sabato 30 maggio 2015

Il preamplificatore phono

Forse non tutti sono d'accordo sulla superiorità del suono analogico, di sicuro non è affatto facile dimostrare che il suono del vinile sia superiore, nonostante le misure, al suono digitale in genere, nonostante a molti sembri così, o lo diano addirittura per scontato. Per questo un po' ironicamente ho chiamato questi post sugli strumenti pre-digitali per ascoltare la musica "magia dell'analogico".
Qualcosa di magico almeno nella riproduzione dei vinili però sembra esserci, confrontando il realismo del suono che esce fuori con il percorso che deve fare. 

Un sistema di lettura complesso
È inciso nei (micro)solchi di un disco di plastica, e questo processo di stampaggio possiamo considerarlo un esercizio tecnologico non particolarmente complicato; la forma dei solchi si trasforma poi in energia (elettrica) grazie ad una puntina di diamante montata su un minuscolo braccetto, che sul lato opposto ha un magnete permanente, che si muove in un campo magnetico generato da una bobina (anzi due, il microsolco è anche stereo) e genera così un segnale elettrico variabile, che diventerà poi, dopo altri 5 o 6 passaggi, la musica che ascoltiamo. Ma qualcuno (molti anni fa) ha pensato ad una variante, montare sul braccetto, in configurazione opposta, due minuscole bobine, e usare un magnete permanente. Sono le testine a bobina mobile, o moving coil (MC) che per vari motivi tecnici riescono a recuperare con ancor maggiore precisione il segnale codificato nei microsolchi. Ma sono più complesse e costose da costruire e il livello del segnale elettrico generato è inferiore. E non è detto che siano sempre superiori o che lo siano per tutti.

Potrei andare oltre illustrando tutte le varianti e le criticità degli altri componenti che devono lavorare insieme per estrarre il suono inciso sul disco di vinile (il braccio, l'articolazione, il piatto, il motore che lo muove, i diversi sistemi di trasmissione del moto, il sistema di isolamento delle vibrazioni, il sistema di correzione dell'errore radiale, il motore, l'alimentatore ...). Ma volevo solo sottolineare la complessità di questo sistema di lettura, la variabilità delle soluzioni possibili, la variabilità della configurazione, che dipende anche dalle scelte dell'audiofilo acquirente, la sensibilità del risultato da ogni anche piccola variazione dei parametri scelti o della messa a punto. E arrivare al punto: sapendo quanti elementi devono lavorare assieme in modo sinergico, ha veramente qualcosa di magico ascoltare un risultato finale così appagante come qualità del suono.

Il preamplificatore phono
Un buon esempio dell'inattesa importanza di ogni componente, e di uno in particolare, è il ruolo dell'unico componente elettronico di tutta la catena, che è anche il protagonista di questo post. Il suo compito è semplice, quasi umile. Deve elevare il segnale di tensione molto bassa (o bassissima per le MC) estratto dalla testina, per passarlo ad uno degli ingressi dell'amplificatore, introducendo il minimo di distorsione possibile e mantenendo al minimo livello il rumore di fondo. In più deve anche raddrizzare, linearizzare il segnale. Che a suo tempo, per facilitare sia l'incisione sia il rilevamento, l'associazione dei fonografici USA, la famosa RIAA, ha deciso di incidere con bassi attenuati ed alti enfatizzati. È la famosa curva RIAA che il pre phono deve equalizzare al contrario, arrivando ad una risposta flat.



Non è un compito complesso e la tecnologia è matura, i componenti elettronici non sono molti, un pre phono di discreta qualità, può anche presentarsi semplicemente così:




Il pre phono separato
Questo è l'interno di un pre phono "storico",  il primo componente separato di questo tipo ma economico della Pro-Ject, il Phono Box, pensato per sostituire con migliori prestazioni i pre phono inclusi negli amplificatori fino a un trentina di anni fa. Mestiere che questo pre e altri analoghi come quello della NAD facevano molto bene, garantendo di solito un riconoscibile miglioramento. Il che ha fatto venire a molti l'idea di sostituirlo comunque, a quello incluso di serie.

