lunedì 28 aprile 2014

Sentire la differenza

CD contro SACD, Vinile contro CD, musica compressa o non compressa, liquida o solida, valvole o stato solido, testine MM o MC: nella riproduzione della musica da sempre si cerca il meglio e da sempre si diffida o si polemizza di e con chi afferma di sentire la differenza tra un sistema ed un altro, una tecnologia o un'altra, più nuova (o più vecchia).
Sembra che nella musica sia difficile se non impossibile avere una risposta oggettiva e condivisa, mentre in fondo solo di tecnologia si tratta, e in altri campi, per esempio nei computer o negli smartphone, nessuno ha dubbi su quali siano gli indicatori di qualità.
Non si tratta però solo di una anomalia congenita insita in chi si occupa di musica riprodotta, ma di una difficoltà oggettiva. Approfondiamola.

Dove la differenza si vede
Approfondiamo, prendendo come riferimento un settore dove chiunque riesce a individuare la tecnologia migliore (e in certi casi anche il prodotto migliore). Mi riferisco ad un confronto che sicuramente tutti abbiamo fatto a anche più volte nella vita: quello per la scelta del monitor TV, del televisore. Chiunque è in grado di vedere la differenza tra un monitor in alta definizione ed uno standard, ed ora tra uno in Ultra HD o 4K e uno in HD standard. Utilizziamo per farlo un sistema intuitivo, in parte pilotato dai produttori per enfatizzare le differenze, che è applicato anche per confrontare due modelli diversi che adottano la stessa tecnologia.

Il sistema si basa su alcuni semplici test su cui faremo una riflessione riconducendoli alla musica: 1) utilizzare un filmato che include le immagini più critiche da riprodurre; 2) utilizzare immagini che possiamo confrontare con la nostra esperienza nella vita reale; 3) mettere a confronto affiancati i due monitor che vogliamo giudicare; 4) avvicinarsi al massimo per analizzare l'immagine nei dettagli; 5) mettere i due monitor nelle medesime condizioni operative, cioè con lo stesso contenuto video e nelle stesse condizioni di luce.


Supponiamo che, invece, nel classico test a confronto nel media store non venissero seguite queste regole intuitive, ad esempio: 1) come video di test venisse usato un cartone animato giapponese a basso costo, tipo Dragon Ball o simili; 2) come ulteriore video venissero usate riprese in luoghi a noi sconosciuti, profondi abissi, eruzioni di vulcani, riprese sulla Luna, e non i soliti cesti di frutta, campi fioriti in primavera, giovani donne solitamente coreane che si aggirano in eleganti case con tanto legno, villaggi norvegesi con case multicolori in una rara giornata di sole, sloop a vele spiegate nella finale della Coppa America o auto di Formula 1 a Montecarlo; 3) venisse osservato un solo monitor alla volta facendo il confronto a memoria 4) si rimanesse a debita distanza 5) si usassero sorgenti diverse e monitor posizionati diversamente tra loro.

Avremmo alcune inevitabili conseguenze:
1) i manga giapponesi sono disegnati al risparmio, hanno colori pieni, senza sfumature, i movimenti sono spesso simulati, solo poche parti del disegno sono modificate tra un fotogramma e l'altro (di solito la bocca che parla), il movimento avviene spesso con cambi di scena: la differenza tra HD e SD sarebbe annullata; 2) potremmo vedere colori e immagini che ci piacciono di più o di meno, ma non avendo un confronto con la realtà potrebbe non essere la riproduzione più fedele, e rendere meno realistico in seguito l'incarnato della ragazza coreana, quando invece dovessimo vedere un video più comune; 4) a distanza il nostro occhio compensa la mancanza di dettagli, in alcuni casi con video di buona qualità la differenza sarebbe percepibile con difficoltà e potrebbe essere preferito il filmato a minore definizione perché magari con colori più brillanti  e contrastati; 5) evidentemente riproducendo un DVD su un monitor HD o sintonizzandosi su emittenti TV non HD l'alta definizione non ci sarebbe in origine e la differenza sarebbe minima.
Con questo processo di confronto poco efficace sarebbe assai difficile individuare il miglioramento di qualità e potremmo anche concludere che con un monitor HD non si vede alcuna differenza, e anche giustificare il nostro giudizio, sostenendo che tanto guardiamo solo cartoni giapponesi o programmi TV non in HD, che non abbiamo bisogno di avvicinarci allo schermo e non ci interessano i titoli di coda (un elemento di confronto oggettivo tra SD e HD è come noto la loro leggibilità) e che per i nostri gusti anche i colori innaturali vanno bene (ma poi compreremmo lo stesso il monitor HD per non fare brutta figura con vicini o parenti).

