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lunedì 14 aprile 2014

Un music server su Mac Mini - V parte - l'uso pratico

Dopo alcuni mesi di utilizzo ed oltre 700 album caricati nella libreria musicale può essere utile condividere le lezioni apprese dall'uso pratico della soluzione per la musica liquida illustrata nel post del 24 maggio 2013 e poi integrata dai successivi articoli sul media player, sulla integrazione con Spotify e sul lettore hi-fi Fidelia.
La soluzione era una implementazione del music server proposto nel suo noto libro da Oliver Masciarotte, con qualche semplificazione e variazione, ed è una composizione di vari componenti hardware e software, anche gratuiti. La principale soluzione alternativa è un music server integrato e dedicato come quelli proposti da Linn, Naim, Olive o Marantz (o molti altri). Rispetto a questa proporrò quindi gli eventuali confronti.




Lo storage di rete
La scelta era caduta su uno storage semplice, non ridondato (non NAS) anche per ragioni di spazio e di "intrusività" casalinga. Nessun problema (almeno sinora), funzionamento sempre perfetto, ma anche questo componente a modo suo è intrusivo. Nel senso che la strategia di "sleep" di default di Lacie comporta che lo storage rimanga quasi sempre attivo, con il classico ronzio del disco che gira (pur appena avvertibile) e con la scenografica luce azzurra sottostante. Basta che in casa sulla rete wi-fi ci sia qualche componente acceso che con qualche app si collega allo storage server (praticamente accade sempre) e lo storage server si attiva o rimane tale. Problema minimo, ma nel caso improbabile che vi venga in mente di posizionarlo nella camera da letto di qualcuno col sonno leggero, dovreste cambiare idea, o leggere attentamente il manuale individuando la modalità di gestione adatta al vostro caso (operando da un computer sull'unità) oppure, più intuitivamente, spegnendo e riaccendendo manualmente l'unità con il tasto posteriore (premendolo per tre secondi).

I limiti di iTunes

E' il media player più logico per un utilizzo su un Mac, essendo integrato, oltre che gratuito, e quindi il test ha puntato su questa scelta. Nessun problema neanche qui, ma l'uso pratico ha mostrato alcune rigidità e storiche carenze di un prodotto pensato per un ecosistema tutto Apple.

La prima rigidità deriva dalla scelta dello storage di rete. Nonostante la lettura della documentazione Apple e numerose re-installazioni ha sempre vinto lui (iTunes): la struttura della libreria la installa sul disco del Mac. Questo comporta che la libreria debba essere sincronizzata ogni volta che aggiungiamo con ripping o con download nuovo materiale (come descritto in maggior dettaglio nel primo articolo). In più lo storage server Lacie, come riportato sopra, non si spegne tanto spesso, ma capita che sia in "sonno" proprio quando iTunes vorrebbe vederlo. E in questo caso bisogna "svegliarlo" con Finder.
La stessa necessità si ripete anche per Fidelia, in questo caso però è sistematica, nel senso che l'operazione di "rescan" (vedi il post su Fidelia) deve essere effettuata ogni volta. Ho scritto anche al produttore Audiofile Engineering e la operazione dovrebbe essere automatica, ma in questo caso non lo è, altro probabile effetto dello storage server esterno, tenendo conto che Fidelia si appoggia alla libreria di iTunes.

Ne consegue che la soluzione più pratica per chi sceglie Mac + iTunes è utilizzare il disco interno del Mac Mini e farselo bastare. Negli ultimi modelli è da 500GB o 1TB ed è già è sufficiente in molti casi, ancor più se si evita di rippare i CD che si ascoltano con la stessa qualità con Spotify Premium (vedi post precedente). E usare il Mac anche per le operazioni di ripping e per caricare i file audio acquisiti in download (con i modelli di Mac Mini che hanno ancora il lettore di dischi ottici). Naturalmente si perde la possibilità di usare lo storage server per altri usi, tipo archivio foto e video per tutti i computer e marchingegni vari della casa.

File audio duplicati
Altri due storici limiti di iTunes (che è la prima applicazione Apple del nuovo corso trionfale, lo ricordo, e quindi è un po' datata) è la propensione a creare duplicati e la difficoltà di reperire le copertine degli album. Non si capisce perché la grande Apple, azienda di informatica numero 1 al mondo, su un prodotto arrivato alla release 11 non sia riuscita a risolvere il problema. Che presumibilmente è risolvibile, perché altri fornitori vendono da anni prodotti ad hoc per risistemare la libreria ed eliminare i duplicati, di solito a pagamento. Sta di fatto che si creano ogni tanto e che la soluzione con disco esterno sembra favorire il fenomeno (e impedire il funzionamento di quelli gratuiti od open source).

La soluzione più semplice, anche se ovviamente non molto rapida, è cancellare e ricreare la libreria. Mi è capitato di doverlo fare solo una volta. Ci sono le istruzioni sul sito di supporto della Apple, sono due o tre semplici azioni, bisogna ricordarsi di resettare il flag che prevede la copia della intera libreria sul Mac (ovviamente). Naturalmente se la libreria ha raggiunto nel frattempo i 500GB o il TB la ricostruzione della libreria richiede parecchio tempo (decine di minuti).
I prodotti citati mi sono rifiutato di comprarli (non sono disponibili neanche in demo) e non posso testimoniare se e quanto siano efficaci. In ogni caso hanno un costo simile a quello di J.River Media (di cui parlo anche dopo) che invece consente una gestione della libreria musicale più completa e che integra anche un player di qualità, quindi rendono non conveniente la soluzione basata su iTunes.


Copertine introvabili (per iTunes)
L'altra storica carenza già citata è la ricerca automatica delle copertine degli album. Che in realtà nella musica liquida non servirebbero, ma pare che psicologicamente non ne possiamo fare a meno. È stato anzi il plus alla base del successo dello storico iPod.
Quelle di dischi rari (o italiani) spesso iTunes non riesce a trovarle, ma a volte capita anche per quelle di album noti. Dipende in questo caso di solito da difformità nei metadata, che sono anche individuabili facilmente. Così come sono facilmente individuabili ed inseribili tra le info le copertine mancanti. Ma per centinaia o anche per decine di album è un lavoro certosino e ripetitivo che mi sono rifiutato di fare, così come mi sono rifiutato di comprare i prodotti che promettono di risolvere anche questo problema, per uno scopo in fondo del tutto inutile. Ho tenuto quelle che individuava lui (circa 6 su 7) e poi il problema si è risolto definitivamente quando ho deciso di usare come player Fidelia, che nella app Fidelia Remote non le supporta proprio.

L'organizzazione della musica classica
Da citare sempre per iTunes il noto problema della classica. La struttura di metadata del noto media player non prende proprio in considerazione l'alternativa tra autore ed esecutore e la classificazione in sotto generi. Questo comporta che quando carichiamo su iTunes il classico disco di classica strutturato come recital, con brani di più autori, verrà di solito spezzettato in più "album", uno per autore. La conseguenza è una ricerca complessa se la sezione di classica della nostra libreria è consistente e vogliamo ascoltare gli album così come sono stati pensati. Oppure passare ad un ascolto più creativo, tipo playlist, anche per la classica. Per un utilizzo che consenta l'organizzazione tradizionale serve quindi qualche media player più completo, come J.River Media (vedi l'esempio che segue) che però gratuito non è.



Lo start-up

Altra prevedibile conseguenza della scelta di realizzare il music server personalizzando un computer che magari già abbiamo, è la necessità di attendere lo start-up del sistema. L'ambiente operativo del Mac è considerato più rapido rispetto a quello di Windows, ma nella pratica, per l'avvio di quattro applicazioni, pur se automatizzate, occorrono alcuni minuti e a volte anche qualche intervento manuale. Le applicazioni sono iTunes, Spotify, Spotify Remote, Fidelia, sono configurate per la partenza in automatico allo start-up ma, come tutte le applicazioni per computer, prevedono spesso aggiornamenti che bisognerà confermare prima o poi, più quelle richieste dal sistema operativo, naturalmente. In più, c'è la necessità già ricordata di sincronizzare lo storage server anche per Fidelia.

L'alternativa
La soluzione alternativa per un appassionato che voglia inserire nell'impianto un sistema completo per la riproduzione della musica liquida è rappresentata da un music server integrato, come quelli prodotti da Linn, Marantz, Olive, Naim o altri, con alcune variazioni di configurazione (ad esempio Linn e Naim includono di solito anche l'amplificatore). Non ho sperimentato direttamente questo tipo di componenti ma ho partecipato a diverse dimostrazioni della Linn presso il negozio Musical Cherubini e il comportamento e l'utilizzo, peraltro semplicissimo, sono chiari. Come anche i vantaggi e gli svantaggi delle due soluzioni. Il componente integrato è più comodo, non deve essere assemblato, non deve essere configurato e periodicamente aggiornato, si accende ed è subito disponibile. Ma ha lo svantaggio di essere legato alle scelte del produttore e quindi a rischio di obsolescenza tecnologica in un settore in rapida evoluzione.

