mercoledì 12 giugno 2013

Google Play Music in Italia

Da maggio 2013 il servizio Google Play Music è finalmente disponibile anche in Italia. Si aggiunge a Music Unlimited  apripista a febbraio 2011 nel paese considerato dai discografici tra i più a rischio pirateria in Europa, e ai successivi iTunes Match (maggio 2012) e Spotify (febbraio 2013), tutti trattati qui sul blog. A questo punto mancano all'appello solo Google Play Music All Access, risposta a Spotify, e Rhapsody, che però difficilmente arriverà. Oltre a Netflix, che però tratta solo video e film.

La nuova frontiera: i servizi in streaming

Prima di presentare con una prova pratica le funzionalità di questo nuovo servizio, che ha l'interessante caratteristica di essere per ora gratuito, senza scadenza di tempo, facciamo chiarezza su cosa offrono e in cosa si differenziano i 4 servizi streaming disponibili attualmente in Italia:
  • Music Unlimited (Sony): streaming in abbonamento (9,90 €/mese), consente agli abbonati l'ascolto con PC o terminali mobili (smartphone o tablet) di tutto il vasto catalogo reso disponibile da Sony senza limitazioni di tempo e quantità; qualità audio (da gennaio 2013): formato compresso AAC 320 Kbps;
  • Spotify: streaming in abbonamento (9,90 €/mese), consente agli abbonati l'ascolto con PC o terminali mobili  senza limitazioni di tutto il vastissimo catalogo disponibile (20 milioni di brani dichiarati a inizio 2013); qualità audio: formato compresso Ogg Vorbis 320 Kbps; rispetto a Sony Unlimited offre molti servizi social e di tipo radio tematica; disponibile anche in versione gratuita con limitazioni (solo PC, no alta qualità, pubblicità video);
  • iTunes Match (Apple): streaming da cloud in abbonamento (24,90 €/anno), consente agli abbonati di caricare su cloud la musica di cui sono proprietari e di ascoltarla senza limitazioni di tempo e quantità da PC o terminali mobili Apple;
  • Google Play Music (Google): streaming da cloud in abbonamento gratuito, consente agli abbonati di caricare su cloud la musica di cui sono proprietari e di ascoltarla senza limitazioni di tempo e quantità da PC o terminali mobili Android (o Apple, vedi nel seguito); qualità audio: formato compresso MP3 320Kbps.
Il posizionamento di Google Play Music
Il riferimento, come si vede nello schema precedente, è iTunes Match. È possibile ascoltare, ovunque ci sia una connessione di rete, il materiale musicale che abbiamo caricato nello spazio su web messo a disposizione da Google sui suoi server. Una soluzione che ora viene chiamata cloud. In altre parole è una estensione ai contenuti musicali di quanto Google mette a disposizione da tempo, in forma gratuita o con costi molto bassi, per gli altri tipi di documenti digitali con l'account Gmail. Il sistema di autenticazione all'accesso della propria area sul cloud è quindi sempre l'account Gmail.

Da aggiungere che la sottoscrizione al servizio e l'utilizzo dello spazio web sono gratuiti, ma Google Play Music è anche un servizio di download a pagamento, come iTunes, e per avviare il tutto serve come sempre una carta di credito.

Google Play Music non consente quindi di ascoltare tutta la musica del mondo o quasi come con Spotify, ma solo la nostra. Quella che in teoria abbiamo acquistato. Scrivo in teoria perché questa è la premessa legale che entrambi i servizi di Google e di Apple dichiarano, ma poi nella pratica non risulta che vengano fatti controlli, e d'altra parte alle case discografiche questa progressiva regolarizzazione del download va più che bene. Una specie di sanatoria implicita, che rende interessanti questi servizi perché qualunque utente medio di Internet in questi anni ha accumulato parecchio materiale e lo spazio su cloud può essere riempito di musica a sufficienza.

