mercoledì 27 ottobre 2021

Lo streaming può essere Hi-End?

La domanda che era rimasta aperta nel precedente post era se l'ascolto della musica in streaming, ora possibile anche in qualità CD o HD può raggiungere livelli di qualità comparabili a quelli possibili per un impianto tradizionale, senza tradire del tutto  la semplicità del "impianto zero" a soli due componenti (tablet/ smartphone + casse acustiche wireless).  

I limiti che erano indicati nel precedente post erano:

  1. Assenza di una struttura ad archivio almeno per la musica preferita
  2. Accesso tramite ricerca web per le informazioni su musica e artista in ascolto
  3. Ascolto dei formati ad altissima definizione e in particolare con codifica DSD
  4. Incremento della qualità Audio
In questo post vediamo cosa è possibile fare per incrementare la qualità ed essere al livello richiesto dalla location scelta dalla Dynaudio per l'immagine dei suoi diffusori attivi XEO 20, un esempio di "impianto zero" (lo smartphone, l'elegante giovane signora, non sappiamo se proprietaria dell'appartamento o curatrice del museo, l'ha lasciato da qualche parte). 

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1. Funzionalità di archivio
Un motore di ricerca più avanzato con filtri anche per genere, anno di pubblicazione, forma musicale, lingua ecc. non sarebbe difficile da inserire sulla app del servizio streaming o sulla app del sistema in altoparlanti wireless. Qualcosa del genere c'è in servizi streaming specializzati come Idagio (musica classica).

2. Ascolto arricchito
Questo è il punto di forza principale del sistema Roon che sta imponendosi nel mondo digitale di fascia alta, Il suo target principale sono gli audiofili con ampie librerie musicali digitali su NAS, ma analoghe funzionalità di arricchimento dell'esperienza d'ascolto sono fornite anche per i servizi streaming HD Qobuz e Tidal. In pratica l'interfaccia standard dei due servizi viene sostituita da quella di Roon, incrementando da un lato l'usabilità e quindi l'accesso diretto alla musica e dall'altro il complemento di informazioni e riferimenti su quello che si cerca o si sta ascoltando messi a disposizione dell'utente in modo assistito, senza ricerche specifiche sul web.

3. Nuovi formati (DSD)
Qui lo streaming deve passare la mano. Teoricamente sarebbe realizzabile anche in DSD ma richiede più banda e soprattutto interessa troppo poco agli audiofili che ritengono il DSD una codifica superiore da giustificare gli investimenti necessari a lanciare un servizio. Inoltre fare ricorso ai diffusori acustici wireless avrebbe meno senso perché si dovrebbe rinunciare alle funzioni DSP e quindi a un plus importate. Il DSD richiede un impianto tradizionale, come il vinile.

4. Qualità audio
Un componente come il Bluesound Duo premiato da EISA consente a qualsiasi impianto, anche stratosferico e rigorosamente analogico, di avere come sorgente di input un servizio streaming, Ma non era questo l'obiettivo, era invece arrivare ad una qualità superiore mantenendo la semplicità dell'impianto. Volendo invece migliorare un impianto che ha questo schema (quello già mostrato nel post precedente) si vede subito che gli unici interventi possibili sono sulla connessione e sulla interfaccia utente.
Connessione wi-fi: la soluzione WISA
La musica, convertita in digitale, viene trasportata con una connessione wireless e codifica wi-fi e non dovrebbe subire alterazioni e quindi degrado di qualità essendo la trasmissione gestita con sistemi ormai molto avanzati a correzione di errore, e la banda trasmissiva richiesta per la musica, anche on alta definizione, non è impegnativa per la tecnologia attuale. Ma può essere dannosa una instabilità anche molto limitata nel dominio del tempo, così si afferma. Per la connessione via cavo esistono music server molto raffinati (e costosi) come i music streamer Innuos che implementano complesse tecniche di riduzioni della latenza e controllo dell'allineamento temporale.

Una soluzione simile esiste anche nel mondo senza cavo, si chiama WISA (Wireless Speaker & Audio) ed è a tutti gli aspetti una sostituzione della connessione wi-fi. Non è però adottata da tutti i produttori di speaker wireless e quindi impone una modifica alla configurazione; l'interfaccia non può essere una app su una mobile device, deve essere un computer, anche un notebook, connesso a un'unità trasmittente. Si perde parecchio in comodità.

Connessione wi-fi: la soluzione Roon
Si perde meno e si migliora di più adottando questo sempre più diffuso e apprezzato "ecosistema" per la gestione di una libreria musicale dematerializzata. Partendo dalla connessione Roon adotta un "backbone" (un tempo in informatica si chiamava "bus") che hanno chiamato RAAT (Roon Advanced Audio Transport) che, tra le molte altre funzionalità che fornisce (multiformato, multidevice, adattativo a più hardware ecc,) implementa anche un protocollo di comunicazione che garantisce (secondo Roon) la massima stabilità della connessione via etere e un ottimale allineamento nel dominio del tempo tra trasmettitore e ricevitore. Roon sta avendo un grande successo, anche perché è praticamente senza competitori (per l'interfaccia utente soparttutto) e quindi le device "roon ready" sono molte e adottare il protocollo RAAT, che è un protocollo aperto,  non impone rinunce particolari sul lato degli speaker wireless.

