venerdì 25 dicembre 2009

I "bobina"


Torno ancora sui registratori a bobina, le  macchine da musica in grado di fornire il migliore suono analogico. Non mi è chiaro cosa se ne potrebbe fare oggi, ma sono oggetti affascinanti come pochi.

Rimandando al sito Soundfan già riferito nel post precedente per informazioni di dettaglio, in particolare sulla manutenzione, sui modelli e sui consigli per l'eventuale acquisto, vediamo brevemente di cosa si tratta (nell'articolo precedente era dato quasi per scontato).

Bobine e cassette
Il supporto utilizzato è il nastro magnetico, una tecnologia che tutti conoscono, perché era utilizzata fino ad ieri nelle popolari e diffusissime musicassette Philips, e che poi è stata alla base delle videocassette VHS. Anche per le musicassette il funzionamento era "da bobina a bobina" (reel to reel e R2R) con il nastro che scorreva dall'una all'altra e la necessità di rivoltarlo a fine corsa. Solo che tutto era reso di uso molto più facile grazie appunto alla "cassetta", il contenitore che racchiudeva le due bobine in una struttura compatta.

Purtroppo per ottenere questo risultato la Philips aveva dimezzato l'altezza del nastro, da 1/4 di pollice usato nei "bobina" amatoriali, ad 1/8 di pollice, e dimezzato anche la velocità minore che veniva usata sui suddetti (non tutti) reel to reel per la musica, portandola a 4,75 cm/sec. Inoltre, per rendere più agevole il caricamento rapido, veniva usata una sola testina combinata per la registrazione e la lettura. Mentre purtroppo queste due funzioni avevano esigenze tecniche opposte.

Poiché le prestazioni della registrazione magnetica (una tecnologia sviluppata in Germania negli anni '30 e diffusa commercialmente negli anni '50) in termini di risposta in frequenza e dinamica, è dipendente fortemente da questi elementi, si può immaginare che le prestazioni dei registratori a cassette fossero molto inferiori a quelle dei registratori a bobine.

I registratori a bobina aperta (reel to reel)

Che invece utilizzavano (ed utilizzano) due bobine aperte, ed avevano (ed hanno) la possibilità di variare tutti gli altri parametri.

Quindi i registratori a bobine da studio, quelli usati (in parte ancora oggi) per realizzare i master dei dischi, utilizzano nastro da 1/2 pollice o da 1 pollice, velocità di 38 cm/sec o 76 cm/sec e da 2 ad 8 tracce indipendenti (ed oltre) per la registrazione multitraccia (ad esempio per registrare strumenti e accompagnamento in tempi successivi).

I registratori amatoriali, come l'Akai 4000 illustrato sopra o il Tandberg qui a lato, utilizzano invece un nastro più maneggevole da 1/4 di pollice, una gamma di velocità da 4,75 a 38 cm/sec (passando per 9,5 e 19) e la scrittura su due o quattro tracce,  e bobine da 13, 18 o 26 cm.

Una grande flessibilità che comporta però un prezzo in termini di scarsa standardizzazione. Evidentemente per ascoltare un nastro registrato ad una certa velocità su un altro registratore è necessario che anche quest'ultimo abbia la stessa velocità tra quelle disponibili, e che il numero di tracce sia conforme. Problemi di compatibilità potevano derivare anche dalle dimensioni delle bobine: solo una parte dei modelli (di fascia alta) potevano ospitare quelle più grandi da 26 cm.
I più diffusi comunque erano a due velocità, 9,5 e 19 (ovvero 3-3/4 o 7 1/2 in pollici),  4 tracce e con bobine da 18 cm, anche perché i nastri preregistrati erano prodotti quasi solo in questi due formati e su bobine da 18 o da 13. Sui  nastri preregistrati ci tornerò presto, dopo le prove che sto effettuando, è l'uso più interessante e affascinante che si può fare di questi apparecchi.

Una affascinante operatività "vintage"
Usare una di queste macchine risulta probabilmente ad un utilizzatore di oggi di una complessità quasi sorprendente: bisogna far passare fisicamente il nastro tra le testine e il capstan fino alla seconda bobina e agganciarlo (ma non è previsto alcun "gancio").

Poi, alla fine, se il nastro è a 4 tracce, bisogna rivoltarlo e  ripetere tutta l'operazione da capo. Il nastro quindi è in qualche modo indipendente dalla bobina che lo ospita. E difatti nei nastri preregistrati la parte iniziale (leader tape) ha di solito sovrascritti il titolo e l'esecutore. Altre forme di archiviazione, in particolare per i nastri registrati da noi, non sono così agevoli; se abbiamo utilizzato la bobina per indicare il contenuto occorre quindi riportare il nastro sulla sua bobina iniziale anche quando non l'abbiamo ascoltato per intero, dai due lati.

Inutile aggiungere che non è possibile l'accesso diretto ai brani (negli ultimi modelli di cassette avevano inventato un sistema che ovviava al problema utilizzando i "vuoti" tra le canzoni). C'è un contatore dei giri del nastro, ma bisognerebbe segnare per ogni brano l'inizio. E poi comunque attendere i tempi dell'avanzamento veloce o del rewind.

E che, come tutte le macchine analogiche, richiedono manutenzione periodica, pulizia ed allineamento testine, accortezze nella archiviazione dei nastri, ma tutto sommato meno di quanto necessario per mantenere ai massimi livelli un giradischi d'epoca.

Bobine vs cassette
Limiti operativi superati appunto dalle musicassette, a prezzo però di una forte diminuzione di qualità. Che si può anche calcolare, facendo riferimento per semplicità alla quantità di materiale magnetico utilizzato per ogni unità di musica. Sulle cassette, che sono a 4 tracce anch'esse, tanto per cominciare la dimensione (l'altezza) è la metà. Anche la velocità è la metà di quella più bassa usata per la musica (9,5 cm/sec, i 4,75 nei bobina erano usati solo per il parlato e simili) e quindi siamo a 4 volte in meno. Otto volte in meno se usiamo sui bobina la velocità di 19 cm/sec, 16 volte se usiamo un modello a 2 tracce, e addirittura 32 volte con la velocità massima di 38 cm/sec. E la bassa velocità si portava dietro il ben noto problema del "soffio", il rumore di fondo che le cassette hanno vinto grazie al sistema Dolby B.

Ma limiti operativi che incidono poco se quello che si ascolta è un album, oppure una composizione di musica classica od operistica. E che si superano velocemente con un minimo di pratica. Certo non bisogna essere cultori della "fast music". Senza contare che queste macchine possono fare egregiamente un altro mestiere: registrare la musica dal vivo con una qualità molto vicina a quella delle macchine da studio. Ma qui serve un altro post a parte.

Il premio
Costosi, pesanti, scomodi da usare (anche rispetto agli LP) ma la qualità è veramente la massima possibile in campo analogico e forse anche la massima desiderabile in assoluto. Potremmo partire ancora dal paragonecon le cassette, che più o meno tutti conoscono: se i migliori modelli a cassette dopo alcuni anni di perfezionamento, anche se a 2 testine (ma Nakamichi era riuscito ad infilarci 3 testine) avevano raggiunto una qualità quasi indistinguibile da quella degli LP, come potevano suonare i bobina che partivano con 16 o 32 lunghezze di vantaggio?


Oppure vederla da un'altro lato: di cosa ha bisogno la musica, la più complessa da riprodurre, diciamo la musica della grande orchestra sinfonica, magari anche con coro e voci soliste? In termini tecnici di risposta in frequenza estesa oltre quella percepibile dal sistema uditivo umano, dinamica superiore a quella dell'evento reale, minima distorsione, e la capacità di registrare e riprodurre fedelmente il complesso segnale musicale.
Un registratore a bobine perfettamente a punto, a due tracce, a 38 cm/sec. ha in tutti questi parametri prestazioni che eccedono quelle necessarie alla registrazione dell'evento musicale, e quindi non richiede alcuna soluzione di compromesso o nessun artificio per acquisirlo e farcelo riascoltare. Da aggiungere che anche a velocità inferiore (19 cm/sec.) e a 4 tracce le prestazioni rimangono più che adeguate e comunque confrontabili, se non superiori (non mi inoltro, per prudenza, in questi dibattiti) a quelle del microsolco in vinile, dell'LP.

Superiori quindi anche all'audio digitale in alta definizione?
Qui il dibattito sarebbe ancora più acceso. Come noto per alcuni il digitale non potrà mai rivaleggiare con l'analogico. Perché la musica nasce analogica. Non mi addentro neanche in questa diatriba, dico solo che, parlando di prestazioni pure, con l'alta definizione siamo ad un livello ancora superiore (in particolare nella dinamica) ma che comunque siamo anche oltre quello che è richiesto dalla musica in originale, anche la più complessa (e dalla possibilità di un ascolto casalingo). Comunque l'alta definizione promette, e a quanto pare mantiene, prestazioni agli stessi livelli del nastro analogico, con molta maggiore semplicità d'uso (per chi tiene anche a questo aspetto).

