domenica 27 febbraio 2022

L'alta definizione ha un futuro?

Sarebbe più giusto chiamarla alta risoluzione, visto che il logo ufficiale è Hi-Res Audio. E' commercializzata da 20 anni ormai, ma è ancora la nicchia di una nicchia, quella dei cosiddetti "audiofili", possessori di impianti stereo di variabile complessità e impegno economico, unici interessati. Che già sappiamo che sono pochi ed in maggioranza di età matura ed oltre. Si riconoscono perché sono tutti quelli che hanno un DAC, un oggetto con molti produttori e molta offerta, che ha senso logico acquistare solo da parte di chi ha contenuti in alta definizione, quindi album ottenuti in download o diffusi in streaming dai servizi HD.

Una situazione anomala, le innovazioni tecnologiche destinate al mercato consumer hanno solo due esiti: il successo, sostituendo o marginalizzando la tecnologia precedente, o il flop, e vent'anni sono tanti. In questo periodo abbiamo assistito ad esempio al flop della televisione 3D o del multicanale in musica (quello solo per la musica) o al successo totale degli smartphone o quello quasi totale della musica digitale sui supporti fisici digitali (decisamente marginalizzati) o quello, totale, della fotografia digitale, dove la produzione di apparecchi analogici è addirittura cessata (vedi post precedente).

I paradossi dell'alta definizione
Una situazione peculiare e anche paradossale per diversi motivi:

  • I possibili fruitori di contenuti HD sono una minima minoranza sul totale dei fruitori di musica, ma una gran parte delle nuove uscite e delle riedizioni di album è Hi-Res
  • La tecnologia precedente, in termini di risoluzione, risale ad ulteriori 20 anni prima, giusto 40 anni alla data di questo post, un'era geologica nel campo dell'informatica e del digitale
  • Il congelamento riguarda solo i fruitori, chi produce musica usa l'alta e altissima risoluzione da sempre, man mano che è stata disponibile. 
  • Come conseguenza, il costo all'origine dei contenuti in Hi-Res e il medesimo, per i produttori, del costo dei contenuti in qualità CD o compresso.
  • Anche dal lato dei fruitori la riproduzione in Hi-Res dai device più diffusi (gli smartphone) avrebbe un costo nullo, non richiederebbe alcuna sostituzione. E gli smartphone potrebbero fungere da lettori anche per impianti tradizionali.
  • Alla fine degli anni '70 praticamente in ogni casa che aveva una sala e un televisore (a colori nel secondo quinquennio) era presente la "catena hi-fi" spesso mono-fornitore e non di qualità eccelsa, ma comunque superiore (e di molto), se ben installata, a uno smartphone collegato a uno speaker bluetooth. Era uno status-symbol ma anche la testimonianza del valore che si dava alla musica in famiglia. Ma dagli anni '90 in poi questi impianti sono finiti in cantina, o peggio, e mai più sostituiti.
Una transizione che sarebbe stata impegnativa e costosa (ma neanche più di altre) nel 2000 del lancio (fallito) del SACD ma che da molti anni sarebbe a costo anche zero e disponibile per tutti.
Ma che non avviene. Proviamo a individuare i possibili motivi.

1. L'interesse economico di case discografiche e produttori di hardware
Per anni avete letto che l'alta definizione in musica era tutta una speculazione delle case discografiche e dei produttori di hardware per vendere qualcosa che non serviva. Non sarebbe uno scandalo perché il mercato dell'entertainment funziona così e i produttori non sono società no profit, e certo all'inizio questo è stato l'intento. Ma il primo tentativo è andato a vuoto (SACD e DVD-Audio) e i successivi (Dual Disc, Pure Blu Ray) sono rimasti ignoti ai più. 