Music Player, Network Player, Music Streamer?
Nella vasta e crescente offerta di componenti "all-in-1" o di interfaccia non c'è invece nessuna soluzione applicabile allo scopo? No, perché la maggioranza di questi componenti includono un loro DAC e hanno un'uscita analogica non wi-fi, Gli streamer senza DAC invece sono pensati per interfacciarsi con un DAC via cavo USB (nella maggioranza dei casi). Ancora una volta una complicazione senza vantaggi, in questo contesto, considerando anche che sul alto interfaccia con le loro app non offrono nulla di più rispetto all'interfaccia standard di Qobuz o Tidal oppure dell'interfaccia nativa del wireless speaker.
Questi componenti sono pensati per gli impianti tradizionali, ma dotati di varie sorgenti digitali, ed hanno ora la funzione che avevano negli '70 gli amplificatori, chiamati infatti spesso "centralina".

In sintesi
Tirando le somme l'unico intervento migliorativo che salvaguarda quasi del tutto la semplicità della configurazione fornendo qualità e piacere dell'ascolto in più è quello ottenibile con Roon. Dovrò prima o poi provarlo anche per verificare se le aspettative sono confermate, ma per ora chiarisco la configurazione per lo streaming Hi-End che si presenta così:

| Wireless Speaker Roon Ready | <-RAAT-> | Roon Core | <-RAAT-> | Roon Remote App |

L'elemento aggiunto necessariamente è un PC dedicato oppure un'appliance che fa parte dell'offerta dell'ecosistema (Roon Nucleus) che ospita il componente centrale Roon Core. Il costo aggiuntivo con Nucleus è 1500 € (Nucleus) + 120 € anno (licenza Roon). In alternativa il core può essere installato su un PC dedicato, come un Mac Mini ben configurato (disco SSD) o un Mini PC (idem), che richiedono però un loro video per l'operatività, mandando decisamente a ramengo la semplicità, ma può essere sufficiente anche un laptop.

L'altro intervento migliorativo (e assai più decisivo) è l'upgrade del diffusore wireless. Una categoria di componenti che si sta arricchendo di modelli di fascia e ambizioni sempre crescenti, dove si può segnalare come probabile best in class il Dynaudio Focus 60 (circa 10000 €).

venerdì 22 ottobre 2021

L'ascolto in streaming in alta fedeltà

A leggere la posta di Audio Review nella sezione musicale, e considerando che nelle recensioni è sempre indicato il supporto fisico disponibile (CD o vinile) e non, per esempio se è disponibile in streaming e a che risoluzione, si può dedurre che la maggioranza degli audiofili non sia interessato al tema e consideri lo streaming un sistema adatto solo per l'ascolto di playlist o in stile zapping. 

Ma non è così e si possono ascoltare interi album, anche di classica, con le stesse identiche modalità, cambia solo la fase iniziale di selezione dell'album e avvio dell'ascolto. Tornarci sopra approfondendo come funziona descrivendo anche quelle funzionalità che appaiono banali può quindi essere utile a sfatare questi miti e a ricollegarsi con la sempre più estesa generazione post-CD.

I servizi disponibili in Italia
Al momento i servizi streaming che consentono di ascoltare tutti i brani in qualità CD ed alcuni (ormai molti) anche in HD sono tre: Qobuz, Tidal e Music Unlimited, il costo è simile ma non uguale:

  • Qobuz: 14,99 € / mese
  • Tidal: 19,99 € / mese
  • Amazon Music Unlimited: 14,99 € / mese per utenti Amazon Prime
Si parla inoltre da almeno due anni di Spotify in qualità CD, a febbraio era annunciato entro il 2021 in Italia, ma siamo a ottobre e ancora non è disponibile. Riguardo al catalogo  Music Unlimited dichiara qualcosa di più ma in generale, per tutti, è raro che qualcosa che ci viene in mente di ascoltare non ci sia.
Per i test e le immagini illustrative del post abbiamo scelto l'ultimo album della impagabile Lana Del Rey (quinta da destra)

La configurazione Hi-Fi
Per tutti i servizi, dopo aver sottoscritto l'abbonamento basta installare la app sullo smartphone o sul tablet e utilizzare le funzioni di ricerca, organizzazione e ascolto che descrivo dopo, collegare delle buone cuffie stereo e ascoltare con una qualità più che buona.
Ma non la migliore possibile, perché limitata dal DAC interno della mobile device, che è di media qualità ed è limitato ad una risoluzione al massimo di 24bit / 48KHz e non sfrutta per intero i contenuti in HD 24/96 o 24/192. E, soprattutto, l'ascolto è in cuffia, mentre la piena Hi-Fi con la localizzazione spaziale, richiede 2 casse acustiche opportunamente posizionate.

