domenica 24 ottobre 2010

GarageBand per digitalizzare LP

A giudicare dalle numerose offerte in Internet di scatolotti per trasferire in digitale LP in vinile e cassette stereo, sembrerebbe una necessità diffusa e pressante per molti.
La cosa mi lascia perplesso perché: 1) digitalizzare in modo accurato una musicassetta e ancor più un LP è un lavoro piuttosto lungo e che richiede attenzione e in genere più tentativi;  2) la musica presente sul suddetto supporto fisico è nel 99% dei casi già disponibile in digitale, in modo ufficiale o ufficioso.

Anche senza voler seguire questa seconda via, trattandosi ovviamente non di novità ma di materiale a catalogo, è probabile che su Amazon o nei negozi si trovi lo stesso album che vogliamo digitalizzare a 5 o 10 €, ed è tutto da vedere se il nostro tempo vale di meno. Ma volendo seguire comunque la via della digitalizzazione, magari per un LP effettivamente rimasto fuori catalogo ed introvabile, propongo un sistema alternativo al solito utilizzo di scatolotti tipo Terratec o iMic.

Questi oggetti, come noto, contengono un ingresso linea in grado di gestire anche il segnale a basso livello di una testina phono, un equalizzatore RIAA (la curva standard, non lineare, usata per il formato microsolco o LP), un decoder analogico-digitale, e una uscita digitale USB. Il tutto per poche decine di Euro.
Sono prodotti "made in China" e questo giustifica il prezzo così basso. Ma qualche perplessità viene, considerando che nel settore Hi-Fi sono in commercio preamplificatori phono RIAA che costano migliaia di € (e oltre) ed i più economici non scendono sotto i 200. Si tratta evidentemente di un compito difficile, dove anche piccole varianti del progetto producono avvertibili variazioni nel suono.

Obiettivo qualità
Se il nostro obiettivo nel digitalizzare l'LP è mantenere il più possibile la qualità originale, e non semplicemente recuperare la musica (come accennavo prima, per questo scopo ci sono strade molto più pratiche e veloci), forse è necessario seguire un diverso approccio. Non parlo di decoder analogico - digitale professionali (è scontato che questa sarebbe la strada migliore) ma dell'utilizzo a questo scopo di una applicazione inclusa nel sistema operativo del Mac, quindi gratuita, che tra molte altre cose, può fare anche questo mestiere. Collegandovi non il giradischi ma direttamente un pre phono RIAA Hi-Fi.

Nella prova che ho fatto ho utilizzato uno dei più semplici, il "Phono Box" della Pro-Ject, che però è già superiore ai pre phono inclusi negli amplificatori di medio livello ed è sicuramente superiore al circuitino presente nel Terratec o nell'iMic o nei giradischi con decoder USB integrato. Volendo investire qualcosa di più ci sono eccellenti pre-phono superiori nella stessa gamma Pro-Ject, o Nad, o Lehmann Audio. E molti appassionati Hi-Fi ne avranno anche già uno e potranno usarlo a questo scopo.

GarageBand all'opera
L'uscita dal pre-phono andrà collegata all'ingresso audio del Mac (un Mac Mini nel mio caso) che include un decoder analogico - digitale di buona qualità (lo stesso non vale per i PC Windows ed in particolare per la gran maggioranza dei notebook), anche questo sicuramente superiore a quanto disponibile negli scatolotti sopra menzionati.

Qui andrà gestita da GarageBand, una applicazione, come sanno i possesori di Mac, che è uno studio di registrazione semplificato, con possibilità di registrare e mixare la musica, aggiungendo effetti di vario genere, ma che ha anche la possibilità di registrare semplicemente quello che arriva sull'ingresso linea. E di registrarlo in qualità elevata. Difatti, selezionando in Preferenze > Opzioni avanzate "qualità ottimale" si scopre che può essere istruita la scheda audio ad effettuare una codifica a 24 bit / 44.1 Khz, con qualità quindi superiore a quella dei normali CD (figura 3).

Questa quindi è la prima cosa da fare. La seconda è regolare il volume di registrazione, è possibile anche selezionare la regolazione automatica, ma è sconsigliabile, il sistema potrebbe variare il livello in modo che sarà poi avvertibile. Bisogna fare un paio di prove sui brani a livello più basso e più alto dell'LP e controllare che gli "strumenti" (che sono del tipo presente in tutti i registratori) non vadano mai in zona rossa. E' inclusa anche una funzione di monitor, ovvero la possibilità di ascoltare quello che si sta registrando. Sembra una cosa ovvia, ma GarageBand ha un controllo sul rientro (feedback) molto sensibile e a volte può essere necessario disattivare il monitor. Nella figura 3 questa funzionalità è visibile in basso a destra.

Una volta completata la registrazione (all'inizio, un brano per volta) si controllerà il risultato dopo aver salvato (registrato in terminologia Apple) il contenuto. prima di esportarlo si potrà anche elaborarlo direttamente dentro GarageBand, ad esempio tagliando la coda o il bump iniziale della testina che atterra sul disco e separando tra loro i brani dell'album. Il pannello di GarageBand mostra i classici pulsanti per avanti, avanti veloce ecc. e lo spettrogramma della musica acquisita e muoversi tra le varie funzioni è intuitivo. In ogni caso con gli scatolotti USB è necessario fare le medesime operazione con il software che forniscono a corredo o altri editor audio come ad esempio Audacity o Free Audio Editor.

Per utilizzare la musica acquisita la funzione in GarageBand è "condividi" (figura 5). E' possibile trasferirla direttamente in iTunes o scaricarla su disco per altri scopi, il formato utilizzato sarà quello standard non compresso in ambiente Mac, cioè lo Aiff (Audio Interchange File Format). Prima di esportare è necessario però ricordarsi di deselezionare la funzione di compressione, altrimenti il nostro prezioso audio così amorevolmente acquisito sarà, appunto, compresso con conseguente perdita di qualità (e ormai con la capienza delle memorie attuali e con la velocità di trasmissione Internet standard a 10Mbit e oltre, non c'è proprio motivo di comprimere la musica).

Come si vede nella figura 6 successiva, il brano in iTunes (in questo caso Harvest di Neil Young) è effettivamente 24/44.1, e potrà essere trattato e gestito nelle playlist come tutti gli altri.

Gli incontentabili 
Ma perché l'acquisizione è limitata a 44,1 KHz? Non è possibile registrare a 48 o, ancor meglio, 96 KHz? Con GarageBand no, è una limitazione prevista dalla Apple e che, a quanto pare, rimarrà tale.
Non si tratta di una limitazione fondamentale, acquisendo LP non recenti o musicassette, la qualità, grazie al campionamento a 24 bit, sarà comunque superiore a quella del CD. Volendo andare oltre ci sono altri programmi come Audacity o Logic Express della stessa Apple, che però è a pagamento (e si capisce quindi che GB abbia qualche limitazione).

Immagini
Ecco infine, come al solito, alcune immagini che illustrano il funzionamento di questa via semplice e un po' più "analogica" alla acquisizione in digitale di vinili. Cominciamo da GarageBand e da come si presenta (figura 1):

Figura 1
Quando si da' il via ad un nuovo lavoro (selezionando Archivio > Nuovo) viene mostrato questo pannello e occorre scegliere strumenti acustici (figura 2). Se compare un pannello con le registrazioni recenti si può tornare a "nuovo progetto" semplicemente selezionando un'altra delle scelte del menu, ad esempio "impariamo a suonare" e poi "nuovo progetto".

