martedì 7 settembre 2021

Diffusori acustici elettrostatici, oggi

La tecnologia elettrostatica per la diffusione del suono è senza dubbio più lineare e quindi più fedele della tecnologia tradizionale usata per gli altoparlanti. Avevo già riassunto i vantaggi di questa tecnologia l'anno scorso nel post che presentava la prova delle mie nuove cuffie elettrostatiche Stax SR-L500 e quindi non lo ripeto qui. Ricordo solo che un altoparlante elettrostatico senza particolari accorgimenti raggiunge tutti i parametri di riproduzione fedele del suono che richiedono invece equilibrismi tecnici per gli altoparlanti dinamici. E difatti, se provate a leggere una prova a caso di un sistema elettrostatico è sempre entusiastica. In questo post provo quindi a rispondere a una domanda che mi pongo da tempo: perché i diffusori elettrostatici in commercio (evitiamo di chiamarle "casse" perché la cassa proprio non c'è) sono così pochi?

Le due famiglie di diffusori elettrostatici
Si dividono in due grandi famiglie, elettrostatici full range ed elettrostatici ibridi. I secondi esistono per superare i due unici ma non secondari problemi dei diffusori elettrostatici: la risposta sulle basse frequenze e la dinamica. Non avrebbero in teoria problemi a garantire una risposta sui bassi vicina alla quasi perfezione come le cuffie, ma servirebbe una superfice molto grande, e quindi un costo e un ingombro considerevoli. Le ibride sono quindi la classica soluzione di compromesso.

Il primo diffusore elettrostatico prodotto in serie è stato il modello ESL 57 della inglese Quad. E' stato presentato proprio nel 1957 e in quegli anni i dischi erano ancora mono, così come la trasmissione FM (che probabilmente stanno ascoltando con il componente sempre Quad che si vede in basso a sinistra). Ed infatti il diffusore davanti a marito e moglie era uno solo.

I produttori
Una ricerca approfondita ha consentito di appurare che sono veramente pochi, e solo alcuni hanno una distribuzione (e assistenza) in Italia, la maggior parte sono in vendita con la formula "ship worldwide" nel senso che li compri online e li spediscono a casa tua, se poi qualcosa non va li rispedisci a loro per la riparazione. Una cosa che si può anche fare, anche alcuni produttori italiani lo fanno, come Audio Analogue, di cui sono cliente, ma se il trasposto nazionale è gratuito (come per AA) e se le dimensioni sono ben altre. In sintesi al momento le case produttrici sono:

  • Full range distribuite in Italia
    • Quad (UK - High Fidelity Italia)
    • Audio Exklusiv (Germania - Acme Eletcronic)
  • Full range disponibili "ship worldwide"
    • Audiostatic (Olanda, USA)
    • Involve Audio (Australia)
  • Ibride distribuite in Italia
    • Martin Logan (USA - Audiogamma)
  • Ibride disponibili "ship worldwide"
    • Janszen (USA)
    • Muradio (Canada)
    • Sanders Sound Systems (USA)


Martin Logan

La soluzione ibrida sembra il miglior compromesso, se realizzata con cura, e difatti Martin Logan è tra i produttori mondiali con ampia diffusione e ampia gamma ed è sicuramente il numero uno, quasi monopolista, tra i produttori che usano pannelli elettrostatici. Nel corso del tempo hanno messo a punto soluzioni tecniche che consentono una buona fusione tra frequenze inferiori riprodotte dai woofer e frequenze medio alte a dominio elettrostatico. Nei modelli più recenti di fascia alta adottano la soluzione di due woofer in controfase per minimizzare le vibrazioni indotte dalla riproduzione dei bassi sul mobile, e che influenzano la sottilissima membrana all'interno delle celle elettrostatiche, che crea il suono. In più, per linearizzare la risposta, adottano la correzione ambientale digitale, in particolare hanno scelto quella di Anthem (ARC, Anthem Room Correction) con la sezione bassi attiva. In questo modo anche in ambiente si può godere alle basse frequenze la stessa precisione e lo stesso dettaglio (o quasi) che si apprezza con le cuffie elettrostatiche. Il costo ovviamente non è basso ma neanche esagerato, i tre modelli ARC vanno da 7500 a 16.000 Euro, a dimostrazione che sono un'azienda industriale e non artigianale.  (Nella immagine promo il modello top della serie "masterpiece" di Martin Logan  il Renaissence 15A).

