Il download in qualità CD
Mai decollato ed offerto solo in misura molto parziale e soprattutto per la classica, è praticamente sparito come opzione, essendo completamente sostituito dallo streaming in qualità CD. Ormai anche in Italia è disponibile da tre servizi (Qobuz, Tidal e Deezer) e manca solo per Spotify, già disponibie in USA e in altri paesi. Con il costo di un solo album si può ascoltare un numero indefinito di album per tutto un mese, alla stessa qualità. Per di più, almeno due servizi streaming offrono già anche l'alta definizione: Qobuz con costo mensile maggiorato a 24,99 € e Tidal a costo inviariato, ma con formato compresso MQA e catalogo piuttosto ridotto.
Gli album in qualità CD in download, da acquisire quindi come propri, sono disponibili solo come opzione alternativa al formato HD. Alternativa leggermente più economica e disponibile solo in pochi casi.
Il download in qualità HD
Situazione immutata ormai da diversi anni. Molto diversa tra musica classica e musica moderna (intesa come non classica e non contemporanea "colta"). I portali che offrono una scelta di album di genere pop (rock, jazz, folk, world, ecc.) ampia ma sempre molto inferiore a quella dei servizi in streamiing, sono questi 5 (in rosso quelli non accessibili dall'Italia):
- HDtracks
- AcousticSound
- Qobuz (solo per abbonati)
- HighResAudio
- ProStudioMasters
Come si vede l'accesso al download in HD continua ad essere molto limitato, tenendo conto che anche nel sito tedesco HighResAudio non tutti gli album sono disponibili anche per l'Italia e, per il sito francese Qobuz, il download richiede preventivamente l'abbonamento al servizio streaming.
La disponibilità di titoli (il catalogo)
Mettiamoci nei panni di un appassionato che decide di passare all'ascolto in HD utilizzando il comodo canale download, Avrebbe finalmente la possibilità di scelta tra molti album o siamo ancora agli album "audiofili" o ai classici da riacquistare per l'ennesima volta? Ho fatto un semplice test "casuale" prendendo i primi 10 album recensiti sugli ultimi numeri di Audio Review (401 e 399) per il genere rock (in senso ampio) e jazz e verificando se sono disponibili in HD, utilizzando allo scopo il noto e benemerito portale findhdmusic.com.
NB: Il sito FindHDMusic ha cessato le attività ad aprile 2020
Per il rock dei primi 10 recensiti 4 erano disponibili in download in HD, per due dei musicisti (Anna Calvi e Florence and The Machine) non era disponibile l'album appena uscito ma erano disponibili alcuni album precedenti (del 2011 per la songwriter inglese di origine italiana e del 2015 per Florence). La risoluzione era sempre, tranne in un caso (Musica nuda, produzione italiana) 24 bit ma limitata a 44.1KHz (48KHz nell'altro caso).
Si intuisce da questo semplice test (e dall'esperienza precedente) la strategia delle case discografiche: HD ma con prudenza: non sempre estesa alle ultime uscite e ben lontana dalla qualità master. La limitazione a 44.1KHz è significativa perché come noto a questa frequenza non sono ancora esclusi fenomeni di aliasing che già a 48KHz sarebbero fuori banda.
Per il jazz nonostante i titoli recensiti siano parecchio di nicchia la situazione è migliore: 6 titoli disponibili in download in HD, e per 4 di essi la risoluzione è quella standard, pienamente HD, ovvero 24/96. Per il jazz, dove gli acquirenti potenziali sono più attenti alla qualità e meno legati all'urgenza di comprare le ultime novità, l'alta definizione viene proposta con meno vincoli.
Tranne uno: la nazionalità. Nessuno dei download individuati è disponibile in Italia.
Il campione del test
Ecco il campione casuale derivato dalle scelte della redazione musicale di Audio Review diretta da Federico Guglielmi. In verde i titoli disponibili in HD (non in Italia). In blu i musicisti per i quali sono disponibili altri album precedenti in HD.
La musica classica
Da sempre è il genere per il quale la disponibilità HD è uno standard e da un paio d'anni si è aggiunto anche un servizio streaming (Idagio, provato sul blog due anni fa). Ci sono almeno 4 portali specializzati (elencati nel seguito), più i siti di alcune case indipendenti come la Hyperion Records. Tutti disponibili anche in Italia.