Figura 2
Selezionando GarageBand > Preferenze occorre specificare la massima qualità di registrazione ed esportazione (figura 3):

Figura 3
Dopo alcune azioni preliminari funzionali a rendere la registrazione semplice ed efficace (vedi Appendice) si  può quindi registrare l'album LP attivando il tasto rosso classico di registrazione in basso a sinistra; a fianco del display con i tempi, i livelli di registrazione la selezione del monitor (figura 4):

Figura 4

Alla fine della registrazione, dopo averla controllata ed eventualmente elaborata, selezionando Condividi > Invia il brano a iTunes si esporta, appunto, il brano acquisito nel media player (figura 5):

Figura 5
E su iTunes, attivando "Informazioni" con il tasto destro si potrà avere la conferma della acquisizione a 24 bit (figura 6):

Figura 6
Infine una immagine del set di acquisizione audio. Ho usato un giradischi Kenwood KD-1033, un valido modello a cinghia degli anni '70,  non quello mio principale, per comodità di spostamento.


E' tutto anche per questa volta.


Appendice: La sequenza di azioni per avviare la registrazione (GarageBand versione 6.0.5)
  1. Avviare GarageBand
  2. Selezionare Nuovo progetto > Acoustic Instruments
  3. Se presenta all'avvio i progetti recenti selezionare Impara a suonare > Nuovo progetto > Acoustic Instruments
  4. Eliminare il metronomo: Controlli > Metronomo (de-flag)
  5. Selezionare la durata in minuti: Controlli > Durata
  6. Selezionare > Mostra Edita Data (pulsante in basso a sinistra)
  7. Selezionare l'opzione di monitoraggio: Monitor> Attivo non controllo feedback
  8. Impostare il volume della registrazione a 60%
  9. Effettuare una registrazioen di prova di 2-3' su una parte di musica a volume elevato
  10. Registrare
  11. Controllare durante la registrazione se la registrazione va in rosso e/o il display va nella zona di saturazione e aggiustare il livello
  12. Cancellare la registrazione di prova
  13. Creare una nuova registrazione: selezionare "traccia base"
  14. Registrare facendo partire prima GarageBand e poi l'LP
  15. Al termine, salvare il contenuto in formato audio HD: Condividi > Esporta audio (non selezionare "comprimi")
  16. Chiudere il progetto (può anche essere non salvato se la registrazione audio è completata)

giovedì 14 ottobre 2010

Pronti per la musica liquida?

Grande entusiasmo generale attorno alla musica liquida. Articoli, siti, ed ora persino le riviste più tradizionali di Hi-Fi o quelle che erano più specializzate sull'home theater che provano music servers e media player, sia basati su PC sia stand-alone, e nuovi DAC che escono continuamente, sia da piccoli produttori sia da affermati nomi del settore.

Di software da suonare su questi nuovi componenti però ce n'è effettivamente in giro? Oppure, come per altri nuovi formati che hanno completato il loro ciclo nel decennio come prodotti di nicchia, come il SACD, anche in questo caso il target non è l'appassionato di musica ma l'appassionato di tecnologia? In altre parole chi è disposto a scegliere la musica da ascoltare in base alla disponibilità sul formato preferito, piuttosto che accettare qualsiasi formato decente pur di ascoltare la musica preferita?

Facciamo un test
Prendiamo come punto di partenza le recensioni contenute nella (sempre eccellente) sezione musica dell'ultimo numero di Audio Review (AR). Mettiamoci nei panni di un appassionato di musica di oggi, che non ha CD o album in altri formati e che vuole partire direttamente con la musica liquida.

Cominciando dalla classica. Il disco del mese è la sinfonia n.10 di Mahler, diretta da Boulez, un disco DG registrato a febbraio 2010. DG (Deutsche Grammophon) vende da tempo la propria produzione anche via rete, in formato "liquido" appunto, anche in qualità CD, Flac lossless e senza vincoli, DRM free. Quindi dovrebbe esserci questo titolo.

Andando invece sul sito si trova la prima sorpresa. Non tutto è disponibile per il download. In particolare, almeno per Boulez, è disponibile la produzione sino al 2008. Quella posteriore solo per ordine postale (CD per corrispondenza) ma a volte, come in questo caso, neanche quella. Gli ultimi album sono disponibili quindi in diversi casi sono nella classica catena distributiva dei negozi. Un'alternativa liquida però c'è: iTunes. Qui l'ultima fatica di Boulez è presente, ma in formato compresso (e neanche iTunes plus, con qualità incrementata). Per la grande orchestra di Mahler è un po' poco.

Proviamo con il secondo album, le ultime sonate di Beethoven in una esecuzione giudicata eccezionale dal recensore, di Elisabeth Leonskaja. Un disco pubblicato dalla etichetta tedesca MDG, che scopriamo essere disponibile anche in formato SACD ibrido. Disponibile tranquillamente da Amazon e altri negozi on-line. Ma non per il download. Questo, per la cronaca, non c'è neanche su iTunes. (E non è indicata nella recensione la disponibilità in SACD)

Continuiamo con un album più insolito, Riccardo Chailly e Stefano Bollani impegnati con notissime composizioni di Gershwin, un disco Decca. Questo non c'è neanche nel catalogo on-line Decca (che è in comune con DG; forse è troppo recente (ma le recensioni di AR risalgono a qualche mese fa). Su iTunes però c'è, anche se sempre in compressione standard e non plus. Passiamo oltre.

A un disco Hungaroton con l'orchestra nazionale del paese mitteleuropeo impegnata, ovviamente, in composizioni di Bela Bartok (Musica per archi, percussioni e celesta e altre). Questo si scopre che è un SACD, anche se curiosamente non è indicato come tale, neanche stavolta, nella recensione. Disponibile da Amazon, ma non per il download.

Ultima prova, questo è un disco della BIS Records, ovviamente un SACD (abbiamo parlato di questa etichetta nel post precedente), Villa-Lobos, Floresta de Amazonas con l'Orchestra di San Paolo del Brasile. Questa recente incisione del 2010 la possiamo addirittura ascoltare, in streaming e integralmente dal sito della BIS Records. In bassa qualità, ovviamente. Ma non è scaricabile in formato liquido neanch'essa. Per comprarlo bisogna andare in negozio, dopo aver magari contattato il distributore italiano, per sapere in quali è disponibile. Teoricamente sarebbe disponibile tramite Amazon, ma solo su ordinazione. Però anche la piccola BIS Records è presente su iTunes, dove si può comprare questo album alla modica cifra di 8,99 € (meno della metà). Ma sempre compresso AAC e con DRM.

Quindi il nostro ipotetico appassionato che vuole abbandonare i CD e i supporti fisici in genere, avrebbe notevoli difficoltà, in base a questo test, ad alimentare la sua discoteca classica in base alle stimolanti recensioni di Filippo Gonnelli, Marco Cicogna e degli altri recensori di AR. A meno di non rinunciare non dico all'alta definizione, ma anche alla media risoluzione, alla qualità, ed accontentarsi della musica compressa. Il che per la classica non va molto bene, se non si ascolta con u iPod.

Passiamo al pop-rock
Ma forse è una limitazione solo del genere classico, recinto per appassionati in genere adulti (ed oltre) particolarmente legati alla fisicità del supporto.
Voltiamo un po' di pagine e andiamo alla sezione dedicata alla  musica moderna.

Il disco del mese è l'ultima uscita di Antony Hegarthy. Il disco del 2010 del musicista canadese con i suoi Johnsons è Swanlights, pubblicato da Rough Trade. Sul sito della casa discografica c'è, si può acquistare (a ottimo prezzo, poco più di 10 sterline). Ma niente download, solo iTunes standard.

E continuiamo con un album della Universal, l'ultimo lavoro di John Mellencamp, No Better Than This. iTunes ok (ma sempre standard, che fine ha fatto l'iTunes plus?). Amazon ok. Dal sito (si deve arrivare a quello della Verve) si può ascoltare in streaming i brani, ma solo registrandosi, è pensato quindi per persone pazienti. Nessuna possibilità di download in qualità CD.