Le casse acustiche wireless
Per un ascolto in alta fedeltà occorrono quindi diffusori acustici a banda sufficientemente larga e dinamica adeguata, e la soluzione ideale, ormai con una discreta offerta anche in fascia alta, è rappresentata dai diffusori wireless, che includono tutto quello che conta per la qualità della riproduzione: DAC, amplificatore e altoparlanti. Possono avere inoltre una riproduzione superiore in qualità alle casse passive, grazie alla presenza, praticamente, sempre di un DSP (Digital Signal Processor) per la correzione delle limitazioni degli altoparlanti, e di un cross-over elettronico, che è più versatile e induce meno distorsione dei cross-over passivi,

L'"impianto zero"
Così ho chiamato nel precedente post un impianto hi-fi formato da soli due componenti: il tablet o smartphone con la app del servizio streaming e le casse wireless. Non necessariamente un impianto economico, perché adottando i diffusori acustici System Audio Legend 40.2 premiati da EISA, per fare un esempio, richiede un investimento di circa 6.000 €, ma consente anche un ascolto di alto livello in grado di soddisfare anche gli audiofili più esigenti.

Lo schema dell'impianto
Anche se i componenti fisici visibili sono solo due i componenti reali che che trasformano un file in musica sono di più e sono mostrati in questo schema a blocchi, dove la freccia indica la connessione wireless, che deve essere sempre wi-fi (il Bluetooth è un protocollo di comunicazione lossy anche nella sua versione APTX):


Quello che vede l'utente finale sono solo le app sul suo tablet o smartphone, mentre le casse wireless sono per lui solo delle scatole da posizionare, attaccare ad una presa della luce e, di solito, anche collegare tra loro con un cavo ethernet, possono poi esserci altri comandi di configurazione sul pannello posteriore ma per le funzioni di base (suonare) non serve altro.

Il collegamento con la mobile device avviene con una app "Connect" (di solito si chiama così) fornita col sistema wireless che, una volta installata e dopo la canonica registrazione, avvia la ricerca dei diffusori wireless e li collega, consentendo alcune operazioni di configurazione specifiche per il diffusore. Qui è mostrata quella delle Kef LS50.




L'interfaccia utente
Nelle app "connect" è inclusa anche l'integrazione con i servizi streaming, e i tre citati prima sono sempre supportati, è quindi disponibile un motore di ricerca e un player per ognuno di essi e non è quindi strettamente necessario utilizzare la app del servizio streaming. L'interfaccia integrata potrebbe però non avere tutte le funzionalità e le informazioni e di solito sarà da preferire quella standard, più ricca e articolata, del servizio streaming.
La schermata iniziale di Qobuz. Si apre sulle novità da scoprire, in basso si vedono le altre scelte: la ricerca di un album o di un artista, le playlist dell'utente, che possono essere anche gli album preferiti o da appuntare per ascolti successivi, e il comando per salvare in locale gli album per un ascolto off-line.

Connessione dei wireless speaker al servizio streaming
La connessione con i diffusori wireless si può fare utilizzando il protocollo standard di Google, Chromecast, che solitamente i diffusori wireless, come la LS50, supportano di default. La connessione richiede quindi di installare la app Google Home, avviando con essa la ricerca di dispositivi compatibili individuerà, restando in questo esempio, la coppia di LS50 configurata su Google Home. Nello screenshot la maschera iniziale di Google Home e i dispositivi creati nella casa.


Completate queste operazioni iniziali Chromecat Audio è configurato e si può può selezionare quando si attiva l'ascolto di un album  (la videata la vediamo dopo) con l'icona con il simbolo del quadrato + ventaglio in alto a destra. Negli screenshot che seguono i passi necessari per la connessione:

Cliccando sulla icona Chromecast vengono proposti i server visibili sulla rete (che includono anche i Chromecast video, sena la specifica "audio"). Nel nostro caso il server da scegliere è Salotto 2

Dopo una maschera di attesa arriva il comando di conferma e può iniziare la riproduzione dell'albume e del brano scelto

Dopo aver scelto cosa si vuole ascoltare, per esempio l'ultimo album di Lana Del Rey (dal titolo che conferma la raffinata ironia della musicista americana; "Scie chimiche sopra il country club") ed aver selezionato l'ascolto via Chromecastla riproduzione parte sul player di Qobuz, che fornisce informazioni sulla qualità (questo album è HD) i classici comandi di tutti i player, il controllo di volume (in basso) e, con la freccia in basso le informazioni sull'albume una breve recensione critica (è in francese perché sono un utente Qobuz pre-commercializzazione in Italiae non ho mai cambiato la lingua per pigrizia). 




Tornando a Google Home si può vedere il brano in esecuzione e controllare anche da qui l'avanzamento dell'ascolto e l'ascolto, e i comandi avanti, indietro, pausa  e stop.


