mercoledì 23 febbraio 2011

Ottimizzazione di Foobar2000

Il precedente post dedicato a Foobar2000 era una mini guida pratica di questo media player, il più versatile e probabilmente anche il migliore per ambiente Windows. Ottimo prodotto, freeware, ma anche un poco complesso da utilizzare.
Restavano da fornire alcune indicazioni sulla ottimizzazione dell'audio, che avevo temporaneamente omesso in attesa che si stabilizzasse il prodotto rispetto alla nuova versione, ormai standard, del sistema operativo Microsoft, Windows Seven.

Parliamo quindi di Foobar2000 nella versione attuale (inizio 2011) ovvero la 1.1.2, e della configurazione ottimale per interfacciare un DAC esterno, in questo caso il Musiland Monitor 01 US, un componente che utilizza un suo proprio driver. Con altri decoder esterni la configurazione potrebbe essere in parte diversa, ma per tutti esiste la esigenza di bypassare il mixer di Windows, ovvero la interfaccia standard che gestisce l'audio. Questo al fine di presentare il flusso binario al decoder senza alterazioni, ovvero bit per bit (exact bit playback). E di dedicare in modo esclusivo il decoder audio al player.

Nelle precedenti versioni di Windows (prima di Vista / 7) per raggiungere questo risultato era necessario operare in modalità "kernel streaming" (sorvolo sui dettagli, che si possono trovare facilmente in rete, anche per esempio qui sul sito Microsoft). Con Windows 7 è stata invece introdotta (o reintrodotta) una interfaccia (API) che consente di bypassare questo famoso mixer, e su questa base è stata sviluppata in Foobar2000 (e consimili oggetti) la interfaccia WASAPI.

Che quindi deve essere selezionata preferenzialmente per ottenere le prestazioni migliori. In rete sono presenti istruzioni e risposte ai forum di svariate età, e quindi la confusione è in agguato.
Con la versione in distribuzione da foobar.org le cose sono invece piuttosto semplici. Nel kit standard il componente WASAPI è infatti incluso (se non c'è nella versione installata occorre installare il component WASAPI.fb2k-component), e quindi è sufficiente avere l'accortezza di selezionarlo, da File > Preferences > Output, come mostrato nella figura seguente.


Occorre fare attenzione anche al bitrate (output format, il secondo menu a tendina in questa maschera) che potrebbe essere configurato di default a 16 bit (anche se si usa materiale a 24 bit) e che deve essere quindi allineato al software che si vuole ascoltare. A questo punto il decoder è in uso esclusivo al player di Foobar2000, il mixer è bypassato e il livello di interferenze è il minimo possibile. Per sincerarsi che tutto sia andato a buon fine basta attivare una qualsiasi applicazione che suona, ad esempio un video YouTube. Se è tutto a posto l'audio dovrebbe rimanere muto e si dovrebbe continuare ad ascoltare solo l'output di Foobar.

Quindi niente componenti da installare nella nuova versione, a differenza di quanto riportato in diverse guide (anche quella sul numero 318 di Audio Review).

Cosa succede se non si fanno queste (peraltro semplici) operazioni? Nulla di drammatico, la musica la si ascolta lo stesso. Soltanto che, a bassi volumi, come nel pianissimo di una orchestra (sto ascoltando per esempio il Pelleas et Melisande di Sibelius) si possono sentire lievi disturbi di sottofondo. Con la interfaccia Wasapi va invece tutto a posto e si apprezza in pieno la dinamica che ci aspettiamo. Con la musica rock o altra musica a minore dinamica le differenze sono molto meno avvertibili. Per l'audio di qualità conviene però puntare sempre alle migliori condizioni possibili.


martedì 1 febbraio 2011

Music Unlimited

Annunciato da tempo come una risposta della multinazionale Sony a iTunes, la sezione musicale del portale Qriocity (che si legge in inglese curiosity) è disponibile da quest'anno anche in Europa e persino in Italia. Gli hanno dato il nome Music Unlimited ed ha, a quanto pare, l'obiettivo di costituire una cornice di contenuti che metta al centro del sistema la popolare e diffusa Playstation, che sarebbe la sua chiave d'accesso, così come l'iPad lo è stato per iTunes (e viceversa).

Per tutti gli altri, e in particolare per gli appassionati di musica dotati di un PC collegato in rete (non importa se Windows o Mac) è però una risorsa molto interessante ed una valida alternativa a iTunes e anche al P2P (ops).

Basta col download 
Prima di passare alla sintetica recensione di questo nuovo servizio occorre però fare una premessa: è un servizio che interessa solo chi non è ossessionato dalla necessità di possedere la musica. Dai tempi di Napster e, ancor prima, delle musicassette Philips l'obiettivo dell'appassionato medio è stato costantemente quello di riempire la casa (o i dischi dei computer) di quanta più musica possibile, per averla a disposizione e per ascoltarla in un tempo successivo, che a volte non arrivava mai. Fino alla musica liquida c'era anche la preoccupazione di metterla da parte fino a che era disponibile in rete (dischi fuori catalogo, introvabili ecc.).