Facciamo solo un altro test perché ormai si è capito l'andazzo. Le case discografiche, anche quelle propense alla musica liquida e con siti di download, anche quelle che producono musica classica, non esattamente il genere preferito dai giovani downloaders, non si fidano e aspettano che i loro preziosi album abbiano almeno finito il loro ciclo come novità, durante il quale, è pianificato, evidentemente, il pareggio dei costi di produzione. Per il download immediato, altro che alta definizione, siamo ancora al formato compresso.

L'ultimo test è su una casa discografica, una indie, sempre prendendo dalle recensioni di AR, la terza di quelle in evidenza è dedicata alla nuova prova live del chitarrista e songwriter Richard Thompson, della quale si parla molto bene (è puro rock per chitarra elettrica però, niente folk). Nel sito dedicato all'album, Dream Attic, sono presenti diverse forme di vendita. A parte una edizione deluxe con ammenicoli vari a 90 $, che non ci interessa molto, si vede che si può scaricare in MP3 senza DRM (a 320kbps) a 10 $. Niente qualità CD, quindi. L'album è disponibile anche su iTunes, sempre a qualità standard (quindi un po' inferiore).

Vediamo la musica da catalogo
Va bene. Le novità sono precluse all'ipotetico nuovo adepto della musica liquida. Vediamo il catalogo, sempre prendendo come test l'ultimo numero di AR, nella sezione CD teca, dedicata ai classici "da non lasciarsi sfuggire".

Cominciamo dai Queens Of The Stone Age con il loro classico Rated R, un album del 2000, di 10 anni fa. Almeno questo la Universal lo rende disponibile per il download legale in qualità CD? No, si trova solo su iTunes, in qualità standard, però costa più del solito (13,99 €) perché è la "deluxe edition" con alcune bonus tracks. Costa meno comprare il CD in piena qualità (e nuovo) su Amazon.

Altri due dischi sono casualmente Universal quindi andiamo oltre, ad un classico ancora precedente, Belafonte Sings The Blues, ristampato dalla spagnola Blue Moon. E' una collana della benemerita etichetta spagnola Fresh Sound Records, che ripubblica edizioni molto curate di album a diritti scaduti (pubblicati in origine oltre 50 anni fa, quindi prima del 1960, ora come ora, questo era del 1958). A prezzi bassi, intorno ai 10 €, peccato che poi c'è la spedizione e si arriva a 17 €, che scende come al solito per unità comprando più CD assieme. Si trovano anche in Italia in negozio, a un prezzo ancora maggiore (19 € in questo caso, secondo AR). Quindi niente download, la loro forza è vendere un buon CD con libretto, foto e tutto il resto.
Su iTunes c'è, non questa edizione, quella del '58, e a prezzo ribassato (qui il catalogo funziona un po', anche se per tempi molto remoti), a 4,99 €.

Non abbiamo trovato niente, quindi facciamo un ultimo tentativo. Cerchiamo sempre nella CD teca di qualche numero precedente. Ad esempio nel 312 si consigliava di riscoprire un album del 1984 dei Dream Syndicate di Steve Wynn, Medicine Show. Facendo le solite ricerche, sul sito del leader Steve Wynn si vede che è possibile acquistare gli album, anche in digital download. In realtà non c'è l'album recensito. E non c'è neanche modo di capire il formato né la compressione applicata. Non è proprio riportata da nessuna parte questa informazione. L'unica è comprare un brano o un album, ad esempio Day Before Wine And Roses Live, un loro concerto del 1982 nella prima formazione. Con l'Euro tornato a 1,4 sul dollaro sembra la cosa più semplice, anche se le istruzioni avvertono subito che "outside US" verrà applicato un fee aggiuntivo di 5 $, una specie di costo di spedizione applicato anche al download via Internet (!). In realtà poi, per motivi ignoti (forse perché il conto PayPal è in dollari) la fee non viene applicata. E posso scoprire che la musica è compressa eccome, sono MP3 a 128 kbps.

Ci manca da esplorare solo il versante jazz. Anche qui le cose vanno più o meno nello stesso modo. Le etichette, piccole o grandi che siano, non consentono il download dal loro sito o non sono collegate a siti di download a qualità CD. Se il download è previsto (non sempre) è in formato compresso. Trattandosi poi di piccole etichette la presenza su iTunes non sempre sussiste.
Unico elemento positivo per il genere jazz e che, essendo come la classica un genere più "da audiofili", la sezione relativa su HDTracks è abbastanza ampia e consente una discreta scelta. Sempre e comunque un piccolo sottoinsieme dell'universo.

Conclusioni
Insomma, il nostro ipotetico nuovo adepto alla musica liquida ha il suo music server collegato all'impianto, con un hard disk da un tera byte da riempire, legge le recensioni, gli viene voglia di acquistare musica, è disposto a comprarla, magari spendendo qualcosa in meno (rinuncia alla copertina, al booklet e a tutto il resto), la vuole solo "liquida", senza rinunciare però alla qualità, almeno rimanere a quella del CD.

E deve rinunciare al suo intento, non senza aver notato con una certa sorpresa che si trova molto di più nel negletto formato SACD. Ha difatti davanti a sé solo due alternative: 1) accontentarsi della musica in formato compresso, magari proprio non la più compressa, l'AAC standard di iTunes, forse anche l'iTunes plus (se è fortunato), oppure 2) comprare secondo un altro approccio: vedere cosa è disponibile sui siti per il download di musica in alta definizione o in qualità CD, HDTracks, Magnatune, Linn Records, Deutsche Grammophon, e limitare la sua scelta a quei titoli.
E quindi deve arrendersi ancora al supporto fisico: comprare i CD (o i SACD) su supporto fisico, digitizzarli con un ripper e trasferirli sul music server; il costo è quasi uguale comprando su Amazon (vedi), la qualità è almeno quella del CD e la scelta è la più ampia possibile. Anzi, magari dopo averli "rippati" potrebbe rivendere i CD "come nuovi" su eBay.
C'è poi anche una alternativa numero 4, che però non possiamo approfondire su un blog pubblico.

Escludendo quest'ultima, la strada non sembra proprio agevole per il nuovo entusiasta della musica liquida. Paradossalmente, è ancora più ardua se vuole seguire pienamente la via legale. Il fatto è che le case discografiche non si fidano di lui.

lunedì 11 ottobre 2010

Ma il SACD è proprio finito?

Non ancora. Poco, molto poco, ma qualcosa ancora esce. Sia come produzione discografica, sia come lettori. E questo fa nascere nuove speranze in chi ha sostenuto appassionatamente il nuovo formato, l'immaginario successore del CD, sin dai primordi, come la rivista Audio Review.

Non è tanto facile capire cosa effettivamente si muove ancora attorno al nuovo formato. Di sicuro c'è che le major, inclusa la Sony (che ha brevettato il nuovo formato) non fanno più uscire titoli in SACD da anni. Anche etichette specializzate "audiophile", come Telarc, che avevano investito sulla registrazione in standard DSD (quello appunto del SACD) e in una evoluzione del multicanale (DSD discrete surround) che aveva ottenuto anche ampi riconoscimenti, ha smesso di produrre nuovi dischi in questo formato. Li registra ancora in DSD ma poi li pubblica in media definizione su CD. Lo stesso dicasi per Harmonia Mundi, specializzata in musica classica e barocca, e per l'altra nota etichetta audiophile, la Chesky Records, che invece ha puntato decisamente verso la musica liquida in alta definizione, con il sito HDTracks, del quale ho già diffusamente parlato.

Altre etichette indipendenti però resistono. Per conoscere le nuove uscite c'è (o c'era) un sito speciaizzato, SACD-Net, che registrava ogni nuova uscita nel formato, e ne censisce oltre 6000. Solo che osservamdo con attenzione si nota che non viene più aggiornato dalla fine del 2009. Quindi bisogna cercarle pazientemente tra siti e blog che parlano dei nuovi formati digitali.