Cosa si può volere di più?
Pochi minuti di configurazione, tutta la musica del mondo in alta qualità, a un costo più che concorrenziale sia per l'impianto (un diffusore wireless costa meno della somma delle parti a parità di qualità) sia per i contenuti (vi rendete conto? 15 euro al mese, confrontatelo col costo dei vinili), cosa manca, come può l'"impianto zero" aspirare a crescere? Ci devono essere dei punti deboli, e infatti ci sono.

Archivio versus Motore di ricerca
L'audiofilo già digitale che ha creato una sua ordinata libreria archiviata su NAS passando allo streaming non trova l'organizzazione a cui è abituato, l'archivio suddiviso per generi, per autori o esecutori, per risoluzione o qualsiasi altra classificazione. Anche qui, come sul web, come sugli smartphone, come ovunque, bisogna prima avere un'idea di cosa si vuole e poi cercarlo nel mare magnum. Per di più, il motore di ricerca di questi servizi (i tre citati) non è potente come Google, la ricerca avviene per interprete (può essere un problema con la classica) e per lo specifico album, se non ha un nome ben individuale, bisogna scorrerne parecchi per trovarlo.

Informazioni stampate versus informazioni online
L'audiofilo che ascolta ancora con CD o vinili ha la copertina che spesso contiene informazioni utili a perfezionare l'ascolto, come chi suona i vari strumenti o le parole delle canzoni, qui l'interfaccia fornisce solo stringate informazioni sulla registrazione accompagnate da una presentazione critica del brano (non quella dell'album originale). Ma ha anche a disposizione un tablet o uno smartphone dove può cercare e trovare molto di più.

L'archivio dei preferiti
Questo potrebbe essere un plus dello streaming, perché normalmente questo archivio è memorizzato solo nella mente dell'audiofilo, ma anche in questo caso proprio per la facilità di inserirne sempre nuovi tende a diventare con gli anni un elenco non ordinato di album che ci sono piaciuti alcuni più altri meno altri chissà perché.

Nuovi formati
DSD, altissima definizione in streaming non sono disponibili, attualmente e penso ancora per molto, 

E la qualità audio?
In questo impianto dipende solo da due fattori: il diffusore wireless (70%, diciamo) e la registrazione (30%). Sul secondo si può fare poco, sul primo, solo cambiarlo tutto, non ce ne sono per ora di upgradabili per singole sezioni (un concetto poco adottato dai produttori di Hi-Fi)

Possibili upgrade
Un impianto che non si può migliorare se non cambiandolo tutto assieme non sarà mai attrattivo per un audiofilo, e questo è poco male, ma rimane il fatto che anche chi ha le maggiori ambizioni di buon suono è "tappato" dall'offerta di casse wireless mentre vorrebbe qualcosa di più.
Il prossimo post è dedicato a quello che si può fare per incrementare la qualità mantenendo però i vantaggi di semplicità dello streaming a due componenti.

giovedì 14 ottobre 2021

L'Hi-Fi sta diventando sempre più complicata

Quando tutti si dotavano di un impianto Hi-Fi, negli anni '70 la "catena", come spesso veniva chiamata allora, era composta da quattro  elementi: giradischi, testina, amplificatore, casse acustiche. Unico accessorio quasi sempre presente: cuffie stereo. Gli impianti di livello più elevato si distinguevano per l'amplificatore diviso in due: pre e finale. Era un mondo semplice.

Ora può essere ancora più semplice, perché i componenti necessari possono ridursi anche a due (ascoltando in Hi-Fi anche meglio del 90% delle catene degli anni '70): casse acustiche wireless e smartphone o tablet con un servizio streaming in qualità CD o HD. Due componenti che in realtà sono solo uno, perché l'altro ce l'abbiamo già (in Italia, dato 2020, il 93% delle persone possiede uno smartphone). Chiamiamolo "impianto zero".

Invece, a comprova che il mondo è sempre più complicato e quello dell'Hi-Fi non fa eccezione, le categorie di componenti sono ora ben di più. Una considerazione che ricavo dagli ultimi EISA Awards, il premio per i migliori prodotti dell'anno, dove le categorie premiate nella sola sezione Hi-Fi sono invece 13 ed in più ci sono numerose sottocategorie (si arriva a 19) per i componenti a cui puntano maggiormente i produttori: casse acustiche e cuffie stereo. Che infatti sono i componenti che possono essere di complemento alla sorgente di musica più comune oggi: lo smartphone o il tablet già citati prima.

Le categorie dell'Hi-Fi 
Secondo la Expert Image & Sound Association ovvero la EISA, per l'Hi-Fi sono queste (ce ne sono altre per l'Home Theater, il video, la fotografia). Seguono alcuni commenti e chiarimenti su cosa c'è dietro a questi nomi.