Le etichette principali, collegate alle major, come le Deutsche Grammophon, continuano invece a vendere sui propri portali solo download in qualità CD, anche se alcuni titoli di maggiore presa sono distribuiti anche in HD dai portali generalisti. Esclusi quindi i grandi nomi dei divi della classica, come Yiuja Wang, Lang-Lang o Helene Grimaud, l'appassionato di classica che vuole ascoltare in HD (DSD inncluso) non ha che l'imbarazzo della scelta.
I portali "audiofili"
Esiste poi l'HD specializzato per audiofili, quindi siti con musicisti meno noti ma registrazioni e produzioni accuratissime e soprattutto la pubblicazione sui formati HD ad altissima risoluzione, quindi fino a 32 bit / 352.8KHz in PCM e DSD256 in DSD.
Ci sono diversi siti di questo tipo, anche lo stesso HDtracks è della Chesky Records, etichetta audiofila e, almeno la propria produzione è acquistabile anche da noi, senza veti da parte delle odiose major nemiche dell'HD e tetragone ad ogni innovazione che potrebbe salvarle.
I due siti che da segnalare, in quanto molto impegnati sui nuovi formati ad altissima definizione sono:
Lily Allen |
Mettiamoci nei panni di un appassionato che decide di passare all'ascolto in HD utilizzando il comodo canale download, Avrebbe finalmente la possibilità di scelta tra molti album o siamo ancora agli album "audiofili" o ai classici da riacquistare per l'ennesima volta? Ho fatto un semplice test "casuale" prendendo i primi 10 album recensiti sugli ultimi numeri di Audio Review (401 e 399) per il genere rock (in senso ampio) e jazz e verificando se sono disponibili in HD, utilizzando allo scopo il noto e benemerito portale findhdmusic.com.
NB: Il sito FindHDMusic ha cessato le attività ad aprile 2020
Per il rock dei primi 10 recensiti 4 erano disponibili in download in HD, per due dei musicisti (Anna Calvi e Florence and The Machine) non era disponibile l'album appena uscito ma erano disponibili alcuni album precedenti (del 2011 per la songwriter inglese di origine italiana e del 2015 per Florence). La risoluzione era sempre, tranne in un caso (Musica nuda, produzione italiana) 24 bit ma limitata a 44.1KHz (48KHz nell'altro caso).
Si intuisce da questo semplice test (e dall'esperienza precedente) la strategia delle case discografiche: HD ma con prudenza: non sempre estesa alle ultime uscite e ben lontana dalla qualità master. La limitazione a 44.1KHz è significativa perché come noto a questa frequenza non sono ancora esclusi fenomeni di aliasing che già a 48KHz sarebbero fuori banda.
Per il jazz nonostante i titoli recensiti siano parecchio di nicchia la situazione è migliore: 6 titoli disponibili in download in HD, e per 4 di essi la risoluzione è quella standard, pienamente HD, ovvero 24/96. Per il jazz, dove gli acquirenti potenziali sono più attenti alla qualità e meno legati all'urgenza di comprare le ultime novità, l'alta definizione viene proposta con meno vincoli.
Tranne uno: la nazionalità. Nessuno dei download individuati è disponibile in Italia.
Il campione del test
Ecco il campione casuale derivato dalle scelte della redazione musicale di Audio Review diretta da Federico Guglielmi. In verde i titoli disponibili in HD (non in Italia). In blu i musicisti per i quali sono disponibili altri album precedenti in HD.
- Anna Calvi - Hunter
- Loreena McKennit - Lost Soul
- Madeleine Peyroux - Anthem
- Lily Allen - No Shame
- Neko Case - Hell-On
- Florence and the Machine - Higs As Hope
- N.Waterson & E.Carthy - Anchor
- Musica Nuda - Verso Sud
- Dave Alvin and Jimmie Dale Gilmore - Downey to Lubbock
- Mark Lanegan & Duke Garwood - With Animals
Per il jazz il test è stato esteso per i secondi 5 anche al numero 399.
- Brad Mehldau Trio - Seymour Reads the Constitution!
