domenica 27 settembre 2015

L'ultima radio analogica (o quasi)

Come stiamo documentando in alcuni post e iniziata la lenta transizione dalla FM analogica alla Digital radio. Non c'è un calendario definito né una data per lo switch off e neanche una adesione massiccia da parte delle radio private (locali soprattutto) ma il movimento è iniziato ed è guidato delle reti nazionali maggiori.
Per gli appassionati di musica non è una buona notizia, non nel senso che perderanno qualcosa, ma che non avranno alcun vantaggio con la nuova tecnologia. Infatti, a parte che si tratta sempre di suono compresso, tra gli obiettivi della iniziativa non c'è la qualità dell'ascolto musicale, quando parlano di "suono perfetto" vogliono dire "senza disturbi", cioè senza gli effetti del pluri-decennale caos delle frequenza nelle aree più popolate d'Italia.

Musica compressa due volte
Non si perde nulla perché, anche se il canale trasmissivo continua ad essere analogico, la musica in FM in Italia (e anche all'estero) è archiviata e gestita in formato compresso da anni. Non per per ridurre i costi di trasmissione, con la FM analogica non c'è differenza, ma per ridurre i costi di gestione. La musica è archiviata su applicazioni professionali come il noto Selector, in formato compresso per praticità (minori dimensioni, tempi di processing più veloci), solitamente in formato MPEG2 o MP2 (vedi nel seguito qualche informazione in merito), già pronta anche per la web radio associata. Tanto per la musica in heavy rotation trasmessa dalle radio commerciali nessuno sentirà la differenza. Questo non sarebbe neanche il problema maggiore, a meno che il tasso di compressione sia elevato (96Kbps ad esempio, come peraltro supponiamo che spesso sia). Oltre a questa compressione che interessa la quantità di dati da archiviare e la potenza di calcolo in invio alla trasmissione (streaming), praticamente tutte le radio commerciali applicano una ulteriore compressione dinamica di tipo loudness (vedi il post sulla loudness war) per suonare apparentemente più forte ed essere meglio udibili in auto e in ambienti  rumorosi, e anche per non soccombere con le radio vicine nell'affollato e anarchico etere italiano.

Alla fine ne rimase solo una
Fino a qualche anno fa resistevano in Italia almeno due radio, che trasmettono in prevalenza classica, che non adottavano il Selector o altri sistemi computerizzati e trasmettevano senza compressione dinamica: le reti Rai Radio 3 e FD5. Radio 3 è passata però anch'essa al Selector alcuni anni fa per la maggioranza della musica trasmessa, e adotta in parte la compressione dinamica per non non essere sommersa dalle radio commerciali, mentre trasmette ancora in analogico gli eventi live. FD5 invece trasmette la musica dal suo sistema di archiviazione digitale in compressione MP2, ma non applica la compressione dinamica (e quindi pare che trasmetta pianissimo, ma sarebbe il livello giusto se tutti l'adottassero). Quindi l'ultimo baluardo dell'analogico è Rai Radio 3, ma solo per alcune dirette serali, mentre l'ultima radio "analogica", non in senso stretto, ma come attenzione alla qualità del suono per tutta la musica trasmessa, è FD5. 

Rai FD5
Una emittente che viene da molto lontano, precisamente dai tempi della filodiffusione, la radio trasmessa tramite la rete telefonica della SIP, una tecnologia superiore come qualità alla radio in AM quando è stata adottata in Italia (1959) e anche alla FM almeno fino alla metà degli anni '70, cioè quando la Rai non trasmetteva ancora in stereo.
Incredibilmente la filodiffusione è arrivata fino a noi, è ancora disponibile e pare abbia ancora utenti consapevoli, pur trasmettendo solo i tre canali Rai, più il canale FD4 (Filo Diffusione 4) specializzato in musica leggera e FD5 specializzata in classica (ci siamo arrivati).

Perché ci interessa
Perché essendo considerata per legge servizio di pubblica utilità (servizio universale) per i contratti di servizio della Rai, la produzione di contenuti e proseguita sino ad ora, non prevede inserzioni pubblicitarie e deve coprire le 24 ore. E, avendo questi contenuti pronti e ormai pochi utenti sulla filodiffusione, da molti anni la Rai li diffonde anche su altri canali: satellite, digitale terrestre, web, Digital radio, e anche FM (ma solo per FD5).

Cosa trasmette
Solo musica classica nella accezione tradizionale del termine, cioè il genere di musica, chiamato a volte anche musica colta, che viene proposto in Auditorium e sale da concerto. Inclusa ovviamente la musica sacra e corale e la lirica, a cui è dedicata buona parte del palinsesto. Ma sono presenti anche la musica barocca e medievale, le colonne sonore (eseguite con orchestra classica ) e pure la contemporanea, quella ormai storica, ma in alcuni casi anche quella recente o recentissima.
Un ascolto quindi per persone interessate e consapevoli, non sempre (ma a volte sì) adatto a sottofondo.



