Non mi è ancora chiaro a quanti è interessata la mini-storia dell'alta fedeltà degli inizi negli anni '70, ma ormai ho iniziato e quindi devo finire. Ero arrivato, partendo da un compattone Lesaphon Vertical, che suonava anche 8 LP in sequenza, a un impianto con pretese Hi-Fi, formato da un giradischi Thorens TD 166, una testina Empire 2000 E, un amplificatore Rota Two Twenty e due casse acustiche Dynaco A25.
Ascoltavamo con discreta soddisfazione i pochi LP comprati (costavano un occhio della testa, con il prezzo di uno ci mangiavi a un discreto ristorante) e i non molti di mio padre, pur se la collocazione delle casse (sullo scaffale alto della mia stanza) e alcuni oggettivi limiti dell'impianto non facessero percepire un grande realismo, la magia dell'Hi-Fi, diciamo.
Il "piatto forte" del primo impianto, quello che ha poi sfidato gli anni. |
L'anello debole della catena
Quando una sera prima di cena, volendo ascoltare qualcosa assieme a mio fratello, accendendo l'amplificatore, senza mettere un disco nel piatto, sentiamo uscire dalle casse con voce potente "Aqui November Papa, responde si puedes! aqui November Papa!". Eravamo piuttosto sorpresi che l'ampli suonasse anzi parlasse senza nessuna sorgente accesa. Poi ci siamo ricordati dell'alta antenna presente da tempo sul tetto del palazzo. Non avevamo captato il Comandante Raimundo Navarro di Alto Gradimento: un condomino era un radioamatore, aveva montato l'antenna, il suo nickname (diremmo oggi) era November Papa, e stava tentando di mettersi in contatto in onde corte con l'Argentina. Solo che il primitivo ingresso phono del Rota, probabilmente mal schermato, aveva captato non so in che modo un po' di onde corte.
Avevamo quindi un motivo oggettivo per mettere mano all'anello debole della catena (l'impianto era chiamato proprio così, peraltro; la catena hi-fi), abbiamo strappato un nuovo budget ai miei, appoggiato anche da qualche successo negli studi (non ricordo di chi di noi due) e ci siamo messi all'opera, stavolta con l'intento anche di sentire a confronto i candidati, Ovviamente l'obiettivo era un Marantz, ma ormai, essendo un "nome" erano fuori budget, se non il modello base, il 1030 (15+15W) che temevamo potesse essere un altro componente di passaggio. Si parlava molto bene dell'amplificatore Dynaco SCA-80, un buon integrato da 40W, un modello recente di questa casa USA allora molto apprezzata.
Era un po' fuori budget ma siamo andati lo stesso a sentirlo in un negozio di Hi-Fi (uno dei 2-3 rimasti) e ce lo hanno fatto ascoltare in azione in confronto (se non ricordo male) con un Marantz. Il venditore ci faceva notare la evidente superiorità del Dynaco ma io, ingenuamente, gli ho detto che in realtà non riuscivo a sentire alcuna differenza (era un pezzo di classica che aveva scelto lui). La sua risposta è stata molto netta e ci ha fatto uscire dal negozio con la coda tra le gambe, ci ha detto, con tono di sufficienza: "se non riuscite a sentire la differenza non puntate a componenti hi-fi di questo livello". Non sono mai più tornato in quel negozio fino ad anni recenti ma forse non aveva tutti i torti, anche se voleva chiaramente puntare a venderci quel modello e non altri.
Una scelta sulla carta
Dopo quell'episodio abbiamo iniziato a selezionare gli LP più adatti a evidenziare le differenze e a portarceli dietro quando andavamo, a volte io da solo, a volte con mio fratello, ad ascoltare componenti. Ma l'amplificatore l'abbiamo scelto sule riviste e sulle recensioni. Perché in quel periodo la Yamaha aveva deciso di fare sul serio per entrare nel mondo dell'Hi-Fi e aveva lanciato la mitica serie CA (Control Amplifier) con quattro modelli CA-400 (20W), CA-600 (30W), CA-800 (40W) e CA-1000 (50W). A parte la miriade di comandi (anche utili in realtà) erano i primi ampli di grande serie realizzati come ora: alimentazione surdimensionata, capacità di pilotare anche carichi difficili, potenza crescente con la resistenza delle casse (a 4ohm era il 50% in più) e così via. Infatti pesavano il doppio o il triplo dei pari wattaggio nominale, e i watt effettivi erano parecchi di più. Poi erano esteticamente molto belli, anche ora.
Il prezzo però era ancora abbordabile e con un discreto sforzo si arrivava al CA-600, che abbiamo comprato non ricordo bene in quale negozio, ma resistendo alle resistenze dei super-scontisti che stavano nascendo e non li facevano neanche ascoltare, quando è arrivato a casa e l'ho montato per farlo ascoltare a mio padre, ha tolto le cuffie dopo qualche minuto e ci ha detto "si sente un canale solo". Era vero, difetto d'infanzia si dice, ma era in garanzia e dopo un paio di settimane è tornato e funziona ancora, anche se una approfondita revisione la richiede.
Le casse acustiche di seconda mano
Con l'arrivo dello Yamaha l'impianto stava diventando serio e ho fatto un altro intervento necessario: spostare le casse all'altezza delle orecchie. Nella mia stanza, che era anche la stanza della musica, c'era una libreria svedese e le casse Dynaco, che erano di tipo "bookshelf" ovvero "da scaffale" le ho messe appunto in due degli scaffali, togliendo i libri, sdraiate, con i tweeter ai lati, e finalmente nella riproduzione arrivava un primo accenni di spazialità, I bassi però già un po' debordanti in quei diffusori erano così un po' troppo enfatizzati, scurendo il tutto.
