domenica 24 luglio 2022

Una discoteca con 10.000 CD?

Leggo a volte nelle auto-presentazioni di chi chiede consulenze su TNT-Audio o scrive ad Audio Review, che l'appassionato in questione ha creato negli anni una propria discoteca di 5.000, 7.000 o anche 10.000 CD, oppure, per quelli che hanno iniziato prima, migliaia di LP seguiti da migliaia di CD, che arrivano sempre a cifre di questi ordini di grandezza.  Sono numeri che per prima cosa mi fanno sospettare di essere un appassionato molto modesto, visto che tra LP, CD e digital download ne ho accumulati circa 1.500.
Mi chiedo dove li mettono, visto che pur avendo una casa di medie dimensioni, un discreto numero di CD, ormai digitalizzati, stanno in uno sgabuzzino, nonostante mia moglie sia molto accondiscendente sull'impatto casalingo di un marito audiofilo, ma c'è qualcos'altro che mi lascia perplesso.

Da quanti anni compriamo i CD?
In Italia la commercializzazione, ad opera della CBS, è iniziata nel 1983 con 180 titoli promozionali di musica classica, in qell'anno la quasi totalità dei nuovi titoli in uscita erano ancora su LP e ben poche erano le riedizioni. Nel 1984 è iniziata la diffusione nei negozi di dischi ed è iniziata la produzione dei nuovi titoli anche su CD, nel 1985 è iniziato il boom con l'album "Brothers in Arms" dei Dire Straits che ha raggiunto il milione di copie vendute. 

Una proposta che puntava alla qualità non al prezzo
Il CD era stato lanciato come "la perfezione del suono digitale" in grado quindi di raggiungere prestazioni impossibili per il vinile, e di aggiungere a questo plus anche la compattezza, la resistenza ad urti e graffi e la comodità d'uso, ovvero la possibilità di selezionare facilmente un brano,  saltarei brani o cambiarne l'ordine. 

Un salto in avanti (nel futuro digitale) che giustificava il prezzo
I CD quindi erano proposti a un prezzo superiore a quello degli LP, che già costavano un occhio (circa 14.000 lire nel 1982), pur avendo, i CD, un costo di produzione inferiore. Se non ricordo male era almeno il 20-30% in più, sulle 18.000. Per fare un confronto uno stipendio medio nel 1982 (erano tempi di inflazione, fare raffronti precisi è difficile) era sulle 700.000 lire, quindi, all'incirca, nel 1982-83, un LP costava l'equivalente di 40 € e un CD di 50 €. E infatti nei negozi di dischi Ricordi i CD erano sotto chiave. D'altra parte allora qualcuno riusciva addirittura a rubare gli LP mettendoli sotto la giacca a vento.

Anche  i primi lettori non erano economici
Ovviamente serviva anche un lettore, che nel 1982 poteva essere ovviamente soltanto Sony e Philips, rispettivamente i due storici lettori CDP-101 e CD-100. Costavano come un giradischi alto di gamma, i modelli economici sono arrivati dopo un paio d'anni quando è aumentato il numero dei produttori.

Il Philips CD-101. Da me comprato per passare al CD verso la fine degli anni '80, quando era in
 svendita e poi incautamente venduto. Non per la qualità ma per l'interesse storico

Un ritmo di acquisti piuttosto sostenuto e un impegno considerevole
Iniziando dal 1983 e considerando i 10.000 raggiunti nel 2021 sono 38 anni di acquisti, quindi, arrotondando, sono in media, 263 CD all'anno e 22 al mese. Un impegno economico consistente, che per uno stipendio medio dei primi anni '80 richiedeva circa metà della retribuzione (400.000 lire) e anche un discreto impatto sull'arredamento, visto che a questo ritmo ogni anno richiede 2,6 metri lineari di scaffali in più per posizionare i nuovi CD (il jewel box ha uno spessore di 10 mm). Ma l'audiofilo appassionato spende cifre di un ben più elevato ordine di grandezza per amplificatori a valvole e giradischi esoterici e quindi investire 5.000 € all'anno in CD (riportando ai costi attuali) per questo soggetto non è un problema.

Come può non esserlo lo spazio in casa, visto che per lui sono o sono stati prodotti (e venduti) mastodonti come le Wilson Audio WAMM o le Klipsh La Scala (e altre decine). E poi, per 10.000 CD e quindi 100 metri lineari  da sistemare in una libreria, basta una parete di 6 metri (larghezza) e 3 metri (altezza) può ospitare una libreria alta 2,85 metri con 18 ripiani di altezza 15 cm (il jewel box del CD è alto 10 cm) che hanno quindi una lunghezza totale di 108 metri (6x18) e che quindi può ospitare 10.000 CD. D'altronde l'hanno chiamato proprio "disco compatto". Il problema sarà casomai trovare l'album che l'appassionato vuole ascoltare (ammesso che si ricordi tutti quelli cha ha comprato).

