domenica 29 gennaio 2012

iTunes per la musica lossless e in alta definizione

In ambiente Windows il media player di riferimento per riprodurre musica in alta definizione o in qualità CD senza perdita di informazioni, "lossless", è sicuramente Foobar2000, una applicazione gratuita, di alta qualità e molto versatile, un poco complessa nell'uso e alla quale abbiamo dedicato diverse guide.
Il primo e più popolare media player, iTunes della Apple, continua però ad essere una valida alternativa per la grande semplicità d'uso e la perfetta integrazione con altre periferiche e prodotti Apple. iTunes è stato progettato in unione con il portale di download omonimo, leader di mercato, e quindi è indirizzato in primo luogo alla musica in formato compresso (AAC di Apple in questo caso), ma può essere usato senza problemi anche per archiviare, organizzare e suonare musica in formato non compresso, fino all'alta definizione, anche se ancora con limitazioni, come vediamo tra poco.
In ambiente Apple Mac, come abbiamo visto in un altro post, è anzi il media player di riferimento, eventualmente con prodotti integrativi, anche perché Foobar2000 per Mac non è disponibile.

Inserire i CD nella libreria iTunes
Per creare una libreria musicale "liquida" la prima operazione, nella gran parte dei casi, sarà il trasferimento dei propri CD. Una operazione che iTunes fa di default quando si inserisce un CD nel lettore, a meno di disabilitare questa funzione. Bisogna però selezionare in precedenza la modalità di importazione in modo che il contenuto musicale del CD sia mantenuto in formato non compresso.
iTunes supporta tre formati senza perdita (lossless): quello standard del sistema di campionamento PCM, ovvero il WAV, quello equivalente proprietario di Apple, AIFF, e lo standard di compressione lossless di Apple, ALAC. Il terzo formato supporta l'audio in alta definizione, consente di risparmiare spazio in memoria, prevede tutti i tag e le informazioni associate ai brani e agli album e quindi è sicuramente da preferire.

Nel pannello Modifiche > Preferenze > Generali > Impostazioni di importazione occorre selezionare  Importa usando > Codificatore Apple Lossless e tutti i file musicale importati saranno in formato Alac (Fig. 1, Fig. 2)
E' possibile anche richiedere in importazione un controllo più approfondito sulla eventuale presenza di errori nel CD (Fig. 3), sul tipo di AccurateRip disponibile su Foobar2000 (vedi la guida). Anche qui nel caso di errori non è che rimanga molto da fare, a parte pulire il CD se è sporco in modo visibile, ma non si tratta di situazioni frequenti per chi ha un minimo di cura dei propri CD.

Non resta quindi che provare la funzionalità. Usiamo prima un CD nuovo, l'eccellente Into The Labyrinth dei Dead Can Dance, uno dei migliori album del duo australiano, che viene acquisito in pochi minuti (< 10') ed inserito nella libreria di iTunes con foto, titoli e tutto, in modo automatico. Come si vede in Fig. 4 il formato è Alac 16 bit / 44.1, quindi nessuna perdita del prezioso contenuto audio originale, in questo caso peraltro proveniente da una registrazione ottima, disponibile un tempo anche su SACD, per chi riesce ancora a trovarlo (i prezzi su eBay sono in salita).

Ho fatto un altro test anche con un CD meno recente e più usato, Someday My Prince Will Come di Miles Davis, che nella conversione con Foobar2000 e AccurateRip aveva rilevato alcuni "minor problems", ma in questo caso nulla è stato individuato. Il controllo probabilmente è di tipo diverso e anche il tempo necessario per l'acquisizione, che non aumenta, sembra dimostrarlo.

In sintesi la funzione appare più veloce che con Foobar2000, allo stesso livello di comodità, e probabilmente meno selettiva rispetto allo stato del CD, ma non bisogna esagerare in questo tipo di pignolerie.

Importare musica liquida
Qui emergono le limitazioni principali di iTunes. Per scelta precisa della Apple, che difende le proprie "proprietà", il formato standard per il download della musica liquida, vale a dire il FLAC, non è supportato, e non lo sono neanche i formati alternativi (WMA lossless, WavPack, APE). E, per finire, su iTunes la musica non compressa in formato Alac o Aiff non è in vendita. Bisogna per forza passare per una conversione.

(Aggiornamento 6/6/2014: Nel frattempo Apple ha reso pubblico il formato ALAC e progressivamente i siti di download hanno iniziato a rendere disponibili i contenuti anche in questo formato. Nel 2014 tutti i maggiori siti, Qobuz, HDtracks, Linn Records, Hyperion Records forniscono direttamente i file audio anche in ALAC. La necessità di conversione però può rimanere ancora per vari motivi e questa sezione quindi può essere ancora utile)

In ambiente Mac, come avevamo visto a suo tempo (vedi la guida), è disponibile una comodissima applicazione chiamata XLD, gratuita, che fa tutto in un clic, conversione in Alac e inserimento nella libreria iTunes.
In ambiente Windows però XLD non è disponibile e bisogna individuare una alternativa. Che gratis e affidabile al momento non c'è, o è molto ben nascosta.
Il principale e più diffuso tool per questa operazione è dBpoweramp di Illustrate, un tempo leader del settore, gratuito, leggero ed efficiente, ora espanso ad ambiente omnicomprensivo, a pagamento (e anche abbastanza caro relativamente a prodotti analoghi) e senza versione trial per capire se fa al caso nostro (si trova, ma bisogna cercare in rete).
Una alternativa è un prodotto analogo ma molto più leggero e specializzato per la sola conversione (e meno caro: 10 $) che si chiama Xrecode II.