Il music server su computer ha tutti i piccoli (o grandi, dipende dai punti di vista) inconvenienti descritti nell'articolo, ma ha il vantaggio di essere flessibile e di poter evolvere con l'avanzare della tecnologia, ad esempio sostituendo il DAC o i componenti software più critici.

Il costo dipende dalle scelte che si fanno, può essere inferiore partendo da un computer, ma non è detto, soprattutto se si usano music server multimediali economici come quelli "made in China" di Popcorn Hour e similari. Normalmente più elevati invece i costi dei prodotti Linn e Naim, che includono però anche una amplificazione di qualità. Ognuno potrà scegliere in base alle proprie esigenze e preferenze.
 
Gli altri articoli che descrivono questa configurazione completa per la musica liquida:

Prima parte: Lo storage server e la rete
Seconda parte: Il media player
Terza parte: L'ascolto in streaming con Spotify
Quarta parte: Il player Hi-Fi Fidelia in prova



martedì 17 dicembre 2013

Un impianto per la musica liquida in pratica - IV parte: il player hi-fi Fidelia


Riepilogando, l'impianto completo per l'archiviazione e l'ascolto della musica liquida era composto da un music server (Mac Mini + iTunes + DAC esterno HRT), uno storage server (Lacie) e un music streamer (Spotify). Per completare il tutto manca solo un componente: un player con caratteristiche hi-fi.

Il player usato all'inizio è quello inserito in iTunes ma, come nota Oliver Masciarotte nella sua ottima guida alla musica liquida "To Serve & Groove" (disponibile su iBook) si tratta di un player progettato senza alcuna particolare attenzione alla qualità audio. In particolare mancano le funzionalità "bit perfect" (trasmettere al DAC il file audio senza alterazioni) e la modalità di funzionamento solo in memoria "memory playback", senza o con minimi accessi a disco. Due scelte che possono avere effetti sulla qualità audio.
Sono disponibili in gran numero player "audiofili" con queste funzionalità, più altre molto interessanti per un ascolto che punta alla qualità, alcuni dei quali anche freeware, e quindi conviene senz'altro affrontare un minimo di complessità e scomodità in più per puntare all'eccellenza.

Le alternative
Masciarotte ne elenca molti per ambiente Mac e sceglie in modo deciso Amarra Hifi di Sonic Studio. Che è sicuramente valido ma abbastanza costoso (ca. 50$). Trattandosi di applicazioni software conviene però sempre analizzare prima le soluzioni a basso costo o addirittura free, dato che il test non richiede un grande sforzo nel mondo immateriale dei PC. In particolare i due player consigliati e che ho provato sono stati Audirvana e Fidelia di Audiofile Engineering. Il primo è free ma veramente troppo minimale e privo di funzionalità. Il secondo è un buon compromesso: ottime recensioni, costo contenuto (ca. 15€ + 8€ Remote), funzionalità interessanti e ben integrato con la libreria iTunes. In più, consente un trial di 15 giorni senza limitazione alcuna di funzionalità, quindi chiunque, anche il più scettico, può valutare a confronto il miglioramento rispetto a iTunes e decidere se aggiungerlo o meno alla configurazione. Parlava molto bene anche di Decibel e Pure Audio che però sono anch'essi non integrabili con la libreria di iTunes e quindi non erano adatti per la configurazione scelta.

Fidelia alla prova
Avendolo scelto, evidentemente nel mio caso e sul mio impianto il miglioramento c'era ed era avvertibile. Consiglio quindi di adottarlo o almeno di provarlo. Anche perché include di default altre interessanti funzionalità.

Acquisto e installazione
Dopo il trial, se positivo, si può acquistare su iTunes app store oppure dal sito Audiofile Engineering. Il cambio col dollaro di Apple è 1 a 1 e quindi conviene questa seconda strada (si paga con Paypal) anche se la differenza alla fine è di soli 3 € circa (15 contro 18). Nulla da segnalare sull'inserimento della licenza e sull'installazione, tutto standard. Sul Mac si presenta con questa gradevole veste estetica.


Sul pannello che simula un componente hi-fi virtuale, oltre al titolo del brano
sono presenti uno spettrogramma semplificato, i livello, il controllo di volume
(da mouse), la lunghezza del brano, la codifica (ALAC nel nostro caso),
la dimensione del file (qui 16/44.1) e i controlli per l'ascolto
Il collegamento con la libreria iTunes è un poco macchinoso. Nel manuale però è spiegato in modo sintetico ma abbastanza esauriente. In sintesi: 1) dopo aver selezionato File > Aggiungi libreria cercare sul Mac la directory iTunes Media e su questa il file iTunes Music Library.xml e quindi selezionarlo; 2) Attendere il completamento della operazione di "import" il cui avanzamento è segnato da una minuscola icona circolare; nella mia configurazione per oltre 500 album sono stati necessari poco più di 5' 3) selezionare Music Library: dovrebbe essere visualizzato l'elenco di tutti i brani importati.
Alla successiva riaccensione del computer (anche per Fidelia si procederà a selezionare l'attivazione al riavvio) potrebbe essere necessario "agganciare" nuovamente la libreria iTunes mediante il comando File > Rescan. Nella pratica al riavvio dell'applicazione il pannelo che mostra la libreria potrebbe visualizzare i contenuti in grigio, presenti ma non attivabili. Con il comando File > Rescan (1-2 minuti per 500-600 file audio) torneranno neri e attivabili come nell'immagine seguente. Per riaprire il pannello con la libreria, se dovesse sparire, si può usare il comando File > New Playlist.




Fidelia Remote
Complemento indispensabile è la app per iPhone che consente di fare le operazioni essenziali di ricerca brano / album, esecuzione e controllo volume senza utilizzare il Mac che, coerentemente al nostro obiettivo, può essere ricondotto alla sola funzione di music server, spegnendo il monitor o il Tv che fa da monitor.

Fidelia suona (da Mac)
Nella finestra che mostra l'elenco dei file audio è presente una funzione di ricerca (che è l'unico sistema di navigazione); selezionando l'artista o il titolo dell'album si sceglie cosa si vuole ascoltare e si preme il tasto destro del mouse. Il brano viene caricato sul player ed inizia la riproduzione. Non subito (prima differenza con iTunes) perché viene caricato tutto in memoria. Se è una canzone a definizione standard CD serve meno di un minuto, per una canzone 24/96 anche 1', per un movimento di una sinfonia 24/192 anche 5' e più. Tempi quindi lunghi, niente ascolto immediato, ma nell'ascolto di un album il caricamento viene fatto in background e il problema è solo all'inizio.
La configurazione audiofile
Fidelia ha parecchi comandi alcuni di quelli di default devono essere modificati per le migliori prestazioni. Vediamo le azioni consigliate nella sezione Preferences:

General: Dither enabled e Use Waveform cache enabled (sono i default, del dither parlo dopo, l'altra opzione ottimizza le prestazioni) / Volume knob: Horizontal (più comodo secondo me, ma tanto userete quello del Remote)

Format: serve solo se vogliamo usare Fidelia come convertitore di formato al momento della creazione della libreria. Non applicato nella configurazione in prova.

iTunes: il pannello e il comando che deve essere usato per individuare la libreria iTunes e sincronizzare con essa Fidelia

Output: Audio Output: lo stesso già selezionato per iTunes (il DAC esterno nel nostro caso); Device Sample Rate: si può imporre un sample rate fisso o mantenere quello del brano in esecuzione; escludendo ovviamente il downsize si potrebbe far fare un upsize a 96KHz per il materiale in standard CD; l'upsize non gode di illimitato consenso e penso sia meglio lasciare tutto così com'è; Converter: scelta tra quello della Apple e un convertitore più avanzato con resampler della Izotope: il secondo ha più funzionalità e presumibilmente superiore qualità.

Quality: Ovviamente bisogna imporre la massima possibile.


Il pannello con le opzioni di tipo generale
Il pannello con le opzioni di output

Fidelia suona (da Remote)
La selezione dei brani da Remote è molto più agevole, sul modello di iTunes si può cercare per artisti o album e tutto è molto più fluido e agevole. Come si vede dalle immagini è un prodotto minimalista, niente immagini delle copertine (quasi una liberazione, in realtà, visto quanta fatica richiede trovarle tutte, ma Fidelia bisogna dire che è più efficente di iTunes sotto questo aspetto) e un curioso comando di volume con + e - invece del solito slider orizzontale che usano tutti. Poi due tastoni per dimezzare o azzerare il volume se arriva una telefonata oppure vostra moglie o voglia figlia vi devono chiedere qualcosa, la cui risposta non può assolutamente aspettare. Tempi di attesa ovviamente anche qui gli stessi.





