L'ascolto passivo
Per il primo punto, perché l'ascolto creativo è ascolto passivo: poche indicazioni (il genere, una canzone come esempio) e al resto pensa il servizio streaming, offrendo playlist condivise da altri, o create ad hoc, o radio virtuali con scalette scelte da algoritmi di computer invece che da DJ umani (e non è detto che sia peggio). Probabilmente è la maniera preferita di ascoltare la musica della maggior parte delle persone, in particolare se sono sotto i 25 anni, l'ascolto non è più per album ma per singoli brani, è confinato in un genere ma consente di scoprire cose nuove e inaspettate (ma magari invece la musica passa e va senza far caso a chi l'abbia prodotta), è vario e spesso più gradevole, come in una playlist fatta bene da noi, con il vantaggio che non abbiamo dovuto impiegare parecchio del nostro prezioso tempo per comporla. Probabilmente sarà il futuro anche questo, ma personalmente riesco ancora a leggere le recensioni, interessarmi a più generi e cercare di ritenere quello che scopro per arricchire la mia cultura. Ma ognuno fa quello che vuole e non pretendo che questo sia il giusto. Solo che non praticando l'ascolto passivo non ho elementi di raffronto.
Per il primo punto, perché l'ascolto creativo è ascolto passivo: poche indicazioni (il genere, una canzone come esempio) e al resto pensa il servizio streaming, offrendo playlist condivise da altri, o create ad hoc, o radio virtuali con scalette scelte da algoritmi di computer invece che da DJ umani (e non è detto che sia peggio). Probabilmente è la maniera preferita di ascoltare la musica della maggior parte delle persone, in particolare se sono sotto i 25 anni, l'ascolto non è più per album ma per singoli brani, è confinato in un genere ma consente di scoprire cose nuove e inaspettate (ma magari invece la musica passa e va senza far caso a chi l'abbia prodotta), è vario e spesso più gradevole, come in una playlist fatta bene da noi, con il vantaggio che non abbiamo dovuto impiegare parecchio del nostro prezioso tempo per comporla. Probabilmente sarà il futuro anche questo, ma personalmente riesco ancora a leggere le recensioni, interessarmi a più generi e cercare di ritenere quello che scopro per arricchire la mia cultura. Ma ognuno fa quello che vuole e non pretendo che questo sia il giusto. Solo che non praticando l'ascolto passivo non ho elementi di raffronto.
Prima di cominciare
Chiusa la digressione, che volendo si può anche saltare, cominciamo a prendere confidenza con la nuova applicazione che potremmo anche chiamare "ecosistema" come si usa ora.
Si scopre infatti che Apple Music è proprio un componente del sistema operativo IOS. Difatti bisogna obbligatoriamente scaricare e installare la nuova versione 8.4 che, come principale modifica, introduce proprio il supporto del nuovo servizio streaming + libreria. Questo già fa capire parecchio delle intenzioni e aspettative di Apple.
Dopo aver accettato la iscrizione con il nostro account iTunes (ricordarsi di disdire tra tre mesi se la prova non sarà convincente) la seconda cosa da fare e' passare in cloud. Non è obbligatorio ma se si passa allo streaming è logico abbandonare anche le librerie locali. In questo modo tra l'altro non sarà necessaria la rincorsa a tablet o smartphone con memoria sempre più estesa. 16 GB sono sufficienti. Questa operazione si fa dalle impostazioni IOS (il test è su un iPad 2). La libreria si trasferisce quindi in cloud, si unisce con le altre se abbiamo un contratto family, e viene rimpiazzata con quella già sul cloud se abbiamo iTunes Match (che ormai non servirà più).
La terza cosa da fare è accedere ad Apple Music dallo store e godersi i filmati promozionali, che sono veramente belli e ben fatti, in particolare quello sulla storia della musica di cui pubblico alcune immagini.
Dopo aver accettato la iscrizione con il nostro account iTunes (ricordarsi di disdire tra tre mesi se la prova non sarà convincente) la seconda cosa da fare e' passare in cloud. Non è obbligatorio ma se si passa allo streaming è logico abbandonare anche le librerie locali. In questo modo tra l'altro non sarà necessaria la rincorsa a tablet o smartphone con memoria sempre più estesa. 16 GB sono sufficienti. Questa operazione si fa dalle impostazioni IOS (il test è su un iPad 2). La libreria si trasferisce quindi in cloud, si unisce con le altre se abbiamo un contratto family, e viene rimpiazzata con quella già sul cloud se abbiamo iTunes Match (che ormai non servirà più).
La terza cosa da fare è accedere ad Apple Music dallo store e godersi i filmati promozionali, che sono veramente belli e ben fatti, in particolare quello sulla storia della musica di cui pubblico alcune immagini.
