lunedì 20 dicembre 2010

Lotta al caro disco - II parte

In un precedente post avevo raccontato di come si può abbattere il costo dei CD acquistandoli semplicemente in rete (da Amazon UK in questo caso), arrivando senza grandi difficoltà ad un prezzo medio di meno di 8 € per album nuovi, con novità discografiche.

Ancora troppo? Cercando sempre su Amazon UK ho verificato che si può anche scendere, e molto. In questo caso stavo cercando il notevole disco di esordio del cantautore irlandese Damien Rice, che si chiama semplicemente O, e ho trovato come al solito ottime condizioni. L'attenzione mi è caduta però sulla sezione "used" che dichiarava prezzi a partire da ... pochi centesimi.
Non potevo esimermi dal provare, e così ho ordinato una copia dichiarata in condizioni "very good" al modico prezzo di 18 centesimi (di sterlina). Con i costi di spedizione arrivavamo a 2,9 €.
Dopo meno di una settimana il CD è arrivato. Era una confezione Digipack (cartonata) e quindi un po' più soggetta ad usura di quelle con jewel box, ma non mancava nulla, qualche lieve segno sul bordo, il CD era in buone condizione, e suonava senza problemi. Il tutto per meno di 3 €.

Chiaramente ho dovuto provare ancora, mi mancavano in edizione CD un paio di album dei REM (li avevo acquistati su iTunes), e così ho selezionato, sempre come usato "very good", Up e Reveal.
Tutti e due in vendita per un centesimo di sterlina. Magari non ci si crede, e quindi ecco qui la ricevuta di acquisto:


Come si vede il costo è rappresentato solo dall'imballaggio e dalla spedizione, ma siamo a 2,22 € per CD.
Spediti dall'Inghilterra il 10 dicembre, sono arrivati il 16 in una busta imbottita per CD. I CD erano in buone condizioni, solo un piccolo graffio su Up (ma c'è il correttore di errore sui CD, basta non farlo lavorare troppo). Uno dei due jewel box era in parte rotto, ma certo non è un problema cambiarlo, anche non riciclandone uno, costano pochi centesimi. Le cose più importanti, il libretto e la copertina, erano intatte. Il tutto per un centesimo l'uno.

Ce ne sono in vendita anche altri a prezzi analoghi, da numerosi "negozi" Amazon, e posso concludere che, almeno in questo periodo, sono disponibili parecchi CD a condizioni veramente economiche.
Per quale motivo vendano CD a questo prezzo non lo so. Forse hanno acquistato abbonamenti di spedizione dalla Royal Mail e se non raggiungono il numero previsto ci rimettono. Gli conviene spedire anche gratis o quasi per guadagnare sui costi di spedizione. Certo soltanto il lavoro di confezionamento si dovrebbe mangiare tutto il piccolo ricavo, ma suppongo che sappiano quello che fanno.

Quindi, in sintesi: perché scaricare senza sosta musica dalla rete?

domenica 12 dicembre 2010

I test dei componenti hi-fi servono a qualcosa?

"Ma tu leggi per passare il tempo questa rivista? E' piena di grafici!". Così mi diceva stupita e vagamente scandalizzata mia figlia tempo fa, dopo aver sfogliato per pura curiosità una rivista di alta fedeltà che avevo lasciato in giro per casa. Effettivamente le riviste di alta fedeltà "tradizionali" pubblicano da sempre prove strumentali dei componenti Hi-Fi, prove che dovrebbero consentire un giudizio oggettivo sul valore dei componenti stessi.

Nel periodo del boom dell'alta fedeltà a livello di massa, negli anni '70, che la qualità dei componenti si potesse misurare era un assioma da tutti accettato. Caso mai il dibattito era su quali misure erano veramente significative. Ma gli appassionati dibattevano sulla qualità dei loro amplificatori preferiti citando la potenza continua o la distorsione o la risposta ai transienti, come autentici esperti di elettroacustica e fisica.
E in parallelo le case produttrici facevano a gara a far uscire prodotti con misure strumentali sempre migliori, distorsione sempre più basse, risposte in frequenza sempre più estese, fluttuazioni inesistenti, e così via.

Tutto è continuato così, salvo per pochi carbonari che già contestavano questa idea di misurare tutto, sino all'arrivo del CD e ai suoi effetti collaterali imprevisti. Il CD tecnicamente perfetto, con risposta in frequenza perfetta, rispetto al giradischi, con rapporto segnale / rumore più esteso di quello di una sala da concerto con spettatori muti ed immobili, con distorsione inferiore al fondo scala degli strumenti di misura. E però qualcosa non andava all'ascolto.

E in parallelo, come reazione alla perfezione raggiunta solo sulla carta (millimetrata), si andavano affermando due categorie di oggetti che erano in contraddizione totale con i risultati delle misure: gli amplificatori a valvole e i mini-diffusori. Poco tempo ancora ed è tornato anche il vinile, preferito dagli appassionati anche al successore designato del CD, il Super Audio CD (o SACD).

In tutti questi casi la distanza in termini di risultati delle misure tra un amplificatore a valvole ed uno a stato solido di uguale potenza (ma anche di potenza inferiore), tra un mini-diffusore ed un diffusore a tre o più vie, di  un giradischi analogico e di un lettore CD, era abissale.
Eppure all'ascolto un numero sempre maggiore di appassionati li preferivano. All'inizio pochi, danarosi, ed esoterici. Poi sempre di più, fino a che ora nessuno, tranne pochi ostinati positivisti ad oltranza, mette in dubbio la qualità musicale di un amplificatore a valvole o di un vinile suonato da un buon giradischi.

Quindi, se non riescono a discernere tra queste differenze macroscopiche, a che servono le misure?

Approfondiamo un po', senza imbarcarci in discorsi troppo tecnici, e sperando di non fare semplificazioni eccessive,  aiutandoci con qualche esempio. Utilizzo alcune prove recenti tratte dalla rivista Audio Review (AR), la principale del settore in Italia. Sia chiaro, premetto subito che le prove sono eseguite tutte in modo pienamente rigoroso e che le mie considerazioni non sono assolutamente orientate a discuterne i risultati. Sono solo esempi, tratti da una rivista autorevole, a corredo delle osservazioni e delle riflessioni che propongo.

Cominciamo dagli amplificatori
Tutta elettronica (ed elettrotecnica), dovrebbe essere il componente più facilmente misurabile. Ed in effetti è quello dove sono state sperimentate più tipologie di test.
Il primo dato che viene rilevato è la potenza. Ma negli amplificatori moderni (e nella case moderne) è ben difficile che sia insufficiente. Questo dato serve solo per classificare l'oggetto, un po' come la cilindrata per le auto. Quindi occorre concentrarsi sulla qualità della potenza. Per misurarla AR (e prima Suono) ha sviluppato una misura di sintesi molto efficace, un insieme di test, loro esclusivo, che hanno chiamato "tritim".
Osservando che la musica non è lineare, quindi non è un carico solo resistivo (come quello usato per misurare la potenza convenzionale) questo complesso test traccia la risposta dell'amplificatore per carico induttivo e capacitivo, al crescere della potenza. La sto facendo già troppo complicata, me ne rendo conto, e passo quindi a mostrare il grafico in questione. Che già spiega tutto o quasi.


Come si intuisce la risposta ideale dovrebbe presentare dei picchi e delle linee senza incertezze, sia nella zona nera (dove l'amplificatore lavora nelle condizioni ottimali, o "di targa") sia nella zona rossa (al di fuori). Le alterazioni indicano la "non linearità" rispetto alla situazione teorica ottimale, e quindi la possibile origine di difficoltà di pilotaggio delle casse e quindi di imperfezioni nel suono.
Il grafico mostrato è relativo ad un amplificatore a stato solido di buona qualità, provato con esito molto positivo dalla rivista, il NAD C316BEE, ma molto economico (costa meno di 500 €).
Come si vede i grafici sono praticamente perfetti in zona nera e buoni anche in zona rossa, con qualche imperfezione. Valori abbastanza buoni? Scarsi? Lo vediamo dopo.

Per intanto ci concentriamo su un altro dato importante: la distorsione. Come si vede da quest'altro grafico, sempre del NAD, è misurato l'andamento delle distorsione all'aumentare del volume, sino alla massima potenza (circa 80W in questo caso).


Come si vede è sempre inferiore allo 0,1%, sino alla potenza massima, dove sale in modo netto. Addirittura, diminuisce in modo costante all'aumentare del volume, sino allo 0,01%, per effetto, come dice la nota della rivista, del sistema di contro-reazione per diminuire la distorsione che questo amplificatore (come la maggior parte dei modelli) applica.

