mercoledì 23 ottobre 2019

L'assurdo analogico: il giradischi bluetooth

Il vinile affascina e tutti vogliono avere un giradischi in casa. Non proprio tutti in realtà, rimane un fenomeno di nicchia, ma per i numeri esigui di vendita degli album e dei prodotti hi-fi ha un suo peso. E i suoi assurdi effetti collaterali, come appunto il giradischi bluetooth. Nell'ultimo numero di Audio Review 413 ne vengono recensiti addirittura due, uno di Yamaha e uno di Cambridge Audio.

Ma cerchiamo di disperdere un po' di fumo marketing e di tornare al senso dell'operazione vinile: perchè dovremmo comprare un giradischi con tutto il suo corredo di accessori e complementi? I motivi possono essere quattro:
  1. perchè abbiamo trovato o recuperato un discreto numero di vinili ante CD e li vogliamo ascoltare;
  2. come sopra, ma perché li vogliamo digitalizzare e archiviare per non perdere il prezioso contenuto;
  3. perchè vogliamo fare scena con gli amici proiettando una immagine di noi come sofisticati conoscitori di tecnologie vintage;
  4. perché ci hanno detto che il suono analogico del vinile è superiore a quello del CD e della musica digitale in genere.
Bene, per nessuno di questi obiettivi l'acquisto di un giradischi bluetooth ha il minimo senso. L'unico senso che ha è dal lato del costruttore, se trova acquirenti. Vediamoli uno per uno.

Un vero giradischi analogico hi-end, con cui ha senso cercare il suono distintivo del vinile (Clearaudio Performance DC) 
1. Abbiamo recuperato vinili e li vogliamo ascoltare
Ve li hanno regalati (a me è successo, erano quasi 100), erano del padre o del nonno, dimenticati in cantina, dello zio che deve trasferirsi in una casa più piccola, di un amico la cui moglie ha fatto un aut-aut (liberati dei tuoi vinili che occupano mezza casa o io mi libero di te) e così via.

Ma cosa contengono questi vinili? Se sono album noti o comunque conosciuti, tipo l'opera omnia dei Pink Floyd dal 1967 in poi o quella dei Genesis, o anche di interpreti rock e pop ormai dimenticati ma a noi cari, possiamo già sentirli senza fatica alcuna e anche in ottima qualità con un semplice abbonamento in streaming, anche gratis, volendo, con Spotify o Deezer. Senza acquistare un componente che comunque ha un costo (oltre 1000 € per i due citati prima) e che sarà probabilmente ben poco usato.
A meno che l'obiettivo sia il (4) su cui torno dopo.

Se invece sono album rari, può accadere con la classica, e abbiamo veramente desiderio di ascoltarli perché quella musica ci interessa e ci piace, non per curiosità passeggera, aggiungere un giradischi ha ancora un senso, ma perché mai dovrebbe essere un giradischi analogico con uscita digitale? La logica dice che servirebbe un'uscita analogica, verso l'impianto che già abbiamo. Ma per questo risultato la soluzione è semplicissima: comprare un buon giradischi analogico, magari con ingresso phono incorporato, e collegarlo con un cavo a uno degli ingressi dell'ampli. Non solo la qualità sarà superiore, ma si scopre subito che costa anche molto meno.

Non avete un impianto tradizionale ma ascoltate con un sistema integrato, uno speaker wireless? Il giradischi serve sempre, ma lo speaker wireless ha sempre anche un ingresso analogico.
Volete invece a tutti i costi collegare il giradischi in wireless? Ma perchè? Volete far girare il disco in una stanza e ascoltarlo in un'altra? Volete diffondere la sua musica in multi-room, incuranti dal fatto che un LP ha una durata per facciata di meno di 30'? Tutte cose assurde.

2. Vogliamo digitalizzare il prezioso contenuto per non perderlo
A parte il fatto che non è detto che sia più sicuro un hard disk del vinile originario, perché mai dovremmo convertirlo a qualità inferiore? Se sono così preziosi questi LP, considerando il tempo non indifferente che dovremo impiegare per trasferirli in digitale, sarebbe logico puntare alla qualità. E qui arriva un nuovo problema, la codifica bluetooth APTX HD che usano questi giradischi non è a qualità CD (nonostante l'astuto nome marketing), è a qualità inferiore. E' vero che la codifica è 24 bit / 48KHz, ma poi il contenuto viene compresso con perdita (lossy) per arrivare a un bitrate di 576Kbps (circa la metà del CD). Con un normale giradischi analogico, magari prestato alla bisogna, il vostro PC e un software come GarageBand (su Mac) o Cubase e altri simili (su Windows) potete digitalizzare gli LP recuperati in vera qualità HD o CD senza perdita (lossless). Ancora una volta, spendendo meno.

