giovedì 29 ottobre 2020

La scelta dell'impianto

Ritorno sulla scelta dell'impianto, un tema centrale per l'appassionato di musica che è già stato trattato sul blog, ma un aggiornamento è necessario perché l'evoluzione della tecnologia e delle scelte di mercato, sia nella distibuzione della musica, sia nei prodotti disponibili, ha visto la introduzione di novità interessanti e che consentono notevoli semplificazioni. E, inoltre, ha visto la scomparsa (per scelta di Google) di Chromecast Audio, un componente ideale (oltre che economicissimo) per configurare un impianto, che era inserito spesso nelle configurazioni precedenti. Come nei post precedenti si procede per gradi con 5 tipologie di ascoltatori, proponendo per ciascuna la scelta ottimale.

Impianto A: Massima semplicità con una piena qualità di ascolto
Siete giovani e non avete nessun CD se non quei 2-3 che ha regalato per il compleanno uno zio distratto? Ne avevate qualcuno ma ve ne siete liberai perché non li ascoltate più da anni, ascoltate solo dai vari servizi in streaming, in cuffia o da un wireless speaker? Se avete deciso di passare alla vera "alta fedeltà", alla ricostruzione spaziale della scena sonora, alla dinamica della musica dal vivo e all'ascolto degli strumenti con una timbrica realistica, l'impianto A è una soluzione adatta per voi. Ma è adatta anche per un secondo impianto o per chi si è stancato della vecchia "catena".

Per l'impianto A è sufficiente un solo acquisto: una coppia di diffusori attivi wireless Wi-Fi. Includono già, oltre alla cassa acustica vera e propria, amplificatore, DAC e streamer, e per completare l'impianto bastano un componente che già avete senz'altro, un tablet (meglio) o anche uno smartphone, e un abbonamento a un servizio streaming in qualità CD (almeno, meglio estendere a HD) ovvero a scelta Qobuz, Tidal e/o Idagio (per la classica).

La scelta dei diffusori con queste caratteristiche (che non richiedeono nient'altro) non è per ora molto ampia, ma molto valida, perchè sono proposti dalle due case inglesi di maggior prestigio e diffusione nel settore, ovvero Kef e B&W - Bowers & Wilkins. Si tratta delle Kef LS50W e delle B&W Creation Duo. Prestazioni molto elevate, da vero impianto di livello medio-alto, con l'aggiunta del subwoofer previsto dal sistema può arrivare a livelli alto. Sul blog le prove di ascolto sia delle prime che delle seconde.

Impianto B: Una variante per aumentare la flessibilità  
I sistemi Kef o B&W (o gli altri che li seguiranno) sono fuori budget, ma invece potete recuperare alcuni componenti da un impianto ancora valido che avete (o che proviene da vostro zio)? Oppure invece avete ambizioni più elevate da quelle che possono garantire quei diffusori mini? Casse elettrostatiche, amplificatori a valvole, componenti separati pre e finale? 

Il componente che lo consente, l'elemento di congiunzione tra i due mondi, non è più purtroppo l'economicissimo Chromecast Audio, ma una tipologia di componenti in continua espansione, che vengono chiamati streamer e che comprendono modelli molto economici ma non confrontabili con Chromecast Audio, un ristretto numero di componenti confrontabili anche se a un livello di costo superiore, elencati e descritti in questo post di un anno fa, e modelli anche molto superiori come funzionalità e prezzo, che sono citati nell'impianto C.

Impianto C: Ascoltiamo anche la "nostra" musica (digitalizzata)
Avete "rippato" i vostri CD per archiviare il contenuto su un NAS, dove magari sono memorizzati anche album acquistati dai siti di digital download? Lo streamer (a differenza di Chromecast Audio) può collegarsi anche a questo archivio digitale con il protocollo DLNA, e tutto può continuare ad essere gestito dalla poltrona con il tablet. 


Note: Nella figura è mostrata la configurazione B con questo addendum, che però può applicarsi anche alla configurazione A, perchè sia le KEF LS50W sia le B&W Creation Duo possono collegare un NAS via DLNA. Nella figura inoltre la connessione al NAS è esemplificata, può essere realizzata infatti sia con Wi-Fi sia collegando lo streamer ed il NAS in rete locale con due powerline unit. Molti streamer inoltre non includono il DAC (un esempio è lo Streamer BOX S2 Ultra di Pro-Ject) e quindi nella configurazione deve essere inclus anche il DAC.