Un amplificatore a valvole invece come va?
Per sapere se queste misure possono effettivamente spiegare il giudizio molto buono che si da' di questo nuovo prodotto Nad proviamo a confrontarlo con un rinomato amplificatore a valvole. La scelta è caduta su un prodotto tedesco molto curato dal punto di vista tecnico, il T+A V10.
E subito abbiamo qualche sorpresa.
Intanto la curva di tritim in questo caso non c'è. Come per tutte le prove degli ampli a valvole o quasi. Il fatto è che, per le caratteristiche intrinseche delle elettroniche a tubi, questo tipo di misura è difficilmente applicabile, andrebbe sempre fuori scala, e anche dove risponderebbe avrebbe notevoli alterazioni. Peggio del peggior ampli a transistor, potremmo dire.
Lasciamo questo punto interrogativo per aria e cerchiamo un'altra misura confrontabile: la distorsione.

Qui la curva è diversa, scende per poi risalire, ma è costantemente sopra allo 0,1%, per arrivare vicino allo 0,4% a -10 dB (volume elevato, ma possibile). Quindi molte volte di più del Nad, che costa un decimo di questo rinomato integrato a valvole.


Forse gli ampli a valvole e quelli a transistor proprio non possono essere confrontati.
Proviamo allora a confrontare il nostro Nad con un altro amplificatore a stato solido, l'integrato McIntosh MA-6600, provato nello stesso numero. Cominciamo con la curva di tritim:


Non è molto migliore, anzi la risposta lineare si ferma prima. Certo, c'è che da considerare che è molto più potente (150W contro 88W, in regime impulsivo su 8Ohm) e che quindi la zona lineare in termini di potenza si estende di più. Bisogna tener conto però che il McIntosh costa oltre 20 volte di più del piccolo Nad, e quindi che abbia più potenza sia comprensibile. Fino a dove la potenza di targa è sufficiente (con 88W si sonorizza tranquillamente qualsiasi ambiente domestico normale) il comportamento dei due integrati a questa misura, abbastanza impegnativa da mettere in crisi gli amplificatori di qualche anno fa, è praticamente identico, anzi è di un filo più lineare per il Nad. Veniamo allora alla distorsione.


E anche in questo caso il comportamento è molto simile. Sempre sotto allo 0.1%, scende fino a che il volume raggiunge il massimo, poi sale velocemente, e viene limitata da un apposito circuito anti-clipping può deciso di quello del Nad. Ma siamo nella situazione di volume al massimo con un amplificatore da oltre 150W, i vicini hanno già chiamato i pompieri o è il proprietario che si sta lanciando sul volume rimasto ruotato al massimo per errore per salvare i poveri altoparlanti. Non una situazione di ascolto reale.
Notiamo solo. come ultima cosa, che anche la curva del McIntosh mostra chiaramente il ricorso alla controreazione (che ultimamente non è molto popolare tra gli audiofili) ma il recensore di AR in questo caso, a differenza che per il Nad, sorvola su questa osservazione.

E le casse come vanno?
Un'altra misura che negli ampli dice poco, e che era la misura principe agli albori dell'alta fedeltà, è la risposta in frequenza. Come restituisce il suono in ingresso il nostro amplificatore al variare della frequenza? Se fosse ideale dovrebbe fare questo mestiere sempre allo stesso modo per tutta la gamma udibile, quindi da 16Hz a 20KHz (per chi ci arriva a sentirli). In altre parole la misura dovrebbe mostrare una retta perfetta da 16 (o 20)Hz sino ai 20 (o 16)KHz. Vediamo come vanno il Nad e il McIntosh.


La risposta del Nad (sopra) è quasi lineare con solo una lieve attenuazione a 20Hz per entrambi, un po' più marcata per il McIntosh (anche a 20KHz in questo caso), nella figura sotto (entrambi i testi sono a 2,83V su 8Ohm).


Il suono però esce dalle casse, e allora vediamo se questo comportamento così lineare attraversa anche questo componente fondamentale e arriva intatto alle nostre orecchie. Sappiamo che si tratta del componente Hi-Fi più critico e quindi non prendiamo ad esempio un diffusore economico. Prendiamo il miglior modello del noto produttore inglese Monitor Audio (costa oltre 6500 €), e vediamo come va.


A parte che inizia parecchio dopo, a 40-50 Hz, a diventare lineare, poi presenta numerose oscillazioni , di ampiezza all'incirca + o - 3dB (avvertibili).
Ma non perché questo modello sia riuscito male, anzi è un diffusore di elevata qualità, ma perché per limiti fisici non si può fare molto di più. Esistono diffusori più lineari (i monitor da studio ad esempio) ma la curva ha sempre oscillazioni, anche se magari entro 2dB o meno.
Il punto è un altro: se all'uscita il suono viene così alterato (pur rimanendo, come sappiamo, apprezzabile) come facciamo a percepire le eventuali alterazioni, di uno o due ordini di grandezza inferiori, dei componenti a monte?

Passiamo alla distorsione. Per i diffusori si misura la distorsione per intermodulazione, quindi probabilmente il confronto è un po' forzato, ma dal grafico ulteriore che mostriamo ...


... si vede che siamo a livelli molto superiori, al variare della frequenza e delle armoniche si arriva anche all'1%, 5 volte e più quella degli ampli, a valvole o transistor che siano. Vale lo stesso discorso: questo tasso di distorsione dovrebbe essere in grado di mascherare eventuali differenze dei componenti a monte.

Abbiamo quindi scoperto componenti che non mantengono quello che promettono?
Il McIntosh, nonostante il prezzo, vale come un Nad? Gli amplificatori a valvole sono una allucinazione collettiva? Neanche per sogno, chiunque li ha provati li giudica di molto superiori, e sono convinto che supererebbero anche test oggettivi in doppio cieco. E il McIntosh è sicuramente superiore al Nad (che valga 20 volte tanto lo giudicherà chi pensa di acquistarlo):
Il fatto è che la superiorità all'ascolto, la famosa musicalità e trasparenza di cui parlano di solito i recensori, dipende evidentemente da altri fattori, per i quali non esistono misure utilizzabili, o le misure sono troppo complesse da impostare ed eseguire perché coinvolgono molti parametri.
Per questo motivo alcune riviste di alta fedeltà hanno abbandonato le misure sin dagli anni '90 (e AR pubblica da quel periodo anche la sezione AudioClub, con prove senza misure) e giudicano le macchine da musica solo con l'ascolto.

Quindi, le misure servono o no?
Per scegliere un componente oppure un altro, come si faceva negli anni '70, direi proprio di no. Per scegliere un componente senza passare per la fase di ascolto, proprio no. Per sapere qualcosa di più su come è fatto dentro un componente, per chi fosse interessato, sì, possono essere utili. Ma certo non indispensabili. Ben vengano quindi le riviste con sole prove d'ascolto.
Per confrontare in modo oggettivo componenti e scegliere i componenti migliori l'unico sistema oggettivo però  è, a nostro modesto avviso, il test a doppio cieco, del quale abbiamo parlato a suo tempo e sul quale ritorneremo.

(I grafici sono tratti dalla rivista Audio Review, numeri 316, 303 e 244; come anticipato nel testo dell'articolo, sono estrazioni assolutamente parziali utilizzate solo come esempio delle misure effettuate dalle riviste specializzate di Hi-Fi, gli articoli completi, per chi fosse interessato, sono leggibili sulla rivista, per ottenere i numeri arretrati leggere le indicazioni sulla rivista stessa o sul sito. Il componente hi-fi illustrato è la Rogers LS3-5A, una cassa sviluppata per altri scopi, monitor per gli studi mobili della BBC, che è diventata l'iniziatore  dei mini-diffusori che hanno dominato il mercato dell'hi-fi negli anni '90).

domenica 28 novembre 2010

Creare dischi in alta definizione con Lplex

Proseguendo nelle mini guide che pubblico ogni tanto vediamo oggi come si fa a trasferire audio digitale in alta definizione su disco, con una applicazione molto semplice e, soprattutto, gratuita: Lplex di SourceForge.
Ne avevo già accennato tra le varie soluzioni disponibili, ma adesso vediamo in pratica come si usa (le immagini esemplificative sono in fondo, come sempre).
Ricordo che le altre mini-guide riguardano Foobar2000, iTunes per l'alta definizione in ambiente Mac, GarageBand (sempre su Mac) per digitalizzare a 24 bit LP e audio analogico in genere.

Aggiungo anche che trasferire su disco audio digitale in alta definizione acquisito vai Internet (la cosiddetta musica liquida) ha lo scopo di ascoltarlo in un impianto tradizionale e di archiviarlo sempre in modo tradizionale (su supporto fisico) e riguarda quindi solo chi preferisce questa soluzione rispetto ai "media server" di cui abbiamo parlato più volte (ad esempio qui). Ovviamente, per leggere il disco ad alta definizione, che sarà un DVD, serve anche un lettore ad alta definizione, che può essere semplicemente un lettore DVD o BD (Blu Ray) di ultima generazione e di buona qualità, in grado di trattare in modo nativo audio 24 bit / 96KHz, come ad esempio i modelli della Oppo.