3. Vogliamo fare scena con gli amici
Può anche funzionare, voi mettete un disco nero sul piatto, lo fate partire calando con cura, al centro dell'attenzione generale, il braccio e la testina sul primo solco, il suono si sparge magicamente in ambiente dagli speaker wireless e voi esclamate "sentite la differenza del suono analogico!". Può anche funzionare, ma è fondamentale che gli amici siano tutti del tutto al digiuno di qualsiasi conoscenza anxhe elementare delle tecnologie per ascoltare la musica. Altrimenti qualcuno immancabilmente vi chiederà "ma non è un suono analogico, lo stai trasmettendo in digitale in bluetooth". Serata rovinata.
Un giradischi recente di Pro-Ject, già classificabile come hi-end, e che costa pure meno di ciascuno dei due provati da Audio Review (Pro-Ject X2)

4. Il vinile suona meglio del CD 
Il concetto di "meglio" non è oggettivo ma soggettivo, purtuttavia molti hanno sperimentato e testimoniato che la musica riprodotta in analogico può essere più appagante, per motivi neanche facili da descrivere, rispetto a quella che esce da un CD. Anche io concordo con questo giudizio, per esperienza diretta. Ma, oltre che soggettivo, non è un giudizio definitivo e immutabile, dipende dalla qualità della catena che porta il suono nascosto nei microsolchi del vinile fino al nostro udito. Peraltro anche per il concorrente, il CD, la qualità della riproduzione ha avuto importanti miglioramenti da quando (oltre 20 anni fa) alcuni esperti si sono accorti che il CD non era "la perfezione del suono digitale". Di conseguenza questa superiorità è percepibile solo se testina, giradischi, braccio, pre-phono sono di qualità almeno medio-alta (e non è così per i giradischi bluetooth provati, come ammettono le stesse recensioni, e non parliamo degli altri supereconomici in commercio). E soprattutto, non lo sarà se poi il suono estratto viene compresso "lossy" per trasmetterlo senza motivo alcuno in wireless, dopo averlo trasformato in digitale, verso speaker wireless che magari sono le cassettine multiroom o addirittura (ma spero non venga in mente a nessuno) Alexa o Google Home.

In sintesi: ma voi veramente volete apprezzare la differenza e la superiorità del suono analogico dopo averlo convertito in digitale?

domenica 13 ottobre 2019

Semplificare l'Hi-Fi nel mondo digitale

Nel mondo digitale nel quale ormai siamo immersi la composizione di un impianto Hi-Fi stereo, una "catena" come veniva chiamato un tempo, sembra sia diventata un'impresa complicata a causa della grande varietà di combinazioni che sono possibili. In queso blog, in diversi articoli, sono schematizzate le varie combinazioni possibili. Una grande varietà che può confondere le idee sia agli appassionati storici "analogichi" in via di transizione, sia ai "nativi digitali" che si sono stancati di ascoltare musica compressa con cuffie stereo non lineari.

Ma se ci concentriamo solo sull'esigenza primaria, nel mondo digitale per ascoltare la musica in vera alta fedeltà può essere sufficiente acquistare un solo componente specializzato, gli altri quasi certamente li abbiamo già, oppure richiedono un impegno economico veramente ridotto. Proviamo a ripartire dagli elementi essenziali.

Gli elementi essenziali
Un sistema in grado di mettere in comunicazione il musicista con l'ascoltatore, anche a distanza di spazio e di tempo, si basa in ultima analisi su quattro soli elementi: il "supporto" utilizzato per memorizzare la musica registrata, la "librerie" per archiviare i supporti e l'"altoparlante" o "speaker" per trasferire il contenuto del supporto al nostro sistema uditivo. In mezzo c'è un sistema di conversione, che è cambiato nei secoli seguendo l'evoluzione della tecnologia.

Lo schema di base
Andando indietro nel tempo, il primo "altoparlante" usato a questo scopo era un pianoforte, a coda o verticale, e il supporto erano le trascrizioni per pianoforte, a 2 o 4 mani, delle composizioni più famose o di moda. Il sistema di conversione erano uno o due componenti della famiglia borghese del primo 800 che sapevano suonare il pianoforte abbastanza bene, ma non necessariamente al livello di un concertista. Erano trascrizioni semplificate a questo scopo. E nasceva così il salotto musicale e la prima riproduzione casalinga. La libreria musicale non era altro che una raccolta di spartiti.

