Mentre cresce l'interesse verso la musica liquida, l'alta definizione in musica e i sistemi per riprodurla, tutti temi dei quali ci siamo occupati in questo blog già da diverso tempo e con un certo anticipo (vedere l'indice per una guida su tutti gli articoli in merito) facciamo invece ancora un passo indietro nella direzione del suono analogico.
Parliamo di radio, però, un settore dove il digitale non è ancora arrivato.
Nonostante qualche tentativo, chiamato DAB, T-DMB e DRM. L'unico formato che ha avuto una qualche diffusione (ma quasi solo in Germania e UK) è il primo. Ma è una tecnologia di 10 anni fa, e la probabilità che sia adottato in Italia è ormai piuttosto ridotta, se non nulla. Le radio private non la vogliono, ne hanno solo svantaggi e nessun vantaggio. La Rai sta sperimentando uno standard alternativo. E quindi si rimane sull'FM degli anni '60 (che non è poi male) con annesso il caos delle frequenze che chi vive nelle grandi città conosce, oltre che la chiusura quasi totale del settore rispetto all'apertura di nuove radio (tutte le frequenze sono occupate). Il futuro sarà magari la radio trasmessa via televisione (digitale terrestre o satellite). Ma si ascolterà dall'apparecchio TV o da qualche sistema multi room. Non sarà più "una radio".
Qualcosa di decente (musicalmente parlando) nel mare magnum delle radio FM commerciali tutte uguali però in qualche modo c'è, e quindi si può godere anche in Italia del suono della migliore radio disponibile oggi, appunto la Tivoli Audio Model One. Che è diventata anche, a sorpresa, uno specie di status symbol.
Il progettista Henry Kloss, un noto guru del settore Hi-Fi, che aveva disegnato alcuni storici modelli di casse acustiche degli anni '70 e fondato marchi storici come la Advent, per realizzare questa radio non si è in realtà sforzato molto. Il suo obiettivo era ottenere il miglior suono possibile da una radio comunque compatta e portatile. Quindi la prima cosa su cui investire era appunto il sistema di diffusione sonora, la "cassa". Si erano largamente affermati in quel periodo i minidiffusori con tecnologia bass-reflex. Con dimensioni veramente minime si ottenevano prestazioni sorprendenti, anche sui bassi. Quindi questa era la prima soluzione, mettere la radio dentro un mini diffusore.
Lo stereo, e anche l'FM è stereo, prevede però due diffusori, e qui Henry Kloss ha avuto una prima idea geniale. Invece di proporre un oggetto finto stereo, con due altoparlanti talmente vicini che l'effetto stereo diventa inesistente (come in tutte le radio che giravano all'epoca, i compattoni portatili) ha preferito direttamente passare al mono. In ogni caso la differenza non c'era, e un solo minidiffusore poteva fare da radio.
Restavano da decidere gli altoparlanti, i minidiffusori di solito ne hanno due, tweeter e woofer, il che richiede un cross over e un amplificatore più potente.
Ma anche qui passando al mono e rinunciando all'alta fedeltà in senso stretto si poteva semplificare ancora, anche perché l'FM è limitato in banda all'origine a 16 KHz. Ha adottato quindi un solo altoparlante a banda intera. Niente cross-over e distorsioni annesse e difficoltà di carico per l'amplificatore, perfetta coerenza tra alti e bassi e medi (gamma più critica) serviti nel modo migliore. E costi di gran lunga inferiori.
Restava la vera e propria sezione radio. Circuiti integrati per la sintonia in digitale (non per il segnale, che rimane sempre analogico) ce n'erano tanti e a costi bassissimi, ormai li inserivano dappertutto, anche nei portachiavi. Ma questo era un oggetto per chi dava la priorità alla qualità, e poteva anche rinunciare a qualche comodità, come la memorizzazione dei canali o la ricerca facilitata delle stazioni.
Quindi un tuner analogico, ma di elevata qualità e sensibilità, con tecnologia a MOSFET, con un comando molto semplice, un manopolone demoltiplicato, che con molta attenzione consente di selezionare le diverse stazioni sovrapposte caoticamente tra di loro anche nell'etere selvaggio di Roma, uno strumento di sintonia rappresentato da una luce che diventa più brillante quando il segnale è migliore, come nella radio del salotto di mia nonna, e niente di più.
Poi a completare il tutto un amplificatore di qualità, ma di non grande potenza (non serviva per le dimensioni dell'oggetto) e una estetica semplice ma piacevole, una cassettina rifinita in legno, un frontale pulito e raffinato in colore gradevolmente armonico con quello del legno. E anche buone possibilità di connessione, così la cassettina poteva servire (sempre in mono) anche per altre sorgenti, per esempio a un lettore di CD portatile.
Poteva avere successo una radio FM mono, a sintonia manuale, e per giunta, nonostante le semplificazioni progettuali, per via della elevata qualità costruttiva, anche molto ma molto più cara di qualsiasi radio o compattone con radio in commercio?
Apparentemente doveva essere impossibile, invece il successo è arrivato. Senza neanche pubblicità o articoli sulle riviste Hi-Fi, solo con il tam-tam, il passa parola. E l'esperienza diretta.
Perché ascoltare con una Model One uno dei (rari, molto rari, purtroppo) programmi decenti trasmessi dalle radio FM in Italia è una esperienza molto piacevole. Un suono pieno e ricco, molto esteso sui bassi, molto gradevole sul parlato, la possibilità di sentire i dettagli, in una parola (abusata), naturale, quello che si voleva e si cercava e che riporta (e mi ha riportato) al piacere di sentire la radio. Un modo diverso di fruire della musica, per una volta non scegliamo noi, ma in questo modo abbiamo anche modo di scoprire tanta musica nuova che non conoscevamo (tanta se fossero tante le trasmissioni o le emittenti che ci provano, ma questa è un'altra storia).
L'azienda Tivoli Audio fondata da Henry Kloss ha avuto quindi un inatteso successo mondiale e, dopo la scomparsa del fondatore, ha capitalizzato sul brand ormai acquisito per lanciare tutta una serie di varianti e prodotti in qualche modo derivati. Dal model Two (stereo, due cassettine) e PAL (portatile, pensato soprattutto per barca) già progettati dallo stesso Kloss, al modello radio sveglia (gli americani le usano ancora) al modello con CD, al modello satellitare, Internet e così via. Tutti oggetti interessanti, non discuto, ma la meravigliosa semplicità del Model One rimane insuperabile, e insuperata nonostante qualche tentativo di imitazione giapponese (da Teac per esempio). Buoni prodotti magari, ma senza la magia dell'originale.
Da non confondere con le miriadi di pseudo imitazioni cinesi, dal prezzo certo molto più basso (anche un quinto) ma dalla qualità incomparabilmente inferiore, che si vedono un po' da tutte le parti. Da evitare con la massima cura.
(Nelle immagini, ricavate dal sito della Tivoli Audio, il modello One nelle due rifiniture classiche con frontale avorio e blu; in seguito si sono sbizzarriti in una gamma di altri colori, ma il design è rimasto sempre piacevoli, non è però un design "retrò", come afferma in modo sprovveduto il sito italiano dell'azienda, è un design razionale, non è la stessa cosa)
domenica 9 gennaio 2011
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