Lplex 
Ma veniamo a questa semplice applicazione, che si scarica dal suo sito (la attuale versione è la beta 0.2, per ambiente Windows 32) e che richiede una installazione semplicissima, in pratica viene creata solo una directory con l'applicazione e gli altri file necessari. Bisogna fare prima di tutto una operazione preliminare. Lanciando l'applicazione a vuoto (basta cliccare su lplex.exe) viene creato il file con i parametri iniziali lplex.ini. Bisogna aprirlo (basta cliccarci sopra e si apre con l'applicazione "blocco note") e sostituire la riga "video=nstc" con "video=pal" (nstc è lo standard della televisione in USA e il prodotto viene da lì).
Tutto questo è spiegato anche nel file readme.txt assieme a molte altre funzionalità non essenziali per la realizzazione di un disco.

Limiti di Lplex
Il secondo passo è la preparazione dell'input, ovvero della musica liquida che vogliamo trasformare in "musica solida" su disco. Lplex supporta solo input in definizione pari 24 bit / 96 KHz, solo stereo (non multicanale) e solo in formato non compresso PCM (WAV) o compresso lossless FLAC. L'ordine con il quale i vari brani saranno scritti su disco è dato unicamente dal nome del file. Se già non è così bisogna quindi rinominare i file premettendo un numero progressivo. Che però deve essere 01, 02, ... 10, 11, altrimenti su Windows l'ordine viene alterato (dopo 1 segue 11). I file con i vari brani devono poi essere inseriti in una directory dedicata, senza alcun altro file.

Usare Lplex
Fatta questa semplice preparazione per avviare Lplex è sufficiente trascinare con il mouse la directory sulla icona della applicazione Lplex nella directory nella quale è installata (vedi immagine sotto). Lplex partirà aprendo una finestra con il prompt dei comandi DOS, nella quale fornirà delle informazioni iniziali sul lavoro, l'avanzamento in percentuale della conversione per ogni file, e delle successive fasi di preparazione del file audio / video ("multiplexing to mpg") e di organizzazione del disco in formato DVD ("Authoring DVD" e "Creating dvd image"). Il tutto richiede alcuni minuti, tempi analoghi ad una masterizzazione.

Alla fine verrà creato un file immagine di estensione .ISO (e nome uguale alla directory) che viene posizionato, a meno che non si modifichi il file .INI del quale abbiamo parlato prima, nella directory adiacente (la successiva nell'ordine) a quella di Lplex. Può anche andare bene così, tanto è un file di lavoro che può essere poi eliminato. Nella stessa directory viene anche creata, in un'altra sotto directory, anche la struttura del DVD (sono due directory AUDIO_TS e VIDEO_TS), anche questi file di lavoro possono essere poi eliminati.

A questo punto il lavoro di Lplex è finito e l'ultimo passo che rimane da fare è creare un DVD partendo dall'immagine .ISO (attenzione: NON dalle directory in formato DVD), operazione che si può fare facilmente con qualsiasi masterizzatore per PC (Nero, Deep Burner o quello che preferite). Il risultato sarà un DVD "universale", che può funzionare quindi su qualsiasi lettore DVD (o BD) anche se non supporta il formato DVD-Audio. Se il televisore è collegato si vedrà lo schermo nero, quindi non è necessario che sia acceso. Per selezionare i brani si potrà usare il telecomando esattamente come quando si usa il lettore DVD per leggere CD. Solo che in questo caso non si tratta di un CD, ma di un disco in alta definizione.

Caso di FLAC non supportato
Può accadere che Lplex si rifiuti di partire con input FLAC, mostrando un messaggio di errore "Unable to decode flac file". Il decoder Flac inserito in Lplex nella versione beta 0.2 (che è del 2006) non è allineato all'ultima release del formato Flac.
Si può aggirare l'inconveniente convertendo il file in formato Wav, usando Foobar2000 (vedi il post in proposito) o un altro programma che fa lo stesso lavoro. E facendo attenzione, ovviamente, a mantenere la risoluzione a 24/96. Sui file in formato Wav Lplex non ha problemi (almeno, non ne ho mai incontrati) e quindi si può procedere tranquillamente.
In alternativa si può scaricare dal forum dell'applicazione  la versione attualmente in sviluppo (0.3 beta) dove il problema è risolto, ma si tratta di una versione non ancora rilasciata in modo definitivo.

E i file con risoluzione diversa?
La maggioranza della musica liquida in alta definizione è in formato 24/96, ma su HDTracks sono disponibili diversi album di provenienza SACD, quindi in formato 24/88.2 e su LinnRecords è disponibile anche materiale in formato 24/192.
Per trasferire su disco questo materiale servirebbe una applicazione più completa, come DVD Audio Solo, che è a pagamento (costa poco, circa 40 $), ma con un po' di pazienza si può fare anche con Lplex.
E' necessario procedere preventivamente ad un ricampionamento (resample) con un programma apposito. Ne esistono diversi, professionali e freeware. Un freeware semplice e che funziona bene si chiama r8brain ed è prodotto da una società specializzata in software musicale chiamata Voxengo (credo russa).
Il funzionamento è molto semplice, si specifica il file di input e di output, il numero di bit (24) e la frequenza di campionamento desiderata (96000) e si parte con il resampling, ottenendo file musicali compatibili con Lplex.
Fare attenzione anche al settaggio della qualità, il default che viene proposto è "medium" ma occorre selezionare High o Very High, la conversione sarà più lenta (richiede già di base diverso tempo) ma non si può rinunciare alla qualità proprio quando questo è il nostro obiettivo di fondo.

C'è da aggiungere solo che il passaggio da 192 a 96 non dovrebbe dare problemi di sorta, mentre quello da 88.2 a 96 secondo molti pareri in Internet può essere critico, perché è un upsampling (anche se limitato) e perché è una frazione. Non sono in grado di confermare, probabilmente è vero, ma in ogni caso non è un problema evidente e il file che si ottiene è perfettamente ascoltabile.
Non so poi che effetti abbiano sul suono tutte queste conversioni, che certo faranno inorridire i puristi, è chiaro che chi voglia stare tranquillo da questo punto di vista o abbia spesso la necessità di gestire i casi particolari, sceglierà un programma completo come quello citato prima.

Chi produce questo programma?
Lplex e' un software open source, distribuito con licenza open GNU GPL, e condivide la piattaforma di sviluppo di software open chiamata SourceForge, a sua volta gestita dalla società (americana) VA Software che, come tipico nell'ambiente open source, fornisce (a pagamento) servizi di manutenzione e personalizzazione sul software open source che ha realizzato o che ha in gestione. Chi utilizza il software "as it is", come nel nostro caso, non deve pagare nulla.

In conclusione
Senza necessità di acquistare una applicazione di authoring come DVD Audio Solo o Disc Welder Bronze, con questo semplice software si può ottenere il risultato voluto a prezzo solo di qualche operazione in più. Chiaramente DVD Audio Solo (al quale dedicherò un prossimo post) è un programma molto più completo, che consente anche di creare dischi in formato DVD-Audio, più comodi nell'uso, in formato multi-canale, oltre a diverse altre funzionalità. Anche Lplex comunque ha altre funzionalità oltre a quelle di base illustrate qui, che si possono consultare sulla guida readme.txt

Immagini
Come sempre a supporto delle spiegazioni pubblico alcune immagini esemplificative.


1. Trascinando la directory con il mouse (drag & drop) si avvia Lplex


2. La finestra di Lplex con il log della produzione del disco, in questo caso Pink Moon di Nick Drake (da cui la immagine all'inizio) in risoluzione 24/96.


3. Lplex alle prese con file in formato Flac non supportato

giovedì 18 novembre 2010

L'alta fedeltà esoterica

Leggendo i vari forum animati dagli appassionati di alta fedeltà mi sembra di assistere ad un ritorno di quella che negli anni '90 venne definita alta fedeltà esoterica. In contrapposizione all'alta fedeltà industriale, dei grandi produttori giapponesi, dei componenti dichiarati validi come suono in base alle misure di laboratorio, artigiani costruttori iniziarono a proporre apparecchi che suonavano meglio (o almeno, così si diceva) pur avendo caratteristiche tecniche inferiori, ma ricorrendo a scelte tecnologiche originali, a volte recuperando tecnologie ormai abbandonate o utilizzando materiali insoliti. Ma a prezzi ovviamente da alto artigianato.

Ma cosa significa di preciso la parola "esoterico"?
"1) si dice di dottrina filosofica o religiosa destinata a essere conosciuta solo all’interno di una ristretta cerchia di iniziati: le dottrine esoteriche di Aristotele, di Pitagora; 2) proprio di una dottrina occulta; misteriosofica: gli aspetti esoterici dello gnosticismo | ( estens.) proprio di un piccolo gruppo di persone e comprensibile soltanto a loro; segreto, misterioso: linguaggio esoterico" (Dizionario italiano di Virgilio.It)
Direi che il terzo significato si applica molto bene al nostro caso.

