lunedì 23 novembre 2015

Chromecast Audio in prova: una soluzione comoda ed economica per lo streaming

Nel post precedente avevamo visto che per mettere assieme l'esigenza di avere un network player aggiornato alle ultime tendenze (DSD) ma anche in grado di sfruttare le grandi potenzialità dello streaming in qualità CD (Tidal o Qobuz) l'alternativa era piuttosto limitata: un solo componente "bi-standard" e peraltro pensato anche per altro (video). Altrimenti rimaneva una sola alternativa: utilizzare come music server un PC (tipicamente un Mac Mini).

Un interessante prodotto presentato da tempo da Google e da poco rinnovato consente però una alternativa di grande interesse, spostando l'intervento sull'impianto hi-fi analogico, per farlo diventare wi-fi. In questo modo non è più necessario che il network player sia compatibile con Tidal, con Qobuz o con altri servizi streaming presenti o futuri. E' sufficiente che lo sia un compnente anche lui collegabile con wi-fi, ad esempio il tablet che probabilmente abbiamo già in casa e che altrettanto probabilmente già useremmo come telecomando evoluto.

Google Chromecast Audio
Il componente in questione è il Chromecast Audio di Google. Non il Chromecast che più o meno tutti conoscono e che è pensato per connettere il tablet (o lo smartphone) al TV non smart, e che ha per questo scopo una uscita HDMI. Ma un prodotto molto simile e di prezzo analogo (39 €, molto poco rispetto alla concorrenza) che ha invece una uscita composita solo audio di tipo jack stereo analogica / digitale coassiale (o S/PDIF). Sul tablet bisogna solo installare la app collegata (che si chiama ovviamente Google Cast) e tutte le applicazioni audio che supportano il protocollo cast di Google potranno scegliere se usare in alternativa agli altoparlanti interni del tablet o alla cuffia il nostro prezioso impianto hi-fi stereo (con risultati sicuramente superiori).


Nell'immagine vediamo come si presenta la app Google Cast una volta installata sull'iPad. Sono riconosciute e inserite automatiche le app compatibili con il protocollo cast già presenti sul tablet. Quando però colleghiamo il nostro Chromecast audio e non video le prime due app (anche YouTube quindi) spariscono. 

Qobuz e Chromecast
Le app devono essere compatibili col protocollo cast di Google (come dice il nome, un protocollo ottimizzato per l'invio multiplo). Oltre a quelle riconosciute subito ce ne sono altre e in particolare una che ci interessa molto, perché è un servizio streaming lossless. Si ha la conferma della compatibilità accedendo al servizio.



Nelle due videate la compatibilità di Qobuz in pratica. Aguzzando la vista nella prima immagine in alto si vede il logo di Chromecast. Si tratta solo di selezionarlo come output al posto degli altoparlanti interni e la musica che abbiamo scelto di ascoltare in streaming selezionandola dalla libreria sarà suonata dal nostro impianto. E potremo utilizzare l'interfaccia della app di Qobuz come telecomando, ovviamente. Semplice e comodo.

La qualità
I parametri di qualità da considerare sono la risoluzione della musica trasmessa e la conversione da digitale ad analogico. Bisognerebbe verificare se il materiale audio scaricato da streaming con il servizio Qobuz (quindi a risoluzione 16/44.1 quella del CD) viene poi effettivamente ritrasmessa all'unità Chromecast con la stessa qualità oppure se è effettuato preventivamente un downgrade per ridurre la criticità della trasmissione. Provarlo tecnicamente non è alla mia portata. Ci possiamo riferire però a quanto afferma ufficialmente Qobuz sul proprio blog:

The Qobuz Music user on iOS and Android can now experience Qobuz in original, lossless quality. You can also receive phone calls without turning off your music, and thereby save the battery on your smartphone or tablet.
Qobuz is, what’s more, the first service to offer True CD Quality on Google Cast.

Se lo affermano, significa che sarà così. Sul lato  app bisogna però anche settare la massima qualità che infatti è riservata agli "speaker" hi-fi.

Il DAC
Chromecast ha una uscita composita digitale / analogica. Se colleghiamo la unità ad un ingresso analogico del nostro impianto, quindi dell'amplificatore, con un cavetto mini jack stereo da un lato e RCA dall'altro, la conversione sarà effettuata da Chromecast stesso. Il DAC interno secondo le recensioni esistenti è di buona qualità, ma naturalmente non ai massimi livelli. Per migliorarlo si può adottare in alterntiva la uscita ottica coassiale. collegandola ad un DAC dotato di ingresso digitale coassiale S/PDIF, se lo ha. Se non lo ha (come è quasi la norma, ormai sono tutti USB), si potrà usare in alternativa un convertitore come il noto Hi-Face.