Diciamo anzitutto che se nuovi titoli escono, sono solo di classica o contemporanea, raramente di jazz e new trends, niente o quasi di pop, rock o folk o cross-over vari. Tutti questi generi più diffusi hanno scelto in pratica il vinile, come formato alternativo (e preferito) al CD. E le uscite su vinile sono ormai da tempo ben superiori a quelle su SACD. Se qualcosa esce di rock, folk, blues e jazz, si tratta di riedizioni, ristampe su SACD, ad alta qualità, di album classici, come quelli di Stevie Ray Vaughan usciti per Mobile Fidelity Sound Lab nel 2010, a cui si riferisce l'immagine (Texas Flood, uscita prevista ottobre 2010). Ci sarebbe da pensare che la produzione sia rivolta soprattutto ad un "pubblico adulto".

Anche nella classica la scelta è limitata a piccole etichette, di solito del Nord Europa, che continuano a sostenere questo formato. Le più attive sono la  BIS Records (svedese, nella immagine sottostante, dal loro sito, una immagine del loro studio 3 con in evidenza 3 dei 5 diffusori B&W 802 usati per la messa a punto del multicanale 5.0), la Dacapo (danese), la 2L (norvegese), che però li vende spesso come backup assieme ai Pure Audio Blu Ray.
Trattandosi di classica, una fonte (questa aggiornata) per controllare le nuove uscite è Classical Today. Dove si nota peraltro che le uscite di nuove registrazioni messe in evidenza perché eccellenti sono in maggioranza sul vecchio formato CD a media risoluzione, invece che sul ex-nuovo e ora negletto formato in alta definizione.


Due etichette che invece ristampano produzioni classiche di jazz, rock, blues, sia su vinile che su SACD, sono la già citata Mobile Fidelity Sound Lab e la Analogue Records. New trends e nu-jazz, oltre che ristampe, anche dalla tedesca Stockfish Records (accanto a una prevalenza di vinile), che ha iniziato a produrre anche qualcosa in Pure Audio Blu Ray.

Chiaramente tutte assieme queste etichette arrivano ad una produzione comunque piuttosto ridotta, anche in termini assoluti, senza confrontarla a quella sterminata su CD. Se poi cerchiamo produzione in multicanale, possibilmente nativo e non ottenuto elaborando i master originali a due tracce, la scelta si assottiglia ancora, essenzialmente ad etichette di classica, come BIS Records e 2L.

Per saperne di più sul presente e futuro (incerto) del Super Audio CD una buona fonte sembra essere il blog SACD Lives (al quale l'autrice ha aggiunto ultimamente un punto interrogativo).

In sintesi, da questa analisi, riferita al periodo della pubblicazione di questo post, ovviamente, si può concludere che il SACD sta diventando sempre di più un prodotto di nicchia; la piccola produzione residua è giustificata da un parco installato di lettori SACD di qualità, anche collegati ad impianti multi canale, che si è sviluppato negli "anni zero". Gli utenti interessati sembrano essere comunque quasi solo gli ascoltatori esigenti di classica, anzi quella minima parte di essi che non è affascinata in modo esclusivo dal vinile.

Per l'alta definizione il canale preferenziale per accedere ad un catalogo più ampio, con una scelta non comparabile rispetto al CD, ma neanche così ridotta, sembra essere quello della musica liquida.
Per chi cerca, oltre all'alta definizione, anche l'audio multicanale, la scelta però si riduce, perché raramente il materiale disponibile per il download in HD è anche in questo formato. Sembra anzi che solo 2L metta attualmente a disposizione anche questa opportunità. Quindi chi, contro tutti e tutto, vuole puntare su questa diversa strada verso il realismo musicale, l'unica scelta attuale per il software è il SACD (e il genere classico), oltre che cercare quello che rimane del compianto DVD-Audio (formato più comodo, ma ancora più negletto del SACD).

venerdì 1 ottobre 2010

Il multicanale dei poveri

In un precedente post, il multicanale in pratica, avevamo visto che un impianto con tutti i crismi di qualità per l'audio multicanale partiva come impegno economico dagli 8-10.000 €. Un discreto impegno.
Ma non si può inventarsi qualcosa per vedere se ne vale la pena nel nostro ambiente, con la nostra musica, con i nostri gusti musicli?
Forse sì, a patto di non farsi sentire dai puristi del settore, che certo inorridiranno o diranno che ha poco a che vedere con un impianto serio quello di cui sto parlando.

Quello che serve
Però, in pratica, se siamo in grado di trovare un amplificatore stereo e un paio di casse, e abbiamo un lettore multiformato dotato di controllo di volume e output analogico (quasi tutti, penso) abbiamo tutto quel che serve. Potrebbe essere il nostro precedente ampli che abbiamo cambiato ma non siamo riusciti a vendere, o abbiamo preferito tenere. E due casse compatte che usavamo nella vecchia casa e che ora sono state messe in cantina imballate perché in futuro potrebbero servire, magari nella seconda casa, se mai la compreremo. Oppure componenti prestati da un amico che al momento non li usa. Tanto per i diffusori surround (questo sarebbe l'uso) non è indispensabile né una qualità eccelsa né una grande potenza. Non che facciano danni, se ci sono, ma si tratta comunque di riprodurre le riflessioni dei suoni, non i suoni primari, a livello sonoro e risposta in frequenza meno impegnativi.
E l'amplificatore? A meno che sia proprio vecchio e scarso, è probabile che sia comunque migliore degli stadi di potenza in classe D che equipaggiano gli amplificatori multicanale per Home Theater a prezzo terreno.

La configurazione
La configurazione è semplice, dopo aver individuato tra le 6 uscite analogiche del lettore DVD i due canali surround, dovranno essere collegati con un un paio di normali cavi RCA all'amplificatore (vedi nell'immagine successiva l'esempio con un popolare lettore Oppo) , che piloterà a sua volta le casse surround, che saranno posizionate, come indicato da tutte le guide sul multicanale, ai lati e leggermente dietro il punto di ascolto (nell'intorno - surround - degli ascoltatori) e ovviamente non per terra ma su un qualche supporto, anche provvisorio, all'altezza delle orecchie dei suddetti ascoltatori. Naturalmente le due casse anteriori saranno quelle che già abbiamo nel nostro impianto, collegate (se già non lo sono) ai canali frontali del lettore.

E il canale centrale? E il subwoofer? Il canale centrale serve nei cinema per individuare come provenienti dallo schermo le voci anche da una posizione disassata. Non sarà il nostro caso, la musica cerchiamo sempre di ascoltarla da una posizione centrale, siamo abituati allo stereo. Anche il subwoofer sarà di solito non essenziale, se abbiamo già un impianto hi-fi con una buona risposta sui bassi. Inoltre, molto materiale recente di musica classica è multicanale 5.0, cioè non prevede il sub.

La seconda fase sarà il bilanciamento dei livelli. Spesso nei dischi, in particolare nei DVD-Audio di classica, si trova una sezione del menu "speaker set-up" che aiuta in questa operazione. Banalmente si dovrà aggiustare il volume dell'amplificatore principale e di quello aggiunto secondo le istruzioni, per ottenere un livello sonoro equivalente dai quattro diffusori.

Dopo di che il volume lo controlleremo solamente con il telecomando del lettore multiformato. Questo non piace ai puristi perché in realtà si opera sul dominio digitale (almeno, di solito è così) e solo in attenuazione, perdendo risoluzione nell'abbassare il volume. Ma questo può essere un problema con il CD, con parola a 16 bit, non per le prove che ci apprestiamo a fare, con materiale in alta definizione a 24 bit. Troppo complicato? Ignorate questo dettaglio, non è un problema.