Tutto girato apposta, non sono immagini tratte da film o documentari. Non servono a niente ma sono belli da vedere, e ci danno in più una conferma della potenza attuale di Apple. I tre fotogrammi tratti dal filmato illustrano con nostalgia tre ere nella storia della musica: l'era del 45 giri, l'era del juke-box, l'era dell'autoradio).
I nostri gusti musicali
Apple Music ci vuole conoscere più di quanto lo richiedono gli altri servizi (io faccio riferimento essenzialmente a Spotify, il più diffuso). Li venivano dedotti da quello che sceglievamo di ascoltare, qui li dichiariamo noi in base ad una specie di sondaggio realizzato con la grafica a palle rosse che probabilmente abbiamo visto nelle varie presentazioni sui media. Scelti i generi musicali, vengono proposti gli artisti più significativi in affinamenti successivi (4 o 5 passi). In questo modo si completano anche gli artisti da seguire e con cui eventualmente interagire nella sezione @connect. Oltre a questi elementi il nostro profilo è completato con il contenuto della libreria e con le ricerche e gli ascolti. Si comincia da qui.
Come si vede i generi musicali non ci sono tutti, Ad esempio non c'è il folk, che avrei messo. Ho scelto quindi jazz e R&B per indirizzare i suggerimenti musicali. Alla fine dopo cinque passi Apple Music si dichiara soddisfatto, mi ha inquadrato, e mi fornirà suggerimenti in base a questi artisti "tipo". Non c'è Miles Davis perché non mi sembra mi sia stato mai proposto, anche i musicisti non ci sono tutti, penso che usino raffinate tecniche associative, o forse si affidano invece al caso.
Le funzioni base
Finita la visione delle belle cose che attendono chi crede in Apple Music e completata la profilazione, arriviamo alle funzioni base di un servizio in streaming a pagamento: ascoltare liberamente e in buona qualità tutta la musica che ci interessa, ovunque e da qualsiasi dispositivo.
Finita la visione delle belle cose che attendono chi crede in Apple Music e completata la profilazione, arriviamo alle funzioni base di un servizio in streaming a pagamento: ascoltare liberamente e in buona qualità tutta la musica che ci interessa, ovunque e da qualsiasi dispositivo.
A differenza di Spotify o Qobuz questo è un servizio misto libreria + streaming (per continuità con iTunes, si vuole dare il messaggio che quello che si è comprato li, magari parecchia roba, non è inutile. In realtà lo è, fatta eccezione per il materiale non presente nello store che abbiamo caricato noi, ma la intenzione di salvare il pregresso è comprensibile. Quindi in ricerca e in altre operazioni vengono mostrate in alto le due opzioni: Apple Music o la libreria personale.
L'interfaccia grafica seguendo il trend già noto dalle ultime versioni di iTunes è veramente minimal, e anche con scelte inconsuete come una certa abbondanza di scritte e grafica in colore rosso. Niente cover flow, abbandonata da tempo (non si sa perché, piaceva a tutti) direi che dopo la ricchezza grafica dei video promo è un bello stacco, quasi una caduta. Ma se hanno scelto così sarà stato a ragion veduta, probabilmente hanno pensato all'uso continuativo. Ecco come si presenta la libreria.
La ricerca e l'ascolto
La funzione di ricerca come da premesse è separata tra ricerca globale su Apple Music e ricerca locale sulla propria libreria (dove potrebbe esserci anche musica che in streaming non c'è e che abbiamo caricato noi). Una ricerca ad esempio di Pat Metheny da' questo risultato.
La grafica è minimal come si diceva e quindi per gli album la presenza di una parentesi acuta (>) indica che ce ne sono altri per questo artista e che cliccando si possono visualizzare in una seconda pagina, mentre se non c'è, gli album sono solo quelli mostrati.
Selezionando l'album può iniziare l'ascolto. Anche qui attenzione ai simboli minimalisti, Se, come me, non avete mai capito perché uno dovrebbe ascoltare in ordine casuale, se l'artista con il suo staff, dopo lunghi pensamenti, ha definito invece una ben precisa sequenza, e se, per qualche ignoto motivo (forse per automatismi, forse per dita che hanno toccato dove non dovevano, non ho capito) vi trovate invece con ascolto shuffle, dovete far caso ai due simboletti in basso a sinistra, e scegliere quello per l'ascolto seriale, con le freccette separate.
Quella che segue è la videata per ascolto con tutte le tracce, la canzone in ascolto è indicata con un minuscolo spettrogramma attivo. L'album in ascolto è ovviamente di Diana Krall che, come sanno i lettori di questo blog, non manca mai in queste recensioni.
