domenica 28 ottobre 2018

Il download digitale - Aggiornamento 2018

Come tutti gli anni pubblico un aggiornamento sulla situazione del download digitale, ovvero sull'avanzamento della dematerializzazione della musica per l'anno in corso, il 2018.

Il download in qualità CD
Mai decollato ed offerto solo in misura molto parziale e soprattutto per la classica, è praticamente sparito come opzione, essendo completamente sostituito dallo streaming in qualità CD. Ormai anche in Italia è disponibile da tre servizi (Qobuz, Tidal e Deezer) e manca solo per Spotify, già disponibie in USA e in altri paesi. Con il costo di un solo album si può ascoltare un numero indefinito di album per tutto un mese, alla stessa qualità. Per di più, almeno due servizi streaming offrono già anche l'alta definizione: Qobuz con costo mensile maggiorato a 24,99 € e Tidal a costo inviariato, ma con formato compresso MQA e catalogo piuttosto ridotto.
Gli album in qualità CD in download, da acquisire quindi come propri, sono disponibili solo come opzione alternativa al formato HD. Alternativa leggermente più economica e disponibile solo in pochi casi.

Il download in qualità HD
Situazione immutata ormai da diversi anni. Molto diversa tra musica classica e musica moderna (intesa come non classica e non contemporanea "colta"). I portali che offrono una scelta di album di genere pop (rock, jazz, folk, world, ecc.) ampia ma sempre molto inferiore a quella dei servizi in streamiing, sono questi 5 (in rosso quelli non accessibili dall'Italia):
  • HDtracks
  • AcousticSound
  • Qobuz (solo per abbonati)
  • HighResAudio
  • ProStudioMasters
Come si vede l'accesso al download in HD continua ad essere molto limitato, tenendo conto che anche nel sito tedesco HighResAudio non tutti gli album sono disponibili anche per l'Italia e, per il sito francese Qobuz, il download richiede preventivamente l'abbonamento al servizio streaming.

Lily Allen
La disponibilità di titoli (il catalogo)
Mettiamoci nei panni di un appassionato che decide di passare all'ascolto in HD utilizzando il comodo canale download, Avrebbe finalmente la possibilità di scelta tra molti album o siamo ancora agli album "audiofili" o ai classici da riacquistare per l'ennesima volta? Ho fatto un semplice test "casuale" prendendo i primi 10 album recensiti sugli ultimi numeri di Audio Review (401 e 399) per il genere rock (in senso ampio) e jazz e verificando se sono disponibili in HD, utilizzando allo scopo il noto e benemerito portale findhdmusic.com.

NB: Il sito FindHDMusic ha cessato le attività ad aprile 2020

Per il rock dei primi 10 recensiti 4 erano disponibili in download in HD, per due dei musicisti (Anna Calvi e Florence and The Machine) non era disponibile l'album appena uscito ma erano disponibili alcuni album precedenti (del 2011 per la songwriter inglese di origine italiana e del 2015 per Florence). La risoluzione era sempre, tranne in un caso (Musica nuda, produzione italiana) 24 bit ma limitata a 44.1KHz (48KHz nell'altro caso).
Si intuisce da questo semplice test (e dall'esperienza precedente) la strategia delle case discografiche: HD ma con prudenza: non sempre estesa alle ultime uscite e ben lontana dalla qualità master. La limitazione a 44.1KHz è significativa perché come noto a questa frequenza non sono ancora esclusi fenomeni di aliasing che già a 48KHz sarebbero fuori banda.

Per il jazz nonostante i titoli recensiti siano parecchio di nicchia la situazione è migliore: 6 titoli disponibili in download in HD, e per 4 di essi la risoluzione è quella standard, pienamente HD, ovvero 24/96. Per il jazz, dove gli acquirenti potenziali sono più attenti alla qualità e meno legati all'urgenza di comprare le ultime novità, l'alta definizione viene proposta con meno vincoli.
Tranne uno: la nazionalità. Nessuno dei download individuati è disponibile in Italia.

