domenica 21 novembre 2021

Come è iniziata questa passione per l'Hi-Fi

Ho visto tempo fa sul blog di Stereophile che uno dei suoi autorevoli redattori ha inserito un post con la sua personale storia di appassionato Hi-Fi. Visto che leggendola mi sono ricordato tante cose provo a fare lo stesso, magari può interessare a qualcuno.

La scoperta
Per prima cosa, come sono venuto a sapere che esiste qualcosa chiamato Hi-Fi. Il che è accaduto per caso, da studente liceale, parlando col falegname che stava realizzando una libreria su misura nel nostro corridoio, dove mio padre doveva mettere qualche migliaio dei suoi libri. L'impianto di casa all'epoca era un Lesaphon Vertical, una "fonovaligia" in teoria portatile, che conteneva giradischi (con discesa automatica di 8-10 dischi, LP inclusi!), amplificatore e casse monovia, neanche piccole. Era anche il primo giradischi di casa, fino alle medie la poca musica che si sentiva a casa proveniva dalla peraltro ottima radio extra large Telefunken.

Non ricordo perché questo falegname (un raffinato signore, i falegnami già all'epoca erano così) ha citato l'alta fedeltà, forse perché aveva visto il suddetto Lesaphon, io ho risposto che sapevo cosa intendeva, per un suono perfetto avremmo dovuto avere come minimo uno di quei mobili all-in-1 della Grundig, che avevo visto in una pubblicità su una rivista di mio zio. Tipo quella qui sotto.

La vera alta fedeltà
Ma lui con un'alzata di spalle mi ha informato che quella non era vera alta fedeltà, bisognava rivolgersi a ditte specializzate, come ad esempio, Marantz, Thorens o AR. Ci sono rimasto un po' male, ma la cosa è rimasta lì. Fino a quando, un paio di anni dopo, sono cominciate a uscire le riviste di Hi-Fi e si è iniziato a parlarne, in casa mia con mio fratello che aveva diversi amici che suonavano e incominciavano a interessarsi anche all'Hi-Fi. La prima rivista che ho comprato era di uno dei primi guru dell'alta fedeltà, non ricordo il nome, magari in qualche cantina ne ho ancora un paio di copie, ma comunque l'ho abbandonata presto perché nel frattempo era uscita Suono Stereo Hi-Fi, tutto un altro livello, prove con strumentazioni di misura serie (era il tempo dei "misuroni") belle foto (credo già del mio ex compagno di classe Dario Tassa), bella rivista.

Il tempio dell'alta fedeltà
La portavo con me ogni tanto alle lezioni nel primo anno d'ingegneria, per leggerla nei cambi d'ora, e tramite la rivista ho conosciuto Mario, anche lui interessato all'Hi-Fi poi amico e infine anche mio testimone di nozze. Lui era già più avanti, aveva già un ottimo impianto (es. casse acustiche Bose 501) e un giorno mi ha consigliato, per farmi un'idea, di fare una puntata a un negozio in Piazza Dante a Roma, che si chiamava Filc Radio.
Ci sono andato con mio fratello e ho scoperto quello che è stato per tutti a Roma il primo tempio dell'alta fedeltà.

Questo era il pre MK16 quadrafonico, aveva bisogno del fantastico finale MK16 con i circuiti in vista dietro a un vetro arancione, ma non trovo una foto decente. Leggermente più terreno. stessa estetica, l'integrato MK120.

C'era ogni ben di Dio (anche per oggi) ma i componenti che mi hanno colpito di più sono state le casse Acustiche JBL-100 Century qui sotto, appese in negozio alla grande parete (con altre) e il mitico e avveniristico amplificatore Galactron qui sopra (made in Italy), lontanissimo dal minimalismo hi-end degli anni a venire, come si nota facilmente.

Mai comprati in seguito e neanche sentiti all'epoca, perché eravamo entrambi intimiditi da quel grande negozio pieno di questi magnifici componenti, e noi ragazzi eravamo evidentemente privi di risorse economiche adeguate. Ma ormai ero stato catturato, per sempre, pare.

