giovedì 23 maggio 2013

Un impianto per la musica liquida in pratica - Storage e rete

Abbiamo visto in post precedenti come si può comporre un impianto per la musica liquida, ora vediamo  come si può realizzarlo in pratica, partendo dalla soluzione che prevede l'utilizzo di un PC dedicato, in particolare un PC particolarmente adatto a questo scopo, un Mac Mini. Come negli altri articoli di questo tipo quello che viene descritto è un impianto reale composto e realizzato dal sottoscritto, seguendo in parte le indicazioni del noto testo specializzato To Serve & Groove di Oliver Masciarotte, che propone questa configurazione come la più efficiente per la musica liquida (si ritornerà dopo sulla motivazione di queste e delle altre scelte).

Lo schema dell'impianto
La configurazione utilizza i componenti indicati nel seguìto; utilizzando il modello la classificazione DLNA possono essere definiti:
  • Digital Media Server (DMS)
  • Digital Media Player (DMP)
  • Remote Digital Media Player


I componenti scelti e che descriverò in questo post e nei successivi come esempio pratico di un impianto completo per la musica liquida, sono:
  • DMS: Lacie Cloudbox
  • DMP: Mac Mini + DAC HRT Music Streamer II + Media player iTunes (in alternativa: Fidelia)
  • Remote DMP: iPad con app Apple Remote o Fidelia Remote (in alternativa iPhone)
  • Rete: wired (tecnologia powerline) con access point wi-fi


In questo primo articolo parliamo dei componenti di base: lo storage server e la rete locale.

La scelta dello Storage server
Lo storage server dovrà contenere tutta la musica liquida di nostra proprietà, quella precedente che abbiamo acquistato su supporto fisico digitale (CD o formati HD) e che pazientemente trasferiremo in digitale e quella già in formato digitale che abbiamo e/o che acquisteremo in seguito. La prima scelta  riguarda quindi il sistema di memorizzazione, che può essere ridondante in tecnologia NAS (con dischi duplicati, per dirla in modo semplice, la tecnologia si chiama RAID) oppure standard. Nel primo caso il costo sarà circa il doppio ma si avrà una maggiore sicurezza di non perdere i dati. Se però i file musicali sono già di per se' duplicati, provenendo da CD esistenti (che non intendiamo certo gettare via) e se anche i file musicali che compriamo da HDtracks o da Hyperion li duplichiamo su un altro disco, la esigenza di sicurezza non è così stringente.

Bisogna poi decidere se lo storage server sarà dedicato solo alla musica o se potrà essere anche un archivio multimediale utilizzabile per altri scopi, ad esempio le foto, i video e i film di tutta la famiglia. In questo caso dovrà essere conforme ad un protocollo di comunicazione che consenta di vedere i contenuti anche da altri "lettori", e questo protocollo si chiama DLNA (Airplay di Apple come dice il suo stesso nome è solo wireless e per la musica in alta definizione o anche in definizione a standard CD non è adeguato).

Da notare che il Mac Mini è un PC e può "vedere" i file musicali anche da uno storage per PC, ma se si decide di usare invece un Network Player (Marantz NA7004, Oppo BDP-95 o successivi) la conformità al protocollo DLNA è obbligatoria. Quindi questa funzionalità è necessaria anche per essere pronti a sviluppi futuri.

La scelta è caduta appunto su uno storage server DLNA per archiviare e utilizzare anche gli altri contenuti digitali della famiglia, e su uno storage server di tipo semplice, perché di tutti i contenuti in digitale avrò sempre un'altra copia. L'unica altra scelta che rimane da fare è sulla capienza e sul modello. La capienza al momento è standardizzata su 1TB (1000GB) o 2TB, con 1TB si possono archiviare 4000 album in qualità CD compressi lossless ma la versione da 2TB costa il 15-20% in più (poco meno di 200 € al momento nei vari modelli in commercio) e quindi la convenienza di avere più spazio è evidente.