Come si vede anche ad occhio dalla immagine precedente, non si tratta di un circuito complicato e quindi di un componente complesso, si vedono solo alcune resistenze, alcune capacità e un paio di operazionali. D'altra parte un circuito base per la equalizzazione RIAA ha questo tipo di topologia:


Evoluzioni della curva originale e affinamento della tecnologia, nonché la introduzione di operazionali specializzati o l'alternativa di utilizzare come componenti attivi le valvole termoioniche hanno un po' complicato le cose, e così un pre phono all'interno può anche essere realizzato così.


Questo è l'Audio Research Reference Phono 2se, un raffinato modello top, a valvole, dal modico costo di 12.000 € o giù di lì. D'altra parte secondo l'importatore Audio Natali: "il bilanciamento tonale e la dinamica esplosiva sono semplicemente meravigliosi, c'è un senso di immediatezza e controllo che crea dipendenza". Non voglio però fare facile ironia su questi entusiasmi dal chiaro sapore marketing, come ho scritto più volte, per i componenti audio vale lo stesso discorso che per gli strumenti musicali, la perfezione non esiste e anche per piccoli o magari trascurabili miglioramenti ci vuole impegno da parte di chi produce e disponibilità a pagare salato da chi fruisce.

La scelta per l'upgrade
Ma pagare salato non è per niente obbligatorio nel mondo globalizzato e così ricco di competitors dell'audio di oggi. Nel mio caso non avendo questo budget mi sono rivolto a pre phono di classe media, in particolare a due noti pre tedeschi a suo tempo provati (nelle versioni precedenti) da TNT-Audio, il Trigon Vanguard (o Advance, versione con alimentazione anche a batteria) e l'ancora più noto Lehmann Black Cube. Oggetti che comunque nelle versioni attuali non costano poco, tra 800 e 1000 €, impegno non trascurabile tenendo conto che magari potrebbe essere diretto ad altri componenti della catena più critici anche per le altre sorgenti, non solo per il vinile. Mi incuriosivano anche le ultime serie della Pro-Ject, che nel frattempo sfruttando il successo dei suoi giradischi e l'inatteso ritorno del vinile (ci hanno visto giusto) ha ampliato di molto la gamma dei prodotti e ovviamente anche quella dei pre-phono. Dove le serie sono ora 5 (ognuna con diversi modelli), partendo dalla serie Elemental (evoluzione di quello che avevo io e il cui interno è mostrato sopra) alla serie RS. Quest'ultima ha costi analoghi ai modelli citati prima, ma la serie immediatamente seguente, la DS, soprattutto per i modelli senza fronzoli (display, valvole in qualche parte del circuito) aveva un prezzo molto competitivo, considerando le ottime recensioni leggibili sul web.

La tentazione di pagare un quarto per avere prestazioni comparabili con un prodotto assistito da un fornitore noto e solido mi attirava non poco, e devo dire che alla fine il dubbio me l'ha tolto proprio il commesso di Musical Cherubini. Dopo avermi proposto i modelli tedeschi citati sopra a buon prezzo, ha aggiunto di aver provato anche il Pro-Ject Phono Box DS che gli proponevo come alternativa, in diverse configurazioni anche con alimentazione esterna potenziata (nessun particolare vantaggio) e in impianti di elevato livello, notando un grande equilibrio ed ottime prestazioni.
Secondo il mio approccio "umanista" il mio obiettivo è arrivare a sentire la musica bene piuttosto che estenuarmi in infiniti e ardui confronti (molto difficili in questo caso) e quindi mi bastava così e l'ho ordinato. Da loro e non su Amazon (dove c'è) perché fino a che posso comprare in un negozio confrontandomi con qualcuno competente, lo preferisco, e così inoltre quando è arrivato mi ha dato lui le indicazioni per il settaggio del pre sulle caratteristiche della mia testina (un'altra funzionalità in più dei pre phono separati). Non che fosse una configurazione complessa, ma fa parte del servizio che uno si aspetta comprando in un negozio.


