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lunedì 11 ottobre 2010

Ma il SACD è proprio finito?

Non ancora. Poco, molto poco, ma qualcosa ancora esce. Sia come produzione discografica, sia come lettori. E questo fa nascere nuove speranze in chi ha sostenuto appassionatamente il nuovo formato, l'immaginario successore del CD, sin dai primordi, come la rivista Audio Review.

Non è tanto facile capire cosa effettivamente si muove ancora attorno al nuovo formato. Di sicuro c'è che le major, inclusa la Sony (che ha brevettato il nuovo formato) non fanno più uscire titoli in SACD da anni. Anche etichette specializzate "audiophile", come Telarc, che avevano investito sulla registrazione in standard DSD (quello appunto del SACD) e in una evoluzione del multicanale (DSD discrete surround) che aveva ottenuto anche ampi riconoscimenti, ha smesso di produrre nuovi dischi in questo formato. Li registra ancora in DSD ma poi li pubblica in media definizione su CD. Lo stesso dicasi per Harmonia Mundi, specializzata in musica classica e barocca, e per l'altra nota etichetta audiophile, la Chesky Records, che invece ha puntato decisamente verso la musica liquida in alta definizione, con il sito HDTracks, del quale ho già diffusamente parlato.

Altre etichette indipendenti però resistono. Per conoscere le nuove uscite c'è (o c'era) un sito speciaizzato, SACD-Net, che registrava ogni nuova uscita nel formato, e ne censisce oltre 6000. Solo che osservamdo con attenzione si nota che non viene più aggiornato dalla fine del 2009. Quindi bisogna cercarle pazientemente tra siti e blog che parlano dei nuovi formati digitali.

Diciamo anzitutto che se nuovi titoli escono, sono solo di classica o contemporanea, raramente di jazz e new trends, niente o quasi di pop, rock o folk o cross-over vari. Tutti questi generi più diffusi hanno scelto in pratica il vinile, come formato alternativo (e preferito) al CD. E le uscite su vinile sono ormai da tempo ben superiori a quelle su SACD. Se qualcosa esce di rock, folk, blues e jazz, si tratta di riedizioni, ristampe su SACD, ad alta qualità, di album classici, come quelli di Stevie Ray Vaughan usciti per Mobile Fidelity Sound Lab nel 2010, a cui si riferisce l'immagine (Texas Flood, uscita prevista ottobre 2010). Ci sarebbe da pensare che la produzione sia rivolta soprattutto ad un "pubblico adulto".

Anche nella classica la scelta è limitata a piccole etichette, di solito del Nord Europa, che continuano a sostenere questo formato. Le più attive sono la  BIS Records (svedese, nella immagine sottostante, dal loro sito, una immagine del loro studio 3 con in evidenza 3 dei 5 diffusori B&W 802 usati per la messa a punto del multicanale 5.0), la Dacapo (danese), la 2L (norvegese), che però li vende spesso come backup assieme ai Pure Audio Blu Ray.
Trattandosi di classica, una fonte (questa aggiornata) per controllare le nuove uscite è Classical Today. Dove si nota peraltro che le uscite di nuove registrazioni messe in evidenza perché eccellenti sono in maggioranza sul vecchio formato CD a media risoluzione, invece che sul ex-nuovo e ora negletto formato in alta definizione.


Due etichette che invece ristampano produzioni classiche di jazz, rock, blues, sia su vinile che su SACD, sono la già citata Mobile Fidelity Sound Lab e la Analogue Records. New trends e nu-jazz, oltre che ristampe, anche dalla tedesca Stockfish Records (accanto a una prevalenza di vinile), che ha iniziato a produrre anche qualcosa in Pure Audio Blu Ray.

Chiaramente tutte assieme queste etichette arrivano ad una produzione comunque piuttosto ridotta, anche in termini assoluti, senza confrontarla a quella sterminata su CD. Se poi cerchiamo produzione in multicanale, possibilmente nativo e non ottenuto elaborando i master originali a due tracce, la scelta si assottiglia ancora, essenzialmente ad etichette di classica, come BIS Records e 2L.

Per saperne di più sul presente e futuro (incerto) del Super Audio CD una buona fonte sembra essere il blog SACD Lives (al quale l'autrice ha aggiunto ultimamente un punto interrogativo).

In sintesi, da questa analisi, riferita al periodo della pubblicazione di questo post, ovviamente, si può concludere che il SACD sta diventando sempre di più un prodotto di nicchia; la piccola produzione residua è giustificata da un parco installato di lettori SACD di qualità, anche collegati ad impianti multi canale, che si è sviluppato negli "anni zero". Gli utenti interessati sembrano essere comunque quasi solo gli ascoltatori esigenti di classica, anzi quella minima parte di essi che non è affascinata in modo esclusivo dal vinile.

Per l'alta definizione il canale preferenziale per accedere ad un catalogo più ampio, con una scelta non comparabile rispetto al CD, ma neanche così ridotta, sembra essere quello della musica liquida.
Per chi cerca, oltre all'alta definizione, anche l'audio multicanale, la scelta però si riduce, perché raramente il materiale disponibile per il download in HD è anche in questo formato. Sembra anzi che solo 2L metta attualmente a disposizione anche questa opportunità. Quindi chi, contro tutti e tutto, vuole puntare su questa diversa strada verso il realismo musicale, l'unica scelta attuale per il software è il SACD (e il genere classico), oltre che cercare quello che rimane del compianto DVD-Audio (formato più comodo, ma ancora più negletto del SACD).