Il problema non è questo
Disponibilità economiche e spazio non sono infinite ma possono essere estese moltissimo per un appassionato facoltoso. Quello che non è estendibile, come purtroppo sappiamo, è il tempo. I 22 CD da acquistare ogni mese corrispondono proprio, casualmente, ai giorni lavorativi di un mese, con l'orario standard di 5 giorni a settimana. E infatti, mantenere il ritmo di 22 CD al mese (per 38 anni) sembra proprio un lavoro, che consiste anzitutto nello scegliere i CD da acquistare, leggendo recensioni o ascoltando alcune canzoni estratte dall'album alla radio o in altro modo, poi nell'acquistarli in un negozio (dove sicuramente l'appassionato sarà conosciuto e accolto con gioia) e infine arrivare al loro scopo, ovvero ascoltarli. 

Circa un'ora al giorno per CD non sembra un impegno eccessivo, eppure, per chi fa anche altro nella vita (tipo lavoro, impegni famigliari, esigenze della vita materiale e altri impegni ricreativi, come andare al cinema o leggere un libro o fare sport) può non essere così semplice ritagliare questo spazio. E in ogni giorno perso si accumula un altro CD da ascoltare, almeno una volta. In sintesi, più che una passione diventa un lavoro, per 38 anni, che, casualmente, aggiungendo il riscatto degli anni di laurea, sono proprio il periodo che serve per maturare (almeno per ora) la pensione anticipata. L'appassionato audiofilo, se avesse avuto l'accortezza di assumersi da solo e pagarsi i contributi, potrebbe ora, nel 2022, finalmente ritirarsi ed ascoltare i CD che ha già, smettendo di comprarne di nuovi.

Ma forse non è proprio così
Ci sarà forse qualcuno che ha veramente 10.000 CD, magari comprati in buona parte in quei cofanetti con l'opera omnia di questo e quello, e che di solito rimangono in buona parte inascoltati e magari anche nel cellophane, e magari ci scriverà un commento per dire la sua. ma è possibile che i 10.000, o 7.000 o 5.000 dichiarati non siano esattamente CD. Certamente lo erano in origine, ma prima di essere stati "rippati" e messi a disposizione di tutti, gratis, su eMule o quasi gratis su qualche sito di "cyberlocker" russo o neozelandese.
La discoteca quindi non avrebbe bisogno di 100 metri di scaffali né richiederebbe di investire cifre consistenti e incompatibili con uno stipendio medio. Rippati lossless, in un hard disk esterno da 1TB, che costa ormai meno di 40 €, ci entrano 4.000 CD, se però sono in MP3 compresso a 256bps  riescono a entracene anche 10.000. 

In sintesi
Una discoteca da 10.000 album pubblicati su CD non è affatto impossibile, un po' più difficile ascoltarli tutti. D'altra parte a tutti capita di avere dei CD mai ascoltati o abbandonati dopo un paio di brani, io ne avrò almeno una ventina. In questo post ho scherzato un po' sull'ansia di accumulo che prende a volte gli audiofili (me compreso) e sulla necessità ineluttabile di considerare sempre il fattore tempo, se pensiamo all'uso per cui sono nati (ascoltarli, magari più di una volta). 


2 commenti:

  1. Anonimo26/7/22

    Interessante e divertente. Sempre un piacere leggerti. Enrico

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  2. Anonimo28/7/22

    Sono stato rapito e molto divertito leggendo questo interessante post.
    Vorrei aggiungere che: anche per un pensionato audiofilo come me, che in teoria dovrebbe avere molto più tempo da dedicare alla musica, soprattutto nell’ascoltare tutti e dico tutti i brani contenuti in un’ipotetica discoteca di 10.000 album CD, ma anche per un ex lavoratore effettivo, diventa difficile coniugare quel lunghissimo passatempo-divertimeno, con la quotidianità.
    Poi, ammesso le disponibilità economiche nel proseguire gli acquisti di 22 CD mensili per 38 anni, stando al passo con le novità del momento (e non ne mancano di certo), condivido il tuo pensiero; diventerebbe un lavoro vero e proprio, che ti porterebbe via tanto tempo.
    C’è anche un altro aspetto che è comune a molti, ossia quello di soffermarsi a riascoltare la musica preferita, a volte o più delle volte per pigrizia, trascurando molte tracce di uno stesso CD, oppure il classico CD mai ascoltato e ancora sigillato col cellophane, ma questo è solo un piccolo dettaglio.
    Come già da te accennato, resta che; inseguire la pratica nell’ascoltare tanta musica come da privata discoteca, composta da 10.000 CD, comporta tantissimo tempo, cosa che ritengo, non abbia neanche un affermato disc jockey, essendo lui, a sua volta dedito ad inseguire le tante novità del momento.
    Penso anche che; il notissimo disc jockey, com’è stato Renzo Arbore, nella sua lunga carriera abbia trascurato qualcosa da ascoltare dalla sua discoteca privata e tutto ciò è umanamente comprensibile per la mole di tempo che lo avrebbe sottratto ad altri importanti impegni di vita.
    Un cordiale saluto.
    Ignazio Sulis

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