Senza contare poi la scelta della Pro-Ject di adottare il circuito phono messo a punto dal Dr. Sykora, come è evidenziato sulle brochure e anche sulla confezione. Solo che non so e non sono riuscito a trovare neanche sul web, lo confesso, chi sia questo signore e cosa abbia di speciale questo circuito. Ho scoperto soltanto che probabilmente si chiama Jan, ed è un esperto di elettronica slovacco. Forse.

Impressioni di ascolto
Impressioni nel vero senso della parola, non un confronto col modello precedente o con gli altri modelli citati. Non solo perché di ardua organizzazione (molto ardua se si volessero fare in cieco) ma soprattutto perché avrebbero senso soltanto per lettori del blog che hanno la mia stessa configurazione come catena di lettura del vinile, considerando la dipendenza del risultato finale dalle interazioni e dagli interfacciamenti tra i vari componenti in gioco. Impressioni di ascolto che possono solo testimoniare se l'ascolto alla fine è soddisfacente e appagante e se un miglioramento è avvertibile.

Come primo ascolto ho puntato come sempre sulla voce (siamo per educazione uditiva molto sensibili alla voce umana, è lo strumento dove è più facile avvertire le differenze) prendendo per curiosità un vecchio disco di Yves Montand di più di 30 anni fa, che era di mio padre. Che però ha un arrangiamento molto moderno, di taglio jazz e acustico invece che la solita orchestra d'archi più batteria degli anni '60. Un inizio molto positivo, la voce del grande cantante e attore italo-francese (una delle voci maschili più belle in assoluto) veniva fuori in grande evidenza, con naturalezza e con una "rotondità" (non trovo un'altra descrizione) particolare e, devo dire, affascinante, sembrava di avere Ivo Livi nella mia sala e non ricordavo di averlo mai ascoltato così.

Sono passato quindi ad un LP che avevo ascoltato da meno tempo, uno dei dischi Telefunken Das Alte Werk di musica barocca e antica che acquisto su eBay con una certa regolarità grazie all'ottima idea di parecchi appassionati di musica tedeschi di disfarsene, forse per problemi di spazio, o forse sono i loro insensibili eredi (sono degli anni '70). Sta di fatto che sono in offerta spesso, i prezzi sono veramente bassi (tenendo conto che ci sono anche i costi di spedizione) e che sono tra i vinili meglio registrati e più accuratamente incisi in assoluto, a suo tempo per me studente liceale squattrinato quasi inarrivabili. Tra questi c'è un LP con le cantate profane di Bach sempre in esecuzione curata da Harnoncourt e dal Concentus Musicum Wien, Voci molto naturali e anche queste "originali" nel senso di meno impostate delle classiche voci liriche, che venivano presentate dal mio impianto col nuovo Phono Box decisamente bene, mi ha colpito in particolare il movimento sulla scena della soprano (le registrazioni erano praticamente dal vivo) e il posizionamento anche in profondità delle altre voci nella "Cantata del caffè".

Per gli strumenti era logico proseguire a questo punto con la musica barocca, tra quelli acquistati c'è un LP dedicato alle sonate per pochi strumenti di Vivaldi nel quale è compresa una sonata musicalmente molto bella, la P89. Sono eseguite con strumenti originali, e devo dire che sentivo ora la differenza di timbro del violino barocco, più "legnoso" potrei definirlo, non aspro, ma più caratterizzato. Mi fermo qui perché non vorrei scivolare nelle descrizioni in stile "bravo recensore", ma è solo per testimoniare che qui e nella esecuzione precedente la differenza si sentiva, e scoprivo sfumature nuove che arricchivano il piacere d'ascolto.

