venerdì 27 marzo 2020

Recuperare il "balance" nel mondo digitale

Come abbiamo visto nel post precedente il comando "balance" è quasi sparito negli amplificatori attualmente in produzione. Chi lo considera essenziale o almeno molto utile deve rivolgersi ad amplificatori piuttosto impegnativi economicamente come gli Accuphase oppure al mercato dell'usato.

Il mondo digitale nel quale la musica è ormai immersa è più complicato ma anche più ricco di funzionalità e, con un po' di impegno si può recuperare. Non solo il balance in senso stretto, ma anche le funzioni di separazione o unione dei canali presenti nel comando "Mode" citato nei commenti. Vediamo come si raggiunge l'obiettivo utilizzando le funzionalità DSP (Digital Signal Processing) del noto media player  Foobar2000, che ha le caratteristiche di essere di elevata qualità "audiofila", molto versatile e per di più grastuito (open source). Vediamo quindi come recuperare il balance: le due soluzioni con Foobar2000.

Premessa rapida
Foobar2000 è un media player (e altro) per ambiente Windows desktop, può suonare file audio in qualsiasi formato (anche DSD) presenti sulla memoria del computer e anche sul lettore CD integrato se, c'è. Come output può usare il driver interno e le cuffie / altoparlanti del computer o anche (più di frquente) un DAC collegato in USB, usando driver "bit perfect" WASAPI o ASIO (il supporto è incluso). Nel download sono incluse le fiunzioni base, che possono essere ampliate accedendo ad una nutrita libreria di plug-in (che in Foobar2000 chiamano "component"). L'installazione è molto semplice: si scarica il component, che è contenuto in un file zip, si seleziona
File > Preferences > Components > Install
si individua il component nella directory in cui è stato caricato, si seleziona >Apply, si fa restart della app, e il nuovo component compare nella lista degli "Installed components" che si possono selezionare.

Il pannello di installazione dei component aggiuntivi. Quello che interessa noi si chiama "stereo balance"

Soluzione 1: "Stereo balance"
E' una delle utility DSP presente in un set chiamato Utility DSP Array sviluppato da un programmatore che si chiama Peter Pawlowski, aggiornato al 2019. Il componnt si chiama "foo_dsp_utility". Una volta installato si trova tra i moduli DSP disponibili e si deve selezionare prima dell'ascolto con la sequenza di comandi
File > Preferences > Playback > DSP Manager
Per inserire il component basta selezionarlo e portarlo sulla sezione sinistra dei moduli usando le freccette. Per attivarlo bisogna selezionare "configure selected" e comparirà il pannello con il comando balance, dove bisogna solo dare "ok".
In riproduzione si dovrà solo spostare lo slider.


Attenzione però: perché il balance abbia effetto in tempo reale è necessario che ci sia un ritardo minimo tra l'avvio della riproduzione e la lettura del file audio, in altre parole che sia ridotta al minimo la funzione di cache. Se così non è, se avete selezionato una cache consistente (di solito è così, è consigliato ma non è obbligatorio su computer performanti) occorre ridurla al minimo. Nei test ho usato 380ms ed è sufficiente. Il comando è
File > Preferences > Output > Device + Buffer Lenght


Soluzione 2: Surround Pan
Questa altra utility DSP ottiene lo stesso risultato fornendo però una funzione aggiuntiva a chi non ha un impianto multicanale, ovvero il balance anche delle casse posteriori, mediante la interfaccia intuitiva che si vede nell'immagine. Ignorandolo, come in figura, si ottiene il balance stereo. Il piccolo vantaggio è che non bisogna installare un intero "array" di utility che ne contiene altre molto specializzate, ma solo il component foo_dsp_span.



Giocare coi due canali stereo
Il comando Mode consentiva di ascoltare sulla due casse acustiche il solo canale destro, oppure il sisnistro, o entrambi miscelati in mono.

