domenica 24 febbraio 2013

Spotify arriva in Italia

Dopo Music Unlimited di Sony e iTunes Match di Apple l'embargo all'inaffidabile Italia (secondo le case discografiche) e' stato superato anche dal popolare servizio di streaming musicale Spotify, grande successo in tutto il mondo. Rimangono ancora fuori, tra quelli più noti, Rhapsody (che penso rimarrà solo USA), Google Music e Netflix (per il video) che però sembra stia per arrivare.
Spotify ha diversi punti di contatto con Sony Music Unlimited, che avevo provato diverso tempo fa ed è sempre disponibile (non so quanto diffuso). Alcune differenze ovviamente ci sono, la più evidente è che il servizio è fornito anche gratuitamente. Il servizio gratuito prevede naturalmente limitazioni, anzitutto è disponibile solo in ambiente PC e non su terminali mobili, poi alcuni servizi, e in particolare la qualità audio superiore, non sono disponibili. In più, c'è la pubblicità. In alternativa il servizio è in abbonamento alla modica cifra di 4,99 € al mese con ancora alcune limitazioni oppure a 9,99 €, lo stesso prezzo di Music Unlimited, per l'abbonamento premium.

La versione per iPad - Maschera Novità

Il catalogo
La prima cosa da verificare come sempre è il catalogo. La disponibilità con la opzione premium e veramente ampia, ho fatto come test alcune ricerche di musicisti del passato molto di nicchia come Pentangle, Shawn Phillips e Anne Briggs, o classici come Jaon Baez, e ci sono. Sui moderni ho provato Lia Ices e anche per la cantautrice americana c'è tutta la produzione. Ho provato poi qualcosa di molto recente, Privateering, l'ultimo album di Mark Knopfler, oggetto proprio in questi giorni di una interessante iniziativa della Linn di promozione delle proprie soluzioni per la musica liquida e l'HD, Linn Lounge. Poi ho continuato col progressive italiano e anche qui Banco, Alusa Fallax, Quella vecchia locanda, si trova un po' tutto. Qualcosa che non c'è però l'ho individuato, le produzioni di Rebecca Pidgeon, Ana Caram, Christy Baron, tipiche interpreti da dischi "audiophile" che cercavo appunto per un test sulla qualità. Di Sara K c'è tutto, ma manca ad esempio il noto The Raven della Pidgeon.
Ampia nel senso delle composizioni, meno degli interpreti come sempre, anche la disponibilità per la classica. Quindi a questa prima impressione appare essere, come il già citato Music Unlimited, un servizio in grado di soddisfare quasi tutte le curiosità musicali di chi lo sceglierà. D'altra parte arriva da noi ad uno stadio di maturità, dopo essere stato lanciato e poi via via sempre più apprezzato in altri paesi.



La versione free
Tutto ciò nella versione premium, pagando l'abbonamento. Con la versione free ecco l'elenco di quello che non c'è: Accesso completo sul tuo cellulare, Modalità offline, Qualità audio superiore, Accesso illimitato in viaggio, Contenuti esclusivi, Spotify senza pubblicità. Viene il dubbio che i contenuti esclusivi possano essere, ad esempio, album recentemente usciti e promozionati. A questo scopo avevo scelto quello di Mark Knopfler, che è di settembre scorso ed è venduto in due o tre edizioni tra cui una deluxe molto costosa. Ma, come si vede nelle videate di test, c'è, completo e in ascolto integrale. Con qualità 90kbps e un po' di pubblicità, la maggior parte inerente il mondo della musica, a quanto sembra. Come quella della immagine, che promuove il vincitore dell'ultimo Sanremo (e di uno degli ultimi X-Factor made in RAI), Marco Mengoni. Cosa promuove non mi è chiaro, visto che la sua ultima produzione, incluso il brano vincitore a Sanremo, L'essenziale, è ascoltabile qui su Spotify senza limiti e senza problemi, sembra anzi che tutti i contenuti disponibili a pagamento su iTunes siano disponibili anche su Spotify, gratis. Non si capisce perché mai qualcuno dovrebbe comprarli. L'unica differenza sarebbe la maggiore qualità all'ascolto, ma non sembra che iTunes o chiunque altro punti su questo. La promozione a quanto pare è sulla "comunità" (di fans), sul social e quindi sui concerti e gli eventi. Ma questo, sul business model della musica oggi, sarebbe un altro discorso.


