Il libretto? Non c'è, è stato eliminato assieme a tutte le informazioni che conteneva, come i testi delle canzoni, il personale che ha suonato nel disco, le foto della registrazione e tutte le altre cose che si solito si potevano leggere su di esso.
Addirittura, sono eliminate anche le informazioni minime indispensabili che erano presenti quasi sempre anche sulle etichette dei dischi in vinile, quindi anche sui dischi con busta non personalizzata. Ci riferiamo ai nomi degli autori delle canzoni e alla durata delle suddette canzoni.Per salvare i diritti degli autori sul Povero CD si possono leggere, sul bordo, scritte come questa: "For credits write to UMGI, 364-366 Kensington High Street, London". L'esempio è tratto dal disco di Amy Winehouse "Frank", che è pubblicato appunto dalla Universal Music Group - Island.
Ridotto in questo modo il CD è veramente un supporto e nulla più, consente appunto di portare la musica dall'editore al consumatore in modo alternativo al download da Internet.Il costo è lo stesso (ovviamente il Povero CD costa meno del CD, il senso dell'operazione è tutto qui) e le informazioni che mancano (testi, autori ecc.) si possono trovare su Internet. Così come avviene per il download musicale.
Vantaggi rispetto al download: formato non compresso e maggiore semplicità per chi non ha tanta dimestichezza con Internet e con iTunes e/o non ha una carta di credito o prepagata.Svantaggi: tutto il resto, a cominciare dalla praticità, il download, ad esempio, di Frank della Winehouse, richiede pochi minuti e quello che si scarica può essere immediatamente utilizzato in molti modi.
Una operazione che appare quindi più una mossa per contrastare iTunes o per coprire fette di mercato residuali. ma in controtendenza con quanto la logica suggerirebbe: aumentare il valore dell'oggetto CD, rappresentato non solo dalla musica, ma anche dalla bellezza della confezione e dalla ricchezza dei contenuti informativi accessori. Gli elementi che hanno fatto la fortuna dell'LP in vinile, e che gli hanno consentito di sopravvivere contro tutto e contro tutti, anche a 25 anni di CD.
Il Povero CD spogliato di ogni valore si mostra per quello che è: un dischetto con un contenitore. E qualunque acquirente sa che quel dischetto costa poche decine di centesimi di Euro, e la copertina poco di più. Mentre la casa discografica vorrebbe vendercelo a 10 Euro. Naturalmente è un formato alternativo a quello standard, che quindi le case discografiche ritengono di poter vendere con maggiore credibilità ai soliti 20 Euro (loro ossessivo obiettivo, di anno in anno sempre più irrangiubile). Il problema è che poi, passati pochi mesi, vengono magari rimessi in vendita gli stessi CD come catalogo a 12, 13 o 15 Euro.
Tutti elementi (incertezza sul prezzo effettivo, poca chiarezza di comunicazione sul valore del prodotto, variazioni di prezzo nel tempo, canali alternativi in competizione) che tradizionalmente hanno un effetto sicuro: deprimono la domanda.