Qualcosa di magico almeno nella riproduzione dei vinili però sembra esserci, confrontando il realismo del suono che esce fuori con il percorso che deve fare.
Un sistema di lettura complesso
È inciso nei (micro)solchi di un disco di plastica, e questo processo di stampaggio possiamo considerarlo un esercizio tecnologico non particolarmente complicato; la forma dei solchi si trasforma poi in energia (elettrica) grazie ad una puntina di diamante montata su un minuscolo braccetto, che sul lato opposto ha un magnete permanente, che si muove in un campo magnetico generato da una bobina (anzi due, il microsolco è anche stereo) e genera così un segnale elettrico variabile, che diventerà poi, dopo altri 5 o 6 passaggi, la musica che ascoltiamo. Ma qualcuno (molti anni fa) ha pensato ad una variante, montare sul braccetto, in configurazione opposta, due minuscole bobine, e usare un magnete permanente. Sono le testine a bobina mobile, o moving coil (MC) che per vari motivi tecnici riescono a recuperare con ancor maggiore precisione il segnale codificato nei microsolchi. Ma sono più complesse e costose da costruire e il livello del segnale elettrico generato è inferiore. E non è detto che siano sempre superiori o che lo siano per tutti.
Potrei andare oltre illustrando tutte le varianti e le criticità degli altri componenti che devono lavorare insieme per estrarre il suono inciso sul disco di vinile (il braccio, l'articolazione, il piatto, il motore che lo muove, i diversi sistemi di trasmissione del moto, il sistema di isolamento delle vibrazioni, il sistema di correzione dell'errore radiale, il motore, l'alimentatore ...). Ma volevo solo sottolineare la complessità di questo sistema di lettura, la variabilità delle soluzioni possibili, la variabilità della configurazione, che dipende anche dalle scelte dell'audiofilo acquirente, la sensibilità del risultato da ogni anche piccola variazione dei parametri scelti o della messa a punto. E arrivare al punto: sapendo quanti elementi devono lavorare assieme in modo sinergico, ha veramente qualcosa di magico ascoltare un risultato finale così appagante come qualità del suono.
Il preamplificatore phono
Il preamplificatore phono
Un buon esempio dell'inattesa importanza di ogni componente, e di uno in particolare, è il ruolo dell'unico componente elettronico di tutta la catena, che è anche il protagonista di questo post. Il suo compito è semplice, quasi umile. Deve elevare il segnale di tensione molto bassa (o bassissima per le MC) estratto dalla testina, per passarlo ad uno degli ingressi dell'amplificatore, introducendo il minimo di distorsione possibile e mantenendo al minimo livello il rumore di fondo. In più deve anche raddrizzare, linearizzare il segnale. Che a suo tempo, per facilitare sia l'incisione sia il rilevamento, l'associazione dei fonografici USA, la famosa RIAA, ha deciso di incidere con bassi attenuati ed alti enfatizzati. È la famosa curva RIAA che il pre phono deve equalizzare al contrario, arrivando ad una risposta flat.
Non è un compito complesso e la tecnologia è matura, i componenti elettronici non sono molti, un pre phono di discreta qualità, può anche presentarsi semplicemente così:
Il pre phono separato
Questo è l'interno di un pre phono "storico", il primo componente separato di questo tipo ma economico della Pro-Ject, il Phono Box, pensato per sostituire con migliori prestazioni i pre phono inclusi negli amplificatori fino a un trentina di anni fa. Mestiere che questo pre e altri analoghi come quello della NAD facevano molto bene, garantendo di solito un riconoscibile miglioramento. Il che ha fatto venire a molti l'idea di sostituirlo comunque, a quello incluso di serie.
Come si vede anche ad occhio dalla immagine precedente, non si tratta di un circuito complicato e quindi di un componente complesso, si vedono solo alcune resistenze, alcune capacità e un paio di operazionali. D'altra parte un circuito base per la equalizzazione RIAA ha questo tipo di topologia:
Evoluzioni della curva originale e affinamento della tecnologia, nonché la introduzione di operazionali specializzati o l'alternativa di utilizzare come componenti attivi le valvole termoioniche hanno un po' complicato le cose, e così un pre phono all'interno può anche essere realizzato così.
Questo è l'Audio Research Reference Phono 2se, un raffinato modello top, a valvole, dal modico costo di 12.000 € o giù di lì. D'altra parte secondo l'importatore Audio Natali: "il bilanciamento tonale e la dinamica esplosiva sono semplicemente meravigliosi, c'è un senso di immediatezza e controllo che crea dipendenza". Non voglio però fare facile ironia su questi entusiasmi dal chiaro sapore marketing, come ho scritto più volte, per i componenti audio vale lo stesso discorso che per gli strumenti musicali, la perfezione non esiste e anche per piccoli o magari trascurabili miglioramenti ci vuole impegno da parte di chi produce e disponibilità a pagare salato da chi fruisce.
