Sembra che nella musica sia difficile se non impossibile avere una risposta oggettiva e condivisa, mentre in fondo solo di tecnologia si tratta, e in altri campi, per esempio nei computer o negli smartphone, nessuno ha dubbi su quali siano gli indicatori di qualità.
Non si tratta però solo di una anomalia congenita insita in chi si occupa di musica riprodotta, ma di una difficoltà oggettiva. Approfondiamola.
Dove la differenza si vede
Approfondiamo, prendendo come riferimento un settore dove chiunque riesce a individuare la tecnologia migliore (e in certi casi anche il prodotto migliore). Mi riferisco ad un confronto che sicuramente tutti abbiamo fatto a anche più volte nella vita: quello per la scelta del monitor TV, del televisore. Chiunque è in grado di vedere la differenza tra un monitor in alta definizione ed uno standard, ed ora tra uno in Ultra HD o 4K e uno in HD standard. Utilizziamo per farlo un sistema intuitivo, in parte pilotato dai produttori per enfatizzare le differenze, che è applicato anche per confrontare due modelli diversi che adottano la stessa tecnologia.
Il sistema si basa su alcuni semplici test su cui faremo una riflessione riconducendoli alla musica: 1) utilizzare un filmato che include le immagini più critiche da riprodurre; 2) utilizzare immagini che possiamo confrontare con la nostra esperienza nella vita reale; 3) mettere a confronto affiancati i due monitor che vogliamo giudicare; 4) avvicinarsi al massimo per analizzare l'immagine nei dettagli; 5) mettere i due monitor nelle medesime condizioni operative, cioè con lo stesso contenuto video e nelle stesse condizioni di luce.
Supponiamo che, invece, nel classico test a confronto nel media store non venissero seguite queste regole intuitive, ad esempio: 1) come video di test venisse usato un cartone animato giapponese a basso costo, tipo Dragon Ball o simili; 2) come ulteriore video venissero usate riprese in luoghi a noi sconosciuti, profondi abissi, eruzioni di vulcani, riprese sulla Luna, e non i soliti cesti di frutta, campi fioriti in primavera, giovani donne solitamente coreane che si aggirano in eleganti case con tanto legno, villaggi norvegesi con case multicolori in una rara giornata di sole, sloop a vele spiegate nella finale della Coppa America o auto di Formula 1 a Montecarlo; 3) venisse osservato un solo monitor alla volta facendo il confronto a memoria 4) si rimanesse a debita distanza 5) si usassero sorgenti diverse e monitor posizionati diversamente tra loro.
Avremmo alcune inevitabili conseguenze:
1) i manga giapponesi sono disegnati al risparmio, hanno colori pieni, senza sfumature, i movimenti sono spesso simulati, solo poche parti del disegno sono modificate tra un fotogramma e l'altro (di solito la bocca che parla), il movimento avviene spesso con cambi di scena: la differenza tra HD e SD sarebbe annullata; 2) potremmo vedere colori e immagini che ci piacciono di più o di meno, ma non avendo un confronto con la realtà potrebbe non essere la riproduzione più fedele, e rendere meno realistico in seguito l'incarnato della ragazza coreana, quando invece dovessimo vedere un video più comune; 4) a distanza il nostro occhio compensa la mancanza di dettagli, in alcuni casi con video di buona qualità la differenza sarebbe percepibile con difficoltà e potrebbe essere preferito il filmato a minore definizione perché magari con colori più brillanti e contrastati; 5) evidentemente riproducendo un DVD su un monitor HD o sintonizzandosi su emittenti TV non HD l'alta definizione non ci sarebbe in origine e la differenza sarebbe minima.
Con questo processo di confronto poco efficace sarebbe assai difficile individuare il miglioramento di qualità e potremmo anche concludere che con un monitor HD non si vede alcuna differenza, e anche giustificare il nostro giudizio, sostenendo che tanto guardiamo solo cartoni giapponesi o programmi TV non in HD, che non abbiamo bisogno di avvicinarci allo schermo e non ci interessano i titoli di coda (un elemento di confronto oggettivo tra SD e HD è come noto la loro leggibilità) e che per i nostri gusti anche i colori innaturali vanno bene (ma poi compreremmo lo stesso il monitor HD per non fare brutta figura con vicini o parenti).
