domenica 7 novembre 2021

A cosa serve un music streamer?

E anzitutto, cos'è un "music streamer"? Pare sia il nome su cui alla fine stanno convergendo produttori e stampa specializzata, per quel componente che costituisce la "centralina" in un impianto che suona anche, soprattutto o solo musica digitale. Nel tempo è stato chiamato "network player", "network audio player", "music server", "music player", ma pare che alla fine il nome sarà questo.

In realtà non ha una configurazione fissa (come peraltro il suo principale predecessore: l'amplificatore) può essere in altre parole più o meno versatile e quindi gestire impianti più o memo complessi.

La "centralina"
Così chiamavano l'amplificatore gli audiofili (che ancora non si chiamavano così) negli anni '70, perché concentrava le varie sorgenti, consentiva elaborazioni del segnale incluso il controllo del volume, la selezione della sorgente da ascoltare, e passava il tutto alle casse acustiche per eseguire il solo indispensabile compito finale. Le sorgenti erano di due tipi, a basso livello (giradischi) o alto livello e potevano essere più di una, per impianti che potevano comprendere  due giradischi (es. uno per i 78 giri), due registratori (es. uno a bobine ed uno a musicassette), un sintonizzatore, e poi alcuni ingressi aux per altre sorgenti (es. un DAT, un lettore CD, pochi anni dopo).

La nuova "centralina"
La vediamo con un esempio, il recente streamer EVO 150 di Cambridge Audio, premiato dalla EISA quest'anno e che è un componente molto versatile. Come si vede gli ingressi sono di tre tipi: digitali, analogici alto livello, analogici basso livello (giradischi)

Gli ingressi
Guardandoli da sinistra a destra e dal basso in alto vediamo (cliccare sull'immagine per ingrandire, se serve):

  • 3 ingressi digitali: 1 coassiale e due ottici Toslink
  • 1 ingresso analogico ad alto livello bilanciato a standard XLR
  • 1 ingresso analogico ad alto livello sbilanciato a standard RCA
  • 1 ingresso analogico a basso livello con equalizzazione RIAA phono a standard RCA
  • 1 ingresso digitale HDMI ARC
  • 1 ingresso USB type-B per la connessione di sorgenti USB (sopra)
  • 1 ingresso USB type-A per la connessione di hard disk o memorie USB
  • 1 ingresso Ethernet per la connessione alla rete e al web
  • 1 ingressi wireless (Bluetooth) (questo ovviamente non si vede, ma c'è)

In totale 11 ingressi per 11 diverse sorgenti, una versatilità anche superiore agli amplificatori più versatili come gli Yamaha della serie CA degli anni '70, che avevano 7 ingressi di cui due a basso livello "phono". A cosa possono servire? Facciamo un esempio:

  • ingressi digitali: 
    • 1 lettore CD con DAC di qualità inferiore a quello interno del EVO 150
    • l'output dello smart TV
    • l'output del decoder Sky o di un decoder satellitare
  • Ingresso analogico bilanciato XLR: 1 lettore SACD
  • Ingresso analogico sbilanciato RCA: 1 registratore a bobine o 1 registratore a musicassette o un pre-phono di un giradischi con testina a bobina mobile
  • Ingresso analogico sbilanciato RCA "phono" MM: 1 giradischi
  • Ingresso HDMI ARC: uno smart TV che usa l'impianto "comandato" dallo streamer come speaker
  • Ingresso USB type-B: un notebook o un Mac Mini dove gira un Media Center come J River o un server Roon 
  • Ingresso USB type-A: un hard disk esterno o una memoria USB con musica digitale
  • Ingresso Ethernet: 
    • connessione al web per servizi streaming come Qobuz o Tidal
    • connessione in rete locale a un NAS che contiene una libreria musicale digitale
  • Ingresso wireless: connessione a device mobili (smartphone o tablet) usate come sorgenti

Una versatilità che consente di ascoltare musica anche da più di 10 sorgenti diverse. Unica limitazione è l'unico ingresso sbilanciato RCA che potrebbe essere una limitazione per un impianto dove ci fossero sia un bobina che un cassette, oppure un giradischi con testina a bobina mobile o con un pre-phono di pregio.

Le uscite
Sempre da sinistra a destra e dal basso in alto, vediamo:

  • Le uscite per due coppie di casse passive (A e B, ai due lati). Questo streamer infatti include anche un amplificatore (in classe D da 150W)
  • una uscita a basso livello per un sub-woofer attivo
  • una uscita pre per collegamento a un finale separato o casse acustiche attive
Manca però su questo streamer un'uscita digitale per utilizzare un DAC esterno invece di quello interno. L'unica uscita digitale è la HDMI ARC che è bidirezionale e potrebbe trasferire l'audio digitale a un DAC tramite un convertitore HDMI-Toslink.
Si tratta però di una scelta della Cambridge Audio. Molti altri Music Streamer, come ad esempio il Rose 150, altro premiato EISA per la fascia alta, ha uscite digitali ottica e coassiale per collegarsi a un DAC esterno oppure a un registratore digitale (vedi immagine).