I network player compatibili
Ancora meglio sarebbe collegarlo direttamente ad un ingresso digitale del network player, in modo da semplificare ulteriormente l'impianto (il Chromecast è un componente miniaturizzato) e beneficiare del DAC interno del network player, sicuramente superiore. Non tutti hanno questa possibilità, anzi pochi, ma due compatibili DSD (vedi lista nel post precedente) ci sono:
- Marantz NA8005
- Pioneer N70


Nelle due immagini che mostrano il retro dei network player citati
si possono vedere gli ingressi digitali ottico e coassiale opportunamente previsti


Questi due player di prezzo  ancora terreno consentono quindi, con la sola aggiunta dell'accessibile ed economico Chromecast Audio, di costruire un impianto per la musica liquida senza PC di nessun tipo, ma senza rinunciare neanche a nessuna funzionalità e possibilità di upgrade. Che potrà interessare anche il DAC eventualmente perché, come (quasi) tutti i network audio player, hanno anche una uscita digitale.

Gli altri servizi di streaming compatibili
I servizi streaming lossy, cioè Spotify, Deezer e ovviamente Play Music di Google sono tutti compatibili, come si vede nella prima immagine. La funzionalità non è però accessibile con la opzione free che Spotify e Deezer ancora offrono (Play Music non la prevede proprio). Bisogna avere la versione premium, come si vede nella immagine seguente.




Perché Tidal no
L'altro servizio streaming lossless, che ha la importante caratteristica di essere disponibile ufficialmente anche in Italia, non supporta al momento il protocollo cast. Forse dipende dagli accordi che hanno già fatto con soluzioni alternative (e più costose seppur più complete, per multiroom ad esempio) proposte da altri fornitori come Sonos che sono ora in competizione in questo campo con Google.
Un peccato perché Qobuz oltre a non essere ufficialmente disponibile in Italia sta incontrando alcune difficoltà economiche che speriamo siano presto superate, ma non si può mai sapere. Il mercato della musica attuale è a bassi margini per la concorrenza dei servizi finto free come YouTube.

(Dopo la pubblicazione di questo post il supporto di Tidal è arrivato, da luglio 2016. Quindi anche con l'unico servizio streaming in qualità CD disponibile in Italia si può usare Chromecast Audio per un impianto di qualità dove il lettore può essere semplicemente un tablet o anche uno smartphone)

Il casting per tutti con Chrome
Per completezza informativa, perché ai nostri scopi non serve, aggiungo che Chrome con la installazione di un apposito plugin Google Cast Extension può collegarsi a Chromecast e trasmettere qualsiasi pagina web che trasmette anche suoni. Accedendo con il browser Chrome a YouTube o anche a Tidal l'audio può essere inviato via Chromecast all'impianto hi-fi. Soltanto che: 1) la estensione è disponibile solo per la versione desktop di Chrome, non per quella iPad; 2) la qualità di trasmissione è ridotta a 480 o 720kbps, la metà di quanto serve per un flusso lossless 16/44.1 (1441Kbps).
Quindi è una alternativa che può anche essere interessante se vicino al PC avete uno speaker non wi-fi, ma per i nostri scopi non consente di eliminare il PC né di ascoltare Tidal in qualità CD.
Devo aggiungere anche che nelle prove fatte con un PC con Windows 10 non ho incontrato problemi, mentre con un altro con Windows 7 ho rilevato alcune interruzioni nel flusso audio. 

Esempio di ascolto da YouTube con Google Cast Extension

In questa successiva immagine è selezionato in alto a destra il menu a tendina
con le due scelte possibili relativamente alla qualità audio


Spotify e Deezer
L'uso di Chromecast è stato esaminato sinora solo per sopperire alla mancanza di integrazione tra servizi di streaming lossless e la totalità o quasi del network audio player in commercio in grado di trattare anche il DSD. Ma può essere utile anche per altri scopi.
Può essere usato per esempio con Spotify in alternativa a Spotify connect. Non ho la possibilità di provare il funzionamento pratico di Spotify connect con i vari modelli in commercio, sulla carta dovrebbe consentire una operatività del tutto simile a quella descritta prima, e quindi si farebbe tutto dalla app Spotify del tablet o dello smartphone. Chromecast non darebbe di conseguenza alcun vantaggio. Ma se l'uso fosse in realtà meno immediato e più macchinoso, visto l'esiguo costo aggiuntivo, potrebbe essere un'alternativa utile.
Per Deezer, servizio per il quale è meno diffuso il supporto, potrebbe essere invece una soluzione altrettanto brillante che per Qobuz.

