Ci sono ancora case nelle quali troneggia, di solito nella sala, un impianto? Da un po' di tempo mi pongo questa domanda notando che tra parenti, amici e colleghi sono l'unico ad avere un classico impianto sorgenti - ampli - diffusori acustici. Ma un alert si è acceso quando nella mia testa è sorta da sola una domanda: "ma l'impianto serve per scoltare la musica?". Domanda che nasceva da una serie di imprevisti: avevo un po' di tempo e volevo ascoltare un CD comprato da poco Ummagamma dei Pink Floyd in ultima edizione rimasterizzata recentemente, c'è l'ho però anche in versione "liquida" come si diceva una volta ,e in alta definizione e quindi ho deciso di sentire prima un traccia dalla parte "studio" in questo formato, ho quindi acceso il Mac Mini che ospita il media player, che è J River Media Center, e' sorto il primo intoppo, a cui sono seguiti gli altri, li metto in fila:
- Sorgente digitale (Mac Mini e J River): per qulche motivo informatico o chissà cosa il Mac Mini non vedeva il DAC, ho tentato di capire il problema ma il tempo che avevo a disposizione passava e teoricamente per sentire in DSD, cosa che mi sarebbe piaciuto fare, ma dovevo cambiare la configurzione di J River e siccome non lo faccio da molto dovevo guardare le istruzioni (da me preventivamente messe sul blog)
- Sorgente CD (Audio Analog Paganini 192/24) : ho lasciato perdere rimandando a un altro momento per capire cosa era successo e sono passato al CD , che non richiede riconfigurazioni, ma ho dovuto abbandonare subito perchè dalle casse è uscito un forte disturbo, un paio di settimane prima era già successo ma avevo individuato il problema (forse) nel pregiato cavo in lega di argento che infatti avevo sostituito con un vecchio cavo probabilmente anche lui fallato.
- Sorgente multi player (Oppo) : ho quindi pensato di passare al secondo lettore che ho, che però quando avevo fatto un confronto in lettura CD con le Stax perdeva parecchi punti. Non mi piaceva ascoltare partendo già con un handicap, e ho lasciato perdere
- Sorgente vinile (Pro-Jet Xperpex) : ho abbandonato i Pink Floyd (non ho Ummagumma in vinile) e sono passato a un disco piu recente che mi hanno regalato, Tidal di Fiona Apple, che avevo sentito solo una volta e che volevo riconsiderare.
Ma mi sono fermato quando mi sono ricordato che è registrato in 45 giri, lo avevo scoperto la prima volta cheho messo sul piatto quesrto LP notando che stranamente chi cantava era un uomo, anche se non era citato nessun ospite, soprendo che era più fedele formato 45 giri il mistero è stato svelato: io l'avevo messo a 33 giri. Quindi ho lasciato perdere la quarta volta perché su questo giradischi non c'è una levetta 33-45 ma bisogna cambiare la cinghia a mano ed è un'operazion non difficile ma delicata, e poi l'album, che ha 10 canzoni e durata un po' superiore al massimo per un LP , in 45 è su quattro facciate e bisogna quindi cambiare disco quattro volte per sentire ogni volta 2 o 3 canzoni. Prezzo da pagare per una ipotetico suono superiore con la velocità a 45 giri.

In sintesi, il mio impianto, costruito e affinato nel corso di molti anni, si è interposto tra me e la musica e il risultato è che non ho ascoltato nulla ma in compenso dovrò occuparmi di due o tre interventi di sistemazione dell'impianto, la prossima volta che avrò un po' di tempo, ancora una volta al posto della musica. Si impone una riflessione.
Un impianto pronto all'uso
L'impianto specializzato solo per la musica (di questo parliamo) è molto meno user friendly, l'interfaccia non è unica e per un impianto complesso un uso non frequente di alcune sorgenti può generare qualche incertezza, come dimostrano i miei tentativi citati prima. In sintesi una interfaccia non user friendly, per specialisti, io un paio di anni fa quando ho lasciato per qualche mese casa mia a mia figlia, per mettertele a diposizione l'impianto ho dovuto fare un video con me che illustravo i passi (non pochi) necessari per ascoltare qualcosa.
E poi ci sono i contenuti, la musica che vogliamo ascoltare, che non sono apparentemente già lì a disposizione. ma che devono essere portati all'impianto su un supporto (ricordandosi dov'è quello che ci interessa.) . Uno scenario molto lontano dai componenti ready to use.
Ma un'alternativa per la musica esiste già, è l'evoluzione dell’audio digitale che è arrivato alla eliminazione di tutto quello che era analogico e che può essere invece realizzato in digitale.
