Della tecnica stereofonica ha beneficiato sin da subito la musica acustica, quindi la classica e il jazz. Nella classica la registrazione poteva essere dal vivo, in concerto, oppure da esecuzioni senza pubblico, per il disco, ma sempre con tutta l'orchestra o il gruppo di musica da camera al completo. Nel jazz si usava a volte registrare alcuni strumenti del quartetto o del quintetto su piste diverse del registratore di studio e poi mixarli, ma nella realizzazione del master si puntava sempre a ricostruire l'immagine di un gruppo che suonava dal vivo, nel classico jazz club.
In entrambi i casi nel disco pubblicato gli strumenti erano disposti come erano in registrazione o come avrebbero dovuto essere (vedi il post sulla posizione degli strumenti). Con un buon impianto già nei primi anni '60 si poteva ottenere in casa una buona ricostruzione spaziale del gruppo che suona. Alcuni degli album di quel periodo sono considerati ancora dei riferimenti per realismo e qualità del suono, ad esempio Someday My Prince Will Come o Kind Of Blue di Miles Davis
Lo stereo e gli effetti
Diversa la situazione nella musica pop, beat e rock. Musica non acustica, con la maggioranza degli strumenti elettrificati, e suonata così anche dal vivo, quando l'esecuzione dal vivo c'era. Perché molti successi del 1959 venivano proposti per radio e TV, al concerto si arrivava solo per gli interpreti affermati. Mancava un riferimento per la ricostruzione spaziale dell'evento musicale (unico plus della stereofonia) e mancavano anche gli impianti per riprodurre in stereo. Musica di massa, grandi numeri, quindi pensata e registrata per essere suonata su giradischi e compatti economici, su fonovaligie e sulle radioline a transistor che stavano arrivando dal Giappone.
Così per buona prima metà dei '60 tutti gli LP di musica popolare continuavano ad essere pubblicati in mono e solo in pochi casi in stereo-mono, ovvero ascoltabili senza problemi anche su giradischi solo mono. I master quindi erano due, per lo stereo e per il mono, mentre le registrazioni, sempre o quasi multitraccia, erano le stesse. Spesso su 3 soli canali.
Il master mono non era una novità, era il prodotto standard da anni, occorreva solo bilanciare bene il suono e il volume dei vari strumenti e si poteva ottenere un ottimo risultato.
Per il master stereo invece l'ingegnere del suono aveva più alternative. Poteva puntare ad una registrazione che simulava una ipotetica esecuzione dal vivo, esempio cantante e chitarra solista al centro, basso e batteria sulla destra, chitarra ritmica a sinistra. Ma con la limitata separazione stereo dei giradischi più economici la differenza con la versione mono poteva diventare difficilmente percepibile.
E allora poteva puntare ad evidenziare lo stereo, separando in modo più netto gli strumenti. Come ad esempio negli LP dei primi anni '60 dei Beatles o degli Stones, dove si poteva così ascoltare John Lennon cantare sulla destra, e la base strumentale sulla sinistra, inclusa la chitarra ritmica suonata da lui (Girl dalla versione stereo su LP in Rubber Soul, 1965). Oppure Satisfaction con Mick Jagger accompagnato dalla chitarra acustica di Keith Richards sulla destra, e gli altri strumenti inclusa la chitarra solista di Brian Jones sulla sinistra.
Non molto realistico, mai avrebbero suonato così in concerto, seppur teoricamente possibile, ma in compenso si capiva subito che si stava ascoltando in stereo.
Andava ancora peggio quando l'interprete era uno solo, come nella musica folk, ad esempio Bob Dylan che suonava la chitarra, cantava o suonava alternativamente l'armonica a bocca, recuperando lo stile dei veri musicisti di strada. Per una migliore ripresa venivano usati due microfoni, uno per la voce e l'armonica e l'altro per la chitarra acustica, ma i pezzi con l'armonica erano ovviamente separabili senza problemi da quelli con la voce. E quindi ecco che all'ingegnere del suono poteva venire in mente di posizionare la voce al centro, la chitarra sulla destra e l'armonica sulla sinistra. Realismo addio a meno di immaginare Dylan moltiplicato per tre. E così è per le edizioni in stereo dei suoi primi album acustici.
Ascoltare in mono
Fatte queste premesse passiamo allora ad una prova d'ascolto a confronto fra la versione stereo e quella mono, prendendo i due album citati, Rubber Soul e The Freewheelin' Bob Dylan.