Google Play Music alla prova
Si fa tutto con il browser, non è necessario caricare nessun software aggiuntivo tranne il componente Music Manager per l'upload del materiale audio. Che però Google ha realizzato in modo estremamente light, un semplice eseguibile che può essere installato su Windows senza privilegi di amministratore. Google Play Music quindi può essere utilizzato anche da PC condivisi o PC aziendali.

Nelle videate successive vediamo passo passo la sottoscrizione al servizio, la installazione e la creazione della libreria musicale, in ambiente Windows 7. Usiamo ovviamente il browser Chrome che dovrebbe essere il più indicato per un servizio della stessa Google.

La prima operazione da fare è aggiungere al nostro account Gmail un "portafoglio" per essere pronti ad eventuali acquisti. Ovviamente è richiesta una carta di credito, anche se non verrà caricato nulla per l'attivazione.


Poi bisogna caricare la musica, e per questa operazione serve un componente sul nostro PC, il Music Manager:


 L'installazione è possibile anche da account non privilegiato.



Dopodiché si può iniziare a caricare la musica. Ovviamente anche Play Music punta subito alla cartella iTunes, se la trova.



L'operazione può essere lunga se la raccolta è ampia (come sempre sarà) e le operazioni possono procedere in backround.



Non tutti i formati di file sono supportati. Per fare un test ho copiato successivamente in una cartella diversi formati di diversa provenienza. Il Music Manager si mostra perplesso: così pochi file? 


Ma procedendo ecco il risultato del caricamento. Supportati: compressi MP3 e AAC; lossless (oltre a Wav) FLAC anche in HD (che però non rimane tale, tutto viene convertito al momento del caricamento in MP3 320Kbps o punta a contenuti già esistenti in questo formato). Non supportati lossless: ALAC (dichiarato, vedi "status"), Wavpack e APE (del tutto ignorati). Riguardo alla presenza del DRM sul file, se provengono dalla libreria di iTunes vengono caricati tranquillamente. Se invece provengono da una estrazione da una libreria (usando ad esempio il comando "masterizza playlist" come ho fatto per il brano di Chava Alberstein che è stato bloccato, ma che avevo acquistato regolarmente su iTunes). Si riconoscono facilmente perché hanno estensione .m4p, che sta per "AAC protetto". Lo stesso può accadere, ovviamente, per materiale reperito in rete. 



Finito il caricamento si torna sul browser che presenta la libreria (o raccolta) musicale così:


L'applicazione ricerca automaticamente le immagini a corredo di ogni artista e di ogni brano caricato, come iTunes, con maggiore libertà (non solo copertine) ma con qualche approssimazione, come si vede. E' possibile comunque associare le immagini ad ogni brano, come vedremo dopo, ma non sembra che in questo modo siano aggiornate anche le immagini nella ricerca per artisti.

Finito il caricamento, con la raccolta a disposizione, si può decidere se continuare a impazzirsi per trovare le immagini e avere una libreria perfettamente ordinata oppure cominciare direttamente ad ascoltare la musica. Se scegliamo questa seconda ragionevole opzione il player è sempre dentro al browser Chrome, e scegliendo il brano parte la musica, sugli speaker del notebook o (meglio) in cuffia, magari con uno dei validi mini DAC per cuffia che si stanno diffondendo (tipo Audioquest Dragonfly o Hiface DAC). Poi si può giocare con le playlist, condividere con gli amici di FB, Google+ o altri social tutto quello che ascoltiamo (e restare probabilmente senza amici, se esageriamo) e così via come per Spotify.



L'ascolto mobile
Naturalmente anche per Google Play Music è possibile l'ascolto in mobilità con smartphone o tablet. Si tratta anzi dell'uso più probabile. Si scopre però che sono due mondi distinti. Su Windows si può scegliere l'uno o l'altro, ma su unità mobili la scelta dei due concorrenti (e numeri 1 mondiali) è per ora quella di rivolgersi ognuno alla sua base installata.
Quindi Google ha realizzato app Google Play Music solo per smartphone e tablet con sistema operativo Android, così come ha fatto Apple per iTunes Match, dove le app ufficiali sono solo per iPhone e iPad. 

