domenica 25 aprile 2010

Ascoltare la musica liquida: la soluzione all-in-1

Per ascoltare la musica "liquida" scaricabile via Internet dai siti specializzati, possibilmente in alta definizione, bisogna assemblare normalmente diversi componenti, hardware e software. Una operazione che richiede pazienza e anche una certa competenza, e che magari va ripetuta anche per successivi ascolti se si utilizza, come sorgente, un notebook portatile usato anche per altri scopi.
Ma non c'è una soluzione più semplice, già pronta e compatta, insomma una soluzione "tutto in uno"?

Ma certo, anche perché con la tecnologia attuale, in una scatola delle dimensioni di un normale componente hi-fi può entrarci proprio tutto quello che serve, fatta eccezione, per limiti fisici invalicabili,  per i diffusori (le "casse").

La ipotetica soluzione all-in-1 dovrebbe quindi contenere:
  1. uno spazio disco dove memorizzare la musica liquida (uno storage server)
  2. un media player per organizzarla, selezionarla e suonarla
  3. un monitor per visualizzare l'archivio musicale e comandare il media player
  4. un lettore CD/DVD per leggere e acquisire la musica da supporto fisico
  5. una connessione ad Internet per acquistare e scaricare la musica liquida
  6. un convertitore digitale analogico (DAC) multiformato
  7. un amplificatore stereo per guidare le casse
Anche se la tecnologia consentirebbe una integrazione completa, non mi risulta che al momento sia proposto da alcun fornitore una unità che comprenda tutti e sette questi componenti. Però esistono già interessanti soluzioni intermedie. Ne vediamo alcune descrivendo le caratteristiche principali, e rimandando ad approfondimenti successivi per le più interessanti.

Cyrus 8xp d
Si tratta di un classico amplificatore inglese, piacevolmente compatto e molto apprezzato, in produzione con diverse versioni da molti anni, e costantemente aggiornato. Il costruttore ha aggiunto ora un DAC interno, che consente quindi di collegare anche un PC, sia su una porta S/PDIF (anche in HD fino a 96Kbps) sia su USB (limitato a 48K). Solo i punti 5 e 6 sono quindi inclusi in questa unità, che però è una soluzione molto indicata per la connessione di un notebook, in particolare di un MacBook della Apple (che ha la connessione S/PDIF), che potrà includere tutti gli altri 4 componenti. Diventerà ancora più interessante quando il costruttore (questione di tempo, penso), includerà un DAC di ultima generazione, in grado di gestire audio in alta definizione massima anche dalla porta USB.
E' una soluzione particolarmente orientata al versante hi-fi analogico e agli appassionati tradizionali. E che si sta diffondendo, con sempre nuovi modelli dotati anche di ingresso USB.

Olive O4HD Music Server
Tra i molti music server proposti da fornitori spesso agli inizi segnaliamo, sempre a titolo di esempio, questo, proposto da una casa americana specializzata, che produce solo in USA, certo non di prima grandezza ma già abbastanza affermata. Questo modello include tutti i componenti, fatta eccezione per l'amplificatore audio (7) e il download digitale (5).  Persino il monitor è incluso, con un comodo schermo touch screen sul frontale, di ridotte dimensioni ma sufficiente allo scopo, e comunque sostituibile da un monitor TV tramite una connessione HDMI.
Per l'ascolto quindi dovrà essere collegato all'impianto hi-fi come una qualsiasi sorgente analogica. Per incrementare la libreria musicale potrà essere collegato ad un computer mediante la connessione Ethernet  o Wi-Fi inclusa, mediante la quale sarà visto dal PC come uno storage server, o si potrà utilizzare la unità CD per importare musica su supporto fisico.
DAC di ultima generazione e qualità complessiva molto buona, a detta di Computer Audiophile, ne fanno una soluzione tra le più comode ed efficaci attualmente offerte dal mercato.

