domenica 27 marzo 2022

"La verità sullo streaming"

Questo è il claim in copertina dell'ultimo numero di Audio-Review (440),Il titolo dell'articolo in realtà è un po' diverso (Streaming: Alta Fedeltà ... ma a che cosa?) e punta a dare risposte sui dubbi degli utenti di servizi streaming in merito alla effettiva qualità di quello che le piattaforme trasmettono.
In effetti, mentre se guardiamo Netflix quando abbassa la qualità per prestazioni di rete insufficienti, ce ne accorgiamo subito se non vediamo più in HD, mentre in musica non è immediato. Il dubbio che ho sentito più spesso è sulla effettiva qualità in HD di servizi come Qobuz e Tidal, alcuni sospettano che siano semplici upsample di materiale in qualità CD. e non effettive registrazioni HD, Cosa peraltro non difficile da verificare con strumenti anche semplici.

L'articolo però non prende in esame questo dubbio, e neanche l'alta fedeltà propriamente detta, ovvero la fedeltà rispetto al contenuto musicale originale, ma la fedeltà  rispetto al master originale e quindi in sostanza al supporto fisico originale. In effetti le informazioni su quale emissione dello stesso album sia stata inserita nella libreria musicale non si trovano quasi mai e sarebbe meglio che ci fossero, ma in genere non si trovano neanche sui CD fisici e, peraltro, non abbiamo neanche informazioni, se non nel caso di album molto celebri, su quale sia il master migliore (e poi, migliore rispetto a cosa?).

I LUFS, la loudness war e le scelte dei servizi
Il punto centrale analizzato, visto che sul master si può scoprire ben poco, è invece l'impatto che ha sulla differenza lo standard introdotto alcuni anni fa dalla ITU (International telecommunications Union) per normalizzare l'ascolto sui media di diffusione della musica, il LUFS (Loudness Units relative to Full Scale) che misura il volume medio sotto al livello massimo riproducibile (che è 0dB). Il livello medio viene scelto dal servizio, a volte comunicato e a volte no, e a volte l'utente può scegliere tra 2-3 livelli distinti.
La qualità dell'ascolto può essere impattata dall'applicazione di questo standard perché in queste operazioni di normalizzazione il servizio potrebbe applicare una compressione dinamica superiore a quella presente sul master (o che sul master non c'era), Questo sia nel caso in cui il volume medio originale sia troppo alto, sia che l'utente scelga un volume superiore al target del servizio. Nel primo caso mantenendo lo stesso range dinamico i "pianissimo" sarebbero troppo bassi ed è necessario un adeguato intervento di compressione. Idem nel secondo caso se il contenuto dinamico dell'originale fosse già compresso mandando i picchi fuori dallo standard.

Si scopre leggendo l'articolo che riguardo a questi spetti alcuni servizi dichiarano la loro politica riguardo al volume medio misurato in LUFS, e che lo fa in particolare il più diffuso, Spotify. Per altri sono state effettuate misure indipendenti (riportate nel blog del sito Mastering The Mix) che mostrano una certa variabilità di scelte.

Mastering specializzato
Uniformare il volume ha senso evidentemente solo nella diffusione broadcast (streaming o radio) mentre non ha senso nell'ascolto casalingo da un supporto fisico o da contenuti acquisiti in digital download, quindi teoricamente il master engineering e gli studi dovrebbero preparare master specializzati per canale d'ascolto. Impresa non semplice considerando la variabilità delle scelte ed anche il fatto che non siano sempre dichiarate e che sia dichiarato che sarebbero sempre seguite.

A chi interessa tutto questo?
A leggere l'articolo essenzialmente a chi è abbonato ai servizi che diffondono musica in streaming solo in formato compresso, visto che nella tabella e nelle misurazioni del sito citato prima non sono inclusi Qobuz e Tidal. Ma dovrebbe essere il contrario, visto che le registrazioni in alta definizione dovrebbero logicamente essere accurate anche nel preservare la dinamica del master originale e/o della esecuzione reale e gli utenti di questi servizi vorrebbero essere rassicurati che nulla venga fatto in tal senso.
Non possono essere rassicurati perché nessuno dei due pubblica informazioni esaurienti sulla normalizzazione del volume e/o del loudness, Qobuz non da' proprio alcuna informazione in merito, almeo alla data, mentre Tidal adotta la loudness normalisation dal 2017. Il livello scelto da Tidal è -14 LUFS quindi come Spotify Standard, più alto del livello consigliato di -16. Questo fa supporre che una compressione dinamica sia necessaria per contenuti con dinamica estesa, ma non ci sono conferme in merito.
Per contro in Qobuz, non essendo dichiarato nulla, il parere prevalente è che non venga svolta alcuna operazione e che i contenuti siano diffusi così come sono archiviati nella libreria musicale.