Il funzionamento è molto semplice, una volta installato il software (che si fa all'antica, semplicemente "unzippando" il kit in una directory): si individua la directory che contiene l'album da convertire, si seleziona il formato (Alac, nel nostro caso), si definisce la directory di output e si avvia la conversione.
Bisogna solo fare una operazione preliminare obbligatoria. Il decoder Alac incluso in xrecode è limitato a 16 bit, come abbiamo sperimentato, e quindi bisogna aggiungere e poi selezionare un decoder esterno, funzione prevista dall'applicazione. Il decoder esterno si chiama qaac.exe e con un po' di pazienza si trova e si recupera dalla rete (ovviamente è free), bisogna solo copiarlo poi in una directory a nostra scelta e farlo sapere a xrecode. (Fig. 5). A questo punto si può selezionare il comando Configura e nel successivo pannello Supporta 24 bit Audio e non si avranno più limitazioni in conversione. Per gli altri vanno bene i default.

Sono previste alcune opzioni per la conversione ma conviene lasciare solo quella di base, xrecode pensa lui, oltre a convertire in Alac, a riempire tutti i tag (titolo canzoni ecc., illustrazione album inclusa). La importazione in iTunes, che si può fare anche semplicemente trascinando i brani convertiti con il mouse, è quindi immediata. Il primo test l'abbiamo fatto con un album di Springsteen proveniente da un dual disc a 24/48 e senza tag nei nomi file e tutto ha funzionato ottimamente (Fig. 6). Trattandosi di un Dual Disc era stato convertito con DVD Extractor e non erano stati creati in automatico i titoli dei brani.

Il secondo test è stato di un album all'origine in alta risoluzione 24/96, la famosa reunion dei Weavers del 1963, un classico tra i dischi test per audiofili. Anche in questo caso nessun problema, la musica in alta definizione si inserisce tranquillamente in ambiente iTunes. (Fig. 7)

Infine un test per materiale alla massima risoluzione attualmente disponibile, quindi a 24 bit e 192KHz, si tratta di un noto album della Linn Records con registrazioni dei concerti per piano di Beethoven n.3,4 e 5 eseguiti dalla Scottisch Chamber Orchestra (la Linn è scozzese, casualmente). Nessuna sorpresa neanche in questo caso. (Fig. 8)

Ascoltare con un DAC esterno
Visto che l'obiettivo è usare iTunes con l'alta definizione, il decoder interno del PC, anche se recente, non può certo dare giustizia delle possibilità di questi formati, Serve un DAC esterno come più volte visto in questo blog. I più diffusi, collegabili su una porta USB del computer, una volta connessi normalmente diventano il device audio di default e quindi, per ottenere l'ascolto, di solito non si deve fare nulla di più che connetterli.
Abbiamo visto però a suo tempo che bisogna evitare che il prezioso flusso audio passi per strati software del sistema operativo o del media player che potrebbero modificarlo, e che appositi driver audio sono stati introdotti a questo scopo su Windows Vista e Windows 7.

Analoghe operazioni preparatorie per un ascolto audio ottimale sono quindi da effettuare (una volta per tutte) anche per iTunes. Il player utilizzato da iTunes (e che quindi decodifica, ovvero decomprime, il formato Alac) è Quicktime di Apple, e quindi è in questo prodotto che bisogna intervenire per la configurazione. Occorre chiudere iTunes se no non parte (almeno nella mia configurazione) e poi selezionare Modifica > Preferenze di QuickTime > Audio. In questo pannello (Fig. 9) bisogna selezionare WAP, ovvero Windows Audio Session, e il trattamento in digitale sarà passato al driver "exact bit" di Windows. Nel caso si voglia usare il driver interno ricordarsi di selezionare il formato di uscita al massimo gestito dal DAC esterno, quindi 24/196 o 24/96.

Altra operazione consigliabile su iTunes è la disabilitazione dell'equalizzatore incluso nel media player. Di default è attivo, ma in flat (Fig. 10), ma la prudenza consiglia di disattivarlo, non si sa mai cosa ritengono di fare questi software quando non li si disabilita. Il percorso è Vista > Mostra Equalizzatore. Anche i parametri in Preferenze > Riproduzione devono essere tutti disattivati, ma in questo caso dovrebbe essere il settaggio di default. Conviene comunque controllare.
I super diffidenti possono poi disabilitare anche il microfono di Windows dal pannello di controllo (questo vale comunque per qualsiasi player).