Ma perché parlarne qui? Per fare il solito articolo che ironizza su stranezze e bizzarrie di questo mondo? E' piuttosto pericoloso perché chi vende soluzioni di questo tipo non è dotato di molto sense of humour e reagisce subito, ho visto su un forum addirittura una richiesta di smentita con tanto lettera di avvocato e richiesta danni.

Per fare del moralismo su come certa gente spende i soldi? L'uomo ha scelto (magari in modo non proprio spontaneo) il libero arbitrio parecchi anni fa, quando era nel Giardino Terrestre, quindi ognuno è libero di fare le sue scelte soprattutto se, come in questo caso, non fa del male a nessuno (casomai del bene) e se fa del male è soltanto a sé stesso e al suo conto in banca. Ci sono persone che fanno collezione di sigari di valore (senza fumarseli) o di bottiglie d'annata (senza bersele) e quindi questo hobby, a mio parere, non è neanche il più strano del mondo.

Su un blog orientato ad ottenere il massimo dall'alta fedeltà in termini di piacere d'ascolto con il minimo sforzo economico e di tempo (sempre mantenendo però l'attenzione alla qualità) forse una rassegna di alcune di queste soluzioni anticonvenzionali e apparentemente prive di senso può essere interessante.
Non parlo però di valvole, amplificatori a bassa potenza, altoparlanti monovia, preamplificatori passivi o giradischi analogici, che hanno provato la loro validità, se ben progettati e realizzati, a dispetto delle misure strumentali apparentemente insufficienti (a breve un altro post su questo argomento: a che servono le misure?), ma dei famosi ...


Accessori.
Pellicole dalla composizione non nota da sovrapporre ai CD. Piedini antirisonanti per isolare i vari componenti, sostituendo quelli originali. Cavi elettrici speciali per la connessione alla rete. Cavi USB speciali (l'alta fedeltà esoterica è arrivata anche nel mondo digitale). Liquidi speciale da spalmare sui contatti pin-jack. Pasta da spalmare sui contatti per favorire la conduttività, magari in materiale prezioso. Diffusori di ioni negativi da sparare con delle specie di phon sempre sui dischi ottici per migliorare la leggibilità da parte del raggio laser. Assorbitori di vibrazioni da posizionare su diversi componenti. Piccole pietre antimagnetiche in materiali variamente preziosi da appoggiare o legare a vari elementi dell'impianto, cavi inclusi, oppure addirittura all'interno dei componenti elettronici. Stabilizzatori di vario tipo da piazzare sempre su CD (o anche SACD). Smagnetizzatori esterni sempre per CD e altri dischi ottici. Liquidi da spalmare sui vinili (per chi si fida) aumentandone la leggibilità da parte della puntina. CD con suoni speciali che, suonati ad elevato comune, "ripuliscono" l'impianto (elettroniche e diffusori) e rendono migliore il suono.

Vado a memoria e ne ho sicuramente dimenticato parecchi. Hanno tutti o quasi due caratteristiche in comune:
- qualcuno del settore (di solito riviste) li ha provati e, pur se in un primo momento incredulo, ha percepito un udibile miglioramento
- nessuno di questi accessori è diventato di uso universale o comunque diffuso, anzi spesso hanno avuto un periodo di grande risonanza per poi sparire o tornare sotto traccia.

Il secondo punto dimostra, penso ci siano pochi dubbi, che gli effetti positivi, se pure ci sono, non sono così eclatanti da obbligare in qualche modo i costruttori ad adottarli come uno standard. Sono, appunto, esoterici, nel senso di dedicati ad una ristretta schiera di conoscitori (o di adepti).

Il primo - non metto assolutamente in dubbio la buona fede di chi ha sentito le differenze - mi fa invece pensare ad uno strano fenomeno che ho osservato io, come molti altri cultori dell'alta fedeltà: le inspiegabili differenze di suono dell'impianto. Senza cambiare niente un giorno ci sembra perfetto o quasi, o almeno rispondente a quanto ci aspettiamo da lui, e un altro sentiamo difetti inattesi. Sempre di sfumature parliamo, s'intende, ma la sensazione rimane. Il motivo può essere legato alla psicoacustica o semplicemente alla psicologia, anche se alcuni positivisti ad oltranza del settore tirano in ballo le fluttuazioni della rete elettrica (e da qui il successo di filtri e condizionatori di rete che, comunque, male non fanno).

Inutile dire quale ipotesi potrebbe spiegare il fenomeno a mio parere. E anche che difficilmente troverete prove in "doppio cieco" che dimostrino in modo incontrovertibile l'effetto migliorativo di questo o quell'accessorio. Le prove in doppio cieco peraltro non sono molto popolari nel settore, come raccontavo in un post tempo fa.

Scorrendo la lista sorgono spontanee anche altre considerazioni. La prima è la fragilità incredibile dei componenti che usiamo per l'alta fedeltà. Pensiamo ai dischi ottici, ai CD, SACD o DVD e ai loro sistemi di lettura. Pare che debbano essere stabilizzati, bilanciati, smagnetizzati, caricati con ioni positivi (o negativi, non ho capito bene) altrimenti non suonano bene. Ma non ci possono pensare i costruttori che mettono in commercio lettori CD da 5000 o 7000 €, a prevedere e contrastare tutti questi fenomeni dannosi?
Oppure, se è vero e i costruttori sono dei noncuranti profittatori, tagliamo la testa al toro e sostituiamo i CD e derivati come supporti passando alle memorie a stato solido (chiavette, schede, hard disk, quello che volete). Qui non c'è niente in movimento e le connessioni sono su circuiti stampanti interni, sui quali gli inventori di accessori avranno più difficoltà ad intervenire. Ma probabilmente, quando sarà il momento, ci riusciranno lo stesso.

Non parliamo delle vibrazioni, che affliggono evidentemente amplificatori o lettori progettati male, pur essendo per forza assai costosi (non penserete mica che questi accessori possano migliorare apparecchi budget, questa sarà la prima obiezione quando il neofita ingenuo affermerà di non sentire alcuna differenza: "il tuo impianto non è abbastanza selettivo!").

Oppure della conduzione non perfetta tra connettori maschio e femmina, e poi tra i due estremi dei cavi, e degli altri mille modi nei quali in un impianto, pare, viene ostacolato il libero movimento degli elettroni. Ma è così difficile e accessibile solo a persone con tempo prossimo all'infinito l'alta fedeltà? Per ascoltare la musica bisogna passare la maggior parte del nostro scarso tempo libero a mettere a punto l'impianto per raggiungere infine (nel poco tempo rimasto, se ne rimane) il Nirvana del suono? Cosa deve pensare un neofita di questo mondo? Si allontana e continua ad ascoltare in cuffia con l'iPod, penso.

Non sono uno scettico ad oltranza, ed alcuni di questi accessori li ho anche comprati e messi in opera. Di sicuro non hanno peggiorato il suono. Quelli che non devono fare altro che rimanere lì (tipo piedini o cavi in materiali speciali) stanno lì, ma quelli che bisogna applicare in modo sistematico non sono riusciti a diventare un'abitudine. Segno che sono troppo pigro, o che non ho sentito imperdibili miglioramenti, o che "il mio impianto non è abbastanza selettivo"?

Se proprio devo fare una sintesi direi che quelli più logici (tipo i condizionatori di rete) danno comunque la rassicurante sensazione di aver fatto tutto per mettere il nostro impianto nelle migliori condizioni operative. Ma il resto del tempo lo dedicherei a cercare e trovare la tanta musica che sta lì per essere ancora scoperta ed ascoltata.


Le figure si riferiscono ad alcuni componenti esoterici o comunque non usuali come scelta tecnologica che però anche gli audiofili più scettici accoglierebbero con favore o almeno curiosità nel loro impianto: amplificatori finali mono via e mono valvola (Unison Research 845 - 25W) o integrati stereo con 300B (Audion Silver Night, 7W, qui sopra), pre passivo (Perreaux Silhouette SXP2), casse mono via con altoparlante Lowther (Terasonic Magus Silver XRC e Creation Audio C-Horn).

domenica 7 novembre 2010

I prezzi dell'alta fedeltà

Da sempre oggetto di polemiche tra gli appassionati, la domanda che si continuano a porre è se siano proporzionati alla qualità e giustificabili in base alla costruzione, ai materiali, alla ricerca necessaria per produrre i componenti.