# # Sotto-categoria Componente premiato
  LoudSpeakers  
1 1 EISA FLOORSTANDING LOUDSPEAKERS Monitor Audio Silver 500 7G
 2 EISA STANDMOUNT LOUDSPEAKERS KEF LS50 Meta
 3 EISA HIGH-END LOUDSPEAKERS Wilson Audio SabrinaX
2 4 EISA WIRELESS FLOORSTANDING L.S. System Audio Legend 40.2
 5 EISA WIRELESS STANDMOUNT L.S. KEF LS50 Wireless II
3 4 EISA HI-FI SUBWOOFER KEF KC62
  Amplifiers  
4 5 EISA STREAMING AMPLIFIER Cambridge Audio EVO 150
5 6 EISA INTEGRATED AMPLIFIER Rotel Michi X3
6 7 EISA POWER AMPLIFIER NAD C 298
7 8 EISA PHONO STAGE Hegel V10
  Music Players & DACs  
8 9 EISA DIGITAL MUSIC PLAYER Bluesound NODE
 10 EISA HIGH-END MUSIC PLAYER HiFi Rose RS150
9 11 EISA DAC Cambridge A. DacMagic 200M
  Turntables  
10 12 EISA BEST VALUE TURNTABLE Pro-Ject Debut PRO
 13 EISA HIGH-END TURNTABLE Thorens TD 124 DD
  Cartridges  
11 14 EISA PHONO CARTRIDGE  
  CD/SACD Player  
12 15 EISA STEREO SYSTEM Marantz Model 30/SACD 30n
  Headphones  
13 16 EISA HEADPHONE SOLUTION Naim Uniti Atom Headphone E.
 17 EISA HEADPHONES Focal Clear Mg
 18 EISA HIGH-END HEADPHONES T+A Solitaire P-SE
 19 EISA BEST VALUE HEADPHONES Sennheiser HD 560 S
                

Le casse acustiche (loudspeakers)
Sono separate in base alla forma tra diffusori da stand e da pavimento (o "a torre") e per la tecnologia in diffusori passivi e attivi, ma questi ultimi solo se wireless. I diffusori attivi non wireless esistono ancora in campo professionale e come near field monitor ma evidentemente non sono considerati commercialmente rilevanti. D'altra parte quello che conta è la progettazione della cassa acustica attiva, non il modo in cui arriva il segnale. Si nota che la Kef è il numero uno con le sue apprezzate LS50 (a ragione, l'ho provata un paio di anni in versione wireless ed è un'ottima macchina da musica) e la scelta del diffusore high-end ricade nella produzione semi-abbordabile di uno dei 3 marchi USA che puntano ad essere il numero uno mondiale.

Le KEF LS50 Wireless II, premio EISA 2021-2022
Amplificatori
Anche qui si trovano semplificazioni nelle possibili sottocategorie, non sono presenti né amplificatori high-end né preamplificatori. D'altra parte chi compra questi componenti difficilmente potrà essere interessato al fatto che è premiato EISA oppure no, sono separati solo in base alle funzionalità digitali, tra streaming amplifier e integrated amplifier.

Streaming Amplifier 
Lo "streaming amplifier" Cambridge Audio EVO 150 è la somma di un amplificatore e di un "network audio player" "music player", preferisce chiamarlo l'EISA). E' inserito tra gli amplificatori, penso, perché il produttore è un rinomato produttore di amplificatori, ma dal punto di vista delle funzioni non è diverso da un network player con un amplificatore interno (ce ne sono diversi). Lo sceglie chi punta ad avere un amplificatore di qualità certa, ovvero ha casse acustiche passive di buon livello e che necessitano di un ampli adeguato.
Cosa fa un "network audio player"? Di base, queste tre funzioni: 
  • connessione via Ethernet e/o wi-fi a servizi streaming in qualità CD/HD (Qobuz, Tidal, Amazon Music) e conversione in analogico i contenuti audio
  • connessione via Ethernet o wi-fi con protocollo UpNP o DLNA a server locali (NAS) per acquisizione e conversione in analogico dei file audio archiviati (e acquistati / scaricati in digital download).
  • interfaccia utente per selezionare e gestire l'ascolto dei contenuti musicali acquisiti via streaming o da server locali, realizzata solitamente con una app proprietaria.
Il Cambridge Audio EVO 150 gode di numerose recensioni molto favorevoli che evidenziano soprattutto la facilità d'uso, ma costa parecchio (3000 $) e ha connessioni wireless solo in Bluetooth.

Integrated Amplifier
Ci aspetteremmo a questo punto di trovare un amplificatore integrato solo analogico ma il Michi X3 della Rotel è in realtà un componente hi-end rispetto al Cambridge Audio con una raffinata e potente sezione di uscita da 350W contro i moduli Hypex in classe D dello "streaming amplifer".
Anche lui però ha la possibilità di accettare sorgenti digitali, grazie a un eccellente DAC interno. Non però sorgenti streaming, avrebbe bisogno di uno stream server (nel complicato mondo digitale esistono anche questi).
Il Rotel Michi X3 e la sua notevole versatilità

Power Amplifier
Il preamplificatore è sparito da tempo perché i modelli solo analogici sono territorio riservato ormai solo agli analogisti puri, ascoltatori prevalenti di vinili e nastri di alta qualità. Il "finale di potenza" continua ad avere però un ruolo anche nel mondo della musica digitale, anche in HT, connesso a un pre digitale che può essere anche un music player (o network player) consente di trasformare qualsiasi diffusore in un diffusore attivo pilotato da un componente di alta qualità. Il NAD è un finale da 300 Watt configurabile a ponte per arrivare a 600 Watt ed è in grado dii pilotare qualsiasi cosa. Utile in stanze molto grandi.

