domenica 28 marzo 2021

Ascoltare la musica dal divano (con Foobar2000 e MonkeyMote)

Chi ascolta la musica con uno speaker wireless seduto alla scrivania o con le  cuffie stereo in giro per casa o fuori non si pone proprio il problema (che poi sarebbe un'opportunità) di ascoltare la musca comodamente seduto sul suo divano preferito. Si tratta di un obiettivo che riguarda solo gli audiofili che hanno un vero impianto stereo, con le due casse acustiche a debita e stanza e il famoso triangolo equilatero dell'ascolto stereo. L'audiofilo analogico può avere a disposizione un telecomando per regolare il volume e selezionare i brani (a volte ne servono anche due) ma l'audiofilo digitale può estendere il controllo remoto anche oltre, usando il suo smartphone come telecomando.

Una app di controllo remoto per Foobar2000: MonkeyMote
Non è certo una funzionalità nuova, esiste da molti anni ed è prevista per i media player più diffusi, come J River, Audirvana o Roon, che forniscono una loro app di facile uso e installazione. Il compianto "connettore" ChromeCast Audio forniva poi una soluzione universale sfruttata da app come Mconnect Player, recentemente provata. Ma il più noto e apprezzato player e media center, Foobar2000, sembrava tagliato fuori da questa possibilità. Ho cercato a lungo una soluzione che non richiedesse di essere un tecnico informatico per installarla, ho addirittura proposto in un recente post di remotizzare tutta l'interfaccia del PC. Ma, continuando a cercare, è uscita fuori una soluzione decisamente più comoda, proposta come app per il noto player MediaMonkey da chi lo sviluppa, ma astutamente estesa anche a Foobar2000, in due versioni Lite e Premium a pagamento (2,29 €).

MonkeyMote Lite
La versione free consente di fare esattamente le cose che possono fare i telecomandi analogici degli amplificatori e dei lettori CD, ovvero regolare il volume e scegliere il brano da ascoltare, dopo aver scelto e inserito il CD. In questo caso, dopo aver acceso il PC, avviato Foobar2000 e aver  scelto l'album da ascoltare. Funzioni base, ottenibili gratuitamente accettando un po' di pubblicità non invasiva.



Lo screenshot iniziale della versione lite mostra solo la funzionalità di accesso al PC individuato automaticamente sulla rete locale con Foobar2000 (vediamo dopo come). Selezionando il PC si passa direttamente all'album selezionato sul PC e predisposto per la esecuzione su Foobar2000. In questo caso Lay It Down dei Cowboy Junkies. Cliccando sulla app su un brano inizia la riproduzione sul PC. Negli screenshot si nota anche la pubblicità in basso.


Selezionando "back" in alto a sinistra si passa al player vero e proprio con le classiche funzioni di ascolto e pausa, salto del brano e scorrimento, incluso ovviamente il controllo di volume, Come si vede nel secondo screenshot è possibile anche visualizzare al volo le informazioni (tags) sul brano.

MonkeyMote Premium
Quanto sopra è tutto per la versione Lite, ma la versione a pagamento offre molto di più, a parte l'assenza di pubbicità: beneficiare del vero valore aggiunto di avere una libreria musicale digitalizzata. Penso che l'investimento necessario di 2,29 € sia sopportabile per l'audiofilo medio. Come si vede negli screenshot succesivi le funzioni base sono molte di più così come le opzioni di funzionamento. Che includono pure lo "shake gesture" ovvero passare al brano successivo scuotendo l'iPhone (una funzione di cui non si può proprio fare a meno). 



Le funzioni veramente importanti però ci sono e in particolare c'è la ricerca dell'album nella libreria, con la copertina per individuarlo al volo, e le classiche categorie di archivizione (titolo, artista, genere, ecc.) come si vede nel primo screenshot che segue,



Fare attenzione però anche al secondo screenshot, che è il primo che viene visualizzato dopo la connessione automatica al server. Il minuscolo simbolo di una croma sulla sinistra in basso è l'unico pulsante disponibile per passare appunto alla ricerca nella libreria musicale (non ne ho trovati altri). Gli altri due sono inutilissime funzioni di timer e "party mode" (il palloncino).


Selezionando l'album (scorrendo verso sinistra l'immagine della copertina) si possono scegliere i brani da ascoltare si raggiunge lo scopo senza muoversi dal divano o dalla poltrona: il nostro impianto ci presenterà al suo meglio la musica che ci va di ascoltare, che sia jazz o pop.

Installazione su PC
Ovviamente occorre installare il componente che risponde ai comandi della app anche su Foobar2000 e consente l'indivduazione automatica vista prima, il component si scarica da questo link (se cambia basta cercare "monkeymote foobar"). Conviene scaricare il package che è auto installante, su Foobar sarà necessario solo applicarlo. Nella pagina di download si possono vedere anche le altre versioni di MonkeyMote.