Il redithering
E' la funzione caratterizzante di questo prodotto (che mi incuriosiva, e che ha anche influenzato la scelta). Si tratta di una funzione di post processing (escludibile) che consente di migliorare la decodifica digitale - analogico.
E' una tecnica praticamente obbligatoria quando si riduce la risoluzione (per esempio dal master 24/192 al CD 16/44.1), comune anche alla digitalizzazione di immagini o video, ma che per sua natura dovrebbe dare un vantaggio anche quando la risoluzione rimane la stessa (come nel nostro caso).
E' una tecnica spiegata dettagliatamente su molte fonti, sul libro già citato ma anche su Wikipedia, quindi accenno soltanto che viene aggiunta al segnale originale una piccola quantità di rumore casuale (dithering = indeterminatezza) e in questo modo l'errore di quantizzazione si distribuisce uniformemente, riducendo il suo effetto negativo. L'errore di quantizzazione nasce dalla necessità di approssimare un segnale continuo (una curva) con una serie di livelli (gradini). Tra un gradino e l'altro senza dither viene selezionato il "mezzo gradino", mentre con questa tecnica il rumore aggiunto fa sì che, con effetto probabilistico, venga selezionato il livello intermedio che approssima meglio la curva originale.

Quindi aggiungere rumore, ovviamente a bassissimo livello (3dB tipicamente), in questo caso migliora il suono. Strano ma è così. Da aggiungere che esistono diversi algoritmi di dithering e Fidelia include quello della società Izotope, uno dei più avanzati, di tipo "shaped", quindi modellato sulla curva di sensibilità dell'orecchio umano.

Le altre funzioni
Fidelia include poi molte altre possibilità di modifica del segnale audio, inclusa una completa equalizzazione del segnale. Come "audiofilo" di scuola anni '80-'90 ho acquisito la massima diffidenza verso i controlli di tono e tutte le altre alterazioni del segnale e quindi non le ho neanche sfiorate. Ma in realtà alcune possono essere interessanti e magari in futuro le approndirò. Se ne possono selezionare fino a 3 insieme e possono essere equalizzatore, filtri passa basso e passa alto, riverbero e così via. Quelle disponibili di default sono visualizzabili nella immagine che segue.




Come suona
Arriviamo al punto e a decidere se vale la pena di inserire un altro componente e complicare la configurazione o se è sufficiente il player integrato in iTunes. La commutazione immediata dello stesso brano tra i due player è possibile ma non so quali interferenze possono avere due player entrambi attivi in memoria e utilizzanti lo stesso driver per lo stesso DAC. In ogni caso bisognerebbe chiudere alternativamente l'uno o l'altro e il riavvio non sarà istantaneo. Per un vero confronto oggettivo sarebbero necessari due Mac identici con le due configurazioni. Mi sono riservato di indagare queste possibilità solo nel caso il semplice ascolto su brani noti non desse già risposte esaurienti.

Cosa che invece si è verificata, in modo più netto sulla voce (femminile soprattutto) ma anche sul pianoforte, in modo più marcato su materiale HD. Ascoltando ad esempio uno dei miei dischi e brani test preferiti, All Or Nothing At All di Diana Krall, da Love Scenes, una esecuzione per sola voce e contrabbasso, in risoluzione 24/96, la voce profonda ed espressiva della cantante e pianista canadese emergeva in modo particolarmente naturale, con una grande ricchezza di sfumature e una notevole sensazione di presenza. Se fossi un tipico recensore da riviste hi-fi direi che sembrava che la più famosa cantante jazz fosse nella mia sala. Ma evito queste iperboli e aggiungo solo che ascoltavo abbastanza bene da perdere interesse nel fare altre prove e preferivo godermi altra musica sua o di altri musicisti.

Per me bastava così. Ho fatto però per completezza anche altri test con Joe Henderson ed il primo brano di Lush Life, sempre con Christian McBride in duo col sax tenore di Henderson, altro brano test che uso spesso, e il risultato era altrettanto convincente, ma meno nettamente caratterizzato rispetto a iTunes. In questo caso era un CD mentre per Diana Krall il file audio era in HD. Sempre 24/96 era Christy Baron in un convincente album della Chesky, anche qui piacere d'ascolto, eccellente resa della piccola orchestra jazz di accompagnamento e ... test abbandonati a favore della musica. Nota importante: tutti gli ascolti erano sempre con dither inserito, per sfruttare il plus principale del prodotto.

Aggiungo infine per completezza l'autorevole parere di Masciarotte (che di mestiere fa il tecnico del suono) su questo ottimo player: "As at sound quality, Fidelia lacks the low frequency authority that Decibel possesses, but its midrange sits proportionally in just the right spot. Fidelia also yields more texture and air than Decibel or Pure Music which, gain, may be a help or a hindrance depending on your hardware".

Le funzioni avanzate
Con un upgrade che costa poco meno di 50$ si possono aggiungere una serie di funzioni accessorie. Le principali sono rappresentate dalla possibilità di variare i parametri per il dithering e di utilizzare una serie di elaborate funzioni per rendere più naturale l'ascolto in cuffia. In più sono incluse altre funzioni di sistema come l'uso esclusivo della sezione audio del Mac. Funzioni dedicate quindi soprattutto a chi ha sufficiente pazienza per individuare gli effetti negativi o positivi della variazione dei parametri sopra citati e per chi ascolta molto in cuffia.

Le funzioni avanzate disponibili con l'upgrade. A quelle visualizzate per
personalizzare dithering e resampler si aggiungono quelle della serie FHX per
migliorare l'ascolto in cuffia (controllo del crossfeed, monitoring con controllo
di fase e switch mono-stereo, equalizzazione dinamica)

Sintesi
In sintesi, tornando all'ascolto con iTunes, ovviamente correttamente configurato per le migliori prestazioni, sembra che manchi qualcosa in termini di finezza e sfumature presenti all'origine, e quindi la scelta di accettare un poco di scomodità in più viene di logica conseguenza, e il lettore è entrato di diritto nella configurazione, completandola.
Qualche lettore iper-critico potrebbe sostenere che la mia è stata solo suggestione ingenerata da libri e recensioni. Non credo perché mi fido abbastanza della mia capacità di ascolto, ma può sempre essere. Chi dubita può fare però tutti i test che vuole per i 15 giorni del trial, senza neanche investire il modesto costo del prodotto, e decidere quindi in tutta tranquillità.

Gli altri articoli che descrivono questa configurazione completa per la musica liquida:

Prima parte: Lo storage server e la rete
Seconda parte: Il media player
Terza parte: L'ascolto in streaming con Spotify

venerdì 28 giugno 2013

Un impianto per la musica liquida in pratica - III - Spotify in hi-fi

Uno dei vantaggi della soluzione basata su un PC come server per le funzioni di media player, illustrata nei post precedenti (1-2), è la possibilità di collegare all'impianto hi-fi anche altri servizi normalmente disponibili in questo ambiente. Il più interessante al momento è sicuramente il servizio di streaming in abbonamento Spotify, già trattato sul blog in due post (1-2).

E' un plus interessante rispetto alle soluzioni basate su un network audio player specializzato. Alcuni modelli (esempio i music system della Linn come il Majik DS) possono collegarsi con un iPhone o un iPad dove gira Spotify e trasmettere l'audio all'impianto. Con un PC, come il Mac Mini usato in questo esempio pratico d'uso, l'architettura è invece invertita: il software Spotify si attiva sul Mac Mini e si collega via cavo anziché via wi-fi ad Internet, e l'iPhone si usa solo come telecomando per selezionare album, brani o playlist da ascoltare. Vediamo in breve come funziona.

Spotify sul Mac Mini
Premessa indispensabile è ovviamente installare l'applicazione sul Mac e poi attivarla con le credenziali che avremo richiesto e ricevuto. La sottoscrizione potrebbe anche essere quella gratuita in questo caso (a differenza che con i music server Linn menzionati prima) anche se per questo uso, in cui si punta all'ascolto con un impianto hi-fi la qualità è importante, e la massima qualità (320Kbps con formato Ogg Vorbis, ricordiamo) è disponibile solo nella versione premium. Che potrebbe anche essere quella ridotta (4,99 € / mese) per solo accesso da PC, ma alla comodità di un ascolto libero dal nostro smartphone o tablet difficilmente rinunceremo. L'unica altra operazione che dovremo fare è attivare l'avvio automatico di Spotify all'accensione del PC, come abbiamo fatto per iTunes. A questo punto il servizio è utilizzabile pienamente.