I modelli integrati disponibili al momento (cambiano continuamente) con tutte queste caratteristiche distribuiti in Italia non sono moltissimi, l'alternativa era in sostanza alla data del post tra il Buffalo Linkstation e il Lacie Cloudbox, che hanno caratteristiche quasi equivalenti, e la mia scelta è caduta su quest'ultimo anche perché è stato più facile da trovare. A questo componente sono quindi dedicate le indicazioni e le prove successive.

Installazione e configurazione
Il Lacie Cloudbox si presenta molto bene, un parallelepipedo bianco, senza luci e comandi a interrompere la superficie lucida. Dichiara di essere un componente plug & play, dovrebbe essere sufficiente seguire i pochi passi indicati con chiarezza sulla confezione per avere lo storage server installato e visibile in rete. Effettivamente è così e in un tempo anche inferiore al dichiarato il nuovo componente è visibile da tutti i PC della rete, fissi o mobili che siano.
Di default viene creata una directory "Family" con tre sottodirectory "Music", "Photo" e "Video" dall'intuitivo scopo.
La directory Family è preconfigurata su protocollo DLNA e il Cloudbox si presenta quindi già alla installazione come un digital media server secondo questo protocollo, pronto quindi a "servire" altri componenti secondo la classificazione (digital media player, digital media controller, digital media renderer). Ed effettivamente il mio televisore, smart TV come lo chiamano ora (un Sony Bravia) ha visto subito e senza problemi la nuova unità. Sui formati supportati è un'altra storia ma ci tornerò in un altro post.
Non bisogna quindi fare nulla, creare altre cartelle o rinominarle. Anzi penso che sia meglio evitare qualsiasi modifica. Non resta che riempire il server con i contenuti multimediali.

Strategia di archiviazione
Lo storage server è visto da PC (Mac o Windows) come un disco e quindi le operazioni di creazione delle cartelle, spostamento dei file audio da altre unità di memoria, o trasferimento in digitale (ripping) possono essere eseguite come sul PC stesso. In particolare ho utilizzato per il ripping Foobar2000 con le modalità descritte in un post precedente dedicato a questa operazione.

Come organizzare le tre cartelle di default è una scelta che spetta a noi. E che dipende anche dall'uso condiviso che se ne potrebbe fare in famiglia. La ricerca sarà comunque possibile per cartelle e per metatag (es. artista, album, brano nel caso della musica) e quindi si tratta solo di individuare la modalità di archiviazione più comoda e naturale per noi.
Nel caso della musica la strategia di archiviazione più semplice e consigliabile è per generi, o meglio macro-generi (classica, jazz, pop-rock, italiana). La ricerca come vedremo è semplice e la decisione di inserire un artista in un sottogenere (tipo new folk o fusion) può variare nel tempo complicando le cose anziché aiutare nelle ricerche.

Trasferire la discoteca
Altra scelta riguarda cosa fare dei CD che già abbiamo. Se sono pochi conviene trasferirli tutti quanti, si avrà così un unico archivio dematerializzato con tutti i vantaggi noti. Se sono molti occorre considerare che con la modalità "accurate rip" (che è consigliabile, l'obiettivo è chiaramente di avere la massima qualità compatibilmente con i tempi necessari) occorre pianificare una media di 15' a CD. Non è necessario fare nulla durante questo tempo ma a volte può essere necessario analizzare la situazione e fare una seconda operazione se il ripping si conclude con problemi. Basta fare due conti e si vede che per una collezione media di un migliaio di CD occorrerebbero 250 ore di lavoro, quindi potrebbe servire anche un anno occupandoci di questa cosa quasi tutti i giorni.
A questo occorre poi aggiungere la ricerca delle copertine, elemento non strettamente indispensabile per l'ascolto ma al quale nessuno pare rinunciare, altra operazione che può essere notevolmente complessa. Pur essendo tecnicamente banale, se c'è in mezzo un protocollo come il DLNA le varie implicazioni non lo sono affatto e i risultati sono tutt'altro che certi e prevedibili. Ci tornerò sopra dopo.