L'equivalente in musica
Un confronto con gli stessi errori di base e' molto più facile in campo musicale: 1) l'equivalente dei manga (senza voler dare alcun giudizio estetico) è la musica sintetica, house, hip-hop e simili e anche il garage rock così diffuso dai REM in poi; 2) test effettuati con musica più complessa, magari classica o corale, ma con strumenti o voci che non abbiamo mai sentito dal vivo; 3) il confronto in parallelo in musica non si può fare, la musica si compone nel tempo e non nello spazio e possiamo ascoltare una sola sorgente musicale alla volta; 4) anche "ingrandire il suono" è impossibile, la curva del nostro udito varia con la pressione sonora, a basso volume siamo meno sensibili alle note basse, ad alto volume perdiamo la capacità di percepire i dettagli; 5) anche in musica per percepire i vantaggi di una tecnologia teoricamente superiore bisogna che non solo il supporto, ma anche la registrazione e il sistema di riproduzione, siano stati realizzati con la stessa tecnologia.

Le cose sono ancora più complesse
A rendere più complicate le cose concorre anche il diverso livello di conoscenza del riferimento reale. Nel giudicare un video, un riferimento reale lo abbiamo per forza, è nel mondo che ci circonda. In campo musicale non è affatto detto che chi sta valutando il suono di un impianto o di una sorgente abbia mai ascoltato dal vivo una orchestra o un piccolo gruppo con strumenti acustici. Sarà quindi ben difficile giudicare se è realistico il suono del sax o della tromba che si sta ascoltando. E magari anche riconoscere non solo se è un sax baritono o un sax tenore ma anche se è un sax o una tromba non è banale. Non è quindi detto che per tutti gli ascoltatori i suoni acustici siano i più adatti ad individuare le differenze, può darsi che vengano invece percepiti più facilmente nella musica che è più frequente e familiare all'ascolto.

Il risultato atteso
È quindi possibile che l'ascoltatore occasionale, che ha una conoscenza parziale della musica non riesca a individuare le differenze tra componenti, per aver scelto. ad esempio, come musica di test qualcosa che normalmente ascolta ma che per le sue caratteristiche non è tale da evidenziare le differenze. L'ultimo successo di Bruno Mars o di Lana Del Rey è infatti registrato proprio per non evidenziare le differenze, dinamica compressa, estensione in frequenza limitata alle medio alte e alle medio basse, proprio per poter essere ascoltato bene o almeno decentemente anche su coordinati hi-fi, iPad e smartphone.
Questo non vuol dire che non ci sia un suono che piace più di un altro, che risponde quindi a scelte estetiche più che al realismo evidentemente difficile da individuare e neanche ricercato. Il problema può essere la variabilità nel tempo di queste scelte estetiche, mancando un riferimento al suono reale.
Non vuole neanche dire che il suono "acustico" sia per forza il più rivelatore delle differenze. Chi conosce bene il suono degli strumenti elettronici può rilevare proprio dalla presenza di deviazioni o suoni spuri la riproduzione migliore o peggiore, come conferma ad esempio un noto studio del 2009 della McGill University (Subjective evaluation of MP3 compression for different musical genres) che misurava con test in doppio cieco la capacità di tre diversi panel di ascoltatori di individuare differenze tra CD e MP3.