(Le immagini si riferiscono ad alcuni modelli di "bobina" anni '70 e '80. Dall'alto l'Akai GX 646, il Tandberg TD 20a, l'Akai GX 4000D, evoluzione del classico 4000, il semi professionale Technics RS1520)

giovedì 17 dicembre 2009

Magia dell'analogico


Negli ultimi post abbiamo parlato dei nuovi formati digitali ad alta definizione che dovrebbero recuperare la magia dell'analogico. Vediamola allora in pratica questa magia dell'analogico.

Non si parla però questa volta del vinile, all'LP ormai tornato in auge e celebrato ovunque. Ai tempi dell'analogico, negli anni '60 e '70, gli appassionati più attenti cercavano infatti la più alta qualità con altre due tecnologie, la radio FM stereo (pare strano, oggi) e il nastro magnetico utilizzato dai registratori a bobina aperta (o reel-to-reel).

Il disco in vinile microsolco infatti, vuoi per i limiti intrinseci di risposta in frequenza, vuoi per la limitazione, all'epoca, di alcuni componenti della catena (in particolare del preamplificatore phono), vuoi per la bassa qualità e del vinile in quanto tale in molte copie, vuoi per la difficoltà di messa a punto di tutto il sistema, non godeva poi della incondizionata (o quasi) considerazione che lo circonda oggi.

Rimandando ad un'altra occasione le considerazioni che si possono fare sull'FM stereo, l'attenzione per questo post è rivolta ai registratori a bobine. Non molto diffusi sino all'avvento della musicassetta Philips, a causa del prezzo elevato (erano componenti abbastanza complessi) sono stati soppiantati da questo supporto nella fascia bassa e sono rimasti in un mercato di nicchia per appassionati esigenti, e facoltosi. Disposti a spendere di più e ad affrontare una maggiore complessità operativa per avere una qualità molto ma molto superiore a quella dei registratori a cassette.

Non mi addentro per ora nelle caratteristiche di questa tecnologia, che aveva numerose varianti e particolarità, rimando, in attesa di un prossimo post, chi avesse altre curiosità ad un completissimo sito in italiano che tratta tutti gli aspetti dei registratori a bobine analogici: Soundfan.

Meglio dell'LP
Meno nota oggi è la supremazia in termini di qualità rispetto anche rispetto all'LP in vinile. Tanto per cominciare è un sistema del tutto conforme a quello dei master che si usavano nell'era dell'analogico. Che infatti erano registratori a nastro magnetico con caratteristiche superiori (più larghi, il doppio o 4 volte, e con velocità doppia) ma identica tecnologia. Un riversamento in meno, un rischio di degrado in meno.

Poi la dinamica e la risposta in frequenza, alle velocità superiori, ma anche già a 19 cm/sec, erano superiori a quelle che poteva supportare all'epoca (ma in parte anche oggi) un disco in vinile. E anche la durata era normalmente superiore, consentendo di ascoltare senza interruzione un album con le bobine standard da 18 cm o anche una intera opera lirica con le bobine più grandi (da 10,1 pollici ovvero 26,5 cm).

Naturalmente se l'origine è un LP la qualità rimane quella, ma in una registrazione dal vivo, con due semplici microfoni disposti a Y si possono fare con un registrazione a bobine riprese stereo in grado di stupire chiunque (per effetto stereo e naturalezza).

Poi esistevano i nastri preregistrati. Pressoché sconosciuti in Italia (non credo siano mai stati distribuiti in modo capillare) venivano invece pubblicati regolarmente in USA e UK. Erano soprattutto album di musica classica ma anche alcuni degli album più celebri dei Beatles, di Bob Dylan, di CSN&Y, dei Doors e così via sono stati pubblicati anche su nastro in bobine da 7", a 19 cm/sec. solitamente a 4 tracce, promettendo quindi una qualità superiore al più diffuso LP.

Il registratore a bobine alla prova pratica
Personalmente quando mi sono affacciato all'alta fedeltà nel mio impianto un registratore a bobine non c'era, erano già stati soppiantati dai registratori a cassette, pur se ancora in produzione e celebrati per la nota e riconosciuta qualità, e comunque, come tipico studente squattrinato, erano al di fuori della mia portata, e sono rimasti un oggetto del desiderio.

Recentemente però ho avuto la necessità di trasferire in digitale alcuni nastri di trasmissioni radio risalenti alla mia breve esperienza come conduttore di un programma di musica classica (ma in una radio libera) e, dopo aver cercato un registratore funzionante tra vari amici, ho concluso che la cosa più semplice era comprarne uno su eBay.
Erano infatti abbastanza diffusi e l'offerta è ancora consistente, soprattutto su eBay tedesca. Non ho puntato per ovvi motivi su un celebrato e ricercatissimo Revox (anche perché c'è una certa speculazione e bisogna valutare attentamente ogni offerta) ma su un modello giapponese, noto all'epoca per la sua robustezza e per le buone prestazioni, derivanti da un progetto semplicissimo ma funzionale, l'Akai 4000.
Così come il Revox, esisteva in molte varianti e quello che alla fine ho comprato avendo vinto l'asta (alla modica cifra di 44 €) era un 4000 DB, 4 tracce e due velocità, con pure il Dolby B.

Dopo aver superato il problema iniziale di individuare come si fa a cambiare la velocità (un sistema veramente manuale, impossibile da capire dal libretto di istruzioni, per fortuna su YouTube ci sono appassionati di registratori a bobine che mettono istruzioni filmate e commentate passo a passo), pulite le testine con un cotton-fiocc e alcool, ha fatto egregiamente il suo lavoro di lettore con i nastri registrati.

A questo punto però mi è venuta la curiosità di metterlo all'opera come se fosse un componente nuovo, per il suo scopo primario: registrare.

Comprate sempre in eBay alcune bobine di nastro nuove, ho provato a registrare qualcosa, ovviamente, a questo punto, da CD. Che dovrebbe avere, almeno su questo sono tutti d'accordo, una dinamica superiore a quella dell'LP, tale forse da mettere in crisi un registratore d'epoca.


Ma così non è stato. Non ho fatto un set esteso di prove, ma mi sono limitato ad alcuni CD di jazz dal vivo, registrati (molto bene) dalla ECM, con all'opera il Keith Jarrett Trio, e ad alcune altre registrazioni sempre di jazz di Coltrane.Il registratore ha più di 30 anni, non era il modello più celebrato dell'epoca, non so come è stato tenuto da chi me lo ha venduto e se poi fosse suo, non è stato revisionato né controllato ma, una volta settati in modo opportuno i livelli di registrazione (gli strumenti, i cosiddetti VU-Meter, ingannavano un po') i risultati sono stati veramente notevoli.

Anzi, potenza della suggestione, la copia su nastro (peraltro di qualità standard) sembra essere anche superiore al CD, più fluida. Ma chiaramente è impossibile migliorare il suono attraverso un passaggio a un altro componente. In ogni caso, non sono riuscito a sentire alcuna limitazione o degrado del suono dopo il trasferimento su nastro.

Una volta appurato che funziona bene, molto bene, resta però da capire cosa si potrebbe fare, oggi, con un registratore a bobine. Ottimo argomento per un prossimo post. In attesa del quale lascio i link di un paio di video-istruzioni presenti su YouTube e relative al modello che ho usato io, l'Akai 4000 (l'altra immagine si riferisce invece al celebrato Revox B-77).




sabato 5 dicembre 2009

Il successore del CD esiste già


Il successore del CD esiste già, peccato che le case discografiche non lo sappiano. Lo hanno messo in commercio alcune piccole case discografiche "audiophile", con in evidenza la ben nota Classic Records, lo chiamavano DAD sino a un po' di tempo fa, e ora HDAD o HDAD+.

Di cosa si tratta?
Di un semplice DVD, nel quale viene però inserita solo la musica. D'altra parte DVD sta per "digital versatile disc" ed è quello che ci attendiamo da questo standard: essere versatile.Il DAD (Digital Audio Disc) è un DVD di tipo "universale" (quindi leggibile da qualsiasi lettore DVD) dove la musica è registrata in formato 24bit / 96KHz. L'altro formato più recente, HDAD (Hybrid DVD Audio Disc), arriva sino ai 24/192, utilizzando lo standard DVD-Audio. Richiede un quindi lettore DVD che supporta anche il DVD-Audio (non tutti). Per consentire di ascoltare il disco anche su lettori non multiformato e quindi non DVD-Audio, o su PC (i software di lettura comuni, tipo WinDVD o il lettore DVD standard del Mac, non lo supportano) il dischetto è a doppia faccia, e sull'altro lato è in formato DVD universale a 24/96.Se il lettore DVD è collegato a un monitor TV viene mostrato un semplice menu con i titoli dei brani da selezionare. Nente frizzi tipo DVD-Audio, interviste, videoclip, contenuti extra e simili (dei quali nessuno sente la mancanza).

Come si sente?
Io ho provato un album a confronto in formato HDAD 24/192 e CD. La scelta di titoli non è molto estesa e non tutti i titoli di Classic Records sono facilmente reperibili anche su CD. Però qualcosa c'è, ad esempio il classico di John Coltrane "Blue Train", registrato nel 1957 (ovviamente su nastro analogico di tipo professionale) dal famoso ingegnere del suono Rudy Van Gelder per la etichetta Blue Note. Uno di quei dischi da sempre citati come esempio di corretta ripresa del suono.
La versione CD è quella di pochi anni fa, rimasterizzata per la "Rudy Van Gelder Edition" dalla stessa Blue Note (ora una etichetta EMI) con le solite bonus track.

