato 10 novembre 2012

Musica public domain

Le diverse normative sul diritto d'autore in vigore nei vari paesi (non sono uniformi) consentono ad una certa parte della musica registrata nel corso del 900 di essere di pubblico dominio, quindi inseribile su siti web per ascoltarla in streaming o scaricarla in download, sia a titolo gratuito che a pagamento, oppure utilizzabile come contenuto per la produzione di CD o altri supporti fisici, normalmente a pagamento in questo caso, oppure ancora come base musicale in pubblicità, presentazioni, spot o altri usi.

Il tempo trascorso dalle prime registrazioni di qualità ancora utilizzabili oggi (anni '40 del 900) e la persistente validità ed interesse di esecuzioni anche di decenni fa rende questa opportunità piuttosto interessante. Vi dedichiamo quindi una pagina ad hoc su Musica & Memoria, nella quale sono sintetizzate le condizioni in base alle quali la musica può essere effettivamente public domain, facendo ricorso anche ad alcune prove pratiche di messa in linea, i cui risultati sono illustrati in questo post.

Quando un brano è public domain
Premettiamo subito però che le condizioni di musica effettivamente a diritti scaduti, in particolare per diffusione su Internet, si applicano ancora e soltanto in pochi e ristretti casi.
Rimandando alla pagina citata di Musica & Memoria per tutti gli approfondimenti, anticipo solo, per rendere più agevole la lettura le condizioni principali perché un brano sia public domain (a parte la esplicita volontà dell'autore / interprete:
  • la esecuzione è anteriore rispetto al momento della pubblicazione di 50 anni (in Europa) o al 1923 (in USA)
  • l'autore della composizione musicale è scomparso da più di 70 anni o è ignoto.
YouTube come verificatore indipendente
Per controllare se la musica che si intende mettere su un sito è effettivamente public domain, senza aspettare che si faccia vivo il detentore dei diritti, vero o presunto che sia (ma sempre più potente e agguerrito di un sito o di un blog normale) con probabili conseguenze negative, un sistema molto semplice ed abbastanza efficace è utilizzare YouTube come test preventivo.
Youtube fa riferimento alla legislazione USA e quindi di public domain in senso stretto se ne troverà ben poco, ma si potrà anche individuare grazie a YouTube chi sono i detentori dei diritti.

Primo test: un brano molto noto ma registrato oltre 50 anni fa
La prima prova la facciamo con una celebre esecuzione del quintetto di Miles Davis, con Sonny Rollins al sax tenore, impegnato in un brano molto noto dello stesso Rollins, Airegin (Nigeria al contrario, omaggio ante litteram alla africanità). La esecuzione è del 1954, quindi oltre 50 anni fa, la casa dicografica, la Prestige non può più accampare diritti in Europa ma li detiene ancora in USA
Mentre i diritti d'autore per il grande sassofonista sono ben presenti. Il risultato dell'upload su YouTube si può vedere nella immagine seguente.


Grazie a YouTube scopriamo che i diritti della esecuzione sono curati da due editori, la IODA del gruppo Orchid Music e la Believe, probabilmente su aree geografiche diverse. A cui si aggiungono altri sei detentori dei diritti che curano, a quanto si legge, i diritti di un remastering della stessa esecuzione, ma solo in Germania, forse perché pubblicata in quel paese, oppure perché in Germania la legislazione copre anche questo caso.

Secondo test: uno standard con diritti d'autore scaduti.
Altre interpretazioni nella stessa sessione sono invece di classici, di standard, come But Not For Me di George Gershwin o The Way You Look Tonight di Jerome Kern e Dorothy Fields. Kern è scomparso nel 1945 e quindi per i suoi eredi (se esistono) i diritti d'autore sono ancora efficaci sino al 2015. La Fields invece è scomparsa nel 1974 e quindi nel suo caso la liberatoria dei diritti avverrebbe, un po' più in la', nel 2044. George Gershwin è scomparso invece prematuramente nel 1937 e quindi i diritti degli eredi sono scaduti nel 2007, e la canzone dovrebbe essere ormai public domain. Ma non è detto, perché l'autore del testo era il fratello maggiore Ira Gershwin, che è vissuto molto più a lungo, sino al 1984. Ovviamente la interpretazione di Miles Davis con Rollins non include il testo, ma gli autori è possibile che non siano divisibili per un'opera d'ingegno unitaria (il testo influenza la musica e viceversa) e quindi anche per questo brano potrebbe teoricamente uscire fuori un detentore dei diritti ad esigerli. Come vediamo dal test però ancora una volta non è il detentore dei diritti d'autore a pretenderli su YouTube.


Anche in questo caso sono IODA e Believe a reclamare diritti, ma sulla esecuzione, per conto degli interpreti (se non li hanno ceduti indefinitamente) e/o della casa discografica, non per conto dell'autore. Poiché in USA questi diritti sono ancora attivi, il motivo della notifica sui diritti dovrebbe essere proprio nella legislazione americana. Poiché il portale è internazionale e non può bloccare gli accessi dagli USA, si tratta di una asserzione corretta, non è quindi applicabile la contestazione che, come si vede, l'uploader potrebbe anche esercitare (vedi immagine seguente).


Si può concludere quindi che questo brano su un sito oscurato per visitatori usa potrebbe anche essere trattato come public domain, oltre che essere pubblicato su CD in Europa.
Da notare inoltre che i detentori dei diritti ne consentono comunque la diffusione, vediamo dopo il perché.