Vantaggi e svantaggi
Nella ipotesi che Qobuz non adotti alcuna normalizzazione gli svantaggi possono essere nelle variazioni di volume ascoltando playlist da album diversi e nella difficoltà di ascoltare a volume adeguato in contesti non hi-fi, tipo in cuffia in mobilità, in auto e simili. Mentre ha sicuramente un vantaggio nell'ascolto sull'impianto casalingo dove si può apprezzare il realismo di una dinamica elevata, simile a quella di un evento dal vivo.

Le altre differenze
Preservare la dinamica è importante ma a volte una limitata compressione può portare alla luce particolari che sfuggivano, aumentando il piacere dell'ascolto, qualcosa di simile ad una foto più contrastata rispetto ad una foto "morbida" dello stesso soggetto, Sono molti altri i parametri che rendono diverso l'ascolto della stessa musica, e anche su questi sarebbe interessante fare un confronto tra i due servizi "rivali" che interessano agli audiofili. Impresa non semplice e che deve partire dagli stessi master per essere significativo il confronto, ma che Audio Review si ripromette di fare. Confermando che inizia ad esserci un interesse per lo streaming di qualità anche nel mondo finora piuttosto conservatore degli audiofili.



sabato 12 marzo 2022

Spotify Hi-Fi in qualità CD? Cinque anni di rinvii.

Mentre una parte degli audiofili si dispiace per la transizione all'alta definizione che non arriva mai, anche la transizione dalla musica compressa almeno alla qualità CD non è che stia molto meglio.
E' stato annunciato da Spotify  nel 2017 come una nuova opzione che avrebbe allineato il servizio ai concorrenti (che proponeva già quasi tutti anche la qualità CD), è rimasto nel limbo fino all'inizio del 2021 quando era annunciata la disponibilità entro la fine dello stesso anno, ma non è successo niente. Ora le ultime notizie lo danno come non pianificato, cioè, non esplicitano che non lo faranno mai, ma non lo fanno lo stesso.

Perché Spotify è importante?
Perché il servizio di streaming nato in Svezia è di gran lunga leader del settore con il 31% del mercato globale, includendo anche Paesi "extra Google" ovvero Cina e Russia. Nel solo nostro mondo "occidentale" (culturalmente parlando) la quota di mercato equivale quasi alla somma del mercato dei servizi streaming delle tre big del web (Apple, Amazon e Google)..


Tencent e Netease sono servizi streaming cinesi, Yandex Music è un servizio 
streaming russo. Sono ovviamente rivolti al mercato interno. Dati Q2 2021

Spotify sta inoltre ulteriormente crescendo anche al di fuori della musica, essendo la piattaforma di riferimento per i podcast, il nuovo apprezzatissimo canale per le news e l'intrattenimento (come noto stiamo abbandonando progressivamente la scrittura per tornare gradatamente al "verbo", quindi all'inizio).

E' quindi molto importante approfondire le scelte del n.1, tenendo conto che anche due dei tre "followers" sono anch'essi ancora "lossy". Se non si decide ad un passo che peraltro non richiede grandi investimenti avrà i suoi buoni motivi, ed è interessante quindi comprenderli. Che sono di due tipi: economici e tecnici.

Motivi economici: ma la domanda esiste?
Spotify ha lanciato il progetto Hi-Fi ovvero la disponibilità dell'ascolto lossless, in risposta alla competizione, quasi tutti gli altri servizi stavano proponendo la qualità CD con un sovrapprezzo (e solo a pagamento), un plus che, speravano, avrebbe avuto un riscontro in termini di abbonamento e di fatturato. Per prudenza o forse per motivi organizzativi stavano arrivando comunque tardi e hanno fatto in tempo a verificare che l'attesa domanda e progressivo abbandono della codifica complessa "lossy" premium a favore della qualità CD non c'erano stati.

Anzi, i principali promotori (Tidal e Qobuz) hanno rilanciato puntando all'alta definizione,  e trovando una nicchia di audiofili interessati che comunque, per quanto piccola, è stata sufficiente per ora per sostenere i costi, garantire un margine e rendere così stabile il servizio (anche con successiva riduzione del prezzo).

Per gli utenti generici l'attrattiva si è rivelata trascurabile, per gli stessi motivi già proposti come spiegazione nel post precedente.

A fronte di questo traino insufficiente per Spotify poteva essere anche un rischio: è un servizio che è gratuito con pubblicità o premium, il servizio gratuito da' il maggior numero di abbonati, quello premium la maggior parte dei ricavi. Affiancare a premium un'alternativa dichiarata migliore ne abbassa il valore e anche l'attrattiva. In assenza di un vantaggio percepito e condiviso e senza una politica di prezzi aggressiva (= riduzione dei margini) il ritorno economico diventava problematico. Essendo per loro anche più costoso tenendo conto del grande numero di utenti che hanno. Probabilmente hanno fatto 5 anni di risk analysis e il risultato è stato sempre lo stesso.