A questo punto le case discografiche avrebbero dovuto far riconoscere il valore dell'HD ad una platea il più possibile vasta avendo anche il vantaggio che nel frattempo era diventata solo "liquida", dematerializzata, con costi pressoché nulli di produzione dei file audio e da bassi a nulli per i clienti. Ma non ci hanno neanche provato, hanno beneficiato solo delle iniziative dei produttori hardware di DAC e poi di quelle dei servizi streaming HD, indirizzando solo il target audiofili.
Per la clientela di massa la mancanza di un supporto fisico che rappresenta in modo tangibile l'elevamento di qualità è stato considerato (o è stato nei fatti) un ostacolo insuperabile per puntare al successo. Ed infatti, alla fine, per trovare un oggetto tangibile che testimoni l'elevamento della qualità hanno dovuto rispolverare il vinile, rimasto miracolosamente in vita grazie all'opera di ostinati (e fortunati) appassionati della musica analogica e senza alcun merito delle case discografiche e dei grandi produttori di hardware.

Sul lato dei produttori di hardware a frenare ogni iniziativa dopo i flop degli anni zero è stato l'avvento dello smartphone. Un oggetto che poteva tranquillamente suonare anche i file HD con solo pochi interventi, li tagliava in prospettiva fuori dal mercato di massa. Non hanno fatto quindi alcun investimento, anche perché le major non si muovevano e si sono dedicate al mercato degli audiofili e dei proprietari di impianti producendo DAC e streamer, rinunciando al mass market.

Quindi Motivo n.1: Nessuna promozione verso il grande pubblico

2. Una tecnologia obsoleta, ma non si vede
Premesso che ci sono tecnologie e pratiche obsolete che ci affascinano e hanno un mercato (vedi la cucina regionale o le moto Harley-Davidson) qui la tecnologia obsoleta è una tecnologia digitale, e il grado di obsolescenza è veramente enorme (guardate il bitrate) confrontato con l'evoluzione di un'altra tecnologia digitale e informatica come il PC.

Anno

Utente Musica

Bit Depth

Sample Rate

Bit Rate

1982

Consumer

16 bit

44,1 kHz

1.411 bps

1982

Studio di registrazione

16 bit

44,1 kHz

1.411 bps

2022

Consumer

16 bit

44,1 kHz

1.411 bps

2022

Consumer HD

24 bit

192 kHz

4,608 bps

2022

Studio di registrazione

32 bit

384 kHz

24.576 bps


Anno

PC

CPU

RAM

Disco

Tecnologia

1982

PC IBM

2.9 MHz

16-128 KB

160KB

Floppy Disk

1983

PC IBM XT

3.1 MHz

128-640 KB

10 MB

HDD

2020

Notebook i5

2.4 GHz

4 GB

500 GB

HDD

2022

Notebook i7

2.9 GHz

8 GB

250 GB

SDD


L'evoluzione non è stata così clamorosa come per le memorie e la potenza dei computer, ma è comunque sempre più di 6 volte per gli utenti che ascoltano in HD e oltre 17 volte per gli studi di registrazione più attrezzati (ovviamente in crescita, considerando che i codec con queste prestazioni sono ormai in produzione di massa).
E' veramente difficile pensare che a fronte di questo aumento di prestazioni non ci sia stato un aumento di qualità (quello che abbiamo sperimentato in modo estremamente elevato nei PC e negli smartphone ma anche nei monitor TV) anche perché l'evoluzione nel settore professionale è stata sempre seguita. 

La differenza però è che questo salto tecnologico non si "vede" nel senso che non è facile percepire la differenza, come conseguenza,   ascoltare oggi un file audio su un PC con la tecnologia di 40 anni fa non è come guardare i film in casa con un televisore a colori a tubo catodico degli anni '80. 

Motivo n.2: L'audio del 1982 è invecchiato ma non si vede. Non crea imbarazzo e "bisogno" di sostituzione.

3. La musica è cambiata
La musica negli anni '70 era diventata centrale nel settore dell'entertainment, confinante in questo caso con l'arte: una esplosione di creatività, la riscoperta quasi di massa della musica classica e poi della musica barocca, il movimento progressive con suoni e arrangiamenti sempre più elaborati, le musiche del mondo da scoprire. L'impianto stereo di qualità era una necessità assoluta per apprezzare il progressive, popolarissimo e seguitissimo, e lo stesso valeva per la classica. 
Passano gli anni e la centralità della musica è insidiata e poi superata dal gaming, dalla musica in mobilità con il Sony Walkman, e la qualità diventa un'esigenza sempre più trascurabile con il punk, l'hip-hop e il rap, per il quale basta il "boombox" (in Italia "il bambino"), lo stereo compatto ma ipertrofico con i bassi gonfiati. La musica è accompagnamento, sottofondo e consumo, sempre meno solo quelli che l'ascoltano come opera d'arte da ascoltare con attenzione e quasi con sacralità. Il formato "album" inizia il suo percorso di marginalizzazione.

