Come è fatta una musicassetta
Non è stato il primo tentativo di rendere più facile l'utilizzo del nastro magnetico. Nelle normali bobine (reel-to-reel) infatti inserire un nastro sul registratore e girarlo, se è a 4 tracce, è una operazione che richiede una discreta manualità ed un buon livello di attenzione, e anche un po' di tempo. La stessa attenzione è richiesta per trasportarlo, se cade o esce dalla scatola c'è il rischio che si srotoli, diventando inutilizzabile, e lo stesso vale per la sicurezza del contenuto, nessun blocco che possa evitare di registrare sopra un nastro già usato, perdendo magari un preziosissimo contenuto.
Quindi la Philips ha studiato, brevettato e prodotto una cassetta fatta così.
Da notare le 5 viti a crociera, che consentono (nelle cassette di qualità, come questa) di aprire il guscio di plastica ed accedere al nastro. Aprendola, la musicassetta si presenta così.
Apriamola e approfondiamo come è fatta.
In pratica è un "reel-to-reel" (da bobina a bobina) premontato, facilmente inseribile nel lettore/registratore, e per girare il nastro e ascoltare l'altro lato basta estrarre la cassetta e inserirla rivoltata, la bobina giusta sarà di nuovo sul lato cedente. Più tardi (con le piastre auto-reverse) anche questa operazione sarà automatizzata. Il nastro trasparente nella immagine è quello iniziale, dopo pochi secondi arriva quello magnetico vero. Tutto molto semplice e intuitivo.
Le frecce indicano dove avviene il trasferimento del contenuto audio. La freccia rossa indica l'apertura centrale, dove il nastro entra in contatto con la testina integrata di registrazione / lettura (primo punto debole del nuovo supporto) e si vede anche il pressore realizzato con un tampone di feltro su un supporto elastico, che deve garantire il contatto stabile tra la testina e il nastro (secondo punto debole). Le frecce blu indicano le altre due aperture per la testina di cancellazione. Sono due perché la cassetta deve funzionare anche rivoltata.
La protezione delle compact cassette
La protezione rispetto alla riscrittura accidentale di una cassetta già registrata era realizzata in modo molto semplice, meccanico: dovevano essere spezzate due linguette di plastica sul retro della cassetta (sono indicate dalle frecce nella immagine sotto, di una cassetta protetta), se non erano presenti un semplice sensore meccanico verificava che la cassetta era protetta e impediva la registrazione. E se invece volevamo riutilizzare la cassetta? Bastava coprire nuovamente il foro con un pezzo di scotch e tornava scrivibile.
La tecnica di registrazione e riproduzione
Il funzionamento effettivo è ovviamente più complesso, si può comprendere bene da questa immagine e dalla relativa legenda, tratta da un'esauriente descrizione tecnica contenuta nella Philps Technical Review del 1970. Per comodità di lettura commento inserisco in appendice i vari elementi del funzionamento. E'anche possibile per veri interessati scaricare il documento tecnico citato, di 16 pagine.
La limitazione delle due testine e il mitico Nakamichi 1000
Per le migliori prestazioni le testine di registrazione e di lettura dovrebbero essere separate, perchè devono avere carateristiche tecniche diverse. E' possibile utilizzare anche una testina unica integrata, ma è una soluzione di compromesso. Nella compact cassette, che non era nata per l'hi-fi, era prevista una testina integrata, per ragioni di costo e per ottenere le dimensioni più compatte possibili per la cassetta. Solo due aperture per le due testine indispensabili, di cancellazione e di lettura/scrittura.
Una terza (minuscola) apertura però c'era, per i 2 tenditori del nastro (indicata in rosso nell'immagine sotto).
Sfruttando con una acrobazia tecnologica questa apertura, nel 1973 Ted Nakamichi ha realizzato il primo registratore a cassette a 3 testine, il Nakamichi 1000. Nella figura seguente, tratta dal manuale tecnico sull'utilizzo delle 3 testine per questo modello, sono illustrate la diversa posizione della testina di cancellazione e la diversa struttura dei roller, per consentire alla testina di scrittura di magnetizzare il nastro utilizzando la terza apertura, e lasciando alla testina centrale la sola funzione di lettura. Il tutto continuando ad utilizzare e a condividere con altre piastre le cassette standard.
Ovviamente costava moltissimo, ma il prezzo era certamente giustificato, basta guardare il service manual di 117 pagine (!) disponibile per eventuali curiosi dal noto sito Hifi Engine. Negli anni successivi e fino ai primi anni '80 anche questa tecnologia è diventata però progressivamente accessibile e le ultime piastre top erano a 3 testine.
Perché era necessario aprire le cassette?
La meccanica delle cassette, super-economica e semplificata al massimo, era soggetta a problemi vari, di solito risolvibili con interventi sul nastro o sul guscio. I più comuni:
- nastro spezzato
- nastro rovinato
- scorrimento del nastro bloccato
- scorrimento del nastro non regolare
Nastro spezzato o rovinato
Una tipologia di incidente spesso causato dall'ascolto su piastre difettose che "catturavano" il nastro avvolgendolo nel capstan. L'intervento consisteva, semplicemente, in una giunzione tra le due parti di nastro "buono" eliminando, nel secondo caso, la parte inascoltabile (e una porzione di musica, forzatamente). Un intervento simile a quello necessario per le pellicole cinematografiche.Se il nastro era rientrato era ovviamente necessaria l'apertura della cassetta.