La integrazione con iPhone, iPod e iPad
Collegando un device esterno Apple al computer la connessione con la libreria iTunes è automatica ed è possibile sincronizzare il contenuto musicale nei due ambienti con un solo comando. Non tutto il materiale in alta definizione viene però trasferito, sulla base dei test eseguiti. Nessun problema con il materiale compresso lossless in qualità CD (16/44.1) come ci si aspetta considerando che nella documentazione Apple questo è dichiarata essere la massima risoluzione supportata da questi apparati. Viene trasferito e si può suonare senza problemi anche il materiale audio in risoluzione 24/48, come le Seeger Sessions di Bruce Springsteen che abbiamo usato come test (vedi videata a lato catturata da iPhone). A frequenza superiore il trasferimento su iPhone non è possibile, a meno di accettare nel pannello di sincronizzazione per la musica il downgrade a musica compressa. Senza questo settaggio (che nessun audiofilo selezionerà mai) non è possibile né la sincronizzazione né il trasferimento diretto (trascinando il file). Stesso comportamento usando un iPad anziché un iPhone. Se l'obiettivo è anche ascoltare in mobilità usando uno smartphone o un tablet della Apple si deve scegliere se "normalizzare" tutta la discoteca in qualità CD (o 24/48) o mantenere copie duplicate per la musica in HD. La Apple dovrebbe decidersi però prima o poi a fare qualche passo verso l'alta definizione per l'audio, non soltanto per il video.


L'ascolto in alta definizione su Mac
Una volta archiviata la musica in alta definizione sulla libreria musicale di iTunes l'obiettivo sarà ascoltarla, possibilmente in alta definizione. Il player iTunes di default gestisce audio sino a risoluzione 16/44.1 e sulla documentazione nulla è riportato riguardo all'ascolto di audio in alta risoluzione, tutto l'audio HD e multicanale è assai trascurato da Apple, o è molto ben nascosto. Cercando su forum e siti specializzati, ad esempio quello di MacWorld, si può individuare il modo per superare questa limitazione, che non risiede in iTunes ma nel settaggio del driver di output utilizzato in ambiente Mac, che è l'applicazione Audio/MIDI. Accedendo al pannello di configurazione e selezionando l'output si può vedere che di default, almeno sul Mac Mini che uso io, il setting è 24 bit e 44.1 KHz (figura a lato).

Occorre quindi cambiare il parametro della frequenza di campionamento e portarlo al massimo, che in questo caso è limitato a 96KHz (non so se in altri modelli Mac arriva a frequenza superiore, in ogni caso non è un aspetto fondamentale).
A questo punto, sempre secondo la documentazione acquisita, il flusso sarà inviato senza downgrade al driver interno o, ancora meglio, ad un DAC esterno. Ho precisato "secondo la documentazione" perché non sono in possesso di strumenti o modalità di verifica per una comprova.
Da aggiungere che tutti i file audio, anche quelli a bitrate inferiore, saranno upgradati a 24/96, senza benefici sul suono, ovviamente, e che altre applicazioni che usano la scheda audio e che non supportano questo bitrate potrebbero non funzionare. Esistono quindi media player specializzati, come il (costoso) Amarra, che aggiungono queste funzionalità ad iTunes in modo "automatico".

L'ascolto in alta definizione su Windows 7
Meno chiara la situazione quando si usa iTunes in ambiente Windows. Qui il driver audio è quello di Windows e applicando gli stessi setting la situazione non dovrebbe essere diversa. Anche nei forum, incluso quello di Computer Audiophile, sono presenti numerose domande in questo senso, senza risposte esaustive, e su altre fonti si parla di un downgrade a 16/44.1 che iTunes effettua di default. Per verificarlo, ho fatto un semplice test utilizzando il DAC che uso soprattutto per ascolto in cuffia, il Musiland Monitor 01 US. Il suo pannello di controllo evidenzia infatti sia il tipo di driver in uso sia la frequenza di campionamento del file audio in riproduzione.
Con Foobar2000, ad esempio, come si vede nella figura a lato, ascoltando un brano codificato a 24/96 (i Caravan in questo caso) l'indicatore che in precedenza era a 44.1 passa a 96.

Proviamo quindi con iTunes e uno degli album in alta definizione che abbiamo caricato nella libreria sfruttando le potenzialità della codifica Alac. Controlliamo prima tutta la catena, quindi anche i valori di setting del driver audio. Seguendo lo stesso approccio dell'ambiente Mac imposto i valori identici a quelli del file da riprodurre, quindi 24/48 per l'album di Springsteen.
Come si vede nella immagine, il Musiland vede effettivamente un file audio a 48KHz e tutto funziona quindi secondo le aspettative.

Ulteriore test a 96KHz con  un brano dei Weavers, per verificare se il limite individuato in precedenza per il playback su iPad è confermato, ma in questo caso va tutto bene e in Musiland si accende la spia 96, secondo le aspettative.

Per una controprova proviamo ad inviare un file a minore risoluzione. Se iTunes e tutta la catena dei driver non interviene sul bitrate del file audio ci aspettiamo che, come avviene con Foobar2000, sul pannello del Musiland compaia il bitrate del nuovo file inviato. Così però non avviene, e il bitrate rimane quello impostato sul driver. Che quindi effettua un upgrade al bitrate impostato, se il file in input ha una risoluzione inferiore.
Questo è effettivamente il comportamento documentato in ambiente Mac, che quindi sarebbe trasferito anche in ambiente Windows utilizzando iTunes. Un comportamento differente da quello totalmente "trasparente" di Foobar2000 sia con il driver ASIO sia con il driver WASAPI.