Ascoltiamo la musica
Tutto è a posto quindi nel nostro "poor man's multichannel system", manca solo il materiale da ascoltare. Il più comodo per test e confronti è quello pubblicato in formato DVD-Audio, perché basta un televisore (che con ogni probabilità sarà già collegato al lettore) per selezionare comodamente con un menu la modalità stereo 2 canali o multicanale. Se invece usiamo materiale in formato SACD sarà necessario di solito impostare la priorità sul lettore tra stereo e multicanale (per esempio sul menu set-up generale nel caso dell'Oppo). Se non l'abbiamo si può comprare, non costa poi molto, nella catena Mondadori Media ad esempio stanno vendendo  i SACD (in offerta per non so quanto) a poco più di 15 €.

A questo punto si potrà verificare, per chi ancora non l'abbia fatto in  assoluto, o per chi non abbia provato nel proprio ambiente casalingo, se la riproduzione in audio multicanale effettivamente aggiunge qualcosa, se aggiunge troppo (troppo eco, suoni percepibili dai canali posteriori) se è più naturale o se si perde dettaglio, Si potrà provare l'effetto dei canali surround spegnendo e riaccendendo l'ampli posteriore (e attendendo un po' perché il sistema uditivo si "resetti").
Più efficaci per i test le registrazioni di musica classica, che solitamente sono registrate all'origine su più canali. Mentre in molti dischi di rock e pop i canali surround e centrale sono aggiunti con una elaborazione a posteriori, con efficacia variabile.

(Nelle immagini un paio di dischi usati in questo test, un DVD-Audio di Diana Krall, con suono surround in alta definizione remixato a posteriori da un master stereo, e un SACD Telarc di Hiromi Uehara, anche questo con surround HD, Discrete MC urround DSD, probabilmente registrato all'origine in multicanale, anche se le note sono evasive in proposito)

martedì 21 settembre 2010

Alta definizione su Mac

Nel post precedente abbiamo visto come si può far funzionare, senza farsi venire il mal di testa, quello che è considerato il miglior media player in ambiente Windows, vale a dire Foobar2000.
E in ambiente Mac?
Qui Foobar2000 non è disponibile, esistono altre alternative, ma in questo caso è veramente difficile prescindere da iTunes, totalmente integrato nell'ambiente operativo della Apple.
Per utilizzarlo con musica ad alta definizione (o anche in qualità CD) compressa in formato Flac, come già detto, occorre uno sforzo aggiuntivo: convertirla nel formato proprietario di Apple, chiamato Alac.
Vediamo quindi in questo post se è così scomodo, come sembra, usare iTunes come media player su un Mac per audio in alta definizione o in qualità CD.

iTunes per l'alta definizione
Per prima cosa bisogna abilitare il player di iTunes alla riproduzione in HD. La configurazione si trova nel pannello di sistema midi / audio e non su iTunes (vedi figura 1). Occorre quindi uscire da iTunes, attivare questo pannello (cercatelo semplicemente con Finder digitando "midi audio"), il default è 24/48 e quindi è sufficiente selezionare 96000 Hz nella voce "uscita audio" e poi chiudere il pannello. Ora iTunes sarà settato per leggere senza troncare anche audio a 96KHz.

La conversione in formato Alac
La seconda cosa da fare è caricare su iTunes il materiale audio in alta definizione o in qualità CD disponibile in rete sui siti specializzati, che è solitamente in formato Flac, non supportato da iTunes. Lo stesso vale però per altri formati meno diffusi, come WavPack o Ape.

Serve un convertitore e ce ne sono diversi, ma il più comodo ed efficace sembra essere al momento senz'altro XLD. Una volta installato si attiva direttamente con il tasto destro del mouse. In un pannello di configurazione si può scegliere il formato di uscita, che deve essere obbligatoriamente Alac, per preservare la qualità audio (vedi figura 2). NB: per attivare il pannello di configurazione dopo la prima volta avviare il programma col tasto destro del mouse su un file e selezionare "preferenze" dal solito menu a tendina dell'ambiente Mac.
XLD inoltre può anche caricare direttamente i file musicali convertiti in iTunes, basta abilitare il relativo flag. Non solo, fa anche un terzo mestiere, separa (splitta) i brani di un album se sono stati inseriti in un solo file a cui è associato un file per la suddivisione in formato CUE.
Veramente molto comodo e funzionale, e freeware.

In iTunes quindi avremo già un nuovo album nella libreria, con immagine di copertina e tutto, se disponibile assieme ai file musicali, altrimenti si potrà cercare in rete come al solito, e si potrà quindi ascoltare e organizzare la musica nei molti modi consentiti dal popolare player. (figure 3 e 4)

Resta forse un ultimo compito (ma all'inizio): la decompressione dei file se erano contenuti all'origine in una cartella compressa in formato RAR. Anche qui tra i molti tool disponibili se ne può consigliare uno molto semplice e pratico nell'uso: RAR Expander. Anche questo programma, una volta installato, si attiva con il tasto destro del mouse ed estrae senza problemi i file anche da RAR multipart (divisi su più file).

Suonare la musica (con un DAC esterno)
La scheda audio interna degli Apple è considerata di buona qualità, ma sicuramente si può ottenere un significativo incremento nelle prestazioni con un DAC esterno. In ambiente Apple la operazione è facilitata dalla presenza su tutti i modelli (almeno a quanto ne so) di una porta specializzata S/PDIF, con la quale si può gestire senza problemi un flusso 24/96 o 24/192. Senza quindi gli equilibrismi necessari per usare la porta USB tipica dell'ambiente Windows (che comunque, ovviamente, c'è anche qui). I convertitori esterni HD di qualità che possono utilizzare l'ingresso S/PDIF sono in numero superiore e la scelta è quindi più facile. Ad esempio in ordine crescente di prezzo (da 150 a 1000 € circa) si possono usare il DAC SuperPro, il DacMagic della Cambridge Audio o il MiniDac della Apogee Electronic.
Un upgrade da seguire al più presto per godere al meglio dei vantaggi dell'alta definizione.


In sintesi
La conversione preventiva dei file nei quali abbiamo scaricato la musica "liquida" può essere forse un compito irritante (sarebbe più comodo se iTunes gestisse tutti i formati, ma bisogna anche capire le esigenze commerciali dell'azienda di Steve Jobs) ma è veramente questione di un paio di clic, con i potenti strumenti che la generosa rete mette a disposizione di tutti.
Si può beneficiare quindi tranquillamente dei molti plus di iTunes che, oltre ad essere un media player molto efficiente, è anche un vero e proprio portale multimediale.

Ecco infine le immagini illustrative.

Figura 1: configurare la scheda audio in HD


Figura 2: le opzioni di XLD


Figure 3-4: La musica in alta definizione caricata su iTunes





E' tutto anche per questa volta.

sabato 18 settembre 2010

Foobar2000 in pratica

Il media player più facile e gradevole nell'uso è senz'altro iTunes, senza discussioni. Per chi scarica musica dalla rete, dai siti che la vendono, come HDTracks o LinnRecords o DG, in qualità HD o CD, non è però molto comodo. Perché, come si è detto già a suo tempo, Apple ha deciso di NON supportare il formato di compressione lossless (senza degrado di qualità) FLAC, mentre questo è il formato scelto dalla maggior parte dei siti (inclusi i principali, che sono quelli citati) e da chi mette in rete musica liquida.
Per usare iTunes bisogna quindi preventivamente convertire tutto il materiale acquisito nel formato proprietario di Apple, che si chiama ALAC.
Una operazione che si può anche fare, ma qualcuno probabilmente preferisce a questo punto usare un altro media player.
Le alternative sono in pratica due: MediaMonkey e Foobar2000, entrambi gratuiti. Del primo ho già parlato, è meno ergonomico e user friendly di iTunes ma si fanno più o meno le stesse cose e l'impegno richiesto è di poco superiore.

Poi c'è Foobar2000. Secondo quasi tutti è superiore nella qualità dei codec inseriti, è sicuramente più veloce (parte subito e tutte le operazioni sono rapide) oltre che più versatile: supporta più formati, è espandibile con un gran numero di funzionalità, adattandosi ad ogni esigenza, l'esatto contrario di un sistema proprietario come iTunes.