Radio musicale
Il punto di forza e la novità di Spotify non è però tanto il servizio di musica on demand, ma la possibilità di utilizzo come una radio musicale, sia scegliendo playlist proposte da Spotify o da altri abbonati, sia lanciando l'ascolto "passivo" come una classica radio musicale. Ma senza annunciatori e senza spot. Avendo anche la possibilità di scegliere la stazione secondo i propri gusti tra una moltitudine di alternative.
Praticamente ogni utente può creare proprie "stazioni" e proporre scalette e così non resta che sceglierne una. Nell'esempio una stazione ispirata al gruppo new folk inglese Mumford & Sons, che inizia con i Kooks. Si può anche scegliere un approccio sul tipo di Genius di iTunes, che genera playlist in base ad una canzone che scegliamo. Devo dire che ho provato con i Belle and Sebastian e mi ha proposto, almeno per le prime 5-6 scelte solo brani dell'ensemble scozzese.
E' comunque un buon modo per conoscere nuova musica e per accompagnare ascolti rilassati e meno impegnati.



La qualità
Qui c'e' un importante plus rispetto a Music Unlimited, che non dichiara il bitrate, ma dovrebbe essere 90-120 pur se con un algoritmo di compressione di derivazione Atrac particolarmente efficace (anche se a breve arrivare l'alta qualità anche per il servizio della Sony). In Spotify invece le opzioni possibili (con la formula premium) sono tre (bassa, media e alta) tutte dichiarate e la più elevata (vedi figura, relativa alla app per iPad) e' pari a 320kbps, quindi adatta per avere una qualità non distinguibile dal CD almeno per la musica moderna, e ancora adeguata per la classica o la musica acustica registrata con attenzione particolare alla fedeltà. Nella versione desktop c'è solo una opzione "ascolto in alta qualità". Leggendo varie informazioni in Internet sembra essere 320kbps, a patto che l'originale lo sia, e quindi dovrebbe essere così sempre. Come iTunes, in pratica.
L'algoritmo di compressione adottato è Ogg Vorbis, quindi uno dei migliori, sicuramente superiore all'MP3. Da aggiungere che è presente anche una opzione di compressione dinamica, utile per ascolto in auto o in ambienti rumorosi, ma da eliminare per un ascolto casalingo e più accurato.



Le funzioni social
Non mancano mai e per una parte degli utenti possono essere un punto di forza. Vertono essenzialmente sulla condivisione delle playlist e quindi sono orientate sempre alla scoperta di nuovi stimoli nel mondo sempre più vasto e variegato della musica. Ci sono anche su iTunes (o Amazon) ma la mia impressione e' che per vari motivi, il principale dei quali è che Spotify è un servizio che fornisce anche musica gratuitamente, su Spotify questi servizi siano molto più utilizzati che su iTunes e quindi più interessanti e realmente un plus. C'è anche una integrazione molto più spinta con Facebook, i due account funzionano in tandem e in questo modo i vostri amici su FB potranno sapere tutto quello che fate su Spotify momento per momento, e probabilmente vi bloccheranno, esausti, dopo un po'. Spotify cerca in tutti in modi di agganciarsi al vostro account FB. Al momento della sincronizzazione vengono però dichiarati con sufficiente trasparenza i livelli di privacy. In ogni caso possiamo fare outing solo dei nostri gusti musicali, non dovrebbe essere troppo "pericoloso".



Le app
Il concetto di app si diffonde anche se tende a costituire, come ha scritto qualcuno, un mondo organizzato in giardini privati accessibili ai soli sottoscrittori o acquirenti dei prodotti di questo o quel sistema. Comunque ci sono anche qui, prodotte dai soggetti che operano nel settore e in particolare dalle case discografiche. Credo che siano tutte gratuite. Alcune sono veramente interessanti e ben fatte e danno un valore aggiunto, ad esempio da provare è quella della Blue Note, nota e storica (ma tuttora attivissima) casa discografica specializzata in jazz e ampi dintorni.


