giovedì 29 dicembre 2011

Il blind test

I componenti hi-fi sono un po' come gli strumenti musicali, per sincerarsi della loro qualità bisogna farli suonare ed ascoltarli. Naturalmente chi li ascolta e li giudica per poter dare una valutazione attendibile deve avere una buona esperienza in materia di musica e anche, nel caso degli strumenti, saperli suonare.
La musica suonata e' materia per professionisti, semi-professionisti o amatori comunque discretamente capaci ed esperti, e quindi non ci si stupisce che possano ascoltare un violino o un pianoforte individuando a orecchio eventuali carenze di suono o differenze tra gli strumenti in prova.

Nell'alta fedeltà l'onere della prova spetta pero' anche all'appassionato che ha intenzione di acquistare un nuovo componente, la famosa "prova d'ascolto" che il negoziante o la rivista specializzata consigliano sempre. Soltanto che l'appassionato di solito e' un ascoltatore passivo, solo raramente conosce la musica e sa suonare uno strumento. Potrebbe essere un frequentatore abituale di concerti, e avere quindi la possibilità di un confronto, anche se a memoria, con la musica suonata, purché sia solo acustica.  Ma potrebbe anche aver deciso di comprare un buon impianto hi-fi proprio perché non può andare ai concerti dal vivo, per mancanza di tempo o perché abita lontano dai grandi centri.

La prova d'ascolto risulta quindi meno facile, e seguire un metodo può essere necessario, e il metodo da applicare potrebbe essere questo vecchio e controverso sistema di confronto, peraltro piuttosto intuitivo, spesso usato nel settore farmaceutico o cosmetico per testare l'efficacia di nuovi ritrovati. In modo oggettivo. Il ben noto "blind test" o "test alla cieca".
Sembrerebbe l'ideale anche nel nostro settore, anche se non tutti sono d'accordo, ma non addentriamoci in questi dibattiti e vediamo come si organizza un blind test in pratica.

Confronto tra due sorgenti
E' il caso più semplice, e' sufficiente avere due contenuti musicali identici e far partire l'esecuzione in parallelo. Lo switch tra l'una e l'altra sorgente potrà essere realizzato semplicemente con il selettore ingressi dell'amplificatore. Come è mostrato nello schema seguente, per il caso più comune, il confronto tra due lettori CD (o di qualsiasi altro formato successivo).

La prima accortezza da applicare, per non falsare la percezione e quindi il risultato, e' l'allineamento del volume. Infatti il sistema di ascolto umano è molto sensibile alle variazioni di volume, anche minime, e nella commutazione del brano musicale tra l'una e l'altra sorgente quella che suona a volume più alto potrebbe essere percepita come migliore, in altre parole questa impressione di brillantezza potrebbe offuscare altri elementi.

L'allineamento del volume
Per l'allineamento si deve usare quindi il controllo di volume dell'amplificatore di riferimento, regolandolo su una delle due sorgenti su un livello adeguato per percepire i dettagli nei vari brani di test, ma non troppo elevato da essere innaturale o da mettere l'amplificatore e le casse di riferimento in difficoltà, nascondendo così le differenze tra i componenti in prova.
Una volta individuato il livello di volume ottimale bisognerà segnarlo sul range di valori della manopola, prendendo nota del valore (nel raro caso sia presente) o utilizzando un segna punto di qualsiasi tipo (non il pennarello! per esempio un pezzetto di nastro adesivo ma non di un tipo che poi non rimane attaccato, non quello da pacchi, ad esempio).
Una volta tarata la sorgente A si ascolterà la sorgente B su un brano a scelta regolando di nuovo la manopola sino a che passando da una all'altra il volume è allineato, non si percepisce alcuna variazione, e si può segnare questo secondo punto. Per verificare che i livelli siano effettivamente allineati si può andare ad orecchio, oppure usare un fonometro se si vuole essere veramente precisi. Senza arrivare a questo livello esistono anche app con funzioni di fonometro per iPhone, come VUmeter. Per un uso effettivo richiede una taratura, ma per un confronto di livelli è sufficiente.
Se le sorgenti hanno un controllo di volume (basta che lo abbia una delle due) si potrebbero  allineare i livelli in modo fisso. E' sempre preferibile però mettere i componenti in prova nelle condizioni ottimali, senza introdurre altri elementi di possibile interferenza nel test.