Il campione del test
Ecco il campione casuale derivato dalle scelte della redazione musicale di Audio Review diretta da Federico Guglielmi. In verde i titoli disponibili in HD (non in Italia). In blu i musicisti per i quali sono disponibili altri album precedenti in HD.
  1. Anna Calvi - Hunter
  2. Loreena McKennit - Lost Soul
  3. Madeleine Peyroux - Anthem
  4. Lily Allen - No Shame
  5. Neko Case - Hell-On
  6. Florence and the Machine - Higs As Hope
  7. N.Waterson & E.Carthy - Anchor
  8. Musica Nuda - Verso Sud
  9. Dave Alvin and Jimmie Dale Gilmore - Downey to Lubbock
  10. Mark Lanegan & Duke Garwood - With Animals
Per il jazz il test è stato esteso per i secondi 5 anche al numero 399.
  1. Brad Mehldau Trio - Seymour Reads the Constitution!
  2. Kenny Barron Quintet - Concentric Circles
  3. Joshua Redman - Still Dreaming
  4. Charles Lloyd & The Marvels - Vanished gardens
  5. Eddie Daniels - Heart Of Brazil
  6. Henry Threadgill - Dirt and more dirt
  7. Roscoe Mitchell - Ride The Wind
  8. Joe Lovano & Dave Douglas - Scandal
  9. Jermy Pelt - Noir et rouge
  10. Wynton Marsalis Septet - United We Swing
Neko Case
La musica classica
Da sempre è il genere per il quale la disponibilità HD è uno standard e da un paio d'anni si è aggiunto anche un servizio streaming (Idagio, provato sul blog due anni fa). Ci sono almeno 4 portali specializzati (elencati nel seguito), più i siti di alcune case indipendenti come la Hyperion Records. Tutti disponibili anche in Italia.

  • Presto Classical
  • eClassical
  • Channel Classics Records
  • hd-klassik.com

Le etichette principali, collegate alle major, come le Deutsche Grammophon, continuano invece a vendere sui propri portali solo download in qualità CD, anche se alcuni titoli di maggiore presa sono distribuiti anche in HD dai portali generalisti. Esclusi quindi i grandi nomi dei divi della classica, come Yiuja Wang, Lang-Lang o Helene Grimaud, l'appassionato di classica che vuole ascoltare in HD (DSD inncluso) non ha che l'imbarazzo della scelta.


I portali "audiofili"
Esiste poi l'HD specializzato per audiofili, quindi siti con musicisti meno noti ma registrazioni e produzioni accuratissime e soprattutto la pubblicazione sui formati HD ad altissima risoluzione, quindi fino a 32 bit / 352.8KHz in PCM e DSD256 in DSD.
Ci sono diversi siti di questo tipo, anche lo stesso HDtracks è della Chesky Records, etichetta audiofila e, almeno la propria produzione è acquistabile anche da noi, senza veti da parte delle odiose major nemiche dell'HD e tetragone ad ogni innovazione che potrebbe salvarle.

I due siti che da segnalare, in quanto molto impegnati sui nuovi formati ad altissima definizione sono:
  • Blue Coast Music: musica moderna e classica
  • 2L The Nordic Sound: classica e contemporanea (e qualcosa di jazz) (al momento non disponibile in e-commerce, vedi dopo)
Le loro produzioni sono in vari formati fino al DSD256 e al 32/352.8, almeno al momento non ci sono album alla risoluzione massima possibile con i decoder attuali ovvero DSD512 o 32/768.
Entrambe le etichette oltre a rendere disponibile la musica prodotta in formato digitale in altissima definizione, curano anche al massimo la registrazione, ripresa diretta, nessuna compressione dinamica, e così via, e quindi già in formato standard CD si può apprezzare una grande naturalezza nella musica riprodotta.

2L The Nordic Sound
I musicisti per la 2L (che è norvegese) sono soprattutto interpreti di musica classica e contemporanea dei paesi scandinavi, tutti professionisti e sicuramente di livello elevato, ma non i divi della classica e neanche i nomi che si possono ascoltare in concerto da noi. Anche le scelte, in sintonia con la vivace scena musicale nordica (meno conservatrice della nostra, mi riferisco al pubblico) sono spesso di autori diversi dai soliti dell'800 e primo 900.
La produzione dell'etichetta era disponibile online sul sito di e-commerce Klicktrack, sia in formato fisico sia online in vari formati, ma questo sito è attualmente in fase di chiusura e quindi non è possibile acquistare gli album della 2L. Ritengo che sia una situazione momentanea, considerando che l'etichetta pubblica di continuo nuovi album, e aggiornerò la pagina in seguito, inclusi i prezzi, che comunque erano allineati ai siti generalisti e un poco superiori per la risoluzione oltre il DSD64 e il 24/192.