Se invece non era spezzato si poteva estrarre, tagliare via la parte danneggiata, e giuntarla di nuovo in due punti. La giunta si poteva e si può fare con un semplice nastro adesivo scotch sottile, da utilizzare ovviamente sul dorso del nastro (la parte lucida) e facendo un taglio diagonale per impattare il meno possibile sulla testina al momento del passaggio per contatto. Per avvolgere o svolgere il nastro durante queste operazioni lo strumento necessario era solo questo: una penna BIC.
Scorrimento bloccato
Come abbiamo visto nelle figure le due bobine non erano imperniate su sistemi di rotazione a basso attrito, bronzine o cuscinetti a sfera, ma semplicemente sul guscio della cassetta. In molti modelli era anche previsto un sottile foglio di materiale plastico a basso attrito per rendere più scorrevole il movimento. Non sempre perché in altri si curava semplicemente la parte interna della cassetta perché fosse il più possibile liscia e a basso attrito.
Se si bloccava o il trascinamento era difficoltoso e provocava variazioni di velocità o fluttuazioni ben udibili, le cause potevano essere due: nastro non ben avvolto, non allineato, come nella figura seguente, oppure guscio deformato o arcuato (anche per soli decimi di millimetro).
La diagnosi si effettuava semplicemente a mano usando la penna BIC illustrata prima. Nel primo caso il blocco o l'avanzamento "frenato" erano in alcuni punti, nel secondo, di solito, più esteso.
Nel primo caso la prima azione era molto semplice ma spesso efficace: avvolgere e riavvolgere più volte il nastro. Riposiziandosi e stendendosi in modo corretto il nastro, di solito il problema spariva.
Nel secondo caso l'unico intervento possibile e solitamente risolutivo era la sostituzione del guscio, una sorta di "trapianto" del nastro. Bisognava fare molta attenzione nell'estrarre e riposizionare nel nuovo guscio le due bobine. Senza farle cadere perché il nastro si sarebbe srotolato, richiedendo un lungo e delicato riavvolgimento a mano, ammesso che risultasse possibile.
Nel secondo caso era necessaria ovviamente una cassetta "donatrice" mai usata (ovvero "vergine", come la si chiamava) o comunque seminuova. Le cui bobine sarebbero state gettate per ospitare quelle, evidentemente preziose, da recuperare.
L'operazione richiedeva una particolare attenzione anche nel ripristinare lo scorrimento corretto del nastro, attorno ai roller e ai pin previsti (conveniva memorizzare , ora fotografare con l'iPhone, il percorso precedente). Importante anche riposizionare attentamente il tampone di feltro (che è solo appoggiato nel suo alloggiamento).
Con un poco di attenzione era però possibile ripristinare e riascoltare cassette che avevano avuto inconvenienti. Un altro elemento caratteristico, di tecnologia aperta, rispetto ai futuri supporti digitali.
Le cassette senza viti
Esistevano anche cassette più economiche con il guscio incollato, non apribili. Decisamente sconsigliabili per un uso hi-fi perché solitamente anche il nastro era di bassa qualità, ma potevano essere state utilizzate per registrare documenti audio di interesse, come le registrazioni di trasmissioni radio (la Rai queste registrazioni non le faceva) e quindi potrebbe essere necessario interventire per ripristinarle. Anche in questo caso un poco estremo è possibile. E' possibile aprire con un taglia balsa e con un cacciavite i due gusci separandoli (forzando l'incollatura) e poi recuperare semplicemente il nastro come visto prima, trasferendolo su un guscio nuovo. Al limite si potrebbe anche richiudere la stessa cassetta con lo scotch. Era uno standard molto tollerante.
In sintesi
Penso che siano stati coperti tutti i casi più comuni, se ce ne fossero altri ponete una domanda nei commenti.
Appendice: il funzionamento in maggior dettaglio
Tornando all'immagine esplicativa riportata sopra, possiamo individuare tutti i componenti necessari alla registrazione e all'ascolto con questo popolarissimo (e tuttora usato) supporto fisico.
I componenti che si possono vedere in figura (aguzzando la vista) sono:
- le due bobine (hubs)
- l'aggancio iniziale del nastro alla bobina (clamp)
- il rivestimento in materiale plastico per rendere più scorrevole la rotazione della bobina (lining)
- i rulli per il trascinamento del nastro (rollers)
- la testina di cancellazione (erase head)
- la testina di registrazione / riproduzione (record playback head)
- il rullo a pressione per tendere il nastro (pressure roller)
- il capstan, ovvero il mandrino rotante che, giustapponendosi al rullo (7) garantisce la frizione necessaria per trascinare il nastro a velocità costante
- lo schermo ad alta permeabilità necessario per la formazione del campo magnetico (high permeability screening)
- il pressore con feltro per mantenere pressato il nastro contro la testina durante il processo di magnetizzazione o lettura, con una forza tra 0,1 e 0,2N (felt pressure pad)
- i fori per consentire l'inserimento nella cassetta dei due perni di posizionamento (locating pins) necessari a mantenere il nastro correttamente in linea
- i fori posteriori e il sensore meccanico (un semplice dente angolato) per prevenire la scrittura accidentale di una cassetta già registrata (recording lock)
- due linguette per guidare e mantenere corretto lo scorrimento del nastro (support point for tape transport)
- guida nastro per il posizionamento esatto sulla testina R/P (tape guides)
- guida nastro per il posizionamento esatto sulla testina E (tape guides)
- vite per la regolazione dell'azimuth (screw for adjiusting azimuth)
Il funzionamento del registratore a cassette, ovviamente simile negli elementi essenziali a quello dei registratori a bobine, ma con diverse varianti legate al diverso supporto, possono essere approfondite in questo articolo del 1970 del bollettino tecnico Philips.