I programmi
All'inizio erano pizzoni con replica nello stesso giorno ma da alcuni anni c'è un vero e proprio palinsesto (vedere il sito della radio). Lo stile è quello della Rai di un tempo, con programmi tipo "Almanacco" che propongono brani di compositori nati o morti nel giorno, selezioni di romanze e cantanti lirici da indovinare (questa e la parte più innovativa) o dedicati a particolari strumenti o forme musicali con nomi come "Concerto del mattino", "Pagine corali" e simili. Ogni brano è annunciato all'inizio e alla fine da annunciatori plurilingue estremamente professionali che pronunciano con perfetta dizione tedesca, inglese o francese i tempi dei movimenti. Un ottimo sistema per sapere come si pronunciamo correttamente i nomi dei compositori tedeschi. E poi ogni opera viene trasmessa per intero e senza interruzioni, fosse anche la quinta sinfonia di Mahler. 

Il palinsesto segue i gusti presunti degli ascoltatori (presunti perché non so se vengano fatti rilevamenti per questa radio). Così la sera, che pare sia la fascia di maggiore ascolto, viene trasmessa prevalentemente musica lirica, che per tradizione in Italia sembra preferita alla orchestrale, anche se da un pubblico ormai avanti con gli anni. Non mancano impegnativi ascolti di musica contemporanea, ma anche meno impegnativi ascolti di musica barocca. Inoltre sono frequenti le registrazioni dei concerti negli Auditorium Rai e anche quelle, spesso interessanti perché a volte riguardano generi più originali, come musica medievale o etnica, dei concerti che si tengono la domenica mattina nella Cappella Paolina del Quirinale per impulso dei vari presidenti (Ciampi e Napolitano in particolare). Che tra l'altro sono registrati particolarmente bene.

La ricezione di FD5 in FM
E' possibile ascoltare, come anticipato, le trasmissioni anche su web, satellite, digitale terrestre e DAB+ ovvero digital radio, ma la nostra attenzione va all'ascolto in FM che dovrebbe essere alla massima qualità. Su questi altri canali la compressione è superiore, probabilmente anche 96kbps su web. Il dato comunque non è dichiarato.

Per prima cosa però è necessario vivere nelle principali città italiane (più Ancona) le uniche coperte dal servizio (le frequenze sono sul sito); secondo requisito indispensabile è dotare il sintonizzatore di un'antenna. Basta di solito una normale antenna casalinga a T di ragionevole estensione (un paio di metri) ma è meglio dotarsi di un'antenna esterna se la situazione della vostra casa lo consente (villetta mono o bifamiliare, piano alto, cavedio dsponibile). Il motivo è che FD5 trasmette senza compressione dinamica, come riportato prima, e quindi il pianissimo è proprio pianissimo e rischia di confondersi con i disturbi di fondo se la ricezione non è ottimale. Poi c'è la necessità di ridurre le sovramodulazioni e gli sconfinamenti delle radio vicine, che ovviamente trasmettono senza rispettare le regole cercando di sopravanzarsi una sull'altra, come è la norma nel far west dell'etere che si protrae in Italia da 40 anni nell'indifferenza generale.
In questa gara FD5 soccombe perché rispettando le regole suona più piano delle radio circostanti, anche nei fortissimi orchestrali.

Da considerare anche che la trasmissione FM è soggetta a riflessioni in città per effetto delle costruzioni circostanti la vostra casa, che hanno effetto ovviamente sulla ricezione, e quindi un'antenna esterna in posizione elevata può essere necessaria anche per catturare la frequenza senza riflessioni. Con questi accorgimenti e un buon sintonizzatore stereo la qualità dell'ascolto è eccellente, non si notano effetti negativi legati alla dichiarata compressione dati, la ricostruzione spaziale in particolare è particolarmente realistica se le registrazioni originali, come spesso avviene, sono di alta qualità.
Molto evidente anche l'assenza di compressione dinamica e il positivo effetto sulla qualità dell'ascolto.

Da aggiungere che in città con etere affollato le trasmissioni fuori standard delle emittenti adiacenti possono rendere l'ascolto difficile o impossibile. Questo si verifica ad esempio a Roma ed è giusto, anche se dubito che mai leggeranno questo articolo, che si sappiano i nomi delle radio che, almeno a me, impediscono l'ascolto di FD5 in alcune zone della mia casa (centro città): R 101 (100.0 MHz) e Power Station (100.5 MHz).

Infine l'ascolto in mobilità: almeno a Roma, in auto, è quasi impossibile. Sia per l'effetto di altre radio che invadono la frequenza sia per le frequenti zone di scarsa ricezione la banda non è sufficiente per un ascolto adeguato causa presenza non rara di rumore di fondo o disturbi vari. Risulta possibile solo se ci si trova per caso in una zona di buona ricezione e il traffico è bloccato o lentissimo. Situazione comunque piuttosto frequente a Roma e quindi qualche speranza di ascolto in auto rimane.