Jenna Mammina (Blue Coast Records)
Blue Coast Music
Blue Coast Records (Blue Coast Music è lo store) invece è made in USA e i musicisti sono tutti americani, totalmente sconosciuti da noi, come la interprete di soft jazz e folk Jenna Mammina della foto sopra. Cercando notizie di loro si vede che sono in genere impegnati professionalmente in concerti e spesso con all'attivo album, mentre per la classica l'etichetta registra esecuzioni di orchestre stabili di varie città USA. La musica moderna è soprattutto soft jazz e country folk, più gruppi jazz, spesso con guppi acustici di pochi strumenti, quindi sicuramente gradevole per chi ama il genere. La loro produzione è acquistabile anche in Italia. I prezzi non sono economici, per l'HD normale è 30$, per il DSD (anche DSD64) e l'HD 24/192 è 40$.

Qualità del contenuto o della registrazione?
Come per le etichette audiofile il primo dubbio è sempre tra il piacere di ascoltare musica registrata in modo eccellente e riprodotta al massimo delle possibilità offerte dalla tecnologia attuale oppure privilegiare il valore artistico del contenuto. Personalmente la priorità va al secondo aspetto, anche se la curiosità di verificare è sempre presente e qualche album delle etichette audiofile nella nostra libreria musicale ci può stare bene.
Il secondo dubbio è invece legato all'effettiva esigenza di spingere la risoluzione in HD oltre il DSD64 o il PCM 24/96 (oltre all'alternativa PCM-DSD). Un dubbio che ognuno può risolvere da solo verificando banalmente se riesce a sentire la differenza con il suo impianto e con la sua capacità di ascolto. Blue Coast Music fornisce a questo scopo gratuitamente lo stesso brano in 4 formati a partire dalla qualità CD per fare il confronto. Che però deve essere obiettivo, e su questo tornerò nel prossimo post. (Vedi Appendice per la prova di ascolto)

I siti non ufficiali
La politica assurda delle case discografiche e il conseguente ostracismo a vendere la loro produzione nel nostro Paese (eppure, almeno per ora, paghiamo sempre in Euro) induce nella tentazione di verificare cosa offrono i siti non ufficiali, tipicamente russi a quanto si dice, ma ora su domini di nazioni molto disponibili, tipo piccole isole della Polinesia, Montenegro o così via.
Facendo un giro (ovviamente non posso inserire i link) si scopre che hanno una buona disponibilità di catalogo, proveniente in parte dai siti generalisti sopra elencati, in parte da ripping di SACD effettuati grazie alla mitica Playstation 3. Ripping effettuati forse da chi gestisce il sito, ma più probabilmente da appassionati caricatori, difatti in alcuni siti si possono scaricare software ed istruzioni per fare questa operazione.

Visitando questi siti non si può non notare che sono di gran lunga più ricchi di informazioni e gradevoli da visitare di quelli generalisti elencati prima. Immagini delle copertine in formato grande, elenco delle tracce degli album, spesso la formazione, e sempre una presentazione esauriente dell'album in inglese, ripresa di solito da Allmusic ma spesso anche dal booklet. Contraddizioni ulteriori del mercato discografico. Invitano maggiormente all'acquisto di quelli approvati dalle case discografiche.

La disponibilità è soprattutto sui titoli già da tempo presenti, che comprendono quindi i classici del rock e del pop, ma pare essere in aggiornamento continuo. Il sistema (ed il profitto indiretto per loro) è sempre quello dei "cyberlocker".
La IFPI, la organizzazione mondiale delle case discografiche, ovviamente contrasta questi siti che quindi ogni tanto spariscono, ma non è la loro priorità, è un settore di nicchia anche nella pirateria evidentemente. La priorità per loro (vedi il sito IFPI) sono i servizi online di streaming illegali e il trafugamento delle registrazioni per metterle online prima o in parallelo all'uscita ufficiale.