Il test
La effettuazione del test è molto intuitiva. L'operatore commuterà tra il sistema A e B in vari brani musicali dichiarando solo qual è il sistema che suona e gli ascoltatori segneranno su un taccuino le differenze o semplicemente la preferenza. Il test potrà essere anche su più di due componenti, almeno  a livello di sorgenti e avendo uno "switch", l'amplificatore, che normalmente ha 3 o 4 ingressi linea, ma di solito si preferisce una sorta di selezione a due a due come ai campionati del mondo di calcio.
Alla fine si avranno dei risultati forse non definitivi, comunque dipendenti dai brani scelti, dagli interfacciamenti (minimo impatto in questo caso) e soprattutto dal tempo dedicato, ma sicuramente oggettivi e non influenzati dalla aspettativa del marchio o dai suggerimenti avuti.
Per una maggiore oggettività l'ideale sarebbe ripetere il test nella stessa sequenza a distanza di tempo, e verificare se i risultati si sovrappongono.

Il "doppio cieco"
Molto usato nei settori di origine, più arduo da organizzare per confronto di componenti hi-fi, ma effettivamente può essere utile che neanche l'organizzatore del test sappia quale componente stia suonando. La teoria dice che infatti che nella fase di presentazione del test e nelle scelte di commutazione l'organizzatore può trasmettere, anche senza volerlo, una influenza negativa o positiva verso uno o l'altro dei componenti in prova. Il modo più semplice per realizzarlo nel nostro settore è separare la fase di organizzazione da quella di esecuzione. Una volta organizzato il set di prova la esecuzione potrebbe essere affidata ad un terzo non interessato né alla scelta né alla vendita, né a fornire preziosi consigli, che seguirà un ordine casuale a lui solo noto, rispettando solo i vincoli previsti in fase di organizzazione della prova (per esempio far ascoltare tutti i brani di test per un minimo di minuti).

Sorgenti da confrontare
Scegliendo con cura un amplificatore di riferimento e dei diffusori fedeli e selettivi, ma proporzionati come classe a quella della sorgente (o addirittura quelli reali) si potranno confrontare con questo sistema lettori CD o multiformato. Per dischi in vinile e musica liquida le cose si complicano un po' perché si tratta in realtà di sistemi di lettura composti da più elementi (la testina, il pre phono, il giradischi, oppure il PC, il media player, il DAC per la musica liquida). Per giradischi e testine le cose diventano effettivamente impegnative, mentre per la musica liquida, per confrontare due DAC è sufficiente in pratica avere due notebook equivalenti come prestazioni e con lo stesso sistema operativo e media player, un set molto facile da mettere assieme.

Confronto tra due diffusori
All'opposto estremo c'è il confronto di due coppie di diffusori, o casse come comunemente chiamate.  Anche in questo caso si può realizzare facilmente una commutazione immediata, essenziale per rendere efficace il confronto, per mezzo di un amplificatore con uscite per due coppie di casse. Non tutti i modelli hanno questa caratteristica, ma ce ne sono in numero sufficiente per individuare un amplificatore di riferimento. Che deve avere in questo caso la caratteristica essenziale di interfacciarsi senza problemi con ciascuna delle due coppie di diffusori.

L'interfaccia in questo caso è più critica e, se l'amplificatore non è ben scelto, una delle due coppie di diffusori potrebbe essere pilotata in modo non ottimale e il risultato falsato. Gli amplificatori più adeguati allo scopo sono probabilmente i modelli a stato solido di potenza medio-alta, e quindi sicuramente adeguata, e con caratteristiche di elevata trasparenza. Naturalmente tutta la scelta dipenderà fortemente, in questo caso, dal tipo di casse da confrontare.

