sabato 11 aprile 2015

Il punto sullo streaming

La rivoluzione streaming nella musica prosegue e, per una volta, coinvolge anche il nostro paese. Vediamo cosa è successo sul lato dell'offerta, quale è l'accoglienza del mercato e il gradimento degli ascoltatori e perché lo streaming è importante.

All'inizio era solo uno
In USA i servizi in abbonamento esistono da diversi anni ma l'affermazione è arrivata in tempi recenti, con la decisione delle case discografiche di concedere quasi tutto il loro catalogo ai servizi di streaming, e in primo luogo a Spotify, rendendo lo streaming una alternativa effettiva al download, ovvero a iTunes.
All'inizio, come sempre, era una alternativa solo per i nordamericani, ma nel 2009 l'embargo è stato superato da una multinazionale attiva anche nel settore discografico, la Sony, che ha reso disponibile il servizio Sony Music Unlimited in Europa, e anche in Italia.

Spotify free

La situazione nel 2015
I servizi streaming musicali disponibili in Italia sono:
- Spotify
- Deezer
- Google Play Music Unlimited
- Tidal
Il servizio Sony Music Unlimited della Sony, che aveva consentito anche agli italiani di sperimentare i vantaggi dello streaming è invece cessato, la multinazionale giapponese ha optato per un accordo con Spotify, inserendo una licenza gratuita Spotify in tutte le playstation e lettori musicali multimediali e siglando una partnership globale con la compagnia svedese.


Caratteristiche a confronto
In tabella e mostrato un confronto delle caratteristiche principali dei servizi disponibili da noi. E' aggiunto anche il servizio francese Qobuz che su richiesta (e accettazione discrezionale) è anch'esso disponibile da noi.


(1) La versione free suona solo la musica presente sul dispositivo
(2) Servizi social minimali


Come si vede gli elementi differenzianti sono essenzialmente la disponibilità di una opzione free con restrizioni funzionali (max qualità, operatività) e pubblicità, la possibilità di ascoltare alla stessa qualità del formato CD e la generazione automatica di playlist a tema (funzione radio). Anche il costo mensile è allineato tra i vari servizi, e si raddoppia con la qualità CD.


Come si presenta Deezer




su iPhone


Il mercato
La soluzione streaming sta velocemente crescendo come quota di mercato e nel 2014 ha raggiunto in USA una quota del 27% contro il 32% di tutti i supporti fisici (annual report RIAA). Considerando solo il CD e includendo nello streaming anche Internet radio e pubblicità sui servizi streaming i due mercati si equivalgono (1,87 - 1,85 B$). Il player più importante a livello internazionale è Spotify che nel 2014 ha raggiunto i 60 milioni di sottoscrittori, di cui 11 milioni paganti (abbonamenti premium).
Nel grafico (proveniente dal portale aggregatore di statistiche di ogni genere statista.com) l'andamento di Spotify negli ultimi 3 anni.


La crescita è molto più rapida per i servizi free che per i servizi premium e questo per alcuni analisti potrebbe essere un problema di sostenibilità del modello di business. Ma bisogna considerare che i servizi free sono tali per modo di dire, come la TV in chiaro. Infatti sono veicolo di pubblicità sia visuale sia audio (ogni 3-4 brani) e sono anche oggetto di accordi commerciali della compagnia con vari partner (come Sony per le playstation). Ovviamente sono anche limitati nelle funzionalità, attualmente come libertà di scelta dei brani da ascoltare (shuffling obbligatorio) oltre che per la qualità solo standard (un aspetto che come noto non a tutti interessa).

I vari servizi fanno a gara nel proporre immagini d'impatto per i nuovi clienti
Molto più bassa la penetrazione dei servizi in qualità CD o lossless, Tidal e Qobuz, con il primo in aggressiva estensione mondiale a partire da quest'anno. Costi di gestione superiori, solo abbonamento, scarsa sensibilità degli ascoltatori e clienti potenziali alla maggiore qualità, sono gli handicap che devono superare per una affermazione che ci auguriamo arrivi quanto prima.

Perché lo streaming conviene (e a chi)
In occasione del lancio in Italia di Tidal la compagnia scandinava ha aperto una pagina Facebook e molti commenti rimarcavano il costo elevato (19,9 € / mese) e la stessa criticità ho rilevato diverse volte anche io parlando di questi servizi, e anche di Spotify che costa circa la metà (9,9 €/mese).
Per un appassionato di musica che mette a confronto la quantità di musica che può ascoltare in un mese con questi servizi, con il costo di un solo CD seppur scontato (10 € in media, per esempio) questa criticità appare priva di senso e il vantaggio dello streaming indubbio. E ancora più decisivo se consideriamo la flessibilità di ascolto praticamente ovunque e in qualsiasi condizione.
Ma probabilmente è l'elemento di confronto che è sbagliato.