Quando si installa presenta però una interfaccia minimal che è magari molto elegante tecnicamente ma che richiede sforzi non indifferenti per ottenere anche solo le funzioni di base.

Senza aver la pretesa di scrivere un manuale completo, ce ne sono in rete e molto ampi (e ci si perde subito) penso sia utile fornire alcune indicazioni molto semplici sulle funzioni di base di un media player:
- suonare
- convertire
- organizzare la musica

Tra la moltitudine di opzioni scelgo volutamente le più facili, quelle che richiedono il minor numero di interventi di personalizzazione tra le innumerevoli che sono disponibili. Chi ne conoscesse o ne consigliasse altre può indicarcelo nei commenti. Diciamo subito come premessa che per configurare Foobar2000 occorre avere una certa dimestichezza con il sistema operativo, in particolare con il File Manager. Niente di particolarmente complicato, spostamento di file e simili, ma con la elevata probabilità di incappare in messaggi di sistema. Chi non si sente sicuro è meglio che lasci perdere e si rivolga subito a Media Monkey.
Per una maggiore fluidità di lettura le immagini esemplificative sono in fondo a questo post.

Suonare
La prima funzione di un MP è suonare (play) la musica che abbiamo memorizzato nel nostro PC o in un disco esterno o di rete.
Nel caso di Foobar2000 questo primo passo non è troppo difficile. Dopo aver installato l'ultima versione (quella attuale è la 1.1) dal sito, si può avviare l'ascolto selezionando il brano da File > Add Files oppure l'intero album da File > Add Folder. Si può anche semplicemente trascinare il file con la canzone da ascoltare sulla icona di Foobar. Pressoché tutti i formati sono supportati, quindi nessun problema sino a qui.

L'output del player di default sarà diretto sul driver audio standard del PC. Se usate un driver esterno come il Musiland o il DAC SuperPro o qualsiasi altro occorre selezionarlo da Preferences > Output. Nel pannello in alto, nel menu a tendina Device comparirà "Altoparlanti" o "Driver Audio principale" o qualcosa del genere e bisognerà selezionare invece "Altoparlanti (Musiland)" o qualcosa del genere. Ovviamente il decoder esterno dovrà essere stato preventivamente installato correttamente e collegato.

Cosa sta succedendo in questo momento, per esempio ora che sto ascoltando The Way Over Yonder in formato 24/96 (scoprendo anche alcuni particolari nascosti)? Foobar2000 col suo software interno effettua la conversione dal formato di compressione lossless Flac in PCM 24/96. Attraverso la porta USB lo trasferisce al decoder digitale / analogico che effettua la conversione e trasmette il segnale musicale analogico alla mia cuffia (in questo caso dinamica). Tutto qui.
L'unica complicazione può essere rappresentata da un formato non incluso come standard, è il caso al momento, credo, solo di APE, il formato lossless di MediaMonkey (non molto diffuso). In questo caso si dovrà installare un componente aggiuntivo scaricandolo dal sito (www.foobar2000.org), seguendo le istruzioni associate al download. Per l'installazione (semplificata sulla 1.1): File > Preferences > Components > Install.

Convertire
L'altro mestiere che Foobar2000 fa in modo eccellente e con sorprendente velocità è la conversione tra diversi formati. Una funzione molto utile, ad esempio, per masterizzare su CD musica acquisita in formato Flac o in altri formati lossless, se il masterizzatore che abbiamo sul PC non li supporta, oppure se riteniamo (probabilmente a ragione) che i codec di Foobar2000 siano più aggiornati e di qualità superiore.

Per la converisone si caricano i file musicali come per suonarli (File > Add Folder), si selezionano e si usa il tasto destro del mouse. Con la funzione Convert > ... (bisogna cliccare proprio sui tre puntini) si apre un pannello nel quale si può selezionare il formato (Cliccare su Output Format), la directory di destinazione e lo standard del nome del file di output (Destination).
Nel pannello Destination in Output Path bisogna selezionare una directory di output (altrimenti la richiede ogni volta) e in Output Style and Name Formatting si può definire il formato. Inserendo %track% sarà inserito il numero di traccia, %artist% il nome del musicista, %title% il titolo del brano. Viene mostrato subito l'effetto e si possono inserire separatori o simili. Più difficile spiegarlo che farlo, è molto comodo per gli usi futuri, per esempio per ordinare i brani nel masterizzatore.

L'unica complicazione che si incontra è la necessità di inserire fisicamente alcuni codec nella directory di destinazione scelta. Foobar2000 è un po' tutto così, file di programma da spostare e mettere qua e là. In questo caso è necessario trovare almeno i codec MP3 e Flac (sempre dal sito), mentre Wav è incluso di default. Per MP3 ne esistono diversi e quello che si trova è il ben noto lame.exe, considerato di buona qualità e che può arrivare fino a 320 Kbps.
Complicato eh? Ma per questo uso non Hi-Fi  è meglio usare FreeRip con il quale basta inserire il disco e scegliere il formato di uscita, anche se l'mp3 è fissato a 160 kbps.


Una interfaccia un po' più gradevole?
Come si vede dagli esempi l'interfaccia è proprio minimal. Non serve in realtà niente di più, ma se proprio si vuole qualcosa di più, nell'ultima versione non è difficile installare interfacce playlist più ricche (facet: aspetto).
Se ne può anche fare a meno, ma nel caso si fa così.

Per prima cosa bisogna installare il componente che attiva le "facets" (foo_facets.dll), scaricandolo dal sito di Foobar e copiandolo nel folder nel quale è installato il media player. Leggere però sempre le istruzioni associate al download (potrebbero cambiare con le varie versioni).
Poi occorre installarlo andando in File > Preferences > Install (e poi cliccando su Apply).
Poi occorre attivare l'editing del layout: View > Layout > Enable Layout Editing Mode
Infine bisogna effettuare questo famoso editing:  View > Layout > Quick Setup
Si apre un pannello pop-up con diverse combinazioni già predisposte. La più attraente mi sembra
Visualization + Cover Art + Tabs, che è quella visualizzata nella figura 6.
Una volta selezionato il folder che contiene l'album che vogliamo ascoltare, Foobar si incarica lui di trovare una immagine della copertina, ma la cerca nel folder che abbiamo selezionato, non in rete come iTunes. E la cerca in base al nome che potrebbe avere, tipo "cover" o "front". Se si chiama in qualche altro modo o se non c'è, non la inserisce. Ma si può ovviare facilmente cambiando nome o reperendola in rete. Mostra poi le altre informazioni che trova sul file musicale, se ci sono (genere e così via).
Infine mostra uno spettrogramma con, diciamo, la visualizzazione della musica.
Il tutto è sicuramente più gradevole, o perlomeno più usuale.

Resta da dire che l'ascolto è organizzato sotto forma di playlist, come in tutti gli altri media player. La più banale e immediata è l'ascolto dell'intero album. Se invece vogliamo creare una compilation con canzoni di varia provenienza si potrà fare una selezione per file anziché per folder o cancellare dalla playlist i brani che non interessano, usando anche semplicemente il pulsante "canc".

