La storia in sintesi del DAB, del suo stentato avvio, della promozione insufficiente, e poi del progressivo ma mai definitivamente ufficializzato abbandono, si può leggere sulla pagina che abbiamo dedicato al digitale terrestre su Musica & Memoria.
Una storia che qualcuno sembra intenzionato a riaprire nonostante il flop passato, con una sperimentazione iniziata in una regione italiana, il Trentino Alto Adige, e il rilancio sostenuto anche da una campagna promozionale (via radio ovviamente). Vediamo in sintesi chi è interessato, perché è fallito il primo tentativo, che vantaggi ci sarebbero e che probabilità (secondo me) ci sono per il secondo tentativo e che cosa stanno facendo gli altri in Europa.
Chi ne trarrà giovamento
Diciamo subito che il nuovo standard può dare vantaggi solo agli operatori del settore. Il nuovo standard consente di ridurre i costi di trasmissione, migliorare la qualità e la copertura senza mettere mano a un complicato riordino delle frequenze (sostituito da una specie di sanatoria), e di mantenere almeno all'inizio le posizioni di mercato acquisite. Il passaggio alle web radio sarebbe invece un percorso molto più impegnativo ed a rischio per le radio attuali, che si troverebbero ad affrontare una concorrenza molto più estesa.
Dal punto di vista degli ascoltatori la qualità non sarebbe superiore, l'audio rimarrebbe compresso come è già per la maggior parte delle radio, e addirittura inferiore per le pochissime radio che trasmettono ancora in FM puro, senza compressione (come la benemerita FD5 della Rai). Sarebbe invece migliorata la situazione sul lato dell'ascolto e della riduzione dei disturbi e delle sovrapposizioni, sarebbe questo il "suono perfetto" (già sentita questa) degli annunci pubblicitari. Senza disturbi, non si parla di qualità audio. Ma il problemi della ricezione non è un limite dello standard FM, bensì della tradizionale incapacità organizzativa italiana, a cui si è aggiunta la battaglia per le frequenze da liberare, e che invece erano occupate da una certa rete TV privata, creando il cosiddetto "caos delle frequenze" che si trascina da venti e più anni. E che sarebbe risolto, anche in questo caso, non mettendo ordine, ma cambiando sistema, come è avvenuto per la DTT.
Perché è fallito
Il caos delle frequenze citato e la prevalenza totale della TV in Italia, anche per le note ragioni politiche, sono la prima causa dello stallo che ha fatto dimenticare dopo pochi anni il tentativo DAB (iniziato ormai il ... secolo scorso). Ora con lo switch over al digitale completato questo problema non dovrebbe esistere più. Ma rimane il secondo problema: la incompatibilità dello standard con i ricevitori attuali. In casa non era e non sarebbe un grande problema, perché gli ascoltatori sono ormai molto pochi, e sarebbe stato sufficiente l'acquisto di un nuovo ricevitore (prezzi accessibili). Il problema erano e sono le autoradio. Un grosso problema perché l'ascolto della radio era (ed è ) quasi tutto in auto. Teoricamente anche qui si potevano utilizzare decoder esterni. Ma una soluzione così scomoda è stata accettata (con proteste) per la DTT solo perché la migrazione era imposta per legge (la famosa legge Gasparri). E questo è l'ulteriore motivo del flop, qui nessun obbligo c'è mai stato.
Perché ora dovrebbe riuscire
L'unico passo avanti è che ora ci sono le frequenze disponibili. Inoltre in altri paesi europei, soltanto due in realtà, Germania e UK, la migrazione è andata avanti, senza raggiungere però il completamento, e alcuni produttori di auto hanno inserito tra gli optional per l'autoradio di serie la compatibilità col DAB. Che tutto ciò possa bastare è assai improbabile, perché questi optional sono molto costosi e molto poco diffusi. Così come i decoder che in più rendono più complicato l'uso in auto, un ambiente dove invece tutto deve essere semplice e diretto. Gli automobilisti si accollerebbero spese e scomodità solo se obbligati, o per vantaggi eccezionali offerti dalla tecnologia. Vantaggi che proprio non si vedono, anzi non si sentono. All'ascolto una radio DAB è una radio.
In più c'è la situazione delle emittenti, quasi tutte in difficoltà finanziarie per la riduzione degli introiti pubblicitari, derivante non solo dalla crisi ma anche dalla incredibile vicenda di Audiradio (anche su questo aspetto si può consultare Musica & Memoria). Una situazione che rende molto difficile per la maggior parte delle stazioni affrontare nuovi investimenti in infrastrutture tecnologiche. Nonostante ciò alcune radio, inclusa anche Radio 24, pare che ci credano e hanno iniziato a trasmettere in DAB+ (successore, ovviamente non compatibile, del primo DAB). Sono del settore, avranno fatto i loro calcoli, ma vedo che tra gli addetti ai lavori prevale lo scetticismo totale.
La situazione in Europa
Qualcosa continua a muoversi, sulla spinta evidentemente delle emittenti attuali. UK è il paese più avanti, aveva raggiunto anni fa una penetrazione del 50% ma poi il trend si è fermato per la concorrenza dei servizi via web, ormai sempre più integrati con il sistema audio-navigatore delle nuove auto. In Germania la situazione è simile anche se la migrazione è ancora più indietro. La Francia ha sperimentato ma non ha fatto quasi nulla, situazione simile alla nostra. Ben poco negli altri paesi. Si registra la intenzione dichiarata del paese più ricco d'Europa (la Norvegia) di passare al digitale terrestre. Ma nonostante la loro capacità di investimento il programma parla di uno switch over completato nel 2017. Prospettive incerte anche qui, in sostanza.
I vantaggi
Ci sarebbero anche. Per l'ambiente, in prospettiva. Se fallisce anche il secondo tentativo per la radio digitale terrestre la soluzione inevitabile, lo standard che prima o poi sostituirà la FM sarà la radio via web. Che funziona ma è tecnologicamente un assurdo, perché richiede una connessione punto a punto per ciascun ascoltatore. Le reti di ora non sarebbero in grado di sopportare tutte le auto di una città collegate via web contemporaneamente e in ascolto di stazioni web radio. In futuro forse lo saranno (la stessa criticità riguarda la web TV) ma con una efficienza molto minore del razionale sistema broadcast. E conseguente spreco di energia. È molto probabile però che anche sul web quando sarà necessario verranno messe a punto (in parte già ci sono) tecniche di trasmissione "uno a molti" più efficienti sul modello broadcast.
In sintesi
La cenerentola dei media rimane nel cono d'ombra. Temo che ancora per molto in Italia gli ascoltatori dovranno lottare contro il caos delle frequenze e le trasmissioni fuori norma, e si conferma che purtroppo la qualità audio non è una priorità per nessuno.
(Nelle immagini i siti web della nuova iniziativa Digital Radio, e dei consorzi di radio che la supportano: ClubDab, Eurodab, RaiWay-Ras e infine il più importante dopo tutto, DBTAA del Trentino-Alto Adige. Da notare che il sito EuroDab alla data di questo post non è ancora attivo e che anche sul sito principale Digital Radio le informazioni sono molto poche).