Mac Mini
Il popolare Mac compatto può essere anche una efficace soluzione all-in-1 per la musica digitale. Tutti i componenti da 1 a 5 li include, salvo il monitor, che però può essere anche realizzato con un collegamento ad uno schermo TV (se il layout lo consente: ovvero se è posizionato vicino ad esso). Al posto della tastiera per comandare il media player, che sarà in questo caso naturalmente iTunes, si potrà usare un iPhone o un iPod Touch con una apposita applicazione che lo trasforma in un comodo telecomando.
Rimane fuori solo il DAC (ce ne sono a partire da 100 €, come già accennato) e l'amplificatore.
Il costo è basso se confrontato ad altri prodotti hi-fi e quindi questa soluzione, anche se il Mac Mini fosse dedicato solo a questo scopo, potrebbe anche essere una delle più economiche, soprattutto per chi un buon amplificatore lo abbia già. In unione con un ampli come il Cyrus avrebbe tutti i componenti in due compatti box.
Unica limitazione (pratica) può essere rappresentata dalla incompatibilità con iTunes di buona parte della musica liquida in alta definizione disponibile (quella in formato Flac, il più diffuso, o WavPack). Non è una incompatibilità insuperabile, è una scomodità (un po' pesante) che richiede la conversione preventiva in formato Apple lossless del materiale scaricato in questo formato.
Perché proprio il Mac e non un altro PC qualsiasi? Perché è estremamente compatto e soprattutto è silenzioso.

Linn Majk DS-I
La soluzione all-in-1 proposta dalla Linn, l'importante produttore inglese (scozzese) che gestisce anche una casa discografica e un sito specializzato in produzioni musicali in alta definizione, è simile come impostazione al music server della Olive.

La differenza principale è che in questo caso è inclusa nella scatola la unità di amplificazione e invece non è incluso il disco fisso, ovvero lo storage server dove dovrà risiedere la libreria dei file musicali in formato digitale. Di conseguenza anche la unità di lettura CD/DVD, che per chi vuole passare al digitale serve essenzialmente per trasferire la musica in digitale, non è inclusa. La connessione allo storage server esterno (che può essere un modello qualsiasi, un PC o anche un modello specifico proposto da Linn) avviene tramite una connessione di rete Ehernet, utilizzando un protocollo standard adottato da diversi fornitori, il DLNA, e in casa potrebbe essere rappresentata da una comoda connessione powerline (su rete elettrica).
Per il resto è una unità molto versatile, con un gran numero di ingressi digitali ed analogici, e un amplificatore integrato da 100W, con qualità e potenza adeguati per qualsiasi sistema di altoparlanti.
Per la selezione e l'ascolto della musica può essere usato un PC (che vede questa unità come un DAC esterno) oppure, e questa sarà la soluzione standard per chi inserirà questa unità nel proprio impianto hi-fi, con un telecomando collegato via wi-fi, funzione che può essere svolta da un iPod touch o da un iPhone con l'apposito software.
Il music server della Linn è poi particolarmente progettato per gestire la musica in streaming, quindi i numerosi ingressi digitali possono servire per connettere al DAC trasmissioni musicali via satellite o da altre sorgenti digitali, ricavandone le migliori prestazioni. DAC interno che gestisce tutti i formati attuali e può essere aggiornato.

Naim Uniti
Uno dei massimi competitori in UK della Linn, la ben nota casa Naim (amplificatori, lettori CD, casse) propone un'altra interessante soluzione all-in-1, che si dichiara tale sin dal nome. L'insieme non differisce di molto dal Linn Majik DS-I, ci sono gli stessi componenti con in più il lettore CD (non multiformato né DVD, però). L'amplificatore incluso è di potenza inferiore e per il resto sono disponibili anche qui un DAC integrato adatto anche all'alta definizione e che supporta il formato FLAC, collegamenti in rete Ethernet e wi-fi per il disco esterno, anche qui con protocollo DLNA, numerosi ingressi e predisposizione per lo streaming di contenuti audio (che evidentemente in UK sono più interessanti che da noi, per un appassionato di musica).
Sulla qualità in confronto con il Linn il dibattito in rete è aperto, apparentemente sono in maggioranza i sostenitori della Naim (poprio come produttore) e questo vale anche per le loro soluzioni all-in-1. Non ho dubbi perà che anche la qualità del Linn sia più che buona.