Possiamo quindi concludere che iTunes non effettua alcun downgrade? Non con questa configurazione, se lo effettuasse sarebbe comunque mascherato dal successivo upgrade del driver audio. La ricerca quindi continua.

(Aggiornamento 14/4/2012: La ricerca è continuata, e con le versioni Windows e iTunes alla data la risposta è negativa. In ambiente Windows il player iTunes riproduce solo sino a 16bit/44.1KHz. Si possono leggere i dettagli nei commenti)


Cosa rimane da provare?
Rimane da provare l'utilizzo di iTunes con audio multicanale, che è più complesso perché Alac supporta solo i 2 canali stereo, oltre all'effettivo mantenimento della risoluzione HD usando iTunes.

iTunes pronto all'uso
Fatte tutte queste operazioni preliminari iTunes è pronto per accogliere altra musica, organizzarla e suonarla, non mi soffermo sulle altre funzioni perché sono molto intuitive e anche probabilmente già familiari a quasi tutti. In particolare si potrà utilizzare con grande facilità e immediatezza un diffuso iPhone, o ancor più comodamente un iPad, come telecomando per navigare nella libreria musicale e selezionare gli ascolti, come documentato a suo tempo in un altro post, mediante la App Remote di Apple.
In definitiva, la scelta tra iTunes e Foobar2000 dipende essenzialmente dai gusti personali e dal peso che ciascuno darà alla minore flessibilità del primo o alla relativa complessità di gestione del secondo, a fronte però della disponibilità di driver audio più "trasparenti".





La mini guida per immagini
Come sempre concludiamo con le immagini esplicative. Aggiungendo che in questo test la versione di iTunes era la 10.5.3.3, quella di QuickTime la 7.7.1, xrecode II 1.0.0.185 e Windows 7 versione  6.1 Service Pack 1. Il computer un Sony Vaio VPCF1 e il DAC il Musiland Monitor 01 US. Le altre immagini si riferiscono alle Seeger Sessions per l'album We Shall Overcome di Bruce Springsteen, più volte citato nel post, e in particolare alle registrazioni nella sua casa di campagna e al successivo tour.


Fig. 1 - Operazioni preliminari per usare iTunes come media player lossless


Fig. 2 - La operazione di importazione



Fig. 3 - Per abilitare il controllo errori nella importazione dei CD


Fig. 4 - Il CD è importato e il formato audio su iTunes è Alac 16/44.1 lo stesso dell'originale


Fig. 5 - Il pannello di conversione dell'applicazione Xrecode II per la conversione in Alac. La configurazione del decoder esterno


Fig. 6 - L'album convertito in Alac, The Seeger Sessions di Bruce Springsteen, è stato inserito nella libreria iTunes. I brani, come si vede, sono in formato Alac e hanno mantenuto il livello di qualità in alta definizione 24 bit/48KHz.



Fig. 7 - Secondo test con un classico album dal vivo dei Weavers in alta definizione 24/96.


Fig. 8 - Infine il test con il massimo livello di risoluzione attualmente disponibile in distribuzione: la "qualità master" 24 bit / 192 KHz, con registrazioni di musica classica della Linn Records.



Fig. 9 - Il pannello di controllo di QuickTime. Per la massima qualità selezionare la modalità WAP (Windows Audio Session). 


Fig. 10 - Come disabilitare l'equilazzatore presente in iTunes. Di default è attivo


lunedì 23 gennaio 2012

CD a un centesimo

Il precedente post su questo argomento è uno dei meno letti del blog, mentre basta inserire incautamente la parola "gratis" associata alla parola "musica" per avere, come nel caso della recensione su Deezer.com, migliaia di accessi (destinati in questo caso a rimanere delusi).
Neanche al prezzo veramente a saldo di un centesimo l'uno i poveri CD suscitano ancora un residuo interesse? Proviamo a parlare di nuovo di questa possibilità. Utile non solo per i residui cultori della "discoteca" fisica, ma anche a chi ha fatto una scelta diversa, per arricchire la propria libreria musicale liquida. Con la scarsa offerta attuale di download digitale almeno in qualità CD, soprattutto nella musica moderna, è la strada più semplice e in certi casi unica. Anche con gli altri generi, se non si cerca l'alta definizione, si ottiene il risultato a costi molto più bassi. Basta solo mettere in conto una settimana o poco più per ricevere i CD e un quarto d'ora per il trasferimento in formato liquido.

Chiarisco subito che si tratta di CD usati, venduti attraverso Amazon inglese da negozi affiliati. Il prezzo minimo a cui sono venduti è appunto di un centesimo (di sterlina), e si tratta in genere di CD che hanno avuto al loro tempo ampia diffusione, quindi successi pop e rock (e affini) di 5-6 anni fa o poco più, in condizioni dichiarate "very good". Altri album meno comuni possono avere prezzo superiore, ma in molti casi, se non sono rari o import (in UK) rimangono sotto alle 2-3 sterline, e lo stesso vale per gli oggetti in condizioni "like new".