La versione in alta definizione è stata realizzata dalla Classic Records a partire dal master originale (presumibilmente un nastro da mezzo pollice a due piste) campionato in digitale a 24/192, quindi alla massima qualità oggi possibile, con una gamma dinamica dichiarata di 144 dB, quindi superiore a quella del nastro originale. La cui qualità del suono dovrebbe essere quindi totalmente preservata, per cui il marketing CR utilizza la sigla MTS (Master Tape Sound).Come nel test precedente (Diana Krall) ho messo i due dischi in due lettori diversi (un CD e un DVD multiformato) e ho switchato tra l'uno e l'altro alla ricerca delle differenze.

Dico subito che, grazie al cielo, non sono così evidenti. Per fortuna, se no dovremmo gettare le nostre preziose collezioni di CD e ricominciare da capo.
Nell'ascolto con il mio impianto (vedi il post precedente) in entrambi i formati la timbrica degli strumenti risulta corretta e molto simile. Quello che si nota però è una collocazione più netta e anche più ampia degli strumenti. La batteria nel primo brano nel CD sembra in zona semi centrale, molto vicina al pianoforte, mentre nel HDAD si posiziona sulla destra, ben lontana dal sax al lato opposto. Un effetto piuttosto evidente e anche apparentemente più naturale e probabilmente più vicina al master (anche se non è riportata sui dischi la posizione degli strumenti, presumo che Van Gelder li abbia posizionati ben scalati su tutto il fronte sonoro).


Per un approfondimento ho anche ascoltato tutti i brani con una cuffia elettrostatica Stax. Con questo componente, come noto superiore come fedeltà a pressochè ogni sistema diffusore / casse di prezzo terreno, si sente qualche altra differenza. Non tanto nella timbrica, e neanche nei leggeri effetti di eco attorno al trombone e alla tromba, che sono preservati, quanto nella separazione tra i vari strumenti, che risultano più facilmente (e "naturalmente") distinti tra loro e posizionati, ancora una volta, su un fronte sonoro più ampio, a conferma della impressione avuta con l'impianto aperto. Sembra anche leggermente più netta e precisa la resa del contrabbasso. E nessun segno di fatica d'ascolto anche sugli alti (piatti della batteria in particolare).
Da notare che le prove a confronto erano rese meno semplici rispetto al test del DVD-Audio versus CD dal fatto che questa volta il livello sonoro più basso era quello dell'HDAD. Quindi non era possibile sul mio impianto livellare le uscite e c'era quindi un tendenziale sbilanciamento a favore del CD, che suonava a volume più alto.

Nessun problema comunque a indicare se si stava ascoltando il CD oppure lo HDAD in alta definizione, e nessun dubbio su cosa poi si sceglie di continuare ad ascoltare: la versione in HDAD.
Insomma la differenza c'è e si sente.

E a 96 KHz si perde qualcosa?
Ovviamente ho provato ad ascoltare a confronto, in questo caso in sequenza, le due versioni sui due lati dell'album. Dico subito che la differenza non si sente proprio, come da altri notato, almeno, non è alla portata del mio apparato uditivo. Bisognerebbe vedere anche le prestazioni reali dell'Oppo a 192KHz, ma mi sento di affermare che, anche se i 192KHz danno la piacevole sensazione psicologica di avere il massimo, i 96KHz sono già sufficienti. Magari le case discografiche arrivassero almeno sin qui.

Un altro ascolto
Ho provato anche un altro album del catalogo CR, in questo caso un DAD 24/96. Si trattava di un altro classico tra gli album audiophile, la registrazione della reunion dei Weavers alla Carnegie Hall di New York nel lontano 1963 (ed era già una celebrazione dei primi 15 anni del primo gruppo folk moderno!). A dispetto dell'età della registrazione e del fatto che fosse dal vivo è un master celebrato per la grande naturalezza (set tutto acustico) e già pubblicato più volte su vinile da mezzo chilo o giù di lì.
Non ho però in questo caso nè la versione su vinile né su CD e quindi mi sono limitato ad ascoltare, sia in campo aperto sia in cuffia, l'impasto delle voci di Pete Seeger, Lee Hays e degli altri Weavers, la nettezza delle chitarre e dei cori con il loro perfetto impasto di voci, e l'eccellente effetto stereo nella ricreazione del fronte sonoro.
Un ascolto molto piacevole.

Ma quanto costano?
Meno del CD. Ebbene sì, nonostante un costo di spedizione non certo economico (8 $) grazie al nostro caro Euro forte il HDAD viene a costare intorno ai 20 € (20 $ in USA + spese di trasporto) e il DAD addirittura 15 € (15 $ in USA, sempre escluse le spese di trasporto).
Peccato che il catalogo sia piuttosto ridotto (quasi tutta musica classica, di orchestre e interpreti non sempre notissimi).
E peccato che le case discografiche non facciano questa semplice considerazione che il successore del CD esiste già e che forse provare a venderlo potrebbe essere una soluzione ai loro lamenti sul mercato in perenne contrazione.

martedì 1 dicembre 2009

Il PC come lettore ad alta definizione

Come si diceva nei post precedenti, le alternative per ascoltare in Hi-Fi l'audio in alta definizione scaricato da Internet sono al momento due: il trasferimento su DVD o l'utilizzo del PC come lettore coadiuvato da un convertitore (DAC) esterno.
La prima strada l'abbiamo esaminata nel post Dalla rete Internet all'impianto Hi-Fi, la seconda l'approfondiamo qui, cogliendo l'occasione della disponibilità di nuovi "scatolotti" DAC che possono servire allo scopo.

Due modi di ascoltare (e gestire) la musica

Ovviamente entrambe le soluzioni presentano vantaggi e svantaggi, il trasferimento su DVD è il sistema più economico e con meno sorprese, per chi già possiede un buon lettore DVD multiformato. L'utilizzo del PC come lettore, con tutte le difficoltà del caso (vedi il post Il PC può essere un componente Hi-Fi? ) porta con sé il vantaggio di gestire comodamente una intera libreria di musica che può estendersi a migliaia di album, con potenti sistemi di organizzazione e selezione dei brani da ascoltare, in primis il diffusissimo iTunes di Apple.

La prima soluzione sarà quella preferita da chi vuole mantenere e sviluppare una discoteca incentrata sui supporti fisici, dagli LP ai CD ai DVD con contenuti musicali HD, e che ascolta prevalentemente nel formato "album". La seconda sarà preferita da chi vuole sfruttare la comodità di avere a disposizione una grande quantità di musica, anche oltre i limiti fisici della propria discoteca, e ascolta prevalentemente nel formato "brano" organizzato in playlist (ci tornerò in un prossimo post).

Il convertitore DAC a 24 bit e la sua connessione
Per ascoltare veramente in alta definizione in questo secondo approccio occorre però, tra iTunes o altro media player e i diffusori (o la cuffia) un convertitore digitale - analogico effettivamente a 24bit, e una connessione in grado di gestire un flusso di dati che, a questi livelli, presenta ancora discrete difficoltà di realizzazione.

Le uscite digitali dei PC utilizzabili allo scopo attualmente possono essere a standard S/PDIF, Firewire, USB. Il primo tipo non presenta difficoltà di connessione e consente di realizzare DAC ad alta risoluzione anche a basso costo. Come ad esempio il DAC SuperPro 707 del quale abbiamo parlato alcuni post fa. L'unico problema (per chi non ne ha uno) è che è disponibile praticamente solo sui computer Apple o su schede audio da PC fisso.

La connessione FireWire, sviluppata per il video (quindi con specifiche stringenti) risponde bene allo scopo di trasferire un consistente flusso di dati in modalità streaming (con conseguenti impegnativi vincoli per il sincronismo dei dati) e quindi è una soluzione efficace anche per l'audio in alta definizione, anche a 24/192. Inoltre, è presente sulla gran parte dei notebook recenti, anche Windows, e anche sui PC fissi, che comunque possono essere dotati di scheda firewire a costi ormai molto bassi.

Purtroppo per motivi non noti ben pochi produttori di DAC hanno scelto di sviluppare i loro componenti usando questa interfaccia. L'unico di cui si parla è un componente sicuramente di ottima qualità, ma di caratteristiche (e costo) hi-end, prodotto in Svizzera dalla Weiss, una casa nata dalla iniziativa di un noto progettista in precedenza alla Studer-Revox, il modello Minerva  Firewire DAC.

La interfaccia USB è invece presente, come noto, su tutti i PC Windows o Apple che siano (anche sui telefonini e sulle auto, ormai) consente pure di alimentare gli apparati connessi e quindi sembrerebbe la soluzione ideale. Purtroppo anche qui c'è un ma, le caratteristiche della interfaccia non sono state progettate per la trasmissione di elevate quantità di dati in modalità streaming e, mentre per un flusso a qualità CD 16/44,1 è del tutto adeguata e si possono realizzare DAC dal costo intorno ai 100 € (come il SuperPro citato prima) per andare oltre è necessario sviluppare soluzioni ad hoc e apparati più complessi, che pure esistono, ma partono dai 1000 € in su (per esempio i Benchmark DAC dei quali abbiamo parlato in un precedente post) e non sono scatolotti, ma veri e propri componenti Hi-Fi separati.