L'elettricità e lo sviluppo della meccanica hanno consentito qualche decennio dopo un significativo passo avanti: l'introduzione della registrazione del suono. Con i primi rulli perforati che trascrivevano su un nastro di carta le note suonate su un pianoforte, e come erano suonate. L'"altoparlante" era ora un pianoforte predisposto a leggere i rulli. Anche l'effetto stereo e l'ambienza erano ovviamente e naturalmente preservati, meglio di qualsiasi impianto Hi-Fi di oggi. Sul blog ho scritto qualche tempo fa un post su questo affascinante sistema che qualcuno ha anche ripristinato: i Music Rolls.

Poi è arrivato il primo 78 giri dove l'altoparlante era incluso nel grammofono che estraeva le informazioni dal disco: una semplice tromba che amplificava il debole suono in uscita dalla testina. Da quei primi anni del secolo la libreria musicale di dischi si affiancava a quella tradizionale di libri, ma ben pochi privati avevano problemi di archiviazione per via del costo dei dischi. Ma non voglio fare tutta la storia della registrazione e riproduzione della musica e arriviamo all'era del CD, nella quale i 4 elementi sono:

  • "supporto": CD
  • "libreria": raccolta fisica dei CD (non fa parte dell'impianto)
  • "sistema di conversione": lettore CD + amplificatore stereo
  • "speaker": diffusori o "casse passive".

In questo decennio il passaggio completo al digitale sta comportando qualcosa di completamente nuovo. In un certo senso, un ritorno alla semplicità delle origini.

La rivoluzione in corso
Nonostante l'inevitabile sentimento di nostalgia, ormai i supporti fisici che abbiamo usato fino a ieri non hanno più un motivo di esistere per la vendita della nuova musica. Certo, chi già li ha  può scegliere di continuare ad usarli, o anche chi non ne ha mai comprato uno può essere interessato ad una esperienza di ascolto vintage, in particolar modo per i vinili. E' come andare in giro con una Jaguar XJ con overdrive, per il piacere di saperla guidare, per ascoltare il rombo del 6 cilindri bialbero in linea, per distinguersi. Ma non è certo un mezzo di trasporto pratico e confortevole, ogni auto moderna anche di classe media ha prestazioni e confort superiori.

Quindi, dimenticando per un momento il vinile e i suoi giradischi e preamplificatori phono, che sono sempre nel nostro cuore e che comunque non devono essere necessariamente abbandonati, vediamo quali sono i 2+2 componenti essenziali:
  • "supporto": i file audio 
  • "libreria": archivio digitale dei file audio locale o in cloud
  • "sistema di conversione": app per smartphone / tablet
  • "speaker": diffusori attivi wireless
I primi e gli ultimi li dobbiamo acquistare, i due intermedi sono messi a disposizione gratuitamente dal produttore dello speaker o dal fornitore del servizio streaming.

Il supporto
Come sappiamo ormai da anni il "supporto" non è altro che un file audio, un componente immateriale che può essere memorizzato su un sistema di archiviazione "fisico" (un disco magnetico) oppure (sempre più spesso) su un sistema di archiviazione a stato solido, che in un certo senso, può essere ancora considerato "fisico" perché deve garantire una memoria permanente.

La libreria musicale in locale
Chi decide di conservare una propria libreria musicale deve avere a disposizione strumenti per archiviarla in modo sicuro, organizzarla per una ricerca efficace e per selezionare gli album o i brani da ascoltare. Ciò che serve è molto comune e spesso in casa c'è già: un NAS con supporto DLNA e un PC (che sicuramente già abbiamo) per organizzare e riempire la libreria sul NAS.

La libreria musicale in cloud (streaming)
C'è un'alternativa, ascoltare la musica come leggere i libri prendendoli in prestito in biblioteca. Con la differenza che con lo streaming non dobbiamo restituire nulla. Come per la  biblioteca non rimane nulla di nostra proprietà, solo il ricordo delle sensazioni che ci ha dato la musica, ma in compenso abbiamo accesso libero a 40 o 50 milioni di brani. A noi la scelta. La libreria quindi esiste ancora, ma è in cloud, è quella del gestore del servizio streaming; se è quella di Amazon Music contiene 50 milioni di brani, quindi circa 3 milioni e mezzo di album. Certamente di più di qualsiasi libreria musicale privata, anche se nella libreria privata possono esserci brani o album che in quella del gestore non ci sono.

Il sistema di conversione
Qui abbiamo già tutto: la app per scegliere la musica da ascoltare sul NAS e trasferirla via wi-fi alle casse attive è fornita assieme alle casse attive dal produttore e il dispositivo dove installare la app è  lo smartphone o il tablet che già abbiamo. Abbiamo anche già un PC fisso o un notebook con il quale gestire il NAS e, in particolare, organizzare la sua memoria di archiviazione una sua struttura di directory che consenta facilmente di individuare gli album e i brani che vogliamo ascoltare, e di trasferire i brani dal PC dove li abbiamo scaricati dai siti (legali) di download, al NAS.