L'ascolto esperto
Per un ascolto a confronto efficace bisogna quindi investire tempo e pazienza e applicare la massima cura dei particolari, oltre che essere coscienti che l'affinamento delle capacità di valutazione cresce con il tempo e con gli ascolti. Le tecniche e le pratiche per una sessione di ascolto efficace sono state trattate in una pagina apposita del sito Musica & Memoria a cui rimandiamo per approfondimenti, senza ripeterle inutilmente qui. Ma lo scopo di quella pagina era fornire consigli per confrontare componenti e soluzioni nelle delicate fasi di messa a punto o di miglioramento dell'impianto. Non per trasformare l'ascolto della musica nell'ascolto dell'impianto, alla ricerca dell'anello debole o del componente da migliorare.

La memoria del suono
Infine c'è anche un elemento differenziante che è il più difficile da spiegare ma che molti ascoltatori hanno sperimentato. A me ad esempio è successo quando ho dovuto mandare in riparazione per un intervento banale il mio lettore CD Audio Analogue e ho usato al suo posto per qualche settimana il precedente, modello valido ma datato e "budget". Mancava qualcosa, e qualcos'altro di poco piacevole, meno musicale sembrava aggiunto. Eppure al negozio quando li avevo confrontati prima del nuovo acquisto erano serviti diversi ascolti per individuare le differenze nella resa sonora, che pur c'erano. Ora invece era evidente, anche se non era immediato individuare in quale parametro fosse concentrata la differenza in negativo. Semplicemente il mio ascolto si era adeguato progressivamente ad un livello superiore su molti parametri ed ora il passaggio all'indietro evidenziava in modo netto una generale minore musicalità e forzatura del suono. D'altronde è la stessa cosa che capita a chi prende l'abitudine di consumare champagne o spumanti di qualità, o vini, e ritorna a quelli da supermercato che un tempo gli parevano indistinguibili. Le differenze al gusto per vini e cucina ricercata, sono strette parenti di quelle musicali, anche qui percepirle è spesso materia da specialisti, ma una volta abituato il proprio gusto a un livello superiore è molto difficile tornare indietro. Un ulteriore elemento di complessità e una possibile indeterminatezza per i test a confronto, anche in doppio cieco.

Un approccio umanistico
Come ho cercato di dimostrare con alcuni esempi, non è semplice per un non professionista individuare a "colpo d'orecchio" il suono migliore o i difetti nascosti, anzi è possibile, e capita effettivamente, che in tempi diversi si possano avere anche sensazioni d'ascolto discordanti. La ricerca continua delle differenze e dei difetti può sottrarre quindi molto tempo (anche tutto) all'ascolto vero e proprio della musica. A parte la ovvia attenzione a che tutto sia a posto e ai difetti evidenti, l'approccio umanistico che consiglio è concentrarsi sul piacere d'ascolto. Quello che stiamo ascoltando ci soddisfa, la musica ci arriva portando l'emozione che ci attendiamo? Non sentiamo difetti evidenti, distorsioni, compressione di dinamica? Basta così, concentriamoci sul molto che c'è e non su quello che manca.

Quello che manca cerchiamolo casomai negli ascolti dal vivo, possibilmente in piccoli ambienti o partecipando noi stessi all'evento, se ne abbiamo le capacità. Dal confronto dal vivo ricaveremo le indicazioni per andare alla ricerca dei limiti del nostro impianto. Che saranno probabilmente concentrati sulla sensazione d'ascolto più ardua da replicare in casa, vale a dire la ricostruzione spaziale. Per la quale più che la ossessiva ricerca del componente o del software migliore è decisiva la attenzione alla installazione e la conoscenza delle regole dell'acustica ambientale. Che spesso entrano in conflitto con le regole di distribuzione dei mobili e con gli altri utilizzi degli ambienti d'ascolto. Altre problematiche quindi, che un amplificatore a valvole o un nuovo preamplificatore phono difficilmente risolveranno.