In sintesi
L'alta definizione continua ad essere agli ultimi posti tra le priorità delle case discografiche, ed il nostro Paese continua ad essere nella loro black list. Per loro sembra essere molto più promettente in termini economici il ritorno del vinile, anche grazie alla immagine che trasmette averne uno (vedi i giradischi sempre più spesso in azione in serial TV, film e pubblicità).


Appendice (18/11/2018)
La prova a confronto tra DSD e qualità CD

Per valutare obiettivamente se con il nostro impianto (e con la nostra capacità di ascolto) vale la pena di affrontare il costo superiore e la limitazione di catalogio del formato DSD sarebbe necessaria una prova in doppio cieco effettuata con le regole descritte nel post "L'ascolto professionale".
Non avevo la possibilità di farlo, ma se qualche visitatore volesse cimentarsi la sua testimonianza sarà condivisa con grande interesse.

Ho potuto fare solo un confronto semplificato, che descrivo qui, partendo da un brano messo a disposizione gratutamente in più formati da Blue Coast Music, si tratta di uno standard interpretato dalla cantante jazz-folk Jenna Mammina della foto precedente inclusa in un album del contrabassista Derek Jones (nella foto). Tutto acustico e in toni molto soft, accompagnamento solo di pianforte e contrabbasso non è particolarmente adatto a individuare le differenze (stranamente, dovrebbero avere l'obiettivo opposto).

I due formati scelti per il confronto, per facilitare il compito, erano la versione in qualità CD 16/44.1 e quella a risoluzione massima, DSD256. Un'alternativa se qualcuno volesse ritentare il confronto, sarebbe partire da un brano conosciuto e più adatto in DSD (o più di uno) e convertirlo in qualità CD per il test. Il DAC era lo stesso e quindi il nuovo Pro-Ject DAC Box S2+ provato in quest'altro post, che gestisce anche il DSD senza trascodifica, ed era ovviamente in sequenza alternata.

Daò primo confronto di 30" per i due formati è emersa subito una consistente differenza di volume (pare sia una caratteristica del DSD rispetto al PCM) che rendeva ovviamente il confronto poco significativo. Con il fonomometro (app) ho provveduto ad allineare il più possibile i due ascolti, essendo però successivi e sulla stessa catena era necessario agire sul volume ogni volta. Una operatività che riduce la possibilità di individuare le differenze. Che erano in effetti difficilmente avvertibili per i primi 2' circa del brano. A questo punto, con successivi ascolti, ho individuato un passaggio in cui la voce della cantante, in crescendo, si sovrapponeva ad alcuni accordi di pianoforte meno puramente di accompagnamento dei precedenti. Qui effettivamente gli ascolti ripetuti in secessione mostravano una versione in qualità CD che appariva "semplificata" rispetto alla resa in DSD. Non c'erano anomalie o peggioramenti, in qualità CD, ma si avvertiva nella versione in DSD una complessità maggiore nel (pur semplice) discorso musicale.

Sfumature avvertibili dopo più di un ascolto ma, come sappiamo dall'esperienza, sono proprio le differenze ciò che acquisiamo nel tempo con i ripetuti ascolti di una nuova tecnologia e che poi fanno la differenza se riascoltiamo con la precedente.
In sintesi, almeno sul mio impianto (e da me) la differenza è avvertibile, e probabilmente sarebbe stato più facile individuarla con un brano più complesso (in questo senso il test è significativo, partendo da un confronto dove la differenza è minore, e non viceversa come di solito si fa).
Il brano di test è scaricabile gratuitamente, oppure si possono creare ad hoc, come premesso, e quindi qualsiasi visitatore interessato può fare il suo personale test, ed eventualmente condividerlo nei commenti.

sabato 13 ottobre 2018

Un NAS su PC

Un NAS, come abbiamo visto nel post precedente, non costa meno di 300 € se ha una ridondanza per backup dei dati, ed è un oggetto abbastanza ingombrante e discretamemte rumoroso, non facilissimo da collocare in una abitazione piccola. Per le esigenze di condivisione della musica, ovvero per utilzzarlo come media server, grandi capacità di memorizzaizione non servono, a meno che abbiate una discoteca digitale sconfinata, ed una soluzione altenative esiste.