Altro elemento critico è il posizionamento, che deve essere ottimale per entrambe le coppie in prova (in questo caso non possono essere più di due) ma anche sufficientemente ravvicinato tra esse da non consentire agli ascoltatori di individuare il sistema che sta suonando.
Sempre a questo scopo dovrebbero essere confrontate casse con caratteristiche simili, non una elettrostatica a confronto con un sistema ad alta efficienza e altoparlanti a tromba, ad esempio.
Prima della prova a confronto l'appassionato avrà selezionato la tipologia di cassa che preferisce e che si adatta al suo ambiente e questa prova a confronto a confronto servirà per sciogliere gli ultimi dubbi.

Confronto tra amplificatori
E' il componente centrale e quindi, a meno di duplicare completamente i due impianti (casse incluse) è proprio necessario ricorrere a commutatori esterni. Componenti visti sempre con sospetto (aggiungeranno qualcosa al suono?) ma in questo caso inevitabili. Si può anche procedere con una commutazione manuale ma, nel caso delle casse, può essere lunga e laboriosa se si usano i comuni e cavi spellati. Bisognerebbe usare (e confrontare) solo ampli con connettori a "banana" o gli ancor meno diffusi Speakon. Uno schema per questo caso è quello mostrato in figura. Per ridurre le commutazioni ad una e rendere possibile una commutazione il più possibile rapida si usano due sorgenti identiche. In questo esempio sono lettori CD ma potrebbero essere ormai anche due notebook con la stessa configurazione e con lo stesso modello di DAC, rendendo la duplicazione completa più accessibile.

In sintesi
Come si vede la strada per tentare di dare oggettività ai test di ascolto non è troppo ardua. Non basta, servono molti altri elementi e accorgimenti che abbiamo cercato di sintetizzare a suo tempo qui, ma si elimina l'elemento suggestione e auto-convincimento che può influenzare, e di molto, il giudizio finale.

domenica 18 dicembre 2011

Inutile iMesh

Sarà capitato a molti di imbattersi nella pubblicità di iMesh, che promette: "Oltre 20 milioni di canzoni e video. Non perdere tempo. Solo musica!" (ma non aveva appena detto che c'erano anche i video?).
Potrebbe essere utile per ascoltare gli album recensiti e farsene una idea, come Music Unlimited, ma senza pagare.
Vediamo se alla pubblicità corrisponde un reale servizio innovativo. Premettendo che questa applicazione nasce negli anni d'oro del peer-to-peer, era uno dei tanti player di questo settore. Ora però dichiara di essere legale, ma sempre gratuito.

Di solito queste due affermazioni apparentemente in contraddizione nel mondo della musica sotto copyright vengono smentite dai fatti e, come si può già capire dal titolo, la regola si conferma anche questa volta.


iMesh si installa facilmente e come di regola, cerca di installare inutili toolbar pubblicitarie, prendere il controllo di tutte le nostre librerie e farle conoscere in rete e forse prova anche a installare  qualche spyware (ma il mio firewall non ha fatto una piega). Superata questa fase cercando di impedirgli di fare tutte queste cose (ma la toolbar, tranne che su Safari che riesce comunque ad impedirglielo, la installa lo stesso: 100 punti in meno), e dopo essersi registrati è possibile cercare la musica. Provo come al solito con qualcosa di non comune in rete, i Pentangle, Lia Ices, Bert Jansch. E pare che si trovi tutto, il DB di iMesh sembra ben fornito. Anche se stranamente (vedi l'immagine sopra per la ricerca di Lia Ices) non compaiono album completi, ma una lista di brani.

Ascoltando a caso si percepisce che la musica è di qualità piuttosto scarsa. Forse nel DB di iMesh è codificata in bassa risoluzione. O forse il motivo è un altro. Me ne accorgo provando un brano dei Creedence Clearwater Revival, la immagine che viene mostrata a video, in stile iTunes, ha una scritta in sovrimpressione. E' quella dell'uploader su YouTube. Lo stesso vale per Lia Ices.