Organizzare la libreria
E' la parte "media" di qualsiasi media player, quella più caratterizzante. Anche in questo caso vediamo la opzione più semplice, aggiungendo subito che sono possibili molte altre alternative.
E premettendo anche che non si tratta in realtà di una necessità assoluta. La libreria della musica digitale si può organizzare infatti anche semplicemente usando le directory (o folder) di Windows. Una scelta naturale che probabilmente tutti facciamo è creare una directory per ogni album e dare ad essa il nome dell'artista e dell'album. I file si possono quindi cercare con File Manager e suonarli con Foobar nel modo che abbiamo visto prima.
I media player consentono però una organizzazione più versatile, grazie a più possibilità di organizzazione (oltre che per album, per artista, per anno, per genere e così via) e più immediata, grazie alla visualizzazione delle copertine degli album.
Nel caso di Foobar2000 si fa così: si seleziona il menu Library > Configure, e sul pannello la voce Media Library. Andando in Music Folders con le usuali modalità di Windows si potranno selezionare i folder contenenti gli album, che quindi entreranno nella suddetta Media Library.
Tornando al menu Library selezioneremo ora Album List e un pannello pop-up ci consentirà di navigare nella Media library, selezionando appunto per album, artista, anno e così via, ed ampliando se necessario la vista all'elenco di canzoni. Col tasto di destro si potrà dare il comando Play per sentirle o, più comodamente, si seguirà il percorso standard: le canzoni o l'intero album saranno inserite nella playlist e poi potrà essere avviato l'ascolto. Inserimento che può avvenire anche in modo più immediato usando la coppia di tasti shift+enter.

Gli inconvenienti? Potrà succedere che la immagine non è visualizzata, sicuramente perché il nome non è tra quelli di default o perché è in formato grafico non supportato. L'azione corrrettiva è molto semplice, ad esempio rinominare il file "front.jpg". Potrà succedere che l'album è spezzato in più parti, probabilmente perché nell'elenco ci sono anomalie, tipo file duplicati o nomi di file strani, oppure perché nelle caratteristiche dei brani di un album ci sono delle differenze per qualche motivo, per esempio alcune canzoni definite come genere "rock" e altre come "folk-rock". In questo caso verrebbero creati due album.
L'azione correttiva è molto semplice perché tra le azioni possibili con il tasto destro c'è anche l'editing delle proprietà, che può essere fatto in un colpo solo per l'intero album.

Superate queste difficoltà iniziali (che comunque si incontrano a volte anche con iTunes) potremo organizzare tutta la nostra media library ed estenderla nel tempo, e navigare in essa organizzando le nostre sessioni di ascolto. L'interfaccia è veramente minimal rispetto a quella elegante di iTunes e il lavoro da fare più lungo che con il suddetto tool Apple o con MediaMonkey, ma si raggiunge ugualmente il risultato.
Che potrà essere anche migliorato indagando tra le opzioni disponibili, eventualmente ricorrendo alla abbondante documentazione in rete, o installando una vera e propria interfaccia personalizzata (PUI) sviluppata per Foobar (ne esistono diverse) operazione che però per ora saltiamo e rimandiamo magari ad approfondimenti successivi.

Interventi di ottimizzazione
Nella breve guida non abbiamo parlato degli interventi di ottimizzazione sull'output, ovvero sulla possibilità di bypassare la sezione audio di Windows e di ascoltare la musica digitale in modalità exact-bit playback, con le interfacce e i driver WASAPI o ASIO. Rimandiamo la descrizione di questi interventi a post successivi.

In sintesi
Penso comunque che le informazioni date siano sufficienti per iniziare ad utilizzare questo prodotto, sicuramente interessante e valida alternativa agli altri due citati per organizzare e suonare librerie musicali in alta definizione. Purtroppo per ora solo in ambiente Windows, anche se sono in corso, pare, sviluppi per Mac. Al sistema Apple e a come ottenere nel suo ambiente operativo le stesse funzionalità per la musica in HD dedicherò un prossimo post.

Come funziona per immagini
Ecco alcune immagini per le varie funzioni illustrate: cominciando dall'aspetto che ha Foobar2000 nudo e crudo dopo aver caricato il folder con un album (cliccarci sopra per vedere l'immagine in grande). Per ascoltare la musica basta, come sempre, cliccare su un brano e usare i soliti comandi avanti, pausa, stop ecc.


2. La funzione di conversione:


3. La selezione delle modalità di conversione:



4. La funzione di conversione, scelta del path di destinazione:


5. La selezione (altamente consigliata) di un DAC esterno.


6. La funzione play dopo aver abilitato i facets:


7. L'inserimento di un album nella media library:


8. Suonare un album selezionandolo dalla media library:


E' tutto per ora.

sabato 11 settembre 2010

Il blind test

Come si prova un componente hi-fi?
Come si fa a provare un componente hi-fi, ovvero a verificare con il proprio sistema uditivo se è effettivamente fedele? Non è così semplice, come sa chiunque ci abbia provato. Sicuramente è più difficile arrivare ad una determinazione oggettiva rispetto, ad esempio, a uno schermo per televisione od home cinema, essendo il nostro sistema ottico più selettivo e più allenato ai confronti, in quanto è, tra i cinque sensi, il più utilizzato.
Per iniziare, se fedele si chiama, fedele deve essere a quanto è chiamato a riprodurre. Il sistema più semplice per provarlo dovrebbe essere quindi il confronto dal vivo con uno strumento musicale o con una voce che canta. Questo tipo di prova in effetti si faceva un tempo nelle mostre hi-fi, ovviamente con strumenti semplici e facili da catturare con i microfoni, non con una intera orchestra, per esempio con un sax accompagnato da un contrabbasso o da percussioni. Non si tratta di un sistema facilmente utilizzabile per una prova in negozio. Oltre a ciò, non è in questo modo possibile la prova con più generi musicali.
In negozio quindi si usa un altro sistema, più dischi di generi musicali diversi, scelti tra quelli meglio incisi e coerenti con i gusti musicali del cliente. Non voglio occuparmi qui della scelta degli album ottimali, ma proprio del metodo di confronto, e in particolare della validità o meno del confronto, alla cieca (o "blind test").

Il blind test

Si tratta di un sistema di prova utilizzato abbastanza di frequente in alta fedeltà al momento del suo primo grande sviluppo (inizio anni '70), poi caduto progressivamente in disuso nei negozi e soprattutto nelle riviste, e ultimamente oggetto di una ripresa di interesse.
Il sistema è molto semplice nella concezione e consiste nel commutare in modo istantaneo la sorgente musicali tra i componenti in prova, eventualmente includendo un componente di riferimento (di qualità quindi nota e superiore). Gli ascoltatori, di solito più di uno, un "panel",  per avere una valutazione meno soggettiva, non sanno quale componente stanno ascoltando e quindi non sono influenzati dalle loro aspettative legate all'immagine della marca.Soprattutto, l'ascoltatore profano (tipicamente, il cliente) non è intimorito dal buon nome della marca e dal fatto di poter essere giudicato incompetente se valuta negativamente qualcosa che tutti giudicano di valore altissimo.
Tecnicamente mettere a punto un set per la commutazione istantanea non è sempre facile, e bisogna considerare anche la scelta coerente degli altri elementi della catena per un confronto realmente equo, ma si tratta di problemi risolvibili.

Le obiezioni
che però si fanno a questo metodo sono di altro tipo, e riguardano sia aspetti oggettivi sia lo stesso approccio metodologico.

Il primo punto critico è la grande sensibilità del nostro sistema uditivo alle variazioni di volume. I componenti hi-fi non hanno livelli di output normalizzati né, solitamente, regolazioni del volume di uscita, e quindi nella commutazione istantanea ci sarà inevitabilmente un componente che suona più forte ed uno che suona più piano, e il primo sarà fatalmente interpretato come migliore alla prima impressione di ascolto.
È possibile ovviare artigianalmente verificando preventivamente i livelli (a orecchio o addirittura con un fonometro) e poi aggiustandoli sul volume principale ad ogni commutazione.
Ma si tratta comunque di qualcosa che influenza solo la prima impressione. Nel seguito dell'ascolto, ponendo attenzione ad elementi fondamentali dell'ascolto in hi-fi, come la ricostruzione spaziale della scena, questa prima impressione non avrà più peso. La soluzione quindi è dedicare il giusto tempo all'ascolto.