Arrivando così un impianto composto da un solo componente: la cassa acustica amplificata, che contiene oltre all'amplificatore il DAC per l'uscita in analogico, quasi sempre un DSM per interventi sul suono e la connessione Wi Fi che lo collega alla sua app, che fornisce l'interfaccia con l'utente cioè con noi, gli audiofili (se si usa ancora) e la connessione con il servizio di streaming, cioè con quasi tutta la musica del mondo
L'impianto analogico ma ready to use
Ma noi boomers non vorremmo abbandonare l'impianto classico e la sua immagine romantica, la sua tecnologia di 80 anni fa che riesce ancora a competere e spesso superare la tecnologia digitale, quindi proviamo a immaginare un impianto ready to use con tecnologia solo analogica (quasi), che fornisca anche un altro plus: l'ascolto in una stanza analogica, nel senso libera da smartphone, tablet, PC, che inevitabilmente attirano l'audiofilo per soddisfare ogni sua domanda suscitata dall' ascolto, tipo trovare le parole o chi suonava il piano in quel brano jazz. Solo musica e album per intero, per tornare all'ascolto non solo immediato ma anche non interrotto.
Scrivo "quasi" perché non c'è niente di più lontano dall'approccio ready to use del vinile o del nastro magnetico. Quindi partire dal CD è un obbligo, ma così come è un obbligo che l'impianto sia "minimal":lettore-amplificatore-casse nonché di qualità abbastanza elevata perché ci sia anche una motivazione legata all’ascolto nella decisione di non scegliere un impianto digitale, ormai con prestazioni simili. Da evitare purtroppo anche gli ampli a valvole per la manutenzione continua che richiedono L'approfondimento su questo approccio lo facciamo su un impianto ipotetico ottimizzato per questo scopo.
Un esempio
il primo anello della catena è il più critico perché i lettori CD "puri " che non siano in realtà uno streamer con lettore per dischi ottici, e che siano veramente HiFi, sono sempre più rari, nella ricerca che ho fatto sono meno di 10 quelli con carattere Hi-FI per costruzione e DAC incluso.
Tra quelliche ho trovato il più interessante sembra il Denon DCD-3000NE (Reference), particolarmente curata la conversione, con una soluzione quad ESS Sabre ES9018K2M (quad ES9018K2M) per la sezione D/A (384 kHz / 32-bit quad DAC) e upsamling a 384 kHz, Non standard e ben curata anche l'unità di lettura. Legge anche i SACD e DVD vari formati. Prezzo medio-basso per gli attuali standard nella Hi Fi : ca. 2.500 €
Per l'amplifcatore, sempre per gli obiettivi della massima semplicità e di un suono trasparente una ottima scelta può essere il Puccini Anniversary di Audio Analogue, circuito senza controreazione e elevata qualità di tutti i componenti lo pongono decisamente più in alto degli amplificatori classe D inclusi nelle casseamplificate, anche di livello più alto. Non ha ridondanze nel senso di funzioni inutili, se non che ha tre ingressi ìn più. Prezzo medio, per i parametri attuali Hi-Fi : ca. 5.000 €

Le casse acustiche hanno come esigenza specifica quella di bassi estesi e di alta qualità, punto debole (l'estensione) delle casse amplificate, che rimediano con il DSM , ma è sempre un'approssimazione. La scelta cade sulle KEF R7 Meta, diffusori da pavimento dotate di 2 woofer in alluminio da 165 mm che estendono a 40Hz la resa del celebre driver coassiale Uni-Q – con midrange da 125 mm e tweeter a cupola in alluminio da 25 mm allineati. Prodotte in Cina anche se ovviamente progettate in UK hanno un prezzo che considerando la tecnologia e le prestazioni è da considerare basso : ca. 5250.
Quindi cosa otteniamo con questo impianto che mette l'ascolto al primo posto?
Intanto bisogna metterlo in una stanza adatta, niente di speciale, 60-70 cm dietro alle casse, tappeti per terra, possibilmente nessuna armadiatura con vetri e idem per i quadri, ampli e lettore CD possibilmente tra le due casse e con un po' di spazio dietro per gestire comodamente i cavi, che sono corti al minimo e quindi semplici da collegare e gestire. Tutto questo perchè la correzione ambientale digitale in questo ambiente non è possibile. Infine un comodo divano al vertice dl triangolo dove ascoltare la musica, necessariamente da soli.
Anche il montaggio dell'impianto non è complicato, per l'alimentazione servono solo due spine a muro si può fare a meno della pera multipla (alias "ciabatta") e poi ci sono da posizionare le casse, per fissare prima il punto centrale e poi larghezza del campo uditivo. Unica difficoltà il peso delle casse, 30 Kg l'una.
Ora non serve niente altro che un CD (o un SACD) da ascoltare in pace, senza distrazioni esterne o interne (provenienti dall'impianto) mantenendo vicino un unico oggetto tecnologico vicino (ma non è obbligatorio) il telecomando dell'ampli per regolare il volume.
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| Le Kef R7 Meta in un'ambientazione simile a quella descritta, salvo l'assenza |
di un componente senza il quale questo impianto non suorerà mai.
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