Se invece si ribalta l'approccio e si considera la musica come qualcosa da ascoltare nel momento in cui ci va di ascoltarla, o quando abbiamo tempo di farlo, e si accetta che non sia nostra, nella discoteca di casa o sul nostro computer, ma condivisa,  e si accetta il semplice vincolo di andare a riprenderla dalla discoteca condivisa quando ci va di riascoltarla, possiamo esaminare i vantaggi di un servizio come Music Unlimited. Che è simile ad altri servizi concorrenti di iTunes, che però sono disponibili solo negli USA.

Music Unlimited: i prerequisiti
Perché il servizio sia realmente interessante sono indispensabili: 1) la ampiezza del catalogo  2) una qualità audio accettabile.
Il catalogo: con MU la Sony BMG ha fatto le cose per bene ed è disponibile non solo la produzione di questa major, ma anche quella di tutte le altre 3 e di parecchie indipendenti. Si trovano quindi anche album particolari e scarsamente conosciuti. Ho fatto un test in tal senso molto positivo che si può leggere dopo.
La qualità audio: l'audio è ovviamente compresso. Il sistema di codifica non è dichiarato così come il tasso di compressione. All'ascolto è più che soddisfacente, meglio di quanto fornito ad esempio da Deutsche Grammophone. Dovrebbe essere equivalente a un MP3 128kbps.

Music Unlimited in pratica
Come ho premesso si tratta di un servizio solo in streaming, niente download. Si accede da una sezione specializzata all'interno del portale Qriocity, che fornisce anche altri servizi, es. video on demand.
Gli utenti non registrati possono navigare sul catalogo e accedere ai canali, ma l'ascolto è limitato a 30" per brano.
La registrazione è a pagamento, serve la solita carta di credito o prepagata, e il costo è attualmente di 3,99 € / mese per il solo ascolto dei canali standard, e di 9,99 € / mese per l'ascolto degli album e dei singoli, oltre che dei canali premium.

Per chi si registra la prima volta, l'abbonamento completo è gratuito per un mese. Bisogna fare tutta la procedura e fornire la carta di credito, ma poi viene addebitato zero. Il servizio prevede il rinnovo automatico, ma è correttamente evidenziato nel successivo accesso che può essere disabilitato, cosa che si può fare con un clic. Immagino che la aspettativa sia che chi inizia con questo servizio non ne possa poi più fare a meno e decida poi di continuare. Aspettativa non del tutto infondata. Niente pubblicità e tutto in italiano.
Nella figura seguente come si presenta il portale.


Ho parlato di canali senza chiarire prima di cosa si tratta. Sono come stazioni radio a tema. Quelli premium contengono le top-100 (aggiornate giornalmente o quasi) divise per genere (reggae, hip-hop, ecc.). Gli altri non premium sono suddivisi sempre per genere o per decennio, e la scelta dei brani è casuale, con una scaletta, come nelle radio. Però senza presentatori, programmi, interruzioni o pubblicità, solo musica.
Qui sotto ad esempio la top-100 reggae, i canali "decennali" e il canale anni '80 selezionato.



Un tipo di fruizione che probabilmente può piacere, ma noi appassionati della radio preferiamo ascoltare in questo caso le vere radio con contenuti musicali di qualità che ancora resistono.

Music On-Demand
La parte più interessante del servizio è la musica ricercabile ed ascoltabile on-demand. Con un sistema di ricerca semplicissimo (testuale) si inserisce liberamente il nome dell'autore o dell'album o della canzone e il portale mostra quello che ha. E di solito ha. Anche per album certo non comuni come il gruppo mongolo-cinese Hanggai, del quale sono ascoltabili entrambi gli album pubblcati. Su Amazon, che ha un catalogo come noto vastissimo, per confronto se ne trova solo uno.
Nella figura che segue come si presenta un album che abbiamo selezionato, in questo caso l'ultimo dei White Lies.



Playlist e preferiti
Li chiamano rispettivamente elenco di riproduzione e raccolta personale. Quest'ultima è una specie di succedaneo del download. Chi non può proprio fare a meno di appropriarsi in qualche modo della musica, può mettere da parte virtualmente l'album o il brano che al momento non può ascoltare, invece di ricercarle di nuovo quando avrà tempo. In pratica salva i link che ha trovato. La playlist invece sappiamo a cosa serve e si può organizzare anche qui come su iTunes.
A parte queste due e le funzioni di navigazioni e ricerca c'è ben poco altro. Solo un pulsante "mi piace " / "non mi piace" dall'utilità non chiara. Forse per statistiche. Niente cronologia, solo la memorizzazione dell'ultimo album ascoltato nella sessione precedente. Che può essere una alla volta. Se accediamo da un altro computer la sessione ancora aperta viene chiusa. Per il resto installazione molto veloce, funzionamento senza incertezze ed interruzioni, almeno nei test fatti (a differenza di quanto avviene spesso con YouTube, che, va bene, è gratis), se una canzone è momentaneamente non disponibile viene visualizzato un messaggio.