La qualità audio delle trasmissioni in FM 
La produzione musicaledi FD5 utilizza dal 2001 una piattaforma digitale. Il sistema software che ha scelto ed utilizza FD5 è il Netia, poi dal 2004 esteso come Netia Octopus, includendo anche la gestione automatizzata del palinsesto. Il software Netia attinge ad un archivio musicale digitalizzato, a quanto si capisce, accedendo anche a quello centralizzato della Rai. I file musicali nell'archivio sono in formato compresso MPEG-2 (o MP2), che è una specie di standard per le radio di qualità attuali. Queste informazioni con tutta la storia della tecnologia trasmissiva e di gestione della musica si possono leggere qui. I sorgenti musicali derivano da CD o da registrazioni originali Rai (negli auditorium di Roma e Torino o alla Cappella Paolina o agli eventi registrati da Radio 3) tutti, a quanto si capisce, trasferiti in MPEG-2. Fino a qualche anno fa erano trasmesse le dirette anche su FD5, ma ascoltando la radio o guardando i palinsesti pare proprio che non siano più previsti. Peccato perché sarebbero gli unici casi di trasmissione tutta analogica.

Il formato MPEG-2
Sarebbe MPEG-1 Layer II, e definisce il formato di compressione audio utilizzato per le trasmissioni broadcast audio-video. Chiamato anche (o più correttamente) MP2, è un formato di compressione audio con perdita (lossy) basato su criteri di psicoacustica, come tutti i sistemi di questo tipo. E' parente stretto del più noto MP3 (MPEG-1 layer III). La differenza risiede nel fatto che l'MP3 è specializzato per la compressione dati su PC mentre l'MP2 per la compressione in streaming. Quindi l'MP3 ha l'obiettivo di raggiungere una compressione dati più spinta (file più piccoli), mentre per l'MP2 l'obiettivo principale è la costanza e stabilità nel tempo. Gli algoritmi di psicoacustica di base sono gli stessi, quello che fa la differenza è quindi il metodo con cui è realizzata la compressione. Ad elevati bitrate (256 o 384Kbps) sono equivalenti all'ascolto, nei rispettivi campi di applicazione, e, come noto, raggiungono un buon grado di approssimazione con il formato non compresso.
Questi standard sono stati sviluppati all'inizio degli anni '90. Alla fine del decennio (1997) sono stati avviati altri studi orientati al miglioramento degli algoritmi di base, che hanno portato allo standard AAC (Advanced Audio Coding) poi standardizzato come MP4 o MPEG-4 (includendo la parte video). E' l'algoritmo di base più recente ed efficiente usato da Apple per iTunes e da Google per iTunes, e non è compatibile all'indietro con MP2 (nel senso che i DAC MP2 precedenti non possono convertire file audio MP4).


A che livello di compressione trasmette FD5?
Perché tutta questa tirata sulla compressione digitale (per gli appassionati, tutti gli approfondimenti sono su Wikipedia in inglese) in un post dedicato ad una radio che dovrebbe essere analogica? Perché analogica del tutto non è più, e vorremmo che almeno il bitrate fosse il più alto possibile. Purtroppo questo dato non è fornito sul sito dell'emittente e, nonostante due richieste via email che ho inviato a partire da un mese e mezzo fa, non ho ricevuto risposta alcuna.

In generale le radio musicali serie trasmettono a 256Kbps e in molti casi di radio pubbliche anche a 384Kbps, quindi penso che al minimo la trasmissione sia a 256Kbps. Inoltre, poiché lo standard AAC risale a oltre 15 anni fa, ritengo anche che tutto il materiale più recente sia stato digitalizzato con questo formato. Il software di gestione è sicuramente in grado di gestirli entrambi. Una qualità non a livello CD quindi, ma abbastanza elevata (superiore all'MP3 sia per la tecnica di compressione sia per gli algoritmi di base) da consentire un ascolto molto appagante anche con la impegnativa musica classica, grazie all'assenza di compressione dinamica e al "suono FM" (campo minato: il suono più "caldo" e "senza asprezze" che ci si aspetta dai vinili derivati da registrazioni digitali).

In sintesi
Preferiremmo che FD5 utilizzasse ancora come sorgente il sistema precedente basato su lettori di nastri magnetici Tandberg, tutto analogico e pieno sfruttamento della grandi potenzialità della trasmissione FM. Ma ci rendiamo conto che un sistema di gestione computerizzata delle trasmissioni e del palinsesto consente costi di gestione (del personale) più facilmente sopportabili, quindi ci sta bene così. Magari è solo grazie a questa innovazione che possiamo ancora ascoltare una radio (quasi) analogica.