Gli scatolotti USB a 24 bit
Ma il progresso avanza, il mondo globalizzato è grande e i produttori sono tanti in questo mercato nascente e così in questi ultimi mesi (o forse settimane?) almeno due scatolotti a 24 bit si sono affacciati sul mercato.
Affacciati perchè la disponibilità effettiva non è ancora un fatto acquisito, meno che mai in Italia. Sono scatolotti nel senso che hanno due sole connessioni, una digitale USB dalla quale prendono anche l'alimentazione, ed una analogica. Massima praticità e minimi costi (o quasi).

Musiland Monitor 01
Il primo dei due è prodotto in Cina da un produttore cinese, Musiland, che ha anche all'interno un proprio settore R&D dove sarebbero stati sviluppati (almeno a detta di alcuni forum) originali soluzioni di utilizzo dei più recenti chip disponibili, al fine di trasferire dati 24/192 sulla interfaccia USB risolvendo i problemi di sincronismo e quindi senza ingenerare la distorsione che può affliggere questo tipo di connessioni (e che si chiama jitter). Il modello in questione, al quale avevo già accennato, si chiama Monitor 01 US ed è veramente uno scatolotto con solo un ingresso digitale USB e una uscita analogica stereo di tipo RCA (o pin-jack), più una comoda uscita jack amplificata per cuffia più una uscita ottica digitale (per un eventuale pre digitale da Home Theater).
La distribuzione è lasciata a quanto pare al libero mercato Internet, vale a dire ad eBay, dove si trova facilmente nuovo a prezzi variabili tra i 75 e i 100 $. Ad esempio facendo un test ora mentre sto scrivendo su eBay solo USA ce ne sono in offerta 4, tutti con la formula "buy it now".
Ma funziona? Pare di sì, e fino a 192 KHz, ma per ora non ho trovato nessuna recensione indipendente da riviste on-line, solo annunci più o meno pubblicitari e discussioni su vari forum, comunque solitamente positive.
Visto il costo si potrebbe anche provare, ma alcune cose non si possono valutare ad orecchio. Ad esempio il dubbio di alcuni forum che sia in realtà limitato a 96KHz.

HRT High Resolution Technologies Streaming Audio Pro
Questo invece è un prodotto più ufficiale da un produttore occidentale (USA) e normalmente distribuito. Si può confermare che esiste e che fa quello che promette. Vale a dire convertire da digitale ad analogico utilizzando un ingresso USB (pure in questo caso usato anche per l'alimentazione) e una uscita stereo analogica. Che in questo caso è addirittura di tipo bilanciato. Consente di usare cavi più lunghi e di ottenere (forse) una migliore qualità  audio, ma non tutti gli amplificatori hanno ingressi bilanciati, solo quelli di fascia alta. Ma non è un grande problema, esistono adattatori da bilanciato a sbilanciato (vale a dire i normali pin-jack RCA).


HRT è un produttore di scatolotti high-end, già noto per altri due modelli a 16 bit (Streaming Audio e Streaming Audio +, il modello mostrato nella foto in alto) e questo è il suo primo prodotto a 24 bit.
Anche in questo caso ci sono alcuni ma, il modello è presente nel sito, ma è ancora ad inizio distribuzione, perfino in USA. Nel listino del distributore danese però c'è già (il distributore italiano invece ancora non c'è).
Un altro neo è il costo, almeno in questa fase iniziale. E' inferiore ai 1000 € dei Benchmark, ma anche molto superiore ai 100 $ del cinese, in Danimarca è sopra ai 600 €. E' possibile che una volta avviata a pieno la distribuzione il modello USA costi meno dell'equivalente di 500 €.
Ancora un altro difettuccio c'è, è limitato a 96KHz, si tratta però di un limite più che altro psicologico. Non è chiaro se un comune mortale riesca a sentire la differenza. Io ad esempio non ci sono riuscito (parlerò in un prossimo post di questi altri test).

In sintesi
Per chi voglia seguire la strada di ascoltare la musica in alta definizione sfruttando la sua grande versatilità come lettore ed organizzatore la strada c'è, i convertitori DAC esterni anche in alta definizione ed anche a prezzi terreni (più o meno) iniziano ad essere disponibili.

giovedì 19 novembre 2009

E' la terza volta che compriamo gli stessi dischi!


"E' la terza volta che compriamo gli stessi dischi!". Questo era il grido di dolore che era sgorgato dal cuore a non pochi audiofili degli anni '90 quando si sono resi conto che stavano comprando ancora una volta gli album dei Pink Floyd, dei Rolling Stones, dei Beatles.


Una prima volta da adolescenti in vinile, poi, negli anni '80, quando l'industria discografica ha lanciato la "perfezione del suono digitale", in CD, finalmente senza fruscio e tic, eredità dei fetenti giradischi da giovani squattrinati. Poi, ecco che si scopre che il CD non è così privo di difetti e anzi i primi riversamenti in digitale sono del tutto innaturali, da dimenticare, ed è necessario tornare al vinile, unico supporto che può fare giustizia a quegli amati dischi. Ed ecco quindi il terzo acquisto di Sgt. Pepper, o Dark Side Of The Moon, o Disraeli Gears, questa volta su pregiato vinile da 180 gr.

Ma non finisce qui, bisogna trovare un successore al CD e quindi l'industria (quella dell'hardware, soprattutto) propone il Super Audio CD (o SACD), ma anche il DVD-Audio, tanto per complicarsi un po' la vita. Non ce la fanno a pubblicare tutto in questo nuovo formato, ma qualcosa sì. E così ad esempio gli appassionati dei Genesis saranno arrivati anche al quarto acquisto, grazie alla confezione rimasterizzata di tutti i loro album, proposta in SACD proprio l'anno scorso.

Ma anche il SACD e il DVD-Audio dopo una decina d'anni di tentativi infruttuosi vanno verso un rapido tramonto, e si annuncia una nuova era: il download digitale in qualità CD, o addirittura in alta definizione, a 24 bit. Destinazione: la libreria iTunes o addirittura l'iPod. Ma i dischi rimangono sempre gli stessi.

Ad esempio quelli dei Beatles. Messi al sicuro dall'infido mondo digitale sin dalle origini ed ora finalmente disponibili, dal 7 dicembre, su una poco romantica "chiavetta" da 16GB, che contiene tutti gli album del quartetto più famoso del mondo, ovviamente rimasterizzati, ripuliti e così via. Resa un poco più appetibile, come regalo di Natale, da una confezione a forma di mela (una micro-mela) che cita sia l'immagine simbolo della storica etichetta dei Beatles, la Apple, sia la Apple di Steve Jobs, sponsor, a quanto si capisce, della operazione (che però è nominalmente della casa discografica dei Beatles, la EMI).

Il target però sono sempre loro, gli adolescenti degli anni '60, ormai ultra cinquantenni, e si suppone anche abbastanza danarosi, dopo 30 o 40 anni di lavoro, da ricomprare ancora Revolver o Rubber Soul in digitale per ascoltarlo su PC, spendendo 250 $ o giù di lì.


Sulla chiavetta gli album sono disponibili comodamente già pronti per l'iPod o qualsiasi altro lettore, in formato MP3 a 320Kbps (quindi a qualità più alta del normale, anche se ancora "lossy") ma anche in formato lossless a qualità superiore del CD, a 24 bit, addirittura in formato Flac, quindi, presumibilmente, senza protezioni.


Ma niente paura, si sono lasciati da parte la possibilità di proporre ai fan dei Beatles degli anni '60, quando avranno appunto 60 anni ed oltre, gli stessi quattordici album in qualità ancora maggiore, perché nella chiavetta infilata nella mela di plastica verde hanno provveduto ad inserire la musica codificata sì a 24 bit, ma limitata a 44,1KHz come frequenza di campionamento, la stessa del CD. Un deterrente per la copia selvaggia, forse.


Nessuno sa se qualcosa sarebbe cambiato come qualità sonora (i master originali certo non erano né a 16 né a 24 bit, erano analogici, alcuni addirittura mono, pare) se li avessero inseriti a 48, 96 o 192KHz.
Ma è sicuro che tra qualche anno proveranno a proporre il quinto acquisto rendendoli disponibili a 24/192.

Sarebbe forse il momento, per i ragazzi degli anni '60, di scoprire anche qualcosa di nuovo, non importa in quale formato.

sabato 14 novembre 2009

Il PC come componente Hi-FI: la soluzione DAC USB


Aggiornamento 2014: Attenzione, questo post è del 2009. Nel frattempo la tecnologia per l'ascolto della musica da PC ha fatto molti passi avanti ed in particolare il mercato dei DAC ha avuto una fortissima evoluzione, con molti nuovi modelli proposti anche dalle case principali del settore, tutti in alta definizione e con interfaccia USB. Per un quadro aggiornato della situazione consigliamo di leggere gli articoli più recenti (vedi la pagina di indice) o la completa sezione di FAQ sulla musica liquida sul sito Musica & Memoria, cui questo blog è collegato.

