sabato 24 gennaio 2015

Un altro streaming lossless: Tidal

Parliamo oggi di un altro servizio streaming lossless disponibile in Italia (ma non per tutti) che si aggiunge a Qobuz di cui abbiamo già parlato in più occasioni. Con questo per ora avremmo finito l'elenco perché a livello mondiale sono due in tutto, a quanto ne so.

Tidal è un servizio nato da una iniziativa norvegese (la società si chiama Aspiro Music AS) lanciata lo scorso ottobre come "reborn" del precedente servizio Wimp (della stessa compagnia) ed è disponibile attualmente in USA, UK e Canada oltre che in diversi paesi del Nord Europa: Norvegia, Svezia, Danimarca, Finlandia, Germania, Polonia, Belgio, Olanda, Lussemburgo e Irlanda.

E' inoltre disponibile negli altri paesi (credo tutti, in Italia almeno sì) tramite i partner hi-fi, ovvero i produttori di network audio player (o music server) che rendono possibile l'accesso al servizio di streaming sul loro componente, in aggiunta al popolare Spotify. Questo significa che nella app di controllo del network player tra le sorgenti che si possono selezionare c'è anche Tidal. Che però può poi essere usato anche indipendentemente dal network player. Questo è il caso sicuramente della partnership con Linn, che ho avuto modo di provare, che sia così anche per gli altri è da verificare. Quindi una volta installato ed abilitato Tidal, ad esempio, sul vostro iPad (è supportato però anche Android) si può ascoltare direttamente dal tablet e anche scaricare la musica e ascoltare offline sul tablet, come si fa con Qobuz o Spotify. Idem se si usa invece uno smartphone.

I partner Hi-Fi sono elencati nelle FAQ della pagina di supporto e al momento sono, oltre a Linn: Meridian, Electrocompaniet, McIntosh, Wadia, Amarra sQ, Mirage, Squeezebox, Sonos (Beta), Bluesound, Auralic, Simple Audio. Personalmente ho visto promozione di questa possibilità solo per Sonos e Linn e quindi sarebbe da valutare caso per caso la effettiva disponibilità nel nostro paese. Linn però è ben presente da noi e da qui anche il senso di questo articolo.

La partnership da' diritto all'accesso ed include due mesi gratis di abbonamento al servizio. Dopodiché per proseguire a beneficiarne bisogna sottoscrivere l'abbonamento personale che ha un costo di 20 € al mese (19 e qualcosa come sempre) quindi come Qobuz.

Come si presenta
Vediamo come si presenta il servizio nei paesi dove è disponibile (in Italia il sito si chiude subito sulla pagina in figura che dice "da voi no", eccesso di zelo scandinavo, ma basta accedere alla cache di Google per vedere anche le altre).


Nella seconda pagina viene enfatizzato il plus di Tidal rispetto a Spotify, ovvero la qualità CD, dichiarata però come bitrate: 1411 Kbps (16 x 44.1 x 2 = 1411). La qualità massima di Spotify è 320Kbps e questa differenza è ovviamente rimarcata nel sito (ed è il motivo, penso, per cui hanno scelto di presentare questa unità di misura anziché "qualità CD").


La pagina che annuncia la partnership con Linn. Si capisce quindi che acquistando un network player della casa scozzese viene fornito un vaucher che consente di accedere al sito e alle app Tidal.


Non mancano i riferimenti alle recensioni positive da parte di diverse testate specializzate e non. Sul lato sinistro anche un iPhone con la app Tidal. Le app sono ovviamente molto simili a quelle di Qobuz condividendo la stessa impostazione più "seria". Playlist e simili comunque ci sono.


In questa pagina successiva vengono messi in evidenza i tre punti di forza di Tidal secondo la compagnia, quindi suono in qualità CD con un catalogo di 25 milioni di brani, download video in HD  (video, non audio) e "curated edition" cioè contenuti testuali e informazioni ulteriori sul materiale disponibile, che è una peculiarità di Tidal. Forse utile, una versione "dematerializzata" dei booklet dei CD e degli LP. Anche se sul web, tra Wikipedia e Allmusic si trova già di tutto e di più.