Ecco spiegato come funziona iMesh. Fa una ricerca su YouTube (ora), trova tutti i brani del musicista che stai cercando, e te li propone. Poi, se vuoi, li suona mostrando anche il video. In più, una funzione consente di scaricare il video o la musica in locale (su una libreria interna) e anche di trasferirli su CD. Con una qualità obiettivo che la interfaccia ti fa credere che si possa selezionare (altra immagine) sino a un massimo di MP3 320Kbps. Ma che dipende ovviamente dalla qualità all'origine.


Serve a ben poco
Di cercare canzoni e musica in genere su YouTube sono capace anche io, metterla da parte come preferita o farne una playlist (altre funzioni di iMesh) pure, e se proprio voglio copiare sul disco un file musicale di bassa qualità (il 99% di quelli su YouTube), perché la qualità è l'ultimo dei pensieri, applicazioni allo scopo ce ne sono decine. iMesh sembra pensato quindi  per super pigri incuranti della qualità che trovano comodo fare tutto con una sola applicazione.
Se poi hanno anche tanto tempo libero c'è la solita community, il social network di iMesh, la condivisione della musica scoperta e delle playlist con gli "amici" in rete e tutte le solite cose che vanno di moda ora sulla scia di Facebook. Tutte cose che ci sono già su YouTube.

Da aggiungere che la ricerca può essere diretta solo a musica, a musica+video o solo a video. In quest'ultimo caso non è possibile la visione diretta e può succedere che il video in download possa risultare non disponibile per motivi di copyright. Altrimenti viene scaricato e si può vedere.


In questo caso (dichiarato Bad Moon Rising dei CCR, ma sembra un video posteriore del solo John Fogerty) il logo YouTube non compare, ma è comunque un video che gira sul portale musicale di Google.
Può darsi che sia utile per cercare su più portali (non c'è solo YouTube per i video). Proviamo con Françoise Hardy i cui video sono instancabilmente rimossi dai detentori dei diritti (che però evitano di metterli in commercio in qualsiasi formato liquido o solido). Ne trova due.
Con la ricerca video Google ne trova pagine e pagine, dentro e fuori YouTube (addirittura 189.000 risultati dichiarati, la Hardy era una lavoratrice instancabile, ma penso siano un po' troppi).


Ma è legale?
Sì e no. Diciamo che per ora l'eventuale uso illegale non è perseguito. Ma i video o la musica che scarichiamo in locale non diventano di pubblico dominio solo perché su YouTube nessuno per ora ha reclamato la loro eliminazione (succede continuamente). I video e la musica su YouTube sono sotto copyright nel 99,99% dei casi e la loro presenza è tollerata dalle case discografiche (non tutte e non sempre) solo perché sono visibili e ascoltabili in streaming. Il possesso di questo materiale scaricato sul PC potrebbe essere sempre contestato perché l'utente iMesh non l'ha acquistato. Ricordo che l'unica musica che si potrebbe ascoltare legalmente su YouTube è, in linea teorica, quella di pubblico dominio in tutto il mondo (canzoni dell'Ottocento o poco più) o quella composta da chi la mette in rete, basta che non contenga campionamenti. Anche le esecuzioni di canzoni altrui, le cover, non sono ammesse. Se YouTube continua a esistere ed espandersi e perché le case discografiche da un lato temono di mettersi contro il gigante Google che controlla la rete e dall'altra, in un ultimo sussulto di ragionevolezza, si rendono conto che per vendere la musica o attirare le persone ai concerti la musica bisogna anche farla ascoltare. Non si vende solo sulla parola. Almeno, questa è la mia ipotesi ottimistica.