La gestione da remoto
Come abbiamo già visto però non vogliamo utilizzare il PC come un vero PC, con la tastiera e lo schermo (che poi sarebbe il TV) se non per l'accensione e per le operazioni di manutenzione, deve sparire completamente e lasciarci solo con la nostra musica, e quindi ci serve una app per comandare Spotify da remoto, un "telecomando". Il produttore di Spotify, cioè la corporation svedese Spotify AB, non ha realizzato una propria app per comando da remoto, la più diffusa e (quasi) gratuita, disponibile solo per iPhone e Mac, si chiama Spot Remote della Appreviation AB e funziona abbastanza bene. E' composta da due parti, una da installare sull'iPhone (gratis) e una sul Mac (a pagamento, 0,89€). Quella su Mac deve anch'essa rimanere sempre attiva e fa da "ponte" tra i comandi provenienti dallo smartphone e il flusso musicale verso l'impianto.

L'installazione su iPad o iPhone
Dopo aver installato l'app sul Mac si passa all'app sullo smartphone e/o sul tablet. Che ovviamente deve essere collegato via wi-fi alla stessa rete dove è connesso il Mac Mini. Come prima cosa viene mostrato un tutorial in tre passi su cosa fare. Il primo pannello propone il server da collegare (avevo lasciato il nome standard) e selezionandolo, ce ne sarà ovviamente solo uno, si passa al secondo pannello nel quale dovremo inserire le nostre credenziali per il servizio Spotify. Le videate seguenti sono relative alla app per iPad.




Dopo queste operazioni iniziali Spot Remote è pronto all'uso. Il pannello di impostazioni dell'app si presenta così (ora passiamo a un iPhone, la grafica è quasi uguale) dopo l'operazione di connessione. Come si vede nella parte bassa, sono disponibili, oltre alle impostazioni, la funzione di ricerca, di esecuzione delle playlist (create con l'applicazione Spotify completa) e la "toplist" con le novità proposte dal servizio.



Vediamo subito la funzione di ricerca. Cerchiamo l'ultimo album dei Mumford & Sons, grande e inaspettato successo nel 2012 (è raro, ma a volte il talento paga).


Selezionato album e brano desiderati non resta che mandare in esecuzione quest'ultimo e dal PC via DAC il file audio arriverà all'impianto che riprodurrà (molto bene, la compressione Ogg Vorbis a 320kbps è molto efficace, almeno per questo genere musicale) quello che volevamo ascoltare.


Altro test con l'ultimo album tutto acustico, Invisible Empire, della cantautrice scozzese KT Tunstall, dobbiamo provare gli altri comandi associati alla funzione di player.



Il comando di volume e gli altri comandi non sono visibili nel pannello standard, bisogna attivarli toccando l'immagine e appaiono (a proposito: nessun problema con cover e immagini qui, a differenza che con iTunes e altri player che lavorano sulla nostra libreria, qui appaiono sempre automaticamente).


Come si vede sono disponibili le funzioni che consentono di aggiungere il brano a una nostra playlist, di inserirlo tra i preferiti, di condividere con altri l'ascolto, di avviare un ascolto passivo tipo radio partendo da questo stile di canzone, oltre alle classiche funzioni di avanti e indietro, ripetizione e shuffle (che eviterei). Più il volume.
Che però all'inizio sembrava non funzionare bene, con solo due posizioni, tutto o niente. Dopo un po' capisco il motivo, nel settaggio mostrato prima il flag "Control system volume" deve essere disattivato. Con il flag on sono abilitati i tasti di controllo volume dell'iPhone. E' appunto una scelta lasciata all'utente, non comune agli altri "telecomandi" (come Remote della Apple) che forniscono la funzione nel modo più diretto e intuitivo.
Selezionando l'opzione giusta tutto funziona correttamente e si può regolare o azzerare il volume dal terminale mobile.

L'ascolto procede piacevolmente e avendo tutta la musica del mondo a disposizione o quasi, non c'è che l'imbarazzo della scelta. Per un momento di relax in compagnia ad esempio cosa c'è di meglio dei Nouvelle Vague?


Su iPad
Sul tablet della Apple tutto funziona nello stesso modo e anche la grafica è sostanzialmente simile alla versione per iPhone, non sfrutta quindi lo schermo più grande per fornire funzionalità più estese.
Completiamo con alcune videate nel corso dell'uso su iPad. Aggiungo che le scelte musicali, incluse quelle precedenti, non sono esempi fine a sé stessi, ma altrettanti suggerimenti per percorsi musicali fuori dalle strade più conosciute.



 
 
Gli altri articoli che descrivono questa configurazione completa per la musica liquida:

Prima parte: Lo storage server e la rete
Seconda parte: Il media player
Terza parte: L'ascolto in streaming con Spotify
Quarta parte: Il player Hi-Fi Fidelia in prova
Quinta parte: L'esperienza di utilizzo in pratica


sabato 1 giugno 2013

Un impianto per la musica liquida in pratica - Il Media Player


Siamo al secondo post dedicato alla descrizione di un impianto reale (ed economicamente accessibile) per la musica liquida. Lo schema è riportato nel precedente post e non lo ripeto qui.
Nel post precedente era descritto il primo dei tre componenti, lo storage server, assieme alla rete domestica che deve connettere il tutto.
Ora vediamo il componente centrale: il media player ( DMP o Digital Media Player, continuando ad usare la terminologia DLNA). Il componente che consente di selezionare, prendere in carico e convertire da digitale ad analogico i file audio, fornendo anche i comandi necessari all'ascolto, in primo luogo il controllo di volume.
Nella realtà non è un componente solo, ma ne sono necessari più d'uno, sia hardware sia software, e le scelte possibili sono diverse. Partiamo quindi da queste scelte, che sono state:
  1. una applicazione per la gestione della libreria musicale (iTunes)
  2. una applicazione per la esecuzione e il controllo dei file musicali (ancora iTunes)
  3. un componente esterno (appliance) per la conversione da digitale ad analogico, ovvero un DAC USB (HRT Music Streamer II)
  4. un PC che ospita e connette applicazioni e appliance (Mac Mini)
Le alternative per la libreria musicale e il music player
Per i primi due elementi sono disponibili più alternative funzionali, nel senso che le funzioni possono essere realizzate anche con applicazioni aventi caratteristiche diverse da quelle scelte.
In primo luogo, la gestione della libreria musicale (1), quindi la organizzazione della nostra musica per autore, album, genere o simili (già in parte trattata nel precedente post) può essere realizzata, utilizzando un PC anziché un componente specializzato (un network player ad esempio) anche con il gestore file presente nel sistema operativo, Finder nel caso del sistema operativo Mac OS X, insieme ad un music player che svolge solo queste funzioni, come ad esempio Audinirvana (gratuito per questa funnzionalità di base).
Si perdono molte funzionalità apprezzate di iTunes come la creazione anche automatica di playlist e simili, o la ricerca delle copertine degli album, ma le funzioni di base di ascolto sono ottenibili anche in questo modo, e peraltro iTunes impone anche alcune rigidità.

Questa soluzione "minimal" può anche essere perseguita, quindi. Ma la comodità e velocità di operazioni si traduce però alla fine in tutto tempo in più da dedicare allo scopo finale dei nostri sforzi: l'ascolto della musica. In coerenza con questa riflessione la mia decisione e il mio consiglio, anche perché è un componente gratuito, è di usare iTunes.
Per la esecuzione (punto 2) iTunes non è la soluzione ideale, perché non garantisce una esecuzione cosoddetta "bit perfect" (ma niente è perfetto a questo mondo comunque). Gli esperti del settore, incluso Oliver Masciarotte a cui faccio riferimento per questo impianto, consigliano applicazioni dedicate, con caratteristiche hi-fi, potremmo dire. Un tema a cui dedicherò un prossimo post, l'applicazione scelta, come anticipato, è l'economica e apprezzata Fidelia.

Per iniziare però anche iTunes va benissimo, basta configurarlo nel modo più "rispettoso" possibile dei preziosi (almeno per noi) file audio e veramente le differenze non saranno eclatanti. Così ci sarà una cosa in meno da fare per l'avvio, dato che ce ne sono già tante da fare.

La configurazione della libreria di iTunes
Il media player della Apple può collocare la sua libreria su un disco interno del PC o su un disco esterno, ma i suoi file di lavoro (data base) devono essere o sull'uno o sull'altro. E' necessaria quindi una scelta preliminare, se si vuole usare (come è quasi obbligatorio per la musica liquida) uno storage esterno, le alternative sono:
  1. libreria (cartella iTunes Media) sul disco interno e link (Aggiungi libreria) alla cartella Music dello storage server (LACIE CloudBox nel nostro caso)
  2. libreria sullo storage server, incluso DB di iTunes (cartella iTunes media e altri file), con gestione automatizzata della organizzazione della libreria
(1) Libreria esterna
La organizzazione delle cartelle nello storage server rimarrà intatta e non modificata da iTunes, però sarà necessario lanciare il comando File > Aggiungi libreria ad ogni avvio del computer, se nel frattempo abbiamo aggiunto musica, e la operazione, pur abbastanza veloce, richiede qualche minuto per una libreria consistente (4-5' per 180 album, nelle prove fatte). Importante: se si sceglie questa opzione bisogna deselezionare la opzione "Copia file nella cartella iTunes Media quando vengono aggiunti alla libreria" nel pannello di controllo a cui si accede da File > Preferenze > Avanzate, altrimenti iTunes cercherà di copiare tutto il contenuto dello storage server sul disco del Mac Mini.