Il direttore marketing di Audiogamma, Valletta, che ha gestito le "Lezioni d'ascolto" di cui ho parlato nei precedenti post, ci riferiva di un appassionato di musica, un notaio, che aveva incaricato una persona, pagandola, per fare questa operazione di "liquefazione" sulla sua ampia discoteca. Non tutti siamo agiati notai e temo che non sarà una soluzione applicabile per molti. Magari chi ha figli maschi molto pazienti e precisi (non io) invece del solito extra per lavare la macchina potrebbe provare a proporre questo servizio per arrotondare la paghetta.
Per tutti gli altri l'unica soluzione sarà procedere per priorità, alcuni generi o autori particolarmente e frequentemente ascoltati, oppure quando viene la voglia di ascoltare un album in particolare. Basterà pazientare 10-15', ma progressivamente si arricchirà l'archivio su file.

La scelta del formato di compressione
Avendo scelto come piattaforma un computer Mac anche la scelta del formato audio di archiviazione viene di logica conseguenza. Il formato lossless previsto da Apple e dal suo media player standard iTunes è ALAC (Apple Lossless Audio Codec) e tutto diventa più semplice adottando questo standard. Sarebbe in teoria utilizzabile il formato Flac abbandonando iTunes e ricorrendo a un media player diverso, si tratta però di prodotti a pagamento (il più quotato è Amarra, non molto economico) e vantaggi nell'uso di Flac al posto di Alac dal lato dell'ascolto non ce ne sono. Quindi la mia scelta è caduta sulla strada più comoda.
L'unica esigenza sarà la conversione di eventuali file audio che già abbiamo in Flac, ma è una operazione che richiede meno di 2' ad album con Foobar 2000, e a meno di avere già moltissimo materiale audio di questo tipo non è una penalizzazione pesante.

La scelta del materiale audio da archiviare
Altra scelta importante è quale materiale audio archiviare sullo storage server. Tutto quello che abbiamo, indipendentemente dalla sua provenienza, sembrerebbe la risposta più ovvia. Ma con l'arrivo dei servizi in streaming la scelta può essere meno ovvia. Il servizio Spotify è disponibile da tempo anche in Italia, costa molto poco in versione "premium" (9,90 al mese) ma su PC è disponibile anche gratuitamente, con solo il disturbo di un po' di pubblicità, e consente di ascoltare una parte consistente della musica mondiale (20 milioni di brani dichiarati alla data), e in buona qualità (320Kbps con formato Ogg Vorbis nella versione premium). Inoltre, non rimarrà l'unico perchè Google, che finalmente ha reso disponibile anche in Italia il servizio concorrente di iTunes Match (Google Play Music) ha già lanciato negli USA l'alternativa a Spotify (Google Play Music All Access).
Possiamo quindi evitare di perdere tempo a trasferire sullo storage server i nostri eventuali MP3 e occuparci delle non brevi attività di post-produzione (a cui sono dedicate le sezioni successive), e utilizzare semplicemente questi servizi streaming. Con un consistente risparmio di tempo che impiegheremo utilmente ad ascoltare e godere della nostra musica.
La strategia che appare a mio parere più conveniente in questa fase quindi è:
  • archiviazione sullo storage server di tutto il materiale audio in alta definizione (HD) e in qualità standard CD (o standard definition: SD);
  • archiviazione sullo storage server del materiale audio in formato compresso solo se non disponibile su Spotify (essenzialmente musica classica, folk e world pubblicato in tempi lontani o solo in alcune aree geografiche, oltre alla intera produzione dei Beatles, almeno per ora, che però si spera che abbiamo in formato non compresso);
  • utilizzo dei servizi streaming per tutto il resto.
Post-produzione: la sistemazione della libreria
Con il trasferimento o il ripping, che pure si è visto tanto breve non è, non finisce l'opera. Per avere una libreria che sia poi efficacemente utilizzabile non solo dal media player principale che abbiamo scelto, ma anche da altri dispositivi compatibili DLNA (in primo luogo iPad o iPhone o equivalenti del mondo Android) occorre controllare e spesso sistemare i metadati associati ad ogni file.
Nei file audio acquisiti in download dalla rete dovrebbero essere già presenti, in quelli ottenuti da un nostro CD dovrebbero essere ricavati prima del ripping, se usiamo Foobar2000 o lo stesso iTunes, da uno dei DB mondiali che esistono a questo scopo (freedb o gracenote sono i principali).
Ma non sempre i dati sono esatti e non sempre sono adatti allo scopo. Senza impantanarci in inutili perfezionismi consiglio di limitarsi solo a due operazioni di controllo sul nome dell'artista (artist name) e sul nome dell'album. Potrebbero essere inesatti o dettagliati eccessivamente come spesso avviene per l'artist name (nel senso che potrebbero essere indicati oltre all'artista principale anche altri performers). In questo caso risulterebbero poi poco efficaci le ricerche che vengono più naturali, quelle appunto per artista e per album.