Esistono anche app realizzate da altri produttori. Ad esempio App4 G.Music per iPhone e iPad. Ma non le ho provate. Il fatto è che abbiamo già dubbi su cosa faccia Google dei nostri dati e della profilazione di tutto quello che facciamo. Ma almeno sappiamo chi sono. Consegnare invece ad una compagnia sconosciuta la password del nostro account Gmail, nel quale peraltro ora è presente anche un wallet associato con una nostra carta di credito, è una azione che non saprei consigliare e che comunque ho evitato.
Perché questo viene richiesto da App4 G.Music e per sovrappiù un concorrente afferma di essere l'unico a realizzare correttamente l'autenticazione su Gmail. 

Su Android le app sono invece di produzione Google ma richiedono preliminarmente di collegare all'account tutto il sistema, più o meno come fa Apple per l'account iTunes. Personalmente uso tablet e smartphone di Apple, in casa ci sono anche smartphone Android di mia moglie e mia figlia, ma la prova avrebbe comportato lo "scompaginamento" del loro ambiente e quindi ho soprasseduto. Non dubito che tutto funzioni correttamente con le solite funzionalità simili per tutti i player. 

L'ascolto su iPad (e iPad Mini)
Sul tablet di Apple però il problema è relativo, anzi non c'è. Google Play Music si può infatti utilizzare semplicemente dal browser Safari (o anche Chrome). La dimensione dello schermo consente di utilizzare senza problemi il player da browser, senza bisogno di app specifiche e utilizzando la nostra password solo sul browser. Come si vede nelle videate di esempio successive (nella terza una playlist proposta automaticamente da Google Play Music).





Confronto finale
Da quello che abbiamo visto Google Play Music ha qualche vantaggio rispetto al diretto concorrente iTunes Match:
  • costo: gratuito (contro 24,9 €/anno per iTunes Match)
  • gestione semplificata da browser (funziona su qualsiasi PC)
  • funzioni social più evolute
I vantaggi di iTunes Match:
  • fa parte di un sistema completo e pienamente integrato con gli altri prodotti di Apple che gestiscono contenuti multimediali
  • libreria virtualmente illimitata se i contenuti caricati sono già presenti su iTunes (per Google Play Music c'è invece un limite a "soli" 20.000 brani)
Sugli altri aspetti (qualità audio, costo della musica da acquistare) c'è una sostanziale equivalenza. Da aggiungere che il costo non è un fattore così decisivo, il costo di iTunes Match è quasi trascurabile (meno di un pacchetto da 10 di Camel al mese) e inoltre è richiesta comunque una carta di credito.

In sintesi
E' una soluzione sicuramente interessante:
  • per chi ha scelto smartphone e/o tablet Android e cercava funzionalità analoghe a quelle offerte da iTunes Match
  • per chi parte ora e non ha già una libreria musicale iTunes (o alternative) su PC

Invece, chi ha già iTunes e/o utilizza terminali mobili Apple non ha alcuna convenienza a passare a Google Play Music, a parte il minimo risparmio di cui si è detto.

Il confronto con i servizi in streaming
E' interessante dopo questo riepilogo anche confrontare i vantaggi e svantaggi di queste soluzioni "da cloud" con quelle in streaming:
  • streaming da cloud: costo molto basso o nullo, libreria musicale limitata a ciò che è di nostra proprietà, necessità di caricarla, soluzioni chiuse per i terminali mobili (o Apple o Android);
  • streaming in abbonamento: costo più elevato (ca. 120 €/anno) ma libreria illimitata e accesso da qualsiasi terminale mobile Apple o Android. 
Restiamo a questo punto in attesa di Google Play Music All Access, il servizio in streaming di Google.



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