Le varie versioni
Spotify è utilizzabile su desktop e su dispositivi mobili con apposite app. Io ho provato quella per desktop Windows, quella per iPad e quella per iPhone, e le immagini si riferiscono alle prime due. La versione per desktop ha una interfaccia molto simile a quella di iTunes, e appena installata si collega alla libreria del media player di Apple, se è installato, con l'obiettivo esplicito di prendere il suo posto. Con qualche possibilità di successo, considerato che può aggiungere la possibilità dell'ascolto gratis o quasi. La operatività sulle versioni che ho provato (desktop e iPad) sembra molto buona, a livello di iTunes, si conferma che è un prodotto maturo e ben progettato. Niente a che vedere con Deezer o iMesh. Funzionale e ben fatta anche quella per iPhone.



L'account premium in condivisione
Per accedere al servizio premium si usano come sempre le credenziali, username e password che, sia su iPad/iPhone/Android sia su desktop, rimangono in memoria da una sessione all'altra e quindi non è necessario inserirle ogni volta, o dopo che si è spento o scaricato lo smartphone. Le stesse credenziali si usano su tutti gli ambienti senza alcuna complicazione. Ma con una limitazione sì, ovviamente: uno alla volta. Altrimenti con lo stesso account Spotify potrebbe ascoltare musica in modo illimitato un intero condominio, ed oltre. Il controllo non è troppo drastico, nel senso che se vengono rilevati dai server di Spotify due terminali che stanno scaricando musica dallo stesso account, solo dopo un certo tempo viene interrotta la riproduzione, con un messaggio che indica esplicitamente il motivo. Questo avviene per il sistema di caricamento su buffer, quindi asincrono. Da notare che viene inibito anche l'ascolto di eventuali playlist o album che avevamo scaricato in locale per l'ascolto offline, sempre per l'intuibile motivo di garantire una giusta renumerazione al servizio.

In sintesi
In sintesi, è un vero peccato che l'audio disponibile per questo sistema come per tutti i concorrenti sia ancora ostinatamente in formato compresso, pur se di qualità più che accettabile per la musica moderna di genere pop. Altrimenti Spotify con il suo vasto catalogo e le molte funzioni potrebbe soddisfare quasi ogni esigenza di ascolto della musica, pur se con qualche rischio di passare inevitabilmente e fatalmente ad un ascolto passivo invece che guidato dalle nostre scelte. Rimarrebbe fuori solo qualcosa di raro o specifico o il piacere dell'ascolto "eufonico" con il vinile.
Ascolto che può uscire dal mondo PC ed essere veicolato direttamente dall'iPad all'impianto Hi-Fi con un music digital streamer, come ad esempio il Linn Majik DSM, che era in funzione ieri all'evento Linn Lounge di cui ho fatto cenno prima, e che appunto è stato usato, non a caso, anche in connessione con Spotify (passando però negli ascolti successivi all'alta definizione).

mercoledì 20 febbraio 2013

La ricostruzione spaziale in stereofonia - Parte I

La stereofonia e gli esperimenti di riproduzione sonora che l'hanno preceduta sono nati per tentare di realizzare una ricostruzione spaziale effettiva, quindi in tre dimensioni, ma in un ambiente diverso da quello dell'evento originale. Senza questa esigenza, raggiungere un certo grado di realismo nella riproduzione (che poi è stato battezzato ottimisticamente "alta fedeltà"), sarebbe stata sufficiente la monofonia degli inizi, molto più semplice ed economica, che invece è rimasta (a parte alcune "sette" di appassionati) solo dove è l'unica soluzione applicabile.

Ma è veramente possibile ottenere con due soli diffusori una ricostruzione spaziale? Senza voler avere l'ambizioso, anzi irrealizzabile, obiettivo di dare una risposta definitiva o anche solo condivisa su un tema che suscita molte discussioni nel mondo ristretto e, pare, in costante riduzione numerica (forse anche per queste discussioni) degli appassionati "audiofili", dopo il precedente articolo sui risultati ottenibili con la riproduzione binaurale, metto in fila a partire da questo post alcuni elementi di riflessione.

Una prova pratica
Visto che l'obiettivo finale è l'ascolto in casa nostra con un impianto economicamente e logisticamente accessibile, la prima cosa che viene naturale fare è una prova pratica. Un test accessibile a chiunque, senza strumenti di misura che non siano il sistema uditivo di un audiofilo medio, il suo impianto (correttamente installato) e la musica o i suoni da riprodurre.