Terzo test: un brano sempre con diritti di esecuzione scaduti, ma meno noto
In questo caso abbiamo provato a caricare su YouTube un brano registrato sempre a New York, ma qualche anno prima, nel 1949, da uno dei pionieri del be-bop, il bassista e violoncellista Oscar Pettiford, con il suo sestetto nel quale spiccava il celebre sax baritono Serge Chaloff. Il brano che ho scelto è Bop Scotch ed è a firma proprio di Pettiford e Chaloff ed è stato ripubblicato qualche anno fa  come bonus track su un CD dedicato al jazzista americano.


Come si vede nella immagine nessun editore o collecting society reclama diritti su questo brano. Una azione che di solito segue di pochi minuti l'upload, ma che qualche arriva ore dopo, e che in questo caso non pare essere stata avviata da nessuno. La situazione tecnicamente è la stessa del brano precedente. La differenza probabilmente risiede nel fatto che chi potrebbe accampare diritti (tutti i membri del sestetto più i due autori più la casa discografica) ha chiuso i contratti di esazione diritti con le società che fanno questo mestiere (e che non lo fanno gratis) considerando probabilmente che per brani così poco noto e lontani nel tempo non ne vale la pena. E naturalmente c'è anche da considerare il fattore tempo, sono passati più di 60 anni, la qualità della registrazione è adatta per una testimonianza storica, più che per un ascolto odierno.

Quarto test: un brano sicuramente public domain
Un brano tradizionale registrato in Europa tra il 1945 e il 1950 è sicuramente public domain. A maggior ragione se nel libretto interno del CD, pubblicato da Proper Records nel 2000, è specificato che è proprio così per 33 dei 40 brani contenuti in questa antologia di canzoni, reels e jigs popolari irlandesi.
Quella che ho scelto per il test, molto bella, si chiama "The Maid Of The Moorlaugh Shore" e già si capisce che è una tipica storia di promessa sposa sfortunata. Una volta caricata su YouTube, per circa 24 ore è stata valutata libera da ogni diritto di diffusione, poi sono comparsi e reclamarli "one or more publishing rights collecting societies", come si vede nella videata seguente.


Sfidando coraggiosamente la velata minaccia che, in caso di reclamo infondato, il mio canale YouTube poteva essere chiuso (come si legge nel testo della contestazione) ho comunque voluto provare l'efficacia di questa procedura. D'altra parte la mia buona fede era evidente e dimostrabile, poggiandosi sulla declaratoria contenuta nel disco stesso. Mi aspettavo una procedura lunga, o eventuali richieste di ulteriori elementi o chiarimenti, una certa resistenza da parte di queste collecting societies non precisate alle quali, immaginavo, YouTube avrebbe girato la contestazione.

Ma non è andata così, meno di un minuto dopo l'invio della contestazione è arrivata questa email all'account associato al canale YouTube.


Come si vede la contestazione stessa ha fatto decadere la pretesa, ad opera, evidentemente, non di un intervento umano ma di una procedura informatizzata. Contestualmente spariva l'avviso "corrispondenza con contenuti di terze parti".

Su questo esito, credo definitivo (vedremo in seguito) posso tentare solo alcune ipotesi. Partendo dal fatto che detentori dei diritti e collecting societies in genere hanno convenienza economica a dichiarare la proprietà dei diritti, e poi consentire comunque la diffusione. In questo modo infatti possono ottenere una parte dei ricavi pubblicitari raccolti da YouTube per la diffusione di quel video. Entrate che, per video di successo, sono convinto che siano superiori allo sfruttamento con metodi tradizionali del brano originale, spesso molto particolare e ormai fuori mercato (come in questo caso).
Posso quindi supporre che tra il soggetto che accampa i diritti e il "caricatore" YouTube / Google in caso di contestazione dia più credito al secondo, che non ha nulla da guadagnare nella contestazione, anzi casomai rischia la chiusura del canale (che a volte partecipa anch'esso alla raccolta pubblicitaria).
Da qui la chiusura automatica della contestazione.
E' soltanto una ipotesi comunque.

Ultimo test: un altro brano tradizionale irlandese
Come ulteriore controprova ho caricato anche uno dei brani dell'antologia scelto tra quelli che nelle note non erano dichiarati public domain. A quanto ho capito in questo caso l'interprete (Angela Murphy) era professionista.



Come si vede anche in questo caso non è emerso (neanche a distanza di alcuni giorni) alcun pretendente i diritti. Può darsi che siano scaduti o siano cessate le convenzioni nel frattempo (il disco era stato pubblicato nel 2000) oppure può essere che il curatore dei diritti non si sia accreditato su YouTube.

In sintesi
Da questi test si conferma che con grande attenzione si può diffondere o distribuire, e in generale gestire anche musica public domain in un sito. Punti critici sono i diritti d'autore, non è facilmente individuabile chi li cura in un ambito mondiale, e la necessità di filtrare il traffico dai paesi dove i tempi di scadenza dei diritti dell'esecuzione sono più lunghi che non da noi.

(Se qualcuno ha la curiosità di vedere ed ascoltare questi video li può cercare con il titolo direttamente su YouTube. Non inserisco i link per via delle norme che regolano lo sfruttamento pubblicitario di video YouTube linkato o embedded)