Creare un media server DLNA su PC
Per le nostre esigenze di condivisione della libreria musicale digitale per tutte le devices che vogliamo utilizzare per accedervi (smartphone, tablet o altri PC) possiamo utilizzare in alternativa un media server DLNA software da installare su un PC. Ce ne sono diversi, anche gratuiti, la installazione non è difficile e non ci sono differenze di accesso rispetto ad un NAS dedicato.

A cosa serve un NAS per PC? Ad ascoltare buona musica ovviamente
Dove si applica questa soluzione
E' una soluzione indicata per chi sceglie di utilizzare  per l'ascolto della musica in alta definizione o in streaming un PC come media server e player (ovvero come sorgente), anziché componenti dedicati (network audio player) tipo Cocktail Audio o i Marantz della serie NA e simili. In questo secondo caso il NAS è una soluzione obbligata.
Un esempio pratico di media server e player basato su PC (Mac Mini, che è l'ideale per questo scopo) è stata presentata qui da tempo e rimando ad essa per approfondimenti. La soluzione "senza NAS" è però interessante anche per chi usa per l'ascolto della musica solo device mobili con le cuffie o speaker wireless.

Cosa serve
A parte il software, un PC che ovviamente dovrà essere acceso tutte le volte che la condivisione serve e un disco interno o esterno (USB) di capienza sufficiente. Per una libreria HD di 500 album servono più o meno 400 GB di spazio e quindi in alternativa può essere usato il disco interno se ha capienza di 1TB (sempre meglio abbondare) oppure in alternativa un disco esterno da collegare in USB. Questi ormai costano 70 Euro o meno con capienza di 2TB e siamo quindi molto lontani dal costo di un NAS, e magari ne avete già uno utilizzabile di questi hard disk.
Se esiste già un PC usato come media server e player ovviamente il media server DLNA sarà attivato su di esso. Altrmenti potrà essere attivato su qualsiasi altro PC, desktop o notebook della casa. Ovviamente la connessione può essere wi-fi o powerline indifferenemente. Problemi di prestazioni anche con l'HD non ci sono più, con le velocità di rete ormai standard.

Attenzione
: se il PC è un MAC (ideale soprattutto il Mac Mini per questo uso) l'hard disk deve essere formattato exFAT per essere anche scrivibile su Mac, mentre gli hard disk che si comprano arrivano normalmente già formattati in NTFS (lo standard Windows)  e su Mac saranno solo leggibili. Il che è molto scomodo se non usate solo PC Apple: per archiviare e per modifiche bisogna staccarlo e attaccarlò a un PC Windows. L'operazione è semplicissima, l'importante è farla prima di inizare a trasferirci la musica digitale.

Cosa si deve fare (su Mac)
Installazione e configurazione sono molto semplici. Tra i molti media server disponibili è consigliabile quello sviluppato a suo tempo per la playstation PS3 (e che si può usare per qualsiasi altro scopo) perché è semplice nella configurazione ed è ora gestito e aggiornato dalla organizzazione open source sourceforge, quindi garantita rispetto a spyware e simili, oltre che gratuita e disponibile per Mac, Windows e Linux. Il link per scaricarlo alla data di questo post è questo, ma se dovesse cambiare basta cercare "sourceforge ps3mediaserver".

