mercoledì 27 ottobre 2021

Lo streaming può essere Hi-End?

La domanda che era rimasta aperta nel precedente post era se l'ascolto della musica in streaming, ora possibile anche in qualità CD o HD può raggiungere livelli di qualità comparabili a quelli possibili per un impianto tradizionale, senza tradire del tutto  la semplicità del "impianto zero" a soli due componenti (tablet/ smartphone + casse acustiche wireless).  

I limiti che erano indicati nel precedente post erano:

  1. Assenza di una struttura ad archivio almeno per la musica preferita
  2. Accesso tramite ricerca web per le informazioni su musica e artista in ascolto
  3. Ascolto dei formati ad altissima definizione e in particolare con codifica DSD
  4. Incremento della qualità Audio
In questo post vediamo cosa è possibile fare per incrementare la qualità ed essere al livello richiesto dalla location scelta dalla Dynaudio per l'immagine dei suoi diffusori attivi XEO 20, un esempio di "impianto zero" (lo smartphone, l'elegante giovane signora, non sappiamo se proprietaria dell'appartamento o curatrice del museo, l'ha lasciato da qualche parte). 

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1. Funzionalità di archivio
Un motore di ricerca più avanzato con filtri anche per genere, anno di pubblicazione, forma musicale, lingua ecc. non sarebbe difficile da inserire sulla app del servizio streaming o sulla app del sistema in altoparlanti wireless. Qualcosa del genere c'è in servizi streaming specializzati come Idagio (musica classica).

2. Ascolto arricchito
Questo è il punto di forza principale del sistema Roon che sta imponendosi nel mondo digitale di fascia alta, Il suo target principale sono gli audiofili con ampie librerie musicali digitali su NAS, ma analoghe funzionalità di arricchimento dell'esperienza d'ascolto sono fornite anche per i servizi streaming HD Qobuz e Tidal. In pratica l'interfaccia standard dei due servizi viene sostituita da quella di Roon, incrementando da un lato l'usabilità e quindi l'accesso diretto alla musica e dall'altro il complemento di informazioni e riferimenti su quello che si cerca o si sta ascoltando messi a disposizione dell'utente in modo assistito, senza ricerche specifiche sul web.

3. Nuovi formati (DSD)
Qui lo streaming deve passare la mano. Teoricamente sarebbe realizzabile anche in DSD ma richiede più banda e soprattutto interessa troppo poco agli audiofili che ritengono il DSD una codifica superiore da giustificare gli investimenti necessari a lanciare un servizio. Inoltre fare ricorso ai diffusori acustici wireless avrebbe meno senso perché si dovrebbe rinunciare alle funzioni DSP e quindi a un plus importate. Il DSD richiede un impianto tradizionale, come il vinile.

4. Qualità audio
Un componente come il Bluesound Duo premiato da EISA consente a qualsiasi impianto, anche stratosferico e rigorosamente analogico, di avere come sorgente di input un servizio streaming, Ma non era questo l'obiettivo, era invece arrivare ad una qualità superiore mantenendo la semplicità dell'impianto. Volendo invece migliorare un impianto che ha questo schema (quello già mostrato nel post precedente) si vede subito che gli unici interventi possibili sono sulla connessione e sulla interfaccia utente.
Connessione wi-fi: la soluzione WISA
La musica, convertita in digitale, viene trasportata con una connessione wireless e codifica wi-fi e non dovrebbe subire alterazioni e quindi degrado di qualità essendo la trasmissione gestita con sistemi ormai molto avanzati a correzione di errore, e la banda trasmissiva richiesta per la musica, anche on alta definizione, non è impegnativa per la tecnologia attuale. Ma può essere dannosa una instabilità anche molto limitata nel dominio del tempo, così si afferma. Per la connessione via cavo esistono music server molto raffinati (e costosi) come i music streamer Innuos che implementano complesse tecniche di riduzioni della latenza e controllo dell'allineamento temporale.

Una soluzione simile esiste anche nel mondo senza cavo, si chiama WISA (Wireless Speaker & Audio) ed è a tutti gli aspetti una sostituzione della connessione wi-fi. Non è però adottata da tutti i produttori di speaker wireless e quindi impone una modifica alla configurazione; l'interfaccia non può essere una app su una mobile device, deve essere un computer, anche un notebook, connesso a un'unità trasmittente. Si perde parecchio in comodità.

Connessione wi-fi: la soluzione Roon
Si perde meno e si migliora di più adottando questo sempre più diffuso e apprezzato "ecosistema" per la gestione di una libreria musicale dematerializzata. Partendo dalla connessione Roon adotta un "backbone" (un tempo in informatica si chiamava "bus") che hanno chiamato RAAT (Roon Advanced Audio Transport) che, tra le molte altre funzionalità che fornisce (multiformato, multidevice, adattativo a più hardware ecc,) implementa anche un protocollo di comunicazione che garantisce (secondo Roon) la massima stabilità della connessione via etere e un ottimale allineamento nel dominio del tempo tra trasmettitore e ricevitore. Roon sta avendo un grande successo, anche perché è praticamente senza competitori (per l'interfaccia utente soparttutto) e quindi le device "roon ready" sono molte e adottare il protocollo RAAT, che è un protocollo aperto,  non impone rinunce particolari sul lato degli speaker wireless.

Music Player, Network Player, Music Streamer?
Nella vasta e crescente offerta di componenti "all-in-1" o di interfaccia non c'è invece nessuna soluzione applicabile allo scopo? No, perché la maggioranza di questi componenti includono un loro DAC e hanno un'uscita analogica non wi-fi, Gli streamer senza DAC invece sono pensati per interfacciarsi con un DAC via cavo USB (nella maggioranza dei casi). Ancora una volta una complicazione senza vantaggi, in questo contesto, considerando anche che sul alto interfaccia con le loro app non offrono nulla di più rispetto all'interfaccia standard di Qobuz o Tidal oppure dell'interfaccia nativa del wireless speaker.
Questi componenti sono pensati per gli impianti tradizionali, ma dotati di varie sorgenti digitali, ed hanno ora la funzione che avevano negli '70 gli amplificatori, chiamati infatti spesso "centralina".

In sintesi
Tirando le somme l'unico intervento migliorativo che salvaguarda quasi del tutto la semplicità della configurazione fornendo qualità e piacere dell'ascolto in più è quello ottenibile con Roon. Dovrò prima o poi provarlo anche per verificare se le aspettative sono confermate, ma per ora chiarisco la configurazione per lo streaming Hi-End che si presenta così:

| Wireless Speaker Roon Ready | <-RAAT-> | Roon Core | <-RAAT-> | Roon Remote App |

L'elemento aggiunto necessariamente è un PC dedicato oppure un'appliance che fa parte dell'offerta dell'ecosistema (Roon Nucleus) che ospita il componente centrale Roon Core. Il costo aggiuntivo con Nucleus è 1500 € (Nucleus) + 120 € anno (licenza Roon). In alternativa il core può essere installato su un PC dedicato, come un Mac Mini ben configurato (disco SSD) o un Mini PC (idem), che richiedono però un loro video per l'operatività, mandando decisamente a ramengo la semplicità, ma può essere sufficiente anche un laptop.

L'altro intervento migliorativo (e assai più decisivo) è l'upgrade del diffusore wireless. Una categoria di componenti che si sta arricchendo di modelli di fascia e ambizioni sempre crescenti, dove si può segnalare come probabile best in class il Dynaudio Focus 60 (circa 10000 €).

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