Si deve aggiungere il prezzo di spedizione che attualmente è, per tutti i negozi di questo tipo, di 1,26 sterline, e quindi tutta l'operazione viene a costare intorno ai 2 Euro o pochi centesimi in più, a seconda delle quotazioni del cambio. E arrivano in poco tempo, una settimana- dieci giorni. Più avanti alcune videate su questi acquisti di prova.

Sono CD rovinati o quasi inservibili? No, nessuno di quelli che ho acquistato era difettoso, e in ogni caso vale come sempre il feedback negativo e tutte le pratiche tipiche dell'acquisto via Internet, anche a questi livelli di costo.
Il booklet (l'elemento forse più prezioso, questo non si può scaricare via Internet) l'ho sempre trovato  integro, problemi possono esserci sull'elemento più delicato, il famigerato "jewel box", la confezione in plexiglas dei CD. Ma al limite basta sostituirlo con il modico importo aggiuntivo di 10 o 20 centesimi. E poi, chi non ne ha a casa qualcuno riutilizzabile come risultato di CD omaggio di ogni tipo? Anche i CD in digipack cartonato possono avere qualche traccia di usura sulla parte più delicata, il dorso, ma si tratta proprio di piccolezze.
Per verificare il CD in quanto tale ho provato a fare il ripping con Foobar2000 con la funzione AccurateRip, ovviamente dopo una veloce pulizia con un semplice panno per occhiali; il controllo è andato sempre bene, a volte rilevati dei "minor problems", ma questo è avvenuto anche occasionalmente con i CD nuovi.

Il business model?
Resta da spiegare il mistero della convenienza economica dell'operazione (per chi vende). Evidentemente su ogni CD rivenduto a 2 € non possono guadagnarci più di 2 €. Anche ammettendo che il CD originale sia stato ceduto gratuitamente da qualcuno che se ne voleva disfare e che la tariffa postale sia super scontata o che ne abbiano un certo numero in omaggio, resta la busta protettiva per CD, che in una cartoleria costa 40 o 50 centesimi, e poi c'è il lavoro di chi controlla, imbusta e prepara i CD per la spedizione.

Sta di fatto che Zoverstocks (il negozio on-line con i numeri più elevati, ma ce ne sono diversi altri) totalizzava in autunno 2011 (data delle foto) oltre 1 milione e 300 mila vendite via Internet (non tutte a questi prezzi), adesso sta ad oltre 1,7 (con il 97% di feedback positivi) e continua ad offrire CD a partire da un centesimo, non si trattava di una specie di offerta temporanea.

Possiamo supporre che, almeno in UK, la transizione dal CD alla musica liquida sia già in atto, e che parecchie persone diano via i dischi che ingombrano le loro case. Se sono molto comuni  preferiscono cederli gratuitamente, anche la vendita su eBay risulta difficile, sarebbe impossibile battere questi prezzi. In pratica non hanno più un valore residuo.

Un potenziale acquirente  interessato ad un disco classico nel suo genere come Demon Days dei Gorillaz, ultimo esempio del test alla data del post (ultima foto) ha l'alternativa di comprare il CD nuovo da Amazon a 3,89 £, usato da Zoverstocks a 1 centesimo di sterlina, oppure scaricarlo via MP3 da Amazon a 4 £ (un po' assurdo in questo caso) o da iTunes a 5,99 (Euro in questo caso).
Ed è possibile invece che, nonostante questi prezzi, lo cerchi in rete gratuitamente sui vari sistemi di download illegale che continuano ad esistere nonostante il contrasto delle case discografiche.
Che ricordano sempre che in questo modo si deruba chi crea la musica (Damon Albarn e soci nel nostro caso). Che però mi chiedo come vengano compensati dalla vendita a un centesimo, pur perfettamente legale, e in generale dalla vendita dell'usato, e ben poco riceveranno pure dalla vendita super scontata di Amazon.

Riflessioni da approfondire in un prossimo post. Per ora mi limito a segnalare queste possibilità e queste contraddizioni. Nel seguito le videate per i test effettuati.


Alcuni dischi in offerta da Zoverstocks (settembre 2011). Notare il numero di feedback ricevuti.
Il pagamento, tre dischi a poco più di 6 Euro.
La consegna. L'etichetta sulla busta speciale per CD. Nessun problema  con la dogana, tra l'altro.

Le offerte di oggi, alla data del post.
E i dischi precedenti? Tutti ancora disponibili a un centesimo.
Solo quello dei Kosheen è aumentato un po'. Ora servono 50 centesimi.
 

domenica 15 gennaio 2012

Quando gli ingressi non bastano

Negli anni '70 e '80 gli amplificatori integrati erano chiamati anche "centraline", perché tra le altre numerose funzioni consentivano anche di selezionare le molte sorgenti che erano presenti in un impianto tipo dell'epoca: giradischi, sintonizzatore, piastra a cassette, registratore a bobine. I registratori a cassette potevano essere anche due, per effettuare riversamenti, e dalla metà degli anni '80 si è aggiunto anche il lettore CD e, più tardi, anche se non molto diffuso, il Mini Disc. Nessun problema, perché anche i modelli medi avevano molti ingressi e spesso la sezione registrazione o addirittura quella phono duplicata.
Un amplificatore moderno molto versatile: l'Accuphase E-460
In pochi anni le varie sorgenti alternative al CD sono sparite, e in parallelo è iniziata la semplificazione degli amplificatori con la progressiva riduzione delle funzionalità (ad iniziare dai controlli di tono e dalla uscita per cuffia) e degli ingressi.