Nel precedente post nel quale ponevo la domanda se il PC può essere un componente Hi-FI (nello specifico, un lettore di musica digitale, possibilmente in alta definizione) mettevo in evidenza la criticità della scheda audio, che per questo uso deve essere sostituita con una di adeguata qualità, interna od esterna.

Nel frattempo il mercato (un mercato per modo di dire, veramente agli inizi) pare dirigersi in modo abbastanza deciso verso la soluzione esterna, con il moltiplicarsi di proposte di convertitori digitale - analogico (DAC) da collegare comodamente ad una porta USB del computer, oppure ad una uscita digitale ottica o coassiale.

Questi oggetti, proposti da diverse ditte specializzate, apparentemente di livello ancora decisamente artigianale, sostituiscono la scheda audio e si connettono quindi logicamente al player software che utilizziamo nel PC per ascoltare la musica, che può essere ad esempio Winamp o MediaMonkey, Foobar2000 o lo stesso iTunes o i molti altri disponibili. L'uscita può essere poi di diverso tipo, ma quella che interessa a noi è la uscita analogica, fornita su due tradizionali spinotti RCA, collegabili poi al resto dell'impianto (vedremo poi le alternative). Da notare che non è solitamente un DAC puro, ma si comporta come un pre+DAC, perché è sensibile al comando di volume del PC.

La catena sarà quindi formata dal player, ad esempio Winamp che si assumerà il compito di decodificare il formato del file musicale (ad esempio compresso lossless in Flac) e portarlo al formato standard digitale PCM, qui dovrebbe intervenire la scheda audio con il suo DAC integrato, che viene invece by-passata, trasmettendo invece il flusso via connessione USB al DAC esterno.

Qui un decoder di maggiore qualità e isolato dal "rumore" del PC sarà in grado di generare un segnale analogico che si può definire in alta fedeltà.

E' veramente così?
Secondo la ben nota rivista Internet di alta fedeltà TNT-Audio, sì. Proprio sull'ultimo numero di novembre c'è una prova molto positiva di alcuni DAC USB, peraltro di costo non elevato (sotto i 300 €). Che sono giudicati decisamente superiori ad equivalenti lettori CD specializzati, non dico dello stesso ordine di prezzo, ma anche di prezzo superiore.

Possono essere usati anche per la musica in alta definizione?
Non tutti. Due di quelli provati da TNT-Audio (KingRex e DevilSound) ad esempio no, sono DAC a 16 bit e quindi servono solo con materiale di qualità CD.
Per ascoltare il materiale in alta definizione a 24 bit scaricato da HDtracks o Linn Records occorrono DAC USB di categoria superiore, come i Benchmark (partiamo dai 1000 € o poco meno) o i Wavelenght Audio (componenti  high-end molto costosi) e comunque di solito limitati a 96 KHz (che non sarebbe un gran problema). Le caratteristiche tecniche della connessione USB non consentono infatti di trasferire facilmente flussi di dati a 24bit e frequenza di campionamento più elevata (non mi soffermo sui dettagli).

Con la parziale eccezione dell'oggetto illustrato nella foto sopra, prodotto da una ditta (di Hong Kong) che si chiama DiyKits (nome che suona orientato ad una produzione artigianale). L'oggetto si chiama SuperPro 24/192 e, come suggerisce il nome, supporta anche la conversione in analogico a partire da una codifica PCM a 24 bit. Dalla prova di TNT-Audio sembra anche piuttosto valido come qualità sonora. Dalle specifiche che mi sono fatto inviare (non molto chiare) sembra però che la frequenza massima di campionamento sia limitata a 48 KHz e che i 24 bit siano disponibili solo sull'ingresso digitale ottico o SPDIF (quindi, nella pratica, per i Mac). Non si può avere tutto dalla vita. Comunque 24/48 garantisce una qualità decisamente superiore ai 16/44,1 del CD.

Cosa ci si fa con l'output analogico?
I tre usi possibili dipendono dalla disposizione del nostro PC (o notebook, più probabilmente) e dalla scelta che facciamo per ascoltare la musica:

1. Alle due uscite RCA sbilanciate stereo (i soliti spinotti presenti in tutti i componenti Hi-FI) colleghiamo due casse amplificate, come le Genelec illustrate nel precedente post. Per ascoltare musica in modo eccellente non serve altro. Il Notebook con il suo disco interno (o esterno) diventa anche un archivio di musica, un super iPod in grado di contenere intere collezioni di dischi. Magari anche su iTunes (se supportasse magari il formato Flac ...). Oppure si possono usare memorie esterne per memorizzare intere discografie. Ad esempio una normalissima "chiavetta" da 4GB può contenere l'equivalente di 15-16 CD in formato complesso lossless WMA o Flac. L'intera discografia di un tipico gruppo rock. Ma può anche suonare musica in streaming. Possibilmente non quella di YouTube (bassa qualità) ma alcune webradio incominciano a trasmettere a qualità discreta.


2. Come sopra, ma collegando gli spinotti all'amplificatore e quindi all'impianto stereo tradizionale. Nessuna differenza, se non di criticità di layout, di disposizione. Ci torno dopo.

3. Al preamplificatore di una cuffia elettrostatica (Stax, nel 99,9% dei casi). Soluzione elegante e funzionale, se è gradito l'ascolto in cuffia. Ai massimi livelli possibili, in questo caso. Se il PC è un notebook, a parte qualche problema di prese elettriche, l'ascolto potrà avvenire ovunque in casa, o nella casa fuori, e comunque sempre in vera alta fedeltà, molto alta. E una cuffia normale, dinamica? Non con tutti gli scatolotti si può, se non hanno l'output per cuffia, serve un amplificatore per cuffia esterno. Molti DAC la includono già, come il DAC1 di Benhmark.


Il layout
Come si assemblano tutti questi componenti così sparpagliati e, purtroppo, tutti con qualche esigenza di alimentazione? Proviamo a fare una lista:
- Notebook: teoricamente funziona a batteria ma, come sappiamo, prima o poi si scarica e occorre cercare una presa;
- SuperPro: teoricamente funziona anche lui a batteria oppure addirittura con l'alimentazione USB (se è 2.0) ma già quest'ultima possibilità è caldamente sconsigliata dai recensori (perché peggiora la qualità, effettivamente l'alimentazione è sempre un punto critico), anche lui dovrà essere probabilmente alimentato a rete;
- Disco esterno: se usiamo uno storage server per tutta la musica e i film, anche questo dovrà essere collegato; di solito sono USB ed è solo quindi un problema di dove appoggiarlo.

Dopodiché l'impianto o le casse amplificate avranno le altre loro connessioni di rete.
E il Notebook non potrà stare perennemente collegato all'impianto o alle casse (se no, che portatile è). E il PC fisso dovrebbe essere piazzato proprio vicino all'impianto, e non sarà sempre (anzi quasi mai) la sua posizione naturale. E poi c'è il problema del rumore, della ventola, se non è un MacBook.

In sintesi il rischio è che prima di ascoltare la musica si debba assemblare ogni volta tutto il sistema di lettura (notebook + USB dac + storage server) con tutti i suoi alimentatori esterni. Oltre ad accendere il PC e aspettare pazientemente che parta (se non è un Mac). Qualcosa di molto meno immediato che inserire un DVD nello sportello del lettore.

Insomma, affascinante, ma a prezzo di qualche scomodità. La soluzione alternativa di trasferire la musica digitale in HD su DVD sembra avere ancora una sua considerevole attrattiva. E oltre a tutto, fino a che non saranno disponibili DAC ad alta definizione di prezzo basso ed affidabili, è anche meno costosa.

E l'ascolto dei CD?
Le prove fatte da TNT-Audio sono orientate solo ai tradizionali CD a 16 bit. Quindi anche le osservazioni sulle lievi carenze del SuperPro valgono solo per questo formato. Non si sa invece come suona su materiale a 24 bit. E' presumibile che i risultati siano migliori, sino ad annullare ogni differenza.

Se l'input è comunque un CD, inteso come supporto fisico, si introduce un'altra variabile (o complicazione): come si trasferisce il contenuto musicale al PC? La soluzione più immediata sarebbe quella di usare il lettore CD integrato nel PC o nel notebook (se c'è). Ma questo vorrebbe dire usare per la lettura un componente di qualità ignota per questo uso, probabilmente assai carente.
Per mettersi nelle migliori condizioni bisognerebbe prima trasferire il CD sul disco del PC (rip) ovviamente non in formato compresso "lossy" (con perdita, come l'MP3) ma in formato pieno (WAV) o compresso "lossless" (senza perdita, conme il Flac o il WMA Lossless o l'Apple Lossless selezionabile in iTunes).

Una ultima cosa
Nel mondo del PC niente è semplice e chi vi si è avventurato consiglia di fare attenzione anche ad un altro elemento: il driver software che supporta l'audio. Quello standard dei sistemi Microsoft non ha, pare, qualità adeguata, e deve essere sostituito. E i lettori non sono tutti uguali. Ad esempio ora nei vari forum si parla particolarmente bene di Foobar. Anche qui, prima di partire con l'ascolto, bisogna assemblare l'ambiente software, leggendo prove e forum, confrontando, e installando le ultime versioni. Decisamente un approccio molto lontano dal plug & play. Per ascoltatori pazienti, ovvero disposti ad impiegare parecchie energie e ad aspettare il tempo necessario per poter ascoltare al meglio la loro musica.