(Le illustrazioni si riferiscono al palinsesto di FD5 del 26.9.2015: Jordi Savall e le soprano Montserrat Figueras e Maria Cristina Kiehr impegnati/e nella colonna sonora di Tous les matins du monde, il maestro Nicola Piovani di cui sono state trasmesse alcune composizioni, la mezzo soprano russa Elena Obraztsova interprete nell'Alexander Nevsky di Prokofiev diretto da Claudio Abbado nel 1991).

venerdì 18 settembre 2015

Il download in alta definizione - Aggiornamento 2015 (Musica moderna)

In estrema sintesi la situazione dell'HD nel 2014, precedente aggiornamento, si poteva riassumere in tre NO: no majors, no streaming, no Italia. Questa era la situazione per la musica moderna, mentre per la classica l'offerta in HD era più ampia. Dopo un anno si registra qualche piccolo progresso, non sappiamo quanto stabile. Vediamo separatamente la situazione per la musica moderna (in questo post) e per la classica (nel prossimo).

Musica moderna (rock, pop, folk, r&b, rap, ecc.)
Non sono necessarie approfondite ricerche, accedendo al portale FindHDmusic che abbiamo presentato l'anno scorso si può verificare rapidamente la situazione. Cerchiamo ad esempio un noto e ambizioso album di Joni Mitchell:



Scopriamo subito che questo album a catalogo è ora disponibile anche in HD. Il formato è solo PCM (24/96 e 24/192) ed è presente in 7 siti (che poi vedremo essere gli unici siti che vendono musica moderna). Inoltre vediamo già evidenziate le famigerate restrizioni per Paese. Quelli dove si può facilmente comprare musica in HD sono solo 4: USA, UK, Germania e Francia.

Rimane solo un'ambiguità su 2 siti: Acoustic Sounds e HighresAudio. Per il primo il dubbio si scioglie subito: il download è disponibile solo per USA e Canada. HighresAudio invece è un sito tedesco (che conoscevamo già) che vende in tutta Europa ma con restrizioni album per album. La disponibilità sembra aumentata, perché in un precedente test Blue della Mitchell non era disponibile da noi, ma ora lo è.


Altra notazione da fare è che su HighresAudio (almeno dai test che ho fatto, forse qualche visitatore può smentirmi) l'acquisto è solo in formato album. Il comodo acquisto per brani non sembra mai disponibile. Una scelta poco orientata alle giovani generazioni.

I siti non accessibili
Non accessibili dall'Italia invece tutti gli altri. HDtracks controlla ora rigidamente il paese di origine, e se l'etichetta che rappresentano non accetta acquisti dall'Italia, blocca l'acquisto. Sono invece acquistabili i titoli dell'etichetta di famiglia, la Chesky specializzata in produzioni audiofile, e quelli di altre piccole etichette indipendenti. Il sito è arrivato ora anche in Europa, ma solo in UK e Germania. L'altra etichetta USA Acoustic Sounds vende anche supporti fisici, questi sono consegnabili anche in Italia, ma il download no, solo USA e Canada come anticipato. Poi c'è Qobuz, che ora è disponibile oltre che in Francia, paese natale, anche in Germania e UK, come HDtracks (e ha anche qualche  novità che vediamo dopo). Infine c'é Pono Music che è un discorso a parte, perché si tratta di un "ecosistema" che ruota attorno al lettore HD Pono. Una strana iniziativa di un grande musicista (Neil Young) dall'incerto futuro, che lega la musica, che ormai dovrebbe essere liquida, non più al supporto ma al player. Comunque disponibile solo in USA.

Sul sito FindHDmusic è presente anche un quadro riassuntivo aggiornato dei siti di download musicale sui quali effettua le ricerche, che sono i principali e maggiormente attivi più alcuni siti specializzati per la classica. Il quadro riassuntivo, che contiene anche il dettaglio sulla accessibilità dal nostro paese e la disponibilità come numero di album alla data, si può consultare oltre che nel sito anche a questo link.

HD e Italia
A quanto pare per ora rimangono due cose disgiunte o quasi. Forse perché siamo una provincia dell'impero, forse perché c'è ancora troppa pirateria, sembra che le case discografiche non concedano ai siti di download in HD i diritti anche per il nostro paese. Oppure invece sono i siti di download in HD che non li chiedono, per concentrare le loro scarse risorse finanziarie sui paesi più promettenti, dove un mercato seppur ancora di nicchia c'è. Forse hanno letto i forum e siti specializzati (tra i quali purtroppo devo citare anche TNT-Audio) e gli articoli di giornali non specializzati (e sottolineo non) tutti scettici sulla musica in HD. E hanno concluso che se neanche gli appassionati di musica e buoni ascolti sono interessati, figuriamoci gli altri.

Il risultato è quindi che per ora l'unica fonte di musica HD moderna (per la classica è diverso) è il sito tedesco già citato, che peraltro è ben organizzato, per esempio fornisce informazioni sugli album che non sono le solite recensioni riprese da Allmusic o altri siti simili, ma sono equivalenti alle buone vecchie note di copertina (esecutori ecc.), quello che ci serve.


La scheda di HigResAudio per l'album Mingus di Joni Mitchell

Al momento da questi brevi test sembra che buona parte del loro catalogo sia disponibile per l'acquisto anche da noi e quindi almeno un "negozio" c'è. Speriamo che non chiuda di nuovo.