L'equivalente in musica
Un confronto con gli stessi errori di base e' molto più facile in campo musicale: 1) l'equivalente dei manga (senza voler dare alcun giudizio estetico) è la musica sintetica, house, hip-hop e simili e anche il garage rock così diffuso dai REM in poi; 2) test effettuati con musica più complessa, magari classica o corale, ma con strumenti o voci che non abbiamo mai sentito dal vivo; 3) il confronto in parallelo in musica non si può fare, la musica si compone nel tempo e non nello spazio e possiamo ascoltare una sola sorgente musicale alla volta; 4) anche "ingrandire il suono" è impossibile, la curva del nostro udito varia con la pressione sonora, a basso volume siamo meno sensibili alle note basse, ad alto volume perdiamo la capacità di percepire i dettagli; 5) anche in musica per percepire i vantaggi di una tecnologia teoricamente superiore bisogna che non solo il supporto, ma anche la registrazione e il sistema di riproduzione, siano stati realizzati con la stessa tecnologia.
Le cose sono ancora più complesse
A rendere più complicate le cose concorre anche il diverso livello di conoscenza del riferimento reale. Nel giudicare un video, un riferimento reale lo abbiamo per forza, è nel mondo che ci circonda. In campo musicale non è affatto detto che chi sta valutando il suono di un impianto o di una sorgente abbia mai ascoltato dal vivo una orchestra o un piccolo gruppo con strumenti acustici. Sarà quindi ben difficile giudicare se è realistico il suono del sax o della tromba che si sta ascoltando. E magari anche riconoscere non solo se è un sax baritono o un sax tenore ma anche se è un sax o una tromba non è banale. Non è quindi detto che per tutti gli ascoltatori i suoni acustici siano i più adatti ad individuare le differenze, può darsi che vengano invece percepiti più facilmente nella musica che è più frequente e familiare all'ascolto.
Il risultato atteso
È quindi possibile che l'ascoltatore occasionale, che ha una conoscenza parziale della musica non riesca a individuare le differenze tra componenti, per aver scelto. ad esempio, come musica di test qualcosa che normalmente ascolta ma che per le sue caratteristiche non è tale da evidenziare le differenze. L'ultimo successo di Bruno Mars o di Lana Del Rey è infatti registrato proprio per non evidenziare le differenze, dinamica compressa, estensione in frequenza limitata alle medio alte e alle medio basse, proprio per poter essere ascoltato bene o almeno decentemente anche su coordinati hi-fi, iPad e smartphone.
Questo non vuol dire che non ci sia un suono che piace più di un altro, che risponde quindi a scelte estetiche più che al realismo evidentemente difficile da individuare e neanche ricercato. Il problema può essere la variabilità nel tempo di queste scelte estetiche, mancando un riferimento al suono reale.
Non vuole neanche dire che il suono "acustico" sia per forza il più rivelatore delle differenze. Chi conosce bene il suono degli strumenti elettronici può rilevare proprio dalla presenza di deviazioni o suoni spuri la riproduzione migliore o peggiore, come conferma ad esempio un noto studio del 2009 della McGill University (Subjective evaluation of MP3 compression for different musical genres) che misurava con test in doppio cieco la capacità di tre diversi panel di ascoltatori di individuare differenze tra CD e MP3.
L'ascolto esperto
Per un ascolto a confronto efficace bisogna quindi investire tempo e pazienza e applicare la massima cura dei particolari, oltre che essere coscienti che l'affinamento delle capacità di valutazione cresce con il tempo e con gli ascolti. Le tecniche e le pratiche per una sessione di ascolto efficace sono state trattate in una pagina apposita del sito Musica & Memoria a cui rimandiamo per approfondimenti, senza ripeterle inutilmente qui. Ma lo scopo di quella pagina era fornire consigli per confrontare componenti e soluzioni nelle delicate fasi di messa a punto o di miglioramento dell'impianto. Non per trasformare l'ascolto della musica nell'ascolto dell'impianto, alla ricerca dell'anello debole o del componente da migliorare.