Osservazioni e critiche
La app, che è disponibile sia per iOS che per Android, è abbastanza fluida nonostante le strane scelte di interfaccia commentate prima, prendendo confidenza l'uso dovrebbe diventare presto familiare. La app è molto sensibile alla qualità e alle prestazioni del Wi-Fi di casa, tenerne conto in case con copertura variabile. La connessione manuale consente altre funzioni, in particolare la "wake-on-LAN" ovvero la possibilità di accendere il PC dando un comando dalla app che sarà gestito dalla scheda Ethernet del PC. Per attivare questa funzione occorre però creare un account TCP, il che richiede di agire sul firewall e le impostazioni di rete. Una cosa piuttosto complessa per una funzionalità non indispensabile  e per di più poco documenata sulla user guide.
Infine un'ultima osservazione sulle copertine, anche questa app come quasi tutte (tranne Mconnect, tra quelle che ho provato, e le app "professionali" come JRemote) non visualizza le copertine in qualità decente, pur se sul piccolo schermo di uno smartphone. Una cosa piuttosto irritante, soprattutto perché non è certo una sfida tecnologica garantire queste prestazioni di base.

In sintesi
Una soluzione efficace che pone Foobar2000 allo stesso livello di funzionalità dei media center professionali come J River, anche se l'operatività non è allo stesso livello. Ma comunque accettabile per tutti gli audiofili che apprezzano la grande versatilità di Foobar2000, che non hanno un computer Apple, e che preferiscono un tool gratuito.

mercoledì 17 marzo 2021

L'audiofilo analogico e l'audiofilo digitale

Man mano che apprendo e spesso provo nuove funzionalità che l'audio digitale mette a disposizione, mi convinco che l'ascolto dell'audio di qualità si sta dividendo in due mondi (di utenti, di prodotti) divergenti, non comunicanti, che si allontanano sempre di più e che fanno fatica a coesistere nello stesso impianto, ma entrambi con le loro motivazioni.

L'audiofilo digitale 
Schematizzando, l'utente tipico di questo "mondo" può fare parte di tre grandi categorie:

  1. Nativi digitali: non hanno mai comprato CD perché sono nati in questo millennio o pochi anni prima, non sono affascinati dal vinile anzi non comprendono per quali motivi si dovrebbero comprare. Persone pratiche, raggiungono il massimo risultato col minimo impegno finanziario e il minore impatto sull'arredo di casa.

  2. Audiofili convertiti: hanno iniziato con l'analogico oppure col CD ma ora sono affascinati dalle nuove frontiere del digitale: DAC di prestazioni sempre più estreme, altissima definizione, 32bit, DSD512, streamer e player audiofili o addirittura "ecosistemi" come Roon. Sono colpiti dalla ricerca del continuo miglioramento, malattia comune tra gli audiofili.

  3. Sperimentatori. Il mondo digitale offre un grandissimo numero di applicazioni che consentono di sperimentare la elaborazione del suono, il suono in 3D, l'equalizzazione delle stanza di ascolto, sempre nuovi formati digitali, l'editing audio, il confronto tra diversi componenti software (player e media center in primis) spesso anche free grazie al fatto che non richiede la disponibilità di componenti.
In tutti e tre i casi la sorgente della musica è rappresentata quasi unicamente dall'accoppiata computer+web.
Dal sito web di Roon, l'ecosistema digitale attuale massima espressione delle potenzialità della musica digitale

L'audiofilo analogico
Può essere audiofilo da sempre o essere stato contagiato da poco dalla passione, ma ha un elemento unico e caratteristico in comune: la separazione dalla accoppiata computer+web.

Il suo impianto quindi vive e cresce senza ricorrere in alcun modo al computer e al web, che l'audiofilo utilizza sicuramente, ma per altri scopi. le sorgenti sono soltanto supporti fisici, e tanto basta.
Non importa che siano digitali, CD o SACD, questa è solo la tecnica di memorizzazioen del suono, un mezzo, come il microsolco o il nastro magnetico. Come non si interessava a suo tempo di come facesse la musica a essere memorizzata in quei solchi sul piatto in vinile, non si interessa oggi di come possa essere memorizzata sul dischetto a lettura ottica chiamato CD.

Che il processo di memorizzazione utilizzi la tecnologia digitale è completamente trasparente e può essere ignoto come la conoscenza dei fenomeni di magnetizzazione sfruttati per la registrazione analogica su nastro. Il resto dell'impianto può essere indistinguibile da quello di un audiofilo digitale.

Dovendo scegliere l'esempio per definizione di impianto di impianto analogico , non si può non pensare al classico pre-finale più casse elettrostatiche della Quad. Fortunato chi lo ha ancora e in piena efficienza. 

L'impegno extra-musicale
Entrambi i mondi richiedono da un lato un certo impegno per continuare a far suonare l'impianto (manutenzione) e dall'altro un impegno più gradevole indirzzato a renderlo migliore (sperimentazione / innovazione).

L'audiofilo analogico deve occuparsi di interventi periodici, a volte anche quotidiani, come pulire i dischi in vinile, pulire la puntina, pulire le testine del registratore, a volte periodiche ma necessarie (controllare le regolazioni del braccio del giradischi, regolare le valvole).