Chromecast anche per chi non ha un impianto per musica liquida
Infine, la modalità di connessione wi-fi con un apparato come Chromecast può essere assai utile anche all'appassionato che non è ancora passato alla musica liquida e ci sta magari pensando, senza aver preso ancora una decisione.
Con la modica cifra richiesta può trasformare uno degli ingressi del suo tradizionale amplificatore in un ingresso wi-fi, da collegare ad un servizio di streaming lossless come Qobuz o lossy come Spotify, ascoltare tutta la musica che lo interessa, e concentrare gli acquisti di CD o SACD o vinile solo su quello che veramente lo convince e a suo giudizio vale l'acquisto. L'unica cosa che gli o le serve (oltre all'abbonamento e ad una rete wi-fi in casa) è un tablet o anche uno smartphone, ed è assai improbabile che ne sia sprovvisto.

La installazione di Chromecast audio

Lascio per ultima questa sezione perché c'è veramente poco da dire, basta la immagine della confezione con le semplici istruzioni. Funziona subito, basta solo avere la pazienza di attendere il setup e il riconoscimento dei reciproci componenti tra iPad e Chromecast, che viene segnalato da una piccola spia LED all'accensione che passa da arancione a bianca.
Unico punto di attenzione: l'oggetto deve essere collegato ad una presa di corrente o in alternativa alla porta USB di un PC, che però deve essere acceso per tutta la durata dell'utilizzo (non ha una batteria interna). 




In sintesi 
un prodotto interessante è comodo, non solo per superare la necessità di realizzare un music server su PC, ma anche per accedere immediatamente alla musica in streaming, senza attendere la configurazione iniziale del PC che, considerando i diversi elementi in gioco, può richiedere un po' di tempo in più di quello che vorremmo aspettare. Nel caso di Qobuz c'è poi un'altra comodità, perché il servizio francese non ha al momento una app remote per iPad o tablet come Spotify. O come Tidal con i network player compatibili (come i Linn). Una comoda interfaccia remota che invece così diventa disponibile.

lunedì 9 novembre 2015

Un impianto per la musica liquida - Le alternative oggi

Il post che presentava le 4 possibili scelte per un impianto adatto ad ascoltare anche la musica liquida risale a diverso tempo fa (marzo 2012). Dopo tre anni e mezzo qualcosa è cambiato nella musica digitale, ma non molto, e le alternative rimangono sostanzialmente le stesse. Con due novità, una sul lato dell'hardware (il NAS e il tramonto dei sistemi all-in-1) e due sul lato del software (lo streaming in qualità CD e il formato DSD).

L'archiviazione della musica: la soluzione NAS
Il tempo intercorso ha reso il NAS la scelta standard di archiviazione per la musica liquida acquistata o "rippata" a partire da supporti fisici. Hanno concorso a questa situazione sia la crescita di dimensione dei file audio musicali, con la estensione dell'interesse per il formato DSD (che, ricordo, non è mai compresso lossless, e può essere a risoluzione doppia o quadrupla del SACD) e, in misura minore, per i formati digitali in HD anche superiori al 24/192, sia la preoccupazione di non perdere per problemi tecnici hardware librerie musicali sempre più ampie, frutto magari di ore ed ore di ripping. In realtà il NAS (Network Attached Storage) con dischi ridondanti in tecnologia RAID non risolve tutti i rischi di perdita dati nel tempo, un altro post è stato dedicato a questo argomento, ma certamente è la soluzione più semplice e rapida per diminuirli.

Una classica soluzione per il PC Hi-Fi: il Mac Mini

Questa tendenza ha messo rapidamente fuori mercato le soluzioni all-in-1 con storage interno, come i music server della Olive che avevano dato l'avvio a questo tipo di soluzione, e che non sono più distribuiti in Italia da Audiogamma e sembrano essere spariti dalle recensioni nei siti internazionali. C'è da aggiungere che nel corso di una audizione un importatore italiano aveva fornito anche un altro elemento interessante: la stabilità dei music server che non sono altro che un PC Windows carrozzato come componente alta fedeltà. Chiunque ha esperienza dei sistemi Windows, nonostante gli indubbi sforzi di Microsoft, non ha bisogno di sapere di più oltre questo fugace indizio.
Di fatto il mercato propone ora quasi soltanto network audio player senza memoria disco interna tranne un paio di modelli della Cocktail Audio con HD opzionale inseribile.