La Naim ha comunque messo in commercio dopo lo Uniti (che pare abbia avuto un buon successo) una versione compatta e decisamente più economica, lo UnitiQute. A parte le dimensioni molto ridotte (la metà circa) e il prezzo decisamente inferiore (meno della metà) manca in pratica solo il lettore CD e per il resto le funzionalità sono equivalenti. Molto interessante quindi per chi non abbia già un ampli di qualità o lo debba rinnovare.

In sintesi, le soluzioni all-in-1 ci sono e si stanno sviluppando. I prezzi non sono economici ma neanche proibitivi, tenendo conto che occorre poco altro e si risparmia anche sui cavi. Il Naim Uniti è oltre le 3000 sterline, ma lo UnitiQute è sotto le 1500, sotto alle 2000 il Majik DS-I, e nello stesso livello di prezzo il Cyrus, il MacMini cme noto è intorno ai 600 €, e l'Olive è sotto i 2000 $ con 2TByte.
Investimenti impegnativi in assoluto ma quasi da fascia bassa se confrontati ai prezzi tipici dell'Hi-Fi.

Sarebbe bello poterli provare sul campo, ma non è nelle possibilità di un semplice blog. Le riviste del settore tipo Audio Review, che invece potrebbero, piuttosto che provare questi componenti che sicuramente interessano a molti, si attardano a provare componenti specializzatissimi hi-end come preamplificatori phono che costano cifre con le quali si farebbe due volte il giro del mondo e che interessano (forse) a 4-5 persone in tutta Italia.

sabato 3 aprile 2010

Lotta al caro disco

Qualche giorno fa stavo pagando dopo aver acquistato alcuni libri da Feltrinelli e ho visto vicino alla cassa l'ultimo CD, appena uscito, di Sade, Stavo per comprarlo ma mi è caduto l'occhio sul prezzo, che è rimasto sempre quello per un album nuovo, crisi o non crisi del CD, 20 € e 90. Il prezzo che le case discografiche cercano di imporre da anni e che la totalità degli acquirenti considera esagerato per un CD. A malapena lo accettano se si tratta di un CD da regalare (regalo poco originale) o dell'ultimo album del proprio gruppo o interprete preferito.

Un po' come in questo caso.  Ma esiste una alternativa per avere un CD "doc"?
Ma certo. Si può comprare su Amazon. Per esempio su Amazon UK, che è vicino e costa meno di spedizione. Non è che stia facendo la pubblicità a questo popolare e profittevole servizio (non ci guadagno nulla, non ho neanche la inserzione) racconto solo come funziona e mi chiedo come mai funzioni così.

Andando sul sito di Amazon si possono facilmente cercare gli album che interessano. C'è praticamente tutto (anche in formato LP) perché oltre al magazzino principale di Amazon stessa ci sono molti "negozi" associati. In questo caso si trattava di una novità, facilmente reperibile da Amazon, con un prezzo base di 7.08 sterline. Considerato il costo della vita in UK sono circa 7 € e già qui uno si fa qualche domanda. Grazie poi al cambio favorevole che deriva dal nostro caro Euro forte anche l'acquisto dall'Italia rimane decisamente conveniente. Quando ho acquistato io era a 0,9 e quindi partivamo a meno di 8 €. Poi c'è l'IVA (VAT) che però in UK è solo il 16,7% e si arriva quindi a 9,2 € circa, E chi non accetterebbe come prezzo per un CD appena uscito 9 o 10 Euro? Certo, comprando via Internet ci sono da aggiungere i costi di spedizione, ma aspettiamo un momento.