Un integrato super versatile di fine anni '70, il Sansui AU 20000. Due ingressi per giradischi e ben tre per  registratori
A un certo punto, nella seconda metà degli anni '90, di ingressi, d'altra parte, ne bastava uno solo, quello per il lettore CD, e gli altri rimanevano vuoti. Tanto che sarebbe bastato aggiungere una sezione di preamplificazione vera e propria al lettore (non il controllo del volume digitale) per eliminare i pre e usare solo un finale.

Questo non è avvenuto, ma la sezione pre è diventata sempre più essenziale, 3 o 4 ingressi al massimo più la uscita rec (bypassando il controllo di volume e gli altri eventuali controlli del pre), teoricamente da usare per la registrazione analogica. In realtà, essendo ormai stata abbandonata per la registrazione digitale (leggasi: copia dal CD sul computer) utile solo per collegare ampli per cuffia o altre esigenze particolari.
L'Unison Research S9 - 4 ingressi linea in tutto
Ma poi è arrivato l'interesse per il vintage, la musica liquida, le Internet radio e i 3 ingressi del raffinato amplificatore integrato minimalista possono diventare insufficienti. Gli asceti dell'alta fedeltà forse possono considerare una soluzione togliere e mettere gli spinotti volta per volta, ma per un uso vero di più sorgenti serve un selettore, che male non fa. 
Nel mio caso devo collegare un giradischi, un CD, un lettore multiformato, un tuner, un DAC, un registratore a bobina, un registratore a cassette, un registratore Mini Disc. Mi servirebbero 8 ingressi, mentre il mio amplificatore ne ha 3, più un ingresso tape e un ingresso phono, che però non posso usare perché ho un pre phono separato (altamente consigliabile). Dovrei cambiare amplificatore, ma trovarne uno con 7-8 ingressi è impresa non facile.

Esiste un'altra soluzione, che può essere applicata anche agli amplificatori più minimalisti. Non un selettore separato per gli ingressi, ne esistono, ma sono realizzati con la stessa cura dei cavi dei tempi andati, prodotti da supermercato a cui un appassionato di musica difficilmente affiderebbe il prezioso flusso sonoro proveniente da una delle sue sorgenti.

Esiste un oggetto alta fedeltà che può fare anche questa funzione nel modo più semplice, ed è il pre amplificatore passivo. Un oggetto affascinante, una semplicissima interfaccia tra le sorgenti e l'amplificatore vero e proprio, l'amplificatore finale, e che aggiunge solo due funzioni: la selezione della sorgente e il volume, o meglio l'attenuazione del volume della sorgente.

Può essere realizzato con cavetteria d'argento puro e componenti super selezionati e costare comunque tantissimo, ma se è realizzato con semplici cavi di rame e componenti di buona qualità non può costare molto perché è il componente hi-fi più semplice che si possa immaginare. Basta cercare in Internet per verificare che esistono diversi modelli di marca, quelli medi a 2-300 € e modelli senza marca made in Hong-Kong anche a meno di 100 €. Prezzi che non devono insospettire perché i componenti base sono veramente semplici ed economici, così come il tempo di realizzazione.

Come si presenta all'interno un preamplificatore passivo. Un selettore, un regolatore di volume (stepped attenuator in questo caso) e la cavetteria verso i pin-jack RCA degli ingressi e delle uscite.

La differenza la può fare il controllo di volume, che può essere un tradizionale potenziometro, di qualità più o meno elevata oppure, ancor meglio, uno "stepped attenuator", ovvero una rete di resistenze a più "passi", le più comuni a 24 posizioni, le più raffinate a 48 (24 sono un po' poche).

Il dibattito sulla qualità dei pre passivi a confronto dei più diffusi (e più complessi) pre attivi è aperto da anni nel mondo un po' bizzarro dell'alta fedeltà "high-end" e questo dimostra, se non altro, che i pre passivi qualche punto a favore lo hanno.
Per i nostri scopi però l'elemento più critico (forse l'unico) neanche serve, perché per usarlo come selettore aggiunto il volume non è necessario. Se il pre passivo ha anche una uscita diretta (non connessa al controllo di volume, cioè la tradizionale uscita rec) basta collegarlo a questa. Altrimenti sarà sufficiente lasciare il controllo di volume al massimo.

Naturalmente per questo uso (improprio) è necessario un pre passivo con un numero accettabile di ingressi, almeno 3-4, considerando che uno degli ingressi dell'ampli integrato dovrà essere dedicato al collegamento, quindi con un pre passivo a 4 ingressi e un ampli a 4 ingressi si hanno a disposizione 7 ingressi. Lo schema molto semplice è indicato in figura.