Le Martin Logan sono quindi, leggendo le recensioni, ottimi diffusori al livello dei migliori competitori della stessa classe, e raggiungono un'eccellente coerenza tra medi e alti grazie alla tecnologia elettrostatica, senza penalizzazioni sui bassi. La mia impressione però è che non raggiungano l'obiettivo di ricreare il "suono elettrostatico in ambiente". Solo una impressione perché pur volendolo fare da anni non sono mai riuscito a sentirle, in mostre e negozi mai viste, nonostante la distribuzione in Italia. 

Quad 
La casa inglese (ora non saprei) dai molti estimatori negli anni '70 è stata pioniera assoluta della tecnologia elettrostatica, con la celebre ESL 57, del 1957, ovviamente. Un unico pannello elettrostatico a gamma intera, opportunamente curvato e inclinato per garantire una realistica diffusione in ambiente se correttamente posizionate. Come la LS3/5A della BBC è rimasta un classico e tuttora vengono ricondizionate e vendute come nuove ad appassionati che le ritengono un esempio forse insuperato di suono elettrostatico (diretto, trasparente, originale) in ambiente.
Conviene soffermarci un po' sulle ESL 57 perché sono un esempio di quello che si può ottenere con i pannelli elettrostatici in ambiente, e quali limitazioni si devono accettare. Faccio riferimento ad alcune credibili descrizioni su blog specializzati e alle impressioni di un amico di anni fa perché ovviamente sono ancora più difficili da trovare per ascoltarle.

Molte aziende propongono tuttora la ESL 57 ricondizionata o anche praticamente ricostruita, come questa del laboratorio tedesco Music-Shop.

Le mitiche Quad ESL 57
Partendo dalla fine, questa è la testimonianza per il suo blog Medialux di un noto appassionato che possiede tra le altre cose un paio di ESL 57, perfettamente ricondizionate in Germania dalla società partner di Quad all'epoca:

"Il palcoscenico virtuale è sorprendente, i diffusori sembrano sparire. La banda media è naturale  e l'immediatezza e l'attacco pulito degli elementi percussivi nella nostra musica a volte ci fa saltare. La pellicola leggera come una piuma utilizzata all'interno dei diffusori ha una massa così bassa che non avvertiamo quasi alcuna compressione all'inizio di un nota o di un evento percussivo. Sono sorprendentemente veloci: il modo come reagiscono ad uno schiocco di dita, un attacco di pianoforte o un colpo di un rullante è incredibile. Ascoltare un paio di Quad ESL 57 con un posizionamento di tipo monitor a distanza ravvicinata è come utilizzare un gigantesco sistema di cuffie Stax senza lo svantaggio della localizzazione del suono che si crea nella tua testa, un problema tipico della maggior parte delle cuffie. La pulizia e la coerenza della musica ci spinge ad ascoltare per ore."

Ancora una ESL 57 in un ambiente moderno. Anche in questo caso sembra comunque più che altro un curioso oggetto di arredamento dalle finalità ignote, perché non si vede traccia del cavo di alimentazione, che invece per questi diffusori (come si intuisce dal nome) è proprio necessario.

E' importante però conoscere il prezzo da pagare per raggiungere questo risultato:

