A leggere la posta di Audio Review nella sezione musicale, e considerando che nelle recensioni è sempre indicato il supporto fisico disponibile (CD o vinile) e non, per esempio se è disponibile in streaming e a che risoluzione, si può dedurre che la maggioranza degli audiofili non sia interessato al tema e consideri lo streaming un sistema adatto solo per l'ascolto di playlist o in stile zapping.
Ma non è così e si possono ascoltare interi album, anche di classica, con le stesse identiche modalità, cambia solo la fase iniziale di selezione dell'album e avvio dell'ascolto. Tornarci sopra approfondendo come funziona descrivendo anche quelle funzionalità che appaiono banali può quindi essere utile a sfatare questi miti e a ricollegarsi con la sempre più estesa generazione post-CD.
I servizi disponibili in Italia
Al momento i servizi streaming che consentono di ascoltare tutti i brani in qualità CD ed alcuni (ormai molti) anche in HD sono tre: Qobuz, Tidal e Music Unlimited, il costo è simile ma non uguale:
- Qobuz: 14,99 € / mese
- Tidal: 19,99 € / mese
- Amazon Music Unlimited: 14,99 € / mese per utenti Amazon Prime
Si parla inoltre da almeno due anni di Spotify in qualità CD, a febbraio era annunciato entro il 2021 in Italia, ma siamo a ottobre e ancora non è disponibile. Riguardo al catalogo Music Unlimited dichiara qualcosa di più ma in generale, per tutti, è raro che qualcosa che ci viene in mente di ascoltare non ci sia.
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Per i test e le immagini illustrative del post abbiamo scelto l'ultimo album della impagabile Lana Del Rey (quinta da destra) |
La configurazione Hi-Fi
Per tutti i servizi, dopo aver sottoscritto l'abbonamento basta installare la app sullo smartphone o sul tablet e utilizzare le funzioni di ricerca, organizzazione e ascolto che descrivo dopo, collegare delle buone cuffie stereo e ascoltare con una qualità più che buona.
Ma non la migliore possibile, perché limitata dal DAC interno della mobile device, che è di media qualità ed è limitato ad una risoluzione al massimo di 24bit / 48KHz e non sfrutta per intero i contenuti in HD 24/96 o 24/192. E, soprattutto, l'ascolto è in cuffia, mentre la piena Hi-Fi con la localizzazione spaziale, richiede 2 casse acustiche opportunamente posizionate.
Le casse acustiche wireless
Per un ascolto in alta fedeltà occorrono quindi diffusori acustici a banda sufficientemente larga e dinamica adeguata, e la soluzione ideale, ormai con una discreta offerta anche in fascia alta, è rappresentata dai diffusori wireless, che includono tutto quello che conta per la qualità della riproduzione: DAC, amplificatore e altoparlanti. Possono avere inoltre una riproduzione superiore in qualità alle casse passive, grazie alla presenza, praticamente, sempre di un DSP (Digital Signal Processor) per la correzione delle limitazioni degli altoparlanti, e di un cross-over elettronico, che è più versatile e induce meno distorsione dei cross-over passivi,
L'"impianto zero"
Così ho chiamato nel precedente post un impianto hi-fi formato da soli due componenti: il tablet o smartphone con la app del servizio streaming e le casse wireless. Non necessariamente un impianto economico, perché adottando i diffusori acustici System Audio Legend 40.2 premiati da EISA, per fare un esempio, richiede un investimento di circa 6.000 €, ma consente anche un ascolto di alto livello in grado di soddisfare anche gli audiofili più esigenti.
Lo schema dell'impianto
Anche se i componenti fisici visibili sono solo due i componenti reali che che trasformano un file in musica sono di più e sono mostrati in questo schema a blocchi, dove la freccia indica la connessione wireless, che deve essere sempre wi-fi (il Bluetooth è un protocollo di comunicazione lossy anche nella sua versione APTX):
Quello che vede l'utente finale sono solo le app sul suo tablet o smartphone, mentre le casse wireless sono per lui solo delle scatole da posizionare, attaccare ad una presa della luce e, di solito, anche collegare tra loro con un cavo ethernet, possono poi esserci altri comandi di configurazione sul pannello posteriore ma per le funzioni di base (suonare) non serve altro.
Il collegamento con la mobile device avviene con una app "Connect" (di solito si chiama così) fornita col sistema wireless che, una volta installata e dopo la canonica registrazione, avvia la ricerca dei diffusori wireless e li collega, consentendo alcune operazioni di configurazione specifiche per il diffusore. Qui è mostrata quella delle Kef LS50.
L'interfaccia utente
Nelle app "connect" è inclusa anche l'integrazione con i servizi streaming, e i tre citati prima sono sempre supportati, è quindi disponibile un motore di ricerca e un player per ognuno di essi e non è quindi strettamente necessario utilizzare la app del servizio streaming. L'interfaccia integrata potrebbe però non avere tutte le funzionalità e le informazioni e di solito sarà da preferire quella standard, più ricca e articolata, del servizio streaming.