Chiaramente parliamo sempre di ingressi tradizionali sbilanciati (RCA) e non di ingressi bilanciati. Pur se esistono rari pre passivi con ingressi bilanciati. Che costituiscono un problema minore perché ben pochi componenti li adottano, normalmente solo lettori CD o multiformato. Difficile che in un impianto ce ne sia più d'uno.

Il percorso del "flusso sonoro" dei componenti collegati al pre passivo è più lungo e tortuoso di quello dei componenti connessi direttamente all'ampli e quindi, anche se non è detto che questo possa effettivamente influenzare in qualche modo il risultato sonoro, sarà preferibile mantenere per prudenza su quest'ultimo le sorgenti più "pregiate" e/o di più frequente utilizzo.

Poi, una volta apprezzato il suono "trasparente" (per forza) del pre passivo può anche darsi che si passi ad una semplificazione netta, collegandolo direttamente all'ingresso del finale (o a un nuovo finale) promuovendolo a preamplificatore principale dell'impianto.

sabato 7 gennaio 2012

Il multichannel in USA

Ci ha scritto un visitatore del sito Musica & Memoria che vive a New York, Riccardo Fontaine de Trembley, esprimendo un diverso parere riguardo ai nostri dubbi sul multicanale. Dubbi che nascono dalla situazione americana, molto diversa dalla nostra, e che ci racconta. Poiché è abbastanza frequente che le tendenze USA anticipino le nostre, mi sembra assai utile riportare la sua testimonianza.

"Il punto sul quale rispettosamenbte dissento da voi riguardo alla Vera Sterofonia.... Quella a due canali era un compromesso che e' sempre andato stretto: voi avete citato il tentativo della quadrifonia fine '60 inizio '70 (che ricordo bene in Matrix e SQ credo) ma ve ne furono anche di altri approntati con linee di ritardo prima analogiche poi digitali per tentare di ricostruire le delicate riverberazioni di una sala da concerto e porre il palco in un dominio spaziale credibile e non avulso ed astratto.

Ed e' proprio questo quello che il multichannel sa fare; se il CD ha regalato la pulizia e la dinamica al suono di un brandeburghese, il multichannel lo ha ricollocato in un ambiente vero, che respira e risuona ... credetemi non e' solo un fatto di applausi... Ultima osservazione ... la convenienza per un dato badget di spesa; certo 5 canali costano piu' di 2 ma si puo' ovviare. Nella stereofonia vi era lo spreco del doppio woofer (senza significato spaziale) ma, di più, vi era anche il tentativo dispediosisimo di avere un miglior angolo di diffusione per i medio alti con uso di cupole, teweeter posteriori e sistemi omnipolari o dipolari. che avevano lo scopo di consentire all'ascoltatore di essere piu' di un punto geometrico adimensionale posto all'itersezione di due rette ... questo, in buona sostanza, si ottiene facilmente con il multichannel che consente ottimi risultati con diffusori piu' semplici, razionali ed economici.


I sistemi da meno di 1000 $ con 5 medioalti e 1 subwoofer potrebbero essere assimilati a buoni sistemi a 2 vie (e non saro' io a ricordarvi tutta una serie di problematiche inerenti i diffusori a 3 vie: filtri crossover, frequenze di taglio e pendenze etc...e come la teoria avrebbe desiderato un perfetto ed ideale diffusore ad una via.... corrispettivo del "filo che amplifica" nel campo dei diffusori). Certo sarebbe importante avere una sorgente piu' seria ed affidabile del classico Prologic II codificato da due canali ma ci si arrivera' se non tramite i defunti DVD-A e quasi defunto SACD,  tramite nuovi standard "liquidi" od il banale Blu Ray."


"I CD li acquistiano in libreria... classicamente da Barnes & Noble, negozi belli grandi (circa le dimensioni del Virgin di Milano) dove sfogli libri, seduto ad un tavolino come in un bar, gustandoti un cappuccino (vabbe' il cappuccino magari e' migliore da voi :) ) e ci sono le famose cuffie per i test di ascolto che un'idea della qualita' di registrazione te la danno. 


Quindi di scelta ne abbiamo... e anche riguardo agli impianti: con meno di $2000 vai da Walmart o da Best Buy e torni con un impianto che suona davvero bene....ed infatti la stereofonia bicanale e' praticamente scomparsa dalle case degli americani, sostituita da questi HT che si sono "multicanalizzati" ed ovviamente dotati di implementazioni per la musica liquida quali intefacce iPod/iPhone/USB lettori di memorie SD etc... di vinile invece se ne vede sempre di meno (e non e' che io sia felice al riguardo). Insomma almeno da vista da qui la prospettiva appare diversa... ed i preampli passivi, magari in cablaggio d'argento, con ingressi bilanciati (in tempi di connessioni ottiche e digitali) sembran davvero puri oggetti da feticsmo (nulla di male ovviamente, l'edone' puo' assumere varie forme).


La mia obiezione è stata ancora sul software. Una grande diffusione, almeno in USA, di impianti in grado di suonare il multicanale, ma pochissimo materiale moderno registrato con queste caratteristiche. Una situazione ben diversa da quella del lancio dello stereo nella seconda metà degli anni '60, quando le case discografiche iniziarono a produrre la maggioranza e poi la totalità dei nuovi album a due canali.