Queste funzioni si ottengono stavolta con due component che operano in sequenza. E possono essere utilizzate sia in ascolto sia per registrare una versione "mono canale" o mono del brano inserendo i DSP in conversione anzichè in ascolto. Qualcosa di più di quello che si poteva ottenere con l'uscita tape degli ampli anni '70, a meno che avessero anche l'uscita pre (queste funzionalità erano nel pre ed erano by-passate nell'uscita tape).
Le due funzioni sono "channel mixer" e "downmix to mono". Channel mixer va configurato intuitivamente come indicato in figura, downmix to mono invece fa una funzione sola e non deve essere configurato. Attivando questi moduli DSP in riproduzione si ascolterà un canale solo, in mono.

Per il test ho adottato, come suggerito dal visitatore "caniceps" nei commenti del post precedente, uno dei brani editati in stereo del classico album del 1965 dei Beatles Rubber Soul, ed in  particolare Girl dove sul canale destro si può ascoltare la sola vice di John lennon isolata, tranne il coro nel refrain. Dallo stesso storico album si può ascoltare anche (sempre selezionando il canale destro) Norwegian Wood senza sitar e con la voce di John in evidenza, quasi come se fosse eseguita per solo voce e chitarra acustica.


Se invece vogliamo salvare questa elaborazione del brano dobbiamo semplicemente selezionare questi due moduli DSP prima di attivare la conversione (comando "convert", si attiva col tasto destro) come si vede in figura..


Un esempio pratico
A questo punto non resta che provare ed ascoltare il risultato. Seguendo le istruzioni si potrà ascoltare la celebre canzone romantica e nostalgica dei Beatles con la sola voce di John Lennon (l'autore) isolata dagli altri 3 che intervengono solo a fare il coro nel refrain, con il bel testo in evidenza.
Vorrei condividerla su YouTube come esempio ma purtroppo non è possibile per le restrizioni di copyright che, per i Beatles, rimangono rigide e "bloccanti" da parte della UMG,



giovedì 19 marzo 2020

C'era una volta: il "balance"

Un recente e divertente articolo di TNT-Audio è dedicato alla sparizione del comando "balance", un tempo praticamente obbligatorio sugli amplificatori e ora confinato ai modelli più commerciali ed economici. Uno di quei casi in cui si paga di più per avere meno. Un rischio sempre presente per gli "audiofili" sensibili alle mode hi-end ma, a mio parere, non so se siano meglio quelli che negano la possibilità di sentire le differenze o che proprio non conoscono il piacere di ascoltare la musica su un buon impianto, anche entry-level. Comunque la sparizione ormai è avvenuta su quasi tutti gli amplificatori di qualità, e vediamo allora come si può fare altrimenti.

A cosa serve un comando di bilanciamento
La risposta è banale: correggere qualcosa che è sbilanciato, nel caso di un impianto stereo, il volume di un canale rispetto all'altro. Una eventualità che però dovrebbe essere esclusa all'origine, per componenti e software correttamente funzionanti:
  • la sorgente, vinile o CD: è impensabile che sia stato prodotto dal mixer engineer con volume sbilanciato tra i due canali
  • la testina, il pre phono, il lettore CD: se l'uscita è a livello diverso tra i canali c'è un malfunzionamento
  • l'amplificatore: i due canali suonano a volume diverso? C'è qualche guasto nel pre o in uno dei due finali
  • le casse acustiche: una delle due suona a volume più basso, specie alle medio-alte frequenze?
Negli ultimi tre casi, se si percepisce in ascolto uno sbilanciamento, bisogna verificare e isolare il problema, cominciando dall'ascolto in cuffia del supporto fisico e del confronto con un altro, quindi invertendo gli ingressi e, come ultima cosa, le casse.
Una volta individuato il componente difettoso bisogna portarlo a riparare, la cosa da non fare è proprio usare il balance per ripristinare la situazione. Un impianto stereo è basato sul fatto che ci siano due canali con prestazioni identiche, se così non è c'è un malfunzionamento che difficilmente riguarda solo il volume, ma coinvolge anche altri parametri ,e in particolare la distorsione o la risposta in frequenza.