In sintesi
Un motore di ricerca specializzato, un ambiente di social network, una interfaccia gradevole ed efficace, impegno umano molto marginale e tendente a zero (fanno tutto i programmi), investimenti quasi solo in pubblicità, ricavi idem, e si spiega così che anche iMesh possa trovare uno spazio nel grande mondo Internet. Sempre nella sottile linea d'ombra tra legale e illegale per la musica.
Per ascoltare le recensioni in anteprima con qualità decente, in modo integrale e senza problemi, almeno per un altro po' bisogna continuare a pagare 9 € al mese ed abbonarsi a Music Unlimited.
Della possibilità di download non parlo neanche, in un blog che cerca di promuovere l'alta definizione e il buon ascolto in musica non c'è bisogno di aggiungere altro.


venerdì 9 dicembre 2011

Dal file allo spartito

Ricavare uno spartito da un normale file musicale wav o mp3, superando i problemi di reperibilità delle partiture fuori catalogo, così come si fa per i testi scritti utilizzando un OCR o un sistema di dettatura vocale, è una cosa fattibile?
In teoria sì, visto che esistono in commercio (e a volte anche distribuiti gratuitamente) diverse applicazioni che lo promettono. Ma proviamo cosa riescono a fare in pratica.
Lo spunto viene dalle richieste frequenti che arrivano a Musica & Memoria di spartiti difficili da trovare, richieste generate involontariamente dalla sezione presente da anni sul sito con le copertine di molti spartiti degli anni '60. Ma senza gli spartiti veri e propri, che sono materiale sotto copyright, come noto.

I file Midi
Cominciamo subito col dire che il punto di partenza ideale per generare uno spartito potrebbe essere un file Midi (Musical Instrument Digital Interface) il linguaggio di notazione musicale gestibile da computer sviluppato negli anni '80 e tuttora in uso. Il Midi nasce per codificare eventi musicali (tipo pigiare un tasto di pianoforte per emettere una nota), registrarli su file, e poi ritrasmetterli ad uno strumento musicale dotato di interfaccia Midi (tutti quelli elettronici o quasi) che risponderà al comando emettendo quella nota, quell'accordo, quella frase musicale. Il linguaggio (o codice) Midi deve quindi includere le notazioni musicali in uso, o almeno la maggior parte di esse.
Non mi metto qui a fare approfondimenti sullo standard Midi, su Wikipedia ci sono ampie ed esaurienti voci su questo argomento, anche in italiano.

Il bello dei file Midi è che ce ne sono tanti in rete, e può darsi che il brano o la composizione musicale dalla quale vorremmo ricavare lo spartito ci sia già. A questo punto basterebbe una applicazione che converta il file Midi nella notazione musicale comune, su pentagramma, e avremmo ottenuto il risultato. Potrebbe essere anche una valida applicazione open source come MuseScore, che include un editor Midi.

Prima prova con Mozart
Proviamo a vedere se è veramente così facile. Reperiamo su Internet un file Midi di una composizione di cui abbiamo lo spartito, ovviamente, per verificare se si ottiene effettivamente qualcosa di usabile. Il Midi nasceva per le tastiere, non per gli ensemble di più strumenti (anche se poi è stato esteso), magari con sezione ritmica su una linea diversa, quindi riduciamo la complessità della prova usando per cominciare un brano per solo pianoforte e di un compositore che non utilizzava di solito forme musicali elaborate: Mozart.
La scelta è caduta su una sonata giovanile per pianoforte, la K330 in Do maggiore, e sul secondo movimento "Andante cantabile".

Non resta che aprire il file Midi con MuseScore e vedere se quello che viene mostrato coincide con lo spartito di questa composizione. Per confronto usiamo anche un altro software specializzato, a pagamento in questo caso, che si chiama Notation Musician e che in diverse review su Internet era giudicato il migliore nel suo campo.
Ecco la notazione secondo MuseScore, per le prime battute:

Ed ecco lo spartito come l'aveva scritto Mozart oltre due secoli fa, per le prime 10 battute.

La tonalità e il tempo sono corretti, sono sparite alcune indicazioni di espressione (lo staccato per le prime 3 crome) ma soprattutto in alcuni casi c'è una suddivisione ulteriore delle note, nella prima e nella settima battuta compaiono semicrome, biscrome e semibiscrome che nella partitura originale non c'erano. Più diverse altre piccole differenze di notazione, che spesso dipendono però dal fatto che si possono usare notazioni alternative (come per esempio la chiave di violino usata al posto della più comune chiave di basso per la mano sinistra, nella partitura originale).