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La schermata iniziale di Qobuz. Si apre sulle novità da scoprire, in basso si vedono le altre scelte: la ricerca di un album o di un artista, le playlist dell'utente, che possono essere anche gli album preferiti o da appuntare per ascolti successivi, e il comando per salvare in locale gli album per un ascolto off-line. |
Connessione dei wireless speaker al servizio streaming
La connessione con i diffusori wireless si può fare utilizzando il protocollo standard di Google, Chromecast, che solitamente i diffusori wireless, come la LS50, supportano di default. La connessione richiede quindi di installare la app Google Home, avviando con essa la ricerca di dispositivi compatibili individuerà, restando in questo esempio, la coppia di LS50 configurata su Google Home. Nello screenshot la maschera iniziale di Google Home e i dispositivi creati nella casa.
Completate queste operazioni iniziali Chromecat Audio è configurato e si può può selezionare quando si attiva l'ascolto di un album (la videata la vediamo dopo) con l'icona con il simbolo del quadrato + ventaglio in alto a destra. Negli screenshot che seguono i passi necessari per la connessione:
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Cliccando sulla icona Chromecast vengono proposti i server visibili sulla rete (che includono anche i Chromecast video, sena la specifica "audio"). Nel nostro caso il server da scegliere è Salotto 2
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Dopo una maschera di attesa arriva il comando di conferma e può iniziare la riproduzione dell'albume e del brano scelto
Dopo aver scelto cosa si vuole ascoltare, per esempio l'ultimo album di Lana Del Rey (dal titolo che conferma la raffinata ironia della musicista americana; "Scie chimiche sopra il country club") ed aver selezionato l'ascolto via Chromecastla riproduzione parte sul player di Qobuz, che fornisce informazioni sulla qualità (questo album è HD) i classici comandi di tutti i player, il controllo di volume (in basso) e, con la freccia in basso le informazioni sull'albume una breve recensione critica (è in francese perché sono un utente Qobuz pre-commercializzazione in Italiae non ho mai cambiato la lingua per pigrizia).
Tornando a Google Home si può vedere il brano in esecuzione e controllare anche da qui l'avanzamento dell'ascolto e l'ascolto, e i comandi avanti, indietro, pausa e stop.
Cosa si può volere di più? |
Pochi minuti di configurazione, tutta la musica del mondo in alta qualità, a un costo più che concorrenziale sia per l'impianto (un diffusore wireless costa meno della somma delle parti a parità di qualità) sia per i contenuti (vi rendete conto? 15 euro al mese, confrontatelo col costo dei vinili), cosa manca, come può l'"impianto zero" aspirare a crescere? Ci devono essere dei punti deboli, e infatti ci sono.
Archivio versus Motore di ricerca
L'audiofilo già digitale che ha creato una sua ordinata libreria archiviata su NAS passando allo streaming non trova l'organizzazione a cui è abituato, l'archivio suddiviso per generi, per autori o esecutori, per risoluzione o qualsiasi altra classificazione. Anche qui, come sul web, come sugli smartphone, come ovunque, bisogna prima avere un'idea di cosa si vuole e poi cercarlo nel mare magnum. Per di più, il motore di ricerca di questi servizi (i tre citati) non è potente come Google, la ricerca avviene per interprete (può essere un problema con la classica) e per lo specifico album, se non ha un nome ben individuale, bisogna scorrerne parecchi per trovarlo.
Informazioni stampate versus informazioni online
L'audiofilo che ascolta ancora con CD o vinili ha la copertina che spesso contiene informazioni utili a perfezionare l'ascolto, come chi suona i vari strumenti o le parole delle canzoni, qui l'interfaccia fornisce solo stringate informazioni sulla registrazione accompagnate da una presentazione critica del brano (non quella dell'album originale). Ma ha anche a disposizione un tablet o uno smartphone dove può cercare e trovare molto di più.
L'archivio dei preferiti
Questo potrebbe essere un plus dello streaming, perché normalmente questo archivio è memorizzato solo nella mente dell'audiofilo, ma anche in questo caso proprio per la facilità di inserirne sempre nuovi tende a diventare con gli anni un elenco non ordinato di album che ci sono piaciuti alcuni più altri meno altri chissà perché.
Nuovi formati
DSD, altissima definizione in streaming non sono disponibili, attualmente e penso ancora per molto,
E la qualità audio?
In questo impianto dipende solo da due fattori: il diffusore wireless (70%, diciamo) e la registrazione (30%). Sul secondo si può fare poco, sul primo, solo cambiarlo tutto, non ce ne sono per ora di upgradabili per singole sezioni (un concetto poco adottato dai produttori di Hi-Fi)
Possibili upgrade
Un impianto che non si può migliorare se non cambiandolo tutto assieme non sarà mai attrattivo per un audiofilo, e questo è poco male, ma rimane il fatto che anche chi ha le maggiori ambizioni di buon suono è "tappato" dall'offerta di casse wireless mentre vorrebbe qualcosa di più.
Il prossimo post è dedicato a quello che si può fare per incrementare la qualità mantenendo però i vantaggi di semplicità dello streaming a due componenti.
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