Yamaha CA-1000 (1973) - Il comando balance è coassiale al volume

Per cos'altro può servire 
Abbiamo visto che non serve e non deve servire per correggere i malfunzionamenti, ma per qualche uso meno frequente potrebbe essere utile, per esempio per ascoltare un solo canale da una sola cassa acustica, oppure per correggere cassette o bobine registrate da noi (esigenza non più tanto comune, anzi rarissima), oppure per ascoltare da un punto di ascolto non centrato, oppure ancora perchè nel punto di centro del classico triangolo equilatero dello stereo il suono non è centrato.
Niente da dire sul primo utilizzo, è sicuramente più comodo che staccare i cavi delle casse, ma non si tratta certo di un'esigenza frequente, anzi potrebbe non capitare mai di averne bisogno. la seconda esigenza è ormai molto rara. Sulle ultime due conviene fare un approfondimento.

Voglio ascoltare da una posizione non ottimale
La domanda che nasce spontanea è: perché? Se ci sono più persone è inevitabile, ma comunque bisogna capire perché dovrebbe essere favorito quello a destra o quello a sinistra. Una reale esigenza di questo tipo riguarda l'ascolto in auto. Qui negli impianti custom migliori, ad esempio quelli con processore digitale come il noto Bit One di Audison, è possibile simulare che il punto centrale sia davanti al guidatore anche se ovviamente è seduto a sinistra. Ma il risultato non è ottenuto solo agendo sul volume, ma anche con altri interventi sulla frequenza e la fase. Il balance ha quindi un'utilità solo parziale ed episodica, per spostamenti temporanei del punto di ascolto.

Luxman L-80 (1978). In questo modello il balance è separato, sotto al volume, e anche i controlli di tono sono separati per canale
Sto al centro, tutto funziona ma la voce della cantante non è al centro
Cosa sta succedendo? Tutto funziona tranne l'ultimo elemento della catena audio: la stanza. Che potrebbe avere una forma irregolare, arredi e mobili diversi come capacità di riflettere il suono dai due lati, elementi d'arredo che ostacolano il suono da una delle due casse, ogni altra cosa. Non dovrebbe succedere mai in una stanza ideale di forma rettangolare e trattata acusticamente, ma sappiamo che questa stanza ideale raramente esiste nella vita reale degli audiofili.
In questo caso il balance potrebbe effettivamente far comodo, ma rimane qualche dubbio.

Una soluzione alternativa
Se il balance non c'è, esiste una soluzione alternativa. Molto semplice: ci spostiamo noi. Trovare il punto ottimale non è difficile. Si sceglie un audio che consente di focalizzare con efficacia il suono che proviene dal centro. Può essere uno dei tanti dischi test ma anche un brano con la voce della cantante o del cantante con un accompagnamento musicale molto uniforme, sul quale la voce emerge con evidenza. Poi si parte da destra o da sinistra e ci si sposta (anche in piedi) lentamente verso la parte opposta, a un certo punto la voce della cantante si materialzzerà proprio davanti a noi. Non saremo magari al centro, ma quello, per effetto delle riflessioni nella stanza, è il punto centrale effettivo. A questo punto potremmo anche tentare di correggerlo, spostando le casse. Potremo cominciare ad orientarle in modo diverso (meno direttiva quella del canale prevalente, ad esempio) e poi proseguire per tentativi con altri piccoli spostamenti. E' possibile che con le nuove posizioni individuate si ritorni al centro o quasi. Ma la pratica fatta potrebbe anche essere propedeutica ad interventi più incisivi e definitivi, come correzioni dell'ambiente con pannelli acustici o sostituzione / spostamento di arredi. Una soluzione senza dubbio preferibile, perché gli effetti sulla localizzazione spaziale non sono limitati solo alla voce.
Accuphase E-480 (2019). Un amplificatore moderno di eccellente qualità con balance e controlli di tono.
In sintesi
E' senz'altro vero che un amplificatore versatile e con molti controlli può essere comodo per questo uso e anche per altri, e non è affatto detto che ci siano effetti sul suono, se tutto è realizzato bene (vedi gli amplificatori Accuphase come quello mostrato sopra, sui quali nessuno si azzarda a fare critiche). Ma se ne può fare anche a meno, anzi, in molti casi è proprio meglio ignorarlo, il comando balance. Ripensandoci, sui miei tre primi amplificatori, dove c'era ancora, a memoria non l'ho mai usato per il suo utilizzo proprio, soltanto qualche volta per sentire solo da una cassa, nella ricerca di qualche ipotetico problema, oppure per correggere in qualche modo durante l'ascolto cassette registrate male.