Rubber Soul
Proviamo ad ascoltare una sequenza centrale del fondamentale album del 1965, da The Word a Girl, passando per Michelle e What Goes On.
L'ascolto in stereo è piuttosto spiazzante:
- In The Word la voce solistra di John e i cori di George e Paul sono sulla destra, a sinistra tutto l'accompagnamento (batteria, maracas, chitarra solista) inclusa la chitarra ritmica suonata da John! A destra compare invece alla fine il breve assolo di armonium suonato da George Martin.
- In Michelle la voce solista di Paul è a destra, e a destra sono anche gli strumenti, tranne la chitarra acustica (di George, penso) al centro, a sinistra i cori di John e George
- In What Goes On si cambia ancora: la voce solista è di Ringo che questa volta, con un minimo di coerenza, si trova a sinistra assieme alla sua batteria, le voci del coro sono al centro e la chitarra elettrica di George è sulla destra
- In Girl la voce solista di John e i cori di George e Paul con annessi sospiri sono a destra, tutti gli strumenti a sinistra, tranne un breve inciso della chitarra acustica solista di George (credo) a destra.
Se fosse un concerto avremmo visto i 4 spostarsi incessantemente sul palco. Ascoltando invece la versione in mono ma con un impianto stereo (ovvero con due casse a custiche) tutto torna più coerente: tutte le voci e gli strumenti sono irradiate centralmente ma ovviamente si "allargano" nella stanza (anche con una cassa sola sarebbe così, se ha una buona diffusione fuori asse, ovvero un buon tweeter e un buon midrange).
La localizzazione si perde ma non sembra che tutte le sorgenti sonore siano compresse in un punto, anche perché le riflessioni nella stanza agiscono in modo diverso. L'effetto è alla fine molto simile a come si sente in concerto musica di questo tipo: non si individua la posizione degli strumenti, perché sono amplificati e riprodotti tutti assieme dalle grandi casse sul palco. Si ascolta una sorta di "wall of sound" come piaceva a Phil Spector.
La localizzazione si perde ma non sembra che tutte le sorgenti sonore siano compresse in un punto, anche perché le riflessioni nella stanza agiscono in modo diverso. L'effetto è alla fine molto simile a come si sente in concerto musica di questo tipo: non si individua la posizione degli strumenti, perché sono amplificati e riprodotti tutti assieme dalle grandi casse sul palco. Si ascolta una sorta di "wall of sound" come piaceva a Phil Spector.
Da aggiungere che, sarà per il minor numero di passaggi di missaggio o per la posizione più naturale, nella versione mono (sempre in qualtà CD come quella in stereo) le voci di John e Paul sono più realistiche e presenti, e anche il suono degli strumenti è piu gradevole.
The Freewheelin' Bob Dylan
Qui le canzoni prese a esempio sono Girl From The North Country (solo Bob Dylan) e Corrina Corrina (con batteria e basso). Il confronto è tra la versione su SACD (stereo) e quella originale su LP (mono).
- Girl From The North Country: già accennato, Bob Dylan si divide in tre, la separazione stereo non è molto spinta ma chitarra e armonica sono spostate rispettivamente a destra e a sinistra (più evidente anche in cuffia l'armonica a sinistra).
- Corrina, Corrina: qui la voce di Dylan e l'armonica sono al centro, la sua chitarra a destra e batteria e basso sulla destra.
Da aggiungere anche qui la qualità del suono e il realismo che appare notevole nella versione in mono, ascoltata per di più su un disco che ha parecchi anni (è mio dal 1967, regalo di mio zio per un compleanno lontano). Non si percepiscono grandi miglioramenti nel SACD neanche nel suono, sarebbe stato meglio che fossero partiti dal master mono. Poi c'è anche da considerare che per la perfezione dell'ascolto mono un LP mono dovrebbe essere ascoltato con una testina mono e non con una testina stereo, ma questa è un'altra storia su cui occorre tornare.
In sintesi
E' vero, come sostengono gli appassionati ad esempio dei Beatles da anni, che le versioni in mono sono superiori a quelle stereo, per quel periodo della storia del disco. E, in generale, non è vero che l'ascolto in mono sia penalizzante, può essere altrettanto appagante, basta evitare per una volta di cercare di individuare l'origine del suono degli strumenti davanti a noi, e concentrarsi invece sulla musica come somma di strumenti e voci.