Il primo impianto in 3 passi
E' iniziato allora un piano ben preciso di superamento dell'inadeguato Lesaphon Vertical. Ovviamente erano necessarie risorse economiche, ovvero convincere della necessità mio padre (che aveva deciso l'acquisto anni prima). La molla è stata la scoperta che la puntina piezoelettrica rovinava irrimediabilmente i vinili e serviva assolutamente un giradischi moderno. Mio padre in realtà non era un appassionato di musica, ma gli piacevano alcune cose, tipo il primo jazz, dixieland e swing, e alcune cose di classica, tipo il Bolero di Ravel o Vivaldi, e poi ogni tanto gli regalavano LP.  Ma penso che se ci ha finanziato è stato perché ci voleva bene, assieme a mia madre, non per salvare i suoi dischi, e meno che mai i miei.

Il Thorens TD 166, best sellers nei primi anni '70

Così su consiglio di Mario sono andato a un negozio che si diceva facesse gli sconti più alti per i Thorens, stava vicino a Piazzale della Radio (sparito come quasi tutti i negozi Hi-Fi dell'epoca a Roma, tranne credo due) di cui non ricordo il nome. Un commesso giovane e gentile mi ha illustrato i vari prezzi e ho capito che il mio budget arrivava solo fino al modello più economico, il TD 166, d'altra parte, mi ha spiegato che si distingueva dal TD 165 quasi solo per le manopole di plastica nera invece che di alluminio e dal TD 160 quasi solo per il contro-piatto di plastica invece che di alluminio. Credo ci fosse qualche differenza anche nel braccio ma comunque era (ed è) un ottimo giradischi e ho fatto bene a non risparmiare nella testina. 

Che è stata la più grande sorpresa. Perché quella che mi ha consigliato, una Empire (allora se la batteva per il predominio con Shure) era presentata così, come un gioiello. Assieme a un affascinante booklet interno in miniatura con tutti i modelli e le assurde e anomale casse Empire (prima o poi devo scannerizzarlo e metterlo sul blog).

La testina Empire Made in USA modello base veniva venduta e presentata così

Montato il giradischi e la testina e portato a casa, bisognava passare alla fase due, farlo suonare. A questo avevamo pensato prima, grazie all'aiuto di un compagno di classe e amico di mio fratello, precoce genio dell'elettronica, che era intervenuto sull'amplificatore interno del Lesaphone Vertical creando un ingresso aux, la correzione della curva RIAA era già presente per la testina piezolettrica e per il problema dell'uscita a basso livello della testina magnetica si provvedeva ad alzare il volume e non chiedere di più (o aveva inserito anche un pre rudimentale? non ricordo). In ogni caso i preziosi vinili erano salvi. 

Anche se forse i timori sulle testine piezo, che all'epoca erano chiamate 'o zappatore, erano esagerati, visto che alcuni vinili che l'hanno a suo tempo sperimentata e che ho ancora, suonano ancora bene senza difetti eccessivi. D'altra parte era già programmato lo step successivo, ovvero l'amplificatore, scelto con un criterio semplicissimo: era il più economico disponibile in Italia. Della marca giapponese poi sparita ROTA, e modello base. Costava poco e dopo un mese o due è arrivato. Non ho nessuna foto e non so che fine abbia fatto (regalato a qualcuno, mi pare, non era commerciabile) ma incredibilmente una foto, un po' sbilenca, l'ho trovata.

Le casse erano ancora quelle del Lesaphon, semplici altoparlanti monovia montati su una cassa aperta dietro per la massima efficienza, piuttosto lontane dall'alta fedeltà anche se per suonare suonavano. Anche per le casse, dopo qualche mese e altre trattative (nella mia famiglia non mancava niente, ma non si potevano fare sprechi) è arrivato il secondo componente di buon livello. Non provato, comprato sulla fiducia delle recensioni delle riviste e in base al fatto che erano le best-seller per rapporto qualità / prezzo: le Dynaco A-25, che scopro ora essere una delle poche casse con tecnologia "aperiodica", pensavo che fossero bass-reflex invece erano una variante della sospensione pneumatica, a 2 vie con woofer da 25 cm (!) e tweeter a cupola.

Non sono le mie, a suo tempo le ho vendute, avevano ancora un buon mercato

Con qualche mese di trattativa e parecchi compromessi l'hi-fi era entrata in casa, nonostante gli evidenti limiti del Rota. Una volta fatte scendere dalla sommità della libreria svedese le nuova casse acustiche, era arrivata la musica riprodotta con discreto realismo.

(1 - Continua con l'impianto buono)

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