Nella figura seguente si vede con un esempio come si può controllare velocemente e a colpo d'occhio questo aspetto usando Foobar2000. Si fa semplicemente una ricerca per artista con "album list" e si vede subito che in un album del popolare crooner canadese Michael Bublé freedb inserisce come artista anche le orchestre impegnate, in alcuni casi. Nel ricercare in seguito l'album comparirà accreditato a più artisti e sarà meno facilmente identificabile. Conviene rinunciare a questo dettaglio e modificare il valore nel campo (tasto destro > tagging > properties) impostando sempre lo stesso nome per l'artista (Michael Bublé in questo caso). Stessa cosa è consigliata per la produzione di musica classica, dove si verifica più di frequente questa situazione.


Le immagini delle copertine (cover)
Altra operazione impegnativa, lunga, e noiosa è l'aggiunta di un ulteriore metadato che freedb e simili  non trattano: l'immagine della copertina. Non è assolutamente necessaria né per l'ascolto né per la ricerca (anche se in questo caso aiuta) ma ormai dai tempi dell'iPod in qua non se ne può fare a meno. Per inciso la Apple con incomprensibile decisione ha abbandonato la visualizzazione cover flow nelle ultime versioni di iTunes. Altri punti in meno per l'azienda della mela. Speriamo non si stiano "microsoftizzando".

A parte questa osservazione critica iTunes è l'unico media player o quasi che questa funzione la fa o cerca di farla automaticamente (per ricercarli tutti in un colpo solo: menu principale > libreria > ottieni illustrazioni album). 
È un utile ausilio ma non risolutivo perché alcune copertine non riesce a trovarle, soprattutto se di classica. In questo caso dobbiamo cercarle noi su Internet con "ricerca immagini" di Google e inserirle a mano. La ricerca richiede pochi secondi nel 99,9%  dei casi (in Internet ormai si trova tutto) e l'inserimento è molto semplice e intuitivo: tasto destro > informazioni > trascinamento dell'immagine sul campo "illustrazione" previsto per la cover.


Il tempo che occorre per queste operazioni, pur automatiche o semplificate, non è affatto breve. iTunes associa la stessa immagine della cover a tutte le canzoni dell'album e questa operazione di aggiornamento negli indici nel DB di iTunes non so come sia realizzata, ma di certo non è ottimizzata, e richiede più di un minuto per album (anche 2-3) pur su un PC superpotente, e quindi anche più di dieci minuti per l'operazione automatica, se riguarda 100-200 album. Inoltre, non è interrompibile. L'aggiornamento e quindi l'aggiunta delle cover si vedono solo quando ha elaborato con successo l'ultimo album. Armarsi di pazienza è necessario.