I professionisti
Un momento, a chi mi riferivo prima, citandoli di sfuggita? A quelli che per mestiere si occupano della riproduzione della musica e quindi questa qualità la devono acquisire per forza. Ad esempio quello che chiamiamo ad accordare il pianoforte sicuramente è in grado di valutare le deviazioni anche di frazioni di tono che noi non riusciamo ad individuare, riuscendo a malapena ad accordare una chitarra. O il liutaio che deve rimettere a nuovo un violino o una chitarra classica. O i tecnici di registrazione, i progettisti di strumenti per creare o riprodurre il suono e così via. Come conferma anche lo studio citato prima. E c'entra poco la capacità uditiva calante con l'età, il maestro Abbado anche ben oltre i 70 anni individuava le inesattezze di intonazione del violino di seconda fila e dell'ultimo degli strumenti a fiato. Conta l'orecchio, la conoscenza della musica, l'esperienza pratica affinata negli anni. Sono capacità quindi che si possono acquisire con lo studio della musica, gli ascolti in diverse condizioni, la cultura musicale, avendo l'umiltà di riconoscere l'impegno che richiede questo percorso. Fanno parte dei professionisti del suono o almeno degli amatori evoluti anche i celebri recensori delle riviste o i nuovi frequentatori dei forum dalle molte certezze? Dovrebbero, ma qui si apre tutta un'altra serie di questioni che ci porterebbero fuori tema.

(Le immagini che illustrano l'articolo si riferiscono ad alcuni classici album "audiophile" per gli ascolti a confronto, pubblicati negli anni dalla Chesky Records con varie "regine" del genere. Dall'alto Rebecca Pidgeon, Ana Caram, Badi Assad, Christy Baron, Sara K, Amber Rubarth, più l'"intrusa" Lana Del Rey)

lunedì 14 aprile 2014

Un music server su Mac Mini - V parte - l'uso pratico

Dopo alcuni mesi di utilizzo ed oltre 700 album caricati nella libreria musicale può essere utile condividere le lezioni apprese dall'uso pratico della soluzione per la musica liquida illustrata nel post del 24 maggio 2013 e poi integrata dai successivi articoli sul media player, sulla integrazione con Spotify e sul lettore hi-fi Fidelia.
La soluzione era una implementazione del music server proposto nel suo noto libro da Oliver Masciarotte, con qualche semplificazione e variazione, ed è una composizione di vari componenti hardware e software, anche gratuiti. La principale soluzione alternativa è un music server integrato e dedicato come quelli proposti da Linn, Naim, Olive o Marantz (o molti altri). Rispetto a questa proporrò quindi gli eventuali confronti.




Lo storage di rete
La scelta era caduta su uno storage semplice, non ridondato (non NAS) anche per ragioni di spazio e di "intrusività" casalinga. Nessun problema (almeno sinora), funzionamento sempre perfetto, ma anche questo componente a modo suo è intrusivo. Nel senso che la strategia di "sleep" di default di Lacie comporta che lo storage rimanga quasi sempre attivo, con il classico ronzio del disco che gira (pur appena avvertibile) e con la scenografica luce azzurra sottostante. Basta che in casa sulla rete wi-fi ci sia qualche componente acceso che con qualche app si collega allo storage server (praticamente accade sempre) e lo storage server si attiva o rimane tale. Problema minimo, ma nel caso improbabile che vi venga in mente di posizionarlo nella camera da letto di qualcuno col sonno leggero, dovreste cambiare idea, o leggere attentamente il manuale individuando la modalità di gestione adatta al vostro caso (operando da un computer sull'unità) oppure, più intuitivamente, spegnendo e riaccendendo manualmente l'unità con il tasto posteriore (premendolo per tre secondi).

I limiti di iTunes

E' il media player più logico per un utilizzo su un Mac, essendo integrato, oltre che gratuito, e quindi il test ha puntato su questa scelta. Nessun problema neanche qui, ma l'uso pratico ha mostrato alcune rigidità e storiche carenze di un prodotto pensato per un ecosistema tutto Apple.