La disponibilità di titoli
La novità principale che si sta delineando è una crescita piuttosto consistente dei titoli disponibili, sia a catalogo sia novità. Molti titoli di musicisti attuali minori, in maggioranza sotto contratto da indies, ma non mancano titoli di majors, come i due album di Lana Del Rey, su etichetta Universal (Polydor). Trattandosi di una major come al solito ci sono limitazioni, no Italia, e frequenza tagliata a 44.1KHz. Sarebbe interessante scaricarlo per verificare se anche nella versione HD c'è la forte compressione dinamica "loudness" verificata a suo tempo. Per un'altra musicista pop come Katy Perry (sempre Universal, ma etichetta EMI) invece la disponibilità per l'Italia c'è (ma rimane il taglio a 44.1) anche per il suo album più recente, Prism. Qualche altro test (p.es. Sting). conferma che la Universal ha proprio deciso che per loro HD vuol dire 24/44.1. Procedono, ma col freno a mano tirato, insomma.

Molti altri titoli escono comunque con una discreta frequenza. FindHDmusic invia a richiesta una newsletter con le ultime uscite (filtrabile) e per dare un'idea dell'offerta in crescita a questo link si può consultare un estratto delle uscite da inizio del mese (sono 94 ad oggi) per genere pop/rock a questo link. Come si vede c'è una grande varietà di generi, e di musicisti, molti dei quali (almeno a me) poco noti o anche ignoti del tutto. Una indicazione di interesse che si amplia per l'HD almeno da parte di chi produce musica. E la speranza che l'HD non serva solo a ricomprare per l'ennesima volta gli stessi album.
Anche per questi album proposti in maggioranza da indies la risoluzione è quasi sempre 24/44.1, solo di rado, almeno nelle ricerche che ho fatto, arriva a 48KHz o a 96KHz.

Primi accenni di streaming in HD
Un file audio HD compresso in FLAC, soprattutto se a risoluzione 24/44,1 come quelli citati prima, non richiede elevate velocità di trasferimento. Sicuramente inferiori a quanto richiesto dal cinema in streaming a risoluzione HD e dello stesso ordine di grandezza del diffuso streaming in SD. Non solo il normale ADSL casalingo, ma anche una connessione su rete mobile in 4G (o LTE) sarebbe sufficiente nella maggior parte dei casi. Ma, visto che già sono rari e poco conosciuti i servizi di streaming lossless, nessuno lo propone, per ora.

Qobuz però sta tentando di offrire qualcosa di intermedio con il nuovo servizio Qobuz Sublime. E' sempre un abbonamento in streaming in qualità SD, non compresso, ma include anche la possibilità di scaricare liberamente i file audio in formato HD con forte sconto, al prezzo dell'MP3 (dal 30 al 60% in meno). La contropartita è che il pagamento è annuale.
Quindi l'abbonato a Qobuz Sublime cerca e ascolta la musica come nel servizio standard ma, se si imbatte in un album per cui vale la pena di puntare ad una esperienza di ascolto ancora più appagante (magari non quello di Katy Perry citato prima, dove non vedo proprio cosa ci sia da migliorare) può decidere di acquistarlo a prezzo ribassato, scaricarlo e poi ascoltarlo, anche in mobilità. Una specie di streaming in differita con qualche punto di contatto con il video on demand (ma l'album poi rimane).

Per sollecitare e incuriosire i suoi clienti, Qobuz da qualche tempo mostra per tutti i titoli, durante la ricerca, la presenza della opzione Hires e quindi la possibilità di selezionare file in HD al momento della "importazione". Ovviamente prima bisogna avere questo servizio extra.


Un'altra interessante novità di Qobuz è l'accordo con la BNF, Bibliothèque Nationale de France, che ha digitalizzato (in HD 24/96!) 17000 titoli che tramite Qobuz possono essere acquistati o ascoltati (dagli abbonati). Una idea che ci piacerebbe altri copiassero.


In sintesi
A piccoli passi, e neanche definitivamente acquisiti, anche per la musica moderna l'ascolto in HD inizia ad essere una opzione effettivamente disponibile, persino in Italia. Anche le major si stanno timidamente affacciando al nuovo mercato, anche se con comunicazione quasi nulla al momento.
Alla situazione nella musica classica sarà dedicato il prossimo post.







martedì 1 settembre 2015

Streaming, On-Demand, Abbonamento, Possesso

Come ascoltare la musica in un mondo in rapida evoluzione tecnologica? Come sfruttare le nuove opportunità al meglio?
Che poi non sono tanto nuove. Per il primo prodotto culturale di massa, il libro, è da molto tempo possibile, oltre all'acquisto, l'abbonamento ad una biblioteca e il prestito temporaneo del libro, con obbligo della restituzione. L'abbonamento ha un costo, ma di solito il prestito singolo no, e il numero di libri che si possono prendere in prestito non ha una soglia, mentre può averlo la durata del prestito, anche per non sottrarre la disponibilità del libro ad altri abbonati. Dal punto di vista dei diritti d'autore l'acquisto consente il possesso a tempo indefinito pagando il prezzo di copertina; in caso di regalo, prestito o di vendita come usato lo stesso diritto acquisito si trasferisce temporaneamente o definitivamente a chi riceve il libro. La garanzia di non violare i diritti deriva dal supporto fisico, che impone la fruizione da parte di un solo utilizzatore per volta e che è difficile e costoso da copiare per intero, anche con le più moderne e versatili fotocopiatrici.