Sembra quindi che anche partendo da qualcosa già codificato per computer ci possano essere incertezza nel trasferimento. Forse dipende da MuseScore che è comunque un software open source. proviamo Notation Musician.

La notazione sembra un poco più precisa, ma rimane la moltiplicazione e la variazione di altezza delle note osservata prima.

C'è qualcosa che non va
Le due notazioni ricavate via software sembrano diverse dallo spartito originale. Non è una alterazione completa del tema musicale, e ascoltandolo di nuovo traslato in midi da MuseScore o Notation Musician si riconosce ancora la melodia di Mozart, ma evidentemente non abbiamo generato uno spartito usabile, che possa sostituire quello originale.
Anzi ascoltando al confronto il file Midi e la notazione dal Midi editor non sembrano esserci differenze, forse il problema è nel file Midi di origine.

Il file Midi
Il problema potrebbe essere quindi nel file Midi che abbiamo trovato in rete, probabilmente non era esatto, non riproduceva correttamente la sonata di Mozart. D'altra parte un file Midi come si può realizzare? In tre modi:
  • riportando la partitura su un editor musicale e generando il file;
  • suonando il brano con una tastiera collegata ad una interfaccia Midi e un software di registrazione Midi, una funzione che può fare anche GarageBand sui Mac;
  • utilizzando un software che riconosce la struttura musicale da un brano registrato in digitale (Wav, Mp3 ecc.).
I due primi sistemi sono piuttosto impegnativi e dubito che i file Midi che girano in rete siano stati realizzati così. Più probabile che si usino i prodotti software creati allo scopo. Che sono una via di mezzo tra i sistemi di riconoscimento vocale (tipo Dragon) e gli OCR.

Per riuscire a a capire cosa succede usiamo il vecchio sistema di ridurre al minimo le variabili. Questa volta riproviamo con un brano ancora più semplice, elementare, infatti è uno degli Elementary Pieces di Bela Bartok. Per evitare ogni dubbio su come è stato creato il file MIDI lo creiamo noi. Con il primo metodo, che è sicuramente l'unico esente da errori.

Secondo tentativo
Inserita la partitura con MuseScore (sono poche battute) una delle funzioni dell'editor, oltre suonare il brano, è proprio quella di generare il corrispondente file Midi.
Riportiamo la partitura su MuseScore e vediamo se almeno è coerente con sé stesso. La partitura stampata da MuseScore è riportata sotto. Come si vede è veramente semplice.

Ed ecco lo stesso breve brano musicale dopo la doppia conversione Midi > Notazione.

Sembra diverso, ma è solo una scelta di notazione. Nella partitura originale la nota allungata di 1/2 nella seconda battuta è indicata con un punto, nella partitura ricavata invece è indicata con una semicroma legata alla croma precedente. Il risultato è lo stesso, spesso nella notazione musicale si usano modalità di scrittura alternative.

La conversione da un file musicale
Sembra quindi più probabile, come c'era da attendersi, che le differenze notate dipendano dal file Midi originale, e in particolare dalla esecuzione da cui è stato tratto. Il pianista probabilmente (e mi pare anche di sentirlo ascoltando a confronto altre esecuzioni) ha introdotto altre note di abbellimento. Non resta che riprovare tutto il processo con questo esempio musicale molto semplice. Come anticipato, ci serve un convertitore dal file musicale (che è una sequenza di suoni campionati) alla struttura della frase musicale, usando come codice per descriverla lo standard Midi. Di software che fanno questo mestiere ce ne sono diversi.

Cercando in rete quelli con recensioni più favorevoli scegliamo IntelliScore. Non è gratuito, in generale sono tutti a pagamento perché sicuramente la loro progettazione non è semplice, ma la versione demo può interpretare brani fino a 30", che è il nostro caso.

Utilizzandolo vediamo che l'uso non è per tutti. Richiede una buona conoscenza della teoria musicale. La cosa non è sorprendente, anche per usare un OCR è necessario saper leggere e pure conoscere la lingua nella quale è scritto il testo, altrimenti non si potranno eseguire le verifiche in post produzione.