Qualche esempio
Ma per capire di cosa parliamo vediamo qualche esempio, preso a caso tra le prove dagli ultimi numeri della principale rivista italiana di Hi-Fi,Audio Review:
  • 314 (9/2010) - Lettore CD/SACD McIntosh MCD500: 11.600 €
  • 314 (9/2010) - Diffusori B&W 802D: 14.000 € (coppia)
  • 314 (9/2010) - Pre e finale a valvole VAC Signature Pre MkII e Phi 300.1: 39.500 €
  • 313 (7/2010) - Lettore multiformato McIntosh MVP881BR: 12.000 €
  • 312 (6/2010) - Diffusori Dynaudio Consequence Ultimate Edition: 54.800 € (coppia)
  • 309 (3/2010) - Preamplificatore Phono Accuphase C27: 10.250 €
  • 309 (3/2010) - Diffusori: Audio Physic Cardeas: 20.580 € (coppia)
  • 307 (1/2010) - Pre Phono Audio Research Reference Phono 5: 14.100 € 
  • 307 (1/2010) - Pre e finale a stato solido Viola Cadenza + Legacy: 70.000 €
Un elenco lungo, ma Audio Review da anni spara 3-4 prove di componenti super costosi a numero, e quindi potrei continuare per pagine e pagine. Ho anche scritto loro che una piccola moratoria non sarebbe male (diciamo, massimo uno a numero), ma sono stato totalmente ignorato.

Sorgono spontanee molte domande, ad esempio quanti tra i lettori di Audio Review siano in grado di pianificare un acquisto di questo impegno, quale sia il valore aggiunto, specialmente per componenti relativamente semplici come un pre phono, quale sarà il costo complessivo di un impianto se un solo componente costa alcune decine di migliaia di €, se effettivamente qualcuno mai comprerà o ha mai comprato questi oggetti a prezzo pieno, quanti ne siano stati prodotti e venduti (a parte le marche note), se in un confronto alla cieca sono effettivamente preferiti a prodotti di categoria media o addirittura budget.


Naturalmente quello che a un comune lavoratore dipendente appare un prezzo folle, perché superiore ad un anno di stipendio e perché dovrebbe lavorare 3 o 4 anni solo per pagarsi l'impianto, a qualcun altro potrebbe apparire un prezzo allineato ad altri oggetti di lusso. Senza andare ai classici yacht ormeggiati a Porto Santo Stefano o ad Antibes, anche una "normale" barca a vela da 12 metri costa 350 o 400 mila Euro e 30 o 40 mila all'anno di manutenzione. O una macchina tedesca di grossa cilindrata o un Suv si può avvicinare ai 100 mila €, e l'anno dopo già vale la metà. 
Per restare in ambito musicale, quanto costa un pianoforte a coda, o un violino o un violoncello di grande qualità? Stiamo sempre parlando di priorità, di scelte individuali che non fanno male a nessuno (a parte forse agli eredi) ma che fanno invece bene a qualcun altro.

Alla fine il mondo si divide sempre in due, tra gli scettici che disprezzano chi finanzia col proprio reddito, sudato o no, produttori dediti unicamente a vendere a 100 quello che a loro è costato 5, e appassionati più fiduciosi che ritengono questo un atteggiamento "la volpe e l'uva" e che solo con forti sacrifici si può accedere all'empireo del suono, che chi ne rimane fuori mai potrà capire.

Anche sui prezzi che appaiono totalmente sproporzionati rispetto ai componenti (la classica domanda / proposta dell'appassionato smanettone scettico è: datemi gli stessi componenti elettrici e te lo faccio a un decimo del prezzo") bisogna sempre considerare che si tratta di oggetti fatti in piccola o piccolissima serie. Pure una Panda se fosse prodotta in 80 esemplari costerebbe 50 mila € a macchina o più. Per ammortizzare i costi di progettazione e predisposizione della linea di produzione.


Qualche anno dopo
Ma almeno questo investimento iniziale poi si manterrà nel tempo? Comprando questi oggetti spesso dichiarati "definitivi" (nulla di meglio si potrà mai fare al mondo) si è a posto definitivamente, e anni dopo saranno sempre al top? 

Anche qui si può provare a fare qualche verifica, spulciando i vecchi numeri (è il vantaggio di chi li conserva tutti). Ad esempio alcuni numeri del 2003-2004, per confrontarci sempre in era Euro.

Nel numero 235 del maggio 2003 erano per esempio in prova le Triangle Magellan, il diffusore definitivo della casa francese, un oggetto che certo non passava inosservato con i suoi 218 cm di altezza, e che costava 32.000 € del 2003. Controllando sul loro sito queste ci sono ancora, e costano ora 43.000 €. Quindi un costruttore noto e stabilizzato può garantire una buona tenuta dell'investimento.

I diffusori sono però una tecnologia piuttosto consolidata. Vediamo le elettroniche, era in prova sempre a maggio 2003 un pre HT con decodifica audio / video di una casa americana collegata alla notissima Mark Levinson, la Proceed, con il modello AVP2. Che incautamente in copertina è definito "il pre che non invecchia mai" (perchè consentiva upgrade firmware). Purtroppo l'anno dopo questa marca è stata assorbita dalla Harman Kardon, marchio consumer, e la produzione è presto cessata. Quindi è invecchiato eccome, con le evoluzoni intervenute nel settore HT. Quanto era costato ai fiduciosi acquirenti? 14.160 Euro.


Passando allo stereo e a componenti tradizionali in genere si nota una certa resistenza dei modelli, per fortuna, oltre ai diffusori anche i produttori di amplificatori sia a stato solido sia a valvole mantengono in massima parte  i modelli per diversi anni, soprattutto quelli di fascia alta. Anche qui con qualche eccezione, come ad esempio il ben noto e apprezzato marchio inglese Musical Fidelity, che attua una politica di forte rotazione dei modelli. Spulciando sempre tra i vecchi numeri, a dicembre 2004, troviamo a circa 7.400 € un amplificatore integrato con alimentatore separato che aveva la caratteristica di avere una potenza di ben 500W, il modello KW500. Non più in produzione da tempo, ma non solo, Musical Fidelity non produce neanche più amplificatori con questa impostazione, ma i suoi modelli di punta sono di minor potenza (50-100W) ma in pura classe A.


Chiaramente invecchiano più facilmente i componenti digitali (qui l'evoluzione tecnologica è continua) e oggetti prodotti da ditte semi-artigianali, che a volte non resistono agli andamenti ciclici del mercato. Si suppone che chi spende cifre importanti per prodotti con queste caratteristiche è consapevole della quota di rischio che si sta accollando.

In conclusione
A chi interessano i componenti Hi-Fi "senza compromessi"? A me personalmente no, dato che, come la maggior parte delle persone, devo invece affrontare qualche compromesso tra gli investimenti nell'ascolto della musica e quelli necessari al resto della vita materiale, e anche ad altre piacevoli attività (non c'è solo la musica). Le riviste, come scusa per le prove di questi componenti, affermano spesso che è importante conoscere e ascoltare queste realizzazioni spinte all'estremo per confrontare ad esse i prodotti medi.
Mi pare invece scontato che un progettista o un produttore che non devono sottostare ad alcun compromesso per ottenere il miglior rapporto qualità prezzo, raggiungano un ottimo risultato. E mi stupisco quando avviene il contrario (capita). Mi interessano invece di più quelli che questo problema se lo pongono, e raggiungono prestazioni musicali elevate senza "sprechi".

Questo sì che è un compito difficile ed affascinante.
Ma poi ci sono quelli che leggono riviste di yachting anche se non possono comprarli, sublimano questa mancanza nella lettura, e lo stesso vale per le supercar o le case di lusso.
Che anche nell'alta fedeltà si scivoli pian piano verso la super-hifi solo da guardare (e difficilmente da ascoltare) penso sia una contraddizione con l'obiettivo di fondo. Ascoltare la musica al meglio, e non inseguire status symbol (che danno ben poco status in questo caso, al confronto di quelli che elencavo prima). Tenendo anche conto che pure per i prodotti "medi" occorre investire comunque cifre non indifferenti, perché si tratta sempre di oggetti che richiedono una elevata qualità di realizzazione e che vengono prodotti in piccola serie.

domenica 24 ottobre 2010

GarageBand per digitalizzare LP

A giudicare dalle numerose offerte in Internet di scatolotti per trasferire in digitale LP in vinile e cassette stereo, sembrerebbe una necessità diffusa e pressante per molti.
La cosa mi lascia perplesso perché: 1) digitalizzare in modo accurato una musicassetta e ancor più un LP è un lavoro piuttosto lungo e che richiede attenzione e in genere più tentativi;  2) la musica presente sul suddetto supporto fisico è nel 99% dei casi già disponibile in digitale, in modo ufficiale o ufficioso.