Prima prova: da dove proviene il suono
Visto che davanti a noi abbiamo due diffusori, disposti ai due vertici di un triangolo equilatero dove al terzo vertice, seduti comodamente in poltrona, ci siamo noi, se la ricostruzione spaziale non ci fosse o fosse carente ci aspetteremmo di sentire il suono provenire dai suddetti diffusori.
Se mettiamo nel lettore CD un brano semplicissimo, per voce e strumenti acustici, possiamo fare questa prima prova, apparentemente banale. Meglio una voce femminile, più sui toni acuti e più direttiva, per esempio è ottima a questo scopo la versione di Waters Of March, il celebre brano di Tom Jobim, nella esecuzione della cantante canadese Holly Cole, oppure Diana Krall in versione quasi solo acustica nel suo album Love Scenes, oppure qualsiasi altro brano di caratteristiche analoghe.

Da dove sembra provenire la voce della cantante? Dal centro della scena, quindi ben al di fuori dei diffusori, oppure da qualche punto indistinto? E anche chitarra e basso acustico riusciamo a percepirli in una zona intermedia tra i diffusori e il centro dove dovrebbe essersi "materializzata" (come scrivono di solito nelle recensioni) l'una o l'altra delle interpreti canadesi citate? Oppure sembrano provenire dal rettangolo di spazio coperto dalle casse?

Un primo test facile, dall'esito penso scontato. Ma da quale altezza dal suolo sembra provenire la voce della cantante? I suoni nell'intervallo di frequenza della voce femminile sono riprodotti in buona parte dal tweeter, e sono anche i più direttivi, il tweeter nelle nostre casse (a torre o mini diffusori da piedistallo, supponiamo, sono le soluzioni più diffuse) sono a circa 80-90 cm di altezza, un poco più in basso della nostra testa mentre siamo seduti in poltrona, e quindi se fossero percepiti allo stesso livello dei tweeter di cui sopra dovremmo avere l'impressione che Holly Cole, che pure non è molto alta, stia cantando seduta per terra o al massimo su una sedia molto bassa.
E' così, oppure la voce sembra provenire da una posizione più elevata, quella che effettivamente ci attendiamo per una riproduzione "naturale", con la cantante che canta in piedi? Discorso opposto per la chitarra, che non ci aspettiamo proprio il chitarrista imbracci alla stessa altezza del capo della cantante. Il suono appare provenire da un punto situato più in basso o anche in questo caso è alla stessa altezza dei tweeter?

Seconda prova: suoni in movimento
Utilizzando questa volta alcuni suoni 3D opportunamente sintetizzati che un cortese team di addetti ai lavori mette gratuitamente a disposizione sul sito Audiocheck, assieme a molti altri test utilizzabili per vari scopi possiamo effettuare una prova più approfondita.
Si chiamano LEDR (Listening Environment Diagnostic Recording), sono stati messi a punto da uno studioso di acustica di nome Doug Jones, professore al Columbia College e membro della Audio Engineering Society. E' possibile scaricarli in formato Wav (usando la minuscola freccetta laterale rivolta verso il basso nella figura minimalista che usano sul sito). Nel sito sono presenti anche molti altri suoni di test utili per la messa in fase e altri scopi.

Il test
Per effettuare il test il sistema più semplice è creare un CD, con i suoni di test in una opportuna sequenza che riportiamo qui di seguito.
  • Left 
  • Right
  • Center
  • LEDR: Lateral 
  • LEDR: Up: Left 
  • LEDR: Up: Right 
  • LEDR: Over 
  • LEDR: Behind 
Abbiamo aggiunto tre test iniziali molto semplici, per mettere a punto il centro della scena provato in precedenza. Quindi si parte con solo canale sinistro, solo canale destro, e infine entrambi i canali, quindi in monofonia e riproduzione centrale.
Questi 3 test audio forniti da Audiocheck sono troppo brevi per essere trasferiti su CD, li ho elaborati opportunamente (allungandoli per semplice ripetizione a 5 secondi) e si possono scaricare da questo link.
Un primo insieme di test semplice, la cosa più importante da verificare, come anticipato, è che nel terzo di essi il suono provenga effettivamente dal centro. Potremmo accorgerci che la nostra posizione di ascolto preferita non è così centrale come credevamo.

Nei test successivi un suono sintetizzato (che ricorda uno sfregamento di oggetti) si muove davanti a noi simulando  il movimento. Poiché non sono annunciati, non sarà sempre possibile individuare quando comincia un test e ne inizia un altro. Per rendere più agevole la prova  si può inserire prima di ciascuno di essi un annuncio. Allo scopo, sempre dalla stessa pagina, si possono scaricare file audio con i numeri da 1 a 5 (in inglese, in italiano col generatore che ho usato avevano un accento che non mi piaceva). Perché i numeri? Per non influenzare il test annunciando cosa si dovrebbe sentire. In questo modo si potrà anche organizzare facilmente un blind test.