Era il momento di passare a qualcosa di moderno e di più ritmico. Anche perché (per motivi che non ho mai capito) molti recensori amanti del vinile sostengono che questa sorgente è più "ritmica" e che il CD e il digitale in genere fanno perdere il senso ritmico. O qualcosa del genere, Ritmo che c'è sicuramente nel secondo album degli Eurythmics, Touch (forse anche più bello del loro celebre esordio Sweet Dreams). L'avevo ascoltato da poco in una edizione in alta definizione e quindi il confronto (sempre a distanza di tempo, lo so che non è il massimo dell'oggettività) era addirittura tra analogico e HD. Cosa dire? Anche qui la voce scura e potente ma flessibile e ricca di sfumature di Annie Lennox usciva fuori con grande evidenza allineandosi ottimamente con i molti suoni e strumenti del creativo arrangiamento di Dave Stewart, nel brano più noto dell'album, Here Comes The Rain Again. Riandando con la memoria all'ascolto in HD (che mi era piaciuto molto) non notavo onestamente alcuna differenza sul ritmo, ricordavo una dinamica ancora più estesa, ma non la stessa sensazione di avere la Lennox davanti a me alla giusta altezza e con lo stesso realismo. Simile magari (non ricordavo alcun difetto) ma non mi aveva colpito allo stesso modo.

C'è stato anche un ascolto che mi ha in parte deluso. E' un disco che amo molto e che sento spesso, ottimo e poco conosciuto, Working Nights di un trio rock-jazz inglese degli anni '80, i Working Week. Qui andava tutto più o meno bene, ma la voce della brava cantante del trio era un po' indietro, quasi soffocata dagli strumenti. Ricordavo qualcosa di meglio. Un risultato in controtendenza rispetto agli altri, forse una maggiore sensibilità rispetto alle scelte in fase di registrazione, che qui esaltavano maggiormente basso batteria e sax?

Rimaneva solo per completezza un ascolto di jazz più classico, e la scelta è caduta su un album di Sonny Rollins con Coleman Hawkins dove i due tenor sassofonisti di due generazioni successive (e ormai assai lontane entrambe, pur se il grande Sonny è ancora attivo) si confrontavano alternandosi e suonando assieme standard in puro be-bop, uno sulla destra (Rollins) e uno sulla sinistra (Hawk). Bel suono dei due sassofoni, chiaramente riconoscibili nello stile (potente e pulito Rollins, più incline al tradizionale soffiato Hawkins) ben separati anche quando suonavano assieme. E l'accompagnamento, ritmico, piano, basso e batteria, tutti ben distinti e posizionati. Quando l'ascolto è un piacere.

In sintesi
Mi sono lasciato andare a qualche entusiasmo di troppo, che qualche visitatore criticherà nei commenti? Può darsi, ma il mio intendimento è solo testimoniare che il vinile per qualche misterioso e spero non "magico" motivo, riesce a dare qualcosa di più e far venire la voglia (come si è capito) di riascoltare e riscoprire LP rimasti a lungo negli scaffali (ce ne sono stati anche molti altri). Che è poi quello che cerchiamo, ascoltare e apprezzare a fondo la musica (e non l'impianto).

Per saperne di più
Una guida al ritorno al vinile su Musica & Memoria
Una guida su come si gestisce e si tratta il vinile su questo stesso blog

sabato 9 maggio 2015

Linn Exakt: la soluzione tutta digitale

Tutto digitale fino dove si può, naturalmente, cioè fino alla interazione con il nostro sistema uditivo, visto che noi ascoltatori siamo ancora analogici. Quindi fino agli altoparlanti e al loro amplificatore di potenza, e preciso altoparlanti perché anche il diffusore in questa nuova serie della Linn è tutto digitale.

La Linn si conferma quindi la ditta che più spinge verso lo sfruttamento completo della tecnologia digitale per la riproduzione della musica in alta qualità, anche se la architettura che hanno chiamato Exakt non è del tutto nuova, qualcosa di simile ma non così radicale è proposto da anni da un'altra casa britannica, la Meridian, ed è anche utilizzata in un settore della riproduzione molto diverso di cui parlerò più avanti.