Anche per gli spartiti, cioè la musica in forma di libro, la vendita e la distribuzione hanno seguito nei secoli le stesse regole. L'era delle fotocopiatrici ha creato però ben prima dell'era di Internet problemi nella gestione dei diritti, dato che per una canzone possono servire al massimo 4-5 fogli di musica.

 
La musica in prestito
Per la musica il prestito è stato usato raramente, prima dell'era di Internet, ma non per problemi di gestione dei diritti d'autore, più banalmente per la deteriorabilità dei supporti. Nel caso dei vinili anche un solo passaggio su un giradischi di bassa qualità o non ben tarato poteva (e può) deteriorarli definitivamente, e quindi nessuno credo abbia mai pensato di metterli in dotazione in una biblioteca. Al massimo poteva essere possibile l'ascolto con un impianto della biblioteca stessa. Un supporto meno deteriorabile come il nastro pre-registrato è invece stato usato esattamente come un libro nei paesi (USA soprattutto) dove era relativamente diffuso e in non poche case c'erano registratori/lettori a nastro. Sulle confezioni di nastri che ho acquistato in USA erano riportati ad esempio, i timbri con i successivi prestiti. Da noi non mi risulta sia mai stato in uso.
 
Nel caso delle cassette e poi dei CD il prestito sarebbe stato teoricamente possibile, i supporti erano molto meno deteriorabili, ma in questo caso non è stato adottato da nessuno per problemi di protezione dei diritti d'autore. Nel frattempo infatti erano diventati disponibili a livello di massa sistemi di duplicazione (il registratore a cassette stesso, il masterizzatore) che avrebbero consentito una copia del contenuto a costi quasi nulli, e quindi una facile evasione dei diritti d'autore. Questo protezionismo non ha in realtà protetto i diritti, perché la copia non autorizzata si è diffusa ugualmente (già con le cassette, partendo dai vinili) e poi, come si sa, la compressione MP3 e Napster hanno fatto il resto.

Nel cinema
Le cose sono andate in modo abbastanza diverso. Qui la differenza l'hanno fatta in parte i supporti, ma soprattutto la modalità diversa di visione. Un film infatti si vede di solito per intero, e una volta sola, raramente più d'una. Il sistema ideale quindi è una replica di quello in uso fin dagli albori nelle sale: un "biglietto" per una singola visione. Il termine in uso è per l'home cinema è video on demand (VOD) e consente di avere l'accesso alla visione, ma per un tempo limitato. Un costo per singola visione che si aggiunge però al costo mensile dell'abbonamento, che in alcuni caso (Sky On Demand ad esempio) consente anche la visione di alcuni titoli gratis.

 
L'arrivo del primo supporto universale e casalingo, la videocassetta VHS, emersa come standard dopo una breve ma cruenta lotta con Philips e Sony (che in questo caso sono state sconfitte) apriva l'era del cinema in casa, era ora possibile sia l'acquisto sia il prestito del supporto.
Per il prestito si affermava il modello Blockbuster, distribuzione tramite negozi diffusi capillarmente e pagamento per singolo film. Ma era anche possibile creare cassette pirata con costi bassi e persino la duplicazione casalinga (mai diventata di massa però con il VHS). Con il successivo supporto digitale ottico, il DVD (dal 1998) meno deteriorabile e meno voluminoso, si rendevano possibili nuovi modelli di business, ed uno in particolare è stato quello inventato da Netflix e che ha fatto la sua fortuna iniziale: il prestito con abbonamento e non per singolo film, con tempi più dilatati per la restituzione (i supporti costavano sempre meno).
In più, altro vantaggio competitivo rispetto a Blockbuster, distribuzione non tramite negozi, con i loro costi fissi, ma tramite posta (in USA era una soluzione concepibile) con costi quindi direttamente proporzionali al volume dei prestiti.

I fatturati (e il servizio) dipendevano anche da un altro elemento, questa volta in mano alle major dei film: il tempo di esclusiva. Quanto tempo tra l'uscita nelle sale e la disponibilità nel circuito del noleggio, quanto tra questo e la disponibilità in vendita, quanto per la diffusione sulle reti TV  in chiaro e così via. Un gioco in cui il coltello dalla parte del manico lo avevano le majors. Tutto fino alla compressione DivX e al cinema in download (solo illegale, per un bel po') a livello di massa grazie ai masterizzatori DVD, ormai diffusa. Colpo di grazia per Blockbuster ma non per Netflix, che ha saputo prontamente adattarsi al nuovo scenario, che riduceva anche i costi per transazione e rendeva universalizzabile il proprio modello di business.