- Kenny Barron Quintet - Concentric Circles
- Joshua Redman - Still Dreaming
- Charles Lloyd & The Marvels - Vanished gardens
- Eddie Daniels - Heart Of Brazil
- Henry Threadgill - Dirt and more dirt
- Roscoe Mitchell - Ride The Wind
- Joe Lovano & Dave Douglas - Scandal
- Jermy Pelt - Noir et rouge
- Wynton Marsalis Septet - United We Swing
Neko Case |
Da sempre è il genere per il quale la disponibilità HD è uno standard e da un paio d'anni si è aggiunto anche un servizio streaming (Idagio, provato sul blog due anni fa). Ci sono almeno 4 portali specializzati (elencati nel seguito), più i siti di alcune case indipendenti come la Hyperion Records. Tutti disponibili anche in Italia.
- Presto Classical
- eClassical
- Channel Classics Records
- hd-klassik.com
Le etichette principali, collegate alle major, come le Deutsche Grammophon, continuano invece a vendere sui propri portali solo download in qualità CD, anche se alcuni titoli di maggiore presa sono distribuiti anche in HD dai portali generalisti. Esclusi quindi i grandi nomi dei divi della classica, come Yiuja Wang, Lang-Lang o Helene Grimaud, l'appassionato di classica che vuole ascoltare in HD (DSD inncluso) non ha che l'imbarazzo della scelta.
I portali "audiofili"
Esiste poi l'HD specializzato per audiofili, quindi siti con musicisti meno noti ma registrazioni e produzioni accuratissime e soprattutto la pubblicazione sui formati HD ad altissima risoluzione, quindi fino a 32 bit / 352.8KHz in PCM e DSD256 in DSD.
Ci sono diversi siti di questo tipo, anche lo stesso HDtracks è della Chesky Records, etichetta audiofila e, almeno la propria produzione è acquistabile anche da noi, senza veti da parte delle odiose major nemiche dell'HD e tetragone ad ogni innovazione che potrebbe salvarle.
I due siti che da segnalare, in quanto molto impegnati sui nuovi formati ad altissima definizione sono:
- Blue Coast Music: musica moderna e classica
- 2L The Nordic Sound: classica e contemporanea (e qualcosa di jazz) (al momento non disponibile in e-commerce, vedi dopo)
Le loro produzioni sono in vari formati fino al DSD256 e al 32/352.8, almeno al momento non ci sono album alla risoluzione massima possibile con i decoder attuali ovvero DSD512 o 32/768.
Entrambe le etichette oltre a rendere disponibile la musica prodotta in formato digitale in altissima definizione, curano anche al massimo la registrazione, ripresa diretta, nessuna compressione dinamica, e così via, e quindi già in formato standard CD si può apprezzare una grande naturalezza nella musica riprodotta.
2L The Nordic Sound
I musicisti per la 2L (che è norvegese) sono soprattutto interpreti di musica classica e contemporanea dei paesi scandinavi, tutti professionisti e sicuramente di livello elevato, ma non i divi della classica e neanche i nomi che si possono ascoltare in concerto da noi. Anche le scelte, in sintonia con la vivace scena musicale nordica (meno conservatrice della nostra, mi riferisco al pubblico) sono spesso di autori diversi dai soliti dell'800 e primo 900.
La produzione dell'etichetta era disponibile online sul sito di e-commerce Klicktrack, sia in formato fisico sia online in vari formati, ma questo sito è attualmente in fase di chiusura e quindi non è possibile acquistare gli album della 2L. Ritengo che sia una situazione momentanea, considerando che l'etichetta pubblica di continuo nuovi album, e aggiornerò la pagina in seguito, inclusi i prezzi, che comunque erano allineati ai siti generalisti e un poco superiori per la risoluzione oltre il DSD64 e il 24/192.
Jenna Mammina (Blue Coast Records) |
Blue Coast Music
Blue Coast Records (Blue Coast Music è lo store) invece è made in USA e i musicisti sono tutti americani, totalmente sconosciuti da noi, come la interprete di soft jazz e folk Jenna Mammina della foto sopra. Cercando notizie di loro si vede che sono in genere impegnati professionalmente in concerti e spesso con all'attivo album, mentre per la classica l'etichetta registra esecuzioni di orchestre stabili di varie città USA. La musica moderna è soprattutto soft jazz e country folk, più gruppi jazz, spesso con guppi acustici di pochi strumenti, quindi sicuramente gradevole per chi ama il genere. La loro produzione è acquistabile anche in Italia. I prezzi non sono economici, per l'HD normale è 30$, per il DSD (anche DSD64) e l'HD 24/192 è 40$.