La memoria del suono
Infine c'è anche un elemento differenziante che è il più difficile da spiegare ma che molti ascoltatori hanno sperimentato. A me ad esempio è successo quando ho dovuto mandare in riparazione per un intervento banale il mio lettore CD Audio Analogue e ho usato al suo posto per qualche settimana il precedente, modello valido ma datato e "budget". Mancava qualcosa, e qualcos'altro di poco piacevole, meno musicale sembrava aggiunto. Eppure al negozio quando li avevo confrontati prima del nuovo acquisto erano serviti diversi ascolti per individuare le differenze nella resa sonora, che pur c'erano. Ora invece era evidente, anche se non era immediato individuare in quale parametro fosse concentrata la differenza in negativo. Semplicemente il mio ascolto si era adeguato progressivamente ad un livello superiore su molti parametri ed ora il passaggio all'indietro evidenziava in modo netto una generale minore musicalità e forzatura del suono. D'altronde è la stessa cosa che capita a chi prende l'abitudine di consumare champagne o spumanti di qualità, o vini, e ritorna a quelli da supermercato che un tempo gli parevano indistinguibili. Le differenze al gusto per vini e cucina ricercata, sono strette parenti di quelle musicali, anche qui percepirle è spesso materia da specialisti, ma una volta abituato il proprio gusto a un livello superiore è molto difficile tornare indietro. Un ulteriore elemento di complessità e una possibile indeterminatezza per i test a confronto, anche in doppio cieco.
Come ho cercato di dimostrare con alcuni esempi, non è semplice per un non professionista individuare a "colpo d'orecchio" il suono migliore o i difetti nascosti, anzi è possibile, e capita effettivamente, che in tempi diversi si possano avere anche sensazioni d'ascolto discordanti. La ricerca continua delle differenze e dei difetti può sottrarre quindi molto tempo (anche tutto) all'ascolto vero e proprio della musica. A parte la ovvia attenzione a che tutto sia a posto e ai difetti evidenti, l'approccio umanistico che consiglio è concentrarsi sul piacere d'ascolto. Quello che stiamo ascoltando ci soddisfa, la musica ci arriva portando l'emozione che ci attendiamo? Non sentiamo difetti evidenti, distorsioni, compressione di dinamica? Basta così, concentriamoci sul molto che c'è e non su quello che manca.
Quello che manca cerchiamolo casomai negli ascolti dal vivo, possibilmente in piccoli ambienti o partecipando noi stessi all'evento, se ne abbiamo le capacità. Dal confronto dal vivo ricaveremo le indicazioni per andare alla ricerca dei limiti del nostro impianto. Che saranno probabilmente concentrati sulla sensazione d'ascolto più ardua da replicare in casa, vale a dire la ricostruzione spaziale. Per la quale più che la ossessiva ricerca del componente o del software migliore è decisiva la attenzione alla installazione e la conoscenza delle regole dell'acustica ambientale. Che spesso entrano in conflitto con le regole di distribuzione dei mobili e con gli altri utilizzi degli ambienti d'ascolto. Altre problematiche quindi, che un amplificatore a valvole o un nuovo preamplificatore phono difficilmente risolveranno.
I professionisti
Un momento, a chi mi riferivo prima, citandoli di sfuggita? A quelli che per mestiere si occupano della riproduzione della musica e quindi questa qualità la devono acquisire per forza. Ad esempio quello che chiamiamo ad accordare il pianoforte sicuramente è in grado di valutare le deviazioni anche di frazioni di tono che noi non riusciamo ad individuare, riuscendo a malapena ad accordare una chitarra. O il liutaio che deve rimettere a nuovo un violino o una chitarra classica. O i tecnici di registrazione, i progettisti di strumenti per creare o riprodurre il suono e così via. Come conferma anche lo studio citato prima. E c'entra poco la capacità uditiva calante con l'età, il maestro Abbado anche ben oltre i 70 anni individuava le inesattezze di intonazione del violino di seconda fila e dell'ultimo degli strumenti a fiato. Conta l'orecchio, la conoscenza della musica, l'esperienza pratica affinata negli anni. Sono capacità quindi che si possono acquisire con lo studio della musica, gli ascolti in diverse condizioni, la cultura musicale, avendo l'umiltà di riconoscere l'impegno che richiede questo percorso. Fanno parte dei professionisti del suono o almeno degli amatori evoluti anche i celebri recensori delle riviste o i nuovi frequentatori dei forum dalle molte certezze? Dovrebbero, ma qui si apre tutta un'altra serie di questioni che ci porterebbero fuori tema.
(Le immagini che illustrano l'articolo si riferiscono ad alcuni classici album "audiophile" per gli ascolti a confronto, pubblicati negli anni dalla Chesky Records con varie "regine" del genere. Dall'alto Rebecca Pidgeon, Ana Caram, Badi Assad, Christy Baron, Sara K, Amber Rubarth, più l'"intrusa" Lana Del Rey)
0 commenti:
Posta un commento
Sono stati segnalati occasionali problemi nell'inserimento dei commento con account Google con alcuni browser e impostazioni di protezione. In questo caso inserire il commento come "anonimo". Grazie