Le videocassette omaggio
Da segnalare anche un sistema di distribuzione particolare e  specifico: la distribuzione a prezzo ribassato come omaggio allegato ai giornali. Non so sia stata una invenzione di Veltroni quando era direttore del quotidiano L'Unità o se prendeva spunto da idee straniere, ma era una specie di anticipazione della economia dei grandi numeri, poi diventata comune su Internet: guadagnare anche pochissimo su ogni singola copia (faccio riferimento ai diritti d'autore) ma arrivare comunque ad un ricavo (in questo caso per i detentori dei diritti) grazie ai grandi numeri. 
Da aggiungere che i diritti d'autore per il video on demand sono gestiti con accordi specifici tra gli erogatori del servizio e le case discografiche, anche con aste, in modo in parte simile a quanto in uso nella televisione commerciale.


Nella musica è andata in modo diverso
Il P2P prima e poi YouTube hanno progressivamente allontanato i consumatori di musica (uso volutamente questa formula) dall'ascolto in formato album. Che è rimasto come desiderio di possesso per alcuni, ma non come modalità di ascolto se non per minoranze sempre più ridotte. Le scomodità e i rischi della pirateria e il buon adattamento alle nuove modalità di ascolto hanno consentito alla Apple, entrata con geniale abilità e tempestività nel settore con l'accoppiata iPod - iTunes, di affermare il modello di download, essenzialmente per singolo brano. Poi andato progressivamente a ridursi con lo sviluppo sempre più ampio di YouTube. Per la Apple non è stato un problema perché ha capitalizzato quel successo inventando un nuovo mercato (le mobile devices) e neanche il suo concorrente Google ha mai avuto problemi con i fatturati non brillanti di YouTube, grazie agli enormi ricavi ottenuti grazie al quasi monopolio tra i motori di ricerca (e anche all'ingresso tempestivo nel nuovo mercato delle mobile devices con Android).



Per la distribuzione a pagamento della musica questo ha significato però un restringersi continuo delle prospettive di mercato, quindi pochi elementi differenziati e loro basso valore sul mercato. 
Elementi differenzianti rappresentati da una qualità più alta e dalle funzioni social.
Di conseguenza il primo servizio streaming globale (Spotify) ha dovuto offrire condizioni molto più vantaggiose per gli utenti rispetto al VOD: nessun costo per singolo ascolto, ascolti illimitati, basso costo dell'abbonamento premium, opzione di un abbonamento free con restrizioni (pubblicità e, attualmente, solo ascolto in shuffle), lungo periodo di prova free, catalogo grandissimo. Condizioni mutuate dal suo principale (al momento) competitore globale (Deezer) ma non completamente dalle corporation dominanti (Google e Apple) per i loro servizi streaming (non offrono l'opzione free).

 

Anche il pagamento dei diritti ha modalità peculiari, avviene per singolo ascolto, per diffusione, in modo simile a quanto previsto per le radio, solo che qui ogni utente è una radio. Vengono però calcolati e versati alla casa discografica con cui Spotify o gli altri hanno fatto accordi, e dalla casa arrivano all'artista in base al contratto sottoscritto dall'artista. Se ad esempio non prevedeva il pagamento dei diritti in caso di diffusione via etere potrebbe anche non ricevere nulla.  

Cosa cambia con la dematerializzazione: Il libro
Il primo supporto culturale sta subendo un processo di dematerializzazione per impulso iniziale di Amazon, processo su cui si sono inseriti diversi altri competitor. Dal punto di vista della modalità di vendita e di riconoscimento dei diritti non c'è stata nessuna innovazione e differenza rispetto alla distribuzione di libri di carta. L'unica differenza rispetto al download musicale consiste nelle maggiori restrizioni sulla possibilità di prestito e sul fatto che il DRM è sempre applicato. Condizioni rigide imposte dagli editori di carta, molto più potenti e appoggiati di quelli di musica e resi diffidenti da quanto accaduto a questi ultimi. La novità recente è la introduzione da parte di Amazon di un sistema simile alla biblioteca: abbonamento e accesso al catalogo (possibili restrizioni per titoli novità) con prestito temporaneo. Più rigidamente gestita la durata del prestito che qui può essere chiuso dalla "biblioteca" senza aspettare la restituzione del libro di carta.

Perché pagare per avere qualcosa che si può ottenere gratis?
Nell'era dei supporti fisici la parola gratis non era prevista, al massimo il disco o il film poteva essere un omaggio con modesto sovrapprezzo a una rivista (come per la rivista NET o Il Musichiere) negli anni '60 o in tempi più recenti con le videocassette de L'Unita già citate, poi imitate da molte altre testate. Quando il supporto è immateriale (e lo è anche per un film trasmesso alla TV, non solo sul web) il modello di business può essere diverso. La fruizione è gratuita ma per accedervi bisogna guardare un po' di pubblicità.