Qualità del contenuto o della registrazione?
Come per le etichette audiofile il primo dubbio è sempre tra il piacere di ascoltare musica registrata in modo eccellente e riprodotta al massimo delle possibilità offerte dalla tecnologia attuale oppure privilegiare il valore artistico del contenuto. Personalmente la priorità va al secondo aspetto, anche se la curiosità di verificare è sempre presente e qualche album delle etichette audiofile nella nostra libreria musicale ci può stare bene.
Il secondo dubbio è invece legato all'effettiva esigenza di spingere la risoluzione in HD oltre il DSD64 o il PCM 24/96 (oltre all'alternativa PCM-DSD). Un dubbio che ognuno può risolvere da solo verificando banalmente se riesce a sentire la differenza con il suo impianto e con la sua capacità di ascolto. Blue Coast Music fornisce a questo scopo gratuitamente lo stesso brano in 4 formati a partire dalla qualità CD per fare il confronto. Che però deve essere obiettivo, e su questo tornerò nel prossimo post. (Vedi Appendice per la prova di ascolto)
Il secondo dubbio è invece legato all'effettiva esigenza di spingere la risoluzione in HD oltre il DSD64 o il PCM 24/96 (oltre all'alternativa PCM-DSD). Un dubbio che ognuno può risolvere da solo verificando banalmente se riesce a sentire la differenza con il suo impianto e con la sua capacità di ascolto. Blue Coast Music fornisce a questo scopo gratuitamente lo stesso brano in 4 formati a partire dalla qualità CD per fare il confronto. Che però deve essere obiettivo, e su questo tornerò nel prossimo post. (Vedi Appendice per la prova di ascolto)
I siti non ufficiali
La politica assurda delle case discografiche e il conseguente ostracismo a vendere la loro produzione nel nostro Paese (eppure, almeno per ora, paghiamo sempre in Euro) induce nella tentazione di verificare cosa offrono i siti non ufficiali, tipicamente russi a quanto si dice, ma ora su domini di nazioni molto disponibili, tipo piccole isole della Polinesia, Montenegro o così via.
La politica assurda delle case discografiche e il conseguente ostracismo a vendere la loro produzione nel nostro Paese (eppure, almeno per ora, paghiamo sempre in Euro) induce nella tentazione di verificare cosa offrono i siti non ufficiali, tipicamente russi a quanto si dice, ma ora su domini di nazioni molto disponibili, tipo piccole isole della Polinesia, Montenegro o così via.
Facendo un giro (ovviamente non posso inserire i link) si scopre che hanno una buona disponibilità di catalogo, proveniente in parte dai siti generalisti sopra elencati, in parte da ripping di SACD effettuati grazie alla mitica Playstation 3. Ripping effettuati forse da chi gestisce il sito, ma più probabilmente da appassionati caricatori, difatti in alcuni siti si possono scaricare software ed istruzioni per fare questa operazione.
Visitando questi siti non si può non notare che sono di gran lunga più ricchi di informazioni e gradevoli da visitare di quelli generalisti elencati prima. Immagini delle copertine in formato grande, elenco delle tracce degli album, spesso la formazione, e sempre una presentazione esauriente dell'album in inglese, ripresa di solito da Allmusic ma spesso anche dal booklet. Contraddizioni ulteriori del mercato discografico. Invitano maggiormente all'acquisto di quelli approvati dalle case discografiche.
La disponibilità è soprattutto sui titoli già da tempo presenti, che comprendono quindi i classici del rock e del pop, ma pare essere in aggiornamento continuo. Il sistema (ed il profitto indiretto per loro) è sempre quello dei "cyberlocker".