(2) Tutta la cartella iTunes Media sullo storage server
Vedremo in questo caso comparire sullo storage server i file di iTunes, da non toccare o spostare, ovviamente, ma tutta la libreria sarà sempre in linea all'avvio dello stesso iTunes, e aggiornata ogni volta, al netto delle solite illustrazioni album che dovremo sempre far cercare e aggiungere (qualsiasi sia la scelta), con il comando File > Libreria > Ottieni illustrazioni album (e poi completare per quelle non reperite, come descritto nel precedente post). Importante: la nuova posizione della cartella iTunes Media deve essere il folder Music creato dallo storage server DLNA, non il folder principale Family.

Se si chiederà a iTunes anche di organizzare in modo ordinato la libreria, lui creerà automaticamente un albero di directory Artista > Album > Brani ed effettuerà spostamenti di file tra le cartelle. Che però potranno modificare o sovrapporsi alla organizzazione che abbiamo pensato noi. Se avremo però seguito l'accorgimento di indirizzare il solo folder Music, gli altri contenuti multimediali diretti ad altri "lettori" (es. smart TV per video e foto) non dovrebbero essere toccati. Si potrebbe anche scegliere di non far organizzare automaticamente la libreria ad ogni aggiunta di contenuti musicali, ma chiaramente si perde in questo modo una funzionalità molto comoda di iTunes.

Librerie precedenti o partenza da zero
Se abbiamo già utilizzato iTunes sul Mac e abbiamo quindi dei contenuti multimediali precedenti, scegliendo la seconda opzione dovranno essere spostati nella nuova posizione della libreria iTunes. Per effettuare questa operazione senza perdere nulla è necessario seguire una serie di passi ben precisi. Sono documentati sul supporto Apple e non è necessario ripeterli qui. Si trovano cercando "iTunes for Mac: Moving your iTunes Media folder" sul sito support.apple.com.
Da aggiungere che la operazione di spostamento può essere anche più complessa in base alle configurazioni precedenti di iTunes e potrebbe anche esserci la necessità di ripartire da zero, disinstallando e installando di nuovo iTunes. Anche per questa operazione sul supporto Apple si trova una guida passo a passo.

La scelta
Le prove fatte con le due alternative hanno evidenziato che la prima è la più semplice e consente di raggiungere il risultato in meno tempo, al prezzo però di dover effettuare di frequente qualche operazione in più sul PC in avvio, ed è preferibile se si prevede di utilizzare lo storage server anche per altri scopi.
La seconda è più coerente con il ruolo di componente dell'impianto senza altri usi che vogliamo dare al Mac. Richiede più lavoro iniziale soprattutto se esiste una libreria precedente ed è la soluzione preferibile e anzi obbligata se si parte da zero.

Nel mio caso avevo una libreria precedente ed ho utilizzato la soluzione (1) rimandando la eventuale reinstallazione alle altre operazioni di ottimizzazione del Mac (vedi nel seguito) che ho deciso di effettuare in un secondo momento.

Un consiglio per queste operazioni sulla libreria: è possibile che a seguito di alcune operazioni non "lineari" si creino duplicati o che una volta scelta una strada si preferisca invece una soluzione diversa. Conviene iniziare per gradi con una sperimentazione su un numero significativo ma non grande di album (qualche decina) per poter eventualmente ricominciare da capo senza perdere troppo tempo.

La configurazione del player di iTunes
Poiché useremo anche file ad alta definizione il player deve essere configurato per gestire anche audio in questo formato senza ridurlo allo standard 16/44.1, come fa invece di default. Questo settaggio era stato già spiegato nel post su iTunes per l'alta definizione ma lo ripeto brevemente qui. Bisogna accedere al componente Midi e selezionare, come si vede in figura, la risoluzione 24bit e il campionamento a 96KHz, massimo ammesso dal player su Mac (che poi sarebbe QuickTime). In questo modo in realtà l'audio in uscita viene sempre sovracampionato a 24/96, a quanto si capisce dalla (scarsa) documentazione che Apple rende disponibile. La qualità non aumenta assolutamente perché è come se si aggiungessero zeri dopo la virgola, ma non dovrebbe neanche diminuire.
Se il componente di gestione Midi non lo riuscite a individuare, si trova selezionando Launchpad (il simbolo del missile) e poi la icona delle utility.



Il DAC esterno
Il Mac Mini come tutti i PC include un DAC interno per pilotare la uscita cuffia, al quale potrebbe essere collegato anche l'impianto hi-fi. Non è neanche il peggiore nel suo genere, ma per prestazioni di livello hi-fi è proprio necessario un DAC esterno. Quello che ho scelto è di una casa americana specializzata e ben nota per i suoi DAC USB compatti, High Resolution Technologies o HRT. E' il modello più semplice, evoluzione di un precedente modello di buon successo e ottime recensioni, e attualmente ha un rapporto qualità / prezzo molto elevato, da provare assolutamente. Con la uscita di una versione "reference" dotata di uno stadio analogico più sofisticato (Music Streamer+) il modello II sta intorno ai 120 € (un terzo di quanto costava l'quivalente un paio di anni fa), quindi poco più dei DAC "no brand" cinesi o made in Hong Kong reperibili su eBay. Questo invece si trova nei negozi di eCommerce italiani, nel mio caso l'ho acquistato per 133 € inclusa spedizione ed è arrivato in due giorni (da ePlaza, perché non citare un buon servizio ricevuto?).
A differenza del Musiland Monitor 01 US che usavo sinora non ha necessità di un proprio driver e funziona indifferentemente su Windows o Mac (il Musiland solo su Windows). Non bisogna quindi fare nulla di più che collegarlo con un cavo USB correttamente realizzato e possibilmente più corto possibile e sul Mac si presenterà come una device audio in più. Basta selezionarla e l'installazione è completata.


Un componente molto interessante a prescindere e confermo le ottime impressioni di ascolto riportate in rete, mi riprometto una prova a confronto più approfondita in seguito. Da aggiungere solo che ha soltanto le uscite RCA, non ha un'uscita cuffia e quindi può essere usato solo per connettersi con un amplificatore (o per una cuffia elettrostatica).

Il Mac Mini
L'elemento centrale attorno a cui ruota questa scelta di configurazione e serve qualche elemento informativo in più. Prima di tutto: è un PC dedicato. Non il PC che usiamo per altri scopi e con il quale all'occorrenza ascoltiamo (in qualche modo) anche la musica dalla nostra scrivania nello studio. Configurato e attrezzato allo scopo, fa le stesse funzioni (anche di più) di un network audio player specializzato sparendo alla vista dopo l'accensione, quando iniziamo ad ascoltare la musica.
Per questo uso il Mac Mini ha già di base due caratteristiche essenziali: è molto piccolo e molto silenzioso. Due caratteristiche che non troviamo facilmente su sistemi Windows. In più, è anche relativamente economico, e sicuramente economico se confrontato con un network audio player. I modelli più quotati seppur di fascia bassa (Marantz, Cambridge Audio, Yamaha), anche aggiungendo al Mac Mini il DAC esterno costano di più.

Un PC che non sia un notebook per funzionare ha bisogno di tre periferiche essenziali, la prima è il monitor. Se deve sparire alla vista durante l'ascolto, come premesso, non può essere un normale monitor da PC. Può essere però un monitor di un apparecchio TV. L'impianto hi-fi è posizionato di solito nella sala di una casa, il locale più grande e più adatto allo scopo, anche se l'ascolto della musica sarà inevitabilmente in concorrenza con altri usi del medesimo ambiente. Oppure sarà nello studio dove l'appassionato si isolerà dal resto della famiglia riunito davanti al decoder Sky. In entrambi i casi un apparecchio TV sarà presente nel locale nel 99% delle case italiane, con tendenza al 100% per la sala. Quindi si potrà collegare il Mac Mini ad uno degli ingressi HDMI dell'apparecchio TV (non sarà tanto frequente che sia ancora un apparecchio a tubo catodico con ingressi SCART). I Mac Mini di recente produzione hanno già una uscita HDMI. Per quelli di 2-3 anni fa, ancora più adatti ad un uso dedicato, possono essere anch'essi collegati per mezzo di un adattatore VGA-HDMI disponibile nei negozi Apple.