Motivo n.3: La musica non è più centrale, da ascoltare con sacralità, si perde anche interesse all'ascolto in stereo, come può suscitare interesse di massa lo stereo Hi-Res? 

Un boombox anni '90 in azione (immagine 123RF- thumbnail size 1/10)

4. L'alta fedeltà è diventata un mondo chiuso
Quando l'alta fedeltà era di moda  e in ogni salotto c'era un impianto (magari super-economico) la tecnologia affascinava e più o meno tutti conoscevano il significato del termine bass-reflex. Negli anni successivi l'alta fedeltà è diventata elitaria, "esoterica", hi-end. Di questo mondo di impallinati arrivano solo alla massa delle persone già meno interessate alla musica perché impegnate in altre passioni, vaghe notizie di costi stratosferici e dimensioni concepite per villoni da oligarchi russi.

Il che però è anche comprensibile se si legge Audio Review negli ultimi due numeri (438 e 439) dove venivano presentati un paio di diffusori dal costo di 65.000 € e dal peso di 140 Kg l'uno e nel secondo di un finale mono (ne servono quindi due) dal costo complessivo di più di 50.000 € e dal peso di 60 Kg ciascuno (erano i diffusori Albedo Acclara Diamond e l'amplificatore Audia Fight Strumento n.8, entrambi prodotti italiani). Componenti sicuramente validi, dal costo e inserimento inconcepibili per una persona normale e presentati nella recensione come in grado di far scoprire veramente la musica senza nascondere nulla di quanto registrato. Il che però significa che impianti e componenti di minor costo (ma sempre fuori portata per quasi tutti) sono lontani dal massimo. Che peraltro, leggendo le riviste, è molto erratico.

L'utente medio inevitabilmente pensa: se ascoltare la musica realmente in stereo hi-fi è qualcosa per me irraggiungibile, e anche facendo uno sforzo sarei comunque molto lontano dal top, rinuncio e mi tengo le mie cuffie Beats collegate allo smartphone, con le quali secondo me si sente benissimo. Questo pensa l'utente potenziale medio.

Motivo n.4. L'interesse per l'alta fedeltà, obiettivo irraggiungibile e pure incerto, è ai minimi storici

5. Non si sente la differenza
E questo è normalmente considerato il motivo principale, ma deriva in realtà, a mio parere, dai primi quattro. Certo non è immediato percepirla come per un monitor TV HD o 4K rispetto ad uno di 15 anni fa (anche perché vengono  usati per confronto video studiati allo scopo), ma se: 
1) nessuno fa pubblicità alla nuova tecnologia, 
2) la differenza non si vede, non faccio la figura di un pezzente come quello che ha ancora la TV LCD di 15 anni fa, 
3) la musica che mi piace la sento benissimo così, 
4) è qualcosa che riguarda solo quegli impallinati dell'alta fedeltà, costa un boato di soldi 
non mi interessa neppure cercarla questa fantomatica differenza.

In sintesi
Dalle considerazioni fatte e dai molti elementi che le supportano appare improbabile una transizione di massa al nuovo standard, al massimo (ma non è certo) si potrà assistere al superamento della musica compressa (che è compressa rispetto al CD) rendendo universale il formato CD 16/44.1 per tutti gli usi audio. Mentre lo Hi-Res Audio rimarrà, perché a differenza degli altri standard precedenti abbandonati non ha costi da sostenere per mantenerlo in vita, ed anche perché è lo standard utilizzato nelle registrazioni del 99,9% della musica che ascoltiamo, e rimarrà di interesse solo per la nicchia degli appassionati audiofili.