Visto che i costi di spedizione, che di solito sono attorno alle 3 sterline, diminuiscono proporzionalmente acquistando più CD ho cercato se c'era qualcosa di interessante da aggiungere. Per esempio l'ultimo disco e il sorprendente grande successo internazionale (per un album di qualità e anche minimalista) di Jack Johnson, Sleep Through The Static (#16 mondiale nel 2008). Questo non è più una novità e il prezzo è anche inferiore: 4,66. Un terzo disco? Mi andava di riascoltare il fulminante esordio di Amy MacDonald: è del 2007, sono sufficienti 4,60 sterline anche in questo caso.

Totale? La spedizione costava 2,96 GBP, l'IVA pesava per altre 3,3 sterline, i tre dischi venivano 19,9 sterline che, tradotte in europei soldi, aggiungendo anche il cambio maggiorato della carta di credito, facevano 22,9 € in tutto. Due soli miseri € in più dell'acquisto immediato da Feltrinelli o Mondadori.

E il tempo di spedizione? Dagli Stati Uniti effettivamente bisogna spesso aspettare molto, anche un mese, ma dal Regno Unito i tempi sono come in Italia, magari pure più rapidi. Dopo 5 giorni il pacchetto era arrivato con tre CD nuovi, completi di libretto, foto, testi, e anche della confezione ecologica tutta in cartoncino del coerente Jack Johnson. Che era una ristampa e quindi anche con bonus track (spesso è così nelle stampe inglesi).
Con una media di meno di 8 € tutto incluso per ogni album direi che la lotta al caro CD può dirsi vinta, sono costati  meno che acquistarli su iTunes (dove Sade e Jack Johnson sono ancora a prezzo pieno di 9,99 € e This Is The Life è a prezzo ridotto di 7,99). Ma per gli affezionati al formato album e alla musica su supporto fisico (come me) poi rimane ancora la confezione e la stampa su CD. Anche se adesso Apple ha introdotto qualcosa di simile, almeno come funzionalità, anche nel mondo digitale, i "digital booklet" associabili ad ogni album intero copiato.

Da osservare infine che il costo di acquisto potrebbe essere ancora più basso, almeno per il catalogo (gli album non novità) rivolgendosi agli altri negozi Amazon che vendono anche usato. I CD se tenuti regolarmente non subiscono usura e quindi si possono trovare a prezzi veramente bassi in condizione "as new". Ci sarebbe poi anche la alternativa eBay ma qui l'acquisto di CD richiede qualche attenzione in più, per la grande quantità di CD "fatti in casa" (anche e soprattutto all'estero, Forcella non è solo a Napoli) in cui si può incappare. Diverso ovviamente il caso per LP o DVD-A o SACD, che non sono realizzabili se non industrialmente.

Rimane invece senza risposta le domanda sottintesa sin dall'inizio: perché le case discografiche seguono queste strategie di prezzo? Forse perché qualcuno che compra nei negozi a questi prezzi ancora c'è. Forse perché Amazon può strappare sconti o accettare margini inferiori. Sta di fatto che, evidentemente, i CD potrebbero costare 10 €, e gli acquirenti (sempre meno numerosi) non fanno fatica ad averne la prova. Arriveranno mai alla conclusione che per vendere un oggetto forse conviene metterlo al prezzo che gli acquirenti potenziali sono disposti a pagare, prima che gli acquirenti potenziali svaniscano?

Per ora pare di no, e il recente rapporto sull'anno 2009 che si può leggere sul sito dell'IFPI (l'associazione mondiale della industria discografica) è tutto un inno ai magnifici risultati del download digitale, in forte crescita (ma la musica pesa per il 27% del totale e questa crescita non compensa la caduta del fatturato nei supporti fisici) e tutto un atto di accusa al colpevole numero uno, che per loro rimane sempre la pirateria.