Il nuovo player desktop di Qobuz

La vera alternativa allo streaming
E' un altro servizio streaming, gratuito e diffusissimo, che in più fornisce anche un accompagnamento video, gradito se non atteso obbligatoriamente nella società visuale nella quale siamo immersi. Il servizio in questione è ovviamente YouTube. Anche Google sta pensando di introdurre una verisone premium senza pubblicità, dovrebbe arrivare prima dell'estate, ma sarà solo un'altra alternativa analoga a quelle in tabella. All'ascoltatore standard interessa ed in genere basta YouTube in chiaro, cioè con la pubblicità. Come si riconosce l'ascoltatore standard? Prima di tutto cerca ed ascolta canzoni e brani singoli, non album. E' interessato all'ascolto passivo, cioè all'ascolto "radio", canzoni non scelte da lui (solo il genere) ma dall'emittente. Non compra CD da almeno 10 anni e anzi, se è nato negli anni '90 non ne ha mai comprati  eli considera un oggetto del passato e gli unici che ha sono regali fuori tempo di qualche zio. Infine non è interessato alla qualità perché ascolta da tablet o PC con gli altoparlanti, o con auricolari infraurali, o con cuffie ma magari in mobilità, con rumore di fondo considerevole. Avrebbe difficoltà a riconoscere una qualità superiore, anzi in molti casi purtroppo non l'ha mai conosciuta.

Per un ascoltatore di questo tipo obiettivamente un servizio streaming a pagamento ha pochi plus, praticamente solo le funzionalità social, le playlist da condividere. Più, forse, un ambiente più ordinato e meno caotico e pieno di duplicazioni. Ma ha un minus, la parte video.
Quindi, perché pagare per avere qualcosa che si può ottenere gratis? O apparentemente gratis? (la pubblicità qualcuno la pagherà all'interno dei prodotti promozionati, non è detto che siano per forza "gli altri").

Lo streaming è la soluzione ideale e una porta aperta sul futuro
E' tutte queste cose per un altro target, per i visitatori questo blog, ad esempio (almeno spero), per i lettori delle riviste musicali, per chi suona e per chi è appassionato di musica, di tutti i generi o dei suoi preferiti. Un appassionato ascoltatore che dedica una quota del suo tempo a scoprire o riscoprire o riascoltare musica, non solo in sottofondo ma dedicandosi tutte le volte che può all'ascolto e ponendo attenzione a quello che ascolta, dedicando il tempo necessario agli ascolti più impegnativi e andando quindi anche oltre al formato canzone, e avendo anche una sufficiente conoscenza della offerta musicale per scegliere quello che vuole ascoltare.
Per l'ascoltatore appassionato di musica (che non è sicuramente un uomo o una donna superiore a chi appassionato non è, ha solo diverse priorità) lo streaming consente una scelta se non illimitata sicuramente vastissima (e molto più ampia delle sue più ottimistiche possibilità di ascolto), a un costo incomparabilmente inferiore a quello che era richiesto nell'era precedente e in via di rapido tramonto, quella dei supporti fisici.

La app di Qobuz per iPad, sezione playlist

Rimane fuori portata almeno per ora tutta l'offerta in alta definizione, ma non per molto, si spera, perché non è certamente un limite tecnologico, considerando che il cinema in streaming in HD (che richiede un bitrate molto più elevato) è da tempo una realtà, anche da noi, e lo diventerà ancora di più con l'arrivo ormai prossimo di Netflix in Europa e in Italia.

Un confronto impari
Basta pensare alla tipica discoteca, all'appassionato che scrive in forum o articoli su riviste di avere in casa 1000, o 2000 o più CD. A un prezzo medio di 15 € l'uno 1000 CD sono un investimento di 15.000 € e 1500 mesi di streaming, che sono ben 125 anni. Ci entrerebbe dentro bene anche uno streaming lossless, anche se sarebbero "solo" 75 anni. Per aver poi a disposizione non tutta la musica del mondo, ma solo una minima, molto minima parte.

Il confronto è presto fatto e quindi non c'è alcun dubbio che il futuro sia lo streaming, più supporti che sono "premium" per il loro valore intrinseco di oggetti, come i vinili (o i libri d'arte). Ma che non saranno mai più 1000 o 2000.

Perché è una porta sul futuro
Ma perché lo stesso sistema nel mondo digitalizzato o iperconnesso si può applicare ad ogni consumo culturale o ad ogni esigenza pratica. Ai libri, dove infatti si sta affacciando l'abbonamento per gli e-book, alle auto o alle moto con i servizi di car sharing con o senza autista, ai mobili, ai quadri, magari persino alle case! (dove un tempo remoto era già la norma). Certo sarà una vita molto più transeunte (vedi precedente post sulla casa del futuro) ma dobbiamo prepararci al cambiamento.