  • la collocazione in ambiente: nessun ausilio con correzione ambientale, per ottenere bassi sufficienti e collocazione spaziale il posizionamento deve essere quello pensato da Peter Walker, il fondatore e primo progettista della Quad, quindi: 
    • ascoltare seduti in basso, su una chaise longue o qualcosa di simile, le ESL 57 sono basse e inclinate per sfruttare la riflessione del pavimento per incrementare la risposta sui bassi, non vanno sollevate, dobbiamo abbassarci noi;
    • ascoltare da soli, devono essere orientate precisamente verso l'ascoltatore, al vertice del triangolo stereo, non c'è posto per altri;
    • devono essere lontane, molto lontane dalla parete di fondo (a 1/3 della lunghezza della stanza, dicono), perché le elettrostatiche emettono a dipolo (anche dietro ovviamente) e la musica si diffonde come un 8, la riflessione posteriore deve tornare in fase a potenziare i bassi e non sporcare i medi, e non devono neanche essere troppo vicine alle pareti laterali
  • la collocazione ideale deve essere trovata per tentativi, usando anche rumore bianco o audio test su frequenze specifiche, solo con la collocazione, la pazienza e tutto il tempo necessario si ottengono i risultati descritti
  • niente amplificatori potenti, possono forare letteralmente la membrana in mylar, ha un limite di corrente, ma neanche amplificatori con problemi su carichi difficili, sono poco efficienti (84dB) e difficili da pilotare; l'amplificatore Quad progettato per loro era un 15W a stato solido
  • l'ascolto può essere solo "near field monitor", a massimo 2 metri o poco più dai diffusori per i limiti sopra citati, a questa distanza si può avere infatti ancora una pressione sonora fino ai 100dB, sufficiente per molti generi di musica
  • ma non tutti, con le ESL 57 si può ascoltare jazz acustico, folk, voce, classica e anche orchestra, ma non la grande orchestra tonitruante, e meno che mai metal, hip hop e simili (ma sarebbe un pazzo chi avesse questa idea)
  • diffusori non universali, simili nei pregi ma anche nei limiti ai mini diffusori mitici come le citate LS3/5A, le Sonus Faber Minima, le ProaAC Tablette, adatte a solo chi vuole accettare questi limiti (o ha due impianti).
Sul web si trovano molti esempi di collocazione totalmente errate. Questa ad esempio, per due ESL 57 perfettamente conservate, è la negazione di tutte le regole per un corretto ascolto riassunte prima e messe a punto dal blogger appassionato  Ekkehard Strauss per il suo blog Medialux

I successori
I diffusori full range successivi e quelli attualmente prodotti si sono posti invece un obiettivo più ambizioso, cioè superare queste limitazioni e portare il suono elettrostatico a chi non accettava una riproduzione limitata a pochi generi e "personale". Lo ha fatto la stessa Quad con il successivo modello 63 poi evoluto ma mantenendo lo stesso progetto di base, nei modelli  988/989 (che ho ascoltato anni fa, in condizioni però non ottimali), poi 2805/2905 e infine 2812/2912 tuttora in produzione, Lo hanno fatto molti altri inclusa la stessa Stax e mi piace ricordare anche un diffusore a suo tempo famoso,  l'Acoustat X, elettrostatico attivo con ampli a valvole di notevoli (ma non grandissime) dimensioni, di cui ricordo (come molti) le eccellenti prestazioni, ma poi sparito e anche difficile da trovare per via della produzione certo non di massa.

Il risultato di molti anni di tentativi (molti altri ce ne sono stati) di rendere le elettrostatiche full range una scelta presa in considerazione da un numero di appassionati significativo, non è stato mai ottenuto da nessuno, possiamo concludere che l'unica soluzione che è riuscita ad avere un mercato è quella ibrida di Martin Logan. La motivazione probabilmente è che nessuno di questi modelli è riuscito a creare e dimostrare quella discontinuità dalla casse acustiche tradizionali che fa superare i limiti e decidere di salire il gradino. Come la ESL 57, che difatti è ancora cercata dopo decenni.
 
Le Quad ESL 63 (progettate nel 1963 ma messe in produzione nel 1981) in un'altra installazione in ambiente totalmente assurda individuata dal web.

L'unico successore moderno delle ESL 57?
A parte le Quad ESL 2812 e 2912 che sono ancora presenti nel catalogo Quad, e non so quanto effettivamente promozionate e vendute, si nota la presenza di un sistema elettrostatico "basic"  progettato anni fa dalla piccola società olandese Audiostatic. Un semplice pannello di dimensioni non grandi, un trasformatore, rifiniture spartane e costruzione solo sufficiente allo scopo di tenere il pannello in verticale, con due modelli SP-100 (altezza1,36 mt) ed ES-100 (1,88 cm) e presentazione spartana pure sul sito web (vedi foto della SP-100 a lato). Il primo, che dal sito sembra l'unico rimasto in produzione, dal costo tutto sommato accessibile (2.990 €) , l'altro in USA nel 2011 costava 3.400 $.

Di questi diffusori, del modello più grande, si può leggere una prova molto positiva sul blog di Stereophile (link) ma risale a 10 anni fa e anche dal sito non si capisce se sono ancora sul mercato oppure no. Se fosse ancora in produzione l'SP-100 consentirebbe di ricreare molto probabilmente una qualità del suono simile a quella descritta prima per le Quad ESL 57, adottando tutte le indicazioni sulla corretta collocazione, con maggiore resistenza ai danneggiamenti del pannello e quindi maggiore volume di suono, grazie all'adozione di tecniche di costruzione del pannello elettrostatico aggiornate.