Phono Stage
Anche il pre fono è un componente che potrebbe sembrare confinato al mondo degli audiofili puri, che scansano premiazioni come queste. Ma il grande (più o meno) ritorno del vinile ha fatto nascere una forte domanda di giradischi anche di classe elevata e il pre fono di alta qualità è il componente necessario per dimostrare che il proprietario non è un parvenu, ma sa come deve essere configurato un front-end per il vinile di alta qualità. Il mio sospetto è che l'interesse per il giradischi come puro oggetto tecnologico vintage ma affascinante sia superiore a quello per il vinile e ancor più per la musica che vi è registrata sopra, ma forse mi sbaglio e comunque andiamo fuori tema.

Music Player
La definizione che adotta la EISA è molto generica e indica un componente che "suona musica" quindi praticamente tutti. Normalmente sono chiamati network player o network audio player, ma un termine chiaro e condiviso ancora non esiste.
Il primo componente premiato, relativamente economico, Bluesound Node, l'ho presentato anni fa come sostituto del compianto Chromecast Audio di Google, fa quindi le funzioni streaming server, e potrebbe essere un eccellente front-end per il Michi X3. Può collegare anche NAS e dischi locali contenenti musica digitale, ma curiosamente non supporta il diffuso protocollo DLNA ma altri come il SAMBA. Il motivo è che il Node è un componente adatto anche per realizzare una sonorizzazione multi-room, e pare che il DLNA non sia adatto a questo scopo (comunque lontanissimo dall'Hi-Fi).

Il componente Hi-End Rose RS-150 è invece un vero network player, nel senso che non è solo audio ma anche video. Per la completezza delle funzioni e la qualità di realizzazione e di ascolto o visione  può essere un degno successore dei compianti lettori multiformato Oppo Digital, a un costo però superiore (ca. 4.000 €). Ha veramente tutto, anche un disco interno SSD opzionale ed è accompagnato da una realizzazione di elevato livello, di "lusso" direi, in tutte le sue parti. Naturalmente, come sempre in questo caso, per sfruttare tutte le sue funzionalità bisogna applicarsi un po', come negli smartphone di fascia alta. Mentre un componente come il Bluesound è sostanzialmente plug & play.

Stereo System
E questo cos'è, cosa intendono in EISA per "sistema stereo"? L'erede dei "compatti hi-fi", imitazione in scala ridotta dei componenti della storica catena, fusi assieme (e con una piastra a cassette). Non molto diverso come concetto in effetti: è un'accoppiata amplificatore e lettore multiformato CD-SACD, che però ha a bordo un chipset per suonare anche musica digitale e quindi ha pure le funzionalità di un music player. L'alternativa per chi ha ancora CD e magari anche SACD, e li ascolta. Un po' diverso il costo dai compatti di un dì, l'accoppiata costa circa 7.000 €.

Turntable
Il nuovo status symbol dell'Hi-Fi, ormai onnipresente in serie TV e pubblicità in cui si deve mostrare un ambiente raffinato. L'economico (budget in inglese, suona meglio) è quasi obbligato, in questo campo la Pro-Ject non si batte. Per l'hi-end premiano invece una discutibile operazione commerciale diretta a danarosi interessati a comprarsi una citazione del passato. Infatti è una specie di replica (tipo la Mini BMW o la nuova 500 della FIAT) di uno storico giradischi, il primo della leggendaria Thorens, il TD 124 del 1957 a trazione mista cinghia - puleggia, il concorrente dello storico Garrard 301 a puleggia, oggetto ancora di una forte domanda nel mercato dell'usato. Sarebbe interessante fare una storia delle mode tecnologiche per i giradischi ma ci porta fuori strada.

Comunque il nuovo modello, dallo storico predecessore (come per le auto citate) prende solo la forma, perché dentro è un trazione diretta con tanta elettronica. Sicuramente un buon prodotto, ma gli 8.500 € sono giustificati più dalla forma e dalla simbologia che dalla sostanza.

Cosa ricaviamo, in sintesi, da questa carrellata?
Per prima cosa, che le nuove categorie sono generate da 3 fenomeni degli anni 2000: la musica digitale, la musica in mobilità con gli smartphone, e la moda del vinile.
Da quest'ultima arriva il pre fono (o stadio fono), ormai un componente a parte in quasi tutti gli impianti, anche se gli integrati moderni hanno spesso un eccellente pre a bordo. Dagli smartphone l'esplosione delle cuffie e gli ampli dedicati alle cuffie (un tempo oggetti rari, anche perché tutti gli ampli avevano un'uscita cuffia).

