Gli impianti hi-fi moderni sono sempre più semplici. Per ascoltare tutta la musica del mondo e in qualità CD possono essere sufficienti anche, ho fatto questo esempio più volte, un iPad e due casse attive.
Anche gli amplificatori, quando ci sono, hanno funzioni sempre più semplificate, con al massimo 4 o 5 ingressi e nessun intervento sulla sorgente.
Quelli degli anni '60 e '70 invece erano chiamati anche "centralina" perché erano progettati per ospitare tutte le connessioni di un impianto anche complesso. Ad esempio nelle immagini vediamo il frontale e lo schema di connessioni completo di un classico dell'hi-fi d'annata, un ottimo amplificatore che si chiama Yamaha CA-600 (e che è anche, casualmente, il primo che ho posseduto).
Due giradischi, uno anche con testina MC, due registratori, più altri 3 ingressi, più 2 ingressi microfono e 2 coppie di casse che potevano suonare alternativamente o in parallelo, assieme alle cuffie o essendo escluse. E poi la possibilità di invertire o miscelare i canali, il famoso deprecato loudness e gli altrettanto discussi controlli di tono (comunque escludibili) più filtri passa-alto e passa-basso (fissi). E infine ingressi e uscite separate per pre e finale e la famosa doppia barra di registrazione.
In questo caso la doppia barra di registrazione era particolarmente versatile perché indipendente per i due registratori. Ma a cosa serviva?
Lo scopo iniziale della doppia barra di registrazione
Serviva a due scopi: 1) il monitoraggio della registrazione 2) rendere indipendente la registrazione dall'ascolto, in altre parole registrare qualcosa (ad esempio un disco per un amico) mentre si sta ascoltando qualcos'altro.
La funzione di monitor serve e ha senso solo se il registratore ha 3 testine: una di cancellazione, una di registrazione, una di riproduzione. Con un ampli che ha questa funzionalità si può ascoltare in alternativa la sorgente e la registrazione appena effettuata, selezionando la testina di lettura. In questi modelli Yamaha poi esageravano proprio, e c'era anche la possibilità di registrare da un registratore all'altro (pratica non molto consigliabile neanche coi registratori a bobina delle immagini). Registratori a bobina perché quando è stato immesso sul mercato questo ampli registratori a cassette a tre testine non esistevano. Ma sarebbero arrivati da lì a poco, con il mitico Nakamichi 1000.
Lo scopo attuale della doppia barra di registrazione
La registrazione, analogica o digitale che sia, non ha molto senso oggi, a meno di registrare qualcosa di suonato da noi o da amiche e amici, ma può servire anche per superare una mancanza degli ampli moderni: la sparizione delle uscite e ingressi separate per pre e finale. Nel CA-600 c'era, ma adesso è rara anche sugli integrati top.
L'uso originario era passare ad un finale più potente o usare il finale da solo con un altro pre, quindi non molto comune, ma la separazione consentiva anche di inserire un processore di segnale un amplificatore specializzato per cuffia. Un tipico processore è un equalizzatore analogico, ma ora può essere anche un DSP digitale.
Come inserire un equalizzatore (o altro processore di segnale) nell'impianto
Deve essere inserito ovviamente nel percorso del segnale, per questo, quando esiste ancora, si inserisce nel tape-loop, che è un altro nome per la doppia barra di registrazione. La vediamo implementata in un altro integrato, di un paio di decenni dopo, minimal ma ancora dotato di questa funzione (il Fase Evoluzione Audio Performance 2.0 che, sempre casualmente, è un altro ottimo ampli che ho posseduto)
Come si vede i selettori degli ingressi / uscite sono due, uno è quello per indirizzare la sorgente alle casse, l'altro per indirizzarla al registratore. In questo modo si può ascoltare una sorgente e, in parallelo, effettuare una registrazione sull'altra. Tra le sorgenti è presente su entrambi selettori anche il "tape", in questo modo, se il registratore ha 3 testine, ovvero testine separate per registrazione e lettura, selezionando tape sul selettore indirizzato alle casse (quello di destra) si può ascoltare quello che sta registrando il nostro registratore, in tempo reale. Se invece ha due testine si sentirà ancora la sorgente, ma dopo il passaggio nell'elettronica del tape recorder, una cosa inutile, insomma.
Se nel tape loop viene inserito un processore digitale, il segnale audio della sorgente può attraversarlo inserendo la sua uscita sull'ingresso tape. Il selettore tape (a sinistra) selezionerà ora l'ingresso che si manda in ascolto alle casse passando per il processore. Il selettore di sinistra consentirà di selezionare l'ingresso tape (con processore) o in alternativa gli altri ingressi ascoltandoli, senza processore.
La stessa cosa che si potrebbe fare inserendo il processore (ad esempio un equalizzatore) tra pre e finale e attivando o disattivando il bypass.
Un ampli per cuffia nel tape loop
Questa configurazione è più semplice, perché è soltanto un output alternativo alle casse. Nella configurazione più semplice è sufficiente collegare l'ampli per cuffia all'uscita tape. Col selettore di sinistra "tape" si sceglie la sorgente da ascoltare. C'è però anche il problema di silenziare le casse. Negli ampli che ancore hanno l'uscita cuffia, è automatico, ma nel caso di una classica doppia barra di registrazione è disponibile (come in questo caso) anche una posizione off (serve per registrare senza ascoltare nulla) e quindi non c'è problema.
Ovviamente si perde la possibilità di collegare in modo permanente un registratore, a meno che l'ampli per cuffia abbia una seconda uscita alternativa e un bypass. La seconda uscita si può collegare a un registratore. Non sarà più possibile il monitor della registrazione, ma la registrazione sì.
Se il tape loop non c'è
Nella maggioranza degli amplificatori di ultima generazione è sparito, perché non serve più essendo spariti nell'uso comune i registratori analogici a 3 testine. Ma un'uscita tape di solito resiste ancora e può essere usata per collegare un ampli per cuffia. Per evitare di sentire anche le casse è sufficiente mettere il volume a zero (l'uscita tape bypassa ovviamente il controllo di volume). Ma non sempre è sufficiente: in molti amplificatori di ultima generazione il volume è controllato digitalmente e se viene portato a zero equivale a mettere il componente in stand-by. L'unica soluzione in questo caso è mantenere il volume al livello più basso della scala.
Un'altra soluzione è inserire gli ingressi su un preamplificatore passivo (vedi post di qualche tempo fa). Tra il pre e l'ingresso dell'ampli principale si può inserire sia un processore di segnale sia un ampli per cuffia. Il segnale dovrà passare tra due controlli di volume, ma il primo controllo, passivo, non dovrebbe provocare nessuna alterazione. In alcuni amplificatori poi esiste la possibilità di configurare un ingresso con bypass del pre, ovvero del controllo di volume.
giovedì 10 maggio 2018
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