Qui in più bisogna anche intervenire su alcuni elementi del brano che il software comunque cerca di individuare da solo, a partire dalla tonalità e dalla misura. Per rendere più efficace la conversione però è possibile inizializzare i parametri, se già conosciamo questi valori base.
Dopodichè il software procederà ad individuare le note, i relativi valori, gli accordi e così via.
I Little Piano Pieces di Bartok sono stati pubblicati anche su  CD, che ovviamente ho, nelle esecuzione del pianista Gyorgi Sandor (per questo ho scelto questo brano) e quindi il secondo test consisteva semplicemente nel far convertire da IntelliScore questo brano, trasferito in precedenza in Wav, nel formato Midi.

Dopodichè ho "aperto" il Midi con un editor Midi, nello specifico Notation Musician, e il risultato è quello che si vede sotto.

Sembra a prima vista un'altra cosa, ma in realtà la principale differenza è che nello spartito originale si usavano solo note di valore (durata) pari a 1/2 (minime) e 1/4 (semiminime) mentre nella notazione ricavata sono usate al loro posto note di lunghezza dimezzata: semiminime e crome. Poiché la lunghezza di una nota è relativa il tema musicale non cambia. Dipende probabilmente dalla impostazione iniziale ed è correggibile. In realtà ho provato anche a impostare il tempo (beat) previsto da Bartok (96) senza riottenere il risultato originale. Dovrei studiare più approfonditamente questo software.

Le differenze però più evidenti sono altre, e risiedono nella variazione nella durata delle note e nella presenza di pause non previste. Nello spartito ricavato oltre che i due valori di base compaiono anche  semicrome (1/8) e minime (1/2). E in alcune battute (4, 5) ci sono delle pause in più.

Tentativo di analisi
Cosa è successo quindi? Questi software non funzionano? No. Facendo riferimento ad una esperienza che tutti hanno fatto, il trasferimento di un documento non stampato su file via OCR, qui siamo in una situazione analoga.
Le pause e le variazioni di durata corrispondono a piccole variazioni, introdotte dal pianista, che non è una macchina come il software che genera il Midi e che abbiamo usato prima (ed è questo che  rende la musica piena e gradevole all'ascolto). Il software di riconoscimento può agire solo per soglie di durata e di altezza (frequenza), se una nota è tenuta appena più a lungo di un'altra potrebbe essere interpretata come di valore doppio, se supera la soglia.

E' da considerare poi che la notazione musicale è approssimata, non fornisce indicazioni su tutto quello che è necessario per suonare la musica. Basti pensare al volume di ogni singola nota.

Così come con l'OCR è necessario quindi un lavoro di editing a posteriori, che elimini questi artefatti e ripulisca la notazione testuale riportandola all'originale, anche in questo caso sarebbe necessaria una operazione del genere. Che, nell'esempio fatto, riporti ad esempio tutte le note ai due valori centrali,
Un lavoro che è magari lungo ma facile (sempre per chi conosce la musica) se si ha lo spartito cartaceo a confronto, come è facile nell'OCR potendo confrontare il documento originale.
E' assai più difficile, ma possibile per chi conosce bene la teoria musicale, se lo spartito non c'è. Ad esempio, per questo brano, sapendo che l'intenzione di Bartok era di creare pezzi elementari usando un minimo degli elementi musicali a disposizione.

Quindi in sintesi partire da una musica registrata per recuperare da essa la notazione musicale mediante strumenti automatici è possibile, ma richiede una buona competenza musicale e parecchio tempo per il lavoro di editing (quelli proposti sono esempi semplicissimi o semplici). Non è sicuramente un compito che il software fa per noi, risparmiandoci ogni sforzo, ma casomai un ausilio per ridurre questo sforzo. Proprio come potrebbe essere un OCR per il trasferimento su file di testi stampati: più veloce del trasferimento a mano, ma con un lavoro di post elaborazione che diventa via più impegnativo quando i testi hanno anomalie di stampa o complessità proprie (formattazioni, parole non conosciute, ecc.).

Se qualcuno ha avuto risultati più "automatici" con altri prodotti ce lo faccia sapere.