Anche senza voler seguire questa seconda via, trattandosi ovviamente non di novità ma di materiale a catalogo, è probabile che su Amazon o nei negozi si trovi lo stesso album che vogliamo digitalizzare a 5 o 10 €, ed è tutto da vedere se il nostro tempo vale di meno. Ma volendo seguire comunque la via della digitalizzazione, magari per un LP effettivamente rimasto fuori catalogo ed introvabile, propongo un sistema alternativo al solito utilizzo di scatolotti tipo Terratec o iMic.

Questi oggetti, come noto, contengono un ingresso linea in grado di gestire anche il segnale a basso livello di una testina phono, un equalizzatore RIAA (la curva standard, non lineare, usata per il formato microsolco o LP), un decoder analogico-digitale, e una uscita digitale USB. Il tutto per poche decine di Euro.
Sono prodotti "made in China" e questo giustifica il prezzo così basso. Ma qualche perplessità viene, considerando che nel settore Hi-Fi sono in commercio preamplificatori phono RIAA che costano migliaia di € (e oltre) ed i più economici non scendono sotto i 200. Si tratta evidentemente di un compito difficile, dove anche piccole varianti del progetto producono avvertibili variazioni nel suono.

Obiettivo qualità
Se il nostro obiettivo nel digitalizzare l'LP è mantenere il più possibile la qualità originale, e non semplicemente recuperare la musica (come accennavo prima, per questo scopo ci sono strade molto più pratiche e veloci), forse è necessario seguire un diverso approccio. Non parlo di decoder analogico - digitale professionali (è scontato che questa sarebbe la strada migliore) ma dell'utilizzo a questo scopo di una applicazione inclusa nel sistema operativo del Mac, quindi gratuita, che tra molte altre cose, può fare anche questo mestiere. Collegandovi non il giradischi ma direttamente un pre phono RIAA Hi-Fi.

Nella prova che ho fatto ho utilizzato uno dei più semplici, il "Phono Box" della Pro-Ject, che però è già superiore ai pre phono inclusi negli amplificatori di medio livello ed è sicuramente superiore al circuitino presente nel Terratec o nell'iMic o nei giradischi con decoder USB integrato. Volendo investire qualcosa di più ci sono eccellenti pre-phono superiori nella stessa gamma Pro-Ject, o Nad, o Lehmann Audio. E molti appassionati Hi-Fi ne avranno anche già uno e potranno usarlo a questo scopo.

GarageBand all'opera
L'uscita dal pre-phono andrà collegata all'ingresso audio del Mac (un Mac Mini nel mio caso) che include un decoder analogico - digitale di buona qualità (lo stesso non vale per i PC Windows ed in particolare per la gran maggioranza dei notebook), anche questo sicuramente superiore a quanto disponibile negli scatolotti sopra menzionati.

Qui andrà gestita da GarageBand, una applicazione, come sanno i possesori di Mac, che è uno studio di registrazione semplificato, con possibilità di registrare e mixare la musica, aggiungendo effetti di vario genere, ma che ha anche la possibilità di registrare semplicemente quello che arriva sull'ingresso linea. E di registrarlo in qualità elevata. Difatti, selezionando in Preferenze > Opzioni avanzate "qualità ottimale" si scopre che può essere istruita la scheda audio ad effettuare una codifica a 24 bit / 44.1 Khz, con qualità quindi superiore a quella dei normali CD (figura 3).

Questa quindi è la prima cosa da fare. La seconda è regolare il volume di registrazione, è possibile anche selezionare la regolazione automatica, ma è sconsigliabile, il sistema potrebbe variare il livello in modo che sarà poi avvertibile. Bisogna fare un paio di prove sui brani a livello più basso e più alto dell'LP e controllare che gli "strumenti" (che sono del tipo presente in tutti i registratori) non vadano mai in zona rossa. E' inclusa anche una funzione di monitor, ovvero la possibilità di ascoltare quello che si sta registrando. Sembra una cosa ovvia, ma GarageBand ha un controllo sul rientro (feedback) molto sensibile e a volte può essere necessario disattivare il monitor. Nella figura 3 questa funzionalità è visibile in basso a destra.

Una volta completata la registrazione (all'inizio, un brano per volta) si controllerà il risultato dopo aver salvato (registrato in terminologia Apple) il contenuto. prima di esportarlo si potrà anche elaborarlo direttamente dentro GarageBand, ad esempio tagliando la coda o il bump iniziale della testina che atterra sul disco e separando tra loro i brani dell'album. Il pannello di GarageBand mostra i classici pulsanti per avanti, avanti veloce ecc. e lo spettrogramma della musica acquisita e muoversi tra le varie funzioni è intuitivo. In ogni caso con gli scatolotti USB è necessario fare le medesime operazione con il software che forniscono a corredo o altri editor audio come ad esempio Audacity o Free Audio Editor.

Per utilizzare la musica acquisita la funzione in GarageBand è "condividi" (figura 5). E' possibile trasferirla direttamente in iTunes o scaricarla su disco per altri scopi, il formato utilizzato sarà quello standard non compresso in ambiente Mac, cioè lo Aiff (Audio Interchange File Format). Prima di esportare è necessario però ricordarsi di deselezionare la funzione di compressione, altrimenti il nostro prezioso audio così amorevolmente acquisito sarà, appunto, compresso con conseguente perdita di qualità (e ormai con la capienza delle memorie attuali e con la velocità di trasmissione Internet standard a 10Mbit e oltre, non c'è proprio motivo di comprimere la musica).

Come si vede nella figura 6 successiva, il brano in iTunes (in questo caso Harvest di Neil Young) è effettivamente 24/44.1, e potrà essere trattato e gestito nelle playlist come tutti gli altri.

Gli incontentabili 
Ma perché l'acquisizione è limitata a 44,1 KHz? Non è possibile registrare a 48 o, ancor meglio, 96 KHz? Con GarageBand no, è una limitazione prevista dalla Apple e che, a quanto pare, rimarrà tale.
Non si tratta di una limitazione fondamentale, acquisendo LP non recenti o musicassette, la qualità, grazie al campionamento a 24 bit, sarà comunque superiore a quella del CD. Volendo andare oltre ci sono altri programmi come Audacity o Logic Express della stessa Apple, che però è a pagamento (e si capisce quindi che GB abbia qualche limitazione).

Immagini
Ecco infine, come al solito, alcune immagini che illustrano il funzionamento di questa via semplice e un po' più "analogica" alla acquisizione in digitale di vinili. Cominciamo da GarageBand e da come si presenta (figura 1):

Figura 1
Quando si da' il via ad un nuovo lavoro (selezionando Archivio > Nuovo) viene mostrato questo pannello e occorre scegliere strumenti acustici (figura 2). Se compare un pannello con le registrazioni recenti si può tornare a "nuovo progetto" semplicemente selezionando un'altra delle scelte del menu, ad esempio "impariamo a suonare" e poi "nuovo progetto".

Figura 2
Selezionando GarageBand > Preferenze occorre specificare la massima qualità di registrazione ed esportazione (figura 3):

Figura 3
Dopo alcune azioni preliminari funzionali a rendere la registrazione semplice ed efficace (vedi Appendice) si  può quindi registrare l'album LP attivando il tasto rosso classico di registrazione in basso a sinistra; a fianco del display con i tempi, i livelli di registrazione la selezione del monitor (figura 4):

Figura 4

Alla fine della registrazione, dopo averla controllata ed eventualmente elaborata, selezionando Condividi > Invia il brano a iTunes si esporta, appunto, il brano acquisito nel media player (figura 5):

Figura 5
E su iTunes, attivando "Informazioni" con il tasto destro si potrà avere la conferma della acquisizione a 24 bit (figura 6):

Figura 6
Infine una immagine del set di acquisizione audio. Ho usato un giradischi Kenwood KD-1033, un valido modello a cinghia degli anni '70,  non quello mio principale, per comodità di spostamento.


E' tutto anche per questa volta.


Appendice: La sequenza di azioni per avviare la registrazione (GarageBand versione 6.0.5)
  1. Avviare GarageBand
  2. Selezionare Nuovo progetto > Acoustic Instruments
  3. Se presenta all'avvio i progetti recenti selezionare Impara a suonare > Nuovo progetto > Acoustic Instruments
  4. Eliminare il metronomo: Controlli > Metronomo (de-flag)
  5. Selezionare la durata in minuti: Controlli > Durata
  6. Selezionare > Mostra Edita Data (pulsante in basso a sinistra)
  7. Selezionare l'opzione di monitoraggio: Monitor> Attivo non controllo feedback
  8. Impostare il volume della registrazione a 60%
  9. Effettuare una registrazioen di prova di 2-3' su una parte di musica a volume elevato
  10. Registrare
  11. Controllare durante la registrazione se la registrazione va in rosso e/o il display va nella zona di saturazione e aggiustare il livello
  12. Cancellare la registrazione di prova
  13. Creare una nuova registrazione: selezionare "traccia base"
  14. Registrare facendo partire prima GarageBand e poi l'LP
  15. Al termine, salvare il contenuto in formato audio HD: Condividi > Esporta audio (non selezionare "comprimi")
  16. Chiudere il progetto (può anche essere non salvato se la registrazione audio è completata)

giovedì 14 ottobre 2010

Pronti per la musica liquida?