Il secondo aspetto è più delicato e riguarda la figura del valutatore. Con la progressiva perdita di importanza e di credibilità delle misure strumentali sui componenti hi-fi (ci dedicherò un prossimo post) nelle riviste si è consolidata la presenza di esperti in grado di cogliere le sfumature tra componenti diversi anche molto simili, anche a distanza di tempo, anche per successive versioni dello stesso modello. Persone che fanno questo per lavoro, che conoscono la musica, gli strumenti e la tecnica di registrazione, il cui parere conta per giudicare valido o meno un componente, il cui suono descrivono in lunghi articoli.
E che non possono essere certo influenzati da nomi o riferimenti avendoli già tutti in testa grazie alla loro vasta esperienza di aristocratici del suono.
All'opposto l'approccio blind test è più democratico, una sorta di giuria popolare che cerca di attribuire i valori in base ad elementi oggettivi, da tutti comprensibili e condivisibili.

Sono evidenti gli interessi contrapposti, ma occorre considerare che nel mondo musicale professionale in effetti gli esperti esistono, il liutaio che riconosce al volo i difetti di un violino o che è in grado di consigliare quello adatto, l'accordatore di pianoforte. Non ci stupiamo delle loro "orecchie da pipistrello" e a loro si affidano anche i musicisti professionisti. Certo in questo caso la garanzia è data anche dalla loro storia professionale e dalla loro indipendenza, in un mondo peraltro meno influenzato dal mercato.


Una questione quindi di
autorevolezza e credibilità che non tutti, a giudicare dalle polemiche in rete, concedono ai numerosi valutatori di professione del mondo hi-fi. Ma si tratta di una scelta personale, se affidarsi o meno nella scelta al loro giudizio.

Se invece abbiamo sufficiente sicurezza in noi stessi di affidarci al nostro giudizio e alle nostre orecchie il metodo del blind test è quello che garantisce i risultati più oggettivi. Conto di tornarci sopra.


(Le immagini sono tratte dal film Un cuore in inverno, il cui protagonista, interpretato da Daniel Auteuil, era appunto un liutaio, accordatore e riparatore di strumenti ad arco)


venerdì 27 agosto 2010

La soluzione All-In-1 per il multicanale

C'è chi è appassionato di cinema in casa e vuole godere dei film più spettacolari investendo in impianti home theater (HT). Magari perché abita lontano dai cinema dotati di validi impianti, è disposto ad attrezzare uno dei locali della sua abitazione (necessariamente ampio) con uno schermo gigante, magari asservito a un proiettore DLP, per ottenere le migliori prestazioni possibili (ma poi servirà un normale televisore per vedere i TG o i quiz serali) e soprattutto, e qui viene il nostro interesse, con un impianto audio in grado di riprodurre gli effetti sonori presenti in molti film.
Un impianto quindi al minimo composto da 5 canali, 3 frontali e 2 laterali-posteriori, più un subwoofer per estendere la risposta sui bassi.
La colonna sonora di un film moderno può richiedere una grande estensione verso la bassa frequenza per riprodurre alcuni momenti emozionanti (esplosioni, elicotteri che atterrano, tirannosauri che si avvicinano minacciosi  facendo tremare il suolo con le enormi zampe). I 5 diffusori (ma possono essere anche 7, con 2 posteriori) possono immergere lo spettatore nella situazione cinematografica, come nella battaglia nel bosco sugli scooter volanti nel terzo episodio della prima saga di "Guerre stellari".


Cosa ha a che fare tutto questo con il realismo nella riproduzione sonora e a quanti film si applica?
Nel cinema la colonna sonora può essere utilizzata per ottenere il massimo realismo possibile (passi che arrivano minacciosi alle spalle, suoni della natura, rumori del traffico e simili) o essere un puro supporto emozionale. Che è il compito lasciato in genere alla musica. Se una scena con i due protagonisti che si incontrano finalmente su una spiaggia solitaria al tramonto è accompagnata da una musica romantica, di realismo ce n'è ben poco. E' improbabile che sulla suddetta spiaggia sia presente una orchestra d'archi, quindi è ben difficile avere un punto di riferimento per una riproduzione fedele. Altra considerazione vale per il genere cinematografico. Non tutti i film, anzi relativamente pochi, usano gli effetti possibili con il multicanale al fine di aumentare il coinvolgimento emotivo. Le commedie sentimentali, i film brillanti, i film impegnati puntano essenzialmente sui dialoghi. Di conseguenza all'impianto di riproduzione sonora serve soprattutto, in questo caso, una eccellente sezione medi, con riconoscibilità delle voci la migliore possibile.

Cosa possiamo ricavare da tutte queste considerazioni?
Possiamo ricavare che si tratta di esigenze diverse, e che un impianto unificato comporta inevitabilmente alcuni compromessi:> un impianto audio per sole esigenze di riproduzione delle colonne sonore (HT) è più complesso ma meno critico (come livello di qualità) di un impianto per ascoltare la musica; d'altronde è logico: per trasmettere le informazioni sono a disposizione qui anche le immagini;
> un impianto HT può essere però (se il proprietario è disposto a spendere) dello stesso livello di qualità di un ottimo impianto stereo, esistono infatti soluzioni di alto livello proposte da rinomati costruttori come B&W, Martin Logan o Sonus Faber, per rimanere solo tra i diffusori, o MacIntosh o Krell o molti altri per le elettroniche.
> anche un impianto stereo di qualità può però riprodurre in modo eccellente una colonna sonora per la maggior parte dei film, basta che abbia una buona estensione verso i bassi e una buona dinamica e che sia correttamente installato per una stabile immagine centrale; rimangono esclusi gli effetti sonori laterali e posteriori,  che sono usati però solo in un ridotto numero di film d'azione o spettacolari, e la possibilità, fornita dal canale centrale, di percepire i dialoghi come provenienti dallo schermo anche per spettatori in posizione angolata (una situazione meno comune in casa);
> a parità di qualità un impianto stereo costerà sempre da metà a un terzo di un impianto HT
> la produzione musicale registrata e distribuita in multicanale è al momento molto ridotta, e in grande maggioranza rappresentata da musica classica o colta, e non costituisce al momento (se mai lo costituirà, dedicherò il post successivo a quest'altro aspetto) una motivazione sufficiente per passare, avendo come obiettivo primario la musica, da un impianto stereo ad uno a 5+1 vie.


In sintesi
Possiamo quindi concludere, tentando una sintesi, che una soluzione all-in-1 multicanale da utilizzare sia per il cinema in casa sia per la musica, pur se praticabile (avendo disponibilità di spazio e soldi) non costituisce una soluzione ideale, né per costo, né per risultato.
Molto meglio, per chi può e non ha problemi di spazio, pensare a due impianti separati in due locali separati, uno dedicato all'HT, un settore nel quale si può raggiungere un risultato soddisfacente in una abitazione di caratteristiche standard, anche con impianti di medio livello e un altro alla musica, al miglior livello di qualità raggiungibile con il budget a disposizione.
E' probabile anzi che due impianti separati abbiano alla fine un costo inferiore a quello di un impianto unico di caratteristiche comparabili (vedi il precedente post su prodotti e costi).

Una soluzione di compromesso può essere impostata sul video come componente aggiuntivo di un ottimo impianto stereo, magari integrato da un buon subwoofer attivo. 
Nella grandissima maggioranza dei casi, per una visione casalinga e in famiglia si avrà un audio del tutto adeguato, se non superiore rispetto ad un impianto HT, adatto per riprodurre in modo efficace il sonoro della grandissima maggioranza  dei film.
Come accennavo in precedenza, verranno a mancare soltanto il forte impatto sui bassi (ma non è detto, dipende dall'impianto stereo) e gli effetti sonori laterali e posteriori, che riguardano solo i film d'azione, ed eventualmente il rafforzamento del parlato proveniente dallo schermo nel caso di visione con molti spettatori presenti (alcuni dei quali forzatamente in posizione laterale rispetto allo schermo). Anche questa è una situazione non comune nelle case italiane, e alla quale si può comunque ovviare in parte con l'audio del televisore a schermo piatto, che sarà presumibilmente il sistema di visione più comune.