Dopo averlo installato sono necessarie solo alcune semplici operazioni. Una guida semplice e ben fatta per la installazione su Mac è disponibile in rete sul noto blog di Cris, Il blog è chiuso da un po' ma ancora accessibile, se la guida non fosse più raggiungibile si può leggere anche qui. L'unica cosa da cambiare è l'indirizzo per il download.
I passi, con alcuni warning derivati dalla installazione che ho eseguito, sono:
  1. Installare il software (se non compare tra i programmi nelle barra delle applicazioni del Mac andare nella cartella "applicazioni" e attivarlo manualmente)
  2. Inserire le impostazioni di condivisione (vanno bene quelle suggerite)
  3. Cartella da condividere:
    • qui deve essere inserito il percorso della cartella "musica" nella quale abbiamo organizzato la nostra libreria digitale strutturandola come meglio riteniamo (di solito per genere, risoluzione e album)
    • se non è sul disco fisico del Mac ma in un disco esterno USB, come indicato nelle istruzioni, bisogna selezionare il disco fisico del Mac e poi andare alla cartella "volumes", lì si troveranno i volumi esterni come il disco esterno USB e si potrà accedere alle sue cartelle
  4. Attenzione a non cambiare l'etichetta del volume perché si perderanno i riferimenti sia sul PS3 Mediaserver sia sulla libereria J River (se la usate) e occorrerà ripristinarli da capo.
  5. Salvare la configurazione (se avete fatto degli errori e dovete cambiare la configurazione, stoppare e riattivare ps3mediaserver per attivare la nuova configurazione)
  6. Accedere con una app player DLNA (p.es. Foobar2000 app) da smartphone o tablet e verificare che tutto sia a posto, ovvero se potete navigare sulla libreria, selezionare un brano ed ascoltarlo.
Ancora Anna Calvi

Cosa si deve fare (su Windows)
Se scegliete di adottare ps3mediaserver, le stesse operazioni. In alternativa Windows ha già un suo media server DLNA che è sufficiente attivare seguendo le istruzioni del supporto Microsoft o le molte reperibili in rete. Supporta anche i formati audio in alta definizione e quindi fornisce le stesse funzionalità. E' un po' più laboriosa l'installazione e quindi a voi la scelta se scegliere questa soluzione o l'altra illustrata sopra.

Gli svantaggi rispetto a un NAS 
Le soluzioni gratis hanno il vantaggio di non costare nulla ma di solito qualche svantaggio, inevitabilmente. In questo caso:
  • Rispetto ad un NAS 1-slot (ovvero con un disco solo, quelli compatti e più silenziosi dal costo intorno ai 150-200 € al momento) lo svantaggio è che il NAS può rimanere sempre in stand-by e pronto all'uso, grazie alla funzione sleep normalmente disponibile; il PC invece bisognerà accenderlo oppure, se lo si lascia sempre acceso (per il Mac Mini si può), sarà necessario "risvegliarlo" connettendosi. Una piccola scomodità che si supera pagando, non molto ma neanche poco.
  • Rispetto ad un NAS con mirroring o RAID 5 lo svantaggio è più consistente: si perde il backup automatico. Che è una bella comodità perché i dischi (e l'elettronica) non sono eterni e il recupero non è previsto se non pagando molto. Quindi dobbiamo pensarci noi, utilizzando un secondo disco e soprattutto avendo la costanza di farlo sistematicamente. Lo vediamo a parte.
Il backup fai-da-te
Il backup è necessario per preservare:
  1. il lavoro fatto di organizzazione della libreria digitale
  2. la musica liquida scaricata in rete (non sempre è possibile scaricarla di nuovo)
  3. il lavoro di ripping dei nostri CD 
  4. il lavoro di trasferimento in digitale dei nostri LP
  5. i contenuti stessi, se ci liberiamo o vendiamo i CD o addirittura gli LP (eretici)
Per il backup basta un secondo hard disk esterno di capienza adeguata, i costi per i dischi USB sono sempre più bassi e magari lo abbiamo già. Niente zip o altro (tanto lo spazio necessario si riduce di poco) solo copia pura e semplice che può anche andare avanti da sola per ora. Quello che serve è solo la sistematicità, ovvero farlo ad intervalli regolari e frequenti, e sempre per intero, perchè il backup incrementale a mano non è mai sicuro.

In sintesi, la soluzione no-NAS:
  • Va bene per librerie digitali non molto grandi
    (sotto ad 1TB al momento e con le prestazioni di trasferimento attuali) soprattutto non molto movimentate. L'eventuale guasto del disco è recuperabile con un po' di lavoro e soprattutto non è irrecuperabile (nei casi 1-4).
  • Non va bene per librerie digitali più grandi e soprattutto con continui aggiornamenti, qui il costo del NAS si ripaga ampiamente in comodità, tempo risparmiato e sicurezza.
  • Non va assolutamente bene se avete l'intenzione di liberarvi dei CD (sbagliato) o addrittura degli LP (orrore). In questo caso il NAS con backup integrato e automatico (RAID 5) è obbligatorio, e speriamo che sia sufficiente.