Grande entusiasmo generale attorno alla musica liquida. Articoli, siti, ed ora persino le riviste più tradizionali di Hi-Fi o quelle che erano più specializzate sull'home theater che provano music servers e media player, sia basati su PC sia stand-alone, e nuovi DAC che escono continuamente, sia da piccoli produttori sia da affermati nomi del settore.

Di software da suonare su questi nuovi componenti però ce n'è effettivamente in giro? Oppure, come per altri nuovi formati che hanno completato il loro ciclo nel decennio come prodotti di nicchia, come il SACD, anche in questo caso il target non è l'appassionato di musica ma l'appassionato di tecnologia? In altre parole chi è disposto a scegliere la musica da ascoltare in base alla disponibilità sul formato preferito, piuttosto che accettare qualsiasi formato decente pur di ascoltare la musica preferita?

Facciamo un test
Prendiamo come punto di partenza le recensioni contenute nella (sempre eccellente) sezione musica dell'ultimo numero di Audio Review (AR). Mettiamoci nei panni di un appassionato di musica di oggi, che non ha CD o album in altri formati e che vuole partire direttamente con la musica liquida.

Cominciando dalla classica. Il disco del mese è la sinfonia n.10 di Mahler, diretta da Boulez, un disco DG registrato a febbraio 2010. DG (Deutsche Grammophon) vende da tempo la propria produzione anche via rete, in formato "liquido" appunto, anche in qualità CD, Flac lossless e senza vincoli, DRM free. Quindi dovrebbe esserci questo titolo.

Andando invece sul sito si trova la prima sorpresa. Non tutto è disponibile per il download. In particolare, almeno per Boulez, è disponibile la produzione sino al 2008. Quella posteriore solo per ordine postale (CD per corrispondenza) ma a volte, come in questo caso, neanche quella. Gli ultimi album sono disponibili quindi in diversi casi sono nella classica catena distributiva dei negozi. Un'alternativa liquida però c'è: iTunes. Qui l'ultima fatica di Boulez è presente, ma in formato compresso (e neanche iTunes plus, con qualità incrementata). Per la grande orchestra di Mahler è un po' poco.

Proviamo con il secondo album, le ultime sonate di Beethoven in una esecuzione giudicata eccezionale dal recensore, di Elisabeth Leonskaja. Un disco pubblicato dalla etichetta tedesca MDG, che scopriamo essere disponibile anche in formato SACD ibrido. Disponibile tranquillamente da Amazon e altri negozi on-line. Ma non per il download. Questo, per la cronaca, non c'è neanche su iTunes. (E non è indicata nella recensione la disponibilità in SACD)

Continuiamo con un album più insolito, Riccardo Chailly e Stefano Bollani impegnati con notissime composizioni di Gershwin, un disco Decca. Questo non c'è neanche nel catalogo on-line Decca (che è in comune con DG; forse è troppo recente (ma le recensioni di AR risalgono a qualche mese fa). Su iTunes però c'è, anche se sempre in compressione standard e non plus. Passiamo oltre.

A un disco Hungaroton con l'orchestra nazionale del paese mitteleuropeo impegnata, ovviamente, in composizioni di Bela Bartok (Musica per archi, percussioni e celesta e altre). Questo si scopre che è un SACD, anche se curiosamente non è indicato come tale, neanche stavolta, nella recensione. Disponibile da Amazon, ma non per il download.

Ultima prova, questo è un disco della BIS Records, ovviamente un SACD (abbiamo parlato di questa etichetta nel post precedente), Villa-Lobos, Floresta de Amazonas con l'Orchestra di San Paolo del Brasile. Questa recente incisione del 2010 la possiamo addirittura ascoltare, in streaming e integralmente dal sito della BIS Records. In bassa qualità, ovviamente. Ma non è scaricabile in formato liquido neanch'essa. Per comprarlo bisogna andare in negozio, dopo aver magari contattato il distributore italiano, per sapere in quali è disponibile. Teoricamente sarebbe disponibile tramite Amazon, ma solo su ordinazione. Però anche la piccola BIS Records è presente su iTunes, dove si può comprare questo album alla modica cifra di 8,99 € (meno della metà). Ma sempre compresso AAC e con DRM.

Quindi il nostro ipotetico appassionato che vuole abbandonare i CD e i supporti fisici in genere, avrebbe notevoli difficoltà, in base a questo test, ad alimentare la sua discoteca classica in base alle stimolanti recensioni di Filippo Gonnelli, Marco Cicogna e degli altri recensori di AR. A meno di non rinunciare non dico all'alta definizione, ma anche alla media risoluzione, alla qualità, ed accontentarsi della musica compressa. Il che per la classica non va molto bene, se non si ascolta con u iPod.

Passiamo al pop-rock
Ma forse è una limitazione solo del genere classico, recinto per appassionati in genere adulti (ed oltre) particolarmente legati alla fisicità del supporto.
Voltiamo un po' di pagine e andiamo alla sezione dedicata alla  musica moderna.

Il disco del mese è l'ultima uscita di Antony Hegarthy. Il disco del 2010 del musicista canadese con i suoi Johnsons è Swanlights, pubblicato da Rough Trade. Sul sito della casa discografica c'è, si può acquistare (a ottimo prezzo, poco più di 10 sterline). Ma niente download, solo iTunes standard.

E continuiamo con un album della Universal, l'ultimo lavoro di John Mellencamp, No Better Than This. iTunes ok (ma sempre standard, che fine ha fatto l'iTunes plus?). Amazon ok. Dal sito (si deve arrivare a quello della Verve) si può ascoltare in streaming i brani, ma solo registrandosi, è pensato quindi per persone pazienti. Nessuna possibilità di download in qualità CD.

Facciamo solo un altro test perché ormai si è capito l'andazzo. Le case discografiche, anche quelle propense alla musica liquida e con siti di download, anche quelle che producono musica classica, non esattamente il genere preferito dai giovani downloaders, non si fidano e aspettano che i loro preziosi album abbiano almeno finito il loro ciclo come novità, durante il quale, è pianificato, evidentemente, il pareggio dei costi di produzione. Per il download immediato, altro che alta definizione, siamo ancora al formato compresso.

L'ultimo test è su una casa discografica, una indie, sempre prendendo dalle recensioni di AR, la terza di quelle in evidenza è dedicata alla nuova prova live del chitarrista e songwriter Richard Thompson, della quale si parla molto bene (è puro rock per chitarra elettrica però, niente folk). Nel sito dedicato all'album, Dream Attic, sono presenti diverse forme di vendita. A parte una edizione deluxe con ammenicoli vari a 90 $, che non ci interessa molto, si vede che si può scaricare in MP3 senza DRM (a 320kbps) a 10 $. Niente qualità CD, quindi. L'album è disponibile anche su iTunes, sempre a qualità standard (quindi un po' inferiore).

Vediamo la musica da catalogo
Va bene. Le novità sono precluse all'ipotetico nuovo adepto della musica liquida. Vediamo il catalogo, sempre prendendo come test l'ultimo numero di AR, nella sezione CD teca, dedicata ai classici "da non lasciarsi sfuggire".

Cominciamo dai Queens Of The Stone Age con il loro classico Rated R, un album del 2000, di 10 anni fa. Almeno questo la Universal lo rende disponibile per il download legale in qualità CD? No, si trova solo su iTunes, in qualità standard, però costa più del solito (13,99 €) perché è la "deluxe edition" con alcune bonus tracks. Costa meno comprare il CD in piena qualità (e nuovo) su Amazon.

Altri due dischi sono casualmente Universal quindi andiamo oltre, ad un classico ancora precedente, Belafonte Sings The Blues, ristampato dalla spagnola Blue Moon. E' una collana della benemerita etichetta spagnola Fresh Sound Records, che ripubblica edizioni molto curate di album a diritti scaduti (pubblicati in origine oltre 50 anni fa, quindi prima del 1960, ora come ora, questo era del 1958). A prezzi bassi, intorno ai 10 €, peccato che poi c'è la spedizione e si arriva a 17 €, che scende come al solito per unità comprando più CD assieme. Si trovano anche in Italia in negozio, a un prezzo ancora maggiore (19 € in questo caso, secondo AR). Quindi niente download, la loro forza è vendere un buon CD con libretto, foto e tutto il resto.
Su iTunes c'è, non questa edizione, quella del '58, e a prezzo ribassato (qui il catalogo funziona un po', anche se per tempi molto remoti), a 4,99 €.