Impianto D: Scoperta o riscoperta dell'analogico
Avete recuperato e ricondizionato il vostro giradischi degli anni '70 o ne avete comprato uno nuovo perchè siete giovani post anni '80 ma incuriositi dal "magico suono del vinile"? All'impianto sinora tutto digitale si può aggiungere senza problemi anche questa sorgente di suono analogico, scegliendo, mi raccomando, una buona testina e un buon preamplificatore phono (altrimenti addio "magia del vinile"). 

Note: L'upgrade analogico può essere applicato anche alla soluzione A. Gli speaker wireless hanno anche ingresso analogico asservito a un decoder analogico digitale, e lo stesso tipo di collegamento si può fare anche nell'impianto D collegando il pre phono allo streamer. Il vantaggio è che il volume del giradischi è sempre comandabile dal tablet. Lo svantaggio (non indifferente) è che il suono non sarebbe più analogico. Per questo motivo la configurazione D così come è mostrata è preferibile.

Impianto E - Ascoltiamo anche i CD, e al meglio
Avete ancora il lettore, i CD non sono ancora stati archiviati in cantina e ogni tanto vi piace ascoltarli, per godere dei vantaggi del classico supporto fisico? Ovviamente all'impianto si può aggiungere anche il lettore CD ma, approfittando della configurazione nata digitale e con controllo remoto da tablet, si può anche avere comodità e soprattutto qualità in più. Invece che connettere il lettore direttamente all'ampli (o allo speaker wireless, nell'impianto A) si può collegare allo streamer, e dotare magari anche lo streamer di un DAC esterno più performante di quello interno (che comunque è probabilmente superiore a quello del lettore CD, perché più aggiornato). In questo modo il tablet con la app dello streamer può controllare il volume anche di questa sorgente.

Ulteriori varianti
La disponibilità di chipset consente ai produttori di hardware proporre combinazioni che integrano alcune funzioni in componenti tradizionali e che quindi possono semplificare le configurazione, ma anche renderle più vincolanti. Le varianti principali sono:

  1. L'ampificatore con streamer / DAC integrati: esistono molte soluzioni di questo tipo, anche molto aggiornate (per esempio il Cyrus One Cast). Nel caso sia in programma l'acqusito di un nuovo amplificatore puà essere presa in considerazione questa possibilità, attenzione però che:
    • la connessione wireless sia anche wi-fi, il bluetooth anche Aptx, pseudo HD, è comunque una trasmissione "lossy" con perdita di informazioni;
    • sia possibile l'upgrade con un DAC esterno, ovvero sia presente una uscita in digitale ottico o coassiale o, ancor meglio, in USB
  2. Casse attive anche di categoria superiore ma non "native wi-fi/streamer", lo diventano con uno streamer proprietario che si  aggiunge. Sono ad esempio i modelli proposti dalle case danesi Dynaudio (Xeo) e Dali (Callisto).
In conclusione
Le configurazioni proposte dimostrano che assemblare un impianto in grado di garantire un ascolto in alta fedeltà nell'era della musica digitale e dematerializzata è semplice, economico e ha anche un impatto quasi trascurabile sull'abitazione e il suo arredo, considerando il ridotto numero di componenti per le soluzioni A, B e C e che la soluzione A è anche priva di cavi di collegamento.

lunedì 19 ottobre 2020

La musica secondo i giganti del web

Si è aggiunta ora con una sua linea (sviluppata in collaborazione con Sonos) anche Ikea ai giganti del web, tutti impegnati a rispondere al bisogno di musica sempre più impellente nel mondo attuale, nel quale è quasi impossibile imbattersi in un a volte benefico e benvenuto silenzio.