Risolto il problema monitor, per le altre due periferiche, che sono ovviamente il mouse e la tastiera, la soluzione è ancora più semplice. Sono disponibili infatti da diversi produttori tastiere wireless con un touchpad integrato, sul tipo di quelli dei notebook, come quella della Logitech nell'immagine, che ho trovato io. Un unico strumento che consente di avere a disposizione tutte le possibilità di controllo del PC con un sufficiente livello di comodità, anche se seduti in poltrona o in piedi davanti alla TV. Per la modica cifra di circa 50 €, molto meno dei carissimi omologhi accessori della casa di Cupertino. Unica accortezza, essendo una tastiera non Apple, che il tasto "command" (cmd) è il tasto con il simbolo di Microsoft.

Infine, ovviamente, il Mac Mini dovrà essere connesso alla rete domestica con un adattatore powerline, se in una stanza diversa da quella dove è posizionato il router connesso alla rete ADSL, altrimenti, se abbastanza vicino ad esso, può essere sufficiente un normale cavo Ethernet. In ogni caso, come spiegato nel precedente post, è assolutamente sconsigliato l'uso di una connessione wi-fi per questo uso.

Uso pratico
La libreria è piena di musica, le copertine sono pazientemente caricate, il DAC è connesso, non resta che scegliere l'album o la sequenza da ascoltare e partire con l'ascolto. Ma abbiamo detto che il PC doveva sparire, non dovremo mica stare davanti al monitor TV con una tastiera in mano, come se fosse un PC, solo più grande e più scomodo, vero?

E infatti non è necessario, qui arriva una delle maggiori comodità di iTunes. Con la app Remote, disponibile su iPad e iPhone, la ricerca, la selezione, l'ascolto, il volume, il passaggio da un brano all'altro, la creazione di playlist, tutto si potrà fare con lo smartphone o il tablet usati come raffinato e potente telecomando, come descritto più in dettaglio in un post diverso tempo fa. Lo schermo TV potrà anche essere spento, rimarrà solo in background il piccolo Mac Mini a fare silenziosamente il suo lavoro.

Unico requisito per questo ulteriore passo verso la digitalizzazione totale della musica sarà unicamente la connessione dell'iPad (più comodo, ovviamente, ideale l'iPad Mini) o dell'iPhone alla rete domestica. Che in questo caso può avvenire in un solo modo, via wi-fi, ma non dovrà trasferire musica bensì solo comandi e le famose immagini delle copertine. Per realizzare questo collegamento le reti powerline prevedono degli adattatori wireless extender che si connettono anche loro ad una presa della corrente e consentono un accesso alla rete stessa da componenti wi-fi. A meno di avere già un router che sia anche un hotspot wi-fi. In tutti i casi bisognerà fare attenzione ad impostare una password sicura, come sempre, ma al resto penserà la app Remote, che individuerà la libreria iTunes presente sulla rete domestica e potrà connettersi ad essa con la modalità a suo tempo descritte nel post su iPhone usato come telecomando.

Consigli semplici e consigli impegnativi (per dopo)
Qualche altro consiglio riguarda i settaggi del Mac. Per ridurre al minimo il tempo all'inizio conviene attivare l'opzione di avvio automatico su iTunes. Per farlo è sufficiente selezionare l'icona sul media player e con il tasto destro selezionare questa preferenza (e deselezionarne altre, se presenti). Seconda cosa da fare è disabilitare le funzioni di risparmio energetico. Nell'uso che faremo non interagiremo con il PC anche per lunghi periodi ma lui non deve credere di essere inattivo per questo, e non deve prendere l'iniziativa di fermare i dischi o mettersi in stand-by (interrompendo così l'ascolto). Quindi nell'apposito pannello sulle preferenze dovremo selezionare un periodo molto lungo (2-3 ore) prima dello sleep e deselezionare tutto il resto.

Altra cosa da disattivare è Genius su iTunes Store. E' il generatore automatico di playlist. Anche simpatico come funzione ma se parte in automatico su una libreria grande impiega diversi minuti.

Per rendere il Mac una completa macchina da musica che interferisce ai minimo indispensabile con il prezioso flusso musicale si possono mettere in atto poi diversi altri accorgimenti, in generale a livello di sistema o di driver, che sono documentati in modo dettagliato sul testo di Masciarotte già citato. Non sono però un prerequisito per iniziare a godere della musica in questo nuovo modo, ma miglioramenti successivi a cui dedicherò altri post più avanti. Non voglio che passi l'idea che per realizzare una discoteca liquida sia necessario chissà quale lavoro di grande complessità tecnica e approfondita competenza informatica. Un Mac è già un computer molto adatto a questo scopo e posso confermare in base agli ascolti fatti che anche in configurazione standard può consentire di raggiungere una qualità di ascolto molto soddisfacente.

Alla fine di tutto questo lavoro iniziale la libreria sull'iPad si presenta così.
La nuova interfaccia che sostituisce il cover flow espande ogni album scegliendo un colore dalla cover. E la esecuzione si regola dall'iPad usato come telecomando.

Conclusioni e qualche considerazione
In questi due articoli è documentato quello che è necessario fare per aggiungere al nostro impianto hi-fi una nuova sorgente rappresentata da un sistema di archiviazione e ascolto della musica che non utilizza i supporti fisici, quindi con funzionalità molto più flessibili e con un sicuro incremento della qualità (a parità di DAC, ovviamente) grazie alla eliminazione di un passaggio di discreta complessità tecnica (la lettura del CD o DVD). Rimangono da fare le considerazioni sui vantaggi e svantaggi di questa soluzione rispetto all'alternativa di un componente specializzato (network audio player o music server) a cui dedicherò un prossimo post.

Avere una buona porzione se non l'intera libreria musicale in nostro possesso a portata di dita sul tablet induce anche una diversa fruizione. Potremo continuare ad ascoltare album per album come siamo abituati a fare dai tempi dell'LP e del CD. Ma più probabilmente cadremo nella tentazione di esplorare la libreria musicale procedendo per associazioni o contrasti, ascoltando brano per brano. Un ascolto più dispersivo o più stimolante?
Anche questo aspetto è da sperimentare ed approfondire.

(Informazioni di sistema: Mac OS X Lion 10.7.5, Mac Mini 2010 Intel Core 2 Duo 2GHz, revisionato 2012, 4 GB RAM, iTunes versione 11.0.3 - Nelle immagini seguenti gli unici due componenti da acquistare per questa configurazione, a parte lo storage server e, ovviamente, il Mac Mini, in funzionamento reale)


HRT Music Streamer II lato porta USB. La scritta ribadisce che la connessione è asincrona. Una serie di spie indicano la frequenza di campionamento del file audio in ingresso
La tastiera Logitech K400 wireless bluetooth. Usabile ovunque anche se con qualche acrobazia per i pulsanti sinistro e destro del mouse. Consigliabile appoggiarla da qualche parte.


Gli altri articoli che descrivono questa configurazione completa per la musica liquida:

Prima parte: Lo storage server e la rete
Seconda parte: Il media player
Terza parte: L'ascolto in streaming con Spotify
Quarta parte: Il player Hi-Fi Fidelia in prova
Quinta parte: L'esperienza di utilizzo in pratica

giovedì 23 maggio 2013

Un impianto per la musica liquida in pratica - Storage e rete

Abbiamo visto in post precedenti come si può comporre un impianto per la musica liquida, ora vediamo  come si può realizzarlo in pratica, partendo dalla soluzione che prevede l'utilizzo di un PC dedicato, in particolare un PC particolarmente adatto a questo scopo, un Mac Mini. Come negli altri articoli di questo tipo quello che viene descritto è un impianto reale composto e realizzato dal sottoscritto, seguendo in parte le indicazioni del noto testo specializzato To Serve & Groove di Oliver Masciarotte, che propone questa configurazione come la più efficiente per la musica liquida (si ritornerà dopo sulla motivazione di queste e delle altre scelte).

Lo schema dell'impianto
La configurazione utilizza i componenti indicati nel seguìto; utilizzando il modello la classificazione DLNA possono essere definiti:
  • Digital Media Server (DMS)
  • Digital Media Player (DMP)
  • Remote Digital Media Player


I componenti scelti e che descriverò in questo post e nei successivi come esempio pratico di un impianto completo per la musica liquida, sono:
  • DMS: Lacie Cloudbox
  • DMP: Mac Mini + DAC HRT Music Streamer II + Media player iTunes (in alternativa: Fidelia)
  • Remote DMP: iPad con app Apple Remote o Fidelia Remote (in alternativa iPhone)
  • Rete: wired (tecnologia powerline) con access point wi-fi


In questo primo articolo parliamo dei componenti di base: lo storage server e la rete locale.