Lo streaming lossless (e non)
Una alternativa che 3 anni e mezzo fa non c'era e che un impianto per la musica liquida anche orientato alla massima qualità difficilmente può ignorare. Con il costo di un paio di CD (o anche meno) al mese si ha infatti l'accesso illimitato se non a tutta, a una enorme quantità di musica allo stesso livello di qualità, con servizi come Tidal o Qobuz.
Un impianto che rinuncia a priori a questa possibilità è quindi il risultato di una scelta ben precisa e prioritaria verso l'alta definizione e/o il multicanale (che via streaming ancora non ci sono, ma potrebbero arrivare in futuro).

Un network player che supporta Tidal: il Pro-Ject Box DSA

Il dilemma per la composizione dell'impianto
La sparizione dei sistemi all-in-1 non cambia molto le cose, tenendo conto che un sistema di archiviazione NAS potrebbe essere utilizzato anche per altri scopi (immagini e video di casa ad esempio) e quindi magari esiste già. Anche il formato DSD non costituisce un problema, nel senso che, indipendentemente dalla scelta di configurazione dell'impianto, sarà necessario migrare a un componente (DAC o network player) compatibile con il nuovo standard (che però si stanno rapidamente diffondendo).
Il vero dilemma nasce con lo streaming, perché le due alternative rimaste, il music server basato su PC o il componente hi-fi specializzato, ovvero il network audio player, presentano vantaggi e svantaggi:
  • Network Audio Player
    • Vantaggi: 
      • Disponibilità immediata (si accende subito)
      • Aggiornamenti meno frequenti e più semplici
      • Non ha necessità di un monitor video
      • Piena integrazione nell'impianto e semplicità operativa
    • Svantaggi:
      • Streaming lossless non sempre disponibile (vedi dopo)
      • DAC interno semi-obbligato
      • Player software interno obbligato
      • Media library obbligata (tipicamente non specializzata per la classica)
  • PC Hi-Fi
    • Vantaggi:
      • Streaming lossless sempre disponibile (anche per nuovi servizi futuri)
      • Libertà di scelta per il DAC
      • Libertà di scelta per il player software
      • Libertà di scelta per la media library
    • Svantaggi:
      • Tempi di accensione tipici dei PC
      • Necessità di aggiornamento periodico di tutti i componenti software 
      • Risoluzione a carico dell'utente di eventuali problemi di integrazione tra i componenti
      • Necessità di un monitor e di una tastiera + mouse per le operazioni di configurazione, manutenzione, e di estensione della libreria musicale
La operatività, una volta che sono configurati e accesi, non cambia invece tra network player e PC Hi-Fi, perché può essere praticamente sempre gestita con app per smartphone o tablet.
Poiché questi svantaggi e vantaggi sono reciproci, possiamo approfondirli singolarmente.

L'ultimo e molto completo network playerdi una casa che tra
le prime ha creduto nella musica liquida: Marantz NA8005

La libertà di scelta del DAC
E' il componente più critico in un impianto per la musica liquida, e quello su cui i produttori stanno facendo più investimenti per incrementarne la qualità. La libertà di scelta e quindi di upgrade appare una opzione importante, anche se a giudicare da quanto affermano gli esperti del settore, il livello di qualità continua a crescere e quindi le differenze si cominciano a percepire a partire da impianti top.
Per la gestione del DSD (ma anche del PCM a 32/284) valgono considerazioni analoghe: un network player non DSD o limitato a 96 o 192KHz potrebbe essere considerato da un utente non obsoleto per i suoi scopi, mentre un PC Hi-Fi sarà sempre aggiornabile cambiando solo il DAC.
Se il network player ha una uscita digitale e quindi consente l'utilizzo di un DAC esterno la libertà di scelta è però in parte preservata, anche se occorre considerare:
  • il costo del network player (e quindi la perdita di valore se rinunciamo ad un suo elemento essenziale);
  • il tipo di uscita digitale (se solo S/PIDF, come nella quasi totalità dei casi, limita la possibilità di scelta del DAC, ormai quasi tutti USB, o richiede un adattatore intermedio);
  • l'upgrade con DAC esterno è possibile solo con la codifica PCM, se il network player non supporta il DSD nativamente non può supportarlo grazie a un DAC esterno compatibile DSD. 
La libertà di scelta dell'audio player
Come abbiamo visto nelle prove dei player standard di iTunes e di quelli progettati per esigenze audiophile, come Fidelia o Audirvana, la differenza c'è, anche come versatilità operativa. Anche questa è una possibilità possibile solo con una configurazione basata un PC  Hi-Fi e quindi comporta inevitabilmente una maggiore complessità.
Da notare che questa alternativa riguarda solo l'ascolto di materiale presente sulla libreria musicale, non per lo streaming.