La ricerca e l'ascolto
La funzione di ricerca come da premesse è separata tra ricerca globale su Apple Music e ricerca locale sulla propria libreria (dove potrebbe esserci anche musica che in streaming non c'è e che abbiamo caricato noi). Una ricerca ad esempio di Pat Metheny da' questo risultato.
La grafica è minimal come si diceva e quindi per gli album la presenza di una parentesi acuta (>) indica che ce ne sono altri per questo artista e che cliccando si possono visualizzare in una seconda pagina, mentre se non c'è, gli album sono solo quelli mostrati.
Selezionando l'album può iniziare l'ascolto. Anche qui attenzione ai simboli minimalisti, Se, come me, non avete mai capito perché uno dovrebbe ascoltare in ordine casuale, se l'artista con il suo staff, dopo lunghi pensamenti, ha definito invece una ben precisa sequenza, e se, per qualche ignoto motivo (forse per automatismi, forse per dita che hanno toccato dove non dovevano, non ho capito) vi trovate invece con ascolto shuffle, dovete far caso ai due simboletti in basso a sinistra, e scegliere quello per l'ascolto seriale, con le freccette separate.
Quella che segue è la videata per ascolto con tutte le tracce, la canzone in ascolto è indicata con un minuscolo spettrogramma attivo. L'album in ascolto è ovviamente di Diana Krall che, come sanno i lettori di questo blog, non manca mai in queste recensioni.
Qui c'è da notare l'assenza di una funzione molto comoda e presente sugli altri servizi come Spotify o Qobuz: la creazione automatica di una playlist da un album. Comoda per un ascolto in tempi successivi di qualcosa che abbiamo trovato e che troviamo interessante, soprattutto se si tratta di un pianista jazz polacco da nome impronunciabile e non memorizzabile ma di cui abbiamo letto una favorevole recensione su Audio Review. Su Apple Music niente da fare, bisogna creare la playlist a parte, dargli un nome, e poi tornare e inserire i brani nella playlist. Oppure scaricare l'album per ascolto offline (e poi esaurire la memoria e dover occuparsi di liberarla).
Per quelli di Apple evidentemente le playlist devono essere proprio sequenze personalizzate di brani singoli dia autori diversi scelti da noi.
Altra funziona simile a quella di altri servizi, selezionando un album durante l'ascolto vengono proposti altri album dello stesso artista (qui Cat Power).
Le funzioni social
Vediamo qualcosa della parte più innovativa e più evidenziata come pus di Apple Music, Per prima cosa le schede sugli artisti. Ci sono anche su altri servizi (Tidal in particolare ci puntava proprio) ma come abbiamo visto c'è ancora molto poco. Anche su Apple non c'è per tutti ma per molti si. Ovviamente le stesse informazioni, anzi molto di più, si trovano sul web, ma il vantaggio annunciato è che qui è tutto integrato, immediatamente accessibile, già predisposto per la visione su dispositivi mobili e, soprattutto, è ascoltabile immediatamente e senza alcun costo e altre faticose ricerche tutta la produzione musicale dell'artista. Vediamo una schede esempio, in italiano quella di Keith Jarrett,
Ma non tutte, anzi poche, sono nella nostra lingua; come esempio ne pubblico una di Melody Gardot. In generale, per fruire delle funzioni sociali, come vedremo subito dopo con la sezione @connect, la conoscenza a discreto livello dell'inglese è indispensabile.
La sezione @connect è la più interessante come possibilità di sviluppo e consente una interazione con gli artisti che seguiamo in modalità forum ma anche, in prospettiva, chat online, o altre forme di comunicazione ancora più coinvolgenti (la tecnologia attuale non ha limiti sotto questo punto di vista). Dipenderà ovviamente anche dal grado di disponibilità degli artisti, e dal tempo che rimarrà loro dopo aver seguito le altre reti social. Questa di Apple Music però probabilmente gli interesserà di più, perché oltre ai "mi piace" potranno anche ottenere vendite o ascolti, con royaltes magari basse, ma pagate.
Ecco un esempio per Moby, che si sofferma sul fascino dei componenti analogici da studio.
Condividendo la sua fascinazione con le persone che sono interessate alla sua produzione musicale e al suo percorso artistico, e che commentano positivamente.
Il catalogo
Arriviamo quindi a quello che dovrebbe essere il punto di forza per il servizio fornito dalla compagnia numero uno al mondo, con i suoi famosi 30 milioni di brani, e cerchiamo di capire se è vero che c'è proprio tutto. Andiamo per confronto con Qobuz, vedendo se quello che sul servizio francese è disponibile solo come estratto qui c'è . Ad esempio i primi album di Pat Metheny o gli ultimi di Paolo Fresu. E ci sono.