Google ha schierato i suoi nuovi prodotti qualche settimana fa, la linea si chiama Nest Audio (un nido per l'audio), e le dimensioni sono quelle di un nido, ma non di quello di una cicogna:

la grande novità della nuova linea viene espressa con entusiasmo nel claim che accompagna il lancio "Basta accoppiare due altoparlanti Nest Audio per un effetto audio stereo". Non una grande novità, lo stereo risale a 90 anni fa, ma il claim è rivolto al concorrente Amazon, che di speaker ne propone solo uno, ma a 360°. Il tizio biancovestito della foto promozionale sembra molto soddisfatto di aver scoperto lo stereo, nonostante l'apprezzi poco (vista la posizione dalla quale sta ascoltando).

Certo c'è da chiedersi come mai uno che possiede un'elegante casa con boiserie e mobili di design non possa spendere qualcosa di più di 200 € per ascoltare la musica in modo decente. Probabilmente ignora questa alternativa (Google o chi se ne occupa non so).

Il concorrente è quindi Amazon, che ritiene coerente con la parola "musica" ascoltarla con questo oggetto, chiamato Alexa Echo Dot (faccio outing, in casa ne ho due, ma non ci ascolto la musica, e a dir la verità neanche un granché di altre funzioni).

Ma in Amazon sono consapevoli che la musica richiede di più, e secondo entusiasti recensori (ovviamente assolutamente indipendenti) ha compiuto "Il passo di Amazon nel mondo della musica audiophile", con quest'altro oggetto. Alexa Echo Studio (successore di Echo Plus):

Secondo Amazon ne basta uno, perché "si adatta automaticamente all'acustica dell'ambiente su cui si trova" ma, bontà loro, è possibile per i conservatori ostinati disporne due in stereo. 

Non poteva mancare al terzetto la Apple, che risponde agli altri due giganti con una recentissima proposta (settembre 2020) ancora più radicale, ecco a voi l'HomePod Mini:

Se fate fatica a individuarlo nella foto promozionale, è quella palletta davanti alla mano destra del bambino, non è un porta matite vuoto. Ma niente paura, suona benissimo, probabilmente meglio delle nostre arcaiche casse a torre, perché "HomePod Mini include tecnologie innovative e software evoluti che insieme abilitano l’audio computazionale per offrire una qualità strepitosa ovunque lo si posizioni". Il prezzo ovviamente è sempre il solito: 99€. Il claim è "un suono che riempie la stanza", anche per lui. Ah, se vi chiedete che cos'è "l'audio computazionale", si tratta della definizione che il marketing della Apple ha voluto dare al DSP. 

Possiamo tirare delle conclusioni?
Lo so, prima di tirare le conclusioni bisognerebbe ascoltare i 3 oggetti, ma è difficile credere ai miracoli, anche perché i 3 soggetti non mi sembrano titolati a farne. Personalmente ho ascoltato musica solo con Alexa Echo Dot, ma ho promesso a me stesso di non farlo più, per rispetto prima di tutto a chi la musica la crea, fosse anche Al Bano. Ho ascoltato anche Echo Plus a casa di mia figlia, che al massimo può servire a suggerire un vero ascolto o a ricordarlo, avendo la cautela di non alzare il volume. Ho ascoltato il Mu-So di Naim, realizzato con ben altro spiegamento di mezzi, dotato di DSP, e che pur valido nel suo contesto, non può per motivi fisici equiparare il risultato ottenibile con 2 diffusori separati di dimensioni adeguate, attivi o meno. E' improbabile che abbiano fatto di meglio a 1/10 del costo e 1/50 di dimensioni.

Ma hanno sicuramente ragione loro
Quindi, tirando le prime conclusioni, anche se le scelte tecnologiche dei giganti del web ci gettano nel più nero sconforto, cominciamo col dire che hanno sicuramente ragione loro, quello che propongono è quello che la maggior parte delle persone cerca. Qualcosa che suona con decente precisione una musica da sottofondo. Non importa la ricostruzione spaziale, ma che la musica si diffonda nella stanza. Non importa distinguere gli strumenti, le finezze di arrangiamento o le sfumature della voce, ma solo ricreare le sensazioni e le emozioni delle canzoni che già si conoscono dai video su YouTube.