Il digitale invece si è incuneato ovunque, anche nei successori dei lettori CD, negli ampli e nella casse acustiche ora anche wireless. Ma per l'ascolto innovativo e flessibile che la musica digitale consente  abbiamo solo due "music player" entrambi inadatti (per opposti motivi) a riempire il "vuoto" tra uno smartphone o un tablet e le casse acustiche wireless. Ovvero a fornire qualcosa di più come prestazioni e funzionalità, rispetto all'"impianto zero" tutto digitale, unico concepibile per chi ha iniziato a occuparsi di musica nel nuovo millennio.

Sarà il tema del prossimo post, questo ne è un'introduzione.

sabato 2 ottobre 2021

Ma non è che siamo tutti degli impallinati (per gli altri)?

C'è un podcast de Il Post, quello tenuto da Matteo Bordone e che si chiama Tienimi Bordone, che si occupa ogni tanto di hi-fi (caso raro) con una sotto-rubrica chiamata Tanta Fedeltà. E' un sostenitore dell'alta fedeltà per tutti, wi-fi e mini casse attive e simili, e prende in giro garbatamente (ma neanche troppo) gli audiofili tradizionali, cioè noi, o almeno la maggior parte di quelli che leggono questo blog.

Istintivamente avrei voluto scrivergli per ricordargli (non è un inesperto della materia) che solo con i nostri impianti, quelli caratterizzati da due casse acustiche ben posizionate e ben distanziate, a gamma estesa, e con una sorgente di qualità, analogica o digitale, si può apprezzare un suono che possa essere definito ad "alta fedeltà". 

Ma mi sono bloccato il giorno dopo, leggendo su Audiostream, il blog di Sterophile, delle ultime novità del settore, che mi hanno fatto sorgere qualche dubbio. Fino a  questo oggetto che che vedete, pubblicato sullo stesso blog, che mi ha confermato ancora di più che quelli che pensano di noi che siamo degli impallinati fuori dal mondo, forse non hanno tutti i torti.


No, non si tratta di una brillante realizzazione col Meccano di un sogno notturno ad opera di un ragazzino geniale ma un po' fanatico, è proprio un giradischi, in prova. Di alta qualità, supponiamo, perché costa 360.000 dollari. E richiede, per suonare il vinile disposto sul piatto, ancora una testina e un pre-phono di costo (e si spera qualità) coerenti con il suo livello (giradischi OMA K3 e braccio Schröder).

E, qui sta il punto, il proprietario, per il quale 360.000 $ sono come per noi 3.600 € (ma non è questo il punto) è invece come noi, convinto che con componenti sempre più raffinati si  possa  raggiungere il suono perfetto e, soprattutto, di essere in grado di individuare senza incertezze il suo giradischi a confronto, ad esempio,  con  un Pro-Ject RPM-10 da, appunto, 3.500 €.

Gli altri ci vedono così
Tutti ascoltano musica, molti solo associata alle immagini, molti altri anche senza immagini, ma come sottofondo, altri ancora, sempre molti, ma meno, anche da sola e con un minimo di attenzione, ma comunque o con casse attive collegate al PC, o con un unico altoparlante wireless più o meno stereo, o (e sono quelli che ascoltano meglio) con le cuffie stereo collegate allo smartphone, come sorgenti YouTube o Spotify. E vedono tutti noi coi nostri impianti come un unico gruppo indistinto che comprende quelli che cercano di comporre un impianto con il criterio razionale del miglior rapporto qualità / prezzo e quelli che invece puntano a un'irraggiungibile qualità assoluta senza badare al prezzo. E questi ultimi sono quelli che ovviamente colpiscono di più, e caratterizzano il nostro piccolo mondo.

Ma poi, chi sono,  e quanti sono?
Sempre consultando Audiostream e sempre tra i giradischi (l'oggetto più esoterico, perché anche la sua effettiva utilità è da capire) si trovano altri esempi eclatanti, come questo altro giradischi "assoluto", opera di un progettista giapponese, Hideaki Nishikawa in precedenza in Stax e poi in Micro-Seiki e infine con la sua linea di giradischi TechDas: questo è il top assoluto, il modello Air Force Zero, che si porta via (con qualche aiuto, pesa circa 350 Kg) con la discreta somma di 450.000 $, ed è enorme, come si vede rispetto al disco 33 giri. 

Almeno non è esteticamente impresentabile come quello visto prima e, posizionato nella sala, sicuramente può generare un'impressione di potenza (o di follia) verso l'audiofilo che l'ha comprato. E ne esistono di acquirenti, perché nella prova il recensore precisa che la produzione è di 40 esemplari (probabilmente c'è anche un problema di materie prime, il piatto ad esempio è in titanio) e quello che il recensore ha provato ha il numero di serie 18.