(I componenti SuperPro - foto in alto -  Benchmark - foto centrali, modello DAC1 - e DevilSound sono disponibili tramite il negozio on-line Item Audio. I componenti Wavelenght Audio - nella foto in basso il modello Cosecant, che parte da 3500 $ - che includono anche modelli a 16 bit di prezzo un po' inferiore, sono descritti in dettaglio nel sito del produttore).

mercoledì 4 novembre 2009

La Deutsche Grammophon nel mondo digitale

Altra interessante fonte di audio digitale in alta definizione scaricabile via Internet è il sito della Deutsche Grammophon. La più classica delle case discografiche specializzate in musica classica è da sempre attenta alla tecnologia ed è ben inserita anche nel nuovo scenario della musica digitale scaricabile da Internet (quella che alcuni chiamano musica "liquida"). E per di più, essendo la famosa etichetta entrata anni fa nella UMG (Universal Music Group) ed essendo di proprietà della suddetta major UMG anche la sua storica rivale Decca, dallo stesso sito è possibile scaricare anche gli album Decca.

Dal sito è possibile acquistare gli album della DG via posta (a un buon prezzo: 15,99 per un album standard a cui si aggiungono però le spese di spedizione) oppure scaricarli con tre diverse modalità: in qualità CD in formato FLAC (12,99 €, solo intero album, qualità 16/44,1, senza protezione DRM), MP3 320Kbps (10,99 intero album, oppure singoli brani, con prezzo variabile in base alla durata) oppure anche in streaming a 0,99 € per album (su questo ci torniamo dopo).

Il catalogo è molto ricco, essendo quello della principale casa di musica classica (con occasionali incursioni all'esterno, come nel caso del nuovo disco di Sting, If On A Winter's Night ... che esce proprio per DG) e include incisioni di interpreti tra i più famosi, da Pollini a Lang Lang ad Anne-Sophie Mutter. 

La DG non pare dare molto credito, almeno ora, molto all''alta definizione: pochi i titoli al momento, soltanto 6 in tutto, l'ultima uscita è del 2006, e tutti in formato SACD. Mi pare di ricordare che in passato fossero usciti più titoli, forse nel frattempo sono andati fuori catalogo. Nelle FAQ è affermato (diplomaticamente, penso) che l'interesse permane, ma nei fatti hanno sospeso le uscite. E' invece affermato chiaramente che non supportano il DVD-Audio (e questa è un posizione UMG) perché non ci sono accordi chiari sui sistemi di protezione. Insomma ritengono che i DVD-Audio, in quanto usabili anche sui PC, si possano copiare facilmente. Solita fissa delle case discografiche, per evitare il rischio che qualcuno copi la musica, preferiscono non venderla affatto.

Ma soprattutto, come già notato nei commenti ad un precedente post, non è possibile scaricare i brani musicali in qualità superiore a quella CD, neanche quando il master originale (come in tutte le incisioni recenti) era a 24 bit. Si tratta evidentemente di una scelta. Ho chiesto via e-mail se è in programma in futuro anche questa possibilità, ma sinora senza risposta.

Lo streaming: una idea interessante
Da notare una interessante funzionalità, non presente in altri siti analoghi: la possibilità di ascoltare l'intero album per pochi centesimi di Euro in modalità streaming (senza scaricarlo, cioè). L'ascolto non è certo in alta definizione, è sicuramente in formato compresso (non è dichiarato il fattore di compressione, dovrebbe essere dalla parti dei 96KHz, ma comunque almeno è in stereo), Ho provato la travolgente versione di Anne-Sophie Mutter del concerto per violino ed orchestra op. 64 di Mendelssohn, che all'origine era un SACD, sul mio notebook il volume è un po' basso, ma la qualità è comunque ancora adeguata per un ascolto in cuffia da PC.
 


Il costo è di 0,99 € per un album intero, ma la possibilità di ascolto è limitata a 7 giorni. L'idea è quindi evidentemente quella di provare se vale la pena di acquistare l'album, avendo comunque la possibilità di ascoltarlo per intero anche più volte. Poche volte? Quanti dei dischi che avete acquistato li avete ascoltati solo una volta e forse neanche per intero?

Certo, è più frequente con la musica pop o alternativa che con la classica, per questi generi sarebbe assai più utile questa modalità di acquisto in prova. Speriamo che la interessante idea sia seguita anche da altre etichette. Ah, ovviamente i 99 centesimi saranno scontati in caso di acquisto (ci hanno pensato, non è questo che fa la differenza, ma è apprezzabile la cura dei dettagli).

A qualcuno potrebbe anche venire in mente di catturare lo streaming con uno dei molti programmi che fanno questo mestiere, ma non mi sembra una grande idea: la qualità con l'ulteriore passaggio si degrada ulteriormente (io ho provato con il noto Wondershare SAR) ed è veramente un delitto ascoltare in queste condizioni musica classica registrata con il massimo impegno e la massima qualità possibile.

Se la molla dell'acquisto non scatta non è un problema, a mio avviso: di musica ce n'è ancora tanta. Continuiamo la ricerca.
 

mercoledì 28 ottobre 2009

Ascoltiamo la musica in Flac

Quasi tutto il materiale in alta definizione o in qualità CD disponibile in rete è in questo formato, free lossless audio codec, uno standard piuttosto, recente, free, lossless (senza perdita di informazione) e in grado di supportare anche campionamento a 24 bit e frequenza fino a 192KHz, in altre parole, lo stesso livello di qualità dei master realizzati in studio di registrazione.
L'unico svantaggio che ha il formato FLAC è che non è supportato da tutti i software presenti sui PC per la lettura, dai masterizzatori per il trasferimento su disco, dai lettori DVD multiformato da casa.
Facciamo il punto della situazione ad oggi, ben consci che è in continuo movimento e che quindi questo post è destinato inevitabilmente a diventare obsoleto in breve tempo.

Lettori PC
Pochi problemi. Il popolare lettore Winamp supporta Flac, un altro lettore di ultima generazione che lo supporta è MediaMonkey, un altro prodotto con ottima reputazione, sempre gratuito, è Foobar2000. Da ricordare sempre che per un ascolto in vera alta definizione su PC è necessario che la scheda audio sia a 24 bit (cosa niente affatto scontata) e che la frequenza massima supportata sia superiore ai 44,1KHz, ed impostare correttamente questi valori, altrimenti si ascolterà a qualità CD (comunque superiore a MP3, ammesso che la qualità della scheda consenta di apprezzare la differenza). Ad esempio il mio notebook attuale, un HP piuttosto recente, gestisce l'audio a 24 bit ma solo sino a 48KHz. Da valutare attentamente anche la qualità e il rumore di fondo della scheda audio, specie nei notebook. Per ridurre al minimo questi fenomeni, sui sistemi operativi sino al XP è necessario disabilitare il "mixer" di Windows (vedere nei numerosi forum come agire), mentre con Vista o Windows 7 non è necessario, ma bisogna ricordarsi di eliminare, nella configurazione audio di default del pannello di controllo, i cosiddetti "miglioramenti audio".

Masterizzatori

Per il trasferimento in DVD Audio  o DVD universale rimando al precedente post. Ma se vogliamo semplicemente trasferire in formato CD  per ascoltare la musica in auto o in un formato compatibile per ascoltarla su iPod?
Il più diffuso masterizzatore, Nero della Ahead supporto il formato Flac dalla versione 6, richiedendo però la installazione di appositi plug-in reperibili in rete gratuitamente, almeno sino alla versione 7. Il principale concorrente di Nero, Easy CD Creator della Roxio, è in grado anch'esso di effettuare al volo la conversione da Flac al formato Wave (quello dei CD). Alcuni lettori (in realtà sono molto di più, veri e propri media player) come ad esempio Foobar2000 includono anche la funzione di masterizzazione.
Naturalmente si otterrà un CD standard, non un disco ad alta definizione.

Una strada alternativa è la conversione preventiva da Flac a Wave (o .Wav). Questa è anche la strada che consente il caricamento su iTunes e quindi su iPod.

I già citati Media Monkey e Foobar2000 possono svolgere anche questo compito.
In tutti i casi con pochi passi, familiari a chiunque armeggi con file audio su PC, si ottiene il risultato. Senza dover combattere, vantaggio non da poco, con lacci e lacciuoli imposti dai vari sistemi DRM. Ricordo a questo proposito che anni fa ho acquistato come test un brano dal sistema e-commerce di Alice (ora sparito) e non sono letteralmente riuscito ad ascoltarlo, se non dopo numerosi tentativi e aggiornamenti dei vari lettori, che avrebbero scoraggiato qualsiasi utilizzatore poco o mediamente esperto (o paziente).

Lettori DVD
Già ho detto che al momento nessun lettore di prezzo terreno supporta direttamente il Flac. E' iniziata però finalmente la distribuzione (in USA) del nuovo lettore Blu-ray e DVD di Oppo, il modello BDP-83 che supporta (a quanto mi hanno scritto dalla stessa Oppo) anche il formato Flac, in aggiunta agli altri standard di compressione. Costa in USA ca. 500 $ (i soliti 499) e quindi dovrebbe costare da noi (temo) intorno ai 500 € (ma comprarlo in USA non conviene per i ben noti problemi di diversa frequenza di rete). In ogni caso un prezzo più che ragionevole, se rapportato alle prestazioni e funzionalità eccezionali.