Prima però di iniziare la solita tirata sull'ignoranza della massa e sui bei tempi andati quando tutti amavano la musica e compravano la "catena" hi-fi, applico un sistema che ho imparato negli anni. Ovvero, se la maggior parte delle persone vanno da un'altra parte, prima di ergersi a giudici che criticano dall'alto del proprio sapere e gusto raffinato, è meglio cercare di capire cosa succede e perché.

Il paradosso delle cuffie stereo
Nell'ascolto "open ear" non c'è dubbio che la tendenza sia questa. Ma le stesse persone che non si sognano proprio di spendere più di 200€ per ascoltare la musica in casa investono invece somme anche molto superiori per cuffie stereo o auricolari "in ear" di qualità. Un mercato infatti in continuo sviluppo con proposte sempre più raffinate tecnologicamente ed esteticamente, e prezzi che salgono ben oltre i 1000 €. E sappiamo che bastano gli auricolari in ear, anche economici se ben realizzati e ben inseriti nel padiglione auricolare, per apprezzare tutti quegli aspetti dell'ascolto che vanno persi con le cassettine di Apple, Google e Amazon: i bassi ci sono, gli strumenti si distinguono e si posizionano, le sfumature anche. La musica è salva e lo sforzo creativo degli autori non va perduto.

Le strade per arrivare alla musica
Quindi, non saltiamo a conclusioni affrettate, non è l'ignoranza di quello che la musica rappresenta che produce la domanda a cui i 3 big +1 prontamente rispondono. E' il fatto che la musica arriva ora agli ascoltatori per tre strade ben distinte:

  1. La scoperta: la strada è il video, la musica che emoziona e che piace viene scoperta o si consolida tramite il video su YouTube, senza il video si confonderebbe con 1000 altre, con il video si fissa l'emozione ed entra nella "heavy rotation" personale
  2. L'approfondimento: quando vale la pena, arrivano le cuffie stereo, ci si astrae dal resto (la cuffia è l'ideale per questo) e l'udito è l'unico senso libero (siamo in metro, ad esempio, o sul lettino in spiaggia), è possibile concentrarsi sulle parole, sui dettagli e sulle sorprese dell'arrangiamento
  3. L'accompagnamento: in casa, in ufficio, in negozio bisogna sconfiggere il silenzio e la musica, quella preferita e conosciuta e quella che assomiglia (generata automaticamente dalle playlist mix di YouTube o Spotify) diventa sottofondo, deve solo espandersi nell'ambiente, non disturbare, non occorre sentirla con concentrazione, stiamo facendo altro (come il personaggio della pubblicità di Google) d'altra parte la conosciamo già.
Due mondi separati e divergenti
Lo sono, in conclusione, il loro e il nostro, quello degli ostinati e ormai non più giovanissimi "audiofili" e dei più giovani rincalzi attirati sia dalla loro conoscenza della musica (magari anche suonata) sia dall'oggetto esclusivo e distintivo. Quelli che ascoltano gli album e non le playlist, concentrati sulla musica (si spera, non sull'impianto), senza essere impegnati in altre attività, a volume realistico (alto, come in una sala di concerto). Due mondi distinti e che si allontanano sempre più, incomprensibili gli uni agli altri, unico punto di contatto le cuffie stereo ad alte prestazioni, oggetto del desiderio per entrambi.

A meno che ...
... un giovane interessato anche alla musica sia colpito sulla via di Damasco dall'ascolto di un vero impianto. Come è successo al fidanzato di mia figlia che, una volta che eravamo a casa mia in attesa delle rispettive compagne uscite a fare shopping, ho coinvolto in un ascolto del mio impianto. Lui suona un piano ed ha passioni musicali, come gli Oasis di cui ha acquistato l'opera omnia, ma impianti zero. La dinamica, l'impatto, ma soprattutto individuare i vari strumenti posizionati sul fronte sonoro (suonava il quintetto di Miles Davis) realistici e precisi per distinguere senza sforzo il suono diverso dei sax tenore di Coltrane e di quello di Hank Mobley, sono stati una sorpresa per lui, ed è scattato forse il desiderio di ascoltare così anche a casa loro. Forse, perchè per ora nulla è successo, ma è anche questione di priorità, per una giovane coppia.

Miles Davis, Cannonball Adderley e John Coltrane registrano Milestones (1958)