Guardando l'immagine non posso non pensare al povero LP al centro, che sembra quasi intimidito dallo spiegamento di forze attorno a lui, sembra che dica "Ma sarò all'altezza?". Uno spiegamento di forze inteso, semplificando, ad annullare la forza di gravità assieme ad ogni vibrazione generata dal fatto che la Terra gira.

Ma sono molti di più
Questa ipotesi la ricavo sempre da Audiostrem, dove è pubblicata anche la rassegna Recommended Components Fall 2021 Edition, dove per ogni categoria (ad esempio, turntables) sono elencati in base ad una scala di valutazione da A+ a E. Solo nella A tra i giradischi ne sono indicati 5 A+ e 15 A. Nella A+ troviamo ovviamente quello con la gru e il modello della TechDas da 350 Kg più un giradischi svedese e il modello "stradale" della stessa TechDas (che si chiama "uno" e che costa solo 100.000-160.000 $ in base all'allestimento).

TechDas Air Force One

Sat XD1

Gli A semplici 
Questi sono di più e alcuni anche abbastanza noti e più o meno abbordabili. Classe A significa "Capable of producing the best attainable sound almost without practical considerations. A Class A system is one for which, with the best recordings, you don't have to make a leap of faith to believe you're hearing the music live". Ovvero il miglior suono ottenibile senza che all'acquirente rimanga alcun dubbio (glielo hanno tolto prima Sterophile e i suoi recensori). Può ascoltare tranquillamente la musica. Ma se comunque gli rimane il dubbio ci sono sempre i "best in class" A+. Seguono alcuni modelli scelti tra i più "esoterici".

AMG Viella Forte Engraved

Bergmann Galder Turntable con braccio tangenziale Odin


Döhmann Audio Helix One

J.Sikora Initial

In questo gruppo ci sono anche modelli sotto ai 10.000 $, tra i quali alcuni ben noti come il Linn Sondek LP12, il Rega Planar 10, lo SME Model 6, il Clearaudio Concept Active e addirittura uno da 2000 €, il MoFi Ultradeck della Mobile Fidelity (qui sotto). Almeno un campione del rapporto qualità / prezzo deve esserci.


Esistono i giradischi ma anche gli audiofili che li comprano
Le immagini che sono pubblicate sopra sono selezionate tra quelli delle case di produzione che neanche io ho mai sentito nominare. Le ho pubblicate solo come esempio di un altro fenomeno noto del nostro mondo Hi-Fi: il numero spropositato di produttori. Non improvvisati, soltanto guardando questi giradischi, che hanno prezzi dai 5.000 ai 30.000 $, si capisce che dietro c'è un lungo studio di progettazione e che la produzione non è banale, richiede alti standard di precisione e un attento controllo qualità, richiede l'uso di materiali particolari e macchinari specializzati. 

Se esistono e resistono da anni devono avere anche un numero di clienti sufficienti a sostenerli, Ma ci sono così tante persone che 1) hanno e comprano vinili 2) cambiano il giradischi 3) sono disposti a spendere più di 5-10.000 $?
L'unico raffronto che posso fare è sul numero di LP venduti in USA l'anno scorso, erano 22 milioni. Quanti per audiofilo? Diciamo in media 5 all'anno, sono 4 milioni, ovviamene con giradischi, quanti lo avranno cambiato con un modello di fascia così alta?
Evidentemente più di quelli che pensiamo.

In conclusione
E' inutile negarlo, il settore dell'Hi-Fi si regge per una parte importante sugli audiofili che, per vari motivi, ritengono appagante per loro comporre un impianto di alto e altissimo livello e anche cambiare spesso i componenti seguendo le mode esoteriche (ed abbandonando quelle non più di moda) e che, soprattutto, hanno mezzi sufficienti per farlo. 
Per gli audiofili interessanti all'ascolto migliore possibile, da raggiungere però compatibilmente con le proprie priorità e le disponibilità finanziare e di spazio, l'offerta si restringe sempre di più ed è limitata a sempre meno marchi (come B&W, Kef, Rotel, Marantz ecc.) che producono ancora componenti per loro. Interessante osservare a questo proposito che la nota rivista online TNT-Audio, che ha come target questo tipo di audiofili (come anche questo blog) popone da anni come soluzioni alternative l'usato, la scoperta della qualità di nuove tecnologie nate economiche come la classe D e T, e il DIY (do it yourself) in varie modalità.

In conclusione, chi ci osserva da fuori difficilmente è interessato a entrare nel nostro mondo, non c'è un'offerta attraente per loro, e le stesse case tradizionali citate prima allargano sempre di più l'offerta al "loro" modo di sentire la musica (wireless speakers e cuffie) e l'offerta nella quale possono invece incappare più facilmente è quella esoterica e fuori dal mondo di cui ho dato diversi esempi in questo post.
Niente di più facile che ci considerino semplicemente degli impallinati.

Note
Non ho messo i link alle recensioni dei giradischi citati perché possono cambiare, ma si trovano tutte, per i curiosi, sul citato blog Audiostream, basta inserire nella ricerca Google:
<nome componente> site: www.stereophile.com