I due modelli della Audio-Exklusiv sono sicuramente ancora prodotti e acquistabili e hanno anche un distributore italiano. Sono pannelli più alti (ca. 2 metri) e costosi (P 3.1  € 8000 / P6.1  €17.000 ), richiedono una stanza molto grande e amplificazioni potenti. Non sembrano molto diffuse pur essendo in produzione da molti anni con successive evoluzioni. Si trova solo una recensione (Dagogo) peraltro non del tutto positiva. Non sembrano in grado di recuperare lo scarso interesse degli appassionati per il suono elettrostatico nella propria stanza della musica.

E gli altri?
Per vari motivi sembrano di scarso interesse e li ho elencati solo per completezza. O sono di progetto superato (Janszen) o indirizzate all'home theater (Involvo) o una variante poco convincente delle Martin Logan (Muradio) o un produttore locale e artigianale (Sanders)

Qualche altro esempio di errata collocazione in ambiente?
Non mancano certo, ecco l'immagine promozionale scelta dalla Martin Logan per il loro modello di punta Masterpiece Renaissance 15A (citato prima e recensito anche da Audio Review alcuni mesi fa).

 

Come acquistare un impianto da decine di migliaia di €  per guardarlo e basta, A parte l'assenza di qualsiasi cavo di collegamento e di alimentazione che avrebbe distrutto l'algida perfezione del pavimento e dei mobili, si nota la presenza di vetri riflettenti a pochi decimetri da potenti diffusori elettrostatici a dipolo e, per non farsi mancare nulla in termini di riflessione, anche un grande tavolo di vetro davanti. Hanno molta fiducia nella room correction ARC presumo, ma purtroppo agisce solo sui woofer. Se mai i "capolavori" della Martin Logan fossero collegati la padrona di casa ne chiederebbe probabilmente lo spegnimento immediato, se non la rimozione.


domenica 5 settembre 2021

Un impianto vintage

A causa di alcuni incastri famigliari sarò per alcuni mesi in un'altra casa, la casa dei miei genitori, dove è ancora installato il vecchio impianto che avevo quando sono andato a vivere nella mia prima casa a fine anni '80. E' comunque un impianto Hi-Fi e ho deciso di accontentarmi di questo, piuttosto che spostare, installare e riconfigurare il mio impianto attuale. Ho pensato che sarebbe stata anche un'occasione per confrontare il suono di un impianto anni '70-'80 con uno di oggi.

L'impianto vintage
Era basato su un classico trittico dell'epoca: Thorens, Yamaha, AR., in particolare: Thorens TD 104, Yamaha A-550, AR 48S. Componenti quindi di classe media e coerenti con il mio primo stipendio, come impatto economico, ma seguivano lo schema dell'impianto messo insieme negli anni a casa dei miei, composto da Thorens TD 166, Yamaha CA-600 e AR 3a. Sarebbe stato sicuramente più interessante, ma l'ampli e le casse sono da revisionare. Dato che a suo tempo non si parlava proprio di cavi, aggiungo anche che in questo impianto sono ancora quelli dei primi tempi, il classico doppino rosso-nero di piccolo diametro, e lunghezza è significativa, quasi 10 mt.

L'installazione in ambiente
A differenza della mia casa che sconta alcuni vincoli da palazzo d'epoca, è quasi ottimale: l'impianto è in un salone molto grande, di forma regolare di rettangolo, le casse acustiche sono montate su piedistalli ai due angoli, ad ampia distanza tra loro, mobili, divani e tappeti sono  ben distribuiti e dovrebbero garantire un buon bilanciamento tra riflessione e smorzamento. Le casse sono vicine agli angoli e questo dovrebbe portare a un rinforzo sui bassi, ma la posizione non è estremamente critica, essendo diffusori a sospensione pneumatica.

L'ascolto, come
Il giradischi non è esattamente il vertice della produzione Thorens, il pre-phono compatto NAD che ho l'ho prestato da tempo a mio fratello, dovrei quindi usare quello dell'ampli che non è eccelso, la testina è da cambiare (attualmente è montata un'Audio Technica economica), i miei LP non li ho portati qui e quelli di mio padre che sono qui non sono molto attuali. Risultato: non ascolto con il giradischi (e neanche con la vecchia piastra a cassette, il lettore CD non c'è) ma con Chromecast Audio collegato all'ingresso Aux per trasmettere da Qobuz album in qualità CD o in HD.