Si tratta del modo più comodo per ascoltare la musica "liquida" in formato Flac. Basta copiarla su una pen-drive e collegarla alla porta USB del lettore (tutti i migliori modelli di ultima generazione ce l'hanno).
Per ora bisogna passare per la conversione che ho già illustrato.



(L'immagine si riferisce ad un'altra cantante della "scuderia" Chesky, la nota etichetta audiophile: Rebecca Pidgeon, i cui dischi sono disponibili per il download digitale in alta definizione)

sabato 10 ottobre 2009

Dalla rete Internet all'impianto Hi-Fi

Riepilogando, abbiamo visto che qualche effetto positivo l'alta definizione ce l'ha, che i dischi HD (SACD o DVD-Audio) sono in via di estinzione per i noti motivi, che in rete si comincia a trovare musica in alta definizione (digitale e di qualità superiore al CD), che non è tanto facile ascoltarla in alta definizione sul PC sul quale l'abbiamo scaricata.

La nuova domanda alla quale cerchiamo di rispondere quindi è: come si porta la musica in HD dalla rete all'impianto Hi-Fi?

Escludendo i fortunati possessori dei pochissimi (due, al momento) lettori multistandard in grado di leggere direttamente file in formato FLAC, l'unica strada percorribile è il trasferimento su un DVD e l'utilizzo come sorgente di un lettore DVD di adeguata qualità.

Vediamo in breve come sono andati i test che abbiamo fatto.

I siti
La musica è stata scaricata dai due siti che presentano al momento un catalogo più completo: HDTracks e Linn Records. Su questi e su altre fonti di musica digitale HD abbiamo già pubblicato un post.

HDtracks
Il primo sito è una iniziativa della nota etichetta discografica Chesky Records, ma presenta molte altre etichette interessanti, tra cui la ECM. La maggior parte del materiale è in qualità CD ma è disponibile molta buona musica in formato SACD (riconvertita in PCM 88,2/24) e DVD-Audio PCM 96/24. La conversione in 88,2/24 è necessaria per poter ascoltare la musica anche sui PC, dove il formato SACD DSD solitamente non è supportato (tranne i recenti Sony Vaio). Non è al momento disponibile musica in formato 192/24.

Il sito teoricamente è accessibile solo per cittadini USA ma, come ci ha fatto notare un gentile visitatore, non viene effettuato il controllo se si passa subito al checkout con PayPal (non si sa le è una svista o la cosa è voluta) e quindi si possono acquistare tranquillamente brani o album interi.

I prezzi sono differenziati per qualità CD e alta definizione, in questo secondo caso arrivano a 18 $ circa (il solito 17,98 secondo le abitudini USA) per un intero album e 2,5 a brano. Sfruttando il cambio favorevole (forse è per questo che è disponibile solo per gli USA, i discografici di solito vogliono allineare i prezzi) la spesa si riduce a 12-13 € per album che è sempre un po' alta per musica "liquida", ma accettabile.

Comunque con l'album intero (per il download ci vuole un po': può essere ben oltre il GB) arriva anche la copertina e il booklet completo. Per ricrearlo completo (pieghevole eccetera) servirebbe però un centro stampa o una attrezzatura casalinga discreta (tipo stampante laser a colori). Se è questo l'obiettivo conviene controllare quanto costerebbe acquistare l'album su supporto fisico, se è disponibile.

Linn Records invece è in Europa (UK) ed è accessibile dall'Italia in modo regolare. Anche i prezzi sono regolari e quindi piuttosto alti. Si arriva a 23 € per un album completo in alta definizione e a 3, 5 o anche 11 € per brano (dipende dalla lunghezza). Anche qui viene spedito il booklet e tutto il resto, completo addirittura di matrice colore per la tipografia.

Sono disponibili anche album alla massima risoluzione possibile al momento (loro la chiamano Studio Master), vale a dire 192KHz e 24 bit e, come già scrivevo in precedenza, il catalogo è più ridotto e specializzato rispetto ad HDtracks.

Il trasferimento su DVD
Diciamo subito che si può puntare sia al formato DVD-Audio competo sia a creare un DVD solo audio. La qualità non cambia e dipende solo dalla traccia audio del DVD. nel secondo caso il dischetto sarà leggibile da qualsiasi lettore DVD e non solo da quelli di ultima generazione, ma occorre fare attenzione alle specifiche. In molti casi i convertitori arrivano solo a supportare la frequenza a 48KHz e quindi non si può sentire in pieno il vantaggio della musica in definizione 96/24 (e meno che mai 192/24).

Di programmi ne esistono diversi, ma dai test che abbiamo fatto o dalle recensioni in Internet quelli effettivamente usabili al momento sono tre:
  • free (licenza GNU): un programma veramente minimalista chiamato Lplex. Fa una sola cosa, crea un disco DVD solo audio (schermo nero) partendo da musica in formato FLAC 48/24 o 96/24. In uscita genera solo dischi in formato 96/24 sotto forma di file immagine (ISO) che poi bisogna masterizzare. Attenzione: è talmente minimale che per l'ordine dei brani utilizza un solo criterio: l'ordine alfabetico per nome. Quindi occorre premettere 01, 02, 03 ... Comunque è semplice ma funziona.

  • a pagamento (45 $): DVD Audio Solo di Cirlinca. E' un software di authoring completo ma di facile uso. Si può creare un DVD Audio con anche il supporto delle immagini oppure in alternativa un DVD universale e fare anche altre cose, per esempio leggere DVD Audio acquistati o registrare audio e trasferirlo su DVD Audio (o DVD). Supporta in ingresso anche i formati che Lplex non accetta (88,2 dei SACD o 192) ma in uscita arriva solo sino al 96/24 anche se questa limitazione non è evidenziata né nel manuale né sul sito. E' possibile scaricare la versione trial di durata 30 giorni e 5 album completi (ma senza limitazione di numero per dischi di prova sotto ai 700 MB). Il programma può masterizzare direttamente il DVD o creare un file ISO.

  • a pagamento (69 €): DiscWelder Bronze di Minnetonka, per ambiente Mac e ora anche Windows. E' il modello base di una vasta gamma di prodotti audio professionali ed è ovviamente molto completo (non l'ho provato) supportando in uscita anche il 192/24 e includendo funzioni quali la conversione da DSD (il formato dei SACD) a PCM. Non è disponibile una versione trial. Bisogna comprarlo a scatola chiusa, ma è un software ben noto nell'ambiente professionale Mac.
Il risultato è buono in entrambi i primi due casi (e sicuramente anche nel terzo): con pochi passi e senza impazzire per leggere le istruzioni o i siti (non se qualcuno in ascolto ha mai provato a creare un film in DVD) si ottiene un album che il lettore DVD legge senza problemi e si può immergersi nella musica.

Gli album del test
I dischi sui quali ho fatto il test sono ancora di jazz cantato (Christy Baron in questo caso, Take This Journey è il suo ultimo disco, 96/24), moderno jazz mainstream (Alyn Cosker, un batterista che incide per la Linn Records e che non conoscevo, sempre 96/24), classica da camera (concerti per oboe e archi di Mozart, 88,2/24 di provenienza SACD PentaTone) e classica per orchestra (il terzo concerto di Beethoven nella esecuzione della Scottish Chamber Orchestra, questo era 192/24, il pianista è un giovane pianista portoghese, Artur Pizarro, i grandi nomi non sono frequenti nelle etichette audiophile).

In tutti i casi il risultato è più che buono, eccellente per la resa del piano di Pizarro, anche se non ho potuto effettuare confronti con le stesse incisioni in qualità CD, ma occorre notare che sono state tutte evidentemente registrate già in alta definizione, quindi è necessario un "downgrade" per inciderle su CD, operazione che non può che abbassare la qualità.

E se li comprassimo già pronti?
In Internet i dischi si possono anche comprare e farseli spedire. Bisogna pagare qualcosa per la spedizione, avere un "fermo posta" sicuro (tipo le case con portiere, un genere in via di estinzione) e un po' di pazienza (un po' di più dagli USA). Esiste per i titoli disponibili su Linn Records o HDtracks questa alternativa?

Per Linn Records no, la etichetta inglese pubblica solo su CD e vinile, e quindi l'unica possibilità di acquisire le incisioni in qualità "studio master" e il download, il che dovrebbe giustificare l'alto prezzo (i CD corrispondenti costano 18-20 € sul catalogo online, a cui però dovrà essere aggiunto il costo di spedizione).

Chesky Records e le altre etichette presenti su HDtracks hanno anche, ma non sempre, le corrispondenti incisioni disponibili su supporto fisico. Ad esempio il disco di Christy Baron che abbiamo selezionato è disponibile solo su CD, mentre il precedente Steppin' era stato pubblicato anche su SACD (ma in multicanale, non è chiaro se ci fosse anche una traccia stereo, penso di no, comunque è un SACD ibrido). Altri album, ad esempio di Ana Caram o Rebecca Pidgeon (altre interpreti ben note nel circuito "audiophile" e di spicco per questa label) sono disponibili sia in CD sia in SACD (e ovviamente anche in download, in formato 96/24). Il costo? E' di poco superiore, circa 20 $ (il solito 19,98) contro i 18 del download, ai quali bisogna aggiungere però il costo di spedizione. Da notare che Chesky ha pubblicato quasi solo in formato SACD, poco o nulla su DVD-Audio.