Dopo parecchio lavoro la libreria musicale dalla app Remote
su iPad si presenta finalmente così
Non finisce neanche qui, perché se vogliamo usare un media player diverso da iTunes, per accedere direttamente allo storage server ad esempio da un altro lettore (come uno smartphone o un tablet con cui ascoltare direttamente la musica) le immagini nella libreria di iTunes non si vedono e bisogna  aggiungerle una per una nella stessa directory che contiene i brani. Modificando anche il nome perché il sistema veramente basic, che è usato dalla maggior parte dei media player (come Foobar2000 o media:connect). si basa appunto sulla individuazione di un file con estensione JPG (non JPEG, non PNG) con un nome predefinito, come "folder" o "cover". E neanche li riconosce sempre, per motivi misteriosi e non documentati, soprattutto media:connect è molto schizzinoso. Su questa operazione sarà utile forse ritornare dopo ulteriori ricerche. Occorre armarsi di pazienza doppia.

La rete
Ho lasciato per ultima la scelta della rete per non deviare l'attenzione nella parte iniziale del post dal componente di archiviazione. Anche per la rete esistono però precisi vincoli. Il primo e principale è che la connessione non può essere di tipo wi-fi, la più diffusa, se si vuole utilizzare anche materiale in alta definizione. La necessità di sincronizzazione con i volumi di file richiesti in questo caso richiede una connessione senza potenziali interruzioni e quindi su cavo. Anche per materiale audio a standard CD è comunque preferibile.
In una abitazione non c'è tipicamente una cablatura di rete locale Ethernet come negli uffici e l'unica soluzione tecnologica disponibile è rappresentata dalla tecnologia powerline, che utilizza la rete elettrica di casa per trasmettere anche i dati. Disponibile da anni ed ormai molto affidabile, consente anche trasmissione ad alta velocità, fino a 300Mb o 500Mb, come le reti locali "da ufficio". Diversi fornitori offrono questi prodotti, che non sono altro che adattatori che si inseriscono nelle prese a muro e consentono la connessione di PC, router o altri componenti di rete con il cavo standard Ethernet. I produttori principali e più facilmente reperibili al momento sono Atlantis Land (che consiglio), TP-Link, DLink. È più facile descrivere la configurazione di rete tipica con uno schema che continuare con una descrizione a parole.


Lo storage server deve movimentare grandi quantità di dati e per questo motivo è preferibile che sia connesso direttamente al router. Se il PC non è nella stessa stanza, come potrebbe avvenire di frequente, si utilizzerà una connessione powerline come in figura. Un hotspot wi-fi, sempre connesso alla rete powerline, consentirà anche l'interazione con smartphone o tablet usati come telecomando remoto del media player o come cuffia (o speaker) senza fili connessi alla libreria musicale sullo storage server.

In sintesi
Scegliere, acquistare e riempire di musica lo storage sterver che conterrà progressivamente tutta la musica di nostra proprietà è un processo piuttosto semplice per chiunque abbia un minimo di dimestichezza con il mondo dei PC e l'archiviazione dei file. Ottenere come risultato una libreria anche ben organizzata e pronta per sopportare gli sviluppi futuri richiede qualche attenzione in più, e nel post sono forniti alcuni suggerimenti in questo senso, e soprattutto richiede l'investimento di una quota non trascurabile del nostro tempo prezioso. Non è però un requisito indispensabile per iniziare ad ascoltare la musica, e la strategia migliore consiste probabilmente nel procedere per gradi e in parallelo.

(Nota: La configurazione adottata, utilizzando alcuni componenti Apple, non è completamente conforme al protocollo DLNA, in particolare non sono DLNA la connessione tra Remote DMP e DMP e tra DMP e DNS; faccio riferimento al modello soltanto per semplicità di esposizione e perché il componente di base, lo storage server, li supporta e potrebbe quindi essere inserito in configurazioni alternative solo DLNA, realizzate ad esempio con Foobar2000 e con un PC Windows o con un network audio player Marantz, Denon o altri)

Gli altri articoli che descrivono questa configurazione completa per la musica liquida:

Seconda parte: Il media player
Terza parte: L'ascolto in streaming con Spotify
Quarta parte: Il player Hi-Fi Fidelia in prova
Quinta parte: L'esperienza di utilizzo in pratica