(Le immagini sono riferte a musica suonata e da ascoltare, visto che è difficile illustrare un media server software in immagini, vediamo a cosa serve: ad esempio ad ascoltare la nuova numero 1 del rock alternativo: Anna Calvi, songwriter inglese ma di ovvia origine italiana).

venerdì 5 ottobre 2018

La manutenzione del NAS

Il termine "manutenzione" in realtà è applicabile in questo caso solo in senso lato, perché i NAS, come ha scoperto chi li adotta, ha solo due stati: funzionante / non funzionante (e irrversibile). Ma vediamo prima cosa è un NAS, ovvero un Network Audio Storage.

Il NAS
Si tratta come sappiamo di un componente hardware che è diventato uno standard da almeno due decenni nei CED, ma che da almeno 10 anni è arrivato anche nelle case, con lo scopo di memorizzare in un unico punto condiviso le immagini, i video e la musica per una famigia, sia che si tratti di contenuti acquistati (la musica, di solito), sia auto prodotti (le foto, di solito), sia entrambi (i video).

Ed è arrivato in particolare nel mondo della musica dove, grazie al protocollo DLNA, può centralizzare tutta la nostra musica digitalizzata, o musica liquida, in qualità CD o in alta definizione, in PCM o in DSD, e metterla a disposizione a player di qualsisi tipo accessibili in rete, via wi-fi o via powerline.

Non è altro che un computer specializzato (o "appliance") per l'archiviazione dei dati, a disposizione per tutti i computer di una rete locale. Con l'arrivo degli smartphone e del wi-fi la soluzione si è estesa anche a tutte le device mobili.
Si compone quindi di due parti: una CPU che gestisce la condivisione in rete e i procolli di comunicazione specializzati per i vari media, e i dischi di archiviazione, che possono essere i tradizionali dischi magnetici o, meno di frequente, ma in crescita, veloci dischi virtuali a stato solido. La CPU, in più gestisce anche, se prevista, la sicurezza dei dati.

I due tipi fondamentali di NAS
Proprio la gestione della sicurezza dei dati (ovvero il backup e restore automatico) distingue i NAS in due grandi famiglie: i NAS ad 1-slot (ovvero con un solo disco) e quelli a più slot (con sicurezza dei dati più o meno spinta).
  • NAS a uno slot: la gestione del backup è a cura dell'utente esattamente come per i normali dischi USB,, quindi manuale o con software da acquistare a parte
  • NAS a due o più slot: possono essere dotati da due dischi in su in base alla capienza del case, per aumentare la capacità ma soprattutto per consentire un backup automatico effettuato direttamente dall'unità. Che può essere un semplice mirroring nel caso di NAS a due slot (ogni dato viene copiato due volte in due dischi distinti, quindi se sono da 2TB la capacità totale rimane di 2TB) opure con tecnica RAID da 3 in su. 
  • Nei dischi RAID la scrittura avviene in parallelo su più unità per ottenere una velocità di scrittura più elevata (sono utilizzati in parallelo più braccetti di scrittura) ma inserendo anche informazioni per il recupero dei dati che utilizzano tecniche ottimizzate di protezione che sfruttano l'insieme dei dischi. Il risultato è che lo spazio utilizzabile per i dati è maggiore di quello dedicato alla loro protezione e sicurezza. Con tre dischi da 2TB (6TB complessivi) e tecnica RAID 5 si hanno ad esempio a disposizione 4GB di spazio, e 2TB sono utilizzati per la protezione.
  • La tecnica RAID 5 garantisce sempre il recupero se una unità si guasta, se se ne rompono 2 o più assieme il recupero non è garantito se il numero di dischi non è sufficiente, per esempio se sono 3 non basta e ne servirebbero 5 e così via. Si tratta comunque di un evento (due assieme) che per un uso casalingo ha una probabilità molto bassa. 
  • La tecnica di mirror tradizionale ovviamente fornisce lo stesso livello di sicurezza del RAID 5 (se si guastano i due dischi assieme di perdono i dati).
Cosa si può fare quando un disco si guasta
Nel caso di un NAS a 2 o più dischi sono dolenti note solo per il portafoglio perché sarà necessario ricomprare il disco guasto (costo dai 100 € in su per i dischi di tipo RED, adatti ad un uso continuativo, che si usano tipicamente nei NAS) e poi effettuare le operazioni di ripristino con le utility fornite dal produttore del NAS.