Quindi riassumendo, come titoli in alta definizione la scelta è più ampia nella soluzione download, e la differenza non potrà che allargarsi nel tempo. Se però vi interessa proprio quel disco ed è disponibile già su supporto fisico, il mio consiglio è di acquistarlo già pronto.

In sintesi ...
... cosa vogliamo fare con questa musica ora disponibile in alta definizione? Acquistare solo questa perché è in alta definizione? O acquistarla solo se ha una qualità artistica superiore a quella disponibile su CD? Nel secondo caso (che sarebbe il più corretto) ne acquisteremo ben poca, sino a che le majors non decideranno di puntare all'alta qualità (se mai lo faranno).
E ancora, per noi è importante avere un disco fisico con una bella copertina e un bel libretto stampato su buona carta, o ci interessa solo quello che sentiamo?
Nel primo caso è consigliabile ricorrere alla musica liquida solo quando proprio il supporto fisico non è disponibile, per quanti sforzi si facciano, il dischetto e il suo contenitore rimarranno sempre "artigianali".

Nel secondo caso il percorso che abbiamo individuato, con la utility free Lplex, o con il più versatile prodotto DVD Audio Solo per un uso più frequente o che include anche formati diversi dal 96/24, che peraltro è il più diffuso.

domenica 4 ottobre 2009

DVD-Audio versus CD

Una prova sugli effettivi vantaggi dell'alta definizione a questo punto si impone. Nelle riviste specializzate di solito usano un SACD ibrido, confrontando lo strato CD con quello in formato DSD del Super Audio CD su un lettore appunto SACD. Non mancano quelli che pensano che le differenze siano enfatizzate ad arte (la traccia CD non è allo stato dell'arte, la sezione di conversione PCM del lettore non è al livello di quella SACD), non credo che sia così ma, anche per maggiore praticità, abbiamo organizzato una semplice prova (che non pretende certamente di essere esaustiva) partendo da due edizioni dello stesso disco. E dal formato DVD-Audio, che mi sta più simpatico.


Love Scenes di Diana Krall, un disco eccellente della cantante canadese accompagnata solo dal contrabbasso acustico del virtuoso Christian McBride e dalla chitarra semi-acustica di Russel Malone, oltre ovviamente al piano della stessa Krall, pubblicato in entrambi i formati, può essere un buon test.
Cominciamo a confrontare le confezioni e il contenuto, solo a livello di curiosità, ormai, essendo il formato DVD-Audio sulla via dell'abbandono senza essere mai arrivato al grande pubblico (e neanche a quello medio).


Il CD in questo caso era al suo meglio, in formato digipack (cartonato) e con ricco libretto interno con foto, testi e commenti vari.


Il DVD-Audio è invece in una specie di jewel-box di dimensioni intermedie tra quelle dei DVD per film e quello dei CD, più elegante (angoli arrotondati, come i jewel-box ultima generazione usati spesso in edizioni UK) e con lo stesso libretto interno leggermente più grande. Una confezione comunque piuttosto attraente, che da' una sensazione di valore all'oggetto, superiore comunque a quelle dei SACD, che di solito sono del tutto simili a quelle dei CD, in spregio a qualsiasi regola di base del marketing.
Il DVD-Audio contiene le canzoni in due formati, stereo e multicanale, assieme ad alcuni contenuti video (intervista alla cantante e pianista) visibili su un monitor TV collegato al lettore, dove è visualizzato anche il menu stile DVD. Per ascoltare la musica comunque lo schermo TV non è strettamente indispensabile e bastano il telecomando o i comandi frontali del lettore.

Il contenuto in formato stereo è digitalizzato a 24/bit - 96KHz, quindi non al massimo teorico del DVD-Audio (192 KHz). Il disco era stato registrato nel 2003 a quanto si capisce direttamente in digitale, con apparecchiatura a 20bit e frequenza non dichiarata (presumibilmente 48KHz, ma forse già a 96KHz) e poi portata a 96/24 con un remastering. L'alta definizione non è quindi al suo massimo teorico ma è già sufficiente per consentire un vantaggio apprezzabile sul 44,1/16 del CD.

La prova è stata effettuata con due lettori diversi, come si anticipava. Per il CD un lettore di fascia alta e di ultima generazione, un Audio Analogue Paganini 24/192, che quindi riporta preventivamente il campionamento CD al livello superiore del suo convertitore (DAC) interno (come altri lettori CD recenti). Per il DVD-Audio è stato invece usato un lettore multiformato ben noto e apprezzato, l'Oppo DV980H, di livello teoricamente inferiore, ma noto per la sezione di conversione che assicura un eccellente rapporto qualità/prezzo.

L'amplificatore era un Fase Evoluzione Audio e i diffusori due classiche Kef 103/4 da pavimento. Da aggiungere che il Paganini era collegato con un cavo di alta qualità in argento (cioè, non proprio di argento pieno, ovviamente) mentre l'Oppo con un cavo di buona qualità ma di tipo standard e, ovviamente, sono state usate le tracce stereo del DVD-A.

Allora, la differenza si sente?
Come sempre in questi casi non si avvertono stravolgimenti clamorosi (ci mancherebbe altro) ma, sì, la differenza c'è. Sul contrabbasso e la chitarra acustica il confronto non mostra differenze che catturano l'attenzione, e ancor meno il pianoforte; la prima cosa che si nota, dopo aver attentamente calibrato i livelli (cosa possibile perché l'Oppo include il controllo di volume) è la ricostruzione della scena sonora.
Sul DVD è più precisa e la voce della Krall sembra provenire da una posizione più alta, più naturale.

Non so come sia stata effettuata la registrazione originale e a che altezza abbia collocato la voce l'ingegnere del suono Al Schmitt, ma è presumibile che, essendo lei anche impegnata al pianoforte, fosse in una posizione seduta ma leggermente rialzata. Ed era lì che sembrava essere, rispetto alla posizione di ascolto (anch'essa da seduto, ovviamente). Anche il contrabbasso sembrava più stabilmente posizionato su un lato del pianoforte. Non che sul CD la scena sonora non ci fosse, sia chiaro, ma usciva fuori più netta sul formato ad alta definizione, prestando attenzione e dando tempo al tempo. Come per altro ci si aspetta.

La differenza più avvertibile è però sulla voce, più fluida, più naturale, in una parola più piacevole. Ho subito fatto attenzione alle "esse" per vedere se con l'alta definizione il classico accenno al sibilo ci fosse ancora e, sì, c'è ancora. Bisogna vedere se però c'era anche nel master originale o ... nella realtà. Infatti non poche persone, magari perché di origine emiliana (come me) lo producono naturalmente ...
In ogni caso anche su questo difficile fonema una differenza si avverte, anche in questo caso passa via meno avvertibile, per usare la terminologia tipica dei recensori delle riviste di alta fedeltà, "più naturale, più musicale".

Il test decisivo l'ho però fatto effettuare da una persona non coinvolta in diatribe sui formati e sulla tecnologia, non influenzabile da aspettative particolari, ma con un orecchio musicale superiore, vale a dire da una donna, nello specifico mia moglie. Che ha sentenziato dopo meno di un minuto di ascolto che la sua preferenza andava nettamente al DVD-Audio, proprio perché la voce era più naturale, addirittura meno aspra. Ovviamente era un test alla cieca ma, in ogni caso la cosa non avrebbe avuto influenza.


Sarà un test significativo? Con un lettore CD di ancora maggiore qualità si poteva diminuire la differenza? Non saprei, ma certo è sul lato DVD-Audio che si può teoricamente salire molto di più di qualità, soprattutto sulla parte analogica, che nell'Oppo è realizzata con componenti standard. Oltre che sul lato software con registrazioni ancora più recenti e già native a 24 bit e 192 KHz.

Quindi mi sento di concludere che ha ragione chi, come il DT di Audio Review Montanucci, esprime il suo rimpianto per l'occasione persa con questi formati ad alta definizione, dissennatamente gettata al vento dalla assurda rivalità dei costruttori di hardware e dalle paure della industria discografica, ossessionata dalle copie su PC, e che già vedeva milioni di DVD-Audio inesorabilmente copiati sui PC e distribuiti in rete con eMule e BitTorrent.

Ma se è una occasione persa per la industria discografica e per quella dell'hardware, non lo è per gli appassionati che, grazie alla rete, possono comunque acquisire contenuti in alta definizione dalle varie fonti che abbiamo già commentate e sulle quali torneremo.
Resta da dire qualcosa sul DVD-Audio e sul Super Audio CD in ambiente PC, ma lascio questo argomento ad un prossimo post. Assieme, ma qui è necessario un poco più di tempo, all'approfondimento su come si porta la musica digitale HD da Internet al nostro impiano Hi-Fi.

Nelle foto seguenti il digi-pack del CD aperto e come si presenta il DVD-Audio aperto e chiuso.