sabato 7 marzo 2020

La scelta dei cavi di potenza

Argomento molto delicato, da trattare con attenzione, quello dei cavi in un impianto Hi-Fi. Qualcuno, per non impegnarsi in polemiche, ha deciso di non occuparsene più (TNT-Audio) altri, come Audio Review, non ne provano né li citano o quasi da anni.
Il fatto è che per questi indispensabili componenti si assiste da anni a una contrapposizione molto accesa tra i sostenitori della importanza dei cavi e i negazionisti totali. Una contrapposizione che a quanto pare non ammette mediazioni.

Anche io ne vorrei rimanerne fuori ma, a seguito del cambio a lungo rimandato ed ora avvenuto dei diffusori, e dopo osservazione dello stato dei cavi, che hanno ormai 25 anni (e non erano hi-end), ho ritenuto di mettere a piano l'acquisto di cavi di potenza nuovi.
Già questa frase, però, potrebbe innescare una vibrante polemica da parte di un negazionista puro che capitasse su questo blog, perché sosterrebbe sicuramente che i cavi non invecchiano mai e che, se ai due capi paiono ossidati, basta tagliarne un pezzo. Probabilmente è vero per il cavo conduttore (meno per la copertura), ma invecchiano tecnologicamente: nonostante il gran numero di negazionisti i produttori di cavi sono molti e introducono sempre nuovi perfezionamenti, dall'efficacia ovviamente ampiamente discussa.

Ma non voglio addentrarmi nella querelle, riferisco solo che i negazionsiti sostengono l'impossibilità di percpepire una differenza all'ascolto qualsiasi sia il cavo, nuovo o di recupero, di qualsiasi sezione, di qualsiasi lunghezza, probabilmente anche di qualsiasi metallo conduttore, e il motivo è che il segnale elettrico musicale è limitato in frequenza e in distanza da percorrere. Mentre i sostenitori sono convinti che i cavi incidono invece sull'ascolto al punto da poter essere usati come equalizzatori di questa o quella carenza dell'impianto.

In mancanza di riscontri obiettivi (vedi in appendice l'esperienza di un incontro casuale in rete con un negazionista) preferisco tenermi su una linea di banale buon senso: mettere i nostri preziosi componenti Hi-Fi nelle migliori condizioni di funzionamento, allontanare in ascolto ogni dubbio che eventuali difetti provengano dai cavi. Un cavo di qualità realizzato secondo specifiche stringenti e con le tecnologie considerate quasi unanimene migliori, ed entro un budget ragionevole, non sproporzionato, niente di più. Quello che fa un qualsiasi professionista quando installa un sistema di sonorizzazione o un car-audio.

Veniamo quindi a quello che ho imparato dall'esperienza e che può essere forse utile per qualcun altro.

La lunghezza dei cavi
Se l'amplicatore si trova al centro tra le due casse acustiche in una stanza normale, 6-7 metri di cavo sono sufficienti e anche il costo non è certo un problema, cavi di buona qualità progettati per questo uso si trovano già a 10 € al metro o anche qualcosa di meno. Ma se l'impianto sta su un altro lato della stanza la distanza delle due casse è diseguale e possono servire anche 8-10 metri da una parte, tenedo conto di rientranze varie, mentre ne bastano 4 o 5 dall'altra. E qui le regole dell'installazione erano molto severe: devono essere di lunghezza uguale. Sì, ma dove si mettono i metri eccedenti da un lato e, soprattutto, perchè?

