sabato 5 maggio 2012

Alta definizione inutile e dannosa

Siamo d'accordo che una sana diffidenza rispetto alle nuove tecnologie è sempre opportuno mantenerla. Può essere una sana strategia di sviluppo del mercato sfruttando nuove funzionalità che effettivamente i potenziali clienti attendevano. Oppure può essere una strategia di marketing volta a creare "in vitro" nuovi bisogni e processi di emulazione.

Ma nel campo della musica, e per i nuovi formati che finalmente e faticosamente stanno rinnovando l'interesse verso l'ascolto di qualità, vedo diffondersi qualcosa che va al di là della sana diffidenza, e che assomiglia al negazionismo tipo 11 settembre (l'aereo sul Pentagono l'ha inventato il governo USA, vai a sapere il perché) o sbarco sulla Luna avvenuto solo in TV.

Si citano (anche su TNT-Audio, questa volta, mi spiace, non sono d'accordo con loro) studi comparativi della Boston Audio Society per verificare la differenza tra alta definizione e CD  e ponderosi articoli della xipgh.org Foundation (una organizzazione, si legge sul blog, che si pone l'obiettivo di impedire che  Internet dal controllo dei privati nel campo multimediale) volti a dimostrare che l'alta definizione non serve o peggiora le cose.

Ora, riguardo ai test a confronto in cieco che sono citati, penso di essere capace anch'io di dimostrare che un campione di persone anche vasto non sia in grado di distinguere due formati a confronto, basta scegliere persone che non hanno mai ascoltato musica dal vivo con strumenti acustici e che conoscono poco o per nulla la musica. Visto che la maggior parte delle persone (senza che ciò sia una colpa, ognuno ha le sue priorità nella vita) sono in questa situazione, in un campione casuale sarebbero prevalenti e l'esito del test scontato.
Come controprova avrebbero dovuto provare prima se distinguevano un MP3 da un CD, o se preferite un vinile da un CD, e continuare solo con quelli che superavano questo screening.
E tutto ciò supponendo che tutti gli altri elementi per un test in cieco fossero rispettati (vedi in fondo all'articolo per qualche elemento in più).

Ma non voglio avventurarmi in una specie di debunking di questo famoso test (che è anche di parecchi anni fa, del 2007. Diamolo pure per completamente corretto.

Dovremmo concludere allora che il tanto vituperato CD era veramente, come proclamavano Sony e Philips al momento del lancio (30 anni fa) la perfezione del suono digitale.
Strano, sarebbe l'unico settore nel quale avviene che il primo standard digitale è già perfetto. Nella fotografia sono stati proposti nel tempo sensori a risoluzione sempre maggiore, che hanno velocemente annullato la distanza con la fotografia analogica, tanto che anche grandi fotografi certamente indipendenti come Steve McCurry sono passati al digitale, e non si sente proprio nessuno sostenere che una Nikon di 10 anni fa sia migliore di una di adesso. Nel video digitale la superiorità dell'alta definizione la può vedere chiunque, basta che non sia una immagine fissa di un muro bianco. Solo nella musica il campione a 16 bit e la frequenza di campionamento a 44.100 Hz, che erano stati scelti perché erano il massimo possibile per i codec e i supporti di memorizzazione che si potevano realizzare 30 anni fa (che non sono pochi) si sono dimostrati miracolosamente adeguati, anzi non migliorabili.

Un po' strano, forse è opportuno applicare una sana diffidenza anche a queste analisi e a questi test.

Il digitale non va bene per la musica
Un volino Stradivari.
In test a doppio cieco citati
dalla stampa e svolti in USA
la maggior parte del campione
non ha riconosciuto uno Stradivari
da un violino moderno
Ma forse in realtà è proprio il digitale che non è adeguato per la musica: è stato un errore dall'inizio abbandonare il vinile e i nastri a bobina. La musica può essere riprodotta e diffusa in modo corretto solo con sistemi analogici.
Speriamo che non sia così e che sia solo un problema di risoluzione non adeguata, perché tutta la musica prodotta dagli anni '80 in poi è registrata in digitale. E proprio in digitale ad alta risoluzione, per di più. Quindi c'è poco da fare, si può solo decidere di ascoltare unicamente musica eseguita oltre 30 anni fa e rinunciare a tutta la musica successiva.

L'alta definizione non serve
Sto procedendo volutamente per paradossi, ma le argomentazioni di TNT-Audio e di xipgh.org sono in realtà più raffinate, e si concentrano sulla inutilità dell'alta definizione. Sul lato dell'ascolto, poiché la differenza è rilevabile solo con impianti di alta qualità, promettere un nuovo nirvana musicale e con questa mossa tentare di risollevare le magre vendite sarebbe una mera operazione commerciale.
Sono d'accordo, ma chi mai starebbe tentando questa operazione? Non certo le major che non pubblicano niente in alta definizione. Non certo la Apple che su iTunes non mette a disposizione neanche la qualità CD.
E poi allora perché far perdere tempo alla gente con il vinile? Anche qui con impianti di basso livello di differenze se ne sentiranno ben poche.
Xipg.org se la prende invece con i 24 bit, utili per la fase di registrazione ma inutili e costosi per la distribuzione della musica. Non so dove vivano e come facciano a considerare "costosi" file di 1GB con il costo attuale delle memorie e le reti da 100Mb e con la nonchalance con cui si spostano e gestiscono i file video, di un ordine di grandezza più grandi,

In sintesi
Vogliamo sempre il meglio in tutti i settori, e non vedo perché non dovremmo volerlo proprio nella musica, considerando anche che non costa assolutamente di più. Senza con questo buttare via quello che c'è, il CD, che non è di certo la perfezione, ma che, come sappiamo, con un buon DAC può essere una sorgente molto valida.

E se qualcuno ha dei dubbi sulla differenza effettiva tra alta definizione e qualità CD può fare il semplice test che ho proposto parecchio tempo fa e verificare se con il suo impianto e con le sue orecchie la differenza effettivamente c'è.

Appendice sul test
Il test della Boston Audio Society in effetti è un po' strano. Si può cominciare, per farsi venire qualche dubbio, a leggere i commenti sulla pagina web che ne riassume i risultati. Poi si possono approfondire le condizioni di test che sono pubbliche, a differenza dei risultati completi, per i quali sono disponibili solo commenti di chi li ha letti (speriamo). Il sistema di test infatti, invece di mettere a confronto i due formati con lo stesso codec, usando due supporti con gli stessi contenuti musicali e formati diversi, come mi sembrerebbe naturale fare, utilizza un solo lettore (SACD o DVD-Audio) con un apparato custom che a valle effettua un downgrade a 16/44.1. Un commentatore esprime il dubbio che il downgrade sia effettivamente realizzato. Non saprei. Certo il codec di un SACD di 5 anni fa non è lo stato dell'arte che abbiamo adesso. E non parliamo del DVD Audio dove il lettore,  almeno per una parte dei test. era un DVD consumer della Yamaha del 2005.
Poi sarebbe interessante vedere i dettagli dei risultati del test. Ma ce n'è uno che proprio non mi torna: le donne coinvolte nel testi riconoscevano le due sorgenti con esattezza molto meno dei maschi!
Secondo me questo test è obsoleto e può essere tranquillamente dimenticato. Che non sia stato confutato da nessuno e soprattutto dalle case discografiche mi sembra un'ulteriore conferma che a loro dell'alta definizione non è mai importato nulla.




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