La scelta per l'upgrade
Ma pagare salato non è per niente obbligatorio nel mondo globalizzato e così ricco di competitors dell'audio di oggi. Nel mio caso non avendo questo budget mi sono rivolto a pre phono di classe media, in particolare a due noti pre tedeschi a suo tempo provati (nelle versioni precedenti) da TNT-Audio, il Trigon Vanguard (o Advance, versione con alimentazione anche a batteria) e l'ancora più noto Lehmann Black Cube. Oggetti che comunque nelle versioni attuali non costano poco, tra 800 e 1000 €, impegno non trascurabile tenendo conto che magari potrebbe essere diretto ad altri componenti della catena più critici anche per le altre sorgenti, non solo per il vinile. Mi incuriosivano anche le ultime serie della Pro-Ject, che nel frattempo sfruttando il successo dei suoi giradischi e l'inatteso ritorno del vinile (ci hanno visto giusto) ha ampliato di molto la gamma dei prodotti e ovviamente anche quella dei pre-phono. Dove le serie sono ora 5 (ognuna con diversi modelli), partendo dalla serie Elemental (evoluzione di quello che avevo io e il cui interno è mostrato sopra) alla serie RS. Quest'ultima ha costi analoghi ai modelli citati prima, ma la serie immediatamente seguente, la DS, soprattutto per i modelli senza fronzoli (display, valvole in qualche parte del circuito) aveva un prezzo molto competitivo, considerando le ottime recensioni leggibili sul web.
La tentazione di pagare un quarto per avere prestazioni comparabili con un prodotto assistito da un fornitore noto e solido mi attirava non poco, e devo dire che alla fine il dubbio me l'ha tolto proprio il commesso di Musical Cherubini. Dopo avermi proposto i modelli tedeschi citati sopra a buon prezzo, ha aggiunto di aver provato anche il Pro-Ject Phono Box DS che gli proponevo come alternativa, in diverse configurazioni anche con alimentazione esterna potenziata (nessun particolare vantaggio) e in impianti di elevato livello, notando un grande equilibrio ed ottime prestazioni.
Secondo il mio approccio "umanista" il mio obiettivo è arrivare a sentire la musica bene piuttosto che estenuarmi in infiniti e ardui confronti (molto difficili in questo caso) e quindi mi bastava così e l'ho ordinato. Da loro e non su Amazon (dove c'è) perché fino a che posso comprare in un negozio confrontandomi con qualcuno competente, lo preferisco, e così inoltre quando è arrivato mi ha dato lui le indicazioni per il settaggio del pre sulle caratteristiche della mia testina (un'altra funzionalità in più dei pre phono separati). Non che fosse una configurazione complessa, ma fa parte del servizio che uno si aspetta comprando in un negozio.
Senza contare poi la scelta della Pro-Ject di adottare il circuito phono messo a punto dal Dr. Sykora, come è evidenziato sulle brochure e anche sulla confezione. Solo che non so e non sono riuscito a trovare neanche sul web, lo confesso, chi sia questo signore e cosa abbia di speciale questo circuito. Ho scoperto soltanto che probabilmente si chiama Jan, ed è un esperto di elettronica slovacco. Forse.
Impressioni di ascolto
Impressioni nel vero senso della parola, non un confronto col modello precedente o con gli altri modelli citati. Non solo perché di ardua organizzazione (molto ardua se si volessero fare in cieco) ma soprattutto perché avrebbero senso soltanto per lettori del blog che hanno la mia stessa configurazione come catena di lettura del vinile, considerando la dipendenza del risultato finale dalle interazioni e dagli interfacciamenti tra i vari componenti in gioco. Impressioni di ascolto che possono solo testimoniare se l'ascolto alla fine è soddisfacente e appagante e se un miglioramento è avvertibile.
Come primo ascolto ho puntato come sempre sulla voce (siamo per educazione uditiva molto sensibili alla voce umana, è lo strumento dove è più facile avvertire le differenze) prendendo per curiosità un vecchio disco di Yves Montand di più di 30 anni fa, che era di mio padre. Che però ha un arrangiamento molto moderno, di taglio jazz e acustico invece che la solita orchestra d'archi più batteria degli anni '60. Un inizio molto positivo, la voce del grande cantante e attore italo-francese (una delle voci maschili più belle in assoluto) veniva fuori in grande evidenza, con naturalezza e con una "rotondità" (non trovo un'altra descrizione) particolare e, devo dire, affascinante, sembrava di avere Ivo Livi nella mia sala e non ricordavo di averlo mai ascoltato così.
