Spotify ha diversi punti di contatto con Sony Music Unlimited, che avevo provato diverso tempo fa ed è sempre disponibile (non so quanto diffuso). Alcune differenze ovviamente ci sono, la più evidente è che il servizio è fornito anche gratuitamente. Il servizio gratuito prevede naturalmente limitazioni, anzitutto è disponibile solo in ambiente PC e non su terminali mobili, poi alcuni servizi, e in particolare la qualità audio superiore, non sono disponibili. In più, c'è la pubblicità. In alternativa il servizio è in abbonamento alla modica cifra di 4,99 € al mese con ancora alcune limitazioni oppure a 9,99 €, lo stesso prezzo di Music Unlimited, per l'abbonamento premium.
La versione per iPad - Maschera Novità |
Il catalogo
La prima cosa da verificare come sempre è il catalogo. La disponibilità con la opzione premium e veramente ampia, ho fatto come test alcune ricerche di musicisti del passato molto di nicchia come Pentangle, Shawn Phillips e Anne Briggs, o classici come Jaon Baez, e ci sono. Sui moderni ho provato Lia Ices e anche per la cantautrice americana c'è tutta la produzione. Ho provato poi qualcosa di molto recente, Privateering, l'ultimo album di Mark Knopfler, oggetto proprio in questi giorni di una interessante iniziativa della Linn di promozione delle proprie soluzioni per la musica liquida e l'HD, Linn Lounge. Poi ho continuato col progressive italiano e anche qui Banco, Alusa Fallax, Quella vecchia locanda, si trova un po' tutto. Qualcosa che non c'è però l'ho individuato, le produzioni di Rebecca Pidgeon, Ana Caram, Christy Baron, tipiche interpreti da dischi "audiophile" che cercavo appunto per un test sulla qualità. Di Sara K c'è tutto, ma manca ad esempio il noto The Raven della Pidgeon.
Ampia nel senso delle composizioni, meno degli interpreti come sempre, anche la disponibilità per la classica. Quindi a questa prima impressione appare essere, come il già citato Music Unlimited, un servizio in grado di soddisfare quasi tutte le curiosità musicali di chi lo sceglierà. D'altra parte arriva da noi ad uno stadio di maturità, dopo essere stato lanciato e poi via via sempre più apprezzato in altri paesi.
La versione free
Tutto ciò nella versione premium, pagando l'abbonamento. Con la versione free ecco l'elenco di quello che non c'è: Accesso completo sul tuo cellulare, Modalità offline, Qualità audio superiore, Accesso illimitato in viaggio, Contenuti esclusivi, Spotify senza pubblicità. Viene il dubbio che i contenuti esclusivi possano essere, ad esempio, album recentemente usciti e promozionati. A questo scopo avevo scelto quello di Mark Knopfler, che è di settembre scorso ed è venduto in due o tre edizioni tra cui una deluxe molto costosa. Ma, come si vede nelle videate di test, c'è, completo e in ascolto integrale. Con qualità 90kbps e un po' di pubblicità, la maggior parte inerente il mondo della musica, a quanto sembra. Come quella della immagine, che promuove il vincitore dell'ultimo Sanremo (e di uno degli ultimi X-Factor made in RAI), Marco Mengoni. Cosa promuove non mi è chiaro, visto che la sua ultima produzione, incluso il brano vincitore a Sanremo, L'essenziale, è ascoltabile qui su Spotify senza limiti e senza problemi, sembra anzi che tutti i contenuti disponibili a pagamento su iTunes siano disponibili anche su Spotify, gratis. Non si capisce perché mai qualcuno dovrebbe comprarli. L'unica differenza sarebbe la maggiore qualità all'ascolto, ma non sembra che iTunes o chiunque altro punti su questo. La promozione a quanto pare è sulla "comunità" (di fans), sul social e quindi sui concerti e gli eventi. Ma questo, sul business model della musica oggi, sarebbe un altro discorso.
Radio musicale
Il punto di forza e la novità di Spotify non è però tanto il servizio di musica on demand, ma la possibilità di utilizzo come una radio musicale, sia scegliendo playlist proposte da Spotify o da altri abbonati, sia lanciando l'ascolto "passivo" come una classica radio musicale. Ma senza annunciatori e senza spot. Avendo anche la possibilità di scegliere la stazione secondo i propri gusti tra una moltitudine di alternative.
Praticamente ogni utente può creare proprie "stazioni" e proporre scalette e così non resta che sceglierne una. Nell'esempio una stazione ispirata al gruppo new folk inglese Mumford & Sons, che inizia con i Kooks. Si può anche scegliere un approccio sul tipo di Genius di iTunes, che genera playlist in base ad una canzone che scegliamo. Devo dire che ho provato con i Belle and Sebastian e mi ha proposto, almeno per le prime 5-6 scelte solo brani dell'ensemble scozzese.
E' comunque un buon modo per conoscere nuova musica e per accompagnare ascolti rilassati e meno impegnati.