Interventi sconosciuti all'audiofilo digitale, che però, avendo a che fare con applicazioni che girano su computer (vero e proprio oppure inserito in una "appliance") deve occuparsi degli aggiornamenti del software, della compatibilità con il sistema operativo, della obsolescenza dei prodotti che ha scelto (molto più veloce che nel mondo analogico, e qui quando diventa obsoleto il software può anche diventare inusabile, perché non più supportato). E potrà anche avere la necessità di occuparsi di riconfigurazioni e inspiegabili malfunzionamenti occasionali, le cui soluzioni dovrà trovare sil web.

Tutto questo difficilmente si può considerare parte dell'hobby, mentre lo è senz'altro la tensione al miglioramento, che si estrinseca in modo diverso. Per sostituzione nel caso dell'analogico (testina a bobina mobile al posto di quella a magnete monile, pre-phono di alta qualità ecc.) ma anche in interventi di tweaking (piedini ecc,).
Per l'audiofilo digitale invece è prevalente la sperimentazione di nuove soluzioni, le applicazioni digitali costano poco rispetto ai componenti di un impianto analogico, e possono anche essere provate gratuitamente (trial) nella maggioranza dei casi.

Nell'immagine dell'impianto analogico non era compreso il componente principale, che non può essere che il classico LP12 Sondek della Linn

La differenza
Sta quindi tecnicamente soltanto nella sorgente della musica, e può essere paragonata, anche se non completamente, con la situazione dei libri. Anche qui è possibile scegliere il libro digitale con i suoi vantaggi logistici, oppure rimanere affezionati ai libri di carta, e questa rimane una questione di preferenza individuale.
Ma nel mondo della musica esistono due grandi differenze oggettive:
  • nella musica sono disponibili in abbonamento a basso costo servizi che consentono di ascoltare una percentuale elevatissima di tutta la musica disponibile in digitale
    • per i libri questi servizi non esistono in forma legale, di conseguenza sia i libri digitali che quelli cartacei devono essere acquistati, e solo quelli cartacei presi a prestito da biblioteche (anche gratuitamente)
  • nel caso dei libri la qualità del processo di lettura è sostanzialmente simile, il libro digitale consente vantaggi esclusivamente logistici, per la lettura in mobilità o in viaggio
    • nella musica invece l'alta qualità o alta definizione è accessibile solo con un impianto digitale (ovvero che fa ricorso ad un PC e al web), se si esclude la limitata produzione di SACD.
La differenza è quindi che nella musica il mondo digitale offre di più: più musica da ascoltare (molta molta di più) e una qualità superiore all'audio digitale disponibile su supporto fisico (CD e SACD) oltre che una scelta enormemente superiore di titoli.

Le motivazioni di una scelta
La preferenza logicamente dovrebbe andare a chi offre di più, e quindi il passaggio al digitale dovrebbe essere una scelta quasi ovvia per l'audiofilo appassionato di musica. Ma non mancano i vantaggi che possono condurre alla scelta opposta. Il primo è proprio non avere bisogno di un computer e/o di uno smartphone. Nella vita materiale e nel lavoro ormai sono ben pochi quelli che ne possono fare a meno, mentre nella musica potrà ritagliare uno spazio "computer free" nel quale tutto scorre "a un'altra velocità" e gli strumenti sono fisici, toccabili con mano e valutabili anche esteticamente con i propri occhi. Una motivazione che ha una (forte) ragione di essere.

Anche la disponibilità di "tutta la musica del mondo" può non essere un elemento decisivo di preferenza, soprattutto perchè non abbiamo comunque il tempo, anche in un'intera lunga vita, di ascoltarla tutta, anche limitandoci solo a quella che ci piace.
Scegliere e costruire nel tempo una propria libreria musicale, ovviamente non limitata a pochi titoli ma abbastanza ampia, vuol dire conoscere ed approfondire quello che sentiamo più vicino al nostro modo di sentire. Anche in questo caso, se la libreria ha centinaia o migliaia di titoli, gli anni per conoscerli bene non sono pochi. Ed e' quello che da sempre si fa con una biblioteca di libri.
Infine la qualità, sulla quale il dibattito è aperto da decenni. Anche qui la scelta umanistica dell'impianto analogico non è detto che sia perdente, perché livelli di qualità d'ascolto molto elevati sono raggiungibili comunque e le differenze non sono facilmente individuabili.

Fanno la differenza gli impegni extra-musicali?
Può farla la facilità e comodità d'uso. Un impianto analogico di buon livello richiede manutenzione frequente e attenzione adeguata nella operatività. Non da' la certezza di ascoltare sempre nelle migliori condizioni quando diamo il comando start. Un impegno che sottrae tempo alla musica e che rende più "umanistico" il ricorso alla opzione digitale nel quale lo start è sempre immediato. 
A patto però che l'impianto digitale rimanga semplice al massimo e quindi, per dirlo chiaramente, senza un PC in mezzo, soprattutto se Windows. Perché in questo caso, non sempre dando il comando start si ascolterà la musica.

In sintesi
Questione di scelte individuali, poco da aggiungere. E due mondi che si allontanano.