Sono passato quindi ad un LP che avevo ascoltato da meno tempo, uno dei dischi Telefunken Das Alte Werk di musica barocca e antica che acquisto su eBay con una certa regolarità grazie all'ottima idea di parecchi appassionati di musica tedeschi di disfarsene, forse per problemi di spazio, o forse sono i loro insensibili eredi (sono degli anni '70). Sta di fatto che sono in offerta spesso, i prezzi sono veramente bassi (tenendo conto che ci sono anche i costi di spedizione) e che sono tra i vinili meglio registrati e più accuratamente incisi in assoluto, a suo tempo per me studente liceale squattrinato quasi inarrivabili. Tra questi c'è un LP con le cantate profane di Bach sempre in esecuzione curata da Harnoncourt e dal Concentus Musicum Wien, Voci molto naturali e anche queste "originali" nel senso di meno impostate delle classiche voci liriche, che venivano presentate dal mio impianto col nuovo Phono Box decisamente bene, mi ha colpito in particolare il movimento sulla scena della soprano (le registrazioni erano praticamente dal vivo) e il posizionamento anche in profondità delle altre voci nella "Cantata del caffè".
Per gli strumenti era logico proseguire a questo punto con la musica barocca, tra quelli acquistati c'è un LP dedicato alle sonate per pochi strumenti di Vivaldi nel quale è compresa una sonata musicalmente molto bella, la P89. Sono eseguite con strumenti originali, e devo dire che sentivo ora la differenza di timbro del violino barocco, più "legnoso" potrei definirlo, non aspro, ma più caratterizzato. Mi fermo qui perché non vorrei scivolare nelle descrizioni in stile "bravo recensore", ma è solo per testimoniare che qui e nella esecuzione precedente la differenza si sentiva, e scoprivo sfumature nuove che arricchivano il piacere d'ascolto.
Era il momento di passare a qualcosa di moderno e di più ritmico. Anche perché (per motivi che non ho mai capito) molti recensori amanti del vinile sostengono che questa sorgente è più "ritmica" e che il CD e il digitale in genere fanno perdere il senso ritmico. O qualcosa del genere, Ritmo che c'è sicuramente nel secondo album degli Eurythmics, Touch (forse anche più bello del loro celebre esordio Sweet Dreams). L'avevo ascoltato da poco in una edizione in alta definizione e quindi il confronto (sempre a distanza di tempo, lo so che non è il massimo dell'oggettività) era addirittura tra analogico e HD. Cosa dire? Anche qui la voce scura e potente ma flessibile e ricca di sfumature di Annie Lennox usciva fuori con grande evidenza allineandosi ottimamente con i molti suoni e strumenti del creativo arrangiamento di Dave Stewart, nel brano più noto dell'album, Here Comes The Rain Again. Riandando con la memoria all'ascolto in HD (che mi era piaciuto molto) non notavo onestamente alcuna differenza sul ritmo, ricordavo una dinamica ancora più estesa, ma non la stessa sensazione di avere la Lennox davanti a me alla giusta altezza e con lo stesso realismo. Simile magari (non ricordavo alcun difetto) ma non mi aveva colpito allo stesso modo.
C'è stato anche un ascolto che mi ha in parte deluso. E' un disco che amo molto e che sento spesso, ottimo e poco conosciuto, Working Nights di un trio rock-jazz inglese degli anni '80, i Working Week. Qui andava tutto più o meno bene, ma la voce della brava cantante del trio era un po' indietro, quasi soffocata dagli strumenti. Ricordavo qualcosa di meglio. Un risultato in controtendenza rispetto agli altri, forse una maggiore sensibilità rispetto alle scelte in fase di registrazione, che qui esaltavano maggiormente basso batteria e sax?
Rimaneva solo per completezza un ascolto di jazz più classico, e la scelta è caduta su un album di Sonny Rollins con Coleman Hawkins dove i due tenor sassofonisti di due generazioni successive (e ormai assai lontane entrambe, pur se il grande Sonny è ancora attivo) si confrontavano alternandosi e suonando assieme standard in puro be-bop, uno sulla destra (Rollins) e uno sulla sinistra (Hawk). Bel suono dei due sassofoni, chiaramente riconoscibili nello stile (potente e pulito Rollins, più incline al tradizionale soffiato Hawkins) ben separati anche quando suonavano assieme. E l'accompagnamento, ritmico, piano, basso e batteria, tutti ben distinti e posizionati. Quando l'ascolto è un piacere.
In sintesi
Mi sono lasciato andare a qualche entusiasmo di troppo, che qualche visitatore criticherà nei commenti? Può darsi, ma il mio intendimento è solo testimoniare che il vinile per qualche misterioso e spero non "magico" motivo, riesce a dare qualcosa di più e far venire la voglia (come si è capito) di riascoltare e riscoprire LP rimasti a lungo negli scaffali (ce ne sono stati anche molti altri). Che è poi quello che cerchiamo, ascoltare e apprezzare a fondo la musica (e non l'impianto).
Per saperne di più
Una guida al ritorno al vinile su Musica & Memoria
Una guida su come si gestisce e si tratta il vinile su questo stesso blog