Vediamo poi se ci sono anche quegli album di artisti veramente poco noti, segnalati da recensioni su Audio Review o da amici, come ad esempio questa cantante jazz norvegese Randi Tytingvag (non male). Forse essendo prodotti di nicchia ci sono solo su Qobuz, che è un servizio rivolto ad appassionati, e non invece su un servizio di massa come Apple Music / iTunes. Ma invece ci sono.
Passiamo poi alla classica, dove le major seguono ancora una politica che da' priorità al supporto fisico per le ultime uscite, e non le rende disponibili in download neanche dai propri siti, oppure le limita per nazione. Per la musica in formato compresso non hanno mai fatto limitazioni particolari e la scelta è confermata: le ultime uscite di Deutsche Grammophon o Sony Classical ci sono.
Quello che manca
Qualcosa che manca però c'è. Sono le etichette che decidono di non esserci, quelle che seguono la strategia di proteggere il proprio patrimonio veicolandolo solo attraverso il canale tradizionale dei supporti fisici, come la nota ECM di Manfred Eicher, distillando le uscite in digitale, o quelle come la BIS svedese (classica) che puntano sull'alta definizione, in supporto fisico o download. Il loro target è interessato soprattutto alla qualità e agli artisti sotto contratto e non al prezzo o all'ascolto con playlist. Questo comporta che per Keith Jarrett, principale nome della ECM, e per gli altri nomi celebri della etichetta tedesca, su Apple Music c'è veramente poco: la produzione per altre etichette (di molti anni fa) o pochi album concordati.
Non è però una scelta standard per tutte le etichette che puntano alla qualità. Ad esempio la nota etichetta norvegese 2L The Nordic Sound, forse la numero uno nell'alta e altissima definizione, c'è (non in HD, ovviamente). Qui come esempio un album per piano solo del pianista Jan Gunnar Hoff.
I videoclip
Un altro plus di Apple Music sono i videoclip. Erano annunciati anche in Tidal ma come avevamo visto in realtà la disponibilità era molto limitata. Se ne parla su Spotify ma amcora non ci sono, su Apple Music invece ci sono come c'erano su iTunes, sono in ottima qualità e con l'abbonamento in streaming si selezionano e si vedono senza problemi, se non la necessità, come logico, di una buona banda. Non sono però tutti i video dei vari artisti, sono una specie di selezione secondo non so quali criteri. Su YouTube ce ne sono senz'altro di più, il vantaggio è che qui sono puliti, con buon audio, senza pubblicità e integrati con tutto il resto. Non so se ce ne siano anche di esclusivi (sarebbe una verifica lunga e complicata) devo dire che ho visto un video notevole e che non avevo mai visto di Amy Winehouse che cantava dal vivo Back To Black con solo accompagnamento di una chitarra acustica davanti a un piccolo e attento pubblico (che spreco della sua vita e del suo talento ha fatto).
Come esempio nelle immagini seguenti si può vedere la disponibilità dei video dei Belle and Sebastian e, a seguire, come vengono visualizzati su iPad.
In sintesi
Non c'è dubbio che sia un servizio ben progettato e ricco di funzionalità e potenzialità. Si ha effettivamente la sensazione di avere a portata di mano, selezionando semplicemente la app "Musica" su un iPad, tutto quello che serve per esplorare questo mondo e scegliere cosa ascoltare, in modo creativo o tradizionale. Il confronto con gli altri servizi streaming e le prospettive di mercato (per loro) le lascio a un successivo post, anticipo solo che certamente la differenza la fanno in questa fase la efficacia della presenza sul mondo Android, il plus dei videoclip e la mancanza di una versione free (che c'è invece su Spotify e Deezer), oltre che le mosse e le alleanze di Google e di Sony.
Per quanto mi riguarda ritengo il plus di qualità offerto dai servizi di streaming lossless di importanza prevalente su qualsiasi altro aspetto, e i 10 € di differenza perfettamente giustificati, quindi rimarrò con Qobuz, ma chi non pone come prioritario questo elemento può trovare in Apple Music su IOS una valida alternativa ai servizi di streaming già affermati.
Qualche altra immagine
Per finir alcune altre immagini che illustrano le caratteristiche del servizio e la promozione in corso a livello mondiale. Cominciamo con tre esempi dei suggerimenti "Per te" generati dal sistema per rispondere alla domanda "cosa mi andrebbe di ascoltare oggi?".
A seguire altre tre immagini dal video promozionale che fanno intendere chiaramente quale sia il target cui intende puntare Apple e la importanza che viene data ai testimonial, da Dr. Dre che è presente nel video indirettamente con la Beats, a Trent Reznor che compare direttamente per lanciare le nuove funzioni social e @connect.