La IFPI, la organizzazione mondiale delle case discografiche, ovviamente contrasta questi siti che quindi ogni tanto spariscono, ma non è la loro priorità, è un settore di nicchia anche nella pirateria evidentemente. La priorità per loro (vedi il sito IFPI) sono i servizi online di streaming illegali e il trafugamento delle registrazioni per metterle online prima o in parallelo all'uscita ufficiale.
Visitando questi siti non si può non notare che sono di gran lunga più ricchi di informazioni e gradevoli da visitare di quelli generalisti elencati prima. Immagini delle copertine in formato grande, elenco delle tracce degli album, spesso la formazione, e sempre una presentazione esauriente dell'album in inglese, ripresa di solito da Allmusic ma spesso anche dal booklet. Contraddizioni ulteriori del mercato discografico. Invitano maggiormente all'acquisto di quelli approvati dalle case discografiche.
La disponibilità è soprattutto sui titoli già da tempo presenti, che comprendono quindi i classici del rock e del pop, ma pare essere in aggiornamento continuo. Il sistema (ed il profitto indiretto per loro) è sempre quello dei "cyberlocker".
La IFPI, la organizzazione mondiale delle case discografiche, ovviamente contrasta questi siti che quindi ogni tanto spariscono, ma non è la loro priorità, è un settore di nicchia anche nella pirateria evidentemente. La priorità per loro (vedi il sito IFPI) sono i servizi online di streaming illegali e il trafugamento delle registrazioni per metterle online prima o in parallelo all'uscita ufficiale.
In sintesi
L'alta definizione continua ad essere agli ultimi posti tra le priorità delle case discografiche, ed il nostro Paese continua ad essere nella loro black list. Per loro sembra essere molto più promettente in termini economici il ritorno del vinile, anche grazie alla immagine che trasmette averne uno (vedi i giradischi sempre più spesso in azione in serial TV, film e pubblicità).
Appendice (18/11/2018)
La prova a confronto tra DSD e qualità CD
Per valutare obiettivamente se con il nostro impianto (e con la nostra capacità di ascolto) vale la pena di affrontare il costo superiore e la limitazione di catalogio del formato DSD sarebbe necessaria una prova in doppio cieco effettuata con le regole descritte nel post "L'ascolto professionale".
Non avevo la possibilità di farlo, ma se qualche visitatore volesse cimentarsi la sua testimonianza sarà condivisa con grande interesse.
Ho potuto fare solo un confronto semplificato, che descrivo qui, partendo da un brano messo a disposizione gratutamente in più formati da Blue Coast Music, si tratta di uno standard interpretato dalla cantante jazz-folk Jenna Mammina della foto precedente inclusa in un album del contrabassista Derek Jones (nella foto). Tutto acustico e in toni molto soft, accompagnamento solo di pianforte e contrabbasso non è particolarmente adatto a individuare le differenze (stranamente, dovrebbero avere l'obiettivo opposto).
I due formati scelti per il confronto, per facilitare il compito, erano la versione in qualità CD 16/44.1 e quella a risoluzione massima, DSD256. Un'alternativa se qualcuno volesse ritentare il confronto, sarebbe partire da un brano conosciuto e più adatto in DSD (o più di uno) e convertirlo in qualità CD per il test. Il DAC era lo stesso e quindi il nuovo Pro-Ject DAC Box S2+ provato in quest'altro post, che gestisce anche il DSD senza trascodifica, ed era ovviamente in sequenza alternata.
Daò primo confronto di 30" per i due formati è emersa subito una consistente differenza di volume (pare sia una caratteristica del DSD rispetto al PCM) che rendeva ovviamente il confronto poco significativo. Con il fonomometro (app) ho provveduto ad allineare il più possibile i due ascolti, essendo però successivi e sulla stessa catena era necessario agire sul volume ogni volta. Una operatività che riduce la possibilità di individuare le differenze. Che erano in effetti difficilmente avvertibili per i primi 2' circa del brano. A questo punto, con successivi ascolti, ho individuato un passaggio in cui la voce della cantante, in crescendo, si sovrapponeva ad alcuni accordi di pianoforte meno puramente di accompagnamento dei precedenti. Qui effettivamente gli ascolti ripetuti in secessione mostravano una versione in qualità CD che appariva "semplificata" rispetto alla resa in DSD. Non c'erano anomalie o peggioramenti, in qualità CD, ma si avvertiva nella versione in DSD una complessità maggiore nel (pur semplice) discorso musicale.
