sabato 1 ottobre 2022

L'alta fedeltà come hobby

Sulle riviste e anche su questo blog si criticano spesso gli appassionati dell'impianto, quelli che ascoltano l'impianto più che la musica, che dedicano più tempo alla messa a punto che all'ascolto, che cambiano frequentemente i componenti per sperimentarne di nuovi e mai ascoltati, che si dedicano ai miglioramenti veri o presunti con piedini speciali, liquidi pulisci contatti e simili. 

Giuste critiche per chi da' priorità alla musica, ma ormai, con il digitale che ha raggiunto  ampiamente livelli qualitativi comparabili con quelli dei componenti analogici di fascia alta. Per esempio, con prodotti come le recenti casse acustiche attive wireless Kef LS60 che ho descritto nel precedente post, che garantiscono oltre al resto anche dinamica e risposta sui bassi riservati sinora solo a grandi impianti di fascia alta, un appassionato di musica e basta può ascoltarla praticamente senza compromessi avendo un impegno di installazione e configurazione del tutto analogo a quello necessario per un TV a grande schermo di ultima generazione. E avendo come unico componente aggiuntivo la app di Qobuz o Tidal da installare sul suo smartphone e tablet. 

Sono lontani i tempi in cui, per potere mettere un LP sul piatto e ascoltare in stereo (più o meno) venivano venduti sistemi integrati come questo, o il mitico compatto di Selezione del Reader's Digest (è una pubblicità su un numero di Linus del 1972.

Pubblicità sulla rivista Linus, anno 1972. Impianto Furcht Hi-FI Equipment MKII

Per il salto di qualità era necessario acquistare una "catena" giradischi - amplificatore - casse acustiche, e qui per scegliere bene e per installarla nasceva la necessità di diventare esperti (più o meno) andando ogni mese in edicola ed acquistare una rivista di alta fedeltà, quindi Stereoplay o Suono Stereo.

Ricerca della perfezione
Ora non è più così, ormai l'ultimo confine è superato, e per decidere il salto all'impianto "custom", scelto e composto dall'appassionato, servono quindi ormai motivazioni extra musica, che quindi trasformano l'impianto dell'oggetto di un vero e proprio hobby a sé state. Una motivazione che può essere (ed è forse prevalente), l'esplorazione dei limiti a cui arrivare la tecnologia nella riproduzione fedele del messaggio musicale, e quindi la scelta di puntare a impianti di livello ancora più alto, che adottano tecnologie innovative e/o esclusive e dedicare una buona parte del proprio tempo a verificare i miglioramenti ottenuti o le carenze da superare. 

Scoprire e dominare tecnologie vintage
Oppure, affiancare al piacere di ascoltare la musica quello di ascoltarla con apparecchi basati su tecnologie superate dall'avanzata del modo digitale ma che, se applicate con rigore e attenzione e scontando costi superiore e preparazione più complessa e impegnativa, garantiscono un piacer d'ascolto comparabile se non superiore, o magari percepito come tale proprio in ragione dell'impegno necessario per raggiungerlo. Tanto da ottenere un effetto sorpresa, per esempio dalla estensione della risposta e dal realismo nell'ascolto di un vecchio LP comprato usato o dalla presenza nella ricostruzione spaziale ottenuta riproducendo un vecchio nastro a bobine.

L'alta fedeltà personale
Altra motivazione che accompagna questo mondo da sempre è il do it yourself, realizzare in proprio i componenti per comporre l'impianto. Un tempo per risparmiare qualcosa sul componente, con i kit per appassionati che erano già attrezzati con attrezzi da segheria casalinga o saldatore, come i kit della Kef degli anni '70, che arrivavano pre-montati o gli amplificatori a valvole o a transistor da costruire con i progetti delle riviste Elettronica o Audiocostruzioni o del sito TNT-Audio. Ma anche obiettivi più ambiziosi e personalizzati: sfidare i produttori top con progetti di diffusori basati su altoparlanti particolari come i gamma intera (full range) Lowther o senza compromessi sulla risposta ai bassi, quindi senza limiti di dimensioni.
Non comprare ma costruire e addirittura progettare, diventare creatori in proprio degli oggetti che ci consentono di ascoltare l'amata musica, e raggiungere obiettivi fuori portata economica. Grande soddisfazione per chi vuole essere homo faber.

Uno dei tanti progetti realizzati utilizzando l'altoparlante full range Lowther, in questo caso con u caricamento acustico a labirinto si sfrutta l'emissione posteriore per estendere la risposta sui bassi

L'alta fedeltà allora è un pretesto?
Questo si potrebbe pensare riguardo alle motivazioni ipotizzate qui sopra. Ma non è esattamente così, senza la musica, senza questo risultato finale (ascoltarla bene e con emozione) tutto il lavoro di selezione dell'impianto, messa a punto, sperimentazione, sostituzione, costruzione, progettazione, perde di senso completamente. Sono hobby, passione tecnologica e anche a volte collezionistica, che si affiancano alla fruizione casalinga di una forma d'arte. Rubando un po' di tempo alla seconda, questo è vero.

In sintesi
Quindi ritengo che si debba avere tolleranza per chi non ritiene che i componenti per ascoltare, con le loro multiformi e numerose scelte tecnologiche, siano solo un mezzo privo di interesse in sé, ma qualcosa che fa parte della storia musica, come gli strumenti musicali, e quindi si appassioni anche alla riscoperta della loro storia, alla sperimentazione delle potenzialità raggiungibili o dei limiti superiori che s possono forse ancora alzare.

In particolare devo ritenerlo tale io, da quando mi sono reso conto che faccio parte del gruppo. Non cambio spesso i componenti, ma ho messo assieme negli anni un impianto che va ben oltre le esigenze base e mi consente di ascoltare la musica per mezzo di quasi tutti i supporti fisici o immateriali inventati per distribuirla: vinile microsolco, CD, SACD, DVD-Audio, Dual-Disc, MiniDisc, FM Stereo, Musicassette, Nastri a bobine,  Musica digitale archiviata in locale, Streaming HD. Manca solo il DAT, un formato per il quale però non è mai stata prodotta musica pre-registrata, a quanto so. E formati veramente di scarsa diffusione come le Elcaset degli anni '70 o la cassetta digitale DCC della Philips, sconfitta dal MiniDisc Sony.

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