La app è scaricabile da App Store. Ovviamente è gratuita, ma per attivarla occorre fare login e quindi essere registrati. Dovrei comprare un network player Linn per poterlo fare e quindi pubblico per una volta uno screenshot tratto dal web, da una recensione di What Hi-Fi in particolare, che mostra come si presenta la app su vari formati di smartphone e tablet da 7" e 10". Molto semplice e visuale sul modello iTunes ultimo, direi.



Il catalogo
Non ho potuto fare prove (d'altra parte fare prove di copertura è assai arduo e dipende dai gusti musicali personali, quello che si ritiene fondamentale e quello no). A quanto mi hanno detto (e d'altra parte se sono 25 milioni di brani ci deve essere molto) la copertura è buona, più sul materiale nuovo con qualche buco sui classici (si parlava di classici del rock, però). Insomma una situazione non diversa quantitativamente da Qobuz ma con approfondimenti in parte diversi sui generi musicali.
Vale quindi sempre la valutazione che facevo per Qobuz: la quantità di musica valida e interessante che c'è è più che sufficiente per saturare (ed oltre) il tempo sempre limitato che possiamo dedicare ad essa.

Una breve prova pratica
Ho potuto effettuarla in occasione di una presentazione del nuovo sistema all-digital Linn Exact di cui conto di riferire presto. Dalla app di controllo del network player Linn (il top Climax Exact in questo caso) tra le funzioni / source disponibili appare anche Tidal. Scegliendo questa sorgente si avvia la app sul tablet o sullo smartphone e si possono selezionare singole canzoni o interi album che si possono individuare come playlist per ascolti successivi, lo stesso sistema di Spotify e Qobuz. L'output però esce direttamente dal network player e viene acquisito in rete da questo componente, non trasmesso dal tablet via wi-fi, Si comporta quindi come un comando remoto. Faccio questa precisazione perché i network player Linn supportano anche il protocollo airplay e quindi possono eseguire qualsiasi flusso audio generato su un tablet o su uno smartphone connesso con questo protocollo. 

Il suono? Ovviamente tutto bene, su questo blog promuoviamo la diffusione del suono un alta definizione perché non c'è alcun motivo per non sfruttare al massimo la tecnologia, quando non ha in sostanza costi aggiuntivi, ma la qualità CD con sistemi di riproduzione validi già fornisce un ascolto eccellente. 

martedì 13 gennaio 2015

Perché le case discografiche ostacolano lo streaming lossless e l'alta definizione

Appare un controsenso economico la strategia delle case discografiche (major e indies unite, con poche eccezioni) rispetto a streaming e HD. Il mercato si basa sul bilanciamento tra domanda e offerta, i consumatori di musica tutti chiedono lo streaming che hanno già con la TV satellitare o in rete con YouTube e stanno velocemente abbandonando il download. I consumatori più esigenti stanno accettando la musica liquida in HD dopo le diffidenze iniziali e anzi pare stiano scoprendo un nuovo Nirvana musicale con il formato DSD, e ovviamente sono molto interessati ad uno streaming in qualità CD o addirittura HD.

Quindi la domanda c'è, ma c'è anche il prodotto per soddisfarla, e in quantità virtualmente infinita, perché la tecnologia digitale non ha costi di realizzazione del prodotto singolo e non richiede materie prime: non richiede fabbriche di stampaggio, confezioni e distribuzione via nave o via camion. La musica è il primo bene di consumo che è stato smaterializzato e questo è un vantaggio non da poco per chi la vende.

Quindi perché vendere solo in pochi paesi, non vendere in altri (e in particolare in Italia), mettere in vendita solo parte della produzione, quella più datata e meno appetibile, non il contrario, e preferire i generi che hanno meno mercato? Tutte pratiche commerciali illogiche, apparentemente, come se una casa di mode nel suo sito e-Commerce mettesse solo la produzione dell'anno prima, o lo stesso facesse Ikea, costringendo la gente ad andare in negozio per comprare le novità. L'e-commerce invece serve per ampliare virtualmente i negozi, e costa infinitamente meno rispetto ad una distribuzione capillare. Oltre ad essere aperto H24.

La spiegazione che ho sentito spesso, e che pare ancora echeggiare nei siti dei discografici (per esempio in quello della IFPI), tira in ballo la pirateria. Il timore che il materiale in HD legale entri nel circuito illegale e azzeri il mercato. Ma non credo che sia così e che neanche i discografici più tetragoni ci credano ancora.