Sfumature avvertibili dopo più di un ascolto ma, come sappiamo dall'esperienza, sono proprio le differenze ciò che acquisiamo nel tempo con i ripetuti ascolti di una nuova tecnologia e che poi fanno la differenza se riascoltiamo con la precedente.
In sintesi, almeno sul mio impianto (e da me) la differenza è avvertibile, e probabilmente sarebbe stato più facile individuarla con un brano più complesso (in questo senso il test è significativo, partendo da un confronto dove la differenza è minore, e non viceversa come di solito si fa).
Il brano di test è scaricabile gratuitamente, oppure si possono creare ad hoc, come premesso, e quindi qualsiasi visitatore interessato può fare il suo personale test, ed eventualmente condividerlo nei commenti.
Appendice (18/11/2018)
La prova a confronto tra DSD e qualità CD
Per valutare obiettivamente se con il nostro impianto (e con la nostra capacità di ascolto) vale la pena di affrontare il costo superiore e la limitazione di catalogio del formato DSD sarebbe necessaria una prova in doppio cieco effettuata con le regole descritte nel post "L'ascolto professionale".
Non avevo la possibilità di farlo, ma se qualche visitatore volesse cimentarsi la sua testimonianza sarà condivisa con grande interesse.
Ho potuto fare solo un confronto semplificato, che descrivo qui, partendo da un brano messo a disposizione gratutamente in più formati da Blue Coast Music, si tratta di uno standard interpretato dalla cantante jazz-folk Jenna Mammina della foto precedente inclusa in un album del contrabassista Derek Jones (nella foto). Tutto acustico e in toni molto soft, accompagnamento solo di pianforte e contrabbasso non è particolarmente adatto a individuare le differenze (stranamente, dovrebbero avere l'obiettivo opposto).
I due formati scelti per il confronto, per facilitare il compito, erano la versione in qualità CD 16/44.1 e quella a risoluzione massima, DSD256. Un'alternativa se qualcuno volesse ritentare il confronto, sarebbe partire da un brano conosciuto e più adatto in DSD (o più di uno) e convertirlo in qualità CD per il test. Il DAC era lo stesso e quindi il nuovo Pro-Ject DAC Box S2+ provato in quest'altro post, che gestisce anche il DSD senza trascodifica, ed era ovviamente in sequenza alternata.
Daò primo confronto di 30" per i due formati è emersa subito una consistente differenza di volume (pare sia una caratteristica del DSD rispetto al PCM) che rendeva ovviamente il confronto poco significativo. Con il fonomometro (app) ho provveduto ad allineare il più possibile i due ascolti, essendo però successivi e sulla stessa catena era necessario agire sul volume ogni volta. Una operatività che riduce la possibilità di individuare le differenze. Che erano in effetti difficilmente avvertibili per i primi 2' circa del brano. A questo punto, con successivi ascolti, ho individuato un passaggio in cui la voce della cantante, in crescendo, si sovrapponeva ad alcuni accordi di pianoforte meno puramente di accompagnamento dei precedenti. Qui effettivamente gli ascolti ripetuti in secessione mostravano una versione in qualità CD che appariva "semplificata" rispetto alla resa in DSD. Non c'erano anomalie o peggioramenti, in qualità CD, ma si avvertiva nella versione in DSD una complessità maggiore nel (pur semplice) discorso musicale.
Sfumature avvertibili dopo più di un ascolto ma, come sappiamo dall'esperienza, sono proprio le differenze ciò che acquisiamo nel tempo con i ripetuti ascolti di una nuova tecnologia e che poi fanno la differenza se riascoltiamo con la precedente.
In sintesi, almeno sul mio impianto (e da me) la differenza è avvertibile, e probabilmente sarebbe stato più facile individuarla con un brano più complesso (in questo senso il test è significativo, partendo da un confronto dove la differenza è minore, e non viceversa come di solito si fa).
Il brano di test è scaricabile gratuitamente, oppure si possono creare ad hoc, come premesso, e quindi qualsiasi visitatore interessato può fare il suo personale test, ed eventualmente condividerlo nei commenti.