I test: il catalogo
Vediamo quindi se il catalogo è effettivamente vasto come dichiarato. Ho fatto all'inizio qualche test a caso, cercando musicisti meno noti, ma "da catalogo", come Pentangle, J.J.Cale o Brian Setzer, e c'erano (tutta o gran parte della loro produzione).
Poi sono passato ad un test più difficile. Ho preso l'ultimo numero della rivista Audio Review, sono andato alla sezione musicale pop/rock e ho verificato se c'erano i dischi recensiti, tutte novità, ma quasi sempre di musicisti poco noti, di "avanguardia", secondo la linea editoriale della parte musicale curata da Federico Guglielmi. E c'era quasi tutto. Ecco la lista.

Ci sono:
Adele - 21
Wanda Jackson - The Party Ain't Over
Heidi Spencer & The Rare Birds 
Lia Ices - Grown Unknown
Cristina Donà - Torno a casa a piedi
Verdena - Wow
Paolo Conte - Nelson
Daniel Martin Moore - In The Cool Of The Day
Iron & Wine - Kiss Each Other Clean
John Vanderslice - White Wilderness

Non ci sono (almeno al momento)
Marianne Faithfull - Horses And High Heels (ma c'è la discografia precedente)
Sharon Van Etten - Epic (ma c'è il lavoro precedente)
Anna Calvi - Electric Diva
Secret Sisters
Kinzli & The Kilowatts - Down Up Down
24 Grana - La stessa barca
Elliott Murphy - Elliott Murphy

Da questo test, forzatamente parziale, si può dedurre che è disponibile anche molta musica meno consueta, appunto la cosiddetta "avanguardia" di etichette minori. Non ci sono a volte le ultime uscite di case discografiche probabilmente legate ad altre major. Quello che non c'è è solitamente reperibile su Amazon (nell'elenco sopra solo i 24 Grana non ci sono neanche su Amazon, oltre ad Hanggai citato prima). Ma penso che ci sia sufficiente materiale interessante per soddisfare anche gli appassionati più curiosi. Ho provato anche a cercare gli stessi album particolari su iTunes, dove sono presenti tutti, tranne, anche qui, l'ultima uscita degli italiani 24 Grana.
Il test l'ho fatto sul pop/rock versante avanguardia o alternative, ma la situazione non cambia per il jazz (dove però le etichette minori sono ancor di più). Per la classica invece il catalogo sembra meno completo. In altre parole per quanto riguarda compositori e opere si trova in genere quello che si cerca. Se si cercano specifiche interpretazioni il discorso cambia. Ma si tratta di un catalogo sterminato.

La qualità audio
Non sono riuscito a trovare da nessuna parte (e non è dichiarato) lo standard di compressione, che trattandosi di Sony potrebbe essere una evoluzione dell'Atrac, nè il tasso di compressione applicato. Se qualcuno lo trova ce lo faccia sapere.
Ho fatto quindi delle prove di ascolto, prima su musica acustica e poi su musica classica. Ho usato all'inizio la scheda audio del mio notebook (un Sony Vaio del 2010) con il codec settato a 24/96. Poi ho provato con un DAC esterno, in particolare con un Musiland Monitor 01 US (vedi recensione in un precedente post) collegato ad una cuffia dinamica Sennheiser. Trattandosi di audio compresso in streaming non mi aspettavo un miglioramento, che invece c'è stato, non evidente e immediato, ma facilmente percepibile nella generale pulizia e possibilità di distinguere i piani sonori e i singoli strumenti, oltre che nella timbrica degli strumenti stessi. Le prove a confronto sono state fatte su alcuni brani di classica (i Brandeburghesi di Bach con la direzione di Jordi Savall). Anche sulla acustica (in questo momento sto ascoltando molto piacevolmente Amos Lee) l'ascolto è molto valido.

In sintesi
Ascoltare al costo di un CD per un mese intero quanta musica si vuole, anche non commerciale, poter verificare le recensioni o i consigli, e scegliere a ragion veduta di acquistare in alta qualità, o almeno in qualità CD, solo quello che veramente vale o che comunque ha una buona probabilità di essere ascoltato più di una volta, mi sembra un buon vantaggio.
Ottima idea quindi quella di Sony di mettere finalmente a disposizione anche di noi europei (e addirittura di noi italiani) questo servizio. Che in USA ha diversi concorrenti, non so se superiori o meno (leggo in rete pareri contrastanti), ma da noi no.