Non abbiamo trovato niente, quindi facciamo un ultimo tentativo. Cerchiamo sempre nella CD teca di qualche numero precedente. Ad esempio nel 312 si consigliava di riscoprire un album del 1984 dei Dream Syndicate di Steve Wynn, Medicine Show. Facendo le solite ricerche, sul sito del leader Steve Wynn si vede che è possibile acquistare gli album, anche in digital download. In realtà non c'è l'album recensito. E non c'è neanche modo di capire il formato né la compressione applicata. Non è proprio riportata da nessuna parte questa informazione. L'unica è comprare un brano o un album, ad esempio Day Before Wine And Roses Live, un loro concerto del 1982 nella prima formazione. Con l'Euro tornato a 1,4 sul dollaro sembra la cosa più semplice, anche se le istruzioni avvertono subito che "outside US" verrà applicato un fee aggiuntivo di 5 $, una specie di costo di spedizione applicato anche al download via Internet (!). In realtà poi, per motivi ignoti (forse perché il conto PayPal è in dollari) la fee non viene applicata. E posso scoprire che la musica è compressa eccome, sono MP3 a 128 kbps.

Ci manca da esplorare solo il versante jazz. Anche qui le cose vanno più o meno nello stesso modo. Le etichette, piccole o grandi che siano, non consentono il download dal loro sito o non sono collegate a siti di download a qualità CD. Se il download è previsto (non sempre) è in formato compresso. Trattandosi poi di piccole etichette la presenza su iTunes non sempre sussiste.
Unico elemento positivo per il genere jazz e che, essendo come la classica un genere più "da audiofili", la sezione relativa su HDTracks è abbastanza ampia e consente una discreta scelta. Sempre e comunque un piccolo sottoinsieme dell'universo.

Conclusioni
Insomma, il nostro ipotetico nuovo adepto alla musica liquida ha il suo music server collegato all'impianto, con un hard disk da un tera byte da riempire, legge le recensioni, gli viene voglia di acquistare musica, è disposto a comprarla, magari spendendo qualcosa in meno (rinuncia alla copertina, al booklet e a tutto il resto), la vuole solo "liquida", senza rinunciare però alla qualità, almeno rimanere a quella del CD.

E deve rinunciare al suo intento, non senza aver notato con una certa sorpresa che si trova molto di più nel negletto formato SACD. Ha difatti davanti a sé solo due alternative: 1) accontentarsi della musica in formato compresso, magari proprio non la più compressa, l'AAC standard di iTunes, forse anche l'iTunes plus (se è fortunato), oppure 2) comprare secondo un altro approccio: vedere cosa è disponibile sui siti per il download di musica in alta definizione o in qualità CD, HDTracks, Magnatune, Linn Records, Deutsche Grammophon, e limitare la sua scelta a quei titoli.
E quindi deve arrendersi ancora al supporto fisico: comprare i CD (o i SACD) su supporto fisico, digitizzarli con un ripper e trasferirli sul music server; il costo è quasi uguale comprando su Amazon (vedi), la qualità è almeno quella del CD e la scelta è la più ampia possibile. Anzi, magari dopo averli "rippati" potrebbe rivendere i CD "come nuovi" su eBay.
C'è poi anche una alternativa numero 4, che però non possiamo approfondire su un blog pubblico.

Escludendo quest'ultima, la strada non sembra proprio agevole per il nuovo entusiasta della musica liquida. Paradossalmente, è ancora più ardua se vuole seguire pienamente la via legale. Il fatto è che le case discografiche non si fidano di lui.

lunedì 11 ottobre 2010

Ma il SACD è proprio finito?

Non ancora. Poco, molto poco, ma qualcosa ancora esce. Sia come produzione discografica, sia come lettori. E questo fa nascere nuove speranze in chi ha sostenuto appassionatamente il nuovo formato, l'immaginario successore del CD, sin dai primordi, come la rivista Audio Review.

Non è tanto facile capire cosa effettivamente si muove ancora attorno al nuovo formato. Di sicuro c'è che le major, inclusa la Sony (che ha brevettato il nuovo formato) non fanno più uscire titoli in SACD da anni. Anche etichette specializzate "audiophile", come Telarc, che avevano investito sulla registrazione in standard DSD (quello appunto del SACD) e in una evoluzione del multicanale (DSD discrete surround) che aveva ottenuto anche ampi riconoscimenti, ha smesso di produrre nuovi dischi in questo formato. Li registra ancora in DSD ma poi li pubblica in media definizione su CD. Lo stesso dicasi per Harmonia Mundi, specializzata in musica classica e barocca, e per l'altra nota etichetta audiophile, la Chesky Records, che invece ha puntato decisamente verso la musica liquida in alta definizione, con il sito HDTracks, del quale ho già diffusamente parlato.

Altre etichette indipendenti però resistono. Per conoscere le nuove uscite c'è (o c'era) un sito speciaizzato, SACD-Net, che registrava ogni nuova uscita nel formato, e ne censisce oltre 6000. Solo che osservamdo con attenzione si nota che non viene più aggiornato dalla fine del 2009. Quindi bisogna cercarle pazientemente tra siti e blog che parlano dei nuovi formati digitali.

Diciamo anzitutto che se nuovi titoli escono, sono solo di classica o contemporanea, raramente di jazz e new trends, niente o quasi di pop, rock o folk o cross-over vari. Tutti questi generi più diffusi hanno scelto in pratica il vinile, come formato alternativo (e preferito) al CD. E le uscite su vinile sono ormai da tempo ben superiori a quelle su SACD. Se qualcosa esce di rock, folk, blues e jazz, si tratta di riedizioni, ristampe su SACD, ad alta qualità, di album classici, come quelli di Stevie Ray Vaughan usciti per Mobile Fidelity Sound Lab nel 2010, a cui si riferisce l'immagine (Texas Flood, uscita prevista ottobre 2010). Ci sarebbe da pensare che la produzione sia rivolta soprattutto ad un "pubblico adulto".

Anche nella classica la scelta è limitata a piccole etichette, di solito del Nord Europa, che continuano a sostenere questo formato. Le più attive sono la  BIS Records (svedese, nella immagine sottostante, dal loro sito, una immagine del loro studio 3 con in evidenza 3 dei 5 diffusori B&W 802 usati per la messa a punto del multicanale 5.0), la Dacapo (danese), la 2L (norvegese), che però li vende spesso come backup assieme ai Pure Audio Blu Ray.
Trattandosi di classica, una fonte (questa aggiornata) per controllare le nuove uscite è Classical Today. Dove si nota peraltro che le uscite di nuove registrazioni messe in evidenza perché eccellenti sono in maggioranza sul vecchio formato CD a media risoluzione, invece che sul ex-nuovo e ora negletto formato in alta definizione.


Due etichette che invece ristampano produzioni classiche di jazz, rock, blues, sia su vinile che su SACD, sono la già citata Mobile Fidelity Sound Lab e la Analogue Records. New trends e nu-jazz, oltre che ristampe, anche dalla tedesca Stockfish Records (accanto a una prevalenza di vinile), che ha iniziato a produrre anche qualcosa in Pure Audio Blu Ray.

Chiaramente tutte assieme queste etichette arrivano ad una produzione comunque piuttosto ridotta, anche in termini assoluti, senza confrontarla a quella sterminata su CD. Se poi cerchiamo produzione in multicanale, possibilmente nativo e non ottenuto elaborando i master originali a due tracce, la scelta si assottiglia ancora, essenzialmente ad etichette di classica, come BIS Records e 2L.

Per saperne di più sul presente e futuro (incerto) del Super Audio CD una buona fonte sembra essere il blog SACD Lives (al quale l'autrice ha aggiunto ultimamente un punto interrogativo).

In sintesi, da questa analisi, riferita al periodo della pubblicazione di questo post, ovviamente, si può concludere che il SACD sta diventando sempre di più un prodotto di nicchia; la piccola produzione residua è giustificata da un parco installato di lettori SACD di qualità, anche collegati ad impianti multi canale, che si è sviluppato negli "anni zero". Gli utenti interessati sembrano essere comunque quasi solo gli ascoltatori esigenti di classica, anzi quella minima parte di essi che non è affascinata in modo esclusivo dal vinile.

Per l'alta definizione il canale preferenziale per accedere ad un catalogo più ampio, con una scelta non comparabile rispetto al CD, ma neanche così ridotta, sembra essere quello della musica liquida.
Per chi cerca, oltre all'alta definizione, anche l'audio multicanale, la scelta però si riduce, perché raramente il materiale disponibile per il download in HD è anche in questo formato. Sembra anzi che solo 2L metta attualmente a disposizione anche questa opportunità. Quindi chi, contro tutti e tutto, vuole puntare su questa diversa strada verso il realismo musicale, l'unica scelta attuale per il software è il SACD (e il genere classico), oltre che cercare quello che rimane del compianto DVD-Audio (formato più comodo, ma ancora più negletto del SACD).