Cosa si può fare nel caso di unità singole
Passiamo alle dolenti note più serie. Nel senso che si scopre che:
  1. La riparazione del guasto non è prevista dal fornitore:
    • se è in garanzia è prevista la sostituzione dell'unità senza costi (o al massimo coi soli costi di spedizione) ma ovviamente con perdita completa dei dati contenuti;
    • se non è in garanzia è lo stesso, soltanto che bisogna pagare di nuovo il NAS, ammesso che sia ancora in produzione (di solito quindi lo sfortunato utente ne comprerà uno nuovo di un'altra marca);
    • laboratori anche privati che ci mettono le mani non si trovano, il problema è che anche il file system può essere proprietario.
  2. Il recupero è possibile ma ha un costo, che può essere molto consistente (anche da 600 € in su). Ci sono molti laboratori che offrono questi servizi con varie modalità (per esempio selezionare i file da recuperare) e alcuni grandi nomi del settore (come Seagate) che offrono un servizio specifico con varie opzioni non solo per i propri prodotti, ma anche per la concorrenza. Pare che il recupero dati sia un buon business, a giudicare dal numero di laboratori. I guasti quindi non devono essere pochi e rari.
Se abbiamo quindi fatto un backup manuale o con qualche software specifico sarà necessario in entrambi i casi (garanzia e non) ricopiare tutta la musica andata persa sul disco guasto dal backup. Perdendo probabilmente quella caricata dopo l'ultimo aggiornamento (nel post successivo saranno illustrate le varie strategie di backup).
Se invece sono anni che non facciamo nessun backup l'unica alternativa sarà tra pagare il consistente importo e recuperare i dati (e non è certo il successo) oppure ripartire da zero e riflettere sulla opportunità di passare ad un NAS Raid 5.

Il piano di servizio recupero dati
Un noto produttore, tra i principali (Seagate) propone da alcuni anni un'alternativa interessante: un piano di servizio di recupero da sottoscrivere come abbonamento, e che comprende fino a 2 recuperi nel periodo. Non costa molto (29,99 € per 2 anni) e qindi conviene comunque attivarlo. Si applica anche a prodotti dei competitori (come il recupero in laboratorio su richiesta che comunque Seagate fornisce) ed è ovviamente indirizzato a dischi nuovi e non usati da tempo.

La mia ipotesi era che con questi costi il servizio fosse basato su un backup in cloud, del tipo di iCloud di Apple versione full. Solo che qui il volume dei dati e' 20 o 30 volte superiore. Ma non è così, il loro efficiente servizio di numero verde (disponibile in 7 lingue, la settima è la nostra) mi ha chiarito che si tratta di assicurazione pura, che sfrutta la capacità dei loro laboratori (ed il fatto che evidentemente i dischi non si guastano così spesso e/o il recupero non è così arduo).
Questo servizio consente di includere per i NAS sicuri anche quelli ad uno slot, come il compatto Western Digital nella figura qui accanto. Per un costo di ca. 220 € al momento, quindi comunque minore di un 30% rispetto ad un NAS "autonomo" RAID 5 a 3 slot.

In sintesi
L'archiviazione della musica digitalizzata è un'area da non trascurare per chi vuole estendere le possibilità di ascolto anche all'alta definizione. Le diverse soluzioni e i vari produttori non introducono alcuna differenza nell'ascolto ma non deve essere affatto dimenticata la massima attenzione alla sicurezza, rispetto alla perdita dei dati. Nel prossimo post una soluzione alternativa di NAS fai-da-te e un approfondimento sul salvataggio della nostra preziosa "musica liquida".
Per ulteriore informazione, queste cose le ho apprese quando si è guastato il mio NAS ...

(Nelle immagini 3 NAS ad 1 slot del tipo "pronti all'uso", dall'alto il Personal NAS MyCloud di Western Digital, il modello 119i di Synology e il My Cloud Home sempre di Western Digital)