La qualità
Qui c'e' un importante plus rispetto a Music Unlimited, che non dichiara il bitrate, ma dovrebbe essere 90-120 pur se con un algoritmo di compressione di derivazione Atrac particolarmente efficace (anche se a breve arrivare l'alta qualità anche per il servizio della Sony). In Spotify invece le opzioni possibili (con la formula premium) sono tre (bassa, media e alta) tutte dichiarate e la più elevata (vedi figura, relativa alla app per iPad) e' pari a 320kbps, quindi adatta per avere una qualità non distinguibile dal CD almeno per la musica moderna, e ancora adeguata per la classica o la musica acustica registrata con attenzione particolare alla fedeltà. Nella versione desktop c'è solo una opzione "ascolto in alta qualità". Leggendo varie informazioni in Internet sembra essere 320kbps, a patto che l'originale lo sia, e quindi dovrebbe essere così sempre. Come iTunes, in pratica.
L'algoritmo di compressione adottato è Ogg Vorbis, quindi uno dei migliori, sicuramente superiore all'MP3. Da aggiungere che è presente anche una opzione di compressione dinamica, utile per ascolto in auto o in ambienti rumorosi, ma da eliminare per un ascolto casalingo e più accurato.
Le funzioni social
Non mancano mai e per una parte degli utenti possono essere un punto di forza. Vertono essenzialmente sulla condivisione delle playlist e quindi sono orientate sempre alla scoperta di nuovi stimoli nel mondo sempre più vasto e variegato della musica. Ci sono anche su iTunes (o Amazon) ma la mia impressione e' che per vari motivi, il principale dei quali è che Spotify è un servizio che fornisce anche musica gratuitamente, su Spotify questi servizi siano molto più utilizzati che su iTunes e quindi più interessanti e realmente un plus. C'è anche una integrazione molto più spinta con Facebook, i due account funzionano in tandem e in questo modo i vostri amici su FB potranno sapere tutto quello che fate su Spotify momento per momento, e probabilmente vi bloccheranno, esausti, dopo un po'. Spotify cerca in tutti in modi di agganciarsi al vostro account FB. Al momento della sincronizzazione vengono però dichiarati con sufficiente trasparenza i livelli di privacy. In ogni caso possiamo fare outing solo dei nostri gusti musicali, non dovrebbe essere troppo "pericoloso".
Le app
Il concetto di app si diffonde anche se tende a costituire, come ha scritto qualcuno, un mondo organizzato in giardini privati accessibili ai soli sottoscrittori o acquirenti dei prodotti di questo o quel sistema. Comunque ci sono anche qui, prodotte dai soggetti che operano nel settore e in particolare dalle case discografiche. Credo che siano tutte gratuite. Alcune sono veramente interessanti e ben fatte e danno un valore aggiunto, ad esempio da provare è quella della Blue Note, nota e storica (ma tuttora attivissima) casa discografica specializzata in jazz e ampi dintorni.
Le varie versioni
Spotify è utilizzabile su desktop e su dispositivi mobili con apposite app. Io ho provato quella per desktop Windows, quella per iPad e quella per iPhone, e le immagini si riferiscono alle prime due. La versione per desktop ha una interfaccia molto simile a quella di iTunes, e appena installata si collega alla libreria del media player di Apple, se è installato, con l'obiettivo esplicito di prendere il suo posto. Con qualche possibilità di successo, considerato che può aggiungere la possibilità dell'ascolto gratis o quasi. La operatività sulle versioni che ho provato (desktop e iPad) sembra molto buona, a livello di iTunes, si conferma che è un prodotto maturo e ben progettato. Niente a che vedere con Deezer o iMesh. Funzionale e ben fatta anche quella per iPhone.
L'account premium in condivisione
Per accedere al servizio premium si usano come sempre le credenziali, username e password che, sia su iPad/iPhone/Android sia su desktop, rimangono in memoria da una sessione all'altra e quindi non è necessario inserirle ogni volta, o dopo che si è spento o scaricato lo smartphone. Le stesse credenziali si usano su tutti gli ambienti senza alcuna complicazione. Ma con una limitazione sì, ovviamente: uno alla volta. Altrimenti con lo stesso account Spotify potrebbe ascoltare musica in modo illimitato un intero condominio, ed oltre. Il controllo non è troppo drastico, nel senso che se vengono rilevati dai server di Spotify due terminali che stanno scaricando musica dallo stesso account, solo dopo un certo tempo viene interrotta la riproduzione, con un messaggio che indica esplicitamente il motivo. Questo avviene per il sistema di caricamento su buffer, quindi asincrono. Da notare che viene inibito anche l'ascolto di eventuali playlist o album che avevamo scaricato in locale per l'ascolto offline, sempre per l'intuibile motivo di garantire una giusta renumerazione al servizio.
In sintesi
In sintesi, è un vero peccato che l'audio disponibile per questo sistema come per tutti i concorrenti sia ancora ostinatamente in formato compresso, pur se di qualità più che accettabile per la musica moderna di genere pop. Altrimenti Spotify con il suo vasto catalogo e le molte funzioni potrebbe soddisfare quasi ogni esigenza di ascolto della musica, pur se con qualche rischio di passare inevitabilmente e fatalmente ad un ascolto passivo invece che guidato dalle nostre scelte. Rimarrebbe fuori solo qualcosa di raro o specifico o il piacere dell'ascolto "eufonico" con il vinile.
Ascolto che può uscire dal mondo PC ed essere veicolato direttamente dall'iPad all'impianto Hi-Fi con un music digital streamer, come ad esempio il Linn Majik DSM, che era in funzione ieri all'evento Linn Lounge di cui ho fatto cenno prima, e che appunto è stato usato, non a caso, anche in connessione con Spotify (passando però negli ascolti successivi all'alta definizione).
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