La scelta dello Storage server
Lo storage server dovrà contenere tutta la musica liquida di nostra proprietà, quella precedente che abbiamo acquistato su supporto fisico digitale (CD o formati HD) e che pazientemente trasferiremo in digitale e quella già in formato digitale che abbiamo e/o che acquisteremo in seguito. La prima scelta  riguarda quindi il sistema di memorizzazione, che può essere ridondante in tecnologia NAS (con dischi duplicati, per dirla in modo semplice, la tecnologia si chiama RAID) oppure standard. Nel primo caso il costo sarà circa il doppio ma si avrà una maggiore sicurezza di non perdere i dati. Se però i file musicali sono già di per se' duplicati, provenendo da CD esistenti (che non intendiamo certo gettare via) e se anche i file musicali che compriamo da HDtracks o da Hyperion li duplichiamo su un altro disco, la esigenza di sicurezza non è così stringente.

Bisogna poi decidere se lo storage server sarà dedicato solo alla musica o se potrà essere anche un archivio multimediale utilizzabile per altri scopi, ad esempio le foto, i video e i film di tutta la famiglia. In questo caso dovrà essere conforme ad un protocollo di comunicazione che consenta di vedere i contenuti anche da altri "lettori", e questo protocollo si chiama DLNA (Airplay di Apple come dice il suo stesso nome è solo wireless e per la musica in alta definizione o anche in definizione a standard CD non è adeguato).

Da notare che il Mac Mini è un PC e può "vedere" i file musicali anche da uno storage per PC, ma se si decide di usare invece un Network Player (Marantz NA7004, Oppo BDP-95 o successivi) la conformità al protocollo DLNA è obbligatoria. Quindi questa funzionalità è necessaria anche per essere pronti a sviluppi futuri.

La scelta è caduta appunto su uno storage server DLNA per archiviare e utilizzare anche gli altri contenuti digitali della famiglia, e su uno storage server di tipo semplice, perché di tutti i contenuti in digitale avrò sempre un'altra copia. L'unica altra scelta che rimane da fare è sulla capienza e sul modello. La capienza al momento è standardizzata su 1TB (1000GB) o 2TB, con 1TB si possono archiviare 4000 album in qualità CD compressi lossless ma la versione da 2TB costa il 15-20% in più (poco meno di 200 € al momento nei vari modelli in commercio) e quindi la convenienza di avere più spazio è evidente.

I modelli integrati disponibili al momento (cambiano continuamente) con tutte queste caratteristiche distribuiti in Italia non sono moltissimi, l'alternativa era in sostanza alla data del post tra il Buffalo Linkstation e il Lacie Cloudbox, che hanno caratteristiche quasi equivalenti, e la mia scelta è caduta su quest'ultimo anche perché è stato più facile da trovare. A questo componente sono quindi dedicate le indicazioni e le prove successive.

Installazione e configurazione
Il Lacie Cloudbox si presenta molto bene, un parallelepipedo bianco, senza luci e comandi a interrompere la superficie lucida. Dichiara di essere un componente plug & play, dovrebbe essere sufficiente seguire i pochi passi indicati con chiarezza sulla confezione per avere lo storage server installato e visibile in rete. Effettivamente è così e in un tempo anche inferiore al dichiarato il nuovo componente è visibile da tutti i PC della rete, fissi o mobili che siano.
Di default viene creata una directory "Family" con tre sottodirectory "Music", "Photo" e "Video" dall'intuitivo scopo.
La directory Family è preconfigurata su protocollo DLNA e il Cloudbox si presenta quindi già alla installazione come un digital media server secondo questo protocollo, pronto quindi a "servire" altri componenti secondo la classificazione (digital media player, digital media controller, digital media renderer). Ed effettivamente il mio televisore, smart TV come lo chiamano ora (un Sony Bravia) ha visto subito e senza problemi la nuova unità. Sui formati supportati è un'altra storia ma ci tornerò in un altro post.
Non bisogna quindi fare nulla, creare altre cartelle o rinominarle. Anzi penso che sia meglio evitare qualsiasi modifica. Non resta che riempire il server con i contenuti multimediali.

Strategia di archiviazione
Lo storage server è visto da PC (Mac o Windows) come un disco e quindi le operazioni di creazione delle cartelle, spostamento dei file audio da altre unità di memoria, o trasferimento in digitale (ripping) possono essere eseguite come sul PC stesso. In particolare ho utilizzato per il ripping Foobar2000 con le modalità descritte in un post precedente dedicato a questa operazione.

Come organizzare le tre cartelle di default è una scelta che spetta a noi. E che dipende anche dall'uso condiviso che se ne potrebbe fare in famiglia. La ricerca sarà comunque possibile per cartelle e per metatag (es. artista, album, brano nel caso della musica) e quindi si tratta solo di individuare la modalità di archiviazione più comoda e naturale per noi.
Nel caso della musica la strategia di archiviazione più semplice e consigliabile è per generi, o meglio macro-generi (classica, jazz, pop-rock, italiana). La ricerca come vedremo è semplice e la decisione di inserire un artista in un sottogenere (tipo new folk o fusion) può variare nel tempo complicando le cose anziché aiutare nelle ricerche.

Trasferire la discoteca
Altra scelta riguarda cosa fare dei CD che già abbiamo. Se sono pochi conviene trasferirli tutti quanti, si avrà così un unico archivio dematerializzato con tutti i vantaggi noti. Se sono molti occorre considerare che con la modalità "accurate rip" (che è consigliabile, l'obiettivo è chiaramente di avere la massima qualità compatibilmente con i tempi necessari) occorre pianificare una media di 15' a CD. Non è necessario fare nulla durante questo tempo ma a volte può essere necessario analizzare la situazione e fare una seconda operazione se il ripping si conclude con problemi. Basta fare due conti e si vede che per una collezione media di un migliaio di CD occorrerebbero 250 ore di lavoro, quindi potrebbe servire anche un anno occupandoci di questa cosa quasi tutti i giorni.
A questo occorre poi aggiungere la ricerca delle copertine, elemento non strettamente indispensabile per l'ascolto ma al quale nessuno pare rinunciare, altra operazione che può essere notevolmente complessa. Pur essendo tecnicamente banale, se c'è in mezzo un protocollo come il DLNA le varie implicazioni non lo sono affatto e i risultati sono tutt'altro che certi e prevedibili. Ci tornerò sopra dopo.

Il direttore marketing di Audiogamma, Valletta, che ha gestito le "Lezioni d'ascolto" di cui ho parlato nei precedenti post, ci riferiva di un appassionato di musica, un notaio, che aveva incaricato una persona, pagandola, per fare questa operazione di "liquefazione" sulla sua ampia discoteca. Non tutti siamo agiati notai e temo che non sarà una soluzione applicabile per molti. Magari chi ha figli maschi molto pazienti e precisi (non io) invece del solito extra per lavare la macchina potrebbe provare a proporre questo servizio per arrotondare la paghetta.
Per tutti gli altri l'unica soluzione sarà procedere per priorità, alcuni generi o autori particolarmente e frequentemente ascoltati, oppure quando viene la voglia di ascoltare un album in particolare. Basterà pazientare 10-15', ma progressivamente si arricchirà l'archivio su file.

La scelta del formato di compressione
Avendo scelto come piattaforma un computer Mac anche la scelta del formato audio di archiviazione viene di logica conseguenza. Il formato lossless previsto da Apple e dal suo media player standard iTunes è ALAC (Apple Lossless Audio Codec) e tutto diventa più semplice adottando questo standard. Sarebbe in teoria utilizzabile il formato Flac abbandonando iTunes e ricorrendo a un media player diverso, si tratta però di prodotti a pagamento (il più quotato è Amarra, non molto economico) e vantaggi nell'uso di Flac al posto di Alac dal lato dell'ascolto non ce ne sono. Quindi la mia scelta è caduta sulla strada più comoda.
L'unica esigenza sarà la conversione di eventuali file audio che già abbiamo in Flac, ma è una operazione che richiede meno di 2' ad album con Foobar 2000, e a meno di avere già moltissimo materiale audio di questo tipo non è una penalizzazione pesante.