Lo speaker
La ricostruzione stereo richiede due diffusori separati ma, accettando una ricostruzione in scala dell'immagine stereo (come l'ascolteremmo nei posti dietro nell'audiotrium invece che dalla prima fila) anche uno speaker unico stereo può mantenere la qualifica di Hi-Fi, con innegabili vantaggi di praticità e inseriemnto in ambiente.
L'amplificatore non è più separato ma incluso per il semplice motivo che di un amplificatore separato non c'è più bisogno. Era una necessità ai tempi delle valvole o anche dei transistor per le dimensioni che sarebbero state compatibili solo per diffusori di grandi dimensioni, non "bookshelf" (da scaffale). La classe D di amplificazione o anche la classe AB di ultima generazione consentono invece di avere potenze elevate anche con casse molto compatte. E' come il motore 6 cilindri della Jaguar XJ citata prima, che aveva 140 CV mentre ora un'auto media può avere un 1,4 da 150 CV che consuma la metà. E anche perchè nell'impianto di un tempo c'erano più sorgenti, ora è una sola.

Due esempi tra tutti scelti tra i sistemi premiati dagli Eisa Awards degli ultimi due anni, e anche dalle vendite. Il secondo, il Naim Mu-So,è stato anche provato su questo blog. Entrambi consentono un ascolto in alta fedeltà e ovviamente il trasporto della musica può avvenire senza cavi, in wi-fi.

KEF LS50W. Il produttore inglese propone anche il modello LSX più compatto e a costo inferiore
Il wireless speaker Mu-SO 2, seconda generazione, di NAIM

In sintesi, una soluzione molto semplice

Nella configurazione più semplice la libreria musicale è in cloud, è la libreria del gestore, e il sistema di cobìnversione è la app messa a disposizione dal gestore. Dobbiamo comprare solo lo speaker wireless (quelli portati come esempio o le molte alternative in commercio) e l'abbonamento al servizio streaming in qualità CD (Tidal, Qobuz, Deezer e prossimamente Amazon Music HD).

Se vogliamo aggiungere anche una libreria privata contenente album particolari che in streaming non ci sono (vale soprattutto per la classica, per il folk e per musica etnica) o che vogliamo avere in proprietà illimitata nel tempo la configurazione diventa appena più complessa, perché bisogna aggiungere un NAS (soluzione altamente consigliata, vedi il post precedente sull'argomento) se già non è presente in casa per le foto e i video, con supporto del protocollo DLNA (indicato anche spesso come UPnP) che è una funzione sempre presente sui moderni NAS. Il sistema di conversione sarà la app fornita insieme allo speaker wireless dal suo produttore. Nel caso in cui in casa un NAS ci sia già e abbia capacità di memoria suficiente, l'unico elemento aggiuntivo da acquistare sono le casse attive.

Ma se vogliamo ascoltare CD o i vinili?
Niente paura, non si devono tagliare i ponti col passato. Tutti gli speaker wireless hanno anche ingressi analogici e digitali e quindi è sufficiente un lettore con uscita digitale o analogica. Nel caso dei CD può essere anche il PC o il notebook che certamente abbiamo già in casa, e il collegamento può anche essere in digitale sulla porta USB, senza perdità di qualità. Per il vinile non c'è invece alternativa, serve proprio un  giradischi e anche un pre-phono (se non già integrato nel giradischi) e poi un cavo di connessione all'ingresso analogico dello speaker.
Una limitazione però esiste: il collegamento con non sarà wireless, devono essere collegati con un cavo alle casse.

Le connessioni di input delle KEF LS50W

Limitazioni in estensioni

Una limitazione in questa soluzione minimal esiste, ed è, al momento, che l'ascolto è garantito solo in qualità CD, non in HD. Per l'ascolto in HD con connessione in wireless le cose si complicano e dipendono dai componenti scelti, è una situazione in evoluzione. La qualità CD per chi arriva dall'ascolto in cuffia di musica in formato compresso è già un notevole passo avanti.
Con opportuni upgrade si possono aggiungere all'impianto estensioni dell'ascolto wireless per l'ascolto di CD, è possibile incrementare la qualità con player specializzati al posto di quelli gratuiti inclusi nei prodotti e servizi, rendere più efficace la gestione e fruizione della libreria con un media server. Ma ne tratteremo un'altra volta, questo post vuole focalizzarsi sulla semplicità della soluzione "tutta digitale". Ci si può arrivare dopo.  Dopo aver ascoltato tanta musica in qualità CD e in "real stereo".