Vediamo questa interessante evoluzione tecnologica e assieme alcune impressioni di ascolto derivanti da una dimostrazione presso il partner di Linn, Key Systems ed un'altra organizzata dalla stessa Linn in una configurazione diversa. Quello che segue è il logo e il claim che evidenzia il ruolo centrale dei diffusori nel sistema.


L'architettura Linn Exakt
Dalla premessa fatta non è difficile descrivere architettura e componenti della soluzione Linn Exakt. Ogni altoparlante (non diffusore) ha un suo proprio amplificatore e un suo proprio DAC, e continuando il percorso fino alla sorgente è tutto in digitale. Digitale il crossover che separa il segnale musicale nelle bande di frequenza di ogni altoparlante. Digitale il processore, il DSP che agisce sul segnale per elaborazioni su cui torniamo dopo, digitale il pre per selezionare le sorgenti e digitali ovviamente le sorgenti. Oppure analogiche (incluso ovviamente un giradischi) ma servite da un convertitore analogico digitale.

Vantaggi e svantaggi
Il primo svantaggio lo abbiamo visto, la moltiplicazione dei DAC, uno per ogni altoparlante, sei per casse a tre vie, 10 per casse a 5 vie come i modelli Linn di fascia alta. La soluzione Meridian era meno radicale e prevedeva una cassa master ed una slave con un cross over elettronico (ma analogico) e quindi un solo DAC. Non è tanto un problema di costo ormai, ma di aggiornamento tecnologico. Il DAC è un componente in continua evoluzione. Di conseguenza i DAC interni potrebbero essere superati tecnologicamente nel tempo. Anche se, come per tutti i modelli di fascia alta, sono possibili aggiornamenti via rete del firmware.

I vantaggi invece risiedono soprattutto nelle possibilità di trattazione del segnale senza introdurre distorsione (o almeno distorsione nota). Il primo di questi trattamenti è la suddivione in frequenze per le casse a più vie, ed è effettuato in tutti i diffusori passivi, quelli usati nella grande maggioranza degli impianti, con un crossover, ovviamente passivo. Il crossover è un filtro passa-alto o passa-basso o passa-banda e per quanto ben realizzato produce un tasso di distorsione elevato rispetto agli altri componenti dell'impianto. Realizzato invece nel dominio digitale, oltre a non introdure distorsione nel percorso del segnale, può avere prestazioni non raggiungibili dai crossover passivi, come pendenze non ottenibili neanche da un cross over elettronico, e queste opzioni possono essere utilizzate dai progettisti per ottimizzare il comportamento degli altoparlanti.
Il secondo svantaggio lo è probabilmente per qualcuno ma non per Linn, e consiste nel mancato supporto del formato DSD. Exakt funziona solo con musica digitale in formato PCM (ovviamente anche in alta risoluzione) sia per scelta Linn (vedi precedente post sul DSD) che non ritiene utile né attuale questo formato, sia perché la parola ad 1 bit rende molto complessi o impossibili le elaborazioni del segnale digitale che sono poi i principali plus del sistema.


La elaborazione del segnale (Digital Signal Processing o DSP)
Qui si aprono potenzialità notevoli che meritano un approfondimento. La prima è la ottimizzazione e linearizzazione degli altoparlanti. Non ci si pensa quasi mai, ma ogni altoparlante ha sue caratteristiche fisiche e tolleranze di lavorazione che incidono sulla resa sonora. In un mondo ideale i due altoparlanti che devono lavorare in tandem (o i tre di un impianto HT) dovrebbero essere identici. Nel mondo reale questo non è possibile e l'obiettivo si può solo approssimare con una attenta (e costosa) selezione. Nel mondo digitale è possibile inviare in input al DSP la risposta misurata di ogni singolo altoparlante e introdurre le opportune correzioni sulla coppia da montare sulle casse per allinearle, ovviamente all'interno di un range di tolleranza correggibile.
La seconda potenzialità è la ottimizzazione rispetto alla posizione delle casse in ambiente. Come tutti sanno i diffusori garantiscono le prestazioni migliori se correttamente posizionati. Quindi a una certa distanza dalle pareti posteriori e laterali, collocate in un ambiente semi riflettente è così via. Se questo non è possibile nella nostra abitazione (come spesso purtroppo avviene) si può comunicare al DSP la posizione reale ed entro certi limiti la risposta può essere corretta per evitare l'eccessivo rinforzo o atteniazione dei bassi o altre alterazioni prevedibili in base alla configurazione effettiva.
Infine la terza e più radicale possibilitàche però la Linn per ora lascia a sviluppi futuri e partnership tecniche qualificate: la equalizzazione personalizzata dell'ambiente. Qui deve essere effettuata una misura con microfoni opportunamente posizionati delle risposta reale in ambiente e quindi generata una curva di correzione per linearizzare la risposta effettiva e portarla il più vicino a quella ideale. O anche a più curve ideali, in base al tipo di segnale o al genere musicale.
Molto interessante.

Kimax Exakt con i diffusori Exakt 350 a 5 vie

Impressioni di ascolto
Sono recenti, nei mesi di gennaio e febbraio, e riguardano ascolti abbastanza prolungati. Non però con musica portata da me, quindi non posso parlare di differenze (seppur a distanza) con altri sistemi ma solo delle impressioni assolute rispetto al materiale musicale proposto.
Nel primo caso, nella elegante e accogliente saletta per dimostrazioni e consulenze audio di Key Systems, un partner di Linn che opera anche nella consulenza e messa a punto degli impianti, era stata fatta la scelta di mantenere la configurazione flat, quindi nessuna correzione di ambiente, solo quella di fabbrica. L'impianto proposto era della serie Kilax, quindi top, ed era posizionato in posizione abbastanza raccolta con un punto di ascolto a poco meno di tre metri nella gradevole sala di ascolto più simile ad un'abitazione elegante che alla classica sala di un negozio.
Nessun problema perché gli ascoltatori previsti erano al massimo 2-3 e potevano ascoltare la musica in posizione ideale.

Dopo una interessante ed esauriente illustrazione della innovativa soluzione da parte di uno dei titolari, con ascolti mirati a mostrare le caratteristiche del sistema e anche la integrazione con Tidal, l'ascolto vero e proprio, seguendo i gusti del secondo titolare e anche di altri dei presenti, si è incentrato soprattutto su rock e concerti dal vivo. Tutto in HD comunque. Non si evidenziava così la risposta in ambiente o la naturalezza della voce (da cui invece di solito parto io) ma si evidenziava particolarmente la dinamica. Che è poi il tratto maggiormente caratterizzante di questi impianti Linn tutti con casse attive. Assieme alla grande precisione, che definirei nettezza dei suoni e delle voci. Due elementi che sono diretta conseguenza di due caratteristiche di realizzazione: l'amplificazione singola per altoparlante (dinamica assoluta e velocità nel seguire le variazioni anche momentanee nel segnale) e l'abolizione del cross over passivo (forte riduzione della distorsione). Gli appassionati di rock ma anche di lirica o di grande orchestra classica possono trovare con questi sistemi la quadratura del cerchio tra impatto e precisione.

Klimax System: Kimax Exakt DSM + Exakt 350 Speakers


Secondo ascolto: sistema Akubarik
Le successive impressioni di ascolto di un impianto basato sul sistema Exakt sono relative ad un secondo evento presso Musical Cherubini, gestito direttamente dalla Linn assieme ai titolari del noto negozio di strumenti musicali ed alta fedeltà, che puntava sopratutto ad una dimostrazione dello streaming lossless Tidal (trattato in un altro post). L'impianto era quello intermedio Akubarik, che in questo caso, a quanto dichiarato dal rappresentante della Linn, era stato configurato per la installazione, non era in posizione flat. Installazione che era organizzata nella sala grande del negozio. Oltre a materiale selezionato su Tidal abbiamo ascoltato anche musica in alta definizione, tra cui Diana Krall e Beatles classici rimasterizzatati. L'ascolto ha confermato le sensazioni precedenti, grande nettezza e precisione degli strumenti e delle voci, variazioni dinamiche seguite senza sforzo dall'impianto, come avviene con strumenti o voci reali, buona presenza dei bassi anche se i diffusori erano più compatti, nessuna forzatura sulle altissime nonostante (o grazie) il supertweeter. Un impianto equilibrato e versatile che consente di ascoltare con soddisfazione musica di ogni genere. Con in più la versatilità del processing nel dominio digitale, con tutte le sue potenzialità. 
Lo svantaggio? Il solito, è tutto Linn, anche se la Linn sta preparando soluzioni integrabili in impianti plurimarca.

Akurate System: Akurate Exakt DSM + Akubarik Speakers

Non è una tecnologia così nuova
Perché in un altro settore laterale e non molto frequentato dagli audiofili è una architettura applicata e diffusa. Sto parlando dell'alta fedeltà per auto dove ditte come la italiana Audison producono processori digitali come il Bit One della immagine seguente, che implementano le stesse funzionalità di Linn Exakt. Restando sempre nel dominio digitale queste centrali di processo digitali suddividono i segnali in ingresso nei 4 o più canali e nelle frequenze per i vari amplificatori multicanale (tipici del car audio) e relativi altoparlanti suddividono il segnale audio in frequenza realizzando anche la fuznione del crossover, e alla fine, visto che il nostro mondo è analogico si occupano, come Linn Exakt, di effettuare la decodifica per tutti i canali e per tutti gli altoparlanti. In più, includono una potente funzione di elaborazione (processing) del segnale per correggere le alterazioni introdotte dall'abitacolo, riposizionare l'immagine stereo al centro anche per chi ascolta da un lato (il guidatore), utilizzando allo scopo variazioni di livello, di frequenza di taglio, di pendenza nei filtri e così via. . Una equalizzazione molto flessibile e potente a disposizione dell'installatore mediante un software per PC che si connette all'unità. Ma che può arrivare anche oltre, alla creazione di una correzione ed equalizzazione ottenuta tramite la misurazione con microfoni in abitacolo e la creazione di una curva di correzione ad hoc mediante software.


Funzionalità molto avanzate al momento non presenti nella soluzione Linn Exakt ma sicuramente implementabili con questa tecnologia. Da notareinfatti  che una soluzione simile "in the box" è recentemente proposta anche da Linn, in modo da poter utilizzare Linn Exakt anche in impianti con diffusori o amplificatori di altre case.

Il pannello di controllo del software Bit-One

Entusiasmo?
Non vorrei che questo post così illustrativo e positivo fosse preso per un articolo entusiastico o addirittura pubblicitario, anche e soprattutto perché non ho rapporti di alcun genere con la Linn. Si tratta, come ho premesso, di una soluzione non per tutti (i prezzi si possono consultare sul sito Linn) e come sempre nell'alta fedeltà non bisogna pensare che con impianti tutto digitale come questi si ascolti una musica diversa e mai conosciuta prima,  un suono altrettanto appagante se non superiore si può ascoltare con impianti assolutamente tradizionali. L'interesse nasce dal fatto che sfruttando in pieno le potenzialità del digitale e seguendo strade nuove e magari poco usuali per gli audiofili (come l'impianto mono marca) si possono raggiungere con estrema facilità risultati di livello molto elevato e risolvere efficacemente anche i problemi di inserimento in ambiente che sono, come sanno molti appassionati, spesso i più difficili da indirizzare. Considerazione che hanno già fatto probabilmente quegli utenti di car audio che, come me, già sperimentano concretamente i risultati estremamente soddisfacenti all'ascolto di una catena tutta digitale sino ai singoli altoparlanti e ai loro amplificatori dedicati e delle funzioni DSP correttamente configurate.

La configurazione di un sistema Exakt. Le casse e il sistema master sono
collegati semplicemente in Ethernet, consigliata una connessione Powerline.