La prima rigidità deriva dalla scelta dello storage di rete. Nonostante la lettura della documentazione Apple e numerose re-installazioni ha sempre vinto lui (iTunes): la struttura della libreria la installa sul disco del Mac. Questo comporta che la libreria debba essere sincronizzata ogni volta che aggiungiamo con ripping o con download nuovo materiale (come descritto in maggior dettaglio nel primo articolo). In più lo storage server Lacie, come riportato sopra, non si spegne tanto spesso, ma capita che sia in "sonno" proprio quando iTunes vorrebbe vederlo. E in questo caso bisogna "svegliarlo" con Finder.
La stessa necessità si ripete anche per Fidelia, in questo caso però è sistematica, nel senso che l'operazione di "rescan" (vedi il post su Fidelia) deve essere effettuata ogni volta. Ho scritto anche al produttore Audiofile Engineering e la operazione dovrebbe essere automatica, ma in questo caso non lo è, altro probabile effetto dello storage server esterno, tenendo conto che Fidelia si appoggia alla libreria di iTunes.

Ne consegue che la soluzione più pratica per chi sceglie Mac + iTunes è utilizzare il disco interno del Mac Mini e farselo bastare. Negli ultimi modelli è da 500GB o 1TB ed è già è sufficiente in molti casi, ancor più se si evita di rippare i CD che si ascoltano con la stessa qualità con Spotify Premium (vedi post precedente). E usare il Mac anche per le operazioni di ripping e per caricare i file audio acquisiti in download (con i modelli di Mac Mini che hanno ancora il lettore di dischi ottici). Naturalmente si perde la possibilità di usare lo storage server per altri usi, tipo archivio foto e video per tutti i computer e marchingegni vari della casa.

File audio duplicati
Altri due storici limiti di iTunes (che è la prima applicazione Apple del nuovo corso trionfale, lo ricordo, e quindi è un po' datata) è la propensione a creare duplicati e la difficoltà di reperire le copertine degli album. Non si capisce perché la grande Apple, azienda di informatica numero 1 al mondo, su un prodotto arrivato alla release 11 non sia riuscita a risolvere il problema. Che presumibilmente è risolvibile, perché altri fornitori vendono da anni prodotti ad hoc per risistemare la libreria ed eliminare i duplicati, di solito a pagamento. Sta di fatto che si creano ogni tanto e che la soluzione con disco esterno sembra favorire il fenomeno (e impedire il funzionamento di quelli gratuiti od open source).

La soluzione più semplice, anche se ovviamente non molto rapida, è cancellare e ricreare la libreria. Mi è capitato di doverlo fare solo una volta. Ci sono le istruzioni sul sito di supporto della Apple, sono due o tre semplici azioni, bisogna ricordarsi di resettare il flag che prevede la copia della intera libreria sul Mac (ovviamente). Naturalmente se la libreria ha raggiunto nel frattempo i 500GB o il TB la ricostruzione della libreria richiede parecchio tempo (decine di minuti).
I prodotti citati mi sono rifiutato di comprarli (non sono disponibili neanche in demo) e non posso testimoniare se e quanto siano efficaci. In ogni caso hanno un costo simile a quello di J.River Media (di cui parlo anche dopo) che invece consente una gestione della libreria musicale più completa e che integra anche un player di qualità, quindi rendono non conveniente la soluzione basata su iTunes.


Copertine introvabili (per iTunes)
L'altra storica carenza già citata è la ricerca automatica delle copertine degli album. Che in realtà nella musica liquida non servirebbero, ma pare che psicologicamente non ne possiamo fare a meno. È stato anzi il plus alla base del successo dello storico iPod.
Quelle di dischi rari (o italiani) spesso iTunes non riesce a trovarle, ma a volte capita anche per quelle di album noti. Dipende in questo caso di solito da difformità nei metadata, che sono anche individuabili facilmente. Così come sono facilmente individuabili ed inseribili tra le info le copertine mancanti. Ma per centinaia o anche per decine di album è un lavoro certosino e ripetitivo che mi sono rifiutato di fare, così come mi sono rifiutato di comprare i prodotti che promettono di risolvere anche questo problema, per uno scopo in fondo del tutto inutile. Ho tenuto quelle che individuava lui (circa 6 su 7) e poi il problema si è risolto definitivamente quando ho deciso di usare come player Fidelia, che nella app Fidelia Remote non le supporta proprio.