La scelta del materiale audio da archiviare
Altra scelta importante è quale materiale audio archiviare sullo storage server. Tutto quello che abbiamo, indipendentemente dalla sua provenienza, sembrerebbe la risposta più ovvia. Ma con l'arrivo dei servizi in streaming la scelta può essere meno ovvia. Il servizio Spotify è disponibile da tempo anche in Italia, costa molto poco in versione "premium" (9,90 al mese) ma su PC è disponibile anche gratuitamente, con solo il disturbo di un po' di pubblicità, e consente di ascoltare una parte consistente della musica mondiale (20 milioni di brani dichiarati alla data), e in buona qualità (320Kbps con formato Ogg Vorbis nella versione premium). Inoltre, non rimarrà l'unico perchè Google, che finalmente ha reso disponibile anche in Italia il servizio concorrente di iTunes Match (Google Play Music) ha già lanciato negli USA l'alternativa a Spotify (Google Play Music All Access).
Possiamo quindi evitare di perdere tempo a trasferire sullo storage server i nostri eventuali MP3 e occuparci delle non brevi attività di post-produzione (a cui sono dedicate le sezioni successive), e utilizzare semplicemente questi servizi streaming. Con un consistente risparmio di tempo che impiegheremo utilmente ad ascoltare e godere della nostra musica.
La strategia che appare a mio parere più conveniente in questa fase quindi è:
  • archiviazione sullo storage server di tutto il materiale audio in alta definizione (HD) e in qualità standard CD (o standard definition: SD);
  • archiviazione sullo storage server del materiale audio in formato compresso solo se non disponibile su Spotify (essenzialmente musica classica, folk e world pubblicato in tempi lontani o solo in alcune aree geografiche, oltre alla intera produzione dei Beatles, almeno per ora, che però si spera che abbiamo in formato non compresso);
  • utilizzo dei servizi streaming per tutto il resto.
Post-produzione: la sistemazione della libreria
Con il trasferimento o il ripping, che pure si è visto tanto breve non è, non finisce l'opera. Per avere una libreria che sia poi efficacemente utilizzabile non solo dal media player principale che abbiamo scelto, ma anche da altri dispositivi compatibili DLNA (in primo luogo iPad o iPhone o equivalenti del mondo Android) occorre controllare e spesso sistemare i metadati associati ad ogni file.
Nei file audio acquisiti in download dalla rete dovrebbero essere già presenti, in quelli ottenuti da un nostro CD dovrebbero essere ricavati prima del ripping, se usiamo Foobar2000 o lo stesso iTunes, da uno dei DB mondiali che esistono a questo scopo (freedb o gracenote sono i principali).
Ma non sempre i dati sono esatti e non sempre sono adatti allo scopo. Senza impantanarci in inutili perfezionismi consiglio di limitarsi solo a due operazioni di controllo sul nome dell'artista (artist name) e sul nome dell'album. Potrebbero essere inesatti o dettagliati eccessivamente come spesso avviene per l'artist name (nel senso che potrebbero essere indicati oltre all'artista principale anche altri performers). In questo caso risulterebbero poi poco efficaci le ricerche che vengono più naturali, quelle appunto per artista e per album.

Nella figura seguente si vede con un esempio come si può controllare velocemente e a colpo d'occhio questo aspetto usando Foobar2000. Si fa semplicemente una ricerca per artista con "album list" e si vede subito che in un album del popolare crooner canadese Michael Bublé freedb inserisce come artista anche le orchestre impegnate, in alcuni casi. Nel ricercare in seguito l'album comparirà accreditato a più artisti e sarà meno facilmente identificabile. Conviene rinunciare a questo dettaglio e modificare il valore nel campo (tasto destro > tagging > properties) impostando sempre lo stesso nome per l'artista (Michael Bublé in questo caso). Stessa cosa è consigliata per la produzione di musica classica, dove si verifica più di frequente questa situazione.


Le immagini delle copertine (cover)
Altra operazione impegnativa, lunga, e noiosa è l'aggiunta di un ulteriore metadato che freedb e simili  non trattano: l'immagine della copertina. Non è assolutamente necessaria né per l'ascolto né per la ricerca (anche se in questo caso aiuta) ma ormai dai tempi dell'iPod in qua non se ne può fare a meno. Per inciso la Apple con incomprensibile decisione ha abbandonato la visualizzazione cover flow nelle ultime versioni di iTunes. Altri punti in meno per l'azienda della mela. Speriamo non si stiano "microsoftizzando".

A parte questa osservazione critica iTunes è l'unico media player o quasi che questa funzione la fa o cerca di farla automaticamente (per ricercarli tutti in un colpo solo: menu principale > libreria > ottieni illustrazioni album). 
È un utile ausilio ma non risolutivo perché alcune copertine non riesce a trovarle, soprattutto se di classica. In questo caso dobbiamo cercarle noi su Internet con "ricerca immagini" di Google e inserirle a mano. La ricerca richiede pochi secondi nel 99,9%  dei casi (in Internet ormai si trova tutto) e l'inserimento è molto semplice e intuitivo: tasto destro > informazioni > trascinamento dell'immagine sul campo "illustrazione" previsto per la cover.


Il tempo che occorre per queste operazioni, pur automatiche o semplificate, non è affatto breve. iTunes associa la stessa immagine della cover a tutte le canzoni dell'album e questa operazione di aggiornamento negli indici nel DB di iTunes non so come sia realizzata, ma di certo non è ottimizzata, e richiede più di un minuto per album (anche 2-3) pur su un PC superpotente, e quindi anche più di dieci minuti per l'operazione automatica, se riguarda 100-200 album. Inoltre, non è interrompibile. L'aggiornamento e quindi l'aggiunta delle cover si vedono solo quando ha elaborato con successo l'ultimo album. Armarsi di pazienza è necessario.

Dopo parecchio lavoro la libreria musicale dalla app Remote
su iPad si presenta finalmente così
Non finisce neanche qui, perché se vogliamo usare un media player diverso da iTunes, per accedere direttamente allo storage server ad esempio da un altro lettore (come uno smartphone o un tablet con cui ascoltare direttamente la musica) le immagini nella libreria di iTunes non si vedono e bisogna  aggiungerle una per una nella stessa directory che contiene i brani. Modificando anche il nome perché il sistema veramente basic, che è usato dalla maggior parte dei media player (come Foobar2000 o media:connect). si basa appunto sulla individuazione di un file con estensione JPG (non JPEG, non PNG) con un nome predefinito, come "folder" o "cover". E neanche li riconosce sempre, per motivi misteriosi e non documentati, soprattutto media:connect è molto schizzinoso. Su questa operazione sarà utile forse ritornare dopo ulteriori ricerche. Occorre armarsi di pazienza doppia.

La rete
Ho lasciato per ultima la scelta della rete per non deviare l'attenzione nella parte iniziale del post dal componente di archiviazione. Anche per la rete esistono però precisi vincoli. Il primo e principale è che la connessione non può essere di tipo wi-fi, la più diffusa, se si vuole utilizzare anche materiale in alta definizione. La necessità di sincronizzazione con i volumi di file richiesti in questo caso richiede una connessione senza potenziali interruzioni e quindi su cavo. Anche per materiale audio a standard CD è comunque preferibile.
In una abitazione non c'è tipicamente una cablatura di rete locale Ethernet come negli uffici e l'unica soluzione tecnologica disponibile è rappresentata dalla tecnologia powerline, che utilizza la rete elettrica di casa per trasmettere anche i dati. Disponibile da anni ed ormai molto affidabile, consente anche trasmissione ad alta velocità, fino a 300Mb o 500Mb, come le reti locali "da ufficio". Diversi fornitori offrono questi prodotti, che non sono altro che adattatori che si inseriscono nelle prese a muro e consentono la connessione di PC, router o altri componenti di rete con il cavo standard Ethernet. I produttori principali e più facilmente reperibili al momento sono Atlantis Land (che consiglio), TP-Link, DLink. È più facile descrivere la configurazione di rete tipica con uno schema che continuare con una descrizione a parole.


Lo storage server deve movimentare grandi quantità di dati e per questo motivo è preferibile che sia connesso direttamente al router. Se il PC non è nella stessa stanza, come potrebbe avvenire di frequente, si utilizzerà una connessione powerline come in figura. Un hotspot wi-fi, sempre connesso alla rete powerline, consentirà anche l'interazione con smartphone o tablet usati come telecomando remoto del media player o come cuffia (o speaker) senza fili connessi alla libreria musicale sullo storage server.

In sintesi
Scegliere, acquistare e riempire di musica lo storage sterver che conterrà progressivamente tutta la musica di nostra proprietà è un processo piuttosto semplice per chiunque abbia un minimo di dimestichezza con il mondo dei PC e l'archiviazione dei file. Ottenere come risultato una libreria anche ben organizzata e pronta per sopportare gli sviluppi futuri richiede qualche attenzione in più, e nel post sono forniti alcuni suggerimenti in questo senso, e soprattutto richiede l'investimento di una quota non trascurabile del nostro tempo prezioso. Non è però un requisito indispensabile per iniziare ad ascoltare la musica, e la strategia migliore consiste probabilmente nel procedere per gradi e in parallelo.

(Nota: La configurazione adottata, utilizzando alcuni componenti Apple, non è completamente conforme al protocollo DLNA, in particolare non sono DLNA la connessione tra Remote DMP e DMP e tra DMP e DNS; faccio riferimento al modello soltanto per semplicità di esposizione e perché il componente di base, lo storage server, li supporta e potrebbe quindi essere inserito in configurazioni alternative solo DLNA, realizzate ad esempio con Foobar2000 e con un PC Windows o con un network audio player Marantz, Denon o altri)

Gli altri articoli che descrivono questa configurazione completa per la musica liquida:

Seconda parte: Il media player
Terza parte: L'ascolto in streaming con Spotify
Quarta parte: Il player Hi-Fi Fidelia in prova
Quinta parte: L'esperienza di utilizzo in pratica