La libertà di scelta del gestore della libreria musicale (media library)
E' un problema in realtà solo per chi ha una consistente libreria di musica classica. Per gli altri generi la organizzazione della libreria segue all'incirca sempre lo stesso standard (titolo brano, titolo album, interprete, genere, immagine copertina, più eventuali altri come autori ecc.). Nel caso della classica è importante poter gestire anche il compositore allo stesso livello dell'autore, la forma musicale, i movimenti, gli strumenti e la vista alternativa per opera oltre che per album. Si possono gestire queste esigenze in qualche modo anche con i media library tradizionali, usando i commenti, ma per una gestione completa il PC Hi-Fi, al netto di novità, appare ancora una scelta obbligata.

Il costo
Il costo di partenza per le due soluzioni non differisce di molto. Ci sono network player che costano meno di un Mac Mini (tipica piattaforma per il PC Hi-Fi) anche se non di molto, ma aggiungendo il DAC si equivalgono. Salendo di qualità (attesa o desiderata) invece la soluzione network player può avere costi anche molto più elevati (nell'ordine delle migliaia di €).

La disponibilità dei network player in pratica
Facendo ricorso ad una rassegna di mercato sui network player pubblicata sul numero di ottobre 2015 di Audio Review (N. 368) vediamo in concreto cosa offre il mercato oggi. La situazione è molto evoluta dai primi tempi in cui l'unico network player a prezzo abbordabile era il Marantz NA7004, molte case sia nuove sia tradizionali sono entrate nel settore e l'offerta è abbastanza ampia. Non ancora completa però, se cerchiamo un modello che supporti sia il DSD sia lo streaming lossless. Al momento ce n'è difatti solo uno, il notevole e apprezzato lettore multi-formato Oppo BDP 105, ben noto anche per la sua versatilità e possibilità di upgrade.



Marca


Modello


PCM


DSD


DigitalOut


Streaming


Prezzo


Oppo


BDP-105


24/192


DSD128


S/PDIF


Tidal


1599

Pro-Ject


Stream Box DS


24/96


NO


S/PDIF


Tidal


699


Pro-Ject


Stream Box DSA*


24/192


NO


S/PDIF


Tidal


1299


Linn


Sneaky DS


24/192


NO


S/PDIF


Tidal


1440


Linn


Majik DS


24/192


NO


S/PDIF


Tidal


2428 


Moon


180 Mind


24/192


NO


S/PDIF


Tidal


1350


Naim


UnitiQute 2*


24/192


NO


NO


Tidal


2290


Naim


Uniti 2*


24/192


NO


NO


Tidal


5350

Marantz


NA 8005


24/192


DSD128


S/PDIF


Spotify Connect


1099


Denon


DNP-730AE


24/192


DSD128


S/PDIF


Spotify Connect


499


Pioneer


N-70


24/192


DSD128


S/PDIF


Spotify Connect


1299


Technics


ST-C700


24/192


DSD128


S/PDIF


Spotify Connect


999

Dopo questo modello, indicato in verde, sono elencati ed evidenziati in blu i modelli che supportano Tidal (ma non DSD) e i modelli che all'opposto supportano la codifica DSD ma non Tidal. In alternative però supportano lo streaming (via rete sempre) dal servizio lossy (ma di buona qualità) Spotify. Con un asterisco sono segnati i modelli che includono anche un amplificatore. I prezzi indicati sono quelli offerti sul web nei siti e negozi ufficiali, quindi possono variare anche se non di molto.

Il versatile e completissimo lettore multi-formato Oppo BDP-105

In sintesi
Per la massima flessibilità e accesso a tutte le opportunità offerte dalla musica liquida la soluzione obbligata è ancora il PC Hi-Fi. Per ora un solo modello (e marca) offre qualcosa di comparabile in un componente integrato e specializzato, ma non dubito che se ne aggiungeranno altri. Poiché non sono obbligatori né il formato DSD né lo streaming lossless gli appassionati che danno priorità alla semplicità d'uso hanno già oggi numerose alternative, alcune delle quali anche non molto costose.