L'organizzazione della musica classica
Da citare sempre per iTunes il noto problema della classica. La struttura di metadata del noto media player non prende proprio in considerazione l'alternativa tra autore ed esecutore e la classificazione in sotto generi. Questo comporta che quando carichiamo su iTunes il classico disco di classica strutturato come recital, con brani di più autori, verrà di solito spezzettato in più "album", uno per autore. La conseguenza è una ricerca complessa se la sezione di classica della nostra libreria è consistente e vogliamo ascoltare gli album così come sono stati pensati. Oppure passare ad un ascolto più creativo, tipo playlist, anche per la classica. Per un utilizzo che consenta l'organizzazione tradizionale serve quindi qualche media player più completo, come J.River Media (vedi l'esempio che segue) che però gratuito non è.



Lo start-up

Altra prevedibile conseguenza della scelta di realizzare il music server personalizzando un computer che magari già abbiamo, è la necessità di attendere lo start-up del sistema. L'ambiente operativo del Mac è considerato più rapido rispetto a quello di Windows, ma nella pratica, per l'avvio di quattro applicazioni, pur se automatizzate, occorrono alcuni minuti e a volte anche qualche intervento manuale. Le applicazioni sono iTunes, Spotify, Spotify Remote, Fidelia, sono configurate per la partenza in automatico allo start-up ma, come tutte le applicazioni per computer, prevedono spesso aggiornamenti che bisognerà confermare prima o poi, più quelle richieste dal sistema operativo, naturalmente. In più, c'è la necessità già ricordata di sincronizzare lo storage server anche per Fidelia.

L'alternativa
La soluzione alternativa per un appassionato che voglia inserire nell'impianto un sistema completo per la riproduzione della musica liquida è rappresentata da un music server integrato, come quelli prodotti da Linn, Marantz, Olive, Naim o altri, con alcune variazioni di configurazione (ad esempio Linn e Naim includono di solito anche l'amplificatore). Non ho sperimentato direttamente questo tipo di componenti ma ho partecipato a diverse dimostrazioni della Linn presso il negozio Musical Cherubini e il comportamento e l'utilizzo, peraltro semplicissimo, sono chiari. Come anche i vantaggi e gli svantaggi delle due soluzioni. Il componente integrato è più comodo, non deve essere assemblato, non deve essere configurato e periodicamente aggiornato, si accende ed è subito disponibile. Ma ha lo svantaggio di essere legato alle scelte del produttore e quindi a rischio di obsolescenza tecnologica in un settore in rapida evoluzione.

Il music server su computer ha tutti i piccoli (o grandi, dipende dai punti di vista) inconvenienti descritti nell'articolo, ma ha il vantaggio di essere flessibile e di poter evolvere con l'avanzare della tecnologia, ad esempio sostituendo il DAC o i componenti software più critici.

Il costo dipende dalle scelte che si fanno, può essere inferiore partendo da un computer, ma non è detto, soprattutto se si usano music server multimediali economici come quelli "made in China" di Popcorn Hour e similari. Normalmente più elevati invece i costi dei prodotti Linn e Naim, che includono però anche una amplificazione di qualità. Ognuno potrà scegliere in base alle proprie esigenze e preferenze.
 
Gli altri articoli che descrivono questa configurazione completa per la musica liquida:

Prima parte: Lo storage server e la rete
Seconda parte: Il media player
Terza parte: L'ascolto in streaming con Spotify
Quarta parte: Il player Hi-Fi Fidelia in prova