Bisognava ovviamente aspettare un po' e, soprattutto, le casse erano l'acquisto più oneroso e si voleva puntare in alto, magari alle mitiche AR 10Pi le migliori della migliore casa (così la consideravamo, non del tutto a torto). Totalmente fuori da ogni ragionevole budget però. Così siamo andati in cerca di alternative, con i nostri LP di riferimento sotto il braccio: il jazz con Dexter Gordon e One Flight Up, la classica con il triplo concerto di Beethoven nell'edizione con David Oistrach al violino, Emil Gilels al piano, Mtislav Rostropvich al violoncello e Von Karajan direttore (!) e acustica e voce con Cruel Sister dei Pentangle. In un negozio, uno di quelli che resiste, ascoltando diverse casse ho sentito per la prima volta una chiara differenza a memoria: un passaggio complicato del violino perfettamente risolto nota per nota invece che l'inviluppo che ne faceva la Dynaco. Me le ricorderò sempre, erano le Goodmans Achromat, casse e produttore inglese poi perso nel tempo.
Le Goodmans Achromat degli anni '70: due vie con reflex passivo, una configurazione molto simile alla più nota Kef 104, best-seller del tempo. |
Ma nel frattempo l'alta fedeltà si era diffusa abbastanza da rendere possibile la nascita di un mercato dell'usato. Così ci è venuta l'idea di puntare ad un modello abbastanza diffuso, che era in pratica la versione precedente della desiderata AR 10Pi: la AR 3a, che si trovava abbastanza in offerta nella seconda versione "Improved" (la precedente risaliva a qualche anno prima, quando l'hi-fi in Italia era cosa di pochi eletti, questa era la versione Europea e differiva solo per il cabinet e pochi altri particolari). Differiva in pratica solo per il raffinato crossover, mentre era sempre un tre vie, con woofer da 30 cm, midrange da 3,8 cm e tweeter da 2 cm a cupola morbida (a proposito, che fine hanno fatto i midrange a cupola?). Usate diventavano un target raggiungibile.
Offerta numero 1. La ricerca è iniziata andando a casa di chi le proponeva per ascoltarle, ci accompagnava un amico di mio fratello, musicista dilettante. In una delle prime visite le AR 3a erano state verniciate di color nero, bene, mantenendo la venatura del finto legno, per uniformarsi all'arredamento. Ero piuttosto perplesso, ma le abbiamo ascoltate lo stesso, poi ho chiesto di rimuovere le tele di protezione degli altoparlanti, come logico, ed è arrivata la seconda sorpresa, la cupola di uno dei tweeter era deformata come se qualcuno ci avesse affondato un dito. Chiesto al proprietario mi ha detto che era proprio così, era stato il figlio piccolo una volta che le aveva lasciate senza tela. Ed in effetti visto che le aveva appoggiate per terra, erano alte come un bambino e la cupola era appunto, morbida. "Ma suonano lo stesso bene come avete ascoltato" ci disse. Intuivo che, anche se spostavano lo stesso l'aria, se i tweeter avevano una forma a cupola un motivo doveva esserci e così gli abbiamo detto che ci avremmo pensato, e la cosa è finita lì.
La domanda del bimbo ci ha fatto sorridere ma non ci ha intenerito, abbiamo continuato i test, ma alla fine le abbiamo comprate. Montate non so come sulla 500 (pesano 25Kg l'una) e portate a casa, e anche queste usate per molti anni, riconate e attualmente ancora da riconare, Suono indimenticabile, superato per diversi aspetti ma coinvolgente come pochi.
Ma come? Un amplificatore da 30W con le AR 3a?
Lo so e lo sapevamo anche noi, sono casse dure, a bassa efficienza, richiedono finaloni di potenza per esprimersi al massimo ecc. ecc. Noi però ci siamo fidati della buona fama dello Yamaha, del fatto che la mia stanza non era molto grande, e che con le Dynaco girando anche molto poco la manopola del volume la musica si sentiva fino in cucina (e ai piani sopra e sotto). Forse quei watt erano veri.
E così è stato. Le AR 3a Improved sono state sdraiate anche loro su due scaffali (dove entravano appena) hanno riprodotto benissimo rock, West Coast, jazz, folk e classica, e ricordo ancora l'ascolto di un LP di musica corale (era la Passione di Matteo di Bach) quando ho sentito distintamente davanti a me le voci del coro alla giusta altezza, spandersi nella sala come le avevo sentite qualche anno prima in Ungheria durante una visita guidata alle chiese storiche. Non sono un appassionato di musica sacra, l'ascolto solo occasionalmente, ma è uno dei test più probanti che ci siano per la spazialità. Era peraltro un disco della Germania Est, rinomato per la qualità della registrazione.
Rimaneva il dubbio su come se la sarebbe cavata il CA-600 in una stanza più grande. Approfittando di una settimana nella quale i miei erano in viaggio all'estero abbiamo spostato l'intero impianto nella sala, molto grande, un salone doppio, abbiamo montato le casse su supporti che abbiamo trovato, e con alcuni amici abbiamo ascoltato l'effetto che fa. Musica classica, sinfonica, rock, nessun accenno di compressione o di distorsione percepibile almeno alle nostre orecchie e al nostro senso critico di allora (ma c'erano anche un paio di musicisti anche se giovani), La sistemazione ideale aumentava anzi la qualità della riproduzione, rendendola ancora più realistica. Un altro mito dell'alta fedeltà infranto, almeno per me.
Finale
Ovviamente era scritto, laurea, finito il militare, sposato, lavoro, una nuova casa, l'impianto è rimasto nella casa dei miei e il successivo impianto ha dovuto fare i conti con le spese di avvio di una nuova famiglia di due sposi nella loro prima casa, come per tutti e come sempre, ma "il primo impianto non si scorda mai".