I possibili effetti negativi sarebbero il ritardo nella trasmissione causa diversa lunghezza e la resistenza del cavo, che aumenta anch'essa in base alla lunghezza. Il primo effetto è però minimo e inavvertibile su distanze così piccole, teniamo conto che la velocità di trasmissione in un filo di rame è tra il 55% e il 75% della velocità della luce. Mentre l'aumento di resistenza dipende anche dalla sezione (II legge di Ohm) e quindi anche questo ipotetico effetto negativo può essere annullato adottando un cavo di buona sezione. In sintesi i cavi possono essere di lunghezza diversa, evitando quindi anche il problema del cavo che deve collegare la cassa acustica più vicina, che è sconsigliabile avvolgere in una spira (anche qui per effetti indesiderati ipotetici, ma cassiamo all'origine il problema).

La sezione dei cavi
Un cavo economico ma già valido può avere anche 2,5mmq come sezione, una maggiore sezione parte da 4-6 mmq. Attenzione che sono millimetri quadrati, non è il diametro del cavo. Quindi ad esempio un cavo di diametro 2,25mm di diametro è indicato come cavo da 4mmq e uno da 2,75 come 6mmq.

Il materiale dei cavi
Ovviamente il più comune è il rame, ma si usano anche l'argento e la fibra di carbonio, o soluzioni ibride. Si scopre leggendo le caratteristiche dei cavi che nel mondo la maggioranza del rame è di recupero, non è vergine. Ovviamente non è un problema lo cito come curiosità. Più importante secondo tutti i "sostenitori" è che il rame sia privo di impurità e in particolare di ossigeno, non perché ha così una migliore conduttività ma per altri effetti negativi percepibili all'ascolto (dicono). Il rame trattato per essere privo di ossigeno si chiama OFC (Oxygen Free Copper) e costa un po' di più. Sempre per prudenza e per non addentrarsi nel perché sarebbe preferibile, conviene scegliere un cavo in rame OFC come pressochè tutti i cavi audio (ma viene usato anche in altri settori per esempio nei processi di produzione dei semiconduttori e superconduttori).

Le tecnologie di costruzione dei cavi
Ce ne sono decine e con le più varie motivazioni tecniche. Tre le più adottate quelle che sono intese ad eliminare l'effetto pelle tra i trefoli di rame che compongono il cavo. Un sistema semplice consiste nell'avvolgere con una patina di stagno ogni trefolo. Altra soluzione adottata da molti cavi è una struttura a "piattina" che mantiene a distanza i due poli riducendo la capacità del cavo. Il che può essere un vantaggio per l'amplificatore se è poco tollerante a un carico capacitivo (cosa rara). Poi ci sono anche cavi di potenza schermati per eliminare possibili interferenze che i cavi stessi possono generare.

La differenza si sente?
Ovviamente ognuno può fare la prova, non molto agevole ovviamente perché bisogna staccare e riattaccare due cavi, niente confronto senza interruzione. Personalmente l'ho fatta anni fa (all'epoca dell'acquisto del cavo venticinquennale). Ho confrontato il cavo specializzato di qualità ignota che avevo con un cavo elettrico tipo piattina. La differenza si sentiva, nulla di eclatante, ma con la piattina il suono appariva leggermente più forzato, con qualche impressione di asprezza. Il test era con le mie casse acustiche dell'epoca, AR48S, Naturalmenti molti potrebbero pensare che essendo un test non alla cieca fossi influenzato dalla ricerca dei difetti "attesi", ma è quello che francamente ho provato dopo numerosi ascolti. Il risultato comunque è che per prudenza ho comprato un cavo progettato per l'hi-fi, il cavo venticinquennale citato prima.

Le scelte
Inutile dire che nel mio impianto la situazione è proprio quella asimettrica (parecchio) e quindi i metri di cavo necessari sono molti (e il cavo che avanza da un lato è di molti metri). Inutile anche dire che non volevo spendere per i cavi più del costo dei miei nuovo diffusori. Dopo varie ricerche e considerando che i venditori di cavi sono circa 10.000 mi sono concentrato su due produttori noti: Van Den Hul e Supra, tanto non avrei mai potuto valutare i pro e i contro degli altri 9998.
E, riguardo alla tecnologia e alla diatriba di cui sopra, mi sono tenuto in una via mediana: cavo specializzato ma con qualche cedimento ai negazionisti (ovvero: supposizione che non si sentiranno tanto facilmente le differenze con cavi che costano il quadruplo).