Motivazioni tecniche: la percezione della migliore qualità
Sono regolarmente accolte con interesse le continue novità nel settore dei monitor TV (e dei contenuti) o delle fotocamere degli smartphone, senza polemiche sull'interesse delle case produttrici, quindi deve esserci una differenza ed elementi specifici che la generano. 
Ed in effetti:

  1. il nostro senso della vista è molto più addestrato ad osservare le differenze rispetto al senso dell'udito, in special modo se utilizzato per seguire suoni "astratti" (la musica) e non rumori e suoni di ambiente
  2. la ricerca della "qualità" non è detto che sia la ricerca della "fedeltà" 
La fedeltà del suono e la fedeltà delle immagini
Cominciamo dal secondo elemento perché influisce anche sul primo. In un test a confronto tra due monitor HD che adottano le ultime innovazioni (4K, HDR, OLED ...) il commesso chiederà certamente "quale le piace di più" dopo aver scelto un video adatto. Non chiederà mai, "quale è più vicino alla realtà". Ed è ovvio perché il video demo, come il 90% dei contenuti video che il cliente guarderà, è stato costruito in un set, che siano serial Netflix o HBO, film, talk show, sia che siano stati registrati in studio, in un luogo selezionato o all'aperto. Il cliente non ha modo di confrontare quello che vede con la scena originale, lo confronta quindi con la sua aspettativa di un video di alta qualità, una scelta estetica, che di solito punta a premiare i colori più vividi e contrastati e la naturalezza dell'incarnato per le persone (la sua personale idea di naturalezza).

Nella musica, se Hi-Fi ha un senso, il riferimento invece c'è, ed è la ricostruzione di un'esecuzione dal vivo, ma con strumenti acustici, "fedele" nella timbrica, nei dettagli, nella distribuzione spaziale stereo. In tutti gli altri casi, e sempre, per un ascoltatore che non ha mai ascoltato quegli strumenti dal vivo, anche per l'ascolto della musica la scelta è essenzialmente estetica. Difatti anche in questo caso la domanda al cliente che sta facendo una prova è quasi sempre "quale le è piaciuto di più tra l'amplificatore A e l'amplificatore B?".

Il criterio non è la fedeltà
Il criterio che guida la scelta, questo ha capito probabilmente Netflix, in musica per la clientela di massa non è la fedeltà, certificata da esperti redattori e dalle loro prove d'ascolto, questo poteva essere vero negli anni '70 ma non è più così. Il criterio è la personale estetica del suono che apprezza il cliente, e non la troverà nel passaggio alla qualità CD, anche per la motivazione (1) indicata sopra, ovvero la difficoltà di individuare le differenze in un ascolto veloce. Molto di più farà la scelte delle cuffie stereo.
Meglio restare alla qualità premium (320Kbps) risparmiando gli investimenti sulla piattaforma di diffusione della musica in streaming.

La fedeltà può anche abbassare la qualità percepita
Senza andare lontano, di questo paradosso siamo testimoni tutti quando fotografiamo col nostro smartphone. Il processore interno è programmato proprio per realizzare foto "infedeli", che trasformano un giorno di colori spenti in un giorno di colori accesi, che correggono l'incarnato, che, addirittura, negli ultimi modelli trasformano una scena di notte in scarse condizioni di luce in una scena illuminata. E regalare al possessore immagini che sembrano più vere del vero, come questa che ho scattato io con un iPhone neanche recentissimo, qualche mese fa.

Il Palazzo delle Civiltà e del lavoro, per i romani il "Colosseo quadrato" all'EUR, in una notte d'estate. La foto non è ritoccata digitalmente, è come è stata scattata con le impostazioni standard dall'ormai vetusto iPhone 8

Succede anche in musica
L'alta definizione ha lo scopo di rilevare la maggior parte possibile di particolari del suono originale. Ma non è detto che chi ascolta la musica sia alla ricerca di tutti i particolari e non invece di una musica netta, contrastata, diretta, nella quale gli strumenti fisici o elettronici che siano, si riconoscono bene, che emoziona. Questo è emerso in un esteso test in doppio cieco tenuto anni fa, dove un buon numero di partecipanti al test, specialmente se erano abituati ad ascoltare in cuffia, preferivano l'audio compresso alla qualità CD. E' qualcosa di simile alla preferenza che diamo normalmente ad una foto contrastata rispetto ad una foto a basso contrasto. La seconda contiene più particolari (i mezzi toni) ma appare grigia e meno emozionante (un esempio in Appendice).

In sintesi
La scelta di Spotify appare logica dal loro punto di vista, sia economicamente che per mantenere il ruolo di preminenza nel mercato. Potrebbe forse fornire anche la qualità CD più avanti, ma solo per uniformarsi ai competitors, 

Appendice
Per un esempio di foto che perde qualcosa passando da alto contrasto a stampa "morbida" (con più mezzi toni) utilizzo una celebre foto naturalistica di Sebastiao Salgado. La prima qui sotto è l'originale, nella seconda il contrasto è stato ridotto con un editor di immagini digitali schiarendo la scena. Si vedono più particolari del suolo, ma l'immagine è meno emozionante. Lavorando sul negativo la differenza poteva essere anche molto più visibile.