È il sistema delle TV in chiaro, contrapposto alle TV premium. Migrato poi progressivamente anche sul web, con YouTube per musica e video e con i siti dei quotidiani per le news. Niente di nuovo, ne parlo qui perché il modello proprio in questa fase sta mostrando segnali di crisi. Crisi che nasce da diversi fattori: l'avversione dei navigatori per la pubblicità invasiva e pesante, il fatto provato che la pubblicità non invasiva è molto meno redditizia, l'avversione dei navigatori per gli abbonamenti (il web continua ad essere percepito come uno spazio gratuito, la frammentazione e diversificazione tra i produttori di contenuti. Una situazione critica soprattutto per le news e quindi per gli editori di quotidiani e pubblicazioni, anche via etere o web.

Le funzioni social personalizzate di Apple Music

Andando con la memoria agli inizi stentati delle TV a pagamento in Italia (Tele+) e alla successiva affermazione con Sky si può notare che l'accettazione è arrivata con effettivi contenuti premium (sport in diretta e in esclusiva) e con una situazione di sostanziale monopolio. Da parte di un gestore peraltro in grado di coprire una gamma completa di contenuti. Nel web non si vede al momento l'affermazione di una situazione analoga, sia nelle news sia nella musica. Forse solo nel cinema e video in genere, con Netflix (comunque in sovrapposizione parziale con Sky: in altre parole, bisognerà abbonarsi a tutti e due).

Il possesso ha ancora un senso?
Ai tempi dei supporti fisici poteva essere un arricchimento oppure un problema. Vaste librerie di libri, vinili o anche CD arricchivano la casa e, nel caso delle librerie, erano e sono considerate anche un indispensabile complemento di arredo (indipendentemente dal fatto che i libri siano letti oppure no). Un arricchimento che rimaneva poi una eredità della famiglia. Ma che sopra certi volumi poteva essere un problema per mancanza di spazi e necessità di pulizia. Se il possesso si riduce però ad un file audio scaricato su un hard disk cambia tutto: non ci sono più problemi di spazio (magari solo problemi di backup: vedi altro post sull'argomento) ma neanche un percepibile arricchimento e un capitale da tramandare ai posteri. Perché insistere quindi, se i costi rispetto allo streaming in abbonamento sono anche superiori e di molti ordini di grandezza? Al momento solo per restrizioni di mercato: il download è una necessità per chi vuole ascoltare in alta definizione. Ma non esiste un vincolo tecnico per un ipotetico servizio di streaming in HD (i volumi sono dello stesso ordine di grandezza dei diffusissimi servizi streaming video) che però nessuno propone.

Le carte prepagate di Deezer (per il download)

In sintesi
Nel campo della musica questi due fattori abilitanti per una affermazione di massa del modello in abbonamento (streaming ) al momento non sono evidenti anche se possono affermarsi. Sul lato dei fattori premium la qualità superiore (rispetto a YouTube) non è percepita come un plus dalla maggioranza dei potenziali utilizzatori / clienti, ma la diffusione di cuffie, decoder e speaker wireless  di qualità sempre maggiore rende sempre più evidenti i limiti di gran parte del materiale caricato su YouTube, rendendo percepibile il vantaggio dei servizi streaming anche se in formato compresso (ma a 256kbps) che notoriamente penalizza poco o nulla l'ascolto, almeno per la musica moderna.

Sul lato dei servizi le possibilità di socializzazione e condivisione sono senza dubbio importanti per molti utenti, ma qui l'aspetto monopolistico ha la sua importanza. Nel senso che per avere successo richiede che il servizio streaming sia comune ad una vasta platea di utenti, come è avvenuto per FaceBook.

Radio tematiche e quindi la possibilità di un ascolto passivo possono essere un altro plus, ma occorre notare che sono funzioni presenti anche su YouTube, pur se semplificate, da tempo. Infine l'aspetto monopolio. Che ci sia un soggetto prevalente non va bene per la concorrenza in genere (ma qui c'è in sostanza un tetto imposto di prezzo) ma la esperienza ha mostrato che si tratta del principale fattore abilitante, come si è visto con il download che, prima di iTunes, era frammentato e irrilevante. Con 5 attori in campo, tutti piuttosto grandi e potenti e due potentissimi (Apple e Google) sembrerebbe una situazione di oligopolio, ma non è così, perché i vari servizi si sovrappongono e sono fatalmente in competizione.

È facile prevedere l'affermazione di un nuovo monopolio da parte di Apple, ma i primi passi di Apple Music non sembrano così trionfali. A meno che si affermi un modello del tutto nuovo, in grado di coniugare praticità e costi con la esigenza di accedere a più fornitori in base alle esigenze e ai desideri del momento, che siano nella musica, nel cinema e nel video, nelle news o altro.