Van Den Hul D-352 Hybrid

Il modello interessante della Van De Hul era questo. E' di tipo capacitivo come quello precedente ma aveva ora tutti i ritrovati successivi (rame OFC, no effetto pelle, rivestimento halogen free ecc.). Costava però abbastanza per i 15m che mi servivano (9+6), ed inoltre il mio amplificatore a stato solido (Audio Analogue Puccini Settanta Rev2) non risulta abbia problemi con un carico capacitivo, mentre la sezione era di soli 2,5mmq.
In alternativa ho individuato dopo molte recensioni il modello Classic di Supra, un noto campione del rapporto qualità / prezzo di questa casa specializzata, con molti degli accorgimenti presenti sul Van Den Hul, ma non tutti, e non capacitivo, ma disponible in più versioni, anche con sezione più grande. Alla fine ho scelto il Supra Classic 6, da 6mmq, per via dello sbilanciamento nella lunghezza (foto sotto). Ben conscio che la stessa Supra produce diverse serie a loro dire superiori (anche nel prezzo ovviamente).

Supra Classic 6
L'alternativa era rivolgersi allo stesso negozio nel quale ho comprato i diffusori, o comunque in un negozio hi-fi. Sicuramente logica come strategia, ma c'è da tenere presente che i commessi e titolari dei negozi credono molto nei cavi e negli effetti che hanno sul suono, sono spesso assai convincenti, ed il rischio è trovarsi alla fine a spendere per i cavi la metà di quello che si è speso per le casse acustiche. Senza possibilità di riscontro perché, come anticipavo, provare a confronto i cavi è pressochè impraticabile.

Il montaggio
Oltre alla lunghezza dei due canali, che salvo impossibilità tecnica dovrebbe essere uguale, l'altro requisito di cui si parla è la direzione dei cavi. Che infatti è segnata sui cavi stessi come si vede dalle foto. Non perchè siano progettati per andare in un verso, ma perchè, dicono diversi testi, il cavo si "conforma" allo scorrimento della corrente e il verso non dovrebbe essere più cambiato. Immagino quanto questo possa suonare assurdo a un negazionista, ma non mancano dotte dissertazioni che lo affermano, e usare questa cautela non costa nulla.

Ovviamente bisogna fare attenzione alla fase e realizzare con la massima cura la connessione all'ampli e alle casse. Se si usano i cavi spellati non serve niente altro che l'attenzione di cui sopra,  ma se si preferiscono (come succede a me) i pratici connettori a banana si apre la questione scelta anche per questi componenti. Anche qui infatti esistono modelli medi e modelli top, che possono costare 25 € l'uno o anche più, ma quelli già buoni costano 1/4 e quindi con 50€  si possono acquistare le 8 banane che servono per una connessione standard (non bi-wiring, dove si raddoppia tutto).
Le cose su cui fare attenzione sono la dimensione del cavo che possono accogliere e la modalità di connessione. Conviene ovviamente scegliere un modello che ospiti senza problemi il cavo della sezione che abbiamo scelto e controllare prima come avviene il serraggio, In alcuni modelli serve infatti una crimpatrice (anche manuale) ovvero una pinza serracavi, e quindi il collegamento diventa irreversibile (in altre parole, la banana non si potrà usare una seconda volta). In altre il cavo rimane "aperto" in un foro e bisogna fare attenzione che non tocchi l'altra "banana" armeggiando ad amplificatore acceso. Preferibili quelli dove il capo del cavo rimane interno alla banana. Esistono inoltre anche fornitori che vendono i cavi già terminati con connettori a scelta.

Infine il terzo passo è la stesura del cavo. Se la installazione è la classica con l'impiano al centro e le casse sulla stessa parete potrà probabilmente essere "libero" senza grande sacrificio estetico. Negli altri casi invece potrà essere necessario che segua le pareti, di solito sopra il battiscopa e, salvo i casi di mogli molto tolleranti (o installazioni in una stanza dedicata) sarà necessario pensare ad una canalina, di buone dimensioni, e adatta ad una installazione casalinga. Ne esistono ormai per fortuna molti modelli e sarà necessario solo armarsi di un altro po' di pazienza e manualità.