Impressioni d'ascolto
Questo è lo scopo della prova, verificare se un impianto vintage ha ancora un significato, se ci sono differenze consistenti (in meglio o in peggio), se addirittura si riesce a cogliere qualche vera o presunta emozione nuovo in questo suono dal passato, anche se non totalmente analogico.

I primi ascolti sono stati fatti con musica pop e rock, la grande stanza era ben riempita di suono, la collocazione buona, insomma, funziona. Poi sono passato ad ascolti più mirati, di jazz acustico (Bill Evans Trio) e qualcosa che non andava è emerso subito: collocazione spaziale falsata (batteria e piatti che sembrano provenire da dentro la cassa sinistra) e contrabbasso di Scott La Faro quasi inudibile.
Il componente più debole era probabilmente l'amplificatore, anche perché soggetto maggiormente alle ingiurie del tempo e mai revisionato, e l'ho sostituito con il mio ampli precedenti, un componente sicuramente superiore il Fase Evoluzione Audio Performance 1.0 progettato da Fabio Serblin, un valido prodotto italiano, un po' carente come potenza  (40W) e si sentiva con la classica alzando il volume, ma piuttosto valido per gli altri parametri. 

E le cose sono andate a posto, evidentemente qualche condensatore da cambiare o qualche altro elemento da revisionare c'era. Quindi il trio correttamente disposto, il contrabbasso ritornava ad essere presente nella stanza,, le casse sparivano e la ricostruzione spaziale, anche con altri brani risultava corretta, anche se non in profondità causa sistemazione dei diffusori.

Poi sono passato all'ascolto di uno dei miei brani test preferiti, All Or Nothing At All di Diana Krall, che inizia con solo la sua voce e il contrabbasso di Christian McBride, registrazione eccellente che consente di mettere subito a fuoco due classici punti deboli di un impianto. Qui il contrabbasso netto e potente senza code se non quelle naturali dello strumento, confermava l'efficacia della sospensione pneumatica, colpevolmente semi abbandonata dai produttori attuali. Ma la voce di Diana Krall suonava diversa, apparentemente più aspra, ma, ascoltando con più attenzione, era perché mancavano quelle sottigliezze, sfumature, impercettibili respiri che la rendevano naturale e presente negli ascolti che ricordavo. Come una foto ad alto contrasto dove si perdono i mezzi toni. E anche in questo caso la differenza la facevano le AR 48S, con il loro tweeter datato e soprattutto con un midrange a cono abbastanza cheap anche per l'epoca. Sicuramente loro perché il Performance 1.0 con quel brano e con le Kef l'avevo ascoltato molte volte. O magari saranno proprio i cavi? Sarebbe un po' costoso verificarlo, ma sarebbe da provare.

Continuando negli ascolti ho però avuto altre sorprese, ad esempio con una nuova uscita dedicata alla immensa Aretha Franklin, che raccoglie in più "CD virtuali" un'ampia selezione della sua amplissima produzione (esclusi stranamente i due suoi brani che preferisco: Save Me e la semi-sconosciuta Sweet Bitter Love) e in HD, spesso in mono. Qui in una sua notevole interpretazione (A Change Is Gonna Come) registrata in mono, la voce era sempre un po' troppo squillante, ma un alone di ambienza creato apparentemente da un impercettibile eco rendeva l'esecuzione particolarmente realistica e la presenza e autorità della regina del soul ricreata davanti a noi. E ancora più sorprendente una demo di Try A Little Tenderness, probabilmente di metà anni '60, con solo la sua voce, piano e basso, estremamente realistica, la regina era davanti a me nella sala;  forse, anzi quasi certamente, perché era il nastro originale, prima della masterizzazione.

In sintesi
Oltre che rispondere a qualche curiosità, qualche conclusione posso provare a ricavarla.
Impianto vintage o ultima generazione: la prima conferma è che la collocazione in ambiente fa come sempre una gran differenza e aiuta anche impianti con qualche pecca a darci sensazioni ed emozioni da vera alta fedeltà. Tecnologie d'annata: l'alta fedeltà sfida il tempo abbastanza bene e qualche tecnologia abbandonata può riservare sorprese gradite. Impianto di ultima generazione, tecnologie allo stato dell'arte: il tempo non è passato invano, sono sempre da preferire avendone la possibilità (ma attenzione al layout).