Nel primo dei 5 test LEDR (che sul CD avrà la numerazione 5) la sorgente del suono si dovrebbe spostare da sinistra a destra e viceversa, su un piano orizzontale.

Con i successivi tre test passiamo dalla dimensione orizzontale a quella verticale. Lo stesso suono si dovrebbe percepire in ascesa verticale prima sul diffusore sinistro, poi su quello destro, poi in movimento secondo un arco di circonferenza da sinistra a destra e viceversa. Come descritto con la sottile ironia anglo-sassone che caratterizza il sito Audiocheck, l'effetto dovrebbe essere questo:

UP paths, Left and Right. The sound should begin at about eye level and then travel as straight as possible up to one or two meters above the loudspeaker. Use the Left and Right paths to check for symmetry. If the sound does not rise up from your loudspeakers, try using high quality headphones instead. If headphones work, your loudspeakers and/or listening environment are at fault. If not, the pinna transform embedded into the test signal is possibly too different from your own pinna transfer function; the LEDR test will then fail in this particular case.

OVER. The sound should begin at one speaker and travel in a smooth arc to the other speaker, from left to right and then return back to the left. The arc should be unbroken, smooth and symmetrical. The top of the rainbow should be as high as the Up signals.

Siete riusciti a percepire questo movimento? O tutto continuava ad essere confinato nelle casse? Se il primo test era positivo dovreste aver percepito quanto previsto anche da quest'altro insieme di test, pur se normalmente in modo meno netto rispetto al test destra-sinistra. Altrimenti, come suggeriscono quelli di Audiocheck, il problema potrebbe risiedere nel processamento del suono tra il padiglione esterno delle vostre orecchie e il vostro cervello (pinna transform).

La terza dimensione
Abbiamo provato la dimensione orizzontale, quella verticale, non rimane che provare la profondità. Questa è però più facile da simulare, perché il nostro sistema uditivo percepisce come allontanamento anche un suono che diminuisce di intensità. La percezione della profondità su normali brani musicali richiede un impianto assemblato e posizionato con grande cura ed è notoriamente una verifica cruciale per questi aspetti. In particolare, le casse devono avere un sufficiente spazio dietro di esse. Nel gruppo di test LEDR di audiocheck c'è n'è anche uno per questo scopo (Behind) che utilizza sempre un rumore sintetizzato.
Nella immagine seguente come appare all'editor audio uno dei test LEDR (lateral).


Il blind test
Poiché sappiamo già all'origine, dal titolo stesso dei test, cosa dobbiamo aspettarci, e anche che quello che il test si propone di verificare dovrebbe essere un requisito di un impianto hi-fi regolarmente composto e installato, mentalmente potremmo tentare di adeguare la sensazione uditiva alle aspettative.
Per evitare queste ipotetiche auto-suggestioni possiamo sottomettere il test a qualcuno che non sa cosa deve ascoltare, e non è neanche troppo interessato alla questione. Mogli e figlie o figli, se dotate/i della necessaria pazienza (ma in tutto sono meno di tre minuti) sono l'ideale allo scopo. Meno adatti gli amici audiofili. Il famoso test "alla cieca". Come ho fatto anche io, ricorrendo a mia moglie e mia figlia.

I risultati
Ho volutamente proposto un test molto semplice e replicabile (come peraltro quasi tutti i test di ascolto e di funzionamento su questo blog), provvedendo anche a mettere a disposizione strumenti e file già pronti per semplificarne la  realizzazione. Quindi non è necessario riferire i risultati ottenuti sul mio impianto, ogni lettore / visitatore interessato a questo tema potrà verificare la ricostruzione spaziale sul suo proprio impianto. E, se lo desidera, riferire le sue impressioni nei commenti.

Il prossimo passo
Dopo questo test saremo pronti per affrontare la successiva parte (non so se anche l'ultima) di questa serie di articoli, nel quale ci chiederemo se con un impianto stereo si può effettivamente ascoltare in tre dimensioni e con quali prerequisiti, o cos'altro è necessario per raggiungere compiutamente questo risultato.