In sintesi
Dopo l'installazione il risultato all'ascolto è stato sostanzialmente quello atteso, nessuna stravolgente differenza, solo una avvertibile ma non marcata maggiore presenza della gamma bassa e un qualcosa di meglio nella trasparenza, testimoniata ad esempio dal fatto che non mi sembrava di aver mai sentito in modo così chiaro provenire da punti diversi dello spazio le note basse (mano sinistra) e alte (mano destra) di un pianoforte, come quello di Esborn Svensson che stavo ascoltando con grande piacere giorni fa. Nessun consiglio quindi, chi vuole inoltrarsi nel vasto territorio dei cavi deve armarsi di grande fiducia o di grande pazienza (ascolti impegnativi) chi invece ha altre priorità può affidarsi al buon senso e a cavi buoni ma ancora economici, come ad esempio il Supra "basic" Classic 2.5.

Appendice 1 - Le caratteristiche dei due cavi citati (dal sito Audioteka)

Van Den Hul D-352
  • Tipo: Cavo a due conduttori
  • Materiali Conduttori: Ibrido: Rame ad alta purezza Crystal OFC placcato Argento ad alta purezza + Carbonio a struttura lineare "Linear Structured Carbon"®  saturated layer(s)  
  • Dimensioni diametro esterno: 21 x 6,5 mm
  • Resistenza 20 °C: 0.34 Ohm/100 m.
  • Capacità: 32,5 pF/m.
  • Dielettrici (guaina protettiva): HULLIFLEX (Halogen free)
  • Voltaggio: 3 / 300 Vrms min
Supra Classic 6

Specifiche meccaniche
  • Sezione conduttore: 6.0mmq
  • Numero di conduttori: 2
  • Numero di trefoli per conduttore: 756
  • Diametro del filo: 0,10 mm
  • Materiale conduttore: Rame stagnato privo di ossigeno
  • Giacca in PVC resistente al calore e all'invecchiamento
  • Dimensioni esterne: 5,5 x 11,2 mm
  • Peso: 154 g / m
  • Senza alogeni e ritardante di fiamma: No
Prestazioni elettriche
  • Resistenza: 2,9 Ohm / km
  • Induttanza: 0,59 uH / m
Appendice 2 - Dialogo con un negazionista

Questa mia attenzione e relative ricerche sul web hanno ovviamente generato segnalazioni su Facebook nonché la segnalazione su YouTube di un video chiamato "Prova cavi casse 2". Dove un tecnico (o almeno un possessore di oscilloscopio) provava a confronto un classico vecchio doppino per casse, quello rosso e nero, con un cavo coassiale, inviando un'onda quadra. Veniva fuori che il doppino era anche meglio del coassiale.

Ho inserito nei commenti una domanda perchè fosse chiamato "prova cavi casse 2" un test di un cavo che non è usato per le casse (il coassiale), e la risposta è stata che "Il coassiale collega il canale di riferimento nella convinzione che un cavo coassiale specifico trasporti in modo più preciso il segnale del generatore all'oscilloscopio". Gli ho fatto notare a questo punto che aveva dimostrato solo che il doppino è meglio di quel coassiale, non era un test di cavi per casse, ed è arrivata la risposta definitiva "il test dimostra che il povero doppino va benissimo per collegare le casse acustiche e chi vende altro truffa i clienti". Siamo quindi parecchio lontani dal metodo sperimentale di galileiana memoria, proprio al contrario in effetti: si parte dall'assunto e si cerca un test che con un po' di fantasia lo possa provare.
Difatti alla ulteriore domanda, che segnalava sempre con garbo che la risposta confermava che non si trattava di una prova per cavi per casse (che per inciso, non trasmettono un'onda quadra, ma musica) ma che sarebbe stata una prova a confronto di cavi per casse, il dialogo si è interrotto.
Aggiungo che il video ha decine di commenti entusiasti.