Cosa succede dentro lo streamer
Ovvero come passa e con quali trasformazioni il contenuto musicale digitale o analogico (è utile saperlo per le successive considerazioni):
  • ingressi digitali: sono veicolati verso il DAC interno
  • ingressi analogici: sono presi in carico da un ADAC (Analog to Digital Audio Converter) e passati al DAC interno
  • uscita analogica del DAC: inviata all'amplificatore interno (se presente) ed in parallelo all'uscita preamplificatore
L'interfaccia dello streamer
Quasi tutti i modelli in commercio hanno uno schermo frontale di dimensioni variabili che fornisce informazioni su cosa sta suonando e come, ma ne esistono anche alcuni totalmente "muti", eleganti scatole metalliche senza pulsanti nè display.
Perché tutto si fa con la app del produttore, disponibile per smartphone e tablet, per iOS e per Android. Dalla quale si possono selezionare gli ingressi, regolare il volume e anche gestire la libreria musicale su NAS o i servizio streaming.

A chi non serve un music streamer?
La domanda doveva essere "a chi serve?" ma ci si arriva meglio partendo dall'elenco di quelli a cui non serve, che sono:
  • Un appassionato audiofilo che sull'impianto hi-fi ascolta solo da sorgenti analogiche (e questo è evidente)
  • Un appassionato audiofilo che sull'impianto hi-fi ascolta anche da sorgenti analogiche; e questo è meno evidente, ma dipende da quello che c'è scritto nella sezione precedente: con un music streamer gli ingressi analogici subiscono normalmente una doppia conversione annullando quindi la purezza, vera o presunta, del suono analogico, che giustifica la loro presenza in un impianto che ne potrebbe fare a meno. 
  • Un appassionato audiofilo che ascolta solo in streaming: le funzionalità dl music streamer sarebbero quasi tutte inutilizzate
  • Un appassionato audiofilo che ha una libreria musicale gestita da un media server player come J River, Audirvana o Roon: il music streamer sarebbe usato solo come DAC e quindi sarebbe sotto-utilizzato. In questo caso basta, appunto, un DAC, eventualmente quello incluso nei moderni amplificatori, come il Rotel Michi X3 premiato sempre da EISA.

Quindi, a chi serve un music streamer?
Dall'elenco precedente sembrerebbe che sono escluse tutte le categorie di audiofili, ma ne rimangono invece almeno tre che possono essere interessati:

  • Gli audiofili che ascoltano quasi solo in digitale, ma hanno anche un giradischi, però unicamente  per scenografia domestica e personale,
  • Gli audiofili che hanno veramente un elevato numero di sorgenti digitali, e hanno quindi effettiva necessità di un "hub" (altro nome moderno per "centralina") per gestirle tutte.
  • Gli audiofili che hanno una libreria digitale personale e non sono troppo esigenti nella gestione di essa o del servizio streaming e ritengono sufficiente per i loro scopi la app messa a disposizione dal produttore dello streamer, che potrebbe anche includere il disco (anche SSD) contenente la libreria musicale.
Le prime due categorie esistono ma non sono molto numerose. Lo è invece la terza categoria, e chi fa queste scelte non ha tutti i torti.

L'alternativa
Perché non ha tutti i torti? Perché l'alternativa al music streamer esiste, è più economica e più flessibile , ma richiede un certo impegno personale, sia per la configurazione personalizzata, sia per upgrade e manutenzione. Le stesse funzioni di gestione della libreria musicale effettuate dallo streamer  possono essere svolte infatti da un PC dedicato (tipicamente un notebook, un MAC Mini o un Mini PC) con installato J River MC, Audirvana o Roon e collegato a un DAC. Il DAC può essere anche di livello stratosferico e quindi eccedere le prestazioni all'ascolto di qualsiasi music streamer. 

E' quindi per quelli della terza categoria, quelli che vogliono approfittare e godere della grande disponibilità di musica digitale, arrivando al risultato nel modo più semplice e veloce e col minimo impegno personale (anche se spesso con funzioni e flessibilità molto ridondanti, ma vale anche per gli smartphone recenti) che i produttori di hardware propongono sempre nuovi modelli di "music streamer" rispondendo a una domanda che appare in crescita, non solo di audiofili d'annata che vogliono aggiornare l'impianto, ma anche di new-entry attratte dalla grande offerta e certamente benvenute.

In sintesi
Il music streamer è un componente proposto da molti produttori di hardware, ma è pensato e diretto ad una categoria di ascoltatori di musica ben delimitata, ovvero quelli che hanno una libreria musicale digitale, ottenuta con download ufficiale o meno, e che ascoltano i suoi contenuti su un impianto tradizionale. Sono quindi in maggioranza appassionati audiofili consolidati, che preferiscono una soluzione pronta all'uso piuttosto che basata su software da installare su un PC. Chi fa parte di questa categoria ha a disposizione molti prodotti su una vasta gamma di prestazioni e prezzo.

Appendice
Per correttezza e completezza vediamo anche i due music streamer "ospiti" di questo post anche di fronte.
Cambridge Audio Evo 150


Rose RS150

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