"L'home theater qui in USA ce l'hanno tutti, proprio tutti, assieme al TV flat screen, magari non hanno gli incisvi (data la politica delle assicurazioini sanitarie) ma l'HT e' un must. Ora, dato che un buon HT puo' imitare il 2 canali (con l'opzione dell'uso di 2 o 4 diffusori), ed infatti la maggior parte di essi incorpora un sintonozzatore FM e HDFM e le interfacce USB/SD/IPOD e lettori SACD/DVD-A (cose ovviamente orientate alla musica), ed essendo il budget delle famiglie medie non esuberante di questi tempi, avendo, ad esempio, a disposizione 5000 dollari per l'home entertainment, credi che li spenderanno ... 2000 per il TV, 1000 per l'HT e 2000 per l'hi-fi? Non mi pare probabile.


Il boom dell'hi-fi, un poco in tutto il mondo, esplose per la concomitanza di tre fattori; a) il benessere post bellico che dopo venti anni dalla fine della guerra (anni' 60) avendo saturato il mercato "essenziale" (auto, TV, radio elettrodomestici), cercava nuovi "bisogni" b) l'arrivo dei giapponesi che, almeno per l'entry level fecero crollare i prezzi, proponendo prodotti pieni di gadgets che attiravano l'occhio piu' che l'orecchio c) la configurazione di "gusti" musicali della famiglia media anni '70 nella quale il nonno ascoltava musica classica (o lirica), il padre amava il jazz, ed il nipotino progressive rock; il tutto in un contesto "ante walkman natum", cioe' quando l'ascolto non aveva ancora perduto il suo fattore sociale ed aggregante per trasformarsi nell'isolamento semi autistico della cuffietta. 


Oggi e'diverso: il 90% della musica si consuma in MP3 (orrore e perdita di preziosa informazione) o con l'Ipod/iPhone o in auto, ll fattore agregante si e' spostato sulla TV (con HT) e sui videogiochi ad effetto (che richiedono l'HT essendo graficamente "cinematografici").  Quindi non e' l'HT mulltichannel oggi il "di più" nelle case degli americani, ma lo stereo tradizionale.... ed (esattamente come accade a me quando mostro i miei transceivers da appassionato radioamatore (piuttosto costosi) e mi sento dire: "ahhh hai ancora i baracchini, ma non usi internet per chattare?)", la stereofonia tradizionale verrà compresa sempre di meno ... temo."

Uno scenario quindi ben diverso da quello auspicato dai cultori della "vera stereofonia". La musica moderna può anche continuare ad essere registrata in studio a due canali, senza impegnarsi in costi aggiuntivi. Così potrà essere compatibile senza problemi con l'ascolto in mobilità in cuffia, con l'ascolto su PC e in auto. Chi a casa ha un impianto multicanale HT per il cinema potrà ascoltare in stereo o, più probabilmente, in multicanale simulato, aggiungendo ambienza "sintetica", il che può non essere un grande problema con musica che all'origine già non è "naturale" ma creata in sala di registrazione con strumenti elettrificati.

Poi ci sono gli appassionati della classica e della lirica, divisi tra i tecnologici, che passano gradatamente al multicanale solo audio (5.0) e possono scegliere tra un numero crescente di titoli, pubblicati da piccole etichette specializzate in SACD, Blu Ray o in formato liquido. I costi di produzione sono coperti dalla attività concertistica e soprattutto dal fatto che, un po' in tutto il mondo, si tratta di musica finanziata dal comparto pubblico, e i vinilisti che puntano al suono vintage e alle incisioni storiche (tanto ... è musica classica). Due tipici e ricchi mercati di nicchia.

Rimangono fuori gli appassionati di musica acustica moderna, folk e jazz per i quali non viene prodotto materiale in multicanale e che aborrono l'idea di ricorrere al multicanale simulato. Probabilmente in buona parte si rivolgono al vinile di ritorno anche loro, anche se molti sperimentano in parallelo la musica liquida. E la preferenza per il vinile spiega anche perché non viene prodotto materiale moderno in multicanale: troppo pochi gli interessati (ma non si sa se nasce prima l'uovo o la gallina).

Ultima domanda: veramente anche in questo caso i trend USA anticiperanno quelli europei ed italiani?
Forse solo in parte. Da noi c'è un altro vincolo notevole: la diversa tipologia di abitazioni. In America è prevalente la "house", villetta unifamiliare, il costo per metro quadro è molto più basso, lo spazio per un impianto HT c'è. Anche da noi c'è questa tipologia e per molti è un obiettivo. Ma è più frequente la tipologia "appartamento" (rara in USA) con costi al metro quadro che, almeno nelle città principali, sono tra i più alti del mondo. L'HT farà fatica a diffondersi.

(Le immagini ritraggono solisti e orchestra impegnati nella registrazione dell'album in Pure Audio Blu Ray della etichetta norvegese 2L Records, TrondheimSolistene "In Folk Style", giudicato tra i migliori per la classica in multicanale e premiato con un Grammy a dicembre 2010)