I due segmenti di mercato
Il mercato della musica lo possiamo suddividere tra due sotto-mercati, il mercato molto ampio della musica di consumo, dove la qualità del suono ha una importanza relativa, dove anche la qualità musicale è sostituita dalla sorpresa di un brano con una piccola idea originale, dal nome dell'interprete o dal traino di film, fiction, video o eventi cui il brano è legato. Con un approccio "usa e getta" nei confronti degli innumerevoli gruppi e interpreti che ruotano incessantemente e si moltiplicano. Non vale neanche la pena sapere chi siano e da dove vengano, quasi sempre. La musica è una forma di intrattenimento da consumare possibilmente in forma gratuita, anche se i consumatori di questo segmento sono entrati ormai nella logica televisiva dei contenuti "premium" e quindi una propensione all'acquisto, se non altro per una fruizione libera dalla pubblicità, c'è.

L'altro mercato, di nicchia, è quello degli ascoltatori esigenti, di classica e jazz, ma non solo, che hanno una grande attenzione verso la qualità del suono e anche a quella musicale, seguono gruppi e autori specifici, sono esigenti. E sono in maggioranza adulti e con maggiore possibilità di acquisto e propensione a spendere per la musica.

L'offerta per i due segmenti
Per il primo segmento l'offerta pare che si stia consolidando, dopo oltre 10 anni di terremoti e di assestamenti. Per chi non vuole spendere proprio nulla e non ha interesse particolare alla qualità del suono c'è YouTube (e derivati, incluso Spotify gratuito), si regge sugli inserzionisti come la TV in chiaro, parte degli introiti vanno alle case discografiche e ai detentori dei diritti d'autore e va bene a tutti. Per gli utenti più esigenti, quelli che vanno in giro con le cuffie e non più con gli auricolari e a casa hanno uno Zeppelin della B&W o simili ci sono i servizi in streaming di tipo "premium", con Spotify e Deezer in testa, e Apple e Google in arrivo.

A questi si aggiungono o si sovrappongono quelli che stanno passando all'ascolto tramite playlist, con anche la opzione di condividerle o diffonderle, oppure all'ascolto "radio" nel senso nuovo del termine, nel senso di associazioni libere e casuali originate (ma dal servizio, non dall'ascoltatore) dalle scelte iniziali e dalle preferenze espresse. Un on-demand a sorpresa. Qui Spotify e Deezer o gli analoghi servizi di Google e Sony sono la soluzione (parlo sempre di quello che è disponibile in Italia), alle case discografiche va benissimo anche questo e concedono senza problemi i loro cataloghi a tutti quelli che lo chiedono, se garantiscono buoni introiti o contratti partenariato profittevoli, come fanno sicuramente questi giganti del mercato.
Infine c'è il download, ovvero iTunes, che va lentamente a sparire. Ma che ormai è ammortizzato quindi per quanto sia poco (ma ancora è molto) è tutto guadagno, sia per Apple sia per le case discografiche.


Per il secondo segmento invece la strategia è opposta, o meglio è la stessa dei remoti tempi pre-iTunes, ovvero, apparentemente, ostacolare il più possibile i pochi soggetti che tentano di aprire questo mercato. Il fatto è che qui i margini sono molto più alti, l'alternativa illegale meno ricercata e meno attraente (nessun audiofilo manderebbe al suo prezioso impianto l'audio di YouTube), e c'è la propensione a spendere anche senza motivo apparente se non la qualità del suono (concetto da sempre poco compreso dal marketing discografico) come dimostra il ritorno del vinile.

Un mercato quindi da tutelare, finché dura, popolato oltretutto da persone adulte o, per dirla tutta, anziane, poco propense al cambiamento e alle novità. Perché cedere per malintesa modernità? Meglio resistere finché si può con i CD, distribuiti nei negozi oppure (massima cessione alla modernità) per posta, e magari tentare qualcosa di nuovo ma sempre di fisico (vedi la incredibile vicenda del Pure Audio Blu Ray).

Il segmento degli ascoltatori esigenti
Se proprio qualcuno vuole tentare la vendita su questo esigente mercato di nicchia di musica liquida, deve pagare chi possiede la musica da vendere. Le case discografiche hanno qualcosa di indispensabile per lui, il catalogo, e quindi lo vendono al miglior prezzo possibile. E per paese, un po' in base alla propensione alla pirateria dei suoi abitanti (ma sono tutti propensi, come sappiamo). Ma molto di più per frazionare i costi di ogni singolo contratto di partenariato e quindi alzarli complessivamente.



Qui i soggetti sono tutti piccoli (HDTracks, Qobuz, HighresolutionAudio, Pono ecc.) e con forza contrattuale scarsa. Da qui la scelta obbligata di concentrare lo sforzo dell'investimento iniziale su pochi paesi dove la domanda di questo particolare segmento è più forte e che comunque può garantire, forse, un ritorno. Di più non potrebbero fare. Da qui la scelta di HDTracks di sbarcare in Europa solo in UK e Germania o le scelte analoghe di Qobuz. In Italia il segmento "alto" è particolarmente ridotto e quindi passiamo in secondo piano, anche se siamo tanti.

In sintesi le case discografiche non è che abbiamo timore della pirateria, cercano semplicemente di spremere al massimo gli operatori del settore imponendo le condizioni economiche più favorevoli per loro a soggetti più deboli di loro. Quello che non hanno fatto o non hanno potuto fare alla nascita di iTunes. Sfruttando al massimo un mercato che per loro è marginale e sul quale non puntano, preferiscono aspettare che maturi da solo, non vogliono sprecare le risorse che hanno (e che sono in costante diminuzione) qui. E beneficiando della diminuzione del fenomeno della pirateria grazie all'effetto calmieratore di YouTube.

Il Pono Player HD lanciato da Neil Young e dai suoi soci

I grandi rimangono alla finestra
Resta però aperta un'altra domanda: perché solo piccoli operatori sono interessati a questo mercato? Che comunque a livello globale garantirebbe ottimi fatturati e con ampie possibilità di crescita, come dimostrato dalla progressiva scoperta della qualità del suono che si sta osservando anche tra i giovani (e che è testimoniato dall'improvviso successo di un componente fino a poco tempo fa quasi abbandonato: la cuffia stereo).

Ce lo chiediamo da tempo per la Apple e magari diamo la colpa alla triste prematura scomparsa di Steve Jobs, ma lo stesso fanno gli innovatori di Google e la Sony dal ritrovato dinamismo. Penso però che la risposta sia molto semplice. Sono corporation che operano in altri mercati, la musica è un mezzo per sviluppare il loro core business (l'hardware per la Sony, mentre la Sony Music ragiona esattamente come le altre case discografiche). I fatturati che hanno grazie alla musica sono più che sufficienti o sono di presidio (Google, che presidia il suo vero asset nel settore, YouTube). Quando la domanda si sposterà verso l'alto saranno pronti, non servono investimenti particolari, basta volerlo. Comprando magari i soggetti già esistenti come Qobuz o Tidal, e come Google ha già fatto, per fare un esempio, molte alte volte (inclusa la fortunata acquisizione di YouTube).


(Le immagini presentano alcuni dei coraggiosi operatori sul segmento di mercato negletto per le case discografiche, Qobus, HigresAudio e Pono, più iTunes che negletto decisamente non è)






domenica 4 gennaio 2015

Il punto su Qobuz nel 2015

Qobuz, il primo servizio per musica in streaming in qualità CD (e in download HD), ha inviato una lettera a tutti i suoi sottoscrittori annunciando le proprie strategie di sviluppo e illustrando l'attuale situazione del gruppo francese. Poiché è l'unico servizio in streaming in qualità non compressa disponibile con qualche acrobazia in Italia (di Tidal parlerò in un prossimo post) penso sia interessante fornire qualche informazione tratta da questa lunga lettera (che è allegata integralmente nel seguito), anche perché nell'anno appena passato il servizio francese ha dovuto affrontare difficoltà economiche che hanno richiesto anche un periodo di amministrazione controllata. Il che ha fatto temere per il futuro dello streaming in alta qualità (vedere per approfondimenti l'articolo di qualche mese fa su AudioStream).

Cosa c'è di nuovo
La lettera accenna velocemente a queste vicende e si sofferma sugli elementi positivi e in particolare sulle forte crescita del fatturato durante l'anno (a quanto pare sono cresciuti però anche i costi, soprattutto per gli investimenti richiesti) ed è permeata, come ovvio, di ottimismo. Non fa invece alcun accenno, purtroppo, alla disponibilità ufficiale del servizio al di fuori di Francia, Germania. Olanda e Gran Bretagna, e quindi anche da noi (o in Spagna), non confermano (né smentiscono) quanto diplomaticamente rispondono se la domanda viene posta via email.
La lettera fornisce indirettamente una spiegazione a questo ritardo citando verso la fine (sempre diplomaticamente) la miopia delle case discografiche diffidenti verso i 24bit e l'HD con le quali Qobuz ha dovuto contrattare una per una le condizioni di vendita (e i vincoli); ci sono voluti tre anni per arrivare all'attuale catalogo abbastanza ampio (e solo per i paesi citati prima). Confidano però che il forte sviluppo della domanda stia facendo loro gradatamente cambiare idea e considerare che c'è un futuro oltre la musica lossless. Io, nonostante le ultime novità (ma molto parziali) di Sony di cui ho riferito nel precedente post rimango moderatamente pessimista. Non è qui la sede per approfondire, tornerò su questo punto in un prossimo post.

Infine enuncia in modo molto chiaro la strategia di Qobuz per i prossimi anni: un servizio in streaming in qualità CD dal quale è possibile anche acquistare musica in download in qualità HD, a prezzi scontati per i sottoscrittori. E niente streaming gratuito con pubblicità stile Spotify o Deezer, solo servizio "premium".

Le novità che annunciano
Vediamo quindi cosa ci sarà di nuovo per i clienti Qobuz nell'anno appena iniziato:
  • App rinnovate per iOS e Android e nuova app per WindowsPhones;
  • Su desktop, possibilità di ascolto in streaming qualità CD anche via browser, senza installare il webplayer;
  • Nuovi accordi con partner per integrare il lettore Qobuz in altre applicazioni web (e probabilmente / auspicabilmente anche in player fisici, dove invece è presente solo Spotify);
  • Ridisegno del sito web mettendo in evidenza lo streaming, coerentemente con la nuova strategia;
  • Interfaccia desktop anche per ipovedenti;
  • Supporto anche del formato DSD da quest'anno (importante novità visto il forte interesse per questo formato, sarebbero avanti ad HDtracks che invece sembra disinteressarsi al fenomeno e lasciare spazio ad altri siti specializzati);
  • Evoluzione delle app per aggiungere funzioni di tipo social, condivisione di playlist e recensioni e simili, sul modello già sperimentato con successo da Spotify (già realizzata nella nuova app Qobuz Music già disponibile su Apple Store, che sostituisce in pratica la precedente)
  • In particolare, nuove funzionalità per la creazione sempre più agevole di playlist e per costituirne cataloghi per genere (anche questa è una direzione strategica interessante perché lo streaming rende obsoleto l'ascolto per album ed è l'ideale per un più attuale ascolto organizzato su playlist).
Molte interessanti novità che non so quanti potranno apprezzare in Italia, perché alcuni visitatori del sito ci segnalano che la estensione su richiesta non è stata concessa. Forse è opportuno chiederla prima per il download e fare qualche acquisto e poi in seguito, una volta entrati tra i clienti effettivi, sottoscrivere anche il servizio streaming. Speriamo che non siano in vista novità negative.

Ma come va il servizio?
Dopo quasi un anno d'uso aggiungo per completezza alcune sintetiche impressioni sperimentate in pratica. Lo streaming in mobilità funziona bene anche in 3G, nonostante l'esigenza di scaricare una quantità di dati molto maggiore. Ovviamente non va bene per chi ha contratti da un GB al mese perché un solo album o playlist consuma 200-300MB. Problemi si rilevano nelle condizioni più difficili, quindi in mobilità vera e propria e in particolare in auto, dove a volte si verificano interruzioni. Per tutti questi casi la soluzione (ma è così anche per Spotify) è scaricare musica o playlist in memoria sul tablet o sullo smartphone quando sono collegati in wi-fi (e il wi-fi gratuito ormai si trova un po' ovunque). Con il vantaggio rispetto a Spotify che poi liberare la memoria una volta ascoltata la musica è semplicissimo.
Nessun problema invece, ovviamente, se l'ascolto avviene tramite desktop collegato in rete, anche se in questo caso manca una app per il comando da remoto come quella disponibile (terze parti) per Spotify.

Il catalogo si conferma abbastanza ampio anche se non al livello di Spotify. In concreto, a volte, sulle novità e per etichette non convenzionate (come la ECM), è possibile solo ascoltare un estratto. A parte alcuni casi che ci interessano proprio (e che si possono ascoltare anche con Spotify, magari in versione gratuita) o per persone interessate solo ad alcuni generi specifici, non dovrebbe essere una grande problema. Il tempo che abbiamo per ascoltare la musica, con tutto quello che ci sarebbe da ascoltare, è il vero problema.

La app (per iOS, quella che uso) è molto ben fatta e agevole nell'uso, anche la creazione e modifica di playlist è semplice e veloce e quella nuova è ancora migliore, oltre che esteticamente molto gradevole, non stracolma e caotica come quella di Spotify. Il limite come ho già scritto è che per noi italiani aggiunti è solo in francese. Non occorre però una conoscenza approfondita della lingua per usarla. Qualche limite nella ricerca un po' troppo semplificata e con molte ripetizioni nei risultati, ma è una funzionalità che promettono di migliorare.
Per una rassegna completa delle funzionalità con esempi rimando al post pubblicato a suo tempo che rimane sostanzialmente attuale.

La nuova interfaccia per la gestione delle playlist nella app per iPad

La lettera di Qobuz ai sottoscrittori e clienti
Per finire eccola lettera inviata e che condivido qui.

Une lettre de l’équipe de Qobuz à ses abonnés et utilisateurs
Chers Clients, Chers Abonnés,
Chers Amis,
Toute l’équipe Qobuz vous adresse ses vœux les plus amicaux pour la Nouvelle Année. Que 2015 comble les attentes et les souhaits qui sont les vôtres et ceux des êtres qui vous sont chers !
Nous nous emploierons toujours plus en 2015 à accompagner au quotidien votre amour de la musique. Nous aurons à cœur, quels que soient vos goûts musicaux, de porter le service qu’attend votre passion au niveau d’exigence qui est le vôtre, en nous autorisant les audaces qui vous permettront de belles découvertes mais en respectant toujours votre libre-arbitre.
La musique disponible auprès d’un service tel que Qobuz est un vaste océan, chaque jour enrichi de centaines de nouvelles productions parmi lesquelles nos disquaires essaient de valoriser ce qui en vaut la peine — de sauver parfois… —, pour vous aider dans vos explorations. C’est un travail digne de Sisyphe, tant déferlent sur nos serveurs des contenus mal renseignés, non contextualisés, dont on croit savoir que beaucoup de ceux qui nous les livrent ne les écoutent jamais !
Notre mission semble être, entre autres, en fabriquant Qobuz au quotidien, de faire progresser les standards de la musique en ligne – tant il y a de services disponibles aujourd’hui, mais si peu différenciés les uns des autres.
***
L’année 2014 a été pour Qobuz l’année de tous les extrêmes. Les difficultés auxquelles nous avons dû faire face, et que nous nous employons encore à résoudre avec un optimisme et une énergie inoxydables, ont mis notre équipe au défi de réaliser des prouesses.
La première d’entre elles fut de prouver que les fondamentaux de notre travail (qualité de son, qualité de documentation, qualité de recommandation) rencontraient un vrai désir des amateurs de musique – contrairement à ce que nous avons tant entendu depuis si longtemps. La preuve ? Notre chiffre d’affaires a bondi de 55% entre l’année civile 2014 et l’année civile 2015. C’est une performance unique au monde dans l’industrie. Plus encore, depuis mai dernier cette progression est spectaculaire, entre +4 et plus 13% chaque mois !
Poursuivre nos innovations et même les accélérer fut la seconde des prouesses — non la moindre, au cours d’une période si difficile ! À cet égard, ce n’est pas sans fierté que nous avons récemment lancé nos nouvelles applications pour IOS et Android, rapides, efficaces, et belles de l’avis général ; que nous avons intégré le streaming Qualité CD FLAC 16bit/44,1 kHz dans le navigateur sur le site Qobuz directement et sur notre Webplayer. Nous avons aussi publié de nouveaux widgets pour l’usage de nos partenaires et multiplié les accords et intégrations dans les appareils audio-connectés. Pour ce faire, nous avons enrichi et continuons à développer chaque jour les possibilités de notre API.
C’est d’abord à vous, qui êtes notre première raison d’être, que nous voulons réserver la primeur des premiers mois de notre copieuse feuille de route 2015 :
Nous allons entièrement refondre notre site web, afin de le rendre cohérent avec le modèle économique qui sera de plus en plus le nôtre dans le futur : un service de streaming qui propose aussi le téléchargement.
Nous veillerons à ce que nos développements soient conformes aux meilleurs normes relatives aux déficients visuels.
Nous améliorerons encore nos outils de recherche
Nous produirons (enfin) une application pour les WindowsPhones. On en connaît quelques-uns à qui cela fera plaisir…
Nous proposerons en téléchargement les formats DSD avec un catalogue exclusif et en partie inédit
Nous compléterons notre système d’applications d’un nuage additionnel d’applications dédiées, proposant de la sorte sur vos devices, en intérieur ou en mobilité, une expérience complète et surtout très pratique des contenus exclusifs que nous produisons chaque jour.
Nous re-fonderons complètement le coeur du compte utilisateur, afin de le brancher sur la “communauté interne Qobuz”, conscients que nos utilisateurs ont tant de connaissances et de goûts à partager – et cela dans le plus strict respect de leur liberté et de leur intimité.
Enfin, nous développerons le nombre et la facilité d’usage à nos playlists, sur le web et sur les applications. C’est un point sur lequel nous étions en retard. Les playlists seront un élément important de notre service désormais, nous deviendrons une véritable “fabrique à playlists”, afin d’aider nos utilisateurs, qui le réclament souvent, à explorer un catalogue si touffu. Nos experts sauront les surprendre. D’ailleurs, pour la Nouvelle Année 2015, ne manquez pas ces propositions amusantes !
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Grâce à la multiplication de ses partenariats, Qobuz rencontre aujourd’hui une notoriété qui lui manquait, faute d’avoir pu y investir davantage de moyens, en face de la déferlante financière de nos concurrents. Cette notoriété est venue grâce au caractère unique de notre service, unique au monde par sa formule, et par l’innovation que nous avons constamment poursuivie.
L’innovation prend pourtant parfois des détours étonnants :
Nous avions il y a presque trois ans travaillé à développer un catalogue d’albums 24-bit parce que nous voulions prouver par l’absurde que la musique en ligne pouvait non seulement dépasser le MP3 mais même offrir mieux que la qualité CD. À l’époque, il a fallu convaincre les labels un par un de nous livrer des fichiers au format 24-bit ; aujourd’hui, cette qualité dont Qobuz est le leader mondial devient un standard grand public grâce autant au développement des parutions en 24-bit qu’à la multiplication des appareils permettant d’en profiter.
On voit donc que l’exigence de qualité de son ne sera pas réservée dans le futur à une élite mais tout simplement aux gens de goût, ce qui n’a rien à voir avec un quelconque privilège. L’ambition de Qobuz, c’est la qualité pour tous, à un prix acceptable pour tous en contribuant aussi, de manière éthique, aux revenus des artistes et des producteurs. Le lancement de notre abonnement Qobuz Sublime, qui combine abonnement Qualité CD et remises importantes sur le 24-bit, est un premier pas vers le Qobuz de demain, et la possibilité pour les producteurs d’inventer des modes d’exploitation rentable avec les plateformes.
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Nous saisissons cette occasion pour vous remercier chaleureusement de votre soutien sans faille.Vos abonnements, vos achats sont, bien sûr, précieux pour soutenir notre travail qui est à certains égards un véritable combat, et nous donner les moyens de le poursuivre.
La progression forte et linéaire de notre chiffre d’affaires au cours des six derniers mois est d’ailleurs décisive. Pour aider Qobuz, il existe un moyen simple à votre disposition: nous aider faire connaître notre service auprès de vos amis. C’est facile et sans risque, puisque chaque nouvel abonné reçoit une période gratuite d’un mois sans engagement.
Et quant à ceux qui auraient des moyens remarquables à mettre au service du développement d’une entreprise culturelle qui marche déjà fort et essaie de donner du sens à nos jours ici-bas – qu’ils n’hésitent pas à nous contacter aussi !